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Nasce Scena Unita, un fondo per salvare lo Spettacolo e i suoi lavoratori

  • Il settore dello spettacolo è tra quelli più colpiti dalla crisi da Covid-19
  • Gli artisti dello show biz italiano hanno promosso una raccolta fondi per i lavoratori senza tutele
  • Nasce Scena Unita, il fondo a sostegno dello spettacolo

All’indomani del secondo lockdown nasce Scena Unita, un fondo a sostegno dei lavoratori dello spettacolo precari.

La crisi da Covid-19 ha investito in maniera più o meno diversa tutte le regioni di Italia e tutte le attività economiche del paese. Ma uno dei settori maggiormente colpiti è quello dello spettacolo. Da quando è scoppiata la Pandemia il sipario è subito calato su teatri, cinema, live club, set di produzione e altri luoghi attorno a cui ruotano tanti lavoratori autonomi e intermittenti.

I professionisti dello spettacolo stanno sentendo il peso della crisi economica soprattutto per la mancanza di inquadramenti professionali che ne tutelino l’operato in condizioni di difficoltà. Per far fronte a quella che potrebbe diventare una vera e propria emergenza culturale, tanti artisti ed enti privati si sono riuniti attorno al tavolo della solidarietà per dare vita a Scena Unita, un fondo per sostenere i lavoratori dello spettacolo e le loro famiglie.

Nel comunicato stampa ufficiale dell’iniziativa si legge che il settore dello spettacolo è un sistema complesso non sempre dotato di strumenti adeguati, sia da un punto di vista di inquadramento professionale che rispetto al sostegno economico alle realtà che lo compongono da parte dello Stato. L’emergenza sanitaria ha generato un peggioramento progressivo della situazione economica del settore che oggi rende non sostenibile la sopravvivenza delle persone e delle realtà, profit e no profit, che in esso operano.

Gli obiettivi di Scena Unita per far ripartire il settore dello Spettacolo

Scena Unita vuole dare un aiuto concreto a quei lavoratori impossibilitati ad operare in questo momento e sostenere una futura ripartenza del settore attraverso la realizzazione di questi obiettivi:

  1. Sostenere i lavoratori i cui requisiti saranno definite da un apposito bando
  2. Supportare le attività formative che risponderanno ai criteri del bando
  3. Supportare i progetti che potranno innescare nuove occasioni di lavoro.

Il fondo sarà gestito da CESVI, in collaborazione con Music Innovation Hub e La Musica Che Gira. Mentre le attività per realizzare gli obiettivi del fondo saranno elaborate da un comitato tecnico scientifico formato da Fondazione Centro Studi Doc, Fondazione Fitzcarraldo, cheFare, #chiamateNoi, Squadra live, 42 Law Firm, Associazione Unita e altre personalità di spicco: il professor Stefano Baia Curioni e la professoressa Dubini dell’Università Bocconi, il professor Gianluca Scarchillo dell’Università La Sapienza, il professor Fabio Dell’Aversana della Federico II, Maurizio Roi esponente di Mediartecultura e Art-booking e Andrea Marco Ricci di CAM/Note Legali/Nuovo IMAIE.

LEGGI ANCHE: La crisi ha colpito tante aziende italiane, ma per rilanciare le attività c’è il Digital Marketing

 

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La raccolta fondi

Oggi Scena Unita ha già raccolto 2 milioni di euro grazie al contributo di tanti artisti e brand, tra cui Achille Lauro, Chiara Ferragni, Manuel Agnelli, Carlo Verdone, Fiorello, e tanti altri.

Tra i brand che hanno supportato la comunità creativa vi sono Intesa Sanpaolo, Estetista Cinica, Fendi, Amazon Prime, Vertigo, Friends & Partners, Magellano Concerti, Vivo Concerti, Live Nation, Arcobaleno Tre Srl, Sony Music Entertainment Italy, Warner Music, Universal Music Italia, FIMI, Endemol Shine, Fremantle Italia, Layla Cosmetics, Trident, BPM Concerti,
42 Records, Bomba Dischi, Eclectic, DNA Concerti, Tanta Roba, Alchimia e SDL.

Chiunque può impegnarsi in prima persona facendo una donazione attraverso ForFunding.it la piattaforma di crowdfunding implementata sul sito di Intesa San Paolo con l’obiettivo di raccogliere 400mila euro.

LEGGI ANCHE: App, streaming e divertimento: le iniziative benefiche più originali durante l’emergenza

La precarietà dei lavoratori dello spettacolo

Quello della precarietà dei lavoratori dello spettacolo non è un tema nuovo. Chi sceglie di lavorare in questo settore sa benissimo che tra un lavoro e l’altro, tra una rappresentazione e l’altra, tra un concerto e l’altro, c’è di mezzo un mare di possibilità e di precarietà.

Gli intermittenti dello spettacolo sono tantissimi: i lavoratori della tv, quelli del teatro, quelli del cinema, quelli della musica, quelli della danza e quelli del circo. Basta pensare a tutte le figure professionali che sono dentro all’organizzazione di un evento quale può essere un concerto o uno spettacolo. Fonici, tecnici delle luci, montatori, scenografi, maschere, addetti alle biglietterie, assistenti alla produzione, ecc. Tutte figure professionali, precarie, rimaste fuori per troppo tempo da ogni tipo di riflessione politica ancorata alle logiche fordiste dei grandi contratti collettivi nazionali. Forse il Covid-19, la Pandemia, la crisi economica, possono essere l’occasione per invitare i governi a riflettere in maniera concreta circa le peculiarità di questo settore. In fondo anche nello spettacolo della politica entrano in gioco queste professionalità. Prima di presentarsi in conferenza stampa c’è qualcuno che ti trucca, c’è una macchina da presa, ci sono i tecnici delle luci, ecc.  Lo spettacolo dovrebbe continuare per tutti, nessuno escluso.

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

  • Con Whatsapp Business puoi creare un rapporto personale con i tuoi clienti, aumentandone così la fidelizzazione
  • Permette di impostare le risposte rapide per le domande più frequenti, una comunicazione veloce con i clienti… e non solo!

 

WhatsApp Business nasce con lo scopo di sfruttare la messaggistica istantanea per migliorare la qualità dei servizi delle PMI. Tutte le aziende, quindi, possono comunicare in modo più efficiente con tutti i loro clienti.

WhatsApp, fin dalla sua nascita, è l’applicazione di messaggistica che permette di rimanere in contatto con amici e familiari.

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

LEGGI ANCHE: Come funziona Whatsapp Business

Un po’ di numeri…

Dal 2018, WhatsApp può essere utilizzata anche per rimanere in contatto con i propri clienti e, ad oggi, grazie alla versione Business conta più di 50 milioni di utenti in tutto il mondo. L’azienda di proprietà di Facebook ha rilasciato una versione ad hoc per le piccole e medie imprese, chiamata WhatsApp Business.

Tramite quest’app i clienti possono vedere il tuo catalogo e contattarti in maniera molto rapida.

  • Il 61% degli utenti preferisce scrivere ad un’azienda piuttosto che chiamarla;
  • Il 59% preferisce inviare messaggi tramite chat piuttosto che tramite e-mail.

La stessa azienda ricorda che:

I clienti non amano essere messi in attesa o trasferiti da un operatore all’altro durante le chiamate al servizio clienti e vogliono avere la certezza che i loro messaggi vengano letti da qualcuno.

La pandemia che stiamo vivendo ha dimostrato chiaramente che le aziende hanno bisogno di metodi alternativi per interagire con i clienti e concludere le vendite in modo veloce ed efficiente. WhatsApp si è rivelata una risorsa utile ed efficace, e ogni giorno oltre 175 milioni di persone inviano messaggi proprio ad account WhatsApp Business.

Una nostra ricerca ha rivelato che i clienti preferiscono inviare un messaggio alle attività per ottenere assistenza e sono più propensi a completare l’ordine quando questa opzione è disponibile.

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LEGGI ANCHE: 3 esempi di Whatsapp Marketing

Cosa riguarderanno le novità

Forti di un processo ben collaudato, grazie al successo dell’applicazione stessa e delle API di Whatapp Business, l’azienda precisa che:

Siamo convinti che WhatsApp possa contribuire a fare della messaggistica lo strumento più efficace per mettere in contatto attività e consumatori.

Da qui, emergono gli interessi concreti per contribuire a rendere sempre migliore la gestione delle proprie conversazioni con i clienti. Ecco cosa riguarderanno le ultime feature e prospettive.

Acquisti

Nuove funzionalità per visualizzare i prodotti disponibili e completare l’acquisto direttamente dalla chat. Inoltre, si consentirà alle attività di integrare più facilmente queste funzioni con le proprie soluzioni di vendita e assistenza ai clienti, in modo da aiutare le piccole aziende, che in questo momento particolare sono le più colpite.

Servizi di hosting di Facebook

Ogni attività commerciale ha esigenze tecnologiche diverse e deve poter scegliere con quali aziende collaborare per la gestione delle comunicazioni con i propri clienti.

Proprio per questo, nell’arco dei prossimi mesi verranno ampliate le partnership, già in essere, con i fornitori di soluzioni aziendali con cui l’azienda collabora da circa due anni. Verranno messi a disposizione delle aziende anche nuove opzioni per la gestione dei messaggi di WhatsApp attraverso servizi di hosting che Facebook ha in programma di offrire.

Questa opzione, forse la più importante, permetterà, alle piccole e medie imprese, di avviare l’attività su WhatsApp, vendere prodotti, tenere aggiornato l’inventario e rispondere tempestivamente ai messaggi, anche quando i dipendenti lavorano in smart working.

Vendite di servizi alle aziende

L’unica nota dolente, seppur in mare di positivo, è quella che si riferisce all’addebito, nei confronti dei clienti business, d’una tariffa per alcuni dei servizi offerti.

Questo permetterà a WhatsApp di continuare a sviluppare la propria attività e, allo stesso tempo, garantire e ampliare il servizio di chiamate e messaggi gratuiti, protetti dalla crittografia end-to-end, per oltre due miliardi di utenti.

Una vera e propria dichiarazione d’intenti che mira ad incentrare tutto sulla facilità di scambio di informazioni, e quindi di creare ancora più “legame”, anche e soprattutto, in termini economici tra brand e clienti. Noi non vediamo l’ora, e tu?

Come aprire il profilo su Whatsapp Business

Il primo passo da fare è scaricare l’app gratuita da Play Store o App Store di Apple.

Se già usi WhatsApp, all’apertura dell’applicazione della versione Business ti viene richiesto di migrare tutte le chat e i contenuti multimediali da un account all’altro. Di fatto, usi solo l’app WhatsApp Business, su cui viene trasferito ogni contenuto, attraverso una procedura guidata. Non temere!

Se non hai mai utilizzato WhatsApp, allora ti viene richiesto di verificare il tuo numero di telefono. Portati a termine questi primi passaggi, devi:

  • Scegliere un nome per il tuo account;
  • Il nome dell’azienda;
  • Aggiungere un’immagine di profilo;
  • Definire la categoria a cui appartiene la tua attività (alimentari, abbigliamento, etc.).

Quando hai concluso questi step, l’applicazione di permette di procedere.

Così, giungi a una schermata dove trovi le tre sezioni dell’applicazione WhatsApp classica: ChatStato e Chiamate.

Allo stesso modo, in alto a destra si trovano i tre pallini bianchi del menu Altre opzioni. Quello che devi fare adesso è andare, dal menu, alle Impostazioni.

Questo passaggio è importante per completare il tuo profilo aziendale. Infatti, andando sul nome dell’attività e poi sul simbolo della matita in alto a destra, hai accesso ad un’altra schermata.

Da qui puoi inserire tutte le voci che riguardano la tua attività:

  • Numero di telefono;
  • Indirizzo;
  • Descrizione di prodotti o servizi;
  • Orari di apertura;
  • Indirizzo e-mail;
  • Indirizzo sito web

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

A cosa serve

WhatsApp Business permette di creare una scheda della tua azienda, un po’ sulla falsa riga di Google My Business. Il tuo account business deve essere completo di tutte le informazioni utili ai tuoi clienti, per essere facilmente reperibile. Risulta indispensabile per tutti i commercianti che desiderano condividere informazioni sui loro prodotti e servizi più facilmente.

I cataloghi funzionano come vere e proprie vetrine mobili, nelle quali le aziende possono mostrare i loro prodotti. I clienti interessati possono semplicemente sfogliarli e scoprire facilmente cosa vogliono acquistare.

Finalmente i clienti possono visualizzare il catalogo completo direttamente all’interno di WhatsApp. Questo dà ai proprietari di aziende un aspetto più professionale e permette loro di coinvolgere i clienti in chat senza indirizzarli verso il sito web. Un sorta di rapida ed estensione digitale del proprio store fisico.

Fai attenzione al nome che decidi di dare all’attività, perché non avrai più occasione di modificarlo.

Come creare e gestire un Catalogo

  • Vai su Impostazioni > Impostazioni attività > Catalogo;
  • Clicca su “Aggiungi prodotto o servizio” per creare un nuovo catalogo;
  • Clicca sull’icona “+” e Aggiungi immagini;
  • Scegli foto esistenti dalla tua galleria o scattane di nuove tramite la fotocamera. Puoi scegliere fino a 10 immagini;
  • Aggiungi il nome dei prodotti o dei servizi, e, se desideri, puoi inserire informazioni aggiuntive, come la descrizione, il prezzo e un link che rimandi al sito web;
  • Una volta che hai concluso tutti i passaggi, clicca su “Salva”.

Vantaggi e svantaggi di Whatsapp Business

Eccoti alcuni dei vantaggi davvero degni di nota per tutti coloro che fanno uso di questa versione della celebre App:

  1. Puoi creare un rapporto personale con i tuoi clienti, aumentandone così la fidelizzazione;
  2. Permette di impostare le risposte rapide per le domande più frequenti;
  3. Permette una comunicazione veloce con i clienti;
  4. Permette di presentare la tua azienda e i tuoi prodotti;
  5. È gratis;
  6. È semplice da usare;
  7. Puoi fornire assistenza pre o post vendita;
  8. Non hai bisogno di avere un negozio online.

In merito agli svantaggi, ecco di seguito, alcuni di essi che ahimè risaltano davvero tanto… fammi sapere che ne pensi se già la utilizzi. Scrivi nei commenti!

  1. L’account è personale, e quindi la chat non può essere gestita da più collaboratori contemporaneamente;
  2. Non si possono inviare messaggi promozionali, altrimenti si rischia che l’account venga bloccato;
  3. Forte rischio di perdere il Tone Of Voice del tuo brand. Rimanere coerente al tuo modo di parlare.

Come permettere ai tuoi clienti di contattarti tramite WhatsApp Business?

Ecco due possibilità per essere contattati tramite l’app:

  1. Tramite numero di telefono;
  2. Per celebrare la soglia dei 50 milioni di utenti, WhatsApp Business ha introdotto una novità: tramite codice QR. I tuoi clienti possono iniziare a chattare con te semplicemente scannerizzando un codice QR!

Figo, no?

Come nascono i filtri di TikTok e come usarli bene (raccontato da chi li crea)

  • Al momento la creazione di filtri per TikTok è bloccata in Europa, ma bisogna essere pronti
  • Intervista a due creator di filtri AR, utilizzati da aziende e influencer

 

Moltissime volte ci saremo chiesti come si creano i filtri AR super utilizzati su TikTok e Instagram e quali siano i professionisti italiani in grado di realizzarli. Per chi non lo sapesse i filtri AR sono vere e proprie maschere e oggetti in 2D o 3D che gli utenti possono usare nei loro video entrando nel vivo della scena. Molte aziende stanno utilizzando queste maschere per diffondere il loro brand, un esempio lo trovate qui sotto:

TIKTOK BRAND AR

Conosciamo da vicino due creator di TikTok

Partiamo subito intervistando Elena Aiello artista italiana che ha saputo trasformare la propria passione in un lavoro unendo il disegno con la tecnologia.

Per chi ancora non ti conoscesse, parlaci un po’ di te, di quello che fai.

«Sono una Gemelli ascendente Gemelli e mi piace definirmi produttiva, ottimista e curiosa. Quando ero piccola, la maestra disse a mia madre “Sua figlia potrà fare tutto nella vita, meno che disegnare”. Ho vinto io.
La mia vita professionale parte dal saper disegnare. Mi sono laureata in Marketing e una volta facevo la Social Media Manager in un ufficio: un bel giorno ho detto basta. Mi sembrava uno spreco assoluto mettere in un cassetto quello che mi piaceva fare (e piaceva agli altri).

Allora mi sono messa a disegnare e a creare senza sosta. Forse è un lavoro privilegiato, però vi assicuro che la mano fa male a fine giornata.

Ho disegnato libri, pubblicità, app, videogames, video musicali. Quasi tutto. E non mi stanca mai. Anche perché alla pensione manca ancora molto».

Come funzionano i filtri

Come funziona la creazione di filtri AR su TikTok (se riesci si specifica)? Come si creano? E perché AR risulta importante per differenziarsi?

«Essendo una creativa, ho dei limiti tecnici e sostanzialmente la creazione di un filtro si svolge così. Mi viene l’idea, metto giù una bozza e vado da Chris (sì quello che mi sopporta) dicendo “Si può fare?”. Lui mi guarda e trova un modo, anche impossibile, per farlo.

Per questo mi piace lavorare con lui. Tecnicamente parlando, usiamo Effect creator per lo sviluppo. Meglio dire, useremmo. Al momento la creazione di filtri per TikTok è bloccata in Europa (sigh) ma bisogna essere pronti. Un vero peccato, perché quando facciamo un filtro AR amiamo essere degli outsiders, ma anche un po’ markettari. Studiamo il trend del momento e realizziamo quanto di più originale ci possa essere. Ed è questo che fa la differenza».

Per che tipologie di aziende credi sia utile adottare queste tipologie di strumenti di marketing?

«Tutte. I filtri sono un mezzo di comunicazione, sia B2B che B2C. Tutti abbiamo qualcosa da comunicare. Il filtro AR può essere una mossa vincente anche quando si parla di Personal Branding. E il nostro lavoro è proprio questo: troviamo il modo di far comunicare gli altri. Sia che si tratti di un filtro semplice, che un minigame interattivo, c’è sempre un modo per stupire gli spettatori».

LEGGI ANCHE: TikTok: cosa significa FYP e cosa dovresti sapere sul funzionamento del suo algoritmo

Costruire il successo su TikTok

Cosa ami di TikTok e cosa invece vorresti cambiare?

«Amo la velocità dei contenuti e l’algoritmo intelligente. Io ho un feed notevolmente diverso da quello dei miei amici, proprio perché abbiamo gusti del tutto differenti. Il fatto che TikTok mi propone i contenuti ad hoc, è davvero geniale. Cosa cambierei? Difficile da dire perché al momento è il mio social preferito».

Un consiglio pratico a chi sta cercando di strutturare la propria presenza su TikTok.

«Non fate come me. No, scherzo. Ho notato che i canali di successo su TikTok, sono quelli che mostrano una certa coerenza di tipologia nei contenuti. Chiunque può avere successo sulla piattaforma, ma è necessario anche costruirsi una sorta di piano editoriale. Sei un cuoco? Fai una mini ricetta in ogni video. Ti piace la moda? Parlami di spunti e curiosità sul tema. E così via.
Grazie all’algoritmo intelligente, sarà il target a cui indirizzi il messaggio, a venire spontaneamente da te. Se poi a questo, aggiungi anche un po’ di passione verso i trend del momento… successo assicurato!»

Ma se tu ti occupi del lato più creativo chi è il tecnico che insieme a te realizza questi prodotti?

Si chiama Christian Bilato, il mio compagno nel lavoro e nella vita ora credo sia giusto passare a lui la parola per spiegare come si trasforma un idea creativa in digitale.

LEGGI ANCHE: TikTok presenta For Business, uno spazio in cui la creatività incontra la community

Il lato creativo dei filtri

Christian presentati e raccontaci come crei i filtri AR e quali sono le fasi di produzione.

«Sono Christian Bilato, ho un background in marketing, ma da sempre appassionato di tecnologia, programmazione e videogiochi.
Da 5 anni lavoro con la Realtà Aumentata, realizzando insieme ad Elena, molte esperienze per diversi brand.

Nell’ultimo periodo sempre più aziende richiedono filtri per i Social, anche per integrare delle campagne marketing complesse.

Tramite EffectCreator, tool ufficiale di TikTok realizzato da ByteDance, è possibile sviluppare filtri AR, con la possibilità di creare delle interazioni molto interessanti ed efficaci, in modo decisamente più semplice rispetto ai competitor.

Per fare un esempio, all’interno del Tool è possibile utilizzare dei trigger (attivatori) preimpostati, come gesture delle mani o espressioni facciali, che permettono di attivare determinati effetti visivi a comando da parte dell’utente, dando agli sviluppatori una vastissima possibilità di scelta di interazioni e agli utenti modi sempre nuovi e divertenti di creare TikTok unic»i.

TikTok AR Production

«Questa è la prima area di lavoro chiamata “Design” in cui è possibile posizionare i vari componenti che faranno parte del filtro, in questo caso abbiamo lo sfondo a cerchio e in un livello superiore la scritta animata che comparirà. In questa area di lavoro è possibile avere anche controlli riguardo la trasparenza dei livelli, posizione e tanto altro, a seconda della tipologia di oggetto che andiamo a posizionare.
Quello che vedi è la riproduzione di un filtro che abbiamo già pubblicato su Instagram, con un ottimo successo, utilizzato anche da vip come Fedez e Chiara Ferragni».

Filter_Ferragnez_AR_filtro

«Questa invece è la seconda area di lavoro “Event”, come lascia già intendere il nome stesso qui si lavora sugli eventi, ogni oggetto avrà la propria timeline e la possibilità di inserire i Trigger di attivazione, decidere per esempio dopo quanti secondi attivare un’animazione o se la stessa sarà in loop. Così come se attivare determinati effetti o animazioni solo attraverso determinate gesture».

TikTok Ar Production

«Concludendo, siamo consapevoli di essere nel bel mezzo di una mera rivoluzione tecnologica, proprio per questo dobbiamo utilizzare questi mezzi per raggiungere le nuove generazioni in modo innovativo e personalizzato.

Credo che questi nuovi metodi per comunicare il proprio marchio al pubblico vadano seguiti con molta curiosità ed attenzione in quanto ci forniscono delle nuove metodologie di marketing».

Torna il Forum delle Risorse Umane: 3 giorni per scoprire il futuro del settore

Il 17, 18 e 19 novembre torna in triplice veste il Forum delle Risorse Umane.

Se la pandemia ha messo a dura prova il mondo del lavoro e del People Management, che si è improvvisamente trovato a dover rivoluzionare la propria attività, l’edizione 2020 del Forum avrà il compito di fare un bilancio sui progressi svolti e porre le basi di un confronto sulle nuove sfide e le opportunità aperte dai nuovi scenari.

>>> Scopri quale sarà il futuro del mondo HR con il Forum delle Risorse Umane.

Tre giorni dedicati al futuro delle skill, del welfare e dell’innovazione

Per dare a questi temi lo spazio che meritano, il Forum sarà organizzato in una tre giorni di sessioni, ciascuno dedicato a una diversa area di interesse: Training & Recruiting Day (17 novembre), Welfare & Wellbeing Day (18 novembre) e Digital & Innovation Day (19 novembre).

In un’epoca che ci ha visti costretti a minimizzare gli spostamenti e i contatti con gli altri, gli organizzatori hanno pensato che uno sforzo ulteriore fosse necessario per tornare a incontrarci, dialogare, riflettere sui problemi, in modalità online.

Il programma

Ciascuna delle tre giornate avrà inizio con una sessione plenaria, a cui seguiranno Talk Show, Digital Speech, Tavoli Tematici, con la partecipazione di Direttori di funzione e Opinion Leader d’eccezione del mondo HR, chiamati a confrontarsi sul presente e sul futuro del People Management, su come rilanciare il lavoro e far ripartire il paese. E saremo presenti anche noi di Ninja con un intervento dal titolo Ninja Learning for Digital Transformation: metodi e tecnologie a supporto delle aziende“, a cura di Federica Bulega (Corporate Training Manager di Ninja Academy) e di Esther Intile (Event & Account Manager di Ninja Academy).

Sarà l’occasione per interrogarsi sulla corretta “Exit Strategy” da tre prospettive:

  • 17 novembre | Le skill del futuro. Le leve della talent attraction e della formazione per far ripartire il paese.
  • 18 novembre | Il welfare del futuro. Il benessere delle persone e la crescita sostenibile.
  • 19 novembre | L’innovazione del futuro. Digitalizzazione e tecnologia per trasformare le crisi in opportunità.

Vuoi saperne di più e seguire la diretta? Iscriviti al Forum delle Risorse Umane!

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Il futuro dello shopping è phygital: dal Virtual Shopping Service all’Home Try-On

  •  A causa del COVID-19, il mondo del retail ha dovuto accelerare il processo di digitalizzazione già in atto
  • La dimensione phygital sta diventando sempre più un driver del cambiamento, svelando nuovi modi di costruire la customer experience
  • Personalizzazione e connessione saranno i criteri determinanti nel successo del business che passa dal retail

 

Il COVID-19 ha rivoluzionato le nostre vite e cambiato il nostro modo fare acquisti e comunicare, incoraggiando sempre più persone a fare affidamento sulla tecnologia. Anche se l’adozione del digitale era già in ascesa, la pandemia ha accelerato questo trend, spingendo soprattutto i meno giovani a provare l’eCommerce.

Questa tendenza è destinata a crescere per tutto il 2021 e oltre. Gli utenti faranno sempre più shopping online e cercheranno servizi capaci di combinare i vantaggi dell’esperienza in store con la comodità e la personalizzazione dell’interazione online.

Per adattarsi a queste nuove istanze, le aziende dovranno valutare la possibilità di offrire un’esperienza d’acquisto tale da integrare l’esperienza fisica dello store con la componente digitale, e viceversa.

Ad oggi,  il 63% degli acquisti inizia online, tuttavia il 49% degli utenti preferisce ancora fare acquisti in negozio. L’ascesa dell’eCommerce porta gli shopper a sperimentare una customer journey personalizzata e on demand.  Questo fa sì che le loro aspettative relative all’esperienza in store siano altissime e non possano essere deluse.

Da qui, l’opportunità di offrire più valore a un costo inferiore attraverso una strategia phygital.

4 esempi di approccio phygital

Se ancora non hai piena dimestichezza di come potrebbe essere un approccio phygital, ecco alcuni esempi promossi dai grandi brand.

1. Nike

Nike ha sperimentato un nuovo tipo di negozio in stile pop-up, incentrato sul concept del negozio di quartiere. Il negozio Nike by Melrose a Los Angeles è stato progettato sulla base dell’analisi dei dati dei clienti di Los Angeles NikePlus. Questi insight hanno fornito le informazioni necessarie per stabilire le offerte promozionali in store e sviluppare selezioni di prodotti customizzate.

Attraverso l’app Nike, i clienti possono riscattare i premi in store, prenotare una sessione di test prodotto, ordinare gli articoli per il ritiro e accedere ai resi inviando un messaggio al negozio.

2. Gucci

Pochi mesi fa, Gucci ha lanciato Gucci Live, un nuovo servizio di personal shopping virtuale che consente agli utenti di fare acquisti da remoto, comunicando con i consulenti del brand in videochiamata.

Attualmente il servizio è in fase di test ed è attivo nella sede di Gucci 9 di Firenze, ma il marchio prevede di estenderlo nelle altre cinque sedi di Gucci 9 a New York, Tokyo, Singapore, Sydney e Shanghai.

3. Timberland

Al fine di integrare l’esperienza in store con quella sul web, Timberland ha introdotto i TouchWall. Questi display digitali offrono ai clienti presenti in negozio l’intero catalogo online degli articoli del brand, insieme alla possibilità di creare una raccolta di preferiti in pochi semplici tap.

CloudTags Timberland Connected Store from cloudtags on Vimeo.

Inoltre, Timberland utilizza i dati ricavati dai tablet usati in negozio e dai TouchWall per fornire una migliore esperienze retail e potenziare la propria strategia di remarketing.

4. Warby Parker

Warby Parker offre agli utenti il servizio Home Try On, cioè la possibilità di ordinare e ricevere a casa fino a 5 paia di occhiali da provare gratuitamente, per un periodo di 5 giorni. Come si legge sul sito ufficiale del brand, il servizio si articola in 3 step.

  • L’utente seleziona fino a 5 paia di occhiali da ordinare in prova;
  • Warby Park invia gli articoli campione e l’utente ha fino a 5 giorni per provarli;
  • Il cliente ordina online l’articolo prescelto e restituisce i campioni via posta.

I principali takeaway per le aziende

Una strategia che integra l’esperienza fisica dello store con la componente digital incoraggia le persone ad interagire con il brand, offrendo loro maggiore connessione e una migliore esperienza d’acquisto.

Inoltre, il vantaggio di un approccio phygital è che le aziende hanno la possibilità combinare al meglio i dati degli utenti in store con quelli raccolti online attraverso gli strumenti di marketing omnichannel.

Questo fornisce una panoramica completa delle abitudini d’acquisto di ciascun cliente, sia in negozio che sul web. Così, man mano che il brand acquisisce queste informazioni, può elaborarle per progettare una customer journey su misura, attraverso offerte e promozioni personalizzate.

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La crisi ha colpito tante aziende italiane, ma per rilanciare le attività c’è il Digital Marketing

Lo avrai sentito e ri-sentito, perché lo pensiamo un po’ tutti: il 2020 passerà alla storia come uno degli anni più negativi di sempre. Le chiusure e le limitazioni imposte dalle autorità da un lato e il rischio percepito da parte del pubblico dall’altro hanno fortemente compromesso la domanda di beni e servizi, con conseguenze drammatiche sul fatturato di migliaia di aziende, piccole e grandi.

Siamo tutti dinanzi a un vero e proprio punto di svolta e, in uno scenario così imprevedibile, sono soltanto due le opzioni che abbiamo disposizione: continuare a svolgere le nostre solite attività come se nulla fosse, affidando la speranza di sopravvivenza del nostro business a fattori al di fuori dal nostro controllo, oppure darci una scossa e trasformare una minaccia tanto terribile in un’opportunità.

Adattarsi alla realtà in evoluzione con il Digital Marketing

Coi tempi che corrono essere resilienti è un dovere morale. Adattarsi alla realtà in continua evoluzione, resistere e non mollare mai sono parole d’ordine da tenere sempre tenere bene in mente; per te stesso, per la tua famiglia, per quella dei tuoi collaboratori e perfino per i tuoi clienti più affezionati.

E in questo il Digitale può venirci in aiuto, ma forse non tutti sanno bene come né da dove iniziare.

Noi abbiamo deciso di fare la nostra parte, offrendo un programma di 12 giorni per entrare nel Digital che toccherà tutti i temi fondamentali della Digital Strategy e del Social Media Marketing e che si rivolge agli imprenditori, ai commercianti e a chiunque lavori in un’azienda in difficoltà a causa della crisi.

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La 12 Digital Days Challenge Ninja

Dal 13 al 24 novembre, ogni giorno, per 12 giorni, avrai l’opportunità di accedere gratuitamente a un corso diverso. Così facendo, in meno di 2 settimane acquisirai conoscenze complete e aggiornate che ti consentiranno di muoverti con agio nel mondo digitale e cogliere nuove opportunità di business.

Grazie a un metodo didattico innovativo e interattivo, imparerai l’importanza della Digital Strategy e la potenza del Digital Advertising per la promozione dei tuoi prodotti e servizi; apprenderai come utilizzare in maniera professionale i principali Social Media per il tuo business e le come sfruttare la tecnologia per automatizzare le tue operatività di marketing; scoprirai le tecniche di scrittura più efficaci per il web e come ottenere il massimo dalle tue attività di marketing digitale.

Nel tuo percorso di formazione sarai guidato dal team Ninja e da alcuni dei più esperti professionisti del settore, impegnati sul campo da anni, e potrai conoscere il loro punto di vista e apprendere esempi pratici da poter replicare sin da subito, adattandoli facilmente alle tue esigenze.

Ognuna delle 12 Lezioni Gratuite è stata ideata per condensare nozioni teoriche e casi studio reali attraverso un metodo efficace al 100%. Apprenderai solo di contenuti significativi e di assoluto valore. A te la scelta. Puoi decidere di seguirne uno, tutti o solo quelli che ti interessano.

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open office

Workspace: il COVID-19 segna l’addio agli open office

  • Il COVID-19 ha trasformato il nostro modo di approcciarci al lavoro. Dagli uffici siamo passati al salotto di casa, lavorando da remoto
  • Abbiamo lasciato in sospeso la nostra postazione in un open office spazioso, ma cosa troveremo al nostro ritorno? Diremo per sempre addio agli uffici condivisi? 

Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.

Le parole sono di Winston Churchill e noi non possiamo far altro che annuire con la testa e pensare a questo 2020. Quanti sono stati i cambiamenti che abbiamo dovuto affrontare quest’anno? Nelle ultime settimane sentiamo più forte, sulla pelle, quell’aria d’incertezza che sembra schiacciarci, giorno dopo giorno, nell’attesa di nuove regole, nuove norme e altri cambiamenti. Non possiamo tirarci indietro, presto dovremo affrontarne altri e nessun ambito sarà escluso, specialmente quello lavorativo. Il COVID-19 ha stravolto i nostri piani e ha rivoluzionato il mondo del lavoro, modificandone l’approccio che avevamo. Abbiamo cambiato modo di lavorare e il luogo. Dagli open office dove tutti eravamo riuniti insieme, siamo passati al salotto di casa, destreggiandoci tra telelavoro, faccende di casa e la solitudine di un PC lampeggiante.

open office

LEGGI ANCHE: Come affrontare la vita con l’intelligenza emotiva (senza essere in balia delle proprie emozioni)

A cambiare, siamo cambiati, ma alla fine, siamo davvero migliorati?

Lavorare da remoto: come è andata davvero?

Le giornate ci sono sembrate infinite. La mattina sveglia presto accompagnata dall’ormai inseparabile nausea mattutina dovuta alle notizie e l’ansia per la pandemia. Ore e ore al PC, una breve pausa, un pranzo veloce e si riattaccava a lavorare. Non tutti abbiamo avuto le stesse esperienze, c’è chi, purtroppo, non ha potuto nemmeno lavorare, e chi ha avuto tante difficoltà a relazionarsi con il lavoro da remoto. Il pensiero andava spesso agli uffici semivuoti che ci siamo lasciati alle spalle, e qualcuno ha anche rimpianto la calca degli open office.

Ovviamente ci sono state persone che invece hanno adorato questo nuovo modo di lavorare e non ne vorrebbero più fare a meno. Il lavoro da remoto non è però flessibile come lo smart working e all’inizio tutti abbiamo fatto molta confusione tra i due.

I pareri sono diversi, e le discussioni tra le due fazioni di chi ama e odia lavorare da remoto, diventano sempre più accese.

I pro e i contro

Lavorare da remoto significa trasformare totalmente il punto di vista su come e dove lavorare. Non esiste più un ufficio, non c’è quel solito brusio che accompagna le giornate e che aumenta durante le pause, quando tutti si riuniscono per un caffè o un pasto leggero.

open office

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Gli open office erano il teatro dove si intervallano suoni e immagini che scandivano una normale giornata lavorativa: il ticchettio delle scarpe dei colleghi che, frenetici, si spostavano da una scrivania all’altra, il fruscio dei documenti svolazzanti e il bip incessante delle mail. Ora sono semi deserti e non sicuri. 

Tutto sta cambiando, e la nostra casa è diventato il posto dove vivere e lavorare. Spesso le due cose si mescolano tra loro, provocando smarrimento. La voglia di tornare alla normalità è tanta, ma non abbiamo idea di cosa troveremo al nostro ritorno.

Come cambiano gli uffici

In uno scenario in continua evoluzione quello che sappiamo è che al nostro ritorno gli uffici non saranno più gli stessi, specialmente gli open office. La storia di come si sono affermati nelle aziende e la loro evoluzione è interessante, anche se non tutti amano questa tipologia d’ufficio. 

L’evoluzione dell’open office

Alla fine degli anni ’60, l’open office iniziò davvero ad affermarsi come design popolare per i luoghi di lavoro. Burolandschaft, originariamente un approccio progettuale tedesco che si traduce in “office landscape”, mirava a democratizzare il posto di lavoro e creare una maggiore interazione tra tutti i colleghi.

In risposta alla crescente popolarità dei vasti spazi per uffici aperti, Robert Propst, presidente di Herman Miller Research Corporation, dichiarò che l’ufficio era una terra desolata che prosciuga la vitalità, blocca il talento, frustra la realizzazione. Secondo il suo parere, un ufficio non aveva bisogno solo di sedie e scrivanie, ma di un arredo. 

La replica dell’azienda fu il debutto dell’Action Office, il primo spazio per cubicoli flessibili, che offriva un ambiente di lavoro alternativo e con un po’ di privacy. 

Man mano che un numero sempre maggiore di aziende si avvicinò all’idea di Action Office e alla sua flessibilità modulare, il concetto cambiò e si trasformò in una produzione di massa di quelli che ora conosciamo come cubicoli. 

Odi et amo: come i lavoratori vedono l’open office

L’open office non ha un largo consenso tra gli addetti ai lavori, ma perché?

Amato dalle aziende perché consente di risparmiare denaro nella creazione e gestione degli uffici, è odiato dai dipendenti per diversi motivi:

  • la produttività personale è ridotta;
  • la mancanza di privacy;
  • i lavoratori si sentono esposti e monitorati;
  • rafforza il comportamento sessista a discapito delle donne.

Nonostante tutto, è stato anche dimostrato che migliora la cooperazione e la comunicazione. Il senso di comunità e la capacità di condividere conoscenze e idee sono le principali attrazioni del co-working.

Gli ultimi studi hanno effettivamente dimostrato che lavorare in un open office diminuisce la collaborazione dal vivo aumentando, invece, il coinvolgimento tramite posta elettronica. La produttività dei dipendenti è ridotta perché le persone si sentono a disagio.

In uno studio è anche emerso che specialmente le lavoratrici, si sentono osservate la maggior parte del tempo e giudicate in base al proprio outfit. Alcune di loro hanno perfino cambiato modo di vestirsi e truccarsi.

Molte donne sono consapevoli di essere costantemente osservate e il loro aspetto continuamente valutato, e questo le fa sentire inadeguate senza una reale motivazione.

Le persone hanno diversi problemi con uffici aperti e cubicoli, che hanno poca privacy, alti livelli di rumore, meno spazio e, apparentemente, un controllo della temperatura peggiore. Nel complesso, molti più lavoratori operanti in cubicoli e uffici aperti sono insoddisfatti del proprio ambiente di lavoro rispetto alle persone che lavorano in uffici privati.

La mancanza di spazio nei cubicoli e nei layout open space degli uffici è la ragione principale della frustrazione dei lavoratori. Di tutti i fattori valutati, la quantità di spazio è stata considerata la più importante.

Cosa ci manca della vita d’ufficio

Abbiamo visto che l’open office non è per tutti un ambiente di coesione e libertà, ma di fatto ha segnato un cambio di rotta nella gestione dell’ufficio. Le cose che probabilmente più ci mancano sono quei semplici gesti che prima erano normalità e che ora ci sembrano quasi fantascienza, e uno dei modelli che potrebbe estinguersi è proprio quello dell’open office.

La possibilità di scambiare informazioni dal vivo sui progetti e sulle strategie da seguire per raggiungere gli obiettivi prefissati, ma anche due chiacchiere in fila alla macchinetta del caffè sono cose che non si possono replicare lavorando da remoto. Adesso ognuno di noi è dislocato in un punto diverso, magari in città o addirittura Paesi diversi, lì davanti allo schermo, solo.

Per quanto sia più sicuro e molti hanno trovato migliore lavorare da remoto piuttosto che in ufficio, evitando l’agognato pendolarismo e riuscendo a gestire meglio il proprio tempo, abbiamo la mancanza dell’ufficio così come lo conosciamo. Forse questa velata malinconia è dovuta al fatto che non conosciamo realmente come potrebbe essere quello che ci aspetta, il nuovo ufficio che varrà. Se effettivamente ci sarà.

L’ufficio di domani: dati e previsioni

Secondo un sondaggio effettuato tra diverse aziende tecnologiche, meno della metà degli uffici open space manterrà questo tipo layout nell’era post-pandemia. La maggior parte sta valutando di apportare delle modifiche per tutelare le aziende e il personale.

Mentre pianificano di riunire nuovamente la propria forza lavoro in ufficio, vengono effettuati numerosi calcoli per fornire un ambiente che mantenga i lavoratori al sicuro, sani e produttivi.

La ricerca di Savills

Condotto dalla società immobiliare commerciale Savills in agosto e settembre, il sondaggio ha chiesto a 250 aziende tecnologiche, per lo più in Nord America, come la pandemia avesse influenzato i loro piani per la crescita degli spazi d’ufficio e sulla forza lavoro nel breve termine.

Prima dell’inizio della pandemia, il 46% degli intervistati ha affermato che i loro uffici erano interamente a pianta aperta, con panchine o cubicoli. Proiettandosi in un prossimo futuro, meno della metà, solo il 22% degli intervistati, ha affermato che continuerà a mantenere il proprio piano open office. Anche gli intervistati con un mix di piani per lo più aperti e alcuni uffici privati ​​hanno affermato che probabilmente cambieranno la struttura degli uffici. 

Ricreare nuovi assetti di lavoro abbandonando l’open office non è l’unico fattore che segnerà i grandi cambiamenti in arrivo nei settori più tech. Secondo il sondaggio, anche gli uffici potrebbero diventare più piccoli.

Oltre l’80% degli intervistati afferma che ridimensionerà gli spazi. Più della metà degli intervistati ha affermato che si libererà di almeno una parte, se non la maggior parte, dei propri uffici entro il prossimo anno e mezzo.

Ma questo non significa che l’ufficio sta scomparendo. Solo un decimo degli intervistati ha affermato di aspettarsi che oltre il 60% dei propri dipendenti lavorerà a tempo pieno in remoto in un ambiente post-vaccino.

Addio open office?

Quindi, se l’open office sta man mano scomparendo, ma gli uffici stessi sono contemplati nel futuro della maggior parte delle aziende, cosa ci aspetta? 

Per la maggior parte degli intervistati, questa è una domanda che non ha ancora trovato risposta. Quasi un terzo ha affermato che sta ancora valutando la pianificazione del posto di lavoro, e il 40% ha affermato di non aver ancora deciso i futuri layout dei nuovi uffici.

Tra i cambiamenti presi in considerazione, troviamo:

  • corridoi più ampi con pedonabilità unidirezionale;
  • migliore filtrazione dell’ariaù;
  • comandi touchless per ascensori;
  • materiali antimicrobici di nuova costruzione;
  • videoconferenza, anche all’interno dell’ufficio, per evitare la sala conferenze.

La pandemia ha avuto un impatto significativo sulla forma e sulla gestione del lavoro, ma le sue implicazioni sono ancora in evoluzione. Non ci resta che aspettare i prossimi mesi.

Natale

Guida al marketing per un Natale che si preannuncia diverso da tutti gli altri

  • A seguito degli stravolgimenti causati dalla pandemia da COVID-19, la stagione natalizia si preannuncia diversa rispetto agli altri anni.
  • Ecco 5 insight chiave per capire i comportamenti dei consumatori online e creare campagne di marketing efficaci.

 

Questa stagione natalizia sembrerà diversa rispetto agli altri anni. Alla luce degli eventi del 2020, tutti noi ci sentiremo un po’ più grati per quello che abbiamo e faremo tesoro del tempo trascorso con la nostra famiglia e gli amici. Per questo motivo, il Natale continuerà ad essere il momento giusto per fare shopping, cercare regali e festeggiare.

Mentre pianifichi le tue campagne di marketing e crei i tuoi messaggi, usa gli insight di questa guida per capire come si evolvono i pensieri e i comportamenti dei tuoi clienti.

La ricerca di sicurezza

Il COVID-19 ha sconvolto le nostre vite e mutato il nostro modo fare acquisti e comunicare, spingendo sempre più shopper a fare affidamento sulla tecnologia. Anche se l’adozione del digitale era già in crescita, la pandemia ha accelerato questo trend, incoraggiando soprattutto i meno giovani a provare l’eCommerce.

 

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Questa tendenza continuerà durante il periodo natalizio. La sicurezza sarà al centro dell’attenzione di chi preferisce evitare il contatto fisico e i luoghi affollati.

Le persone faranno sempre più shopping online e cercheranno servizi convenienti e contactless capaci di garantire esperienze di acquisto sicure.

Per adattarsi a queste nuove istanze, i brand dovranno valutare la possibilità di offrire un’esperienza d’acquisto basata sul click-and-collect, un’opzione vitale durante il periodo natalizio poiché amplia le possibilità degli acquisti online e facilita lo shopping last-minute.

I vantaggi della connessione

La messaggistica offre un modo semplice e istantaneo per connettersi con le aziende e con le persone. I brand che favoriscono la connessione con i propri clienti contribuiscono a stimolare la considerazione e l’engagement nei propri confronti.

Infatti,  il 40% degli acquirenti a livello globale dichiara di essere più predisposta ad acquistare da un’azienda che può essere contattata tramite messaggistica.

La ricerca di novità

Il Natale è sempre stato un momento di grande sperimentazione. In media, il 64% degli acquirenti globali ha provato nuovi prodotti durante questo periodo dell’anno.

Per questo, una buona mossa è quella di aiutare le persone a identificare quali prodotti soddisfano le loro preferenze e sono più rilevanti, focalizzando la comunicazione su qualità, utilità o accessibilità.

Guida i tuoi clienti a scoprire quello che amano attraverso un’esperienza online personalizzata. Entra in contatto con quelli più propensi alla scoperta e ispirali lungo il path to purchase, creando contenuti interattivi.

L’importanza del brand activism

Ancora più che in passato, durante la pandemia le persone si aspettano dalle aziende azioni concrete, non di puro marketing.

È questo il periodo giusto per costruire la tua brand identity e raccontare in modo chiaro e semplice come stai contribuendo a supportare la comunità durante la pandemia da COVID-19.

Dialoga con le persone in modo autentico: aiutale a scoprire i tuoi valori e le tue azioni di responsabilità sociale. Considera l’idea di fare campagne benefiche e offrire agli utenti la possibilità di contribuire attraverso raccolte fondi e donazioni su Facebook o Instagram.

La ricerca di empatia

Mostra empatia e sensibilità verso gli stravolgimenti che questo momento storico ha portato nella vita dei tuoi clienti e delle persone in generale.

Monitora regolarmente le tue iniziative di marketing per assicurarti che i tuoi messaggi siano sempre empatici e pertinenti.  E soprattutto, ricorda, le idee che sviluppi devono arricchire la vita del tuo pubblico e della tua comunità.

In che modo il tuo brand può ispirare e migliorare la vita delle persone?

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L’Indie Podcasting e la rinascita dell’audio digitale: si conferma il trend di crescita

  • I numeri, da oltre due anni, vedono una crescita esponenziale ulteriormente rafforzata dal lockdown.
  • Professionisti del mondo radiofonico, influencer digitali, giornalisti, ma anche psicologi, avvocati, dentisti, scrittori dilettanti e addirittura adolescenti veri speaker “in erba”. Ecco chi sono i podcaster di oggi.

 

La crescita del podcasting e le opportunità che si stanno sviluppando attorno a una nuova cultura sembrano ormai conclamate.

I numeri, da oltre due anni, vedono una crescita esponenziale ulteriormente rafforzata dal lockdown che ha visto fiorire una moltitudine di nuovi podcaster (+500% secondo la piattaforma Spreaker) negli ultimi mesi. Questi si aggiungono alla community di content creator del mondo dell’audio che da anni pubblicano contenuti free, di valore e li diffondono sulle più grandi piattaforme, come Spotify e Amazon, che li hanno integrati e fatti crescere esponenzialmente in termini di notorietà. 

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I podcaster come gli Indie

La community di podcaster assomiglia per analogia alla cultura Indie, che ha rappresentato dagli anni ’80 il mondo underground di musica autoprodotta non legata alle major, che affonda le radici nel post-punk. E un po’ come nell’Italian Indie che ha dato esempio negli ultimi anni di grande fulgore popolare, la narrazione dei podcaster nei suoi testi punta su immagini quotidiane e dirette, autentiche, che fanno venir meno anche i tabù, con linguaggi a volte specifici delle community professionali o delle realtà culturali che rappresentano.

Non solo, rappresentano molte spesso delle proprie passioni personali che vengono espresse, con la voce, a volte anche in forma imperfetta ma autentica.

Ci ritrovi infatti doppiatori, professionisti del mondo radiofonico, influencer digitali, giornalisti, ma anche psicologi, avvocati, dentisti, scrittori dilettanti e addirittura adolescenti veri speaker “in erba”, tutti accomunati dalla passione di trasmettere al mondo con la propria voce storie, notizie, riflessioni e contenuti educativi.

La comunità dei podcaster italiani si ritrova da alcuni anni al Festival del Podcasting. L’ultima edizione si è tenuta il 9 e il 10 ottobre del 2020 in versione digitale, con una kermesse dedicata al podcasting libero, a cui partecipano tutti i player che ruotano intorno al mercato del podcast italiano: dagli editori, alle radio, alle startup, alle grandi major del suono.

Tra i tanti contenuti rilevanti emersi nella maratona di webinar e interventi è interessante notare sicuramente la conferma dei trend sugli ascolti. 12,1 milioni di ascoltatori in Italia con un incremento del 16% year-to-year e + 1,8 milioni dal 2018. Con 23 minuti di ascolto medio delle puntate, l’edutainment è la parola chiave dei contenuti che vengono prodotti, tra programmi di intrattenimento e di approfondimento, oltre alle news che costituiscono più del 40% dei topic di podcasting.

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Il podcast come fenomeno

L’Italia si colloca tra i Paesi in cui la creazione di podcast è in più rapida crescita, dietro a Brasile, Gran Bretagna, Canada e Colombia, e secondo gli ultimi dati che Spotify (luglio 2020) ha rappresentato durante la kermesse, confermano che il 21% dei propri ascoltatori è un fruitore di podcast, confermando le aspettative dichiarate dal CEO Daniel Ek nel febbraio del 2019, con un target di Spotify listener che in Italia è per il 71% di fascia giovanile (dai 18 ai 34 anni).

A sancire la concretezza del fenomeno vi sono anche diverse pubblicazioni che raccontano e spiegano la rinascita di questo canale; tra quelle presentate al Festival già in libreria o di prossima uscita: Chiara Boracchi (a cura di) “Branded Podcast: dal racconto alla promozione. Come dare voce ad aziende e istituzioni culturali” Dario Flaccovio Edizioni; Damiano Crognali “Podcast. Il nuovo Rinascimento dell’audio. Come raccontare, pubblicare, promuovere storie da ascoltare”, Roi Edizioni; Luigi Lupo, Podcasting. La radio di contenuto ritorna sul Web, Meltemi.

Il mondo del marketing è già attento a questo nuovo trend in termini di advertising e branded content, soprattutto in termini di posizionamento della brand awareness e di consideration.

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Ma le peculiarità dello strumento (che non è certo nuovo, ma il movimento culturale si) ne permettono la diffusione anche in altri campi orientati al people management, alla comunicazione interna e a tutto l’universo culturale. La peculiarità dell’ascolto della voce permette infatti di instaurare un rapporto di maggiore fiducia con l’ascoltatore che si integra bene nella quotidianità, oggi troppo spesso fatta di video e distrazioni ricevute dalle notifiche degli smartphone.

Tra le grandi novità emerse durante il Festival c’è anche l’apertura per la prima volta del tema dei diritti dei podcaster, che in quanto creator di contenuti avranno bisogno a breve di essere regolamentati dal sistema dei diritti di riproduzione e della tutela della proprietà intellettuale dei propri contenuti e che verrà sostenuta dalla neonata Assipod – Associazione Italiana Podcaster.

In uno scenario di mercato dalle tinte a tratti preoccupanti, focalizzare l’attenzione e ascoltare i nuovi trend può anche far immaginare nuove professioni e nuove applicazioni dell’audio e dello storytelling di aziende e istituzioni. E l’innovazione abbiamo imparato in questo millennio, passa spesso per la rete e l’universo dei creatori Indipendenti. Quindi buona fortuna a “Il sorprendente album d’esordio de.. I podcaster”.

Eventi, eCommerce, tecnologia: cosa è cambiato e quali sono i trend da tenere d’occhio

Sembra ormai essere chiaro a tutti che aspettare semplicemente che la crisi passi non è possibile. La normalità come la conoscevamo tarderà a ripresentarsi e sempre più spesso sentiamo parlare di New Normal.

Ma come tutte le crisi, anche questo periodo può nascondere grandi opportunità, guardando da prospettive differenti i problemi e comprendendo da vicino quali sono le reali esigenze delle persone.

Questo è ciò che ha fatto Justbit, la Digital Factory che ha sviluppato una nuova app per mettere in connessione le persone in tempo reale, insieme a Tramp, agenzia di eventi e relazioni pubbliche. E l’app ha trovato subito applicazione in un progetto per Nastro Azzurro.

Oggi più che mai riunire le persone, promuovere le community e creare connessioni è essenziale. Anche se è necessario farlo in modo diverso.

Per scoprire come la tecnologia ci aiuta ad affrontare anche questo cambiamento nel modo in cui le persone stanno insieme, abbiamo rivolto alcune domande a Marco Rabacchi (Co-Founder & Art director Tramp), a Carmine Vittorio Esposito (Partner & Business Developer – Justbit), a Mattia Minozzi (Trade Marketing Manager – Birra Peroni) e a Giulio Carucci (Jr Brand Manager Nastro Azzurro presso Birra Peroni).

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Come si sta reinventando il settore degli eventi

Com’è cambiato il mondo degli eventi a seguito della pandemia, e come è nata l’applicazione? 

«Si tratta di uno tra i settori più colpiti, il primo a doversi reinventare per fare tempestivamente di necessità virtù. L’intero sistema eventi ed intrattenimento F&B è diventato improvvisamente non solo obsoleto, ma il veicolo più rischioso, il pericolo numero uno in termini di diffusione del virus. Sicché, come in ogni cambiamento drastico, vale la spietata regola della natura “adattarsi o crepare”.

Partendo da questa ottica – ci spiega Marco Rabacchi – ed imprenditorialmente costretti a navigare a vista, i margini di lavoro futuribile si assottigliano radicalmente.
Una delle strategie attuate per evitare il rischio di estinzione aziendale è stata puntare sulla crescita della fidelizzazione digitale del network, attraverso lo sviluppo di contenuti e servizi innovativi, da affiancare ed in parziale sostituzione del palinsesto delle attivazioni standard».

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Il ruolo della tecnologia

Com’è nata l’app sviluppata da Justbit e quali sono i possibili ambiti di utilizzo? 

«Durante la pandemia abbiamo ricevuto molte richieste da istituzioni e aziende di diversi settori per la progettazione e lo sviluppo di soluzioni digitali – ci racconta Carmine Vittorio Esposito -. In particolare ci siamo occupati di un progetto in ambito sanitario per consentire ai medici il monitoraggio da remoto dei parametri dei pazienti affetti da covid, attraverso un’applicazione dedicata.

Il settore degli eventi è stato un altro ambito nel quale siamo stati chiamati in causa e dove abbiamo avuto la possibilità di reagire prontamente grazie all’esperienza maturata negli ultimi anni, essendo presenti sul mercato con una piattaforma proprietaria, utilizzata da alcune delle principali aziende del paese per la digitalizzazione del flusso organizzativo dei loro eventi.

Durante il lockdown abbiamo sviluppato insieme all’agenzia di eventi Tramp e con la sponsorship di Birra Peroni (con il brand Nastro Azzurro) una piattaforma capace di offrire sia un nuovo format phygital alla propria community, sia uno strumento di fidelizzazione, profilazione e comunicazione con il proprio network. Ogni invitato genera la sua digital card (Qrcode presente in una sezione dell’app), grazie alla quale il personale di accoglienza, potrà gestire la presenza e conoscere le specifiche del cliente per migliorare il servizio.

L’app diventa soprattutto un strumento di socializzazione, consentendo, attraverso chat di gruppo e conversazioni private abilitate da logiche di matching, interazioni digitali in sicurezza durante l’evento fisico . Questa soluzione fornisce un’alternativa alla difficoltà di circolare liberamente all’interno delle location durante gli eventi limitando il networking a causa delle misura di contenimento adottate per contrastare la diffusione del virus».

A quali aspetti avete deciso di dare priorità quando avete immaginato le funzioni dell’applicazione?

«Dovendo nominare due aspetti su tutti – sottolinea Marco Rabacchi-, direi che l’applicazione da una parte valorizza il network, offrendo una gamma di nuovi servizi e contenuti, pensati sul binario della nuova normalità, prima durante e dopo l’evento. In questo senso la “chat dell’evento”, live, è emblematica: nella nuova normalità gli eventi sono fruibili solo “da seduti”, con prenotazione personale; è interdetta la possibilità di accedere per consumare al bar, o alzarsi per ballare in pista; è quindi fortemente ridotta la possibilità di interazione tra ospiti di gruppi diversi.

La chat generale durante l’evento è uno degli strumenti che sopperisce a questo vuoto: riservata alle figure di spicco dello staff come dj, hostess, e direttori, insieme agli affiliati al network Tramp per la durata dell’evento, che si conoscano o meno e senza lasciare il numero di telefono.

Dall’altra l’applicazione diventa uno strumento indispensabile per la sicurezza e la certificazione degli ospiti, giacché nella nuova normalità tutto deve essere impostato a monte, con un’organizzazione “militare” degli ingressi e delle prenotazioni. Ed anche la selezione degli inviti diventa fondamentale, poiché ogni venue ha capienza ridotta, ed ogni ingresso deve avere il suo perché».

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buyer personas

Come cambiano le abitudini delle persone

Le abitudini dei consumatori si sono completamente modificate oggi, ma quali sono i trend per il futuro? Questi cambiamenti possiamo supporre che siano qui per restare? 

«A seguito della pandemia, alcuni comportamenti d’acquisto dei consumatori sono cambiati. Abbiamo registrato un grande aumento dei consumi nella distribuzione organizzata a discapito di quelli nel canale Horeca».

A fare il punto è Mattia Minozzi di Birra Peroni, che ricorda anche che in questo periodo «abbiamo assistito alla grande esplosione del canale eCommerce, già in forte crescita nel periodo pre-covid.

Concentrandoci in particolare sull’eCommerce, ci dobbiamo dunque aspettare una “new normality” per il canale con una penetrazione in grande aumento su tutto il territorio italiano ed un maggior focus da parte delle aziende».

Giulio Carucci infine aggiunge: «Anche lato marketing, abbiamo potuto assistere, d’altronde, ad una necessità sempre maggiore da parte di tutti quei brand che vivono di occasioni di consumo “offline”, di doversi reinventare per adattarsi al cambiamento repentino nelle abitudini dei consumatori, dettato dalla situazione di questi ultimi mesi.

Nastro Azzurro è un esempio lampante di questa esigenza: fin dall’inizio della crisi ha infatti convertito tempestivamente la propria strategia comunicativa, realizzando numerose iniziative volte, da un lato, a supportare la comunità in cui opera, come nel caso della campagna “#UNABIRRAPERDOMANI” con la quale sono stati raccolti 500.000€ a supporto della ristorazione italiana e, da un altro, a far vivere esperienze rilevanti per il consumer, anche da casa propria.

Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di lavorare insieme in questa partnership per sperimentare nuove forme di interazione tra utenti».