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Google University o università tradizionali? Due modelli a confronto

  • Google lancia la sua università online, costringendo (forse) anche le università tradizionali a reinventarsi.
  • La proposta di Google sembra avere parecchi punti di forza, ma è davvero tutto oro quello che luccica?

 

Google ha lanciato la sua università online, con corsi basati sui Google Career Certificates, destinati a studenti che intendono laurearsi nelle professioni più richieste oggi nel mondo digitale.

La notizia è di qualche settimana fa e nel frattempo c’è stato modo di approfondire e verificare l’argomento, magari anche con qualche raffronto con l’offerta delle università tradizionali.

Questo è quello che abbiamo provato a fare anche nelle redazione di Ninja, andando ad analizzare una serie di caratteristiche dal piano di studi al prezzo.

Ma andiamo con ordine e partiamo dalle certificazioni Google.

università

Google University

Non sono lauree brevi, ma corsi intensivi che hanno lo stesso valore di un percorso universitario tradizionale. Il costo contenuto permette a un numero più elevato di studenti di frequentarli e il fatto che siano online evita costi di trasferimento e strutture da gestire.

L’obiettivo di Google, come riportato dalla stessa azienda, è quello di offrire opportunità di lavoro a coloro che non possono permettersi la rata di un college americano. Come ha affermato Kent Walker, vice presidente senior per gli affari globali di Google, infatti, i corsi si basano su programmi già esistenti in azienda e servono per specializzare le persone senza laurea che lavorano nel settore IT. 

L’offerta tradizionale

Le università e i corsi di specializzazione in presenza e online che tutti siamo abituati a frequentare partano da un modello completamente diverso da quello di Google. Certamente sono più onerosi, ma garantiscono anche uno sviluppo di competenze più trasversali.

Certamente non tutte le università attuano programmi per l’inserimento immediato nel mondo del lavoro, e dunque non offrono stage e apprendistato, ma il percorso spalmato su un periodo di tempo più prolungato punta a offrire un maggiore approfondimento su diverse discipline.

Google vs. tutti

Abbiamo selezionato due corsi di studi tradizionali di facoltà italiane (pubbliche e private) per operare un confronto con l’offerta formativa di Google. Ed ecco cosa è emerso:

confronto università digital

Al momento la proposta di Google sembra avere parecchi punti di forza, tra cui la durata del percorso e la sua economicità.

C’è chi critica la mossa, sostenendo che una società privata non può e non deve paragonarsi a un’istituzione universitaria. C’è chi invece lo vede come uno sprono per gli istituti tradizionali, per reinventarsi e avvicinarsi di più alle esigenze del mondo del lavoro.

Ma davvero basta un corso di studi online per imparare un mestiere come quello dell’UX Designer (per esempio), o invece servono ore, ore e ancora ore di esperienza su campo? E voi che cosa ne pensate?

Week in Social: dal Festival dei Creator su Pinterest alle novità per i Gruppi su Facebook

Come ogni fine settimana, torna l’appuntamento con le principali news da l mondo dei social media.

Dalle novità sui gruppi di Facebook agli strumenti aggiornati di Pinterest per lo shopping, ti ricordiamo tutto quello che devi assolutamente conoscere questa settimana.

Tutto sul nuovo Design del sito di Facebook

Galassia Facebook

Facebook ha deciso di spingere i Gruppi nel news feed. Il social ha annunciato che gli utenti inizieranno a vedere anche le discussioni che non seguono nel loro feed di notizie, e che i gruppi pubblici potranno essere trovati anche al di fuori della piattaforma, sui motori di ricerca come Google.

Tra le novità sul social anche una nuova integrazione tra i servizi di messaggistica. La piattaforma sta già testando la possibilità per chi ha un account Instagram di usare Messanger, anche se non possiede un account Facebook. Sta lavorando per integrare anche il servizio WhatsApp allo stesso modo.

whatsapp

Proprio su WhatsApp arriva anche un nuovo aggiornamento consentirà di eliminare immagini e video sui device di altre persone. Si tratterà in pratica di messaggi che si autodistruggono dopo essere stati visualizzati.

Su Messenger, invece, in vista di Halloween, l’app di messaggistica pubblicherà ogni venerdì un pacchetto di adesivi a tema e rilascerà nuovi effetti AR e 360, per regalare un po’ di divertimento virtuale su Messenger Rooms, in un anno che probabilmente non permetterà il classico dolcetto e scherzetto.


Sempre Facebook, infine, rimuove l’opzione del modello di attribuzione di 28 giorni per gli Ads. L’aggiornamento avverrà a partire dal 12 ottobre. L’attribuzione sarà di 7 giorni come impostazione predefinita, per rispettare i nuovi parametri di privacy.

Mondo Pinterest

Arriva il Festival dei Creator. Pinterest ha annunciato un nuovo evento che fornirà approfondimenti su come costruire una presenza sulla piattaforma e massimizzare l’engagement.

La piattaforma per la ricerca visuale, ha anche aggiunto diverse funzionalità per lo shopping. Arriveranno prima nel Regno Unito e negli Stati Uniti e renderanno più facili gli acquisti per i Pinner che visitano la piattaforma alla ricerca di ispirazione.

In breve

Twitter espande l’uso dei tweet vocali. Il social ha anche riaffermato il suo impegno ad aggiungere i sottotitoli automatici per i tweet vocali il prima possibile, in ottica di inclusione.

TikTok aggiunge più formati di duetto. Per facilitare nuove opportunità di collaborazione, la piattaforma per i video brevi ha aggiunto tre nuove opzioni alla sua popolare opzione di interazione Duets.

Giornata internazionale del caffè: le campagne più belle dai brand del settore

  • L’1 ottobre si celebra la giornata internazionale del caffè;
  • La giornata internazionale del caffè è una giornata in cui si promuove e celebra il caffè come bevanda, con eventi che si svolgono in tutto il mondo. La prima data ufficiale  fu lanciata a Milano.

 

Oggi il mondo celebra il caffè e i mille modi che conosciamo per prepararlo. Se in Italia il culto è per il classico espresso (e per le sue mille varianti), questa bevanda che arriva da lontano è però amata in tutto il mondo. Sì, anche lì dove un buon caffè al bar proprio non sei mai riuscito a berlo!

Per festeggiarlo anche noi come merita, abbiamo guardato alle migliori campagne e iniziative dei brand sul tema degli ultimi anni.

1. Lo #UnicornFrappuccino di Starbucks

Che lo riteniate caffè o meno, non è possibile parlare di iniziative vincenti sul caffè senza menzionare il Frappuccino Unicorno di Starbucks. Il mix di caffè, latte, panna e… colori è stato disponibile per l’acquisto per sole tre settimane nell’aprile 2017, ma il suo impatto è durato molto più a lungo.

La bevanda infatti è esplosa sui social media, il che non è stato un caso. Starbucks ha creato volontariamente il prodotto in edizione limitata con un’ottica social, assicurandosi così che i clienti più fedeli avrebbero pubblicato almeno una foto.

Ancora oggi, l’hashtag #unicornfrappucino è legato a più di 154.000 immagini solo su Instagram. La maggior parte delle immagini più recenti sono ricreazioni dell’originale di Starbucks, il che dimostra quanto i prodotti in edizione limitata possano avere un impatto duraturo.

Da allora, Starbucks ha continuato a sperimentare con voci di menu segrete, costruendo efficacemente il buzz sul sociale e indirizzando i clienti verso i suoi negozi.

LEGGI ANCHE: È arrivato il Frappuccino Unicorno da Starbucks, e non è uno scherzo

2. Il branded entertainment di illy

Sono passati già alcuni anni da quando illy e National Geographic Channel hanno presentato il progetto Artisti del Gusto. Si trattava di una TV serie dal format innovativo in cui il brand di caffè diventava protagonista della narrazione del canale attraverso le storie vere di chi vive ogni giorno in Italia il mondo del caffè.

Una strategia di branded content adottata con un certo anticipo nel nostro Paese che si è rivelata vincente soprattutto nel breve periodo, con i migliori bar d’Italia che hanno tratto beneficio da questo tipo di comunicazione più lenta e meditata.

“Un vero e proprio docu-reality” che per la prima volta spostava i contenuti dai “fatti” alle “storie” vere.

3. Il suono di un espresso

Il brand di macchine espresso Sanremo, ha lanciato nel Regno Unito qualche tempo fa una campagna a suon di musica, per dimostrare come dietro una semplice tazzina di caffè possa esserci un vero e proprio concerto di suoni, rumori, battiti.

Il video è stato presentato in anteprima al London Coffee Festival e all’UK Barista Championship ed è una vera e propria ricarica di energia, tutto da guardare.

4. Il gusto del Natale da Starbucks

Starbucks ha creato qualche ano fa un vero e proprio sito, Let’s Merry, dedicato alle feste nella catena di caffè, per fornire ai clienti idee regalo, informazioni sulle sue ultime offerte, e-card a marchio. Collegata al sito c’era una intera campagna con uno spot davvero carino e vivace, che metteva in evidenza uno dei simboli del brand: le tazze, stavolta in edizione natalizia.

Un video centrato e pieno di spirito natalizio nella sua semplicità.

5. La campagna di Blenz Coffee per i single in cerca d’amore

Per San Valentino il brand di caffè canadese Blenz ha ridefinito nel 2011 l'”esperienza unica in un caffè”, trasformando la bevanda in una calamita per gli appuntamenti.

La Blenz Red Band Campaign è stata un’inventiva tattica di marketing strategicamente mirata ai single in cerca di un appuntamento.

Acquistando un caffè con la fascia rossa, i clienti potevano infatti segnalare agli altri avventori che erano single e pronti a socializzare. Una volta stabilita una potenziale connessione, potevano anche scambiarsi i numeri di telefono utilizzando gli spazi previsti sulla manica rossa della tazza della campagna.

giornata internazionale del caffè

DIESEL presenta “Unforgettable Denim”, la nuova campagna global firmata Publicis Italia

DIESEL ha annunciato il lancio della sua campagna Autunno 2020, che affonda le sue radici in uno degli elementi chiave del denim da sempre: la memoria.

Il denim migliora con l’uso e diventa una sorta di testimonianza wearable, da indossare, dei tempi passati. I segni della penna sulla tasca? Scarabocchi durante un lungo volo verso un luogo lontano. Il graffio sull’orlo? Da una notte passata a fare festa a Berlino. Il denim raccoglie questi momenti sempre; nemmeno il 2020 può cancellare un bel paio di jeans.

LEGGI ANCHE: Diesel lancia le T-Shirt più care di sempre per celebrare il suo ingresso nel settore immobiliare

Generazione covid?

In quello che è stato un anno che ha definito una generazione, DIESEL invita le persone, il mondo intero, a celebrare i ricordi al posto dei progetti messi in standby, e a indossare con orgoglio questi momenti. Per tutti i viaggi, gli eventi, le feste, i progetti, le cerimonie che non hanno potuto avere luogo nel 2020, cogliamo l’opportunità di raccontare i momenti inaspettati, le connessioni avute, il divertimento e i lati positivi di questa situazione.

Al centro della campagna Fall 2020 c’è la nuova collezione denim personalizzabile di DIESEL. Attraverso il portale www.diesel.com – e in alcuni negozi selezionati in tutto il mondo – i clienti potranno personalizzare le etichette in pelle sul denim con qualcosa a cui quest’anno non hanno potuto partecipare.

L’intenzione è quella di celebrare qualcosa che non hanno fatto e quei momenti che, derivando dall’assenza di questi progetti, diventano ricordi. Una festa di compleanno annullata? Festeggiatela ricordandola. Un surf trip posticipato? Create un ricordo per quello che avrebbe potuto essere e usatelo come ispirazione per pianificare la prossima data – sempre con il vostro preferito e unforgettable denim.

La campagna DIESEL global

La campagna multi-soggetto, online e sui social media, racconta storie di vita reale ed è diretta da Pantera di Anonymous Content. I key visual sono firmati da JP Bonino e includono, oltre alla collezione ready-to-wear, gli orologi e gli occhiali DIESEL.

La piattaforma di comunicazione, on air per 2 mesi, seguirà le storie di diversi talents e influencer tra cui Evan Mock, skateboarder e modello. Di solito residente a New York, ha scelto di fare il suo lockdown a Maiorca, in Spagna, riconnettendosi con la natura. Julia Fox, attrice italo-americana, ha recuperato un amore durante l’isolamento. Donte Colley si è guardato dentro diventando più attivo nella lotta per ciò che è giusto. La fotografia è curata da RAYSCORRUPTEDMIND.

DIESEL sta anche collaborando con diversi canceled events, come UNTOLD Festival, uno dei festival musicali più rinomati al mondo, con il quale ha creato una serie di jeans in edizione limitata chiamata Fallen Edition 2020. UNTOLD ha vinto il premio come Best Major Festival in Europa fin dalla sua nascita. In un anno solitamente è visitato da oltre 350.000 fan provenienti da tutto il mondo. Questi fan conserveranno l’edizione 2020 nel loro immaginario – e in un paio di jeans Diesel personalizzati.

Il concept creativo e la produzione di questa campagna sono firmati da Publicis Italia.

Agency Credits

Creative Agency: Publicis Italy
Global CCO Publicis WW: Bruno Bertelli
CCO Publicis Italy: Cristiana Boccassini
Global Executive Creative Director: Mihnea Gheorghiu
Global Creative Director: Eoin Sherry
Head of Art: Costanza Rossi
Associate Creative Director/ Art Director: Arthur Amorim
Associate Creative Director/ Copywriter: Dan Arango
Art Director: Daniele tesi
Copywriter: Nicolò Santovincenzo
Designer/art director: Luca Villa
Strategic Planner: Monica Radulescu
Group Account Director: Ilaria Castiglioni
Account Supervisor: Gonzalo Gutierrez
Head of TV Production: Francesca Zazzera
Tv Producer: Erica Lora Lamia | Beatrice Pepe
Art Buyer: Caterina Collesano | Marcella Garutti
Social Media Manager: Saraluna Goodloe
Head of Social Client Services and Strategy: Alessandro Bochicchio

Film credits

Director: PANTERA
Director of photography: Jake Hunter
Production Company: SOMESUCH & CO LTD X ANONYMOUS CONTENT
Exec producer: Tor Fitzwilliams
Producer: James Greenall

Music credits

Music: Sizzer – original composition with Jackie T & the Jetpacks
Music Supervision: Michael Bertoldini

Print campaign

Photographer: JP Bonino
Post Production: Numerique

Product Still life
Photographer: Wookiee Studio
Post-Production: Zum Studio
Scenography: Micol Di Palma
Photographer Agent: Carla Pozzi

Quali sono le differenze tra Generazione Z e Millennial nelle decisioni di acquisto in store e online?

  • La Generazione Z preferisce vivere la classica esperienza di acquisto in un negozio fisico, toccando con mano e provando in prima persona i prodotti che vuole comprare.
  • Secondo alcune ricerche la Gen Z risulta essere una generazione incline a spendere il proprio denaro in modo pragmatico, a differenza dei Millennial.
  • I giovani consumatori sono più propensi a sostenere piccoli rivenditori locali oppure brand che rispettano e aiutano l’ambiente.

 

Abbiamo ampiamente discusso, nei mesi precedenti, delle differenze di comportamento che intercorrono tra la Generazione Z (coloro nati indicativamente tra la fine del 1990 e il 2010) e i Millennial (coloro nati tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90).

Da lontano queste due generazioni possono assomigliarsi, essendo molto vicine a livello culturale e temporale. È facile presumere che queste due categorie possano pensarla allo stesso modo quasi su tutto, avendo ricevuto la stessa educazione, e che siano poche le cose che non hanno effettivamente in comune.

Ma le differenze in alcuni casi possono arrivare ad essere relativamente abissali, soprattutto perché la Gen Z è nata in un mondo dove ormai Internet e Social Media non erano più una novità da scoprire ma una realtà quotidiana.

Lo stravolgimento delle abitudini d’acquisto e di consumo dei media dettato dalla pandemia di Covid-19, oppure l’arrivo di piattaforme dedicate ai più giovani come ad esempio TikTok, sono solo due dei fattori che hanno accentuato ulteriormente le differenze tra queste due generazioni.

In questo articolo ispirato allo studio pubblicato da GlobalWebIndex analizziamo le differenze che intercorrono tra Generazione Z e Millennials per quanto riguarda le abitudini di acquisto in-store e online, cercando di capire come i brand possono adattare le loro strategie post-Covid19 in base a questi dati.

Lo shopping in-store non è morto

Come abbiamo commentato all’inizio, la Generazione Z è nata in un mondo dove il digitale non è una novità ma una realtà consolidata. Per questo siamo portati a pensare che la Gen Z acquisti prodotti quasi solo on-line, ma i dati lo smentiscono.

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Come dimostrano i dati raccolti, sembra proprio che la Generazione Z, come tutte le altre generazioni precedenti, preferisca vivere la classica esperienza di acquisto in un negozio fisico, per avere la possibilità di toccare con mano e provare in prima persona i prodotti che vuole comprare.

E sembra che, paradossalmente, la pandemia di Covid-19 abbiamo consolidato la vendita al dettaglio, oltre ad aumentare ovviamente il numero di acquisti online.

Ne sono la prova diverse iniziative come l’apertura a Guangzhou e Parigi di nuovi concept-store monomarca di Nike, che sono l’esempio di come un negozio possa diventare un ibrido tra acquisti offline e online.

Una nuova generazione di “risparmiatori”

Nonostante il negozio fisico resista, c’è un aspetto dello shopping in-store che sta lentamente scomparendo: il pagamento in contanti.

Ma questa tendenza, al contrario di quanto si possa pensare, è più diffusa tra i Baby Boomer che tra la Generazione Z. Sembra infatti che con l’aumentare dell’età la preferenza a pagare in contanti diminuisca.


In generale comunque la Generazione Z è maggiormente abituata allo shopping online e ai servizi di pagamento mobile, e questo
distorce la loro interpretazione del “contante”. 

La Gen Z non vede al denaro come una determinata quantità di banconote o monete, ma come un fondo a cui può accedere direttamente e immediatamente (attraverso le carte di credito o servizi come PayPal).

Ma nonostante questo, diversi studi dimostrano che – a differenza dei Millennial – sono più propensi ad aspettare che un prodotto sia in saldo per acquistarlo piuttosto pagarlo a prezzo pieno, in modo da poter risparmiare qualcosa. 

Secondo una ricerca condotta da HSBC infatti la Gen Z risulta essere una generazione di risparmiatori, o meglio sono inclini a spendere il proprio denaro in modo pragmatico. 

In questo studio, HSBC ha chiesto a 2.125 adulti cosa avrebbero fatto con 1.000 sterline in contanti. Circa il 72% dei giovani di età compresa tra i 18 ei 24 anni ha dichiarato che trasferirebbe tutto o parte del denaro in un conto di risparmio, rispetto al 55% dei Millennial (di età compresa tra 25 e 34 anni).

Una particolare attenzione agli acquisti eco-sostenibili 

Una delle motivazioni per cui i giovani della Generazione Z prestano maggiore attenzione ai loro acquisti potrebbe basarsi nell’attenzione che ripongono nei confronti di temi di sostenibilità ambientale.

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Risulta infatti che, rispetto ai Millennial, siano più propensi a sostenere piccoli rivenditori locali oppure brand che rispettano e aiutano l’ambiente.

È giusto pensare che anche gli effetti secondari della pandemia di Covid-19, insieme ai movimenti come Black Live Matters oppure una maggiore coscienza a favore della comunità LGTBI+, siano tutti fattori che influenzano i comportamenti di acquisto di una generazione che è particolarmente attiva socialmente.

Cosa significano queste differenze per le imprese?

Abbiamo visto come la Generazione Z è più interessata a sostenere le attività commerciali locali e a fare acquisti di persona. Questo potrebbe essere un grande vantaggio per quelle piccole attività che stanno riaprendo con fatica dopo il periodo di lockdown.

In generale comunque il marketing generazionale può essere particolarmente produttivo, a patto che sia guidato da dati sicuri e comprovati e non si basi su supposizioni o stereotipi. 

Lo studio di GlobalWebIndex ne è la prova: al contrario di quanto tutti possano pensare, la Generazione Z non è destinata a seguire lo stesso percorso dei Millennial, soprattutto per quanto riguarda le abitudini di acquisto.

retail new normal report

Retail 4.0: la vendita al dettaglio è sempre più personalizzata

  • Oggi, la vendita al dettaglio avviene nei negozi fisici, attraverso l’eCommerce e con l’home delivery.
  • Gli algoritmi, alla base della loro tecnologia, sono in grado di analizzare i comportamenti online e riescono a proporre agli utenti offerte mirate.
  • I retailer devono investire nell’assunzione di Data Specialists e facilitare la formazione continua.

 

Negli ultimi due decenni, la perpetua crescita della tecnologia digitale, ha influito sul retail con profondi mutamenti. I confini tra innovazione e umanità continuano ad intrecciarsi e gli esercenti devono affrontare sfide sostanziali.

In un periodo storico in cui migliaia di negozi sono in crisi a causa del Covid-19 e tante saracinesche si sono abbassate, la riduzione dei margini di guadagno è evidente e la battaglia per fidelizzare i consumatori è più complicata che mai. Una strategia digitale di successo, è un’opportunità per i commercianti così da parlare direttamente ai propri stakeholder e stimolare un interesse diffuso e costante per i marchi e i prodotti.

Oggi, la vendita al dettaglio avviene nei negozi fisici, attraverso l’eCommerce e con l’home delivery. La logistica, la produzione e il servizio commerciale hanno avuto un aggiornamento con format sempre più orientati alla relazione e all’erogazione di servizi aggiuntivi.

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Il digitale ha un ruolo sempre più decisivo nel definire il retail attuale

Le aree di innovazione nel retail

Dal White Paper pubblicato da Thron, si evince che in uno scenario retail destinato ad essere completamente stravolto, il digitale ha un ruolo sempre più decisivo nel definire la nuova formula degli store. La chiave sta in una strategia Customer First, basata sulla fiducia e sull’empatia.

È fondamentale la capacità di anticipare i bisogni dei clienti e sviluppare esperienze d’acquisto personalizzate. Il consumatore, esperto e smart, si aspetta di poter entrare in un negozio e continuare a cercare, trovare e pagare con la stessa esperenzialità che ha con gli strumenti digitali.

Le persone amano le offerte personalizzate, poiché mostrano che un brand si sta interessando a loro con autenticità. Il reatil ad personam aumenta anche la probabilità  di maggiore spesa.  Come riportato da Accenture, un cliente conosce il nome e la storia dei suoi acquisti, ed è in grado di consigliare i prodotti in base all’esperienza vissuta, soprattutto online.

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Personalizzare l’offerta per creare fidelizzazione

La digital tecnology produce la certezza che ogni istante si auto-rigenera: il volantino non basta più, il 6×3 per strada non è più di vitale importanza, così come non lo sono i gadget “brandizzati” distribuiti in-store, ciò su cui si fa leva è la personalizzazione. Strumenti e strategie digitali all’interno dell’attività commerciale: inventari, ordini, sicurezza interna, gestione del magazzino, esposizione ed allestimento, assortimento dei prodotti e sistemi di pagamento, costituiscono tutta una serie di realtà non più analogiche:

  • NFC e portafogli mobili per i pagamenti attraverso il proprio smartphone;
  • RFID per la memorizzazione di etichette elettroniche;
  • Totem interattivi e supporti digitali touch-screen per ordini, acquisti o consultazioni;
  • Videocamere di sorveglianza e sistemi di controlli termici sempre più avanzati;
  • Barcode, QR Code, Data Matrix e SmartCode anche per il semplice biglietto per l’autobus;
  • Wifi, cloud e social media per connettersi al mondo di clienti potenzialmente illimitato.

Nel retail è fondamentale la capacità di anticipare i bisogni dei clienti e sviluppare esperienze d’acquisto personalizzate.

Il nuovo ruolo del digitale nella Customer Journey

Gli algoritmi, alla base della loro tecnologia sono in grado di analizzare i comportamenti online e riescono a proporre agli utenti offerte mirate che:

  • Anticipano i loro bisogni;
  • Eliminano le loro incertezze in fase di discovery;
  • Fanno scoprire nuovi articoli in linea con le loro esigenze.

Dunque c’è un approccio One-to-one e nessun consumatore è uguale a un altro. Secondo Epsilon, l’80% dei clienti ha maggiore probabilità di concludere un acquisto da un brand che offre esperienze ad personam.

Nel retail, la massimizzazione del business transita dai dati. Essi preparano il terreno all’acquisto e devono essere raccolti in tempo reale e l’unico modo che le aziende hanno per tracciare in modo diretto le intenzioni e gli interessi dei clienti è quello inerente ai canali digitali.

La tecnologia informatica dunque è il campo in cui si giocherà la vera competizione tra i retailer: la relazione con i clienti dovrà essere acquisita e consolidata prima dell’ingresso nei negozi, in modo che i dati raccolti servano poi a ottimizzare l’offerta nel punto vendita.

Il Customer Journey in-store diventa così più efficiente e veloce: si riesce ad assicurare a ciascun cliente l’attenzione individuale che merita, senza creare congestioni e rallentamenti nel servizio.

Come si sta evolvendo il retail?

Il content è il punto di contatto per convertire

I contenuti pubblicati sul sito e sui social media diventano il perfect match con i consumatori. Una dettagliata descrizione del prodotto genera un retail di qualità e sicurezza negli acquirenti.

Online i clienti, sono animati dai bisogni latenti o attivi: avvertono di avere un’esigenza da risolvere e cercano soluzioni che possano fare al caso loro. In questa fase dedicano molto tempo alla ricerca di informazioni su prodotti da acquistare. Per attrarli e fare breccia nella loro mente è indispensabile offrire una selezione di contenuti in grado di convincerli e ingaggiarli.

L’esperienza del consumatore deve essere ricca e il contenuto si posiziona a cavallo tra i dati e le risorse multimediali.

La rilevanza dell’approccio omnicanale

L’approccio omnicanale spinge i rivenditori a mappare il percorso del cliente, identificando i punti di contatto che possono fare la differenza tra una vendita e un’opportunità persa. I rivenditori sono incoraggiati a intraprendere questo esercizio e a decidere come sostenere un approccio integrato in tutta l’azienda, sia online che in negozio.

Prendiamo ad esempio il Customer Care. I clienti potrebbero aver bisogno del servizio clienti in negozio se stanno cercando una soluzione immediata, oppure potrebbero preferire la comodità di accedere all’assistenza online o via telefono.

Non dovrebbero esserci incongruenze tra i vari canali. I team offline e online devono presentare un messaggio unificato che abbia la stessa identità.

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I rivenditori riconoscono di avere accesso a una notevole quantità di dati

I dati sono la keyword per migliorare l’esperienza del cliente

I rivenditori riconoscono di avere accesso a una notevole quantità di dati e stanno lavorando attivamente per utilizzarli così da indirizzare meglio i potenziali clienti, ottimizzare l’esperienze d’acquisto e colmare il divario tra esperienza digitale e fisica. L’efficace utilizzo di questi dati dipende dalla presenza di persone competenti. I commercianti devono investire nell’assunzione di Data Specialists e facilitare la formazione continua, per garantire che le loro conoscenze siano effettivamente utili.

Il passaggio successivo consiste nell’applicare le conoscenze dove è necessario. Recenti studi del Digital Marketing Institute hanno dimostrato che per più di un quarto dei rivenditori, l’esperienza del cliente è la priorità numero uno per differenziarsi. I dati che i rivenditori detengono – e analizzano – sono estremamente utili per adattare l’esperienza ai singoli consumatori.

Ad esempio, sapendo quando è più probabile che un cliente navighi in un sito Web, visiti un negozio e infine effettui un acquisto, i rivenditori possono inoltrare offerte che hanno maggiori chances di incoraggiare un’azione.

Se un cliente ha la tendenza a visitare il negozio il venerdì pomeriggio, non ha senso inviare offerte il martedì mattina. Attira la loro attenzione invece venerdì mattina, quando è più probabile che si trovino in zona e desiderino fare una visita. È uno scenario semplice, ma dimostra come un approccio congiunto ai dati nell’ambito del Marketing omnicanale, possa produrre risultati.

Creare una cultura incentrata sul pubblico di riferimento

Attualmente il retail è stato completamente rivoluzionato dalla tecnologia digitale. Ma nonostante tutta l’innovazione il fattore più importante rimane quello umano.

La cultura incentrata sul cliente è essenziale per qualsiasi rivenditore. Presentarsi non è abbastanza; è la qualità della relazione che fa la differenza.

koji social tech

Remix e share: Koji rivoluziona la creatività digitale

  • 1993 e siamo agli albori della rete. Sul New Yorker esce una vignetta di Pete Steiner, diventata poi famosissima, che mostra un cane seduto davanti al computer: “Su internet, nessuno sa che sei un cane”, recita la didascalia.
  • Da allora sono stati fatti un sacco di passi avanti, i social e la rete sono entrati nelle nostre vite, fino a modificare i nostri comportamenti.
  • Tech e social continuano a viaggiare veloci: Koji è una delle ultime novità, in grado di rivoluzionare il mondo dei content creator.

 

Tagga, condividi, metti hashtag, ricambia il follow, follow for follow e throwback. Quanto è cambiato il nostro linguaggio dall’era dei social?

E non solo. Quanto sono diverse le nostre vite dall’epoca Facebook? E quanto ne siamo dipendenti?

Oggi è su Facebook quasi il 90% dei giovani tra i 18 e i 29 anni, ma c’è anche più della metà (il 65%) di chi ha più di 65 anni. Tre quarti degli utenti visitano Facebook ogni giorno e più della metà lo fa diverse volte al giorno per mantenere viva la propria identità virtuale.

Per non parlare poi del mondo del business: Fortune scrive che nove aziende su dieci negli Stati Uniti usano i social network ottenendone aumenti nelle vendite e che “il business non può sopravvivere senza i social network”.

Lo stesso vale per il mondo del lavoro: Forbes afferma che i social network stanno dando forma al futuro del job market. L’attenzione di chi naviga va catturata entro otto secondi e basta un tweet sbagliato per mettersi nei guai.

Pensavamo di conoscerli tutti: Facebook, da cui tutto ha avuto inizio, Instagram, Twitter, Snapchat. Ma poi è arrivato TikTok, chiacchierato e temuto dal governo a stelle e strisce, tanto da bannarlo (forse) negli USA dal 27 settembre.

E poi, da non sottovalutare, c’è Wechat, sviluppato dalla cinese Tencent.

koji social tech

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Sembrerebbe che all’appello non manchi nessuno. Sì, ma tech e social corrono veloce, tanto che si fatica a stare al passo con gli ultimi trend e il prezzo è un’obsolescenza quasi istantanea. Quindi, what’s next?

Koji

Chi può dirlo. In effetti, si va così avanti che a volte il futuro sembra quasi imprevedibile.

Ma tra il panorama delle start-up digitali e social se ne sta facendo largo una che potrebbe rivoluzionare il concetto di content creator.

Si chiama Koji. Made in San Diego (sembra che il polo dell’innovazione tech continui ad essere US based) è una piattaforma che consente ai non user friendly di creare facilmente meme interattivi, giochi e altri contenuti generati dagli utenti, da pubblicare poi sui social. O, per dirla come un Millennial, da “sharare”.

Koji social tech

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Sembrerebbe una newco di vita breve e, invece, ha raccolto dieci milioni di dollari in un round di raccolta fondi.

L’azienda, con dodici dipendenti, guidata dall’ex dirigente Google e Veoh Networks, Dmitry Shapiro, è una piattaforma per la creazione di post interattivi, una sorta di strumento di remix che chiunque può utilizzare per creare e condividere selfie, meme e giochi interattivi sui social.

Remix & share

Sì, il remix non è più solo roba da dj. Già TikTok aveva reso popolare la cultura del remix, prendendo una parte di un contenuto, modificandolo ed utilizzandolo per altri scopi e il social è cresciuto fino a 800 milioni di utenti attivi.

In effetti, il social creato dall’orientale ByteDance, ha promosso la creazione di contenuti non partendo da zero, ma considerando qualcosa di già esistente. Non si tratta di mera copia, ma di combinazione tra vecchio e nuovo e, spesso, i cosiddetti remix riescono ad essere significativamente migliori dei contenuti originali.

Dunque, si utilizza materiale creativo già esistente (immagini, testi, audio, frammenti video) per dare vita a nuova creatività. In questo caso, quindi, vale la formula: copy, transform, combine.

Il tutto è a prova di dilettante, perché chiunque può facilmente remixare e creare giochi, mini app e meme senza saper codificare. Bastano pochi minuti e il gioco è fatto.

Bisogna solo visitare il sito Koji, scegliere un modello (meme, video, immagine) e fare click su “remix” per personalizzare con immagini, colori, suoni ed altre opzioni, per poi condividere il tutto su qualsiasi social.

koji social tech

L’obiettivo è rendere il contenuto virale. Ed è già successo: Burger King, per esempio, ha ritwittato un Koji creato da un fan sulla campagna pubblicitari Moldy Whopper, ottenendo migliaia di riproduzioni.

Creatività democratica

Shapiro crede che i contenuti social interattivi possano creare maggior coinvolgimento e condivisione, portando ad un’eco più ampia rispetto ai tradizionali post statici di foto, video e testo.

In effetti, il futuro dei social sarà il cosiddetto engagement. Ad esempio, i clienti oggi usano i social network per interagire con le aziende: vogliono risposte immediate, consigli, assistenza. E vogliono essere coinvolti (engaged). E come rispondono le aziende? Stando online sempre, pronte a dare feedback 24h.

Non da meno, la piattaforma consente la democratizzazione degli strumenti di creazione, dando una chance anche ai non tech friendly.

koji social tech

Qualsiasi buon media manager, per esempio, potrebbe creare un video o un gioco interattivo, condividerlo sui social e promuovere il proprio marchio.

Sarà una rivoluzione?

Se le nostre vite e i nostri comportamenti sono stati completamente rivoluzionati dai social network, che hanno dato parola e legittimità virtuale a tutti, chissà se ancora tutti, a breve, potremmo definirci digital e content creator.

Le scommesse sono aperte.

milano design city

Milano non rinuncia al design e al Fuorisalone, arriva Milano Design City

  • La creatività e il design tornano, dopo lo stop del Coronavirus, in città e online
  • L’evento, evoluzione della Fall Design Week, intende promuovere la cultura del progetto, con un focus su sostenibilità, economia circolare e riprogettazione degli spazi urbani

Milano non rinuncia al design, il Fuorisalone, rinviato causa Covid, torna a Milano dal 28 settembre al 10 ottobre. La design week (prevista per lo scorso aprile) lascia il posto a Milano Design City: un’edizione autunnale che esplora la cultura del design e dell’innovazione attraverso talk, incontri e tavole rotonde in giro per il capoluogo lombardo.

milano design city

Ritorna a essere settembre il mese del design, con un evento territoriale che unirà virtuale e reale. Un’opportunità unica per inventare nuovi modi di parlare di design, per definire un modello di comunicazione che ibriderà gli spazi digitali e fisici.

L’esigenza di comunicare il design nella nuova normalità post-Covid

Il Fuorisalone è quel rivoluzionario processo che ha portato il business dell’arredamento fuori dal contesto più istituzionale dei padiglioni fieristici, alla ricerca di spazi e modalità espositive inediti.

La pandemia ha creato uno scenario nuovo e inimmaginabile. Nel frattempo i linguaggi visivi e i codici che utilizziamo per comunicare si stanno evolvendo rapidamente e i tentativi di riprodurre in maniera virtuale un evento di tale portata sono ancora incerti.

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Seguendo il format proposto dal Comune di Milano, l’evento diventa un’evoluzione della Fall Design Week degli ultimi quattro anni. La nuova edizione autunnale propone alla città due settimane di eventi, workshop, talk e mostre dedicate al design in showroom, musei e gallerie.

Design City Edition si concentra sul tema della cultura del design e dell’innovazione, con un focus su sostenibilità, economia circolare e riprogettazione degli spazi urbani.

Un nuovo appuntamento per promuovere la cultura del progetto e rilanciare la vocazione di Milano come punto di riferimento per il design internazionale grazie ad un ricco calendario di iniziative digital, con nomi rilevanti del settore industriale e dell’arredo.

La partecipazione sarà sia in loco che online: la piattaforma digitale rimarrà attiva per arricchire i contenuti e promuovere i brand non operanti sul territorio.

Attraverso la sinergia di diverse discipline artistiche e creative, l’evento intende affrontare una rilevante pluralità di temi come quelli dell’economia circolare, del riuso e della sostenibilità.

fuorisalone 2020

Di vitale importanza il supporto degli operatori del tavolo interzone (le zone e i distretti di Milano attivi sul territorio durante tutto l’anno) nell’organizzazione dell’evento. Spazio anche alla progettazione internazionale e alle riflessioni sui nuovi modi di intendere gli spazi urbani e la mobilità delle persone nelle città.

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Milano Design City l’edizione autunnale del Fuorisalone

Brera Design District propone un percorso per coinvolgere gli showroom attivi e organizzare talk e tavole rotonde. In occasione di Fuorisalone Design City Edition in Brera saranno inaugurati e aperti al pubblico nuovi showroom, tra questi:

  • Il nuovo spazio aziendale Marsotto, disegnato da studio Nendo, caratterizzato dalla leggerezza delle linee, rende omaggio alle molteplici produzioni del brand, da sempre dedicato alla trasformazione di marmi e pietre naturali;
  • Mutina presenta Mattonelle Margherita, la nuova collezione realizzata dall’artista Nathalie Du Pasquier, Casa Mutina ospiterà un allestimento ad hoc, attraverso cui il pubblico avrà modo di sperimentare in prima persona l’universo vibrante che caratterizza la collezione.

milano design city

Tra le principali zone del design, percorsi tematici e collettive in:

  • Distretto Durini con Inspire Design si ripropone in maniera coesa come distretto del design in città e promotore della ferma volontà di ripresa. La zona, forte dell’alta concentrazione di flagship store di importanti aziende del settore, sarà animata da presentazioni di prodotto e di ambienti esclusivi. La RE-START vedrà la presenza di numerosi architetti e designer di rilievo, con momenti di confronto e dibattito sulla cultura del progetto. Gli showroom si trasformeranno in veri “atelier di bellezza diffusa” in cui si potrà nuovamente respirare la leggerezza del lifestyle tra i più esclusivi al mondo.
  • 5VIE D’N’A – Design ‘n’ Art for a Better World: un calendario di circa 50 eventi digitali (esposizioni, performance, dibattiti) e una ventina in presenza, su temi come l’innovazione sociale e l’economia circolare, espressi attraverso il design, le arti visive, la musica e la poesia.
  • Isola Design District, secondo l’iniziativa Isola Open Studios, aprirà le porte al pubblico di studi, laboratori e gallerie, programmando incontri per parlare di design sostenibile e biomateriali.
  • Dopo l’edizione di giugno, Tortona Rocks parteciperà anche a Milan Design City per esplorare la ridefinizione degli spazi lavorativi e della mobilità urbana all’interno dell’Opificio 31.

Tra gli altri progetti proposti in occasione di Milano Design City, presso i chiostri del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia appena restaurati grazie al contributo del Comune di Milano e di Regione Lombardia, due differenti iniziative dedicate alla cultura del design a cura della Galleria Rossana Orlandi:

  1. “We Are Nature”, esposizione dedicata all’arte e al design responsabile dove le opere sono create in armonia con la convivenza tra uomo e pianeta e nel rispetto della natura;
  2. “RO Plastic Prize 2020” il “Premio Internazionale” dedicato ai temi del riuso e del riciclo della plastica ed esposizione dei progetti finalisti.

Il programma del Fuorisalone d’autunno è online insieme alla guida eventi con mappa interattiva dedicata al territorio secondo il modello tradizionale proposto da Fuorisalone.it.

Week in Social: dalle sfide nei gruppi su Facebook alle Stories su Pinterest

Anche questa settimana non potevamo lasciarti senza il recap delle migliori notizie dal mondo dei social. Questa volta parliamo di funzionalità: tante le novità in arrivo sulle diverse piattaforme. Scopriamole subito insieme!

Galassia Facebook

La funzionalità per i dispositivi collegati di WhatsApp è vicina al lancio. La funzione permetterà a un massimo di quattro dispositivi di connettersi a un singolo account WhatsApp.

whatsapp business

Le metriche di utilizzo degli hashtag arrivano anche su Facebook. Il social cioè mostrerà quante volte quel particolare tag è stato utilizzato mentre si digita per creare un nuovo post.

Facebook sta lanciando una funzione di sfida nei gruppi. I membri del gruppo possono creare una nuova challenge aggiungendo un hashtag che termina con la parola “sfida”, ad esempio #ninjachallenge.

Addio Text Overlay Tool. Secondo quanto segnalato dall’esperto di Social Media Matt Navarra, Facebook starebbe eliminando le restrizioni sui contenuti testuali nelle immagini pubblicitarie. Una notizia potenzialmente fantastica per tanti social media manager.

Ultima novità della settimana per il social dei social, il Rights Manager, cioè lo strumento per rilevare l’uso di immagini protette da copyright sui social di Menlo Park, sarà disponibile ora per più utenti. Per accedere al tool è necessario compilare un form.

Intanto, sul versante privacy, Facebook minaccia di lasciare l’Europa. A causa della proposta del nuovo regolamento sulla condivisione dei dati per gli utenti europei, il social potrebbe decidere di bloccare sia Facebook che Instagram per quasi 410 milioni di utilizzatori.

Novità per Instagram Reels

Il social ha appena rilasciato alcuni aggiornamenti per questo nuovo formato in stile TikTok. Ci saranno clip più lunghi (fino a 30 secondi) e strumenti di editing video migliorati.

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Mondo LinkedIn

LinkedIn sta per lanciare un look aggiornato. Come parte del cambiamento, oltre al layout rinnovato, anche le stories saranno finalmente disponibili per tutti gli utenti.

Controllo dei commenti su LinkedIn. La piattaforma professionale sta lavorando a un check dei commenti che permetterà di scegliere chi può commentare i propri post, un po’ come già accade su Twitter.

Universo Pinterest

Pinterest lancia le sue Pin Stories.

Anche la piattaforma di ricerca visiva, dopo aver lavorato sul formato nel corso dell’ultimo anno, ha ora annunciato la versione beta per inseguire il trend.

digital pr

Investire in Digital PR conviene: ecco alcuni dati e novità

  • Secondo le proiezioni degli analisti, una larga parte del budget complessivo di marketing verrà impiegata nel segmento delle digital PR.
  • Per le imprese italiane oggi è possibile usufruire di un  bonus che include tutti gli investimenti pubblicitari, digital PR comprese, su testate giornalistiche cartacee e online, televisioni, radio nazionali e locali.

 

Il mercato del digital marketing americano prevede per il 2021, nonostante una congiuntura economica fiaccata dalla pandemia da Coronavirus, un investimento totale prossimo ai 120 miliardi di dollari.

Secondo le proiezioni degli analisti, una larga parte del budget complessivo verrà impiegata nel segmento più interessante e futuribile degli ultimi anni: quello delle digital PR.

Impatto e ritorno economico delle digital PR

Se le pubbliche relazioni hanno sempre avuto il ruolo di collegare brand e attività al mondo esterno attraverso il megafono offerto dai media, non deve sorprendere se i professionisti di questo settore sono stati tra i primi in assoluto ad esplorare le potenzialità del web.

digital marketer skill

Con l’avvento di internet dei social network, infatti, gli specialisti della comunicazione hanno compreso prima di altre categorie come la promozione del futuro non potrà più prescindere dall’online.

Ma a cambiare non sono solo le piattaforme: ogni rivoluzione così radicale porta con sé linguaggi e modalità totalmente inedite, e anche le digital PR non fanno eccezione.

Una delle principali ragioni della diffusione così ampia tra professionisti, brand e aziende di ogni fascia e dimensione, è che sempre più consumatori si sentono infastiditi da un certo tipo di pubblicità di stampo tradizionale, che sebbene targetizzata finisce col risultare invasiva e spesso opprimente, oltre che ripetitiva.

Nonostante i dati Istat rivelino come solo 6 italiani sui 10 utilizzino la rete con regolarità, numeri inferiori alla media mondiale, il lockdown e la necessità di lavorare online hanno determinato un incremento statistico senza precedenti.

Dalle mille incertezze del futuro emerge quindi una sola certezza a trovare tutti concordi: il digitale rappresenta più che mail il futuro.

L’interconnessione globale pone tuttavia nuove sfide, rendendo più impegnativo emergere, differenziarsi dalla concorrenza e conquistare la fiducia dei clienti già acquisiti o dei potenziali tali nel mare magnum delle offerte che un consumatore ha, ininterrottamente, a propria disposizione.

Per raggiungere questi obiettivi, i veri capisaldi di una realtà commerciale in grado di prosperare, le pubbliche relazioni si confermano lo strumento più idoneo.

Secondo l’autorevole società di ricerche e raccolta dati americana Schlesinger Group, ricorrere alle digital PR garantisce un incremento di efficacia della propria campagna promozionale sui media di 5.2 volte.

I benefici di un’azione continuativa sono ancora maggiori.

Studiate per generare effetti positivi sul medio e lungo termine, attraverso strategie oculate che consentano di volta in volta di veicolare i valori e i messaggi di un brand, le PR riescono ad influenzare in modo decisivo le opinioni delle persone: il numero di coloro che credono alle pubblicità scende di anno in anno, mentre aumentano le fila di consumatori propensi a sviluppare legami di fiducia con brand trattati spontaneamente dai media.

È possibile farne richiesta a partire dal mese di settembre

Ecco perché non è più possibile farne a meno, e perché cominciare in un periodo di crisi è la scelta migliore.

PR e decreto Cura Italia: una nuova prospettiva per le imprese

Per contrastare gli effetti negativi legati all’emergenza Covid, il governo italiano ha dato vita al decreto ribattezzato “Cura Italia”.

Contenuto tra le misure a sostegno delle imprese, l’articolo 98 del decreto legge 18/2020 (modificante un DL del 2017) renderà ancora più conveniente ricorrere ai professionisti delle pubbliche relazioni per rilanciare, affermare e far decollare la propria attività.

Fino a tre anni fa era possibile scaricare le spese sostenute per campagne pubblicitarie fino al 30% e solo sulla parte incrementale rispetto a quanto investito nell’esercizio precedente.

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Da oggi in poi, grazie a una novità che promette di diffondere l’impiego delle relazioni pubbliche su larga scala, si potrà scaricare il 50% delle spese sull’intero totale investito.

Questo bonus è destinato a imprese, lavoratori autonomi ed enti non commerciali (compreso chi nell’anno precedente non ha effettuato investimenti in tal senso), e include tutti gli investimenti pubblicitari, PR incluse, su testate giornalistiche cartacee e online, televisioni, radio nazionali e locali.

Una misura, questa che renderà ancora più conveniente rispetto al passato pensare ad una campagna di digital PR adeguata alle proprie esigenze.