Tag di prodotto – Digital

Novità WhatsApp, chiamate voce e video anche in modalità “Desktop”

In arrivo una nuova funzionalità per WhatsApp. È infatti in fase di implementazione  il supporto per le chiamate vocali e video per l’applicazione “Desktop”. Se finora la versione web disponeva di servizi ridotti rispetto alla versione smartphone, adesso si potranno effettuare telefonate e videochiamate direttamente dal computer, soltanto però in modalità one-to-one.

La notizia è stata ufficializzata dal team del servizio di messaggistica di proprietà di Facebook, che ha sottolineato come, al momento, WhatsApp supporterà solo le chiamate uno a uno, con la previsione di espandere questa funzione anche alle chiamate vocali e video di gruppo in futuro.

Come scaricare l’applicazione per desktop

Molto semplice l’utilizzo per la versione Desktop dell’applicazione: basta aprire l’App sul cellulare, andare in “impostazioni” in basso a destra, cliccare su WhatsApp Web/Desktop e inquadrare il codice QR che appare sul pc sul sito WhatApp Web. In questo modo si aprirà sul computer la schermata con tutte le chat attive.

“Vogliamo che le conversazioni su WhatsApp assomiglino il più possibile alle conversazioni di persona, a prescindere dal dispositivo utilizzato o dal luogo del pianeta in cui ci si trova”,

spiega l’azienda in un una nota ufficiale.

Indispensabile, per poter usufruire della nuova funzionalità, installare l’App sul pc, con  microfono e webcam collegati, oltre ad una buona connessione internet. Inoltre, per poter chiamare e videochiamare i propri contatti, occorre disporre del sistema Windows 10 e successivi, o macOS 10.3.

“Le videochiamate funzionano perfettamente sia per l’orientamento verticale che orizzontale e il client desktop è impostato per essere sempre in primo piano, per non perdere mai le chat video in una scheda del browser o in una pila di finestre aperte”,

spiega l’azienda, che ha iniziato a testare la funzione con un piccolo gruppo di utenti alla fine dello scorso anno.

Il supporto della nuova funzionalità è pensata per i milioni di utenti che utilizzano il client desktop di WhatsApp ogni giorno, costretti dall’emergenza pandemica allo smatworking, e a spostarsi su piattaforme competitor quali Zoom o Google Meet per videochiamate one-to-one su desktop.

LEGGI ANCHE: Perchè WhatsApp sta cambiando le policy sulla privacy?

Chiamate vocali e video crittografati, security e privacy

Come per i 100 miliardi di messaggi che WhatsApp elabora ogni giorno sulla sua piattaforma, anche le chiamate vocali e i video saranno crittografati end-to-end.

Un’attenzione sempre più incisiva, tesa a garantire la privacy: a fine gennaio, infatti, l’azienda ha aggiunto l’autenticazione tramite impronta biometrica, scansione del viso o dell’iride per WhatsApp su desktop e Web, per intensificare i livelli di protezione dei dati personali.

Le nuove funzionalità aggiuntive coincidono, infatti, con il tentativo di WhatsApp di convincere gli utenti ad accettare le modifiche pianificate alle politiche sulla privacy.

LEGGI ANCHE: Zuckerberg vuole ripensare Facebook: massima privacy e contenuti a tempo

 

 

 

 

gen Z e sport

Consumer Trend: la Generazione Z ama lo sport ma non vuole guardarlo

Negli Stati Uniti, le maggiori leghe professionistiche continuano a perdere appassionati tra le fila della Z Gen.

Leghe, squadre e media partners stanno studiando il modo migliore per tamponare  l’emorragia di tifosi e raggiungere uno scenario win-win con i nati dopo il 1995: offrire contenuti sportivi che suscitino interesse (e siano monetizzabili) anche per le nuove leve di spettatori.

Siamo prossimi a un futuro in cui preferiremo pagare per vedere tutti gli highlights dei campionati invece che una singola partita per intero?

Bye bye partite in diretta

Un recente sondaggio di Morning Consult, condotto su un campione di 2.200 giovani statunitensi, dimostra che i ragazzi della Generazione Z sembrano essere molto meno interessati allo sport rispetto a qualsiasi altra generazione precedente.

Abituati a velocità di interazione e comunicazione diverse, accedono quotidianamente a grandi quantità di contenuti e intrattenimento online. D’altronde il tempo e la sua percezione sono il modo con cui le diverse generazioni definiscono se stesse. Questo spiega perché la Z Gen sceglie di trascorrere il proprio tempo libero lontano da noiose dirette TV e telecronache (spesso) poco emozionanti.

Z Gen e interesse per le dirette sportive

Lo studio di Morning Consult rivela che solo il 53% degli intervistati si definisce “seriamente” appassionato di sport. Un numero decisamente inferiore rispetto al 69% dei Millennial e al 63% degli adulti in generale.

Ma a lasciare a bocca aperta è un altro dato rilevante: un buon 39% della generazione Z ha affermato di non guardare alcun tipo di sport. Per questo motivo MLB, NBA, NFL e NHL stanno iniziando a riconsiderare la non più solida impalcatura di diritti televisivi e pay-tv, eretta ormai 50 anni fa.

Tanto per fare un confronto, questa è l’età media del pubblico dei maggiori campionati professionistici americani:

  • NFL: 50 anni
  • NBA: 39,5 anni
  • MLB: 57 anni
  • NCAA: 52 anni

Z Gen e interesse per le i campionati sportivi americani

La Z Gen si sposta dalla televisione ai social

Niente di nuovo sul fronte generazionale: se mettiamo il naso fuori dal mondo dello sport, il 73% degli adolescenti americani della generazione Z guarda video sui propri smartphone. Solo il 33% guarda la pay-TV.

Sempre negli Stati Uniti, patria della tv a pagamento e dei canali via cavo o satellitari, dal 2012 più di 25 milioni di famiglie hanno detto basta alla tv via cavo. Altri 25 milioni di abbonamenti sono destinati ad essere rescissi entro il 2025.

Se diamo uno sguardo ai comportamenti dei ragazzi, meno del 20% della Gen Z americana guarda la tv via cavo durante la settimana, quando gli eventi sportivi sono tutt’altro che assenti.

La Gen Z trascorre il 59% del tempo a guardare video sui social media e solo il 24% dei ragazzi di età compresa tra 12 e 17 anni sceglie la TV quando vuole “guardare qualcosa di divertente”. Il 68% dei ragazzi maschi della Gen Z afferma che i videogames sono una “parte fondamentale della propria identità” e Twitch ha riportato oltre 1,7 miliardi di ore totali fruite a ottobre 2020.

Il 63% dei giocatori di Fortnite ha tra i 18-24 anni e il 64% di loro gioca per più di 6 ore a settimana. Cresce invece l’interesse per gli eSports: il 79% degli spettatori di competizioni sportive di videogames ha meno di 35 anni.

LEGGI ANCHE: eSports: nuove forme di sport (per nuove opportunità di business) nell’epoca del digitale

Perdere spettatori non significa solo perdere ricavi

Questa erosione di pubblico giovanile equivale a una crisi esistenziale per le Leghe americane.

I diritti TV sono di gran lunga la principale fonte di introito per leghe e squadre negli sport professionistici. Lo è anche per il calcio qui in Europa. Negli States rappresentano il 37% dei ricavi totali per i quattro principali campionati sportivi americani, il 48% solo per la NFL. Le Leghe hanno ben chiari questi numeri preziosi. Ma nonostante questo, la Gen Z continua a non consumare i contenuti della TV tradizionale.

Molti di loro non pagherebbero mai un abbonamento tradizionale via cavo. Con l’aumento del potere d’acquisto della prossima generazione (la Generazione Z ha già un potere d’acquisto stimato di 143 miliardi di dollari), i titolari dei diritti TV e i principali media player sono già alla ricerca di nuovi modelli per monetizzare i contenuti sportivi.

In America, gli stackholder hanno capito di doversi assumere l’impegno di “rendere i loro prodotti a prova di futuro”. Un obiettivo volto ad evitare cortocircuiti generazionali nell’evoluzione dei diritti televisivi.

Ted Leonsis, CEO di Monumental Sports e proprietario dei Washington Wizards e dei Washington Capitals, ha dichiarato:

Perdere una generazione significa distrugge il valore di brand e il tessuto connettivo finora creato. È concepibile perdere una generazione perché non è stato concesso loro l’accesso ai prodotti e ai servizi che desiderano?“.

La Gen Z preferisce gli Highlights rispetto alle dirette

La Gen Z è stata definita la prima generazione di “tifosi fluidi”. Per loro, l’attaccamento alla maglia è qualcosa di mitologico. Le squadre lasciano e accolgono tifosi come una porta girevole. Sono finiti i giorni in cui “Mio padre era un fan dei NY Knicks, quindi anch’io sono un fan dei NY Knicks”.

Ma la scarsa fedeltà alla maglia ha come diretta conseguenza lo scarso interesse a seguire la squadra sempre e comunque? Quel che è certo, difficilmente la generazione Z si adatterà ai “vecchi” canoni di consumo e distribuzione degli eventi sportivi.

La domanda di contenuti sportivi in ​​forma breve continua a crescere. Il consumo di highlights per partite di calcio, basket, football americano, baseball, hockey, & co. è cresciuto in tutte le forbici demografiche (soprattutto per la generazione Z, ovviamente).

In rapporto a un campione USA di tifosi Z Gen, i fan della MLS consumano maggiormente quantità di contenuto non-live rispetto a qualsiasi altro campionato americano, il doppio rispetto al tifoso medio della NFL.

Z Gen e interesse sport consumo di contenuti non-live

I brand sportivi nati nell’era dei social media e focalizzati su contenuti sportivi complementari e alternativi ad alta densità, come Bleacher Report, House of Highlights (di proprietà di B / R) e Wave.tv, hanno acquisito follower e ricavi a un ritmo ultra-rapido.

Snapchat ha riportato il 20% di coinvolgimento in più con gli highlights dell’NBA rispetto alla stagione precedente.

What Gen Z want: i giovani preferiscono gli Highlights?

Da un lato, non si può dar torto ai giovani tifosi: gli highlights sportivi sono ricchi di azione. Le partite in diretta contengono time-out, pubblicità incessante, chiamate al VAR, telecronache poco emozionanti. Non c’è tempo da perdere! Guardare un’intera partita di calcio o basket non è abbastanza attraente per la Gen Z.

I ragazzi preferiscono sempre di più contenuti concentrati, iper-densi e algoritmicamente personalizzati.

Abbiamo visto che il pubblico più giovane sceglie forme di intrattenimento alternative allo sport. Mentre i contenuti sportivi sono generalmente distribuiti in un formato unico per tutti. Il costo maggiore di un abbonamento alle dirette sportive è rappresentato dall’evento in sé.

Il calo generazionale degli spettatori sportivi potrebbe essere più un sintomo delle attuali tendenze social. Tranquillizziamo i genitori, non è una dichiarazione di abbandono per lo sport in generale da parte degli under 25.

Non c’è nulla di intrinsecamente antipatico alla Generazione Z nello sport. Anzi, tantissimi uomini di sport continuano ad essere indicati come idoli e punti di riferimento da cui prendere esempio. Ciò che i ragazzi non riescono a comprendere quale motivo di intrattenimento è il formato di fruizione del contenuto sportivo: non sono più in grado di sorbirsi 90 minuti + recupero sul divano di fianco al papà in TV!

Le richieste di intrattenimento della Gen Z sono chiare: un evento sportivo deve essere personalizzato, altamente coinvolgente, per lo più in forma breve, che abbia una dinamica social e condivisibile. Per sentirsi coinvolta, la Gen Z ha bisogno di esprimere la propria personalità all’interno dell’evento che sta guardando.

Z Gen e contenuti sportivi non-live

Tanto per fare un esempio pratico, un ragazzo della generazione Z preferisce commentare un post-partita sui social con i propri fan o follower, piuttosto che “sprecare” un’ora e mezza ad analizzare per filo e per segno la disposizione tattica delle squadre e l’evolversi, lento, dei fatti.

La preoccupazione del circo mediatico sportivo statunitense (in Italia ci arriveremo a cose fatte) è che i campionati hanno l’obiettivo di conquistare la prossima generazione di fan ORA. Se un consumatore non cresce coltivando una passione da tifoso per lo sport, non lo diventerà miracolosamente dopo 25 anni. E in questo senso il ruolo che giocheranno i social media, i content creator, gli influencer e le nuove piattaforme digitali di intrattenimento sarà necessariamente da “prima punta”.

Il “media televisione” è avvertito.

trend del gaming

I trend che segneranno l’industria del gaming nel 2021

È innegabile: dalla prima rivoluzione dei videogiochi (ricordate i cabinati?) all’arrivo sempre più prepotente dell’home gaming prima e del multigaming online poi, con tutte le sue sfaccettature innovative, il settore dei videogames è molto cambiato.

Sminuire questo percorso e il suo incredibile giro di affari, che ogni anno muove oltre 196 miliardi di dollari, tra eSport e online gaming tradizionale, con espressioni simili a “sono solo giochini”, oltre che riduttivo è fortemente senza senso.

Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a potenti rivoluzioni relative all’esperienza di gioco, passando “dall’acchiappare i Pokémon” nel giardino di casa nostra con Pokémon GO! grazie all’AR, per immergerci poi nel mondo della realtà virtuale con Oculus e Playstation VR, grazie anche a una tecnologia che spinge sempre più verso una comparazione su scala 1:1 della realtà, tra le nuove console di quinta generazione e le nuove tecnologie sempre, più performanti, anche per i PC.

A questo punto è nostro compito domandarci quali saranno i trend per il 2021 e gli anni a venire.

gaming

Il 5G e il Mobile Gaming

Tra proclami, complottismi insensati e polemiche, la tecnologia 5G sta gradualmente arrivando e si affermerà con forza tra i servizi per la rete mobile. Sarà uno step fondamentale, soprattutto per tutti i gamers (che sono veramente tanti: quasi 2.2 miliardi di persone, secondo alcune stime) che scelgono dispositivi mobili per giocare.

Questo improvement dell’infrastruttura di rete, oltre a portare un netto e sensibile miglioramento sulle performance in termini di ping, garantirà l’accesso a molte più persone che fino ad ora non hanno potuto sfruttare a dovere la rete per connettersi e giocare tramite Smartphone.

Un altro fattore decisivo sono gli importanti investimenti che le compagnie produttrici di device, non solo telefoni ma anche tablet, stanno mettendo sul piatto per posizionare i dispositivi come delle vere e proprie macchine da gioco in versione portable tramite l’aggiornamento e il potenziamento delle componenti interne, tanto da poter facilmente ipotizzare una sostanziale parità dalle performance tra dispositivi portatili e le più moderne console in tempi non così lontani.

Gli stadi virtuali

Non è un mistero che piattaforme come Twitch, YouTube o Facebook abbiano rivolto una particolare attenzione verso lo stream di contenuti live prodotti da videogamer.

Infatti, soprattutto nella fascia d’età tra 18 e 25 anni, la platea di potenziali soggetti interessati a show di eSports è impressionante,  soprattutto se si pensa a una possibile stima relativa al 2021, che vede la crescita degli spettatori del 90% rispetto al 9% di probabili nuovi creator.

Si tratta di un dato importante, che non deve passare inosservato, da un lato per le numerose opportunità di business che si prefigurano per potenziali sponsor ed investitori, dall’altro per la possibile offerta di nuovi servizi che possono nascere sulla spinta di questo potente balzo.

LEGGI ANCHE: Da passatempo a strumento utile: come sono cambiati uso e percezione delle app durante la pandemia

gaming

Il Cloud Gaming

Il successo dei servizi in cloud Software-as-Service (SaaS) & Platform-as-Service (PaaS) ha fatto gola anche alle aziende specializzate o che hanno interessi nel mondo gaming, dando vita al settore GaaS (Gaming-as-Services).

Destinato ad essere l’ennesimo game changer, basti pensare ai nuovi Apple Arcade, Nintendo Online o Playstation Now, l’obiettivo del cloud gaming sarà improntato, in un prossimo futuro, a garantire la possibilità a tutti i videogamer di poter fruire di ogni gioco online, indipendentemente dalle specifiche del proprio pc e senza dover mettere in conto cali di performance.

Una vera e propria rivoluzione che asciugherà i bisogni relativi anche alla fruizione dei software più aggiornati in termini di hardware.

LEGGI ANCHE: Cosa vuol dire che l’acqua è quotata in borsa e cosa sono i Water Futures

AR e VR

Sempre nell’ottica di rivoluzione dell’esperienza di gioco, Realtà Aumentata e Realtà Virtuale sono in forte vantaggio rispetto alle nuove tecnologie. Nel corso del 2021, le company produttrici di videogiochi hanno annunciato numerosissime e succossissime novità dal punto di vista della fruizione immersiva per quanto riguarda i titoli della prossima next gen, stimate in quasi 20 miliardi di guadagni da spalmare e da accaparrarsi nel corso di questo anno solare.

In conclusione, molti sono i fari sono puntati su questo settore che secondo la ricerca di Nielsen può vantare nel 71% della sua audience una consistente fetta di Millenials, un pubblico molto giovane e targetizzato non solo relativamente al gaming, ma anche a tutto il comparto tech, innovazione e futuro in generale.

L’industria del videogaming potrà essere considerata una vera e propria rivoluzione del concetto di intrattenimento anche per i canali di trasmissione Mainstream come le tv? Quello che ad oggi è sicuro è che proprio come ogni industry che si rispetti, il gaming può oggi contare sui suoi artisti, sui suoi vip, i suoi guru ed i suoi tanti, tanti, fan.

Non sembra quindi così assurdo, immaginare in tempi brevi una finale mondiale di Fortnite in prime time sulle tv nazionali.

Millennials e Gen Z: sì al contactless e ai metodi di pagamento innovativi

È un tipico sabato sera e siamo pronti per uscire con i nostri amici. Timidamente ci affacciamo dalla porta della nostra cameretta in attesa dei nostri genitori. Le solite raccomandazioni, un bacio sulla guancia, e alla fine la bramata paghetta. Vi abbiamo sbloccato un dolce ricordo, vero? In questo ultimo anno tante cose sono cambiate, anche il nostro rapporto con i soldi. Se gli adulti hanno vissuto tanti stravolgimenti, anche i più giovani hanno dovuto imparare, molto presto, una gestione diversa dei soldi, evitando il più possibile il contante, per una questione di sicurezza, e destreggiandosi con pagamenti innovativi, sempre più digitali e contactless

Millennials e Gen Z utilizzano sempre meno i contanti per gli acquisti

I Millennial sono spesso visti come la generazione più esperta del mondo digitale, ma in realtà sono stati cresciuti in un periodo in cui Internet era ancora una tecnologia nascente ed emergente. Al contrario, la Generation Z, coloro che sono nati tra il 1995 e il 2015, sono cresciuti con smartphone utilizzati come veri e propri giocattoli. Ecco perché sono stati soprannominati anche iGeneration

Quando si tratta di pagamenti, sono soprattutto loro, i giovani nativi digitali, che necessitano di opzioni nuove e tecnologicamente avanzate.

Durante il COVID-19, i pagamenti sono cambiati. Secondo lo studio Future of Money, c’è stata una significativa diminuzione nell’uso del contante, con carte prepagate, carte di credito, P2P e opzioni di pagamento rateale tutte in aumento.

Sebbene questi cambiamenti siano iniziati prima della pandemia, negli ultimi mesi abbiamo assistito a un vero e proprio incremento senza precedenti. C’è una tendenza, una vera e propria apertura verso nuovi metodi di pagamento, l’utilizzo di PayPal, per esempio, è ai massimi storici.

Inoltre sono proprio i Millennial e la Gen Z, ad adottare metodi di pagamento sempre più innovativi

Sempre secondo lo studio, nella scorsa ondata primaverile il 15% della Gen Z sfruttava già diversi metodi di pagamento, e in estate, questo trend era aumentato al 25%, restando costante per questo inverno.

Perché migliorare l’esperienza d’acquisto della Gen Z

Era prevedibile che questa generazione avrebbe avuto un peso finanziario significativo. Sebbene il loro potere di spesa possa cambiare molto a causa delle scarse opportunità di lavoro e della crisi economica, questa generazione ha definitivamente chiarito una cosa: vuole usare solo la nuova tecnologia quando si tratta delle loro finanze. 

Coloro che sono coinvolti nel settore finanziario dovranno offrire soluzioni nuove e semplificate per la Gen Z. Dai pagamenti con un clic alle app sviluppate appositamente per loro, coinvolgere questo pubblico è importante per le aziende a prova di futuro.

I più giovani, quindi, sono inclini non solo a pagamenti senza contanti, ma prediligono opzioni sempre più diverse, smart e sicure.

Perché le nuove generazioni preferiscono metodi di pagamento innovativi

I motivi sono diversi e non solo perché la Gen Z è naturalmente più a suo agio con la tecnologia, ma è stata anche più esposta a una serie di cambiamenti della società in cui vive e sta maturando. 

Oltre alla familiarità con Internet, questa generazione è cresciuta anche in mezzo alle turbolenze economiche, e vedere i propri genitori penare durante la crisi finanziaria del 2008 ha reso la Generazione Z più pragmatica e coscienziosa riguardo le spese.

È questo contesto che ha portato la Gen Z ad avere sempre meno fiducia nelle banche, nelle istituzioni finanziarie e nei sistemi tradizionali di pagamento. Andando invece a prediligere soluzioni fintech più semplici da utilizzare e più economiche.

Gli strumenti di pagamento innovativi preferiti dai più giovani

I pagamenti tramite app e quelli digitali, in generale, sono i preferiti, perché veloci, sicuri e non richiedono troppi passaggi da fare, offrendo maggiore trasparenza e flessibilità a chi li utilizza.

Le carte prepagate sono anch’esse ottime soluzioni per acquistare prodotti non solo online, ma anche fisicamente nei negozi, evitando il passaggio, da mano a mano, di monete e banconote.

Ecco perché molte aziende stanno adottando soluzioni simili per agevolare gli acquisti in modo semplice, diverso dal solito e soprattutto sicuro, e tra queste c’è anche l’offerta di Enel X Pay, il conto online agile e sicuro con cui effettuare pagamenti senza contante, scambiare denaro con gli amici e gestire in tempo reale le spese, tutto da un’unica App.

Le funzionalità incluse da questo servizio sono davvero tante, tra cui l’Opzione Family, il piano pensato per le famiglie e i più giovani. Questa consiste infatti nella possibilità per i genitori di aprire e attivare il primo conto ai figli, in età compresa dagli 11 ai 17 anni, con carta Mastercard e App dedicati a loro.

Con l’Opzione Family la gestione economica della famiglia è ancora più semplice. È possibile visualizzare il saldo e le spese dei figli, accreditare loro la paghetta digitale, inviargli denaro in qualsiasi momento ed educarli al valore delle cose. Non un semplice conto, ma l’occasione per mostrare loro cosa vale davvero.

Perché è importante per i più giovani avere un conto

In una società in continua evoluzione, dove anche il panorama economico e commerciale cambia di giorno in giorno e velocemente, non è solo necessario offrire pagamenti innovativi, sicuri e facili da usare. Diventa importante anche educare le generazioni più giovani al valore finanziario, insegnando loro a essere consumatori e non prodotti, fin da piccoli.

Se educati già da giovanissimi, prima impareranno il valore dei soldi e il potenziale economico che, un giorno, avranno nelle proprie tasche, anzi carte, e prima capiranno che non è così semplice acquistare ciò che si desidera, come un grazioso pony!

best ad of the week

BMW, The Guardian e Nissan: i migliori annunci stampa di febbraio

Una buona dose di creatività è sempre utile, specialmente quando la voglia di tornare al lavoro non è altissima e l’umore vola basso. Possiamo però farci ispirare dalle campagne stampa più belle del mese appena trascorso per ritrovare la grinta necessaria ad affrontare la settimana, in particolare oggi, che il lunedì coincide con l’inizio del nuovo mese.

Nella selezione di oggi, la consueta attenzione all’ambiente, un pizzico di arte e la giusta dose di umorismo. La ricetta perfetta per recuperare un po’ di brio e mettersi all’opera con il sorriso.

Ecco la nostra selezione per il mese di febbraio.

The Guardian – FakeHits

L’aumento persistente delle Fake News nel paese sta diventando incontrollabile a causa delle piattaforme su cui prospera di più, i social media, che potrebbero essere fuorvianti e manipolatori.
Per frenare questa minaccia, l’agenzia ha creato per The Guardian una serie di annunci stampa per descrivere in modo pratico quanto possa essere dannosa la diffusione di notizie false o manipolatorie.

the guardian 03

the guardian 02

the guardian

Credits
Advertising Agency: Adeptus Advertising, Lagos, Nigeria
Creative Director: Bamidele Ariyo
Art Director: Richard Mgbeokwii, Bamidele Ariyo
Copy Writer: Olushola Oladimeji, Naomi Oni, Tolulope Alawode, Babatunde Alaran

Academia Machida – Machida Kids

Per incoraggiare i bambini a partecipare alle nuove lezioni di karate online, BNDO Brasile ha trasformato gli eroi della famiglia Machida in bambini.

machida 01

machida 02

Credits
Advertising Agency: BNDO, Belém, Brazil
Art Director: Paulo Vaz
Copywriter: Gabriel Rabisco
Copywriter: Victor Amorim

Dandy – Mini Families

Sono moltissime le persone che vivono da sole e non hanno bisogno delle mega promozioni formato famiglia. Se anche tu sei “tutta la tua famiglia“, le mini confezioni e le confezioni mono porzione di Dandy fanno per te.

dandy 01

dandy 02

dandy 03

Credits
Advertising Agency: Chola Ad, Guayaquil, Ecuador
Executive Creative Director: Dante Rossetto
Creative Director: César Sepúlveda
Creative Director: Fabián Martínez
Art Director: César Sepúlveda, Fabián Martínez
Copywriter: César Sepúlveda, Dante Rossetto, Fabián Martínez
CGI & Retouch: Raro Lab

Nissan – Green Energy

Per il match dell’Irlanda contro la Francia nel torneo di rugby delle Sei Nazioni del 2021, Nissan Ireland ha voluto mostrare il suo sostegno. La Nissan LEAF è il veicolo elettrico più venduto in Irlanda e ha una cosa in comune con la squadra di rugby irlandese: l’energia verde.

In the Company of Huskies ha reso visivamente il sostegno alla squadra combinando l’icona della batteria EV con un simbolo molto amato dai tifosi irlandesi di rugby: la sciarpa verde.

nissan green energy

Credits
Advertising Agency: In the Company of Huskies, Dublin, Ireland
Retouching: Happy Finish
Creative Director: Damian Hanley
Senior Art Director: Udi Ovadia
Senior Copywriter: Robert McBride
Head Of Production: Brian Daly
Design: Alan Gregan
Business Director: Nessa Van Rooyen
Account Director: Amar Jacob
Senior Account Manager: Fiona Cunniffe

BMW Motorrad – For those who don’t know when to stop

Ci sono persone che proprio non riescono a fermarsi o non sanno quando sarebbe utile farlo, e questa campagna ce lo ricorda con esempi validissimi, come la mano di Eva che coglie la mela o Pandora che non riesce a resistere alla curiosità di aprire quel famoso vaso. Per fortuna, alla guida, possiamo affidarci al nuovo sistema frenante di BMW.

bmw eva

bmw babilonia bmw pandora

Credits
Advertising Agency: Beat MullenLowe, Bogotá, Colombia
Creatives: Carlos Andrés Rodríguez, Duván Villegas, Sonia Barrera, Andrew López, Oscar Castañeda

20 milioni di Italiani si sentono condizionati dagli influencer per gli acquisti

Sono circa 20 milioni gli italiani tra i 18 e i 54 anni che hanno scelto di seguire almeno un influencer. Di questi, il 48% segue un macro influencer. Una categoria che  include non solo persone, ma anche brand editoriali con profili social di spicco nelle community di riferimento, riconosciuti come autorevoli in nove campi specifici: salute e benessere, famiglia e figli, intrattenimento, tecnologia e scienza, bellezza e personal care, fashion, food e beverage, viaggi e turismo, auto e moto.

Sono proprio i macro influencer al centro della ricerca “Italiani & Influencer” realizzata da Buzzoole, InfoValue e Mondadori Media, con l’obiettivo di indagare a fondo le opinioni degli italiani nei confronti di una categoria sempre più importante nei consumi.

LEGGI ANCHE: Come TikTok e le Stories di Instagram stanno facendo crescere il valore degli Influencer

L’indagine approfondisce in particolare il rapporto degli italiani con gli influencer e i brand editoriali, in relazione alla loro presenza sui social, e il tipo di ruolo che questi ultimi assumono nell’intrattenimento e nei processi d’acquisto degli utenti.

Il primo elemento interessante è la frequenza di consultazione dei loro profili. Il 37% dichiara di seguirli ogni giorno, mentre un altro 37% ogni 2/3 giorni.

Perché si segue un influencer?

Per i consigli che può dare (54%, soprattutto per ciò che concerne il food) oppure in quanto esperto di singoli argomenti (51%, tecnologia e motori)oppure perché si prende come modello di riferimento con cui identificarsi (19%, fashion e famiglia).

Nel corso dello studio, viene poi messo in risalto il ruolo dei macro influencer nel processo d’acquisto, con accentuazioni diverse in base ai settori di interesse per l’utente. Può essere il “tutor” che spiega un prodotto (per il 54% degli intervistati), specialmente in ambito food e nel beauty, lo scopritore in grado di far conoscere nuovi beni (per il 47%) nel tech e beauty, l’amico che sa indicare dove e quando fare un acquisto (41%), soprattutto per quanti sono appassionati di auto e moto, oppure, ancora, il trend setter per eccellenza (27%).

Si assiste quindi al riconoscimento della sua funzione commerciale: ci si aspetta che l’influencer e il brand editoriale forniscano informazioni su diverse tipologie merceologiche, diventando un “consulente” che in ogni situazione può giocare un ruolo determinante.

In testa all’indice di notorietà sui social c’è Chiara Ferragni (citata dal 85% del campione)seguita da GialloZafferano (72%) e da Benedetta Rossi (71%).

Una volta affrontato il tema del ruolo giocato dai macro influencer all’interno del percorso d’acquisto, la ricerca ha inoltre indagato anche quanto sia incidente la loro figura nella propensione alle spese: l’85% degli italiani ha dichiarato di tenere in considerazione la loro opinione sui social quando si tratta di acquistare un prodotto.

Influenza d’acquisto

Si è inoltre esaminato in profondità anche quanti acquisti vengano “davvero” effettuati sulla base dei consigli. Nell’ultimo anno circa la metà degli intervistati ha comprato una media di 2 prodotti o servizi consigliati da influencer o brand editoriali sui social: beauty, food, fashion e tecnologia sono le categorie in cui lo shopping viene condizionato maggiormente.

Esaminando le intenzioni di acquisto nei singoli ambiti, al primo posto delle preferenze degli italiani si collocano i profili di GialloZafferano (89%) in ambito food & beverage e Mypersonaltrainer per i prodotti relativi alla salute e al wellness.

Lo studio svolto in sinergia con Mondadori Media e InfoValue ha avuto il merito di far emergere la complessità di un fenomeno ormai consolidato che coinvolge le vite di milioni di persone. Inoltre ha messo in luce i molteplici ruoli che possono avere i Creator per gli italiani, non più semplici ripetitori di messaggi, ma punto di snodo fondamentale nel processo di acquisto.

ha dichiarato Gianluca Perrelli, CEO di Buzzoole.

In merito alle piattaforme utilizzate, Instagram risulta il social di eccellenza (67%), seguito da Facebook (59%) e YouTube (53%). Il target giovane li segue su TikTok (9%) e il 4% su Twitch.

LEGGI ANCHE: In che modo ClubHouse può conquistare Generazione Z e influencer

L’indagine quantitativa ha coinvolto oltre 1.500 intervistati, rappresentativi degli italiani di età compresa tra i 18 e i 54 anni, utenti della rete, esaminando 9 tematiche di maggior interesse declinate per profili socio-demografici, con un focus anche sul target femminile.

I brand sono da sempre fra i principali influenzatori delle scelte di consumo, centrali nella scoperta di nuovi trend e tendenze. La ricerca evidenzia, in maniera chiara, come alcuni di essi, quelli più verticali e con linguaggi e approcci più vicini alle persone, abbiano mantenuto o addirittura rafforzato questo ruolo, anche nel sempre più importante ambito dei social media. Credo che la chiave per un brand nei social sia quella di soddisfare bisogni specifici, nell’ottica di offrire supporto e aiuto alle persone.

ha dichiarato Andrea SantagataDirettore Generale di Mondadori Media.

“Italiani & Influencer” è stata realizzata nell’ambito del progetto WeTalks: il laboratorio di osservazione permanente attraverso cui Mondadori Media si rivolge alle aziende interessate a conoscere le dinamiche di comportamento e di consumo delle famiglie. La ricerca completa è disponibile su Buzzoole e Wetalks.

uso delle app

Da passatempo a strumento utile: come sono cambiati uso e percezione delle app durante la pandemia

  • Le “app da lavoro”, utili ad esempio per effettuare conference call, hanno fatto registrare un ingente incremento dei download, da quando il Covid-19 è entrato nella nostra quotidianità, su tutte le tipologie di dispositivi mobile. Trend probabilmente dovuto all’incremento dello Smart e del Remote Working.
  • Le persone ora ricercano nelle app degli strumenti utili per semplificare la vita di tutti i giorni?
  • In generale è mutato il nostro approccio e il tempo di utilizzo delle app

 

In Italia, a poco più di un anno dall’ingresso del Covid-19, la percezione dell’utilità delle app è cambiata, così come il loro utilizzo. Alcuni strumenti, prima spesso relegati al ruolo di semplice passatempo, hanno cominciato a rosicchiare un tempo di utilizzo sempre maggiore all’interno delle nostre giornate.

Cosa ci si aspetta (più di prima) da questi strumenti?

Per provare a rispondere dovremo comprendere cosa rappresenta oggi un’app mobile per le persone comuni:

– Uno strumento utile
– Uno strumento fondamentale che semplifica la vita di tutti giorni
– Uno strumento di cui si potrebbe fare anche a meno

Ecco alcuni trend  che hanno caratterizzato l’utilizzo delle app con l’emergenza Coronavirus e le restrizioni che hanno condizionato la nostra vita sociale e lavorativa.

uso delle app

Gli ultimi dodici mesi delle app

Diverse ricerche dimostrano che, nel corso del 2020, a livello internazionale, le persone sono state connesse ad internet molto più tempo attraverso i propri device.
Probabilmente a causa dei lockdown o delle restrizioni sociali per fronteggiare il Covid-19, i cari smartphone e le relative app sono diventati, in maniera ancor più evidente, strumenti fondamentali nella vita di ognuno sia per necessità legate alla connessione con le persone care, sia per lavoro che per ragioni di utilità.

Di quali tipologie di app stiamo parlando?

Smart Working e connessione con le persone

Nel 2020 le “app da lavoro” hanno fatto registrare un ingente incremento dei download su tutte le tipologie di dispositivi mobile. In questa categoria rientrano, per citarne alcune, le app per organizzare video-conference, quelle per l’archiviazione e la condivisione dei file o le applicazioni per l’eLearning.

Il perché appare evidente: chi non ha partecipato ad una conference call di lavoro o ad una videochiamata con più amici anche prendendo in considerazione solo l’ultimo mese o l’ultima settimana?

Il trend in aumento segue quello dell’incremento dello Smart e del Remote Working, ma anche all’esigenza di organizzare il percorso accademico dei propri figli seguendo le norme della didattica a distanza.

La creazione di fondamentali momenti di socializzazione, con persone fisicamente distanti, avrà contribuito ancor di più alla diffusione di questa tipologia di app.

LEGGI ANCHE: Arriva Neo, lo smartwatch per bambini con i personaggi Disney

Film, serie tv, sport 

Chi non ha utilizzato app di streaming video negli ultimi 12 mesi o non ha premuto sul tasto “download” sugli store per installare almeno una di esse, alzi la mano!

L’affermazione è valida anche per chi, in pausa pranzo, sceglie di impiegare il tempo (in ufficio) con una puntata della propria serie tv preferita o per chi guarda un match calcistico dal tablet durante il viaggio in metropolitana.

Le piattaforme già molto utilizzate e diffuse hanno caratterizzato ancor di più la propria offerta di servizio e ampliato i propri cataloghi, o messo in campo strategie marketing per attirare nuovi utenti (es. prova gratuita del servizio per un periodo di tempo limitato). Nel frattempo, altri competitor hanno fatto il proprio ingresso in questo mercato, sia italiano che internazionale, garantendo all’utente un’ampia scelta in termini di film, documentari, serie tv e molto altro.

Chi ha detto Fitness?

Palestre, piscine e centri sportivi sono stati fortemente penalizzati dalle restrizioni per il Covid-19, ma anche chi era solito frequentare questi luoghi di sport e benessere.

La tecnologia è diventata un importantissimo alleato per tutti gli sportivi che, prima della pandemia, frequentavano regolarmente queste strutture, le aree fitness e i parchi: secondo recenti ricerche le app per svolgere attività fisica direttamente fra le mura domestiche stanno avendo una diffusione molto rapida, facendo crescere il numero degli utilizzatori.

Un effetto che probabilmente andrà avanti anche nel 2021 e che potrebbe condurre i player del segmento del benessere e del fitness ad offrire, sempre più frequentemente, anche nei prossimi anni un’offerta ibrida fra mondo on e offline.

Prendersi cura di se stessi e degli altri

Molti sviluppatori di app, nell’ultimo anno, hanno concentrato i propri sforzi su tematiche legate alla solidarietà o alla cura di se stessi e delle altre persone.

Condividere un pasto con persone lontane meno fortunate, mettere in contatto interattivamente (con giochi e libri) familiari lontani o aiutare la propria mente a rilassarsi: sono solo alcune delle funzionalità delle applicazioni mobile di questa categoria.

Si tratta di app pensate per aiutare le persone e l’augurio è che il trend continui a crescere anche nei prossimi tempi, ponendo sempre più questa forza tecnologica “a portata di smartphone” al servizio di tutti.

Food-Tech

L’enorme crescita del settore del food-tech è un dato evidente e incoraggiante.

Per esempio, l’offerta nel segmento del food delivery in Italia è variegata: dalle aziende leader internazionali alle start up che hanno l’obiettivo di raggiungere anche gli angoli più piccoli dello Stivale, fino alle attività imprenditoriali che si occupano solo della consegna di vino e alcolici. Tutto a portata di app. Ma non è finita qui!

Dalla consegna della spesa a domicilio da parte delle grandi catene di super o ipermercati, passando per le aziende agroalimentari che si sono organizzate con sistemi di eCommerce: in questi mesi così difficili ogni player del settore del food si è attrezzato in qualche modo per far arrivare la propria “experience” fra le mura domestiche dei propri clienti e dei potenziali consumatori.

uso delle app

LEGGI ANCHE: 15+ strumenti utili per usare Clubhouse da vero PRO (e risparmiare tempo)

eCommerce e tante altre attività

La lista sarebbe ancora lunga: sono state davvero molte le attività svolte dagli utenti più o meno tech attraverso i dispositivi mobile negli ultimi mesi.

Basti pensare che il 2020 è stato un anno importante anche per i social network, per i podcast o per il settore dell’eCommerce.

Guardando i dati di utilizzo generali del commercio elettronico, relativi non soltanto alla navigazione mobile, dello studio ISTAT  “Commercio al Dettaglio Novembre 2020”, si può osservare una forte crescita degli acquisti online. L’incremento è pari al +50,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (Novembre 2019) e del +34,8% prendendo in considerazione i primi 11 mesi del 2020 (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

Va ricordato che la navigazione mobile e le app della categoria ricoprono un ruolo fondamentale nella customer journey dell’utente, quando si parla di eCommerce o di conversion di acquisto.

Conclusione: l’utilità di un’app mobile

Da quando si combatte con questo virus, è fortemente cambiata la percezione che gli utenti hanno delle app, che sempre più ricoprono il ruolo di strumenti validi per semplificare la vita di tutti i giorni.

Prenotare una pietanza da gustare a casa, effettuare un pagamento digitale in maniera smart, rilassarsi con lo yoga con un tutor virtuale dal salotto o partecipare ad una room di conversazione con altre persone, piano piano sono diventate abitudini irrinunciabili, passando da novità a consuetudine attraverso la reiterazione del comportamento.

Pur in un contesto drammatico, pare che il percorso di digitalizzazione abbia fatto un bel salto in avanti.

 

Inside Track, lo sguardo dei professionisti delle campagne di Spotify

Più di 345 milioni di utenti ascoltano Spotify in tutto il mondo. E non solo al mattino o alla sera. Ascoltano Spotify come colonna sonora della propria vita: durante la routine quotidiana o mentre accadono e si sviluppano eventi globali. 

Questa abitudine ha permesso di conoscere in modo profondo gli utenti: quali sono i momenti chiave della giornata, le attitudini, gusti e preferenze. L’insieme di questi dati di prima parte (first-party data) compone uno dei principali asset di Spotify, che permette di conoscere i fan e offrire loro esperienze personalizzate.

Inside Track: streaming intelligence

Attraverso Spotify, la streaming intelligence offre preziose opportunità ai brand per connettersi alla propria audience di riferimento in modo personale e contestualizzato, indirizzando il messaggio giusto al momento giusto. Molti brand hanno già avuto modo di provarla con successo.

LEGGI ANCHE: Trend Audio 2021, l’innovazione Podcast. Spotify annuncia l’acquisizione di Megaphone

Ora potete conoscere chi si nasconde dietro le più grandi campagne pubblicitarie su Spotify – e trarre ispirazione dalle loro esperienze. Oggi, infatti, si lancia in Italia il programma internazionale “Inside Tracks”: una raccolta di video realizzati per presentare alcuni dei protagonisti del settore pubblicitario che hanno accettato di raccontare la loro esperienza con Spotify, condividendo la loro prospettiva personale e professionale, rivelando come sfruttano la potenza della loro creatività nella loro attività e cosa apprezzano di più di Spotify.

Apriamo la serie con Jeremie Moritz, Global Digital Marketing Director Campari, che spiega l’affinità tra Campari – e i suoi famosi prodotti – e la musica: i momenti. È la qualità dei momenti che conta ed è attraverso questi momenti che si raggiungono e si coinvolgono i consumatori.

Scoprirete come Spotify collabora al fianco di esperti come Jeremie aiutandoli a connettersi con la propria audience, al momento giusto, consigliando il formato e il contesto più appropriato, e contribuendo a generare risultati di successo.