Il fondatore di Patagonia, Yvon Chouinard, che in precedenza aveva già espresso una certa riluttanza ad accumulare ricchezza, sta cedendo la sua azienda.
L’azienda di abbigliamento outdoor sarà ora nelle mani di una onlus e senza scopo di lucro. Tutti i profitti futuri saranno donati per aiutare a combattere il cambiamento climatico, secondo quanto ha annunciato la società mercoledì.
La notizia, condivisa prima internamente con collaboratori e dipendenti, è stata poi annunciata con una lettera aperta di Yvon Chouinard che ha come titolo: “La Terra è ora il nostro unico azionista“, pubblicata sul sito modificato per l’occasione.
Il fondatore di Patagonia “dona” l’azienda a una onlus
“È passato mezzo secolo da quando abbiamo iniziato il nostro esperimento di business responsabile“, ha detto Chouinard, 84 anni. “Se c’è ancora speranza di vivere su un pianeta sano tra 50 anni, questa richiede a tutti noi di fare tutto il possibile con le risorse che abbiamo. In quanto leader aziendale che non avrei mai voluto essere, sto facendo la mia parte“.
E ha aggiunto: “Invece di estrarre valore dalla natura e trasformarlo in ricchezza, stiamo usando la ricchezza creata da Patagonia per proteggerne la fonte. Stiamo rendendo la Terra il nostro unico azionista. Sono seriamente intenzionato a salvare questo pianeta”.
Il Patagonia Purpose Trust controllerà tutte le azioni con diritto di voto della società (2%), mentre Holdfast Collective, un’organizzazione no profit per il cambiamento climatico, deterrà tutte le azioni senza diritto di voto (98%).
Chouinard, che attualmente è un membro del consiglio, ha dichiarato che sebbene cercasse di combattere il cambiamento climatico, si è reso conto che la sua azienda stava contribuendo ad esso e si è messo a pensare a come risolvere la situazione.
Un’opzione era venderla e donare il ricavato, ma Chouinard si è detto preoccupato che i nuovi proprietari potessero non avere gli stessi valori o mantenere i livelli occupazionali dell’azienda.
L’altra opzione era quella di diventare un’entità quotata in borsa.
“Che disastro sarebbe stato“, ha poi dichiarato. “Anche le società pubbliche con buone intenzioni sono sottoposte a troppa pressione per l’obiettivo creare guadagni a breve termine a scapito della vitalità e della responsabilità a lungo termine“.
Patagonia rimarrà una B Corp e continuerà a donare l’1% dei suoi guadagni a gruppi ambientalisti e la leadership rimarrà invariata. La famiglia Chouinard guiderà anche il Patagonia Purpose Trust, eleggendo e supervisionando il CDA.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/Patagonia-cede-lazienda-a-una-onlus.jpg487747Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-15 14:24:012022-09-16 10:54:32Il fondatore di Patagonia "dona" l'azienda a una onlus per combattere il cambiamento climatico
Canva si sta ulteriormente affermando come qualcosa di più di un semplice strumento di progettazione grafica.
L’azienda australiana ha annunciato che presenterà una suite di nuovi prodotti per completare la sua offerta: Canva Docs, Canva Websites, Canva Whiteboards e Data Visualization, che deriva dall’acquisizione di Flourish.
L’azienda amplierà inoltre le sue offerte di stampa e porterà la sua tecnologia di rimozione dello sfondo nei video. Presentations, lanciato nel 2021, sarà dotato di una funzione di controllo remoto che consentirà ai presentatori di collegare altri dispositivi (come un telefono) da utilizzare come mouse virtuale.
“Negli ultimi due anni abbiamo lavorato essenzialmente alla nuova era di Canva“, ha dichiarato Cliff Obrecht, co-fondatore e COO di Canva, in un’intervista a TechCrunch. “Canva è sempre stato un prodotto individuale con una profonda penetrazione nel mondo del lavoro. Ma non abbiamo mai lanciato questa worksuite adatta alle organizzazioni“.
Secondo Canva, l’85% delle aziende Fortune 500, tra cui FedEx, L’Oreal e Salesforce, utilizzano i suoi strumenti di progettazione.
La worksuite per le organizzazioni
Oltre 4,4 milioni di clienti pagano per Canva for Teams, lanciato l’anno scorso, ma come tutti i prodotti dell’azienda, ci sarà un modello freemium per la sua worksuite. Come il prodotto Teams, la worksuite includerà funzioni di collaborazione che consentiranno ai membri del team di lavorare insieme in tempo reale sui documenti.
Qualsiasi prodotto worksuite attirerà naturalmente paragoni con la suite di Google o con Microsoft Office. Ma Obrecht afferma che Canva non sta cercando di competere con questi colossi aziendali. Al contrario, vede Canva come un compagno visuale di questi strumenti.
“Non stiamo cercando di competere con Google Docs“, ha dichiarato Obrecht a TechCrunch. “I nostri prodotti sono intrinsecamente visivi, quindi adottiamo una lente molto grafica: che aspetto ha un documento? Come si fa a trasformare quel noioso documento basato solo sul testo in qualcosa di accattivante?”.
I prodotti della nuova worksuite saranno interoperabili: una presentazione potrà essere poi trasformata anche in un documento o in un sito web.
Canva prevede anche di lanciare la sua API in versione beta, per consentire agli sviluppatori di integrarsi più facilmente con la worksuite. Inoltre, sta lanciando un programma per i creator in cui designer altamente qualificati possono vendere modelli, foto e progetti agli utenti.
Obrecht ha rifiutato di condividere la ripartizione dei ricavi tra Canva e i suoi creatori, affermando che essa varia a seconda della complessità del prodotto: ad esempio, un modello video ultra-tecnico può far guadagnare al creatore più soldi di una foto stock.
L’anno scorso Canva ha raccolto 200 milioni di dollari a fronte di una valutazione di 40 miliardi di dollari. In un periodo in cui il capitale di rischio è più difficile da reperire e le valutazioni sono in calo, Obrecht ritiene che Canva sia ben posizionata per andare avanti.
“Siamo in una posizione davvero fortunata: siamo un’azienda redditizia e, a differenza di molti altri nostri colleghi, abbiamo anche un’enorme liquidità“, ha dichiarato Obrecht. La startup può contare su circa 700 milioni di dollari in banca e l’azienda sta assumendo in modo aggressivo. Al momento, elenca 227 posizioni aperte sul suo sito web.
Secondo il COO, Canva deve la sua redditività alla natura dell’ecosistema tecnologico australiano, che è molto lontano dalla Silicon Valley, dove il capitale di rischio può fluire liberamente.
“Siamo cresciuti a Perth, nell’Australia occidentale, che è la città più isolata del mondo“, ha detto. “Non sapevamo cosa fosse il venture capital. Avevamo quella che pensavamo fosse una piccola impresa e poi, quando siamo andati negli Stati Uniti, tutti ci dicevano: “Oh, avete una startup!””.
“Abbiamo costruito un motore davvero sostenibile, redditizio e frugale, poi abbiamo ottenuto il capitale e quindi… non abbiamo speso il capitale perché abbiamo un’attività frugale che in realtà fa soldi“, ha aggiunto. “Questo ci ha davvero portato al successo“.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/nuova-suite-di-canva.jpg6001053Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-15 12:30:282022-09-15 13:03:42Canva sfida Google e Microsoft e annuncia nuovi prodotti per siti web, presentazioni e documenti
Generalmente i produttori di giochi da tavolo amano mostrare famiglie perfette e felici nelle immagini dei loro materiali marketing e delle loro campagne pubblicitarie. Questa volta accade il contrario.
Secondo una ricerca condotta da Hasbro, proprietario del marchio Monopoli dal 2009, 8 persone su 10 litigano o combattono verbalmente mentre giocano. In effetti, quante volte ci è capitato da piccoli, ma anche da adulti, di inveire contro il nostro amico o famigliare per averci soffiato l’acquisto del terreno di “Parco della Vittoria”?
L’unico fattore che rende Monopoli davvero unico e diverso dagli altri giochi è che provoca (quasi sempre) dei litigi. Grazie a questi preziosi insight Monopoli ribalta il proprio punto di vista con una campagna creativa che ritrae alcuni bambini frustrati, arrabbiati o completamente andati in escandescenza.
Monopoli come opportunità di sviluppo
Ogni soggetto pubblicitario mostra un bambino diverso alle prese con le intense emozioni che Monopoli può suscitare. Il brand, con questa iniziativa, celebra la rabbia, la delusione e le emozioni contrastanti provocate dal gioco.
Dietro al progetto troviamo l’agenzia KesselsKramer con sede ad Amsterdam che ha collaborato direttamente con il dipartimento Hasbro in Benelux.
La società madre considera Monopoli un’opportunità di sviluppo per i bambini. I poster esposti per le strade, nelle versioni olandese e belga del gioco, mostrano i ragazzi e le loro potenti emozioni. Il sentimento provocato ha comunque un risvolto positivo: mostra come sia possibile imparare ad esprimere le proprie emozioni e ad affrontare le delusioni in un ambiente protetto.
Giocare in famiglia
La campagna vive anche sui social, dove le immagini collegano i follower ad articoli che spiegano la ricerca dietro alle creatività. Le immagini sono state scattate dal fotografo Erik Smits, scelto per la sua fotografia pura e autentica.
L’obiettivo? Inventare qualcosa di nuovo, ma che parlasse del gioco e delle emozioni più profonde che provoca:
“Subito dopo essere entrati nel merito, ci siamo resi conto che quasi tutto ciò che riguardava Monopoli era già stato pensato, o era già stato fatto in qualche parte del mondo“, afferma Rens de Jonge, Creative Director di KesselsKramer Amsterdam. “Essere originali per un gioco così noto significa trovare l’originalità proprio alla base dell’idea. Quindi abbiamo ribaltato la visione generale del Monopoli“.
La campagna vuole dimostrare che combattere nelle giuste circostanze, come giocare a Monopoli in famiglia, può diventare un’esperienza positiva.
“Il combattimento insegna ai bambini ad esprimere le proprie emozioni, a stabilire dei limiti, a difendersi e a mettersi nei panni degli altri, ad esempio. Può anche essere una buona occasione per parlare ai bambini in seguito di questioni importanti: quanto è importante per loro vincere? È necessario essere sempre migliori degli altri?”, ha dichiarato la consulente per genitori e psicologa Krista Okma.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/nuova-campagna-di-monopoli-insegna-ai-bambini-ad-affrontare-le-sconfitte-2.jpg534800Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2022-09-15 09:30:002022-09-15 22:59:07La nuova campagna di Monopoli insegna ai bambini ad affrontare le sconfitte
È stato annunciato anche in Italia lunedì 12 settembre 2022 un aggiornamento dell’algoritmo di base, il Core Update di Google, che potrebbe comportare modifiche evidenti ai risultati di ricerca e alle SERP in cui sono posizionati i nostri contenuti.
L’impressione iniziale della comunità e degli appassionati SEO è stata generalmente positiva, come riscontrato anche su vari gruppi tematici su Facebook e altri social.
Ma vediamo in cosa consiste questo aggiornamento.
Core Update di Google: di che si tratta
Partiamo dal fatto che un aggiornamento dell’algoritmo di base detto anche Core Update, viene annunciato da Google quando vengono apportate modifiche importanti e sufficientemente grandi da essere percepite dagli editori e dai marketer dei motori di ricerca.
Today we released the September 2022 core update. We’ll update our ranking release history page when the rollout is complete: https://t.co/sQ5COfdNcb
Si tratta di una modifica a varie parti dell’algoritmo di Google (sebbene quest’ultimo sia sempre soggetto a continui aggiustamenti) ma un aggiornamento dell’algoritmo di base tende ad essere più evidente, tanto che nei prossimi giorni si produrranno i loro effetti nella SERP, il tempo che le modifiche si propaghino nei vari data center dispiegati in tutto il mondo.
La parte più importante di questo upgrade riprende l'”Helpful Content Update” HCU, update realizzato in risposta ad una crescente preoccupazione per la qualità e la diversità dei risultati di ricerca che appaiono quando le persone effettuano ricerche su Google.
Il nuovo Core Updateera iniziato già ad agosto ma soltanto per le ricerche in lingua inglese. Ora sarà attivo anche a livello globale, quindi anche in Italia.
Questo importante aggiornamento dell’algoritmo pone l’accento sulla gratificazione dei contenuti incentrati sulle persone che offrono un’esperienza utente gratificante. L’Helpful Content Update potrebbe essere uno degli aggiornamenti più importanti mai adottati da Google.
Inutile dire che assisteremo a una variazione nel ranking delle pagine dei vari siti, il che comprometterà anche la loro visibilità.
Google utilizza più di 200 fattori di ranking per determinare la qualità e la rilevanza di ogni URL. Gli algoritmi di ranking di Google permettono di ottenere le informazioni più rilevanti dall’indice di Google.
L’approccio migliore ora è vigilare su eventuali modifiche nella search console, dato che, come già ribadito, i risultati della ricerca potrebbero rimbalzare nelle prossime settimane per poi stabilizzarsi successivamente consentendo ai SEO di capire e valutare quale impatto reale abbia avuto il nuovo upgrade.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/googlebot_and_spider_header-google-core-update.jpg5001200Antonio Romanohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonio Romano2022-09-14 16:25:422022-09-14 16:36:43È partito il Core Update di Google al suo algoritmo, l'aggiornamento che può scuotere le SERP
Unicode Consortium, l’organizzazione che gestisce il catalogo ufficiale delle emoji per gli smartphone, ha pubblicato martedì lo standard Unicode 15.0 con 31 nuove emoji, tra cui una mano che spinge, una faccia che trema (o I’m SHOOK), un alce, un’oca, il tanto atteso cuore rosa e una scritta Wi-Fi/wireless.
Abbiamo visto per la prima volta alcune illustrazioni di queste 31 emoji, uno dei numeri più bassi di espansione del catalogo negli ultimi anni, a luglio.
Ora che sono state approvate, i produttori di smartphone, di sistemi operativi e di app implementeranno le loro versioni per portarle sui dispositivi. A tal fine, Google ha già pubblicato queste ultime emoji con il suo font Noto per il web, in modo che gli sviluppatori possano incorporarle facilmente nei loro progetti.
Image Credits: Emojipedia
Il gigante dei motori di ricerca ha dichiarato che le nuove icone saranno disponibili entro la fine dell’anno su Android e il prossimo anno su altri prodotti Google.
Oltre alla versione a colori del font Noto aggiornato, l’azienda ha pubblicato anche una versione monocromatica rinnovata del font con nuove emoji. Google ha lanciato per la prima volta le emoji monocromatiche all’inizio di quest’anno, in omaggio a quelle dei vecchi telefoni cellulari.
Inoltre, Google sta rilasciando la sua prima serie di emoji animate, alcune delle quali sono già disponibili nell’app dell’azienda.
L’azienda sta anche adottando lo standard COLRv1, che consente di modificare parti delle emoji. Ad esempio, è possibile provare questa demo con la papera per mescolare i colori delle diverse parti e creare una nuova versione. Attualmente, il supporto per COLRv1 è disponibile solo in Google Chrome e Microsoft Edge, mentre il supporto per Firefox è in arrivo.
Image Credits: Google
Non è ancora possibile inviare queste emoji remixate attraverso le app di messaggistica ma Google permetterà di “mescolarne” i colori: ad esempio, mescolando una rosa rossa con un cuore giallo si ottiene una rosa gialla.
Contiamo di vedere presto implementazioni aggiornate da parte di Apple, Samsung e Microsoft.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/nuove-emoji-personalizzabili.jpg576999Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2022-09-14 15:00:542022-09-14 12:14:53Oche, alci e simbolo del Wi-Fi: arrivano 31 nuove emoji e saranno personalizzabili
In Italia, il 39% dei merchant Shopify vende all’estero, per un totale del 27% delle vendite generate fuori dal nostro Paese. A dirlo è una recente indagine interna condotta da Shopify che rivela, ancora una volta, quanto sia amato all’estero il Made in Italy.
Stando ai numeri, nel 2021, più di 11 milioni di consumatori nel mondo hanno acquistato da un negozio italiano su Shopify, per un totale di oltre il 28% del traffico verso gli store Shopify tricolore proveniente, in media, da 5 mercati internazionali. Con Stati Uniti in pole position, seguiti da Germania e Francia.
Le evidenze dimostrano che c’è una chiara opportunità per i merchant – non soltanto italiani – di espandersi in nuovi mercati e far crescere gli affari a livello internazionale. Una tendenza che si conferma in tutta la regione EMEA, con una spesa dall’estero verso i merchant Shopify dell’area cresciuta del 117,5% nel 2021 e del 28,7% nel primo trimestre 2022.
Shopify da sempre aiuta i merchant indipendenti di ogni dimensione a vendere cross-border. A questo scopo, nel settembre 2021 ha lanciato Shopify Markets, una piattaforma di gestione centralizzata che permette ai merchant su Shopify di fare business in nuovi mercati, direttamente da un unico store.
A un anno di distanza, potenzia l’offerta con il lancio di Shopify Translate & Adapt, una nuova app che aiuterà i merchant a localizzare in modo rapido e accurato le proprie vetrine, traducendole automaticamente e manualmente in diverse lingue, per una customer journey senza intoppi.
La localizzazione e la traduzione dei contenuti, infatti, hanno un impatto sostanziale sulle vendite, aumentando il GMV del 13%.
“Per vendere con successo all’estero, occorre gestire molti fattori: tasse, dazi, spedizioni, prezzi, lingua e pagamento, il più delle volte anche senza esperienze internazionali pregresse. In Shopify, gestiamo le complessità per permettere ai merchant di focalizzarsi sul business, sulla relazione con i propri clienti e sulla gestione di un’attività commerciale all’estero, spesso sfidante seppur con alto e riconosciuto potenziale di crescita” afferma Paolo Picazio, Country Manager Italia.
“Con Shopify Markets prima e con Shopify Translate & Adapt ora, diamo la possibilità a chiunque lo desideri di raggiungere nuovi mercati esteri senza preoccupazioni e cogliere così le opportunità che derivano dalla vendita cross-border”, conclude Picazio.
Nel concreto, grazie a Translate & Adapt i merchant italiani potranno:
Utilizzare una combinazione di traduzioni manuali e automatiche per mettere a punto e perfezionare i contenuti tradotti per raggiungere clienti multilingue.
Adattare contenuti personalizzati per ogni mercato. Per esempio, fare attenzione alle sfumature e ai dialetti nelle singole lingue, come “pants” e “trousers” quando fanno riferimento ai pantaloni rispettivamente in inglese americano e britannico.
Aggiungere o rimuovere righe dalle descrizioni dei prodotti per riflettere meglio come i singoli prodotti potrebbero essere utilizzati o referenziati in Paesi diversi.
Adattare il contenuto nella pagina delle domande frequenti o di contatto per indirizzare meglio le richieste dei clienti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/Shopify-Translate-Adapt.jpg6001026Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-14 12:05:112022-10-04 10:20:42Shopify potenzia le soluzioni per vendere il Made in Italy all’estero
Con i suoi oltre 400 milioni di utenti al mese Pinterest rappresenta un’importante risorsa da considerare nelle strategie di aziende e creator.
Questa piattaforma e la sua forza che risiede nell’ampio numero di utenti che mensilmente la visitano, rappresenta infatti senza alcun dubbio un’importante risorsa, non solo per le aziende che si trovano a chiedersi come fare per trovare beneficio dal ROI di Pinterest, ma anche per i creator che si pongono interrogativi su come fare per trasformare le idee in realtà monetizzabili sfruttando questa piattaforma.
Per rispondere a queste domande ed offrire una via percorribile da brand e creator, al fine di sfruttare i vantaggi offerti da Pinterest, Territory Influence – il principale partner di Influencer Marketing in Europa – ha realizzato un apposito webinar attraverso cui grazie alle migliaia di insight di consumatori di tutta Europa e al prezioso contributo di un’esperta di Pinterest avrà modo di chiarire molti dubbi ed offrire un’interessante panoramica in merito a:
Le basi di Pinterest, compresi i profili dei Pinners
Le ultime tendenze di marketing e gli update sui creator
Le best practice sui contenuti, spiegate nel dettaglio con casi studio
La potenzialità principale che è in grado oggi di offrire è certamente la visibilità. Questa piattaforma infatti venendo mensilmente visitata da oltre 400 milioni di utente, chiarisce bene come presenziare sulla stessa rappresenti un’opportunità da non perdere sia per le aziende come anche per i creator.
Unitamente al gran numero di utenti che popolano mensilmente la piattaforme si aggiungono inoltre altri interessanti dati da conoscere per chi desidera utilizzare Pinterest nella propria strategia. Ad esempio:
Sempre stando a Pinterest è stato riscontrato che se i marchi aggiungono annunci Shopping o Raccolte al loro mix Pinterest, possono arrivare a triplicare le conversioni e registrare un aumento del doppio del ritorno sulla spesa pubblicitaria;
I pinner maschi e quelli della Gen Z sono aumentati del 40% anno su anno
Il 35% dei millennial pinner statunitensi è aumentato del 35% anno dopo anno
Cibo, bevande e home decor sono le categorie più popolari su Pinterest seguiti da salute e fitness, moda femminile e bellezza;
Il 45% di tutti i pinner ha un reddito familiare superiore a 100.000 dollari all’anno (dato utile a comprendere come la piattaforma attiri utenti con un reddito disponibile più elevato)
Tutti questi dati aiutano a fare chiarezza rispetto al tipo di pubblico che è possibile trovare sulla piattaforma e quindi alle potenzialità che Pinterest è in grado di offrire in modo da pianificare al meglio la strategia di marketing e i contenuti pubblicitari.
Ad ampliare lo spettro di possibilità di utilizzo di Pinterest troviamo poi la possibilità di sfruttare la piattaforma non solo dai brand ma anche dai creator.
Su Pinterest infatti:
i brand hanno modo di trovare beneficio dal ROI della piattaforma
i creator hanno l’occasione di trovare nuova fonte di guadagno
Ma come fanno i brand o i creator a trovare beneficio implementando Pinterest nella propria strategia di marketing?
I vantaggi per i brand
Usando Pinterest nella propria strategia di marketing è possibile per le aziende:
trovare e raggiungere il proprio pubblico sulla piattaforma;
avere a disposizione tramite la piattaforma diversi approfondimenti interattivi attraverso cui approfondire i dati demografici, gli interessi e i comportamenti del proprio pubblico;
semplificare la personalizzazione degli annunci e la creazione di pin più efficaci grazie ai dati visionabili.
I vantaggi per i creator
Il vantaggio di Pinterest per i creator si traduce prima di tutto nella possibilità offerta dalla piattaforma rispetto alla grande visibilità ma anche rispetto al guadagno.
Se si conoscono infatti i modi per trasformare le proprie idee e contenuti in fonti di guadagno, attraverso la visibilità che Pinterest fornisce si ha la possibilità di ampliare le proprie entrate.
Tra le diverse modalità di guadagno offerte ai creator da Pinterest è possibile trovare:
La possibilità di realizzare contenuti in partnership con i brand;
L’opzione di condurre il proprio pubblico all’acquisto direttamente dai propri pin.
Per arrivare a fare tutto ciò è però fondamentale acquisire prima di tutto le conoscenze base per costruire un account con i requisiti fondamentali e quindi sapere:
Configurare il proprio profilo Pinterest nel modo corretto;
Configurare un account aziendale o convertirlo da uno personale;
Cercare il personale mercato di riferimento
Creare la propria strategia Pinterest in base ad obiettivi stabiliti.
Conoscere bene la piattaforma è quindi essenziale per sfruttarne a pieno le potenzialità attraverso una strategia di marketing ottimizzata in base alle funzionalità e caratteristiche di Pinterest.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/perche-dovresti-integrare-Pinterest-nella-tua-strategia-di-Marketing.jpg605919Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2022-09-13 12:05:492022-09-13 12:05:49Perché integrare Pinterest nella tua strategia di marketing
Sostenuta da investitori come Snap, Chanel, Goldman Sachs Asset Management e Alibaba Group Holding, Perfect Corp offre ai consumatori e ai brand sofisticati strumenti di prova (essenzialmente filtri AR) che consentono ai clienti di testare virtualmente i prodotti di bellezza da casa propria.
La piattaforma di intelligenza artificiale di Perfect Corp, addestrata su centinaia di milioni di volti, è in grado di analizzare la qualità della pelle degli utenti, di abbinare l’esatta tonalità della pelle a un prodotto corrispondente e di sovrapporre cosmetici e accessori.
E presto il programma potrà anche etichettare i tratti della personalità degli utenti. È quest’ultima caratteristica a presentare le possibilità più distopiche.
Un’ad online per l’AI Personality Finder di Perfect Corp
Di recente, Perfect Corp ha lanciato un AI Personality Finder, che promette di leggere i tratti del viso per “trovare indizi” sul tipo di persona, di conseguenza, sul tipo di prodotti che questa persona potrebbe acquistare.
In pochi secondi l’app restituisce un profilo basato esclusivamente sui tratti somatici del viso.
Secondo l’algoritmo di Personality Finder, la distanza tra il naso e la bocca, combinata con gli zigomi, la forma e la distanza degli occhi a mandorla e altri attributi facciali, riesce a identificare i tratti emotivi di una persona, se questa sia più o meno estroversa, nevrotica o orientata all’attivismo sociale.
Questi dati, una volta inseriti nel sistema di algoritmi di Perfect Corp, concesso in licenza da aziende diverse come Google, Meta e Aveda, mostrano una serie di cosmetici generici.
Questi prodotti sono suggerimenti provvisori per futuri clienti aziendali, ma è facile immaginarli sostituiti con prodotti reali di clienti esistenti come L’Oréal, Macy’s, Estée Lauder o Nars. E Perfect Corp ha chiaramente aspirazioni che vanno ben oltre la vendita di rossetti e fard.
Dimmi che volto hai e ti dirò cosa comprare
“In base alla forma degli occhi, alla distanza delle sopracciglia e alle dimensioni del naso, possiamo intuire che tipo di caffè vi piace“, ha dichiarato Alice Chang, CEO di Perfect Corp durante un webinar del 2021. “Guardiamo il viso e diventiamo indovini. Se comprendiamo la personalità di un volto, possiamo consigliare qualsiasi tipo di prodotto“.
Anche se le parole della Chang sembrano ancora fantascienza, le raccomandazioni di prodotti basate su valutazioni biometriche sono un nuovo settore in rapida crescita per Perfect Corp.
Oggi la sua suite di strumenti di riconoscimento facciale, alimentata da AR e intelligenza artificiale, è abbastanza sofisticata da eseguire una diagnostica completa della pelle, analizzare 89.969 tonalità di pelle e fornire una mappatura iperrealistica per cosmetici, colore dei capelli, peli del viso e accessori di moda.
Secondo l’azienda, le prossime espansioni riguarderanno la chirurgia estetica, l’odontoiatria e le videoconferenze.
Nell’ultimo decennio, i rapporti tra le aziende tecnologiche, brand e i rivenditori di prodotti di bellezza sono diventati sempre più complessi.
Nel 2020 Ulta Beauty, un rivenditore statunitense di cosmetici, prodotti per la cura della pelle e profumi, ha stretto una partnership con Google per offrire prove virtuali a domicilio di prodotti di bellezza.
Nel 2021, Snap ha integrato gli strumenti di mappatura facciale di Perfect Corp negli occhiali AR di Snapchat, che marchi come Mac Cosmetics ed Estée Lauder hanno utilizzato per incoraggiare gli utenti a provare e acquistare virtualmente i prodotti in-app.
Man mano che i marchi acquistano fiducia nello sfruttare i big data per fornire agli utenti una personalizzazione più precisa, gli utenti si sono a loro volta abituati a consegnare i dati dei loro selfie per ricevere un livello più elevato di personalizzazione e di consigli.
L’Oréal, uno dei primi utilizzatori della tecnologia biometrica, ha lanciato un’app di prova AR nel 2014.
“Con i dati, l’intelligenza artificiale e le partnership tecnologiche strategiche, ridefiniamo il futuro della bellezza“, ha scritto l’amministratore delegato Nicolas Hieronimus nella relazione annuale dell’azienda per il 2021, anno che ha visto anche la più rapida crescita annuale di L’Oréal dal 1988.
Durante la pandemia, “la tecnologia di prova con AR è passata dall’essere vista come un espediente a strumento indispensabile nel settore della bellezza“, ha dichiarato Kenya Watson, analista di CB Insights.
Fa parte di una spinta più ampia verso la personalizzazione delle raccomandazioni attraverso motori di ricerca e di scoperta alimentati dall’intelligenza artificiale.
Il marchio di tinta per capelli Madison Reed ha riferito che il 38% degli utenti che hanno provato i prodotti virtuali ha effettuato un acquisto, mentre la manicure AR di Sally Hansen ha aumentato del 110% le conversioni.
Le persone di tutto il mondo si affidano a queste esperienze personalizzate per orientarsi verso prodotti per la pelle e la bellezza, e il 56% degli acquirenti intervistati da NielsenIQ afferma che gli strumenti di prova AR aumentano la loro fiducia in un prodotto.
Ma Luke Stark, professore presso la University of Western Ontario che si occupa di ricerca sugli impatti etici, storici e sociali dell’IA, si preoccupa di dove finiscano tutti questi dati. “Le grandi aziende sfruttano i [volti] umani a scopo di lucro“, ha detto, osservando che due anni di blocco di Covid-19 “hanno abituato o costretto le persone a usare di più le loro fotocamere e a fornire più dati“.
I filtri di bellezza, per quanto frivoli, rimangono problematici: “Anche in un contesto divertente, aprono la porta alla raccolta e all’uso diffuso dei volti” man mano che le applicazioni diventano più attente ai desideri degli utenti di selfie raffinati e prodotti personalizzati.
La storia di Perfect Corp
Perfect Corp è stata lanciata nel 2015, quando Alice Chang, autoproclamatasi “amante dei selfie”, ha lasciato l’incarico di CEO dell’azienda di software multimediale CyberLink, con sede a Taiwan. La donna immaginava un mercato enorme per “l’abbellimento in tempo reale in app“, ma la strada è stata in salita. Gli investitori (soprattutto uomini) non riuscivano a comprendere le potenzialità del suo prodotto.
Si sono però lasciati convincere dai numeri: a tre mesi dal lancio, l’applicazione YouCam Makeup di Perfect Corp contava un milione di download (da allora è stata scaricata oltre 100 milioni di volte). Quasi subito è apparso evidente il potenziale di guadagno di una mappatura accurata del viso e di una sovrapposizione del make-up, alimentata dall’intelligenza artificiale.
“Stiamo cercando di farvi sentire come se vi steste truccando davvero, invece di mettere un filtro o sfocare la vostra foto per farla sembrare bella“, ha dichiarato Chang a una rivista taiwanese.
Con i riconoscimenti e le collaborazioni alla Settimana della moda, è aumentato anche l’interesse degli investitori. A marzo 2022, Perfect aveva raccolto 100 milioni di dollari.
Oggi le app di Perfect Corp hanno oltre 1 miliardo di download e 420 marchi e partner globali. Il suo software è utilizzato dai marchi di prodotti per la cura dei capelli Madison Reed e Aveda per le prove di tintura, da Meta e Snap per le prove di cosmetici su Instagram e Snapchat e da Clinique e Tarte per l’abbinamento dei colori dei cosmetici.
Ma l’azienda è soprattutto un incubatore di potenti strumenti di intelligenza artificiale.
“L’intelligenza artificiale garantisce che il cliente sia abbinato a un prodotto perfetto“, ha dichiarato Louis Chen, vicepresidente esecutivo e responsabile della strategia. Ha sottolineato che gli strumenti dell’azienda eliminano i “punti dolenti” dello shopping online: “Può essere difficile individuare il prodotto e la tonalità più adatti alla propria carnagione. La personalizzazione è al centro di tutte le nostre soluzioni“.
Nel 2021, il settore della bellezza personalizzata è stato valutato 41,9 miliardi di dollari (circa il 17% del mercato cosmetico globale) e si prevede che raggiungerà 143,6 miliardi di dollari entro il 2030.
“È una forma di ricerca di mercato davvero intima“, ha dichiarato Sarah Broyd, partner associato di Clarkston Consulting che lavora con marchi di bellezza globali. “I clienti forniscono questi dati scansionando letteralmente la loro pelle“. I team di ricerca e sviluppo dei marchi utilizzano queste informazioni per sviluppare nuovi prodotti e strategie di marketing.
Poiché i clienti hanno imparato ad affidarsi agli strumenti di prova digitali durante la pandemia, i marchi hanno iniziato ad acquisire startup tecnologiche di bellezza a destra e a manca. “Molte grandi aziende non stanno sviluppando questa tecnologia internamente, ma si sono affrettate ad aggiornarsi [duranteil lockdown] perché la gente non entrava nei loro negozi“, ha detto Broyd.
Lo scorso agosto, ad esempio, il marchio cosmetico Il Makiage, con sede a New York, ha acquisito la startup di imaging computerizzato Voyage81 per perfezionare il suo software di abbinamento dei fondotinta, per 40 milioni di dollari.
A giugno Walmart ha acquisito Memomi, una startup che si occupa di far provare gli occhiali in AR. Anche gli investitori si stanno occupando con attenzione di questo mercato: secondo Retail Dive, nel 2021 le startup del settore bellezza e cura della persona hanno raccolto 3 miliardi di dollari, con un aumento del 650% rispetto al 2011.
In autunno Perfect Corp dovrebbe quotarsi alla Borsa di New York attraverso un accordo da 1,02 miliardi di dollari con una società di acquisizione speciale.
Nonostante il mercato delle SPAC sia in crisi, Michael Klausner, professore di legge dell’Università di Stanford ed esperto di SPAC, ha affermato che l’operazione di Perfect ha “ragionevoli possibilità di chiudersi”, in base alla probabilità che l’azienda soddisfi il requisito minimo di 125 milioni di dollari in contanti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/perfect-corp-immagine-di-copertina.jpg639981Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-13 10:55:012022-09-14 12:08:25Il lato oscuro dei selfie: dati biometrici ed emozioni per venderci prodotti
Il 06/09/2022 è stata una data storica per la DeFi e in particolare per il mondo delle blockchain: ha inizio l’upgrade (o meglio, la migrazione) dell’algoritmo di consenso di Ethereum che consentirà di ridurre del 99,5% il fabbisogno energetico della blockchain.
Tecnicamente il blocco con TTD (terminal total difficulty) numero 58750000000000000000000 della blockchain di Ethereum, che arriverà verso la metà di questo settembre 2022, sarà l’ultimo ad essere gestito con la PoW.
Una volta che l’Execution Layer avrà superato quel livello di TTD, avverrà l’integrazione tra la Ethereum Mainnet con la nuova Beacon Chain e il blocco successivo sarà prodotto da un validatore sulla Beacon Chain. La finalizzazione di questo blocco segnerà la transizione completa della blockchain di Ethereum a un meccanismo di consenso basato su Proof of Stake (PoS).
Perché ne parliamo
Per chi non lo sapesse, mantenere attiva una blockchain è estremamente oneroso sotto il profilo energetico dato che la validazione dei nuovi blocchi avviene mediante un’attività, il mining che richiede una potenza di calcolo molto alta espletata attraverso centinaia di GPU.
Questa potenza di calcolo è necessaria per svolgere i “compiti” dettati dall’algoritmo di consenso chiamato Proof of Work (o PoW) che imposta la difficoltà e le regole per il lavoro che i miner devono svolgere. Il lavoro dei miner viene remunerato attraverso frazioni di ETH o BTC in base alla blockchain per la quale lavorano.
Senza il lavoro dei miner, oggi non potrebbero esistere le blockchain.
Ethereum merge: perché è importante
Il passaggio di cui parliamo riguarda proprio l’algoritmo di consenso. Infatti si passerà dalla Proof of Work (o PoW) alla Proof of Stake (PoS) che abbatterà di oltre il 99% i costi energetici necessari al mantenimento della blockchain e di conseguenza anche il lavoro dei miner.
Questo abbattimento dei consumi energetici è dovuto al fatto che la PoS assegnerà ai nodi il diritto di validare i blocchi successivi sulla base dei token (monete) in loro possesso. In generale, la probabilità di essere scelti è proporzionale alla quantità di monete che si possiedono: più monete hai, più alte saranno le probabilità che quel nodo verrà scelto per validare il prossimo blocco.
Al fine di rendere l’articolo più esaustivo ricordiamo che il processo di inserimento di un nuovo blocco in una blockchain con PoS è definita forging (rispetto al mining) ed infatti con la proof of stake i blocchi sono forgiati e non sono minati.
Come vengono remunerati i nodi che partecipano alla validazione ?
Abbiamo detto che le persone che vengono selezionate per il forging devono avere in portafoglio una certa quantità di moneta virtuale, nel nostro caso Ethereum, per un certo periodo di tempo, attività che viene definita come staking.
Maggiore è il tempo che l’utente “congela” le proprie monete, maggiore è la remunerazione che ottiene.
Ma entriamo nel dettaglio: immaginiamo 100 investitori di Eth suddivisi in 3 gruppi dove ogni gruppo detiene una certa quantità di moneta. In base alle monete possedute, ogni gruppo ha una percentuale di partecipazione alla rete.
Al fine di garantire il principio di democrazia e decentralizzazione della rete il gruppo C ha si la maggiore probabilità di essere selezionato per il forging di nuove monete, ma una probabilità più bassa la hanno anche gli altri due gruppi.
Nel processo di selezione vengono utilizzati anche dei metodi aggiuntivi, per favorire non solo i nodi più ricchi presenti sulla rete. I due metodi più comunemente utilizzati sono il Randomized Block Selection e la Coin Age Selection.
Nel primo caso, i validatori vengono selezionati tra i vari nodi, utilizzando una combinazione tra il valore di hash più basso e lo stake più alto.
Nel secondo, i validatori vengono scelti considerando il numero di giorni a partire dal quale le monete sono state messe in staking e moltiplicato per il numero di monete in staking.
Una volta che un nodo ha forgiato un blocco, il coin age viene azzerato e si deve attendere un certo periodo per poter forgiare un altro blocco; questo impedisce, ai grandi nodi che fanno staking, di dominare la blockchain.
Cosa c’è da sapere
La necessità di passare dalla PoW alla PoS oltre che essere legata al fattore energetico nasce anche per oltrepassare alcuni limiti della Pow quali:
Mancanza di scalabilità e velocità legate ad un alto livello di latenza dovuto al processo di mining per poter approvare le transazioni e produrre nuovi blocchi. Grazie alla PoS le verifiche avvengono velocemente, impattando positivamente sulla scalabilità e velocità della rete.
Decentramento delle attività di validazione, problema che colpisce fortemente le reti PoW dovuta al fatto che il mining rischia si cadere nelle mani di pochi e grandi gruppi. Tramite la PoS si cerca di risolvere questo problema, diversificando e democratizzando l’accesso dei partecipanti ai diversi compiti della rete.
Timore verso l’attacco del 51% . Questo genere di attacco rappresenta una delle paure legate alle reti PoW. È sufficiente che un pool di mining abbia il 51% della potenza di calcolo della rete perchè avvenga un disastro; infatti con quella capacità, il gruppo di mining può manipolare la blockchain a piacimento. Ma in una rete basata sulla PoS è possibile solo se l’attaccante possiede il 51% di tutte le monete. Se l’attaccante effettua un tale attacco, il valore della moneta tende a diminuire, il che porta ad ingenti perdite economiche per l’attaccante. Questa situazione funge da deterrente per prevenire questi attacchi, pur mantenendo la sicurezza della rete.
Ninja Upshot
Grazie al passaggio dalla PoW alla PoS le blockchain supereranno moltissimi limiti che tuttora ne limitano pesantemente lo sviluppo di massa.
Grazie alle proprie caratteristiche intrinseche (mancanza di intermediari e decentralizzazione), la tecnologia blockchain ha il potenziale di soddisfare numerose esigenze della vita quotidiana e portare a nuove opportunità attraverso una maggiore trasparenza, una maggiore sicurezza e una più facile tracciabilità.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/etherum-merge.jpg605950Antonio Romanohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonio Romano2022-09-12 10:13:322022-09-12 10:13:32Ethereum merge: cosa c'è da sapere sul passaggio alla Proof of Stake
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