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Come si arriva in TV con un meme. Ecco chi ha creato Mancini-Regina

Dopo la vittoria della Nazionale Italiana di calcio agli Europei 2020, abbiamo esultato tutti.

Oggi, che il mondo è un po’ più digitale rispetto alle passate occasioni sportive, uno dei modi più semplici per esprimere un’emozione è quello di riversarsi sui social media e affidare a queste piattaforme la nostra gioia e, perché no, anche lo “sfottò” agli avversari che hanno perso.

Con le parole, certo, ma anche con le immagini.

Io non conosco “personalmente” Eman Rus. Anche se ci ho parlato al telefono e via direct message su Instagram, non conosco il suo “nome anagrafico”, ma solo la sua identità digitale. Che è ancora più seguita adesso che i suoi lavori hanno fatto, letteralmente, il giro delle piattaforme dei social network, arrivando anche sulle TV nazionali.

eman russ meme Mancini Regina

Se il nome di questo creator non vi dice molto, di sicuro lo farà l’immagine di cui parliamo oggi, il “meme” (anche se lui non li definirebbe così), in cui l’allenatore dell’Italia, Roberto Mancini, appare abbigliato con il classico outfit della Regina Madre.

 

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Come si fa a proteggere la paternità di un contenuto così “veloce”, se viene manipolato e condiviso migliaia di volte da realtà grandi e piccole? Lo abbiamo chiesto proprio a lui.

Abbiamo visto il meme Mancini-Regina un po’ dovunque, anche in tv. Ci racconti cosa è successo?

Il fotomontaggio Mancini Regina è stato realizzato il giorno che abbiamo scoperto di dover disputare la finale contro l’Inghilterra, ma si è diffuso in maniera esponenziale sul web solamente dopo aver vinto la partita contro gli inglesi. Mi sono goduto i festeggiamenti e, di conseguenza, non mi sono reso conto immediatamente di cosa stava succedendo sui social.

Il fotomontaggio è stato ripostato in molteplici pagine privandolo del mio logo e della mia firma, rendendo perciò sconosciuto l’autore; è stato trasmesso anche in televisione ma naturalmente la mia firma non c’era più, è comparso ovunque.. nei social e nelle home dei siti internet di vari giornali nazionali.

Persino una nota radio nazionale lo ha pubblicato nella sua pagina Instagram e, in seguito alle centinaia di segnalazioni fatte dai miei follower, nessuna modifica è stata apportata. Il fotomontaggio era stato privato del mio logo ed è stato aggiunto quello della radio che si è così appropriata del contenuto che io avevo ideato e creato.

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Se un meme diventa virale, rischia di perdere il legame con l’autore. Come si fa a tenerne traccia?

Con questa domanda ne approfitto per sottolineare il fatto che il mio lavoro è distante dal concetto di meme. Il meme per me cosa è ?

È l’immagine della Regina Elisabetta seduta da sola durante i funerali del marito, è Sergio Mattarella che esulta dopo il gol, è l’uomo affacciato dal balcone di Matera, è Chiellini che tira la maglia del giocatore inglese.

Ecco, sono tutte queste immagini che per circa una settimana diventano iconiche, e vengono snaturate dal loro contesto originario e rielaborate per creare dei contenuti ironici.

Nella maggior parte dei casi, questa tipologia di contenuti viene accompagnata da scritte all’interno dell’immagine. Io, nella maggior parte dei casi, se non sempre, non uso questa tipologia di contenuto.

 

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Piuttosto, cerco di creare degli scenari nuovi attraverso il fotomontaggio. Faccio satira attenendomi ai fatti di cronaca estremizzando la realtà o rielaborandola secondo la mia visione. Sono delle immagini che, a differenza dei meme, hanno un’ideale ben preciso e spero abbiano un eco più duraturo.

Vedo infatti che i miei fotomontaggi vengono utilizzati dalle persone come immagine profilo dei propri account; altri li stampano e se li appendono in camera, molti addirittura ne fanno delle magliette. Non so… credo che il mio lavoro sia molto distante dai meme.

Per rispondere alla tua domanda, per tenere traccia di un contenuto diventato virale è innanzitutto necessaria la firma o il logo riconducibile all’autore. Poi ti devi affidare al buon senso e correttezza delle persone o delle pagine che ripostano il tuo contenuto.

Basta una persona che rimuove la firma dall’immagine e il contenuto è andato perso. Ed è quello che è successo con Mancini Regina. Per tutta questa serie di ragioni sono nati gli NFT.

Dal tuo punto di vista, per un brand, quale sarebbe la procedura corretta per condividere un meme diventato virale?

É molto semplice: basta rendere onore al lavoro dell’autore citandolo nella caption, mantenendo il logo originario, senza l’aggiunta di loghi secondari.

I tag devono essere mirati. Se un’artista viene taggato in una sua foto riportata in un’altra pagina, ma nei tag ci sono altre 15/20 persone, penso che a quel punto il tag perde di valore. Lo stesso meccanismo dovrebbe verificarsi in tv o su altre piattaforme. Citando sempre chi c’è dietro quel contenuto e chi ha speso del tempo per crearlo.

Cosa c’è dietro la creazione di un meme virale? Qual è il processo creativo?

Il processo inizia con l’identificazione di un evento o di un tema con particolare rilevanza a livello nazionale o internazionale. Dopodiché, butto giù una serie di appunti e faccio delle prime simulazioni a mano. La fase ,forse più complicata, del mio lavoro è la ricerca delle immagini. Occorrono quelle con l’angolatura ben precisa, quelle con i colori giusti, servono le espressioni dei personaggi selezionati adatte, felici piuttosto che tristi.

A quel punto arriva il lavoro vero e proprio: collego la mia tavoletta grafica, apro Photoshop e “dedico il mio tempo ai livelli” ( i livelli di Photoshop, appunto). Termino il fotomontaggio, lo salvo e me lo invio nel telefono. Una volta visionato da lì, mi accorgo se il lavoro è soddisfacente o se è necessaria qualche altra modifica.

 

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Le piattaforme social puntano sempre più sui creator. Come monetizzi la creazione dei tuoi contenuti?

Un creator potrebbe monetizzare come monetizzano gli influencer, con la differenza che gli influencer ci mettono “solo” la faccia e la fama già consolidata, mentre un creator dovrebbe metterci un lavoro artistico alla base e un’idea originale. Si può monetizzare anche attraverso lavori su commissione per singoli o aziende, o creando contenuti esclusivi per altre pagine.

Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere una carriera come la tua?

Il consiglio che posso dare a chi vuole avvicinarsi a questo mondo è di lavorare tutti i giorni per arrivare a un proprio stile riconoscibile, quello che esprime al meglio se stesso. L’attenzione al dettaglio è una componente fondamentale, stare sempre sul pezzo e anticipare le mosse degli altri e creare una visione differente che gli altri non hanno immaginato.

E poi, inutile dirlo, metterci sempre passione.

Ninja Marketing sta cercando due Junior Business Development & CRM Specialist: candidati subito!

Ninja Academy, storico punto di riferimento per gli innovatori del marketing, è in fase di profonda evoluzione e trasformazione. La Digital Business School di Ninja Marketing che ha già formato al digitale oltre 100.000 persone e più di 500 aziende, è alla ricerca di nuove risorse.  Il nostro team giovane, appassionato e sempre un passo avanti, è in continua crescita! 

Abbiamo aperto due posizioni per Junior Business Development & CRM Specialist che possano aiutarci a sviluppare nuove opportunità di business e veicolare sempre meglio i valori di Ninja in tutta Italia con entusiasmo ed energia. La risorsa sarà inserita in un contesto giovane, dinamico e fortemente innovativo, sarà coinvolta nelle attività di vendita dei prodotti formativi aziendali, di supporto al cliente ed assistenza telefonica.

Lo Junior Business Development & CRM Specialist è una figura di vendita interfunzionale che opera a stretto contatto con le unit B2B e B2C della nostra Digital Business School.

CRM & Outbound Sales

Nel ruolo di outbound sales, lavora come primo contatto con i lead generati dalle campagne marketing (sia consumer che business) per fissare appuntamenti consulenziali con i nostri Learning Expert. Si occupa inoltre di qualificare e contattare proattivamente (al telefono, via mail e attraverso i social media), aziende e professionisti che hanno bisogno di nuove competenze, modelli e strumenti per affrontare sempre meglio le sfide del digitale.

Le responsabilità e i compiti dello Junior Business Development & CRM Specialist:

  • Contatto diretto telefonico e via mail ai database di lead forniti dal team Marketing con lo scopo di promuovere l’offerta Ninja Academy e pianificare appuntamenti di consulenza e analisi del fabbisogno formativo;
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Cerchiamo una persona motivata, con una buona attitudine commerciale, appassionata per il settore digitale e che sia in possesso dei seguenti requisiti:

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 Cosa ti offriamo: 

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Disponibilità oraria: full time

Sede di lavoro: preferiamo valutare candidati su Salerno, ma consideriamo anche figure per la sede di Milano. Offriamo inoltre una politica flessibile di Smart Working.

Amiamo farci stupire da chi ha talento e da chi non si accontenta mai dei risultati che ottiene ma cerca sempre nuove opportunità di crescita personale e professionale: un vero guerriero Ninja non si sazia mai!

Tipologia Contrattuale: inquadramento e retribuzione saranno commisurati a competenze e potenzialità del candidato.

Candidature dal sito di Virvelle qui. 

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10 best practice per sfruttare la Marketing Automation dei grandi nelle PMI

L’impatto della Marketing Automation su ogni tipologia di business è evidente.

Il cambio di paradigma verso un approccio non più esclusivamente legato al B2B o al B2C, ma orientato allo Human2Human (H2H) e alla mole di dati che ogni giorno viene scambiata, ha fatto in modo che strategie di marketing automatizzato potessero aiutare ogni azienda a generare nuovi lead, segmentarli, qualificarli e fidelizzarli oltre che, ovviamente, orientarli verso l’acquisto.

Non è un caso che, secondo quanto riporta Instapage, il 91% degli utilizzatori di Marketing Automation la ritengano realmente importante per raggiungere il successo nelle loro attività di marketing.

Perché la Marketing Automation è così importante per il B2C?

Che si tratti di grandi attori del mercato o di piccole e medie imprese non fa differenza: le strategie di Marketing Automation possono essere applicate ad ogni livello.

A maggior ragione nel B2C, la personalizzazione dei processi verso il cliente finale, basato sui suoi interessi, sulle sue azioni e su tonnellate di dati a disposizione (rispettando sempre le regole della privacy), permette di poter comunicare in maniera più intima con il proprio cliente e, soprattutto, ad un livello superiore.

Questo livello di coinvolgimento, come vedremo in una delle best practice più conosciute, non si limita più alla sola personalizzazione del messaggio con nomi o campi customizzati, ma può spingersi fino ad una personalizzazione predittiva guidata addirittura dall’Intelligenza Artificiale (AI).

Concentriamoci su alcuni suggerimenti sull’utilizzo della Marketing Automation nel B2C con una doverosa precisazione.

Una delle frasi che chi si occupa di Marketing Automation ascolta più spesso, confrontandosi con imprenditori di PMI, è: “Eh, ma questo per noi è inarrivabile. Stiamo parlando di futuro, ora è roba solo per grandi aziende.”

Nulla di più sbagliato. Ecco perché in questo articolo, sfrutteremo gli esempi di brand famosi facilmente replicabili anche da aziende più piccole.

Pronti a scoprire alcuni esempi di best practice sulla Marketing Automation nel B2C? Partiamo.

1 – Dai il benvenuto ad un nuovo lead

Che si tratti dell’iscrizione ad un portale (come ad es. Airbnb), della registrazione ad un eCommerce, dell’attivazione di un’app o di una fidelity card, una prima comunicazione di benvenuto (o di ringraziamento) aumenta la percezione del brand e cementa la connessione con l’utente.

Perché usare email di benvenuto? Secondo una ricerca CampaignMonitor per due ragioni fondamentali:

  • il 74% dei consumatori si aspetta una email di benvenuto non appena effettua l’iscrizione;
  • i nuovi lead possiedono altissimi livelli di ingaggio durante le 48 ore successive all’iscrizione.

Rispetto alle comunicazioni di campagne standard, le email di benvenuto sono caratterizzate dai più alti open rate (91,4%) e da un numero 5 volte superiore di CTR (click-through rate).

È chiaro che concentrare informazioni e azioni chiave in questo tipo di comunicazione diventa strategicamente importante per porre le prime basi per una corretta customer journey dell’utente.

AirBNB Marketing Automation

2- Mantieni il cliente costantemente sul pezzo

Che si tratti di un business fisico o uno virtuale vale la stessa regola: acquisire nuovi clienti è 5 volte più costoso che mantenere quelli esistenti.

Per questo è fondamentale non lasciarli scappare e non far passare troppo tempo dall’ultimo acquisto o dall’ultima interazione.

Notifica Push Marketing Automation

Nell’eCommerce, ad esempio, aumentando la customer retention del 5% è possibile aumentare il profitto dal 25% al 95%.

La Marketing Automation analizza tutti i dati a disposizione (ad esempio mettendo in campo matrici RFM – Recency Frequency Monetary – dinamiche) e valuta da quanto tempo un cliente non acquista, comunicando con lui in modo da proporgli nuove occasioni di engagement.

La stessa regola vale per tutti quei contatti che non interagiscono con il brand dopo i primi contatti. In questo caso è buona norma avviare campagne di re-engagement o di riattivazione in modo da mantenere sempre attivo e costante il rapporto con il brand.

3 – Iper-personalizza la tua proposta al cliente

In base agli interessi mostrati attraverso la visualizzazione delle pagine di un sito o di un e-commerce, l’interesse mostrato per una serie di video o, più in generale, alle abitudini di acquisto, è possibile “iper-personalizzare” l’offerta verso il cliente.

L’esempio più noto? Lo riconoscerai sicuramente in questa immagine.

Marketing Automation Netflix

Insieme a grandi player come Amazon, Starbucks, Spotify e altri, Netflix è l’esempio di un catalogo completamente personalizzato in base ai gusti del consumatore. Serie dopo serie, l’algoritmo studia le nostre preferenze per proporci contenuti sempre più adatti.

Che siano servizi di streaming di grandissime aziende o che si tratti di prodotti o servizi in vendita per la PMI, la sostanza non cambia.

Anche grazie all’apporto dell’AI, la Marketing Automation oggi è in grado di segmentare con un livello di dettaglio oltre ogni aspettativa, in base alle azioni del consumatore e di proporre al momento giusto l’offerta o il prodotto adeguato incrementando fino al 760% i ricavi.

4 – Festeggia gli avvenimenti importanti con i tuoi clienti

Immagina di svegliarti il giorno del tuo compleanno felice e pronto a rispondere alla marea di messaggi che stanno per arrivare, ma… passano le ore e sul tuo telefono nemmeno una notifica.

Come ti sentiresti?

Ora immagina che il tuo brand di abbigliamento preferito si ricordi della ricorrenza e non solo ti invii i suoi auguri, ma anche un’offerta sul capo che avevi adocchiato di recente. È un grande effetto “WOW”, vero? Sono certo che non vedresti l’ora di fiondarti nel punto vendita il prima possibile.

E perché non festeggiare l’anniversario del tuo primo acquisto?

Tenere a mente tutte le milestone è impossibile, ancor di più pensare di comunicare singolarmente con ogni cliente. Alla Marketing Automation, invece, non può sfuggire nulla, ma anzi aiuta ad incrementare le conversioni di vendita e, magari, ad identificare l’occasione giusta per proporre prodotti che non rientrano nelle abitudini di acquisto del cliente.

5 – Mantieni il tuo cliente costantemente aggiornato

La Marketing Automation può essere utilizzata per inviare importanti informazioni ai tuoi contatti sfruttando la multicanalità.

Che si tratti di ricordare un appuntamento dal dentista, di aggiornare il cliente sullo stato di una spedizione o sulla disponibilità del prodotto richiesto nel punto vendita preferito, della data di un evento o anche semplicemente della presa in carico di un’assistenza su un prodotto, la Marketing Automation aiuta a comunicare secondo il canale giusto (e preferito dal cliente) al momento esatto.

Marketing Automation IKEA

Ti va di fare un viaggio “tecnico” (e molto strategico) dietro le quinte con me?

Immagina di effettuare l’acquisto attraverso un chatbot su Facebook. Che sia o meno dotato di Intelligenza Artificiale, l’algoritmo ti guida verso la scelta del prodotto e, come un personal shopper virtuale, ti porta verso l’acquisto.

L’azienda riceve quindi la tua richiesta e prepara tutto per la spedizione segnalando, prima di affidare il tuo pacco al corriere, la presa in consegna della spedizione al tool.

Se hai preferito un’esperienza conversazionale la prima volta, perché utilizzare un altro modo per comunicarti che il prodotto ti verrà consegnato a giorni?

Ecco quindi che, grazie alla Marketing Automation, la segnalazione si trasforma in una comunicazione (un flusso del chatbot) sullo stesso canale semplicemente con un click da parte dell’operatore.

6 – Vendi di più

Hai mai effettuato un acquisto su Amazon? Ok, domanda retorica.

Senza scomodare il re degli eCommerce, qualsiasi portale di vendita online che si rispetti ha una caratteristica ben definita: il cross selling (“Aggiungi al carrello anche…”, “Potrebbe interessarti anche…”, “Chi ha acquistato il prodotto, ha aggiunto anche…” ti dicono qualcosa?).

Consigli Amazon Marketing Automation

L’arte di vendere prodotti complementari rispetto a quelli che si stanno acquistando permette di alzare il valore dello scontrino medio e quindi di raggiungere uno degli obiettivi principali di qualsiasi azienda B2C: vendere.

Inoltre, non si tratta solo di una caratteristica legata agli eCommerce. Il cross selling, grazie alla Marketing Automation, può essere proposto post acquisto con campagne dedicate.

Ma non è detto che per vendere di più si debba puntare solo sui prodotti complementari rispetto all’acquisto effettuato. Un’altra strategia è quella dell’upsell. In fondo, oltre l’80% delle vendite è generato dal 20% dei clienti. Attraverso la Marketing Automation è possibile estrarre maggior valore dai clienti proponendo acquisti successivi a più alto valore.

7 – Fai del tuo cliente il tuo miglior venditore

Arrivati a questo punto e dopo i primi 6 esempi fatti, è chiara l’espressione americana “Money is in the list”.

I clienti sono la più grande risorsa per un business, non solo perché generano le migliori entrate ad un costo inferiore (se si sfrutta correttamente e strategicamente la Marketing Automation), ma anche perché possono trasformarsi nella migliore forza vendita.

E sono due principi di Cialdini a guidare tutto questo: per la recensione il Principio della Riprova Sociale, per il referral quello della Reciprocità.

Quante volte hai scelto un ristorante guidato dalle recensioni dei clienti? In fondo, perché ti sei fidato di perfetti sconosciuti? La chiave è nell’esperienza che quelle persone hanno avuto prima di te e nel fatto che si siano trovate nella tua stessa situazione.

Richiedere una recensione dopo ogni acquisto di prodotto o servizio, dopo un’assistenza fornita o semplicemente per un post servizio aiuta a semplificare la scelta di ogni futuro cliente.

Stessa cosa vale per il referral. Premiare i propri clienti (ad esempio con uno sconto sul prodotto preferito o su quello che acquistano meno frequentemente) a fronte della presentazione di altri lead aiuta a generare nuovi contatti e nuove vendite praticamente a costo zero.

Secondo una ricerca Nielsen, le persone sono 4 volte più propense ad effettuare un acquisto che è stato raccomandato da un amico/conoscente. A questo si aggiunge che campagne di referral generano contatti con un valore lifetime più alto del 16% rispetto agli altri clienti.

E chi si può occupare di tutto questo in maniera automatica? Risposta ovvia, campagne di Marketing Automation appositamente studiate e progettate.

8 – Limited Time Offer

“Affrettati! Vale solo per questo mese…”

Quante volte lo hai letto? Eppure uno dei più grandi errori in questo caso è non ricordare a dovere dell’offerta a tempo limitato (LTO – Limited Time Offer).

Ecco che la Marketing Automation può correre in soccorso. Attraverso una campagna contenente remind all’offerta (che non si fermeranno fino alla conclusione o all’acquisto), il cliente riceve tutte le giuste informazioni che lo riscaldano e aumentano le possibilità di vendita.

9 – Attacca (in senso buono) quando il cliente oltrepassa le tue mura

Un titolo molto strano, non credi? Eppure è il principio alla base del geofencing, un modo di comunicare con il tuo cliente (precedentemente registrato al servizio) attraverso notifiche push o messaggi istantanei quando è nel raggio della tua attività.

Il sistema si basa su beacon e Wi-Fi (o hardware) di prossimità. Quando il cliente si trova nell’area virtuale definita, riceverà offerte di prossimità a lui dedicate in modo da generare o aumentare le conversioni.

10 – Sfrutta il potenziale della Marketing Automation

Ok, beccato! Ma dopo tutti questi esempi, avrai capito come l’utilizzo di strategie di marketing automatizzato possano essere utili per incrementare contatti e vendite in qualsiasi business B2C.

Di esempi se ne potrebbero fare ancora tanti (e molti li vedremo nel dettaglio nei prossimi articoli).

Ma quale best practice migliore da suggerire adesso se non… utilizzare la Marketing Automation?

Innovazione strategica: un appuntamento con il futuro

Dall’avvento di internet negli anni novanta, le innovazioni più disruptive sono dipese dalla creazione di nuovi modelli di business. Proprio l’osservazione di questo fenomeno è al centro dell’attività di ricerca di Strategy Innovation, spin-off dell’Università Ca’ Foscari Venezia, che dedicherà ai “Future Business Model” il prossimo appuntamento degli Strategy Innovation Workshop.

Con i saluti del Direttore del Dipartimento di Management, Anna Comacchio e la testimonianza di esperienze di successo come Conio, Habacus, Primo Space e Institute for the Future, Carlo Bagnoli, Ordinario di Innovazione Strategica presso il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia, fondatore di Strategy Innovation, esplorerà i future business model: crowd economy che si basa sullo spirito di comunità e condivisione, free/data economy che offre l’accesso gratuito a un prodotto per raccogliere e quindi monetizzare dati sui clienti, smartness economy che rende intelligente ogni prodotto e processo grazie all’IA, closed-loop economies che si fonda sul riciclo e riuso dei «rifiuti», multiple world models che sfrutta la coesistenza del mondo reale e virtuale grazie alle tecnologie VR e AR, transformation economy che offre esperienze ripetute per cambiare lo stile di vita delle persone, decentralized autonomous organization che partendo dalla convergenza dell’IA con la Blockchain immagina la scomparsa dell’agire umano all’interno delle organizzazioni.

Interverranno: Carlo Bagnoli, Ordinario di Innovazione Strategica presso il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia e fondatore di Strategy Innovation, Anna Comacchio, Direttore del Dipartimento di Management di Ca’ Foscari, Paolo Cuniberti Founder & Ceo Habacus, Lorenzo LatoHead of Sales Conio, Raffaele Mauro, Partner Primo Space e Mattia Crespi, Research Affiliate Institute For The Future.

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L’innovazione disruptive dei modelli di business technology push sarà, infatti, approfondita presentando i casi di Habacus, startup innovativa a sostegno della formazione accademica e professionale degli studenti e Conio, startup attiva nel mondo Digital Assets che attraverso la Blockchain sta trasformando il mondo della finanza. Queste realtà hanno sviluppato proposte di valore decisamente innovative sfruttando commercialmente le possibilità offerte, in particolare, dall’IA e dalla Blockchain.

Future business model

Oltre al technology push, l’innovazione disruptive del modelli di business può essere anche market-pull. Primo Space, fondo di venture capital focalizzato sullo space tech, offrirà l’occasione per approfondire i nuovi modelli di business che stanno emergendo all’interno della space economy. L’industria dello spazio sta vivendo una rivoluzione caratterizzata dalla nascita di nuove startup capaci di trasporre le soluzioni sviluppate nel settore e applicarle su altri, dal turismo, al lusso, alla logistica fino all’agricoltura.

L’innovazione disruptive dei modelli di business può essere, infine, anche design driven. Le communities digitali e fisiche stanno diventando il driver sempre più importante per creare nuove proposte di valore e mercati. L’Institute For The Future (IFTF), organizzazione no-profit di ricerca, formazione e consulenza nel settore dei future studies, ci aiuterà a comprendere le opportunità e le minacce di modelli di business di collaborazione basati sulle communities. Questi modelli sono caratterizzati da grandi vantaggi competitivi derivanti da maggiore fidelizzazione dei suoi membri e dalla capacità di acquisizione di nuovi clienti.

L’appuntamento è per il 15 luglio 2021 alle ore 17.30 con il webinar online, è necessario registrarsi.

Gli Strategy Innovation Workshop sono organizzati da Strategy Innovation, il Dipartimento di Management di Ca’ Foscari e Fondazione Università Ca’ Foscari con il sostegno di importanti partner italiani: Intesa Sanpaolo, Arper, Axians, Cisco, KPMG Italia e Sharp.

step per validare un prodotto

Dall’idea alla realizzazione: come validare un prodotto in 4 step

Negli ultimi anni, due settori interni alle aziende hanno iniziato a interfacciarsi sempre più spesso.

Chi si occupa di marketing viene sempre più spesso chiamato a interfacciarsi con chi crea il prodotto, in parte anche per via della nuova forma mentis che il growth hacking invita a seguire, cercando di abbattere i silos invisibili in cui stanno stipati i vari impiegati senza possibilità di comunicare tra loro.

La contaminazione delle idee e il continuo scambio di flussi tra reparti diversi è diventata una pratica affermata specialmente dopo i tantissimi case study in cui gli effetti positivi erano di gran lunga superiori rispetto al dispendio di tempo delle riunioni.

Quando si crea un nuovo prodotto (o servizio) l’azienda spesso non può conoscere in anticipo i risultati: venderà? Raggiungerà nuovi clienti? Avrà un ritorno sull’investimento?

Sono tutte domande che spaventano chiunque voglia mettere su un nuovo business, specialmente quando le risorse sono limitate. Per fare delle previsioni, il supporto degli esperti di marketing è essenziale perché i marketer sanno bene che la domanda fondamentale a cui rispondere è “questo nuovo prodotto soddisfa un bisogno?

Il processo che descriveremo oggi si può mettere in atto non solo per progettare un nuovo prodotto, ma anche per ideare dei servizi o implementarne di nuovi a prodotti/servizi già in attività e rodati.

Infatti, per semplicità, parleremo sempre di “prodotto” anche se, scambiandolo con servizio o funzione, il sistema rimane valido. Ciò è riproducibile sia per nuovi business che per aziende con molti anni di servizio.

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Cos’è la validazione di un prodotto e quali sono gli step

Come dicevamo poco più su, proviamo a rispondere alle domande che un imprenditore che rischia un capitale si pone, prima di lanciarsi in un nuovo progetto.

Il processo di validazione di un prodotto permette di avere delle risposte, anche se parziali, e specialmente di assumere consapevolezza se l’idea verrà apprezzata dal pubblico o meno.

Ciò permette di risparmiare molte risorse, evitando di creare un prodotto che alla fine potrebbe non piacere, di conseguenza non vendere. Questi piccoli step devono essere eseguiti con elasticità mentale e produttiva. Non dobbiamo innamorarci dell’idea ma essere pronti a cambiarla in corso d’opera, aggiustando il tiro quando nasce una nuova criticità.

Per semplicità divideremo il processo in quattro step:

  • la raccolta delle informazioni
  • realizzazione del prototipo
  • la fase di testing
  • il rilascio.

La raccolta delle informazioni: analisi dei dati quantitativi

Pensiamo di aver avuto un’idea geniale, ma quello che dobbiamo davvero comprendere è se il mercato ne abbia bisogno. Esiste già una richiesta? Da chi viene soddisfatta? Questa è una delle fasi più lunghe ma allo stesso tempo sottovalutate del processo di validazione.

Abbiamo quasi sempre una percezione indicativa delle risposte, ma dobbiamo ottenere numeri per capire se il nostro progetto sia utile o meno alle persone, e quindi comprendere se rientreremo nell’investimento. Inoltre, difficilmente saremo gli unici ad aver pensato a un servizio simile, quindi sarà necessario individuare i nostri competitor e capire osa ci differenzia da loro.

Andiamo con ordine: il nostro prodotto a chi si rivolge?

Stendiamo le nostre buyer persona (per scoprire come, leggi la guida dedicata), scriviamo nero su bianco quale bisogno risolve il nostro nuovo prodotto in base a ciò che conosciamo di queste persona.

Facciamo un esempio pratico: le mie buyer persona sono uomini e donne dai 25 ai 40 anni che non hanno tempo per cucinare ma vogliono tenersi in forma, il mio prodotto sono dei pasti pronti che siano sani e gustosi. Aver accoppiato il prodotto alla buyer persona non conclude la raccolta delle informazioni, anzi è solo l’inizio.

Ritornando al nostro esempio, i nostri amici che vogliono tenersi in forma, perché non hanno tempo? Siamo sicuri che il problema sia legato proprio al tempo di cucinare? Non diamo nulla per scontato, poniamoci più domande possibili e poi chiediamo a loro.

Attraverso un sondaggio riusciremo a prevedere quale potrebbe essere la nostra value proposition, ovvero quella caratteristica che ci distingue dai competitor, il motivo per il quale il pubblico dovrebbe scegliere noi e non loro.

Di ristoranti e bar che realizzano insalate da asporto ce ne sono tanti, ma dopo il sondaggio potremmo scoprire, ad esempio, che il problema è trovare materie prime di alta qualità e che diano sapore a piatti che tendenzialmente sembrano poco gustosi.

Ciò ci indica che ricette poco replicabili in casa e che siano costruite da chef attenti al tema potrebbero essere vincenti, rispetto alla classica insalata in mille forme.

I sondaggi inoltre sono ottimi per fare lead generation, possiamo quindi già da qui formare un database di potenziali clienti, profilandoli per esigenze in modo da associare il prodotto alle persone giuste. Costruire un sondaggio ad alto tasso di conversione è fondamentale per ottimizzare la spesa effettuata per portare gli utenti a rispondere ed avere dati quantitativi a sostegno delle nostre scelte.

Se il sondaggio non ci sembra abbastanza, possiamo anche optare per un quiz. Ciò è ideale per testare la conoscenza degli utenti per un dato argomento e capire in cosa noi dovremmo operare per potenziare le loro capacità. L’inserimento di un premio in cambio della partecipazione è un’ottima leva psicologica per gli utenti che vogliono essere stimolati per rispondere.

Realizzazione del prototipo

Dopo aver studiato i competitor e aver avuto più chiare le esigenze dei nostri potenziali clienti, si passa alla realizzazione essenziale del prodotto. Soffermiamoci sull’essenziale. Il prodotto non dovrà avere tutte le funzioni che abbiamo in mente, non dovrà essere perfetto ma dovrà possedere la funzione essenziale per rispondere al bisogno che abbiamo raccolto in fase di analisi.

In questa fase, il reparto marketing dovrà comunicare i risultati della ricerca al reparto che progetta e crea il prodotto e questi dovranno realizzare un prototipo del progetto.

Il prototipo ti permette di passare velocemente alla fase successiva, testare se i dati raccolti e le ipotesi fatte siano corrette e, nel caso andasse male, modificare ulteriormente il progetto prima dell’uscita ufficiale sul mercato.

La fase di testing: analisi dei dati qualitativi

La “prova del 9” avviene adesso, si mette a disposizione il prototipo di un numero limitato di utenti. In questa fase dobbiamo chiedere dei feedback per ricevere dati qualitativi, comprendere cosa va bene e cosa no per modellare il progetto finale.

Possiamo coinvolgere il database di chi ha partecipato al sondaggio iniziale, in una strategia di fidelizzazione a lungo termine.

Ciò che è importante è rendere consapevoli gli utenti che si tratta di un prototipo e che il loro contributo è davvero importante. Il reparto marketing potrà sfruttare questa relazione per campagne successive, richiedere recensioni il giorno del lancio ufficiale, creare pubblici simili e altre attività.

Quando si raccolgono i feedback, la squadra dovrà essere pronta a rimodulare il prodotto, in modo da realizzare il prodotto finale in linea con il target che ha partecipato.

Il rilascio

Queste fasi portano direttamente al lancio del prodotto sul mercato, con la consapevolezza che esiste una nicchia di utenti interessata. Il lavoro non è finito qui: siamo solo all’inizio. Ogni nuova funzione rimette in moto il processo di validazione che, questa volta, coinvolge una community che ci conosce e già utilizza il nostro prodotto.

Coca-Cola celebra i vincitori di UEFA EURO 2020

Coca-Cola, partner storico dell’evento dal 1974, annuncia il lancio di una bottiglia in edizione limitata per celebrare i vincitori di UEFA EURO 2020™ e festeggiare insieme ai tifosi italiani la vittoria del Campionato Europeo. 

Per celebrare la vittoria, il brand ha realizzato una limited edition celebrativa di bottiglie Coca-Cola Original Taste da 450 ml, disponibile in alcuni punti vendita selezionati, fino a esaurimento scorte. 

Limited edition

UEFA EURO 2020ha segnato il debutto delle nuove bottiglie Coca-Cola realizzate interamente in rPET e così anche la limited edition è con 100% plastica riciclata. Il design cattura l’euforia di un momento magico, richiamando la cascata di coriandoli che ha avvolto i tifosi alla fine del torneo mentre le telecamere riprendevano la gioia dei campioni sul campo di Wembley. L’etichetta presenta così i colori e il nome dell’Italia e raffigura l’iconica bottiglia Contour di Coca-Cola nell’illustrazione del trofeo. 

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Ha dichiarato Raluca Vlad, Direttore Marketing di Coca-Cola Italia:

In qualità di partner ufficiale di UEFA EURO 2020™, ci congratuliamo con i vincitori e vogliamo omaggiare e rinfrescare tutti i tifosi che hanno seguito con entusiasmo il torneo. Coca-Cola vuole continuare a ispirare i fan e a sostenere il loro amore per lo sport, invitando tutti a superare le distanze attraverso la condivisione delle proprie passioni, perché quando tifiamo insieme c’è ancora più gusto.

Le celebrazioni e la comunicazione della limited edition vivranno anche attraverso le attivazioni outdoor, digital, social e una pianificazione stampa. Una perfetta chiusura per la campagna UEFA EURO 2020™ di Coca-Cola, “Quando tifiamo insieme, c’è ancora più gusto”, un invito a superare le differenze partendo da quelle calcistiche e a condividere con gli altri la passione per lo sport.

Oltre Coca-Cola abbiamo raccolto una galleria degli altri brand che hanno celebrato i vincitori di #EURO2020!

richard branson volo spaziale virgin galactic

Richard Branson va nello spazio: segui la diretta su Ninja

Benvenuti alla corsa allo spazio, edizione miliardari!

Richard Branson, il fondatore di Virgin Galactic, è pronto al lasciare (temporaneamente) il pianeta Terra, domenica alle 15.00, ora italiana.

sir richard branson

Se la missione avrà successo, Branson batterà il concorrente Jeff Bezos, che si è recentemente dimesso da CEO di Amazon da pochi giorni. La rocket company di Bezos, Blue Origin, aveva annunciato il suo primo volo nello spazio per il 20 luglio. A bordo ci saranno Bezos, suo fratello Mark, l’ospite d’onore di Wally Funk e un passeggero di cui ancora non si conosce il nome che si è aggiudicato un’asta da 29,7 milioni di dollari per un biglietto, a giugno.

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Amazon

Sembra che il CEO di Virgin lo batterà sul tempo tagliando per primo il traguardo. Eccellente escluso dalla bagarre, l’eccentrico Elon Musk con la sua SpaceX.

elon musk #lasereye

Se le condizioni meteo rimarranno favorevoli come previsto, due piloti e quattro specialisti di missione, tra cui proprio Richard Branson, viaggeranno tra gli 80 e i 100 chilometri di distanza dalla Terra.

Anche se la battaglia per il primato spaziale assomiglia sempre più a un botta e risposta a colpi di marketing, utile a gasare anche investitori e azionisti, il vero premio non sarà un badge per il primo uomo in orbita, ma la fetta più grande nel sostanzioso mercato dei viaggi spaziali commerciali e turistici.

Come guardare il volo di Richard Branson nello spazio

Il volo della VSS Unity partirà domenica alle 9.00 ora locale e lo streaming del lancio sarà trasmesso sul sito web di Virgin Galactic e sulle piattaforme social dell’azienda, ma puoi seguire la diretta anche da questa pagina, nel video qui sopra.

La capsula VSS Unity non può raggiungere la velocità necessaria per il volo orbitale, per questo punterà a un volo suborbitale che offrirà a passeggeri ed equipaggio una breve opportunità di guardare la Terra dall’alto e sperimentare la gravità zero.

Dopo il lancio dal suo aereo vettore, l’Unity si libra verso il confine dello spazio. Nel suo volo di prova del 22 maggio ha raggiunto una velocità di Mach 3, pari a tre volte la velocità del suono. I passeggeri sperimenteranno circa 4 minuti di assenza di peso prima di planare di nuovo verso la terra.

 

de sign

Funzionale non basta: come un’impresa può fare propri i principi de-sign

Si fa presto a cadere nel tranello teso da alcune parole, troppo inflazionate, abusate, collocate qua e là in modo generalista o improprio.

Design” è certamente una di queste. Si cerca poi magari di caratterizzarne l’identità perduta di questa parola accostandola a termini ed “etichette” di natura emozionale e/o funzionale, che però di fatto concorrono a indebolirne la valenza.

Eppure, Design è una parola che porta con sé una profondità e un respiro che meritano una riflessione. Nella sua etimologia, design deriva, come ricorda Klaus Krippendorff, dal latino de signare, “dare un significato alle cose”.

Una capacità che appartiene quindi all’uomo, universalmente inteso, ancor prima che alla figura professionale che siamo stati abituati a chiamare designer.

La scala di progressione del valore

Siamo in fondo tutti un po’ designer, perché oltre ad agire in un contesto nel quale siamo in grado di derivare un significato per noi stessi, a volte – e più spesso di quello che pensiamo – siamo in grado di veicolare un significato agli altri.

I designer, quelli di professione, sono in grado di farlo imprimendo tale significato in un medium. Sia esso un prodotto, o sempre più un servizio, magari una esperienza o perfino una trasformazione. Ci stiamo qui riferendo esplicitamente alla scala di progressione del valore (economico) così come è stata proposta, ormai qualche tempo fa ma sempre attuale, da Pine e Gilmore.

Funzionale non basta: come un'impresa può fare propri i principi de-sign

Scala di progressione del valore economico, in Pine & Gilmore, The experience economy, 1999.

De-sign vuol dire proprio essere in grado di dare un significato a un prodotto/servizio/esperienza/trasformazione. Un significato che non può essere colto ed interpretato in modo anacronistico dall’utente ma necessariamente deriva dal contesto nel quale tale medium è inserito.

Si tratta quindi di una relazione complessa che coinvolge destinatario-utente, medium (prodotto, servizio etc.) e designer sullo sfondo di un contesto che può intrecciare più dimensioni, sociali, culturali, tecnologiche e altre.

I principi del de-sign

Dopo una simile premessa, è evidente quanto una riflessione più approfondita sul tema e sui principi del de-sign sia assolutamente inscindibile dal discorso portato avanti in questa serie di articoli sull’impresa ‘significante’.

Il mondo del design italiano è stato il riferimento per molto tempo, nel mondo, di questa capacità di coniugare tutto questo con la cultura del prodotto e del fare manifatturiero.

Il prof. Roberto Verganti del Politecnico di Milano ha fotografato questa impronta identitaria coniando il termine “design driven innovation”, l’innovazione guidata dal design, in contrapposizione a quella spinta più dai bisogni del mercato (market driven) e a quella spinta dalla tecnologia (technology driven).

Anche in questo caso, il rischio culturale è stato quello di confinare questo contributo della ricerca manageriale alla casistica delle imprese più note del design di prodotto (Alessi, Kartell e le altre).

Abbiamo poi compreso che questo orientamento poteva invece essere esteso non solo al prodotto propriamente inteso ma all’intero modello di business fino a traguardare l’identità strategica aziendale.

Perché il significato rappresenta quell’elemento di coerenza grazie al quale poter leggere tutte le diverse componenti (fornitori, clienti, processi etc.) che l’impresa nel tempo struttura e organizza per portare la propria proposta di valore al mercato.

Risulta, inoltre, elemento di innovazione nel momento in cui l’impresa agisce in qualità di “designer” ed è in grado di veicolare sul mercato nuovi significati, attraverso i propri prodotti, servizi, esperienze o trasformazioni.

Framework della strategia del significato, in Battistella, Biotto, De Toni, From design driven innovation to meaning strategy. «Management Decision» 50, 2012.

Framework della strategia del significato, in Battistella, Biotto, De Toni, From design driven innovation to meaning strategy. «Management Decision» 50, 2012.

Ha continuato a farlo magistralmente per anni Apple, anche se negli ultimi tempi sembra aver perso un po’ della spinta del suo significato strategico “Think different”.

Eppure, è riuscita ad agire a livello di esperienza utente, basti pensare ai suoi negozi “tempio” per la community dei propri fan di prodotto, prima azienda del ramo informatica a vincere la sfida del canale retail monomarca.

Ha contribuito di fatto, e non marginalmente, alla “trasformazione digitale” di una gran fetta di utenti, altrimenti non familiari con una tecnologia realmente poco accessibile e fruibile.

Lo sta facendo, a esempio in Italia, Loccioni, piccola-grande realtà B2B che ha ereditato la cultura olivettiana e ha declinato il significato di “sartoria tecnologica” in un modello di sviluppo sostenibile legato al territorio e ai suoi talenti che le consente di dialogare, da Angeli di Rosora nelle Marche, con i grandi gruppi industriali del mondo.

Il re-design applicato alla scala di progressione del valore

Anche in questo caso il de-sign ha riguardato la cura di tutti i livelli della scala di progressione del valore: prodotti a grande contenuto tecnologico ma con approccio “sartoriale”, servizi di trasferimento tecnologico, esperienze “aziendali” per clienti-fornitori e per gli attori, in primis giovani, del territorio, e trasformazioni, contribuendo all’ingresso nel mondo di lavoro di talenti espressione dell’heritage manifatturiero marchigiano e alla nascita di numerose startup e spin-off secondo una logica di ecosistema di business.

Il Design così inteso rappresenta oggi e continuerà a rappresentare per il futuro un potente motore “universale” di innovazione per le imprese.

In questo senso, più che parlare di design universale, vogliamo quindi porre l’accento sull’universalità del design quale mediatore e traduttore culturale tra impresa e mercato-cliente.

Pensiamo a Tesla, e al ruolo che il de-sign della sostenibilità ha avuto nel creare una proposta dirompente a un mercato retto da un settore industriale paradossalmente “conservatore”, specie quando si è trattato di recepire una profonda e intima ridefinizione della sua architettura tecnologica.

Pensiamo a Ryanair, e al suo declinare e veicolare al mercato e ai consumatori il significato di low-cost, ridefinendo alle fondamenta il concetto e livello di servizio e abilitando un nuovo, coerente, modello di business.

Pensiamo al Made in Italy che, quando riesce realmente a far proprio il significato di lifestyle italiano, esprime livelli di qualità e unicità che il mondo intero non può far altro che apprezzare.

Riteniamo quindi che le imprese debbano attrezzarsi e governare al meglio il costrutto teorico e pratico del de-sign come motore di (nuovi) significati. Si tratta di un costruire nel tempo un percorso, partecipato, aperto agli stimoli e ai contributi che possono giungere dall’esterno. Richiede competenze e sensibilità in parte nuove per le imprese. Queste devono infatti diventare interpreti culturali in grado di costruire e articolare nuove visioni e nuove proposte al mercato e da queste derivare coerenti modelli di business, soluzioni tecnologiche e operative.

D’altronde, il rischio che non devono correre è quello di risultare insignificanti. Il De-sign in fondo, nella sua essenza, vuole proprio evitare che ciò accada.

 

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Articolo realizzato in collaborazione con Gianluca Biotto

swipe up instagram

Presto potrai usare lo Swipe Up di Instagram senza avere 10.000 follower

La possibilità di inserire il link nelle storie di Instagram, risulta spesso uno strumento utile in tantissimi casi e non vedevamo l’ora di sfruttare a 360° questa funzione delle storie, anche per i nostri business. 

instagram

Quante volte avresti voluto indirizzare i tuoi follower ad una specifica risorsa del tuo brand o più semplicemente al tuo ultimo articolo del blog?

Tra poco (speriamo pochissimo!) non sarà più necessario rimbalzare i tuoi follower dalla storia al tuo profilo con l’inserimento dei link in bio, ma potrai offrire loro un link attraverso lo swipe up direttamente nelle tue Stories.

Un grande vantaggio, non trovi?

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Lo swipe up: cos’è e come ha rivoluzionato le Instagram Stories

Se non hai mai sentito parlare dello swipe up, probabilmente sei solito utilizzare account con meno di 10.000 follower. Per questo motivo, non avrai avuto mai il modo di utilizzare questa funzionalità. La situazione è però destinata a cambiare.

Potrai infatti utilizzare la feature anche con account con un numero di follower inferiori rispetto alla soglia prevista dalla piattaforma e approfittare di tutti i vantaggi che questo strumento mette a disposizione. 

Lo swipe up ha rivoluzionato il modo in cui gli influencer, e più in generale le aziende, hanno raggiunto e coinvolto i loro follower su Instagram.

Gli utenti, infatti, scorrendo il dito dal basso verso l’alto, sfiorando una freccia che appare nella zona più bassa dello schermo, possono accedere a specifiche pagine senza uscire dall’App. Questo è un metodo abbastanza semplice per ottimizzare i contenuti pubblicati e per spingere gli utenti in un percorso predeterminato dalla strategia in atto. 

instagram reels

Per poter accedere a questo strumento, sino a qualche giorno fa, era indispensabile che l’account rispettasse due e solo due specifici requisiti: che fosse configurato come account aziendale e che avesse più di 10.000 follower.

Una ulteriore variabile che potrebbe offrire l’accesso allo swipe up nelle storie di Instagram, è lo status di account verificato: cioè la spunta blu accanto alla foto profilo, che testimonia, da un lato, l’autenticità dello stesso account e, dall’altro, che esso rappresenta un personaggio pubblico o uno specifico brand. 

LEGGI ANCHE: 5 consigli PRO per sfruttare l’algoritmo di Instagram e migliorare le performance

Un nuovo step nella rivoluzione dello swipe up di Instagram

A quanto pare, nelle prossime settimane, lo swipe up compirà un ulteriore passo in avanti: sarà possibile attivarlo e utilizzarlo anche con account con meno di 10.000 follower. 

Questa è la notizia trapelata degli uffici della piattaforma e che il magazine The Verge ha confermato in uno dei suoi ultimi articoli. Sin da subito, la notizia ha fatto letteralmente il giro del mondo. Ma di cosa si tratta nello specifico? 

Si tratta dell’aggiunta di questa nuova funzionalità, che avrà evidentemente un aspetto leggermente differente da quello più conosciuto sugli account certificati. Non si tratterà di uno swipe up nella sua versione più classica, come siamo abituati a riconoscerlo nelle storie, ma di una versione nuova ed inedita.

Non sarà più necessario compiere un movimento specifico, dal basso verso l’alto, per collegarsi alla pagina web elencata, ma il link sarà associato a un adesivo (liberamente posizionato in qualunque punto dello schermo). Dunque una versione nuova ma non meno performante di quella più conosciuta.  E c’è di più. 

LEGGI ANCHE: Giveaway e concorsi fotografici su Instagram: regole base per muovere i primi passi

Sembra che la piattaforma abbia già dichiarato che sarà posta una maggiore attenzione sulle tipologie di link che verranno pubblicate nelle storie, prestando soprattutto attenzione allo spam, alle fake news e più in generale alla disinformazione. E allora ecco le tipologie di link che sarà possibile utilizzare, vediamo subito le principali. 

– Condivisione di un link semplice  – Sarà possibile condividere link di specifiche pagine web, dell’ultimo articolo del blog a una notizia, fino al prodotto dei un eCommerce. 

– Visualizza prodottoQuesta è una possibilità molto interessante per spingere le persone a visualizzare i prodotti disponibili all’interno dello shop della tua app. Una marcia in più per proporre e rendere più visibili i prodotti più trendy del momento. 

– Visualizza negozio – Un collegamento utile per condurre i tuoi follower direttamente nel negozio del tuo profilo Instagram. Molto interessante per promuovere brand o specifici prodotti. 

Questo innovativo swipe up sembra essere ancora in fase di test e la novità non sarà attiva da un giorno ad un altro, ma che richiederà del tempo per poter essere concretamente impiegata. Passera, probabilmente, attraverso diverse fasi di beta test prima di comparire sugli schermi dei nostri smartphone.

La storia di Antos Cosmesi, dalle api all’eCommerce di prodotti naturali

Siamo giunti quasi alla fine dei racconti del Ninja Van Tour di Mirko Pallera. Da Torino si è spostato ad Ozzano Monferrato (Alessandria), per visitare una delle aziende protagoniste delle Unbreakable Stories.

Ad accoglierlo è Gian Luca Mortara, founder di Antos Cosmesi, (che in greco antico vuol dire “fiore”) un’azienda che produce cosmesi naturale da due generazioni. Prima ancora, era un’azienda apistica, ancora oggi esistente. Poi tutto è nato da una ragazza del paese che doveva laurearsi in Farmacia e chiese aiuto alla famiglia Mortara per creare dei cosmetici dai prodotti dell’alveare. Confessa Gian Luca:

Ci sembrava una richiesta del tipo “Voglio andare sulla Luna”. Oggi creare la cosmesi a casa è semplice, tramite tutorial su YouTube, ma all’epoca non si sapeva dove iniziare. Poi con i giusti aiuti, abbiamo creato la prima linea cosmetica che abbiamo iniziato a vendere insieme al miele. Esposta all’inizio più per curiosità all’interno dello store, poi effettivamente il progetto è piaciuto ai nostri clienti e quindi abbiamo subito creare un laboratorio, Antos.

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Da questo, iniziano le prime vere e proprie vendite, locali e non, con la creazione della clientela. Da lì l’azienda ha iniziato a crescere, con non poche difficoltà: nel 2008 un incendio, a causa di un corto circuito, ha devastato il laboratorio, bruciando tutto e sono stati costretti a partire da 0. Per due anni ha vissuto e lavorato in alcuni container nel parcheggio antistante l’azienda, poiché anche la sua abitazione ha preso fuoco.

Antos Cosmesi: tutto naturale

Gian Luca apre le porte del laboratorio Antos e spiega come funziona il sensore ad ultrasuoni: un principio di cavitazione che tira fuori il principio attivo abbattendo l’utilizzo dei conservanti, e poi il procedimento di estrazione dell’estratto che dura circa un paio d’ore, e poi viene subito applicato al prodotto. Nel reparto spedizioni, invece, oltre 300 referenze dell’azienda si preparano per raggiungere le case di chi ordina online.

La loro produzione fornisce prodotti per il corpo, per il viso, per i capelli, per la cellulite, i solari e altri prodotti naturali.

La differenza tra i prodotti di Antos e quelli industriali, risiede non solo nei filtri solari, costantemente controllati dal comitato sicurezza cosmetica, ma sulla base del prodotto che fa la differenza. Se la base è ricca di oli preziosi, produce effetto booster, aiutando i filtri a non bruciare la pelle, quindi si rivela di alta qualità perché non solo non brucia la pelle ma aiuta ad idratarla.

Dal 2010 c’è il lancio dell’eCommerce:

La vendita online è stata una sfida. Da grande fruitore di Ninja Marketing mi sono sempre interessato a questo mondo in continua espansione, iniziato con diffidenza. La produzione avviene con una filiera corta, affinché i prodotti finali arrivino al consumatore con il carico massimo di principi attivi: per questo durano non oltre i 18 mesi.

Da quest’anno sono riusciti a creare una nuova linea di miele, con la propoli: una resina che le api impastano nell’alveare per andare a chiudere tutte le fessure; quando si va a cambiare l’alveare alle api, si tolgono tutti i pezzetti di propoli e poi si raffina per macerarlo. Per creare la propoli ad uso interno, invece, abbiamo creato un laboratorio a parte per la lavorazione di miele e integratori. Inoltre, c’è anche la produzione di una linea di profumi.

Insomma, la storia di Gian Luca rientra decisamente negli Unbreakable!

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