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Addio plastica! IKEA la eliminerà dagli imballaggi entro il 2028

IKEA è sempre stata un’azienda all’avanguardia che ha visto il potenziale in prodotti e modi di comunicare a cui nessuno aveva ancora pensato, ed è per questo che quando si tratta di sperimentare non si tira certo indietro.

Ora arriva un annuncio importante, un chiaro segno di voler impegnarsi a diventare una società sempre più sostenibile. Ha dichiarato il suo impegno nel voler eliminare gradualmente la plastica la plastica da tutti i suoi packaging preferendo imballaggi realizzati con materiali rinnovabili e riciclati.

L’impegno d’IKEA nella sostenibilità e nella lotta alla plastica

L’imballaggio è di certo un elemento chiave di accessibilità, sostenibilità e manipolazione sicura quando acquistiamo un prodotto da un rivenditore. Per combattere i rifiuti di plastica e l’inquinamento, IKEA ha già ridotto significativamente la quantità di plastica utilizzata nelle sue soluzioni d’imballaggio.

A oggi, meno del 10% del materiale da imballaggio utilizzato annualmente dall’azienda è costituito da plastica. Nel colmare il divario rimanente rimuovendola dalle soluzioni d’imballaggio di consumo, IKEA ha affermato che adotterà l’utilizzo solo di materiali rinnovabili o riciclati.

Ed è stato proprio Erik Olsen, Packaging & Identification Manager d’IKEA, a sottolineare l’impegno nell’ eliminazione graduale della plastica dagli imballaggi come un chiaro segnale nel supportare l’impegno generale per ridurre l’inquinamento puntando su imballaggi dai materiali sostenibili, e quindi rinnovabili e riciclati.

LEGGI ANCHE: La svolta sostenibile dei brand verso un’economia sempre più circolare

IKEA elimina la plastica

Idee e soluzioni sostenibili

Ogni anno IKEA spende oltre 1 miliardo di euro per circa 920.000 tonnellate di materiale da imballaggio. L’abbandono della plastica richiederà la progettazione di nuove soluzioni ma soprattutto una stretta collaborazione con i team di sviluppo del prodotto e con gli stessi fornitori.

L’azienda però ha ammesso che solo alcuni imballaggi in plastica potrebbero rimanere, ma per i prodotti alimentari per garantirne la sicurezza e prevenire lo spreco alimentare. L’impegno però resta sempre quello di scovare possibili soluzioni entro la data prefissata, il 2028 appunto.

Maja Kjellberg, Packaging Development Leader d’IKEA ha ribadito il ruolo pionieristico della compagnia sottolineando che l’ingegnosità ha fatto sempre parte del patrimonio IKEA e il packaging non fa eccezioni al riguardo.

Molti nuovi pacchetti saranno realizzati con la carta, sebbene l’azienda stia sperimentando l’uso di altri materiali. E infatti molte startup stanno studiando e adoperando materiali d’imballaggio realizzati con i rifiuti dell’industria alimentare, dalle noci di cocco ai sottoprodotti della produzione della birra.

La plastica purtroppo è ovunque. È un materiale resistente, durevole e versatile ed è anche a basso costo, ma non viene smaltita in modo responsabile. Ormai le implicazioni ambientali sono disastrose. IKEA riuscirà, insieme a tanti di noi, a fare la differenza? Ci auguriamo di sì!

pagespeed insights

Nuova versione di Pagespeed Insights e Google Page Experience arriva su desktop

Tante le novità nel campo SEO già annunciate in questa prima metà di Novembre. 

Tra tutte, spiccano la comunicazione ufficiale da parte di Google dell’arrivo dell’algoritmo Google Page Experience su desktop e il lancio della nuova versione di PageSpeed Insights, lo strumento gratuito messo a disposizione da Big G per migliorare le prestazioni di velocità del tuo sito web.

Andiamo a vederle entrambe nel dettaglio in questo articolo.

Il contenuto di questo articolo:

  1. Google Page Experience Update: che cos’è
  2. Google Page Experience su Desktop: cosa cambia?
  3. PageSpeed Insights di Google: che cos’è
  4. Live la nuova versione di PageSpeed Insights di Google

Google Page Experience Update: che cos’è

Il Google Page Experience è uno dei più recenti e significativi aggiornamenti dell’algoritmo di Google ed ha lo scopo di usare l’esperienza dell’utente come parametro per valutare a quali risultati dare priorità nei motori di ricerca. 

Ma come fare per valutare pagine web attraverso un criterio cosí complesso come la user experience (UX)? Per riuscire in questa titanica impresa, Google ha ideato quelli che definisce i “Segnali Web Essenziali” (in inglese “Core Web Vitals”), ovvero dei parametri di qualità utili a quantificare l’esperienza degli utenti su una determinata pagina web.

I Segnali Web Essenziali sono principalmente tre:

    • Largest Contentful Paint (LCP), il quale misura la performance di caricamento di una pagina e che dovrebbe mantenersi entro i 2,5 secondi da quando la pagina comincia a caricare’
    • First Input Delay (FID), il quale misura l’interattività dei contenuti su una pagina e dovrebbe mantenersi entro i 100 millisecondi o meno;
    • Cumulative Layout Shift (CLS), il quale misura invece la stabilità dei contenuti di una pagina da un punto di vista puramente visuale e che dovrebbe avere un valore di 0,1 o meno

 

linee guida Google su web core vitals

Punteggi da raggiungere per passare i Core Web Vitals. Screenshot tratto da
web.dev/vitals/, Aprile 2020.

Per avere l’OK di Google, le pagine devono superare i punteggi consigliati per almeno il 75% delle visite alle pagine.

Come menzionato, l’introduzione di queste nuove metriche e del Google Page Experience Update ha subito vari rinvii fino ad approvare su dispositivi mobili solo nell’agosto 2021. 

Google Page Experience su Desktop: cosa cambia?

Nell’edizione ​​2021 dell’evento annuale Google I/O, la compagnia di Mountain View aveva già annunciato i suoi piani di portare l’algoritmo anche su desktop. Il 4 novembre, tuttavia, ha finalmente dato dettagli più precisi riguardo alle date del lancio di questo nuovo aggiornamento dell’algoritmo.

La nota ufficiale specifica che Google comincerà ad utilizzare l’esperienza sulle pagine come uno dei suoi fattori di ranking sui dispositivi desktop, a partire da febbrario 2022, e che l’implementazione verrà finalizzata alla fine di marzo 2022.

Questo significa che dopo questa data, l’esperienza sulle pagine verrà aggiunta alle centinaia di altri indicatori che Google ogni giorno prende in considerazione per generare i risultati di ricerca, non solo su mobile, ma adesso anche su desktop. 

Perció, se hai un sito web e non hai ancora pensato a migliorare agli indicatori collegati all’esperienza sulle pagine del tuo sito (LCP, FID, CLS), questo è il momento giusto per cominciare a farlo. 

PageSpeed Insights di Google: che cos’è

PageSpeed Insights, anche conosciuto come PSI, è uno strumento offerto da Google, il quale valuta il caricamento di una pagina e ne propone suggerimenti su come migliorarne la performance sia su dispositivi desktop che mobile. 

Questo, insieme al fatto che sia completamente gratuito, rende questo strumento particolarmente popolare tra gli addetti ai lavori nel campo dello sviluppo e SEO. 

Lo strumento propone principalmente due tipi di dati: 

    • i dati sul campo (“dati reali”), ovvero i dati empirici
    • i “dati di laborario”, ovvero i dati di prova collezionati in un ambiente controllato

I primi sono principalmente raccolti attraverso il ‘Chrome User Experience Report’ (CrUX), cioè un insieme di dati pubblici costruiti da più campioni di utenti reali che utilizzano Chrome. Mentre, i secondi, sono offerti da Lighthouse, uno strumento open source creato per l’esecuzione di audit tecnici di siti web.

esempio dell’attuale schermata nello strumento pagespeed insights di google

Esempio dell’attuale schermata nello strumento PageSpeed Insights di Google. Screenshot tratto da web.dev/whats-new-pagespeed-insights/, November 2021.

Live la nuova versione di Google PageSpeed Insights

Lo scorso 3 novembre, Google aveva annuciato che avrebbe lanciato la nuova versione del suo popolare strumento di miglioramento delle prestazioni di siti web. Dal 16 novembre, il nuovo PageSpeed insights è finalmente live ed accessibile a tutti all’indirizzo pagespeed.web.dev.

Secondo la compania californiana, la precedente versione dello strumento usava un codice sorgente obsoleto risalente a più di 10 anni fa e necessitava dunque di un redesign. 

L’obiettivo era quello di risolvere alcuni problemi che da tempo affligevano il design dello strumento, tra i quali:

    • rendere la UI più intuitiva, facendo una chiara separazione tra i dati di laboratorio (“dati di prova controllati”) e le registrazioni di dati sul campo (“dati reali”);
    • rendere chiaro come i Segnali Web Essenziali (in inglese “Core Web Vitals”), cioè i parametri chiave di Google legati alla velocità di un sito, siano calcolati
    • modernizzare in generale il design dei risultati offerti dalla versione precedente dello strumento

Ma quali sono le funzioni della nuova versione migliorata di Google PageSpeed Insights? Andiamole a vedere nel dettaglio. 

Tra i cambi più radicali, possiamo apprezzare la sostituzione delle etichette per i “dati reali” e i “dati di prova controllati”. Questo permette una separazione delle due sezioni, insieme all’aggiunta di una spiegazione più dettagliata su cosa questi dati significhino e come possano aiutarci a migliorare la performance del nostro sito.

Google, inoltre, ha aggiunto nella sezione “dati reali” una nuova funzione “schermata ampliata” (in inglese “expand view”). Questa fornisce agli utenti una visione piú dettagliata dei Segnali Web Essenziali come possiamo vedere dall’esempio riportato nell’immagine qui sotto.

nuova schermata expanded view in arrivo nella nuova versione di google pagespeed insights

Esempio della “Schermata Ampliata” introdotta nello strumento PageSpeed Insights di Google. Screenshot tratto da web.dev/whats-new-pagespeed-insights/, November 2021.

Infine, nello strumento sono stati aggiunti alcuni dati molto utili ad entrambi gli sviluppatori e i proprietari di siti quali:

    • il periodo di collezione dei dati presentati
    • la durata delle visite
    • i dispositivi analizzati
    • le connessioni network utilizzate per l’analisi
    • le versioni di Chrome utilizzate per l’analisi
esempio nuovi dati aggiuntivi in arrivo nella nuova versione di pagespeed insights

Esempio dei dati aggiuntivi introdoti nello strumento PageSpeed Insights di Google. Screenshot tratto da web.dev/whats-new-pagespeed-insights/, November 2021.

Non c’è dubbio che la nuova versione abbia un design più accattivante ed intuitivo. Non resta che mettere le mani su questo nuovo strumento a disposizione di digital marketer e sviluppatori.

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Ci ha lasciato Ennio Doris, e il nuovo emozionante corto di Özpetek è il miglior saluto possibile

Ci ha lasciato Ennio Doris, l’inconfondibile volto di Banca Mediolanum e presidente fino al settembre 2021.

Il suo gesto di “tracciare il cerchio” per indicare un servizio costruito intorno alla persona, ora in un lago salato, ora in un campo di grano, si è fissato indelebilmente nella memoria delle persone grazie alle réclame dell’azienda, diventando così un punto di riferimento per la linea comunicativa successiva ma anche oggetto di imitazioni, meme e studio.

Manager, imprenditore e banchiere italiano, ma anche Cavaliere del Lavoro dal 2002 e uno tra gli uomini più ricchi d’Italia della classifica Forbes del 2018, il suo genio imprenditoriale ha trasformato Mediolanum in un impero, che già nel 2019 contava più di 8.000 dipendenti.

Ai grandi uomini di successo si accompagna spesso una visione olistica del mondo, nella quale restituire parte della propria fortuna alla comunità è un atto sentito e dovuto: a marzo 2020, infatti, aveva donato 5 milioni di euro alla regione Veneto per aiutare contro il virus pandemico Covid-19.

Ci ha lasciato Ennio Doris, ma il corto firmato da Özpetek è il più bel saluto perchè esprime i suoi valori

Banca Mediolanum ha lanciato il nuovo corto durante una serata première giovedì 18 novembre presso il Cinema Moderno The Space di piazza della Repubblica a Roma.

Prima un dialogo tra Massimo Doris, il regista Ferzan Özpetek e il professor Gianni Canova, condotto dalla giornalista Costanza Calabrese e poi l’anteprima del film: “L’uomo che inventò il futuro”. 

Il nuovo corto di Ferzan Özpetek per Banca Mediolanum racconta la storia di un uomo a confronto con il proprio figlio diciassettenne, con il suo slancio verso il futuro rispecchiato nei ricordi del padre. 

Nella visione del cortometraggio, la solidità del rapporto di Ennio Doris con il figlio Massimo, amministratore delegato di Banca Mediolanum dal 2008, non può passare inosservata.

Un avvicendamento programmato, in cui Massimo ha raccolto il testimone dal padre, non solo come testimonial della comunicazione aziendale, arrivando anche a “sostituirlo” nella costruzione dei cerchi, diventati simbolo di un servizio costruito su misura intorno alle persone.

L’uomo che inventò il futuro di Ferzan Özpetek

Nella storia del regista, quello del figlio è un mondo all’interno del quale il padre non trova subito accessi e aperture, ma invece scetticismo e indifferenza, soprattutto quando si parla di futuro. Due mondi distanti e uniti dalla stessa storia. 

Il padre individua però la giusta chiave di comunicazione, rendendo il racconto una sorta di epopea e catturando così l’attenzione del figlio. Narra di un tempo in cui gli uomini non avevano contezza del futuro, un tempo brillante ma labile. Ma in realtà parla di se stesso, del tempo che passa e del futuro, che affonda saldamente le sue radici nel presente.

Le emozioni della normalità vengono sviscerate con forza e impeto, la quotidianità diventa eccezionale, rumorosa e stridente come il pianto di un bambino appena nato. L’impresa gigantesca è vivere ogni giorno, con fatica, certo, ma con una fatica giusta.

Guarda il nuovo corto L’Uomo che Inventò il Futuro

Prenderne consapevolezza ci fornisce gli strumenti per determinare il nostro destino: ogni piccolo passo verso questa meta rende la vita degli uomini libera e degna di essere vissuta, ora e per sempre. Futuro è piantare un albero. Costruire una casa. Far nascere un sogno.

Sono i valori di Ennio Doris e dell’impresa che ha fondato.

Ma futuro è anche comprendere che “viaggiare da soli”, in questo grande cammino, non ha senso, quando possiamo affidarci all’esperienza di altri uomini. Perché capire il futuro ci permette di comprendere l’importanza del passato.

muore ennio doris

LEGGI ANCHE: Life Change: Arturo Brachetti ci spiega cosa significa trasformazione

“Ho accolto la proposta di questo lavoro per due semplici ragioni: la prima perché mi è sembrata quanto mai di attualità una presa di coscienza sul tempo, il nostro tempo e quello degli altri. Di coloro che sono stati e di coloro che saranno.

Mai come in questi ultimi periodi siamo stati messi alla prova sul come e quando immaginare il tipo di futuro che ci aspetta. La continuità del tempo va salvaguardata, i suoi cicli e ricicli come li definiva il filosofo napoletano Vico a proposito del ripetersi della storia. Anche se credo in sostanza che tutto è destinato a cambiare, ad arricchire il corso della nostra esistenza”, ha commentato il regista Ferzan Özpetek, che ha aggiunto:

“La seconda ragione è una sfida direi tecnica e di linguaggio cinematografico. In mezzo a tanti film e spettacoli che ho realizzato e continuo a realizzare, la misura del cortometraggio come in questo caso mi induce a raccontare in una manciata di minuti una storia di sentimenti forti e delicati al tempo stesso, nella quale non mancano momenti di attriti e incomprensioni, emozioni suscitate dai ricordi e commozioni per il nuovo che sta nascendo”.

muore ennio doris

Dove vedere L’uomo che inventò il futuro

Il cortometraggio è visibile su Youtube e sarà disponibile anche su MediolanumPlay.it, il nuovo spazio dove trovare la selezione dei migliori contenuti video che raccontano il mondo di Banca Mediolanum. 

Una campagna di comunicazione collegata prevede il flight televisivo, on air dal 21 novembre all’8 dicembre, che vedrà la messa in onda di oltre 5.000 spot da 30’’ e 15” sulle principali emittenti televisive: Mediaset, Rai, Sky (canali tematici, sportivi, on demand e canali free to air), canali Discovery, La7, Class CNBC, Sport Italia e RTL 102.5 TV.

In affiancamento alla campagna televisiva è stata pianificata una campagna radiofonica della durata di 2 settimane che, a partire dal 22 novembre, vedrà il coinvolgimento delle principali emittenti nazionali: RTL 102.5, R101, Radio 105, Virgin, Radio Monte Carlo, Radio24, Radio Italia solomusicaitaliana, Radio Deejay, RDS e Radio Sportiva. 

Al fine di aumentare la capillarità della comunicazione sul territorio è inoltre prevista la messa in onda degli spot in uno dei principali circuiti cinematografici italiani e una campagna Out Of Home nelle città di Milano e Roma. 

Sul web la pianificazione prevede un forte utilizzo di formati video veicolati per tutto il periodo di campagna su YouTube, Facebook, Instagram e in modalità programmatic su siti e portali ad alta frequenza di visita.  

Il cortometraggio si basa su un’idea originale dell’agenzia Armando Testa. Un prodotto coinvolgente, gradevole ed emozionante, a tratti malinconico, con il quale cogliamo l’occasione per salutare Ennio Doris. Per dirlo con le esatte parole di Özpetek: “abbiamo smesso di vivere solo il presente, iniziando a vivere il futuro“.

Cosa cercano dai brand le nuove generazioni

Cosa cercano le giovani generazioni dai brand (e come avvicinarle)

Oggi più che mai, le giovani generazioni si distinguono profondamente dalle precedenti così come cambiano anche i valori di riferimento.

Rispetto ai più anziani, la Generazione Z e i Millennial parlano apertamente e si espongono in prima persona su argomenti critici per la società contemporanea, quali i cambiamenti climatici e la sostenibilità, le diversità, l’orientamento sessuale e la body positivity, sottolineando l’importanza delle azioni concrete.

Secondo uno studio condotto dal Pew Research Centre, il 32% della Generazione Z e il 28% dei Millennial hanno dato un contributo diretto (donazione di denaro, contatto con un funzionario eletto, volontariato o partecipazione a una manifestazione) per essere parte della soluzione delle maggiori problematiche contemporanee.

L’attivismo che caratterizza le giovani generazioni si riflette anche nel rapporto tra il brand e il consumatore, in quanto i membri della Generazione Z e della generazione Millennial hanno alte aspettative verso brand che amano in termini di trasparenza e etica.

Ma cosa cercano quindi le nuove generazioni dai brand? In che modo i brand possono personalizzare le proprio iniziative per rivolgersi in maniera diretta alle nuove generazioni?

Visha Naul, Director of Business Marketing for EMEA di Pinterest

Ninja Marketing ne ha parlato con Visha Naul, Director of Business Marketing for EMEA di Pinterest.

LEGGI ANCHE: Focus inclusività: a tu per tu con Jeremy King, SVP of Tech at Pinterest

Perché per chi si occupa di marketing è importante conoscere che cosa interessa al loro pubblico? Saperlo come influenza l’engagement?

Coloro che si occupano di marketing stanno affrontando un’incredibile serie di sfide nel post pandemia. Quella di nuova ‘normalità’ probabilmente è un’espressione inflazionata, ma così come i consumatori stanno cercando di capire che cosa significa per le loro vite, anche chi lavora nel mondo del marketing deve capirne le implicazioni per il proprio brand – prima che lo facciano le persone.

Quando capiscono veramente a cosa sono interessati i consumatori, hanno l’opportunità di sfruttare le loro esigenze in campagne attuabili per raggiungere il pubblico giusto al momento giusto, per avere un impatto reale sulla vita delle persone. Sono necessarie nuove prospettive, piattaforme e approcci; i dati, poi, mai come ora sono importanti per definire nuove strategie in simili circostanze inesplorate.

Inoltre, molti settori – come quello del retail – sono sottoposti a un’enorme pressione per sviluppare un business a prova di futuro.

Su Pinterest i brand possono scoprire gli interessi delle persone e senza esitazione possono entrare a far parte della conversazione: i contenuti dei brand non creano un’interruzione – danno ispirazione.

Più di 400 milioni di persone utilizzano Pinterest ogni mese in tutto il mondo per trovare idee e trovare ispirazione per il loro prossimo acquisto.

I brand che entrano nel modo corretto in questo flusso, hanno la possibilità di raggiungere un pubblico ad alto tasso di engagement, dato che l’83% degli utenti settimanali afferma di aver fatto un acquisto basato su contenuti che hanno visto dai brand su Pinterest  (GfK, Pinterest Path to Purchase Study among Weekly Pinners who use Pinterest in the Category).

In che modo gli insight di Pinterest possono essere rilevanti per i brand?

Il 97% delle ricerche più inflazionate su Pinterest non comprendono un brand, il che significa che la maggior parte dei consumatori non sta cercando un marchio specifico e le aziende, di qualsiasi dimensione esse siano, hanno le stesse possibilità di essere scoperte.

pinterest image nuove generazioni

Pinterest aiuta i brand a comprendere meglio il comportamento dei consumatori e anticipare le tendenze, ma è anche il luogo in cui le tendenze crescono più velocemente – e durano più a lungo, rispetto a qualsiasi altro luogo di internet.

Ad esempio, Pinterest Predicts riporta la previsione annuale delle tendenze che decolleranno nel prossimo anno sulla base delle ricerche degli utenti su Pinterest. Le nostre intuizioni forniscono a chi si occupa di marketing una preziosa visione di ciò che sta ispirando i loro consumatori.

Quest’anno i trend che si sono avverati e che avevamo previsto hanno registrato una crescita di circa il 56% nei loro primi sei mesi – mentre i trend individuati altrove sono cresciuti nello stesso lasso temporale solo di circa il 38%.

Che cosa cercano gli utenti su Pinterest?

Le persone si rivolgono su Pinterest per cercare ispirazione. Vengono con una mentalità aperta, alla ricerca di idee, liberi di essere se stessi e di scegliere le migliori idee e prodotti che li rendono felici. Ed è così per tutte le generazioni.

Pinterest ha recentemente pubblicato un report per l’Italia – Pinterest ispira gli italiani di tutte le età a trovare il proprio stile – che mostra come a prescindere dall’età, gli utenti italiani di Pinterest si rivolgono alla piattaforma per trovare ispirazione per vari momenti di vita e per trasformare le idee che scoprono in realtà.

Abbiamo scoperto che i Pinner di tutte le generazioni si interessano a progetti fai da te: se gli utenti più giovani prediligono creazioni più semplici (le ricerche per “anelli fai da te” sono aumentate fino a 7 volte), le persone più avanti con gli anni si cimentano in progetti molto più complessi (le ricerche per “idee vestiti fai da te” hanno registrato aumento di 3 volte per la fascia d’età dei trentenni, “idee vestiti fai da te” e “tutorial vestito cucito” sono in aumento rispettivamente di 3 e 2 volte per la fascia d’età dei cinquantenni).

Lo stesso succede per il genere: Pinterest ha scoperto che anche gli uomini, soprattutto tra i 20 ei 40 anni, usano la piattaforma per ispirazioni di moda per scoprire il proprio stile.

Per l’uomo prevale decisamente il trend vintage, con ricerche per “abbigliamento uomo vintage” in aumento di 3 volte, sia per i ventenni che per i trentenni, e di 2 volte per i quarantenni, a dimostrazione di come anche il pubblico maschile desideri stare al passo con le mode.

nuove generazioni su Pinterest cosa vogliono dai brand

Quali suggerimenti dareste ai brand che vogliono raggiungere un pubblico più ampio su Pinterest?

Le persone su Pinterest fanno propri i trend, plasmano le idee in modo unico a partire dal loro gusto personale in un ambiente positivo e inclusivo: 8 utenti su 10 si rivolgono a Pinterest per le sensazioni positive.

Pinterest ha fatto scelte concrete per garantire che i sentimenti positivi e l’ispirazione siano sempre parte di ciò che accade sulla piattaforma: non solo proteggiamo gli utenti da contenuti dannosi, ma mentre scoprono prodotti e fanno acquisti gli permettiamo di vivere un’esperienza unica. La cosa migliore che un brand può fare per raggiungere un pubblico più ampio è quello di accogliere questa positività e inclusività.

In altre parole, non dimenticare l’inclusione. Perché quando il pubblico si sente rappresentato, è più probabile che sceglierà il tuo brand, lo acquisterà e troverà i tuoi prodotti più velocemente.

Un altro focus importante è instaurare una connessione con gli utenti. L’empatia è cruciale ed è semplice da mostrare, ad esempio utilizzando un linguaggio inclusivo o tenendo conto della diversità e dell’inclusione.

Un Pinner che sente un legame con il brand e si sente accettato e incluso, sarà più propenso ad acquistarlo.

Forum HR 2021

Forum HR 2021, le sfide del mondo del lavoro tra talk, tavoli tematici e streaming

Il mondo del lavoro è in un costante cambiamento, oggi più che mai, e la portata di questa rivoluzione è stata al centro del Forum HR 2021.

Sono molte le discussioni che è necessario affrontare ora che le sfide tecnologiche, ma anche ambientali, ci mettono davanti a scelte sempre più nette.

Digital Transformation, welfare, wellbeing, recruiting, learning e hybrid working. Questi e altri importanti temi legati al mondo HR sono stati al centro dell’edizione 2021 del Forum delle Risorse Umane, quest’anno alla sua tredicesima edizione.

L’evento è finalmente tornato dal vivo, anche se con alcune limitazioni sul numero del pubblico.

I temi sono stati divisi tematicamente e affrontati in tre giornate, grazie alla presenza dei prestigiosi ospiti del panorama nazionale del mondo HR:

  • Training & Recruiting Day (16 novembre)
  • Welfare & Wellbeing Day (17 novembre)
  • Digital & Innovation Day (18 novembre)

Tre sono stati anche gli spazi intorno ai quali si è articolato l’evento Forum HR 2021: lo spazio Arena ha ospitato le sessioni in diretta streaming su Webex, LinkedIn e YouTube; lo spazio Patio ha accolto diversi digital speech ma anche una serie di tavoli tematici con un pubblico in presenza prevalentemente composto da opinion leader, HR manager e director.

A completare la platea, lo spazio Forge, dedicato a tavoli tematici a porte chiuse con sessioni di confronto esclusive tra top C-level.

Anche Ninja Academy al Forum HR 2021

Ninja Academy è la scuola di formazione nata per guidare i professionisti del futuro. Per questo non poteva mancare a un appuntamento così importante, un’occasione di confronto con il panorama italiano del mondo HR, per apportare la propria visione e il proprio contributo in un contesto di altissimo livello; ma anche per intercettare le tendenze del mondo del lavoro che stanno condizionando il presente e si apprestano a plasmare il futuro.

Mirko Pallera Forum HR 2021

Nella giornata di apertura, durante il digital talk “Reskilling, Upskilling e formazione continua: quali competenze servono oggi e come ottenerle“, Mirko Pallera, founder di Ninja Academy, ha spiegato come oggi le aziende avvertano chiaramente una gran voglia di mettersi in gioco, ma come, spesso, non sappiano esattamente cosa vogliano: diventa per questo assolutamente necessario assumere un mindset curioso e orientato alle novità, con una comunicazione interna rapida ed efficace fatta di formati multimediali veloci. Allo stesso tempo, è importante la costruzione di una community in grado di filtrare e condividere le informazioni con tutto il gruppo.

Durante il Digital and Innovation Day del 18 novembre, Federica Bulega, Corporate Training Manager di Ninja Academy, ha indagato la relazione profonda tra la maturità digitale e la formazione aziendale.

Per saper cogliere le opportunità offerte dalla continua e rapidissima evoluzione tecnologica, un’organizzazione deve saper sviluppare competenze e mindset digitali in tutte le sue persone.

Pertanto, per sviluppare o allenare il digital mindset è essenziale sperimentare comportamenti frequenti in linea con le sue componenti in situazioni nuove grazie a un modello unico che integra Intelligence, Learning e Community.

Forum HR 2021 - federica bulega

Attraction&Retention, formule ibride e Metaverso: il futuro del lavoro secondo Giuseppe Conte, direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS

Il Forum HR 2021 è stata anche l’occasione per la redazione di Ninja di entrare in contatto con le più importanti voci del mondo HR italiano.

Tra i professionisti del settore che abbiamo potuto ascoltare e intervistare, anche Guido Stratta, Direttore People and Organization del Gruppo Enel, Annalisa Alberti, Human Resources Director di Rheinmetall, la Direttrice delle Risorse Umane del Gruppo Alessi, Samanta Todaro, Fabrizio Tripodi, HR Director EMEA – Brown-Forman e Serena Rossi, HR Director di Stryker Italia.

Abbiamo approfittato per raccogliere diverse testimonianze e previsioni sulla direzione che il futuro del mondo del lavoro sta prendendo, anche per cercare di capire, direttamente dalle parole di chi vive a stretto contatto con queste tematiche quotidianamente, quale sia la visione a livello manageriale sui cambiamenti che ci attendono.

Per questi motivi, abbiamo fatto alcune domande a Giuseppe Conte, direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS, tra le quali una questione che sta davvero a cuore a molti HR: cosa dovrebbe fare un’azienda per trattenere i propri talenti e per attrarne di nuovi?

Giuseppe Conte - Forum HR 2021

Bisogna dare alle persone che lavorano nell’azienda, la prospettiva di una crescita personale“, ha affermato. “Entrare in un’azienda significa avere la possibilità di cambiare, di evolvere, di acquisire sempre nuove competenze per ricoprire compiti nuovi“.

Secondo Giuseppe Conte, se una persona ne ha voglia deve avere la possibilità di mettersi in gioco più volte nell’arco della propria vita lavorativa. La crescita non deve essere soltanto di tipo economico o di mansioni da svolgere. L’azienda dovrebbe dare la possibilità di crescere come persona, a tutto tondo, investendo sui talenti per permettergli di acquisire nuove prospettive ed essere preparati alle cose nuove che saranno chiamati a fare domani.

Sul tema della scelta ottimale tra lavoro in presenza, in smart working o in formula ibrida, ci ha detto: “Dobbiamo focalizzarci su quello che è il risultato dell’attività lavorativa: ci sono alcuni lavori che vanno svolti in presenza, però ci sono tante attività per cui questo non è necessario. Andiamo verso un mondo di libertà in cui le persone possano scegliere se venire o meno in ufficio: adesso abbiamo la possibilità di svincolarci dei limiti e lavorare dove vogliamo e quando vogliamo. Guardiamo al risultato e non al tempo trascorso alla scrivania“.

LEGGI ANCHE: Torna Forum HR, il più grande evento italiano su HR e People Management

E la dematerializzazione del lavoro è uno degli argomenti che sta tenendo banco grazie, anche, alle novità annunciate dalle aziende tecnologiche, Facebook in primis. Possiamo davvero immaginare un futuro nel mondo del lavoro in cui non sarà necessario incontrarsi di persona, ma si potrà interagire attraverso degli avatar?

Già oggi, tendenzialmente, molte riunioni che si organizzavano in presenza e che richiedevano spostamenti si possono fare tranquillamente a distanza. Vi saranno però sempre dei momenti importanti in cui sarà utile incontrarsi in presenza, magari per appuntamenti di tipo laboratoriale o di brainstorming. Sarà sufficiente trovare un giusto equilibrio“.

Onboarding Aziendale

Come ottimizzare l’Employee Retention con l’Onboarding Aziendale

L’Onboarding Aziendale è un aspetto importantissimo quando si tratta di coinvolgere i nuovi dipendenti e agevolare il loro inserimento nelle dinamiche aziendali. 

Oggi più di ieri, le persone ricercano molto più di un semplice impiego, perché proprio il mondo del lavoro è animato dal cambio generazionale, con tutte le nuove necessità ed esigenze che si porta dietro. 

Numerosi studi hanno dimostrato che un processo di Onboarding ben progettato genera un maggiore impatto positivo sui nuovi assunti e prepara i nuovi dipendenti al successo in azienda. 

Viceversa, un’esperienza di Onboarding scadente – e ripetuta nel tempo – può originare conseguenze finanziarie significative per una società, che si trova ad affrontare un chiaro problema di turnover del personale.

Che cos’è l’Onboarding Aziendale?

Un approfondimento sul blog di iSpring, società specializzata nella formazione in azienda, lo definisce come “il meccanismo con cui i neodipendenti acquisiscono le conoscenze, le abilità e i comportamenti necessari per diventare membri efficaci dell’impresa.

Non si tratta semplicemente di trasmettere le politiche aziendali ai nuovi assunti, ma di creare un momento di connessione e condivisione su responsabilità, relazioni coi colleghi e cultura aziendale.

Un momento che senz’altro ha luogo nei primi giorni in cui si accoglie il nuovo collaboratore. Ma che può – e in alcuni casi deve – trovare spazio lungo tutto il percorso di crescita in azienda. Quello che viene definito L&D, Learning & Development.

LEGGI ANCHE: Learning trends e riqualificazione del lavoro: cosa è cambiato durante la pandemia

Onboarding e nuove dinamiche del lavoro

Secondo la multinazionale di consulenza strategica Gartner, i nuovi assunti si sentono spesso insicuri nel loro nuovo ruolo in azienda. 

Donna al pc

Il 46% di tutti i nuovi assunti presi a campione non ripeterebbe il cambio di lavoro. 

Addirittura, il 38% si è detto pronto a lasciare la nuova posizione entro 12 mesi dal suo ingresso. Ma c’è un altro dato interessante che emerge: il costo per trovare una nuova assunzione è in continuo aumento: secondo le stime internazionali, nel 2017 si è raggiunto un +26% a fronte di un aumento del 18% nel 2015.

Il costo del turnover può arrivare fino al 150% del pacchetto remunerativo del personale fuoriuscito. 

L’elevato costo del turnover è la ragione che spiega l’importanza della employee retention.

Perché accogliere adeguatamente i nuovi assunti con un Onboarding efficace

La domanda sorge spontanea: quanto influisce un buon Onboarding sulla fidelizzazione del dipendente e sulla riduzione dei costi per nuove assunzioni su un’azienda? 

Un programma di Onboarding ben progettato aiuterebbe a ribaltare le dinamiche di turnover fisiologico (che spesso diventa patologico per un’organizzazione). 

Una recente ricerca di Glassdoor mostra che un Onboarding efficace migliora la fidelizzazione dei nuovi assunti dell’82% e la loro produttività del 70%.

Non solo. I programmi di formazione Onboarding più efficaci sono quelli che sfruttano strumenti di apprendimento avanzati. Si tratta di piattaforme di eLearning focalizzate su approcci specifici e customizzati in base alla risorsa da formare. 

Niente a che vedere con il classico apprendimento in presenza o in aula “urbi et orbi”. 

Le aziende che fanno uso di Onboarding Aziendale tramite piattaforma di eLearning risultano più soddisfatte del 300% in più se rapportate ai relativi competitor che usano tecnologie obsolete e inefficaci. Il che è correlato a guadagni significativi ottenuti in termini di time-to-proficiency e fidelizzazione dei nuovi assunti.

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Quali sono i vantaggi dell’Onboarding su piattaforma online

Grazie alla versatilità di una piattaforma di eLearning, le aziende sviluppano un rapporto più solido con i nuovi dipendenti. Come minimo, un sistema formazione online dedicata all’Onboarding Aziendale dovrebbe puntare a:

  1. Far sentire i nuovi dipendenti i benvenuti in azienda;
  2. Dare una buona prima impressione dell’organizzazione;
  3. Raccontare il brand, la sua cultura e i valori che lo caratterizzano;
  4. Illustrare cosa ci si attende dai dipendenti in termini di comportamento, politiche pertinenti e principi fondamentali;
  5. Spiegare prassi e procedure – anche quelle considerate più banali –  come ad esempio dove si trova l’area relax, qual è il dressing code o come vengono gestite le pause da lavoro;
  6. Aiutare a capire e collocare il ruolo del nuovo assunto nell’organizzazione;
  7. Farlo sentire entusiasta per come la sua attività può fare la differenza in azienda.

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Team

Grazie a un’interazione coerente nei contenuti e all’utilizzo di dati e informazioni in maniera personalizzata, un sistema di eLearning permette di entrare in contatto con il nuovo assunto ancora prima che inizi la fase vera e propria di apprendimento, accogliendolo in azienda con comunicazioni customizzate, messaggi specifici con informazioni create apposta per lui.

Dal punto di vista formativo, un buon corso di apprendimento online dispone del potenziale adeguato per un’esperienza di insegnamento più ingaggiante ed emozionante per il nuovo assunto. Molto meglio che accoglierlo con un mucchio di documenti sulla scrivania o chiedergli di leggere il sito Web dell’azienda da cima a fondo! 

Un programma di Onboarding Aziendale progettato attraverso corsi di formazione eLearning offre vantaggi pratici concreti. Sia a livello di presentazione del brand che di fidelizzazione del collaboratore.

Ad esempio, i dipendenti possono completare i corsi di formazione, superare i test e rivedere i contenuti formativi quando vogliono: a casa, in viaggio, in un bar o durante le pause di lavoro.

In particolare, emergono quattro vantaggi evidenti:

  1. La promozione del senso di appartenenza all’azienda verso il neoassunto: è possibile proporre una serie di brevi video che contengono messaggi di benvenuto e video tutorial di inserimento nella nuova realtà organizzativa;
  2. La diffusione della cultura e dei valori aziendali: la piattaforma di eLearning può proporre case history di successo e narrazioni di colleghi o clienti che parlano della loro visione dell’impresa e del brand.
  3. La formazione – tecnica e strategica – relativa alle best practices e ai comportamenti da adottare. Permette di riprodurre e simulare situazioni reali o scenari che potrebbero riproporsi nell’attività del nuovo collaboratore.
  4. Il dipendente può fare affidamento su un supporto didattico continuativo nel tempo. Un sistema che si integra con il più ampio processo di gestione delle risorse applicato dall’azienda. Pillole formative in tempo reale e comunicazioni scandite nel tempo che mantengono alto il tasso di engagement con l’azienda.

Ovviamente, il vantaggio è anche per l’altra faccia della medaglia.

Non solo i neoassunti ma anche le aziende, infatti, possono monitorare l’engagement e i progressi raggiunti con l’Onboarding (o in altri momenti di formazione). 

Attraverso le statistiche dettagliate messe a disposizione dagli strumenti di elearning, è facile vedere chi studia seriamente e chi salta le lezioni. I responsabili aziendali possono tracciare i risultati dei vari dipartimenti, dei team e dei singoli studenti.

Team marketing

eLearning e Onboarding Aziendale: il futuro dell’engagement dei dipendenti

Per ottenere i vantaggi appena delineati e offrire corsi di eLearning completi, flessibili, sempre aggiornati e accessibili da qualunque dispositivo, le aziende dovranno iniziare a investire su sistemi di Onboarding Aziendale di ultima generazione. 

I moderni software di Learning Management System come quelli messi a disposizione da iSpring, sono in grado di offrire momenti formativi personalizzati e tracciare la partecipazione, i progressi e la percezione delle nuove generazioni di lavoratori verso l’azienda. 

Inoltre, l’Onboarding Aziendale offerto da iSpring agevola la collaborazione e le attività di coaching tra colleghi e responsabili, sfruttando i trend emergenti della trasformazione digitale, come la gamification e il mobile learning.

Le migliori esperienze di Onboarding Aziendale sono quelle considerate coinvolgenti e non travolgenti

Sono esperienze che trasmettono al nuovo assunto le informazioni di cui ha bisogno per lavorare in maniera serena: la sicurezza di aver preso la decisione giusta e un genuino senso di entusiasmo per la sua nuova organizzazione.

Per approfondire l’Onboarding Aziendale, iSpring – leader globale nella creazione di multipremiati software di eLearning –  offre diverse soluzioni per implementare in maniera facile e veloce l’Onboarding e la formazione all’interno di organizzazioni e imprese.

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Black Friday Online - 3 strategie per aumentare le vendite

Black Friday online: 3 strategie per aumentare le vendite

Possiamo parlare di due eventi diversi, un Black Friday “fisico” e un Black Friday online?

Anche prima dell’emergenza legata al Covid-19 le statistiche sui consumi del Black Friday pendevano vigorosamente verso l’eCommerce; il 2020 è stato però il vero anno del ribaltone: il numero delle persone che hanno scelto di acquistare online invece di andare in cerca dell’occasione per negozi è stato quasi il doppio di chi ha scelto l’acquisto fisico.

La buona notizie c’è, ed è che l’acquisto digitale consente di evitare folle scalmanate e schegge impazzite impegnate nella spasmodica ricerca dell’offerta da urlo.

Tuttavia, nella traduzione dall’analogico al digitale, qualcosa si è perso. Diversamente dalla prospettiva europea, per la quale il Black Friday è semplicemente un’occasione di risparmio e poco più, nella tradizione nord americana l’evento di shopping è sempre stato importante quanto il tacchino ripieno per la Festa del Ringraziamento.

Parliamoci chiaro: aggirarsi in silenzio e solitariamente tra le vetrine virtuali delle pagine web è di certo molto più sicuro e comodo ma altrettanto noioso. Indipendentemente dalle offerte, non c’è paragone per il coinvolgimento emotivo del cliente e questo può abbassare le prospettive di vendita.

acquisto su ecommerce black friday online

Sebbene nello scorso anno le vendite totali del Black Friday abbiano superato, nei soli Stati Uniti, 188 miliardi di dollari, i rivenditori di tutto il mondo sono seriamente preoccupati che l’esperienza digitale potrebbe perdere appeal in futuro, già a partire da quest’anno, ora che le persone sono meno preoccupate dai rischi della pandemia e potrebbero preferire un approccio “più tradizionale”.

In effetti, la vendita al dettaglio online pare essere meno conveniente per il venditore rispetto a quella in store: un recente rapporto ha evidenziato come il 71% degli acquirenti abbia speso più di 50 dollari in una singola visita presso un negozio fisico, contro il 54% dei web surfer.

In che modo è possibile spingere sugli aspetti psicologici che marcano queste differenze, per allineare la quota di spesa sul web a quella delle attività analogiche?

Una possibile soluzione è quella di digitalizzare aspetti della “vecchia scuola del Black Friday”, che lo hanno reso un fenomeno commerciale e culturale particolarmente forte. Attraverso questa trasformazione, grandi rivenditori e piccole imprese possono aumentare il piacere dello shopping dei clienti e la soddisfazione del consumo durante questo periodo così importante, tanto che queste strategie possono essere rese permanenti e fungere da volano all’acquisto in ogni periodo dell’anno.

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Strategie da portare nel Black Friday online: i prodotti Doorbuster

I consumatori del Black Friday online e fisico sono notoriamente attratti da alcuni rivenditori in particolare grazie a offerte davvero convenienti e spettacolari, oppure particolarmente pubblicizzate: mega televisori a schermo piatto, costosi videogiochi a metà prezzo e così via. Queste offerte vengono chiamate “Doorbusters“.

Per chi le mette in atto, questi articoli tanto convenienti sono quasi sempre dei “loss leader“: prodotti che vengono venduti senza margine di guadagno (o addirittura in perdita) per attirare i clienti.

L’efficacia dell’offerta è dimostrata dal fatto che le persone sono ormai abituate a confrontare i prezzi di acquisto tra i vari rivenditori e scegliere il più conveniente. Una volta “attirati in negozio”, però, il profitto viene generato attraverso l’acquisto d’impulso di beni a prezzo standard (quando non palesemente maggiorato).

Anche quando i prodotti Doorbusters sono terminati o non più disponibili, tendenze comportamentali come il sunk-cost bias e l’avversione alle perdite incoraggiano i consumatori ad acquistare altri articoli come una sorta di premio di consolazione.

Questo tipo di strategia è raramente impiegata negli store digitali e i miglioramenti possono essere applicati su più fronti.

In primo luogo, nella pagina principale di un eCommerce, i prodotti doorbuster dovrebbero essere visualizzati insieme ad altri articoli di vendita a più alto margine, per trarre vantaggio dalla strategia loss leader; in particolare, possono essere articoli che “completano” chiaramente il doorbuster, come un telecomando all’avanguardia (a prezzo pieno) per la TV a schermo piatto super scontata o una costosa sedia ergonomica da abbinare al laptop in offerta.

eCommerce Black Friday online

Questo tipo di prodotti complementari, dovrebbero apparire anche durante il check-out e nelle email di conferma dell’ordine.

Inoltre, se l’articolo “acchiappa consumatori” è esaurito al momento in cui il cliente accede allo store digitale, invece di mostrare un semplice messaggio che avvisa dell’indisponibilità del prodotto, il rivenditore dovrebbe “compensare” la delusione del potenziale acquirente con un buono spendibile su altri prodotti nelle ore successive. La mossa potrebbe fornire un forte incentivo a completare l’acquisto su altra merce, con uno sconto anche minore rispetto al “prodotto specchietto per le allodole”.

Management della Scarsità

I rivenditori brick and mortar sfruttano attentamente la scarsità nei loro eventi del Black Friday, offrendo un numero limitato di unità per un particolare articolo in vendita.

Poiché le persone tendono a trovare gli articoli più scarsi più desiderabili, queste scorte limitate sono una parte importante dell’attrazione del Black Friday, causando lunghe file prima dell’apertura dei negozi e la ben nota corsa che ne consegue. Ma i rivenditori devono bilanciare questa frenesia con il rischio di delusione dei clienti e il probabile contraccolpo sui social media se gli articoli pubblicizzati risultano poi eccessivamente scarsi.

La soddisfazione del cliente dipende in grandissima misura dalla conferma delle sue aspettative: anche variazioni abbastanza piccole tra quello che le persone si aspettano e la reale situazione proposta possono seriamente influenzare i loro atteggiamenti verso un’esperienza di shopping e verso un brand.

I negozi fisici utilizzano da anni queste strategia e hanno consolidato un equilibrio che permette una delusione “attenuata”, fornendo aspettative realistiche sulla possibilità di accaparrarsi il prodotto che le persone stanno cercando: la tradizionale esperienza del Black Friday inizia con una lunga coda e in questo modo i clienti possono letteralmente valutare a che punto sono e regolare le loro aspettative di conseguenza.

A livello pratico, riprodurre questo stratagemma online è molto più complicato: senza la coda fisica, impostare le aspettative dei potenziali clienti sul principio di scarsità può risultare un’impresa impossibile.

box amazon black friday online

Durante l’evento Black Friday online 2020 di Walmart, per esempio, il bundle Nintendo Switch MarioKart Deluxe 8 è andato esaurito quasi istantaneamente. Molti consumatori  sono rimasti scontenti e hanno lasciato una serie di recensioni velenose; nel giro di poche ore, la valutazione dell’articolo è crollata da 4,2 stelle a 2,5 stelle.

I player dell’eCommerce hanno quindi bisogno di bilanciare le aspettative dei clienti con il rischio di delusione. Una delle possibili soluzioni in tal senso è evidenziare chiaramente che lo stock di prodotto è limitato. Un passo successivo, è mostrare in tempo reale quante persone hanno visitato la pagina del prodotto o stanno perfezionando l’acquisto, in modo da aiutare le persone a valutare le proprie probabilità di aggiudicarsi l’articolo a prezzo scontato.

Ulteriori indicazioni utili per il nostro Black Friday online sono quelle di mostrare in modo evidente il numero di unità rimanenti e impostare alert quando il prodotto è in esaurimento (come fanno Macy’s e Amazon).

Oltre a sintonizzare il potenziale acquirente con una corretta aspettativa di successo, questi accorgimenti sono utili anche a spingerlo all’acquisto.

Un altro sistema per evitare la delusione al ritardatario è il digital-queueing: questa implementazione consente all’acquirente di visualizzare la sua posizione “in coda” per l’acquisto e richiedere, se il prodotto viene esaurito, di essere aggiunto in una lista d’attesa nel caso qualcuno lo abbia battuto sul tempo.

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Dal Black Friday fisico al Black Friday online: il Browsing

Gli eventi come il Black Friday non servono “soltanto” a smaltire scorte di magazzino, aumentare il fatturato e raggiungere gli obiettivi trimestrali o annuali: sono anche molto utili per convertire i consumatori passivi in acquirenti attivi e questo vale anche per il Black Friday online.

Come esseri umani, adoriamo provare la sensazione di vittoria, come quella che si prova aggiudicandosi l’oggetto del desiderio a un prezzo conveniente, tanto più se l’acquisto avviene dopo una serie di ricerche in cui ci siamo impegnati attivamente.

La sensazione di soddisfazione aumenta se incappiamo “casualmente” in un’offerta e ne approfittiamo, anche se non avevamo in mente di compiere quell’acquisto quando siamo entrati in negozio: l’auto-scoperta è un fattore decisamente motivante! L’acquisto diventa quasi un’avventura durante la quale, tra mille cartelli e annunci strombazzanti, siamo riusciti a districarci con successo e a concludere l’affare.

La possibilità di vedere e toccare il prodotto rappresenta un indiscutibile vantaggio per i negozi fisici, un piacere sensoriale che difficilmente può (al momento) essere replicato con il codice delle pagine web.

La presenza di altri acquirenti con cui entrare in competizione è un altro fattore chiave: rende l’esperienza di shopping un’esperienza sociale e competitiva, perché siamo tendenzialmente portati a sbirciare nel carrello degli altri.

Innescare questo tipo di scoperta online è una vera sfida per chi si occupa di vendite digitali, perché pagine web e siti di eCommerce sono intrinsicamente ambienti sensoriali meno coinvolgenti. Inoltre, gli algoritmi di raccomandazione dei prodotti appaiono coercitivi, eliminando il senso critico di autonomia e di libera scoperta.

Alcuni eTailer stanno quindi mettendo in costruzione dei veri e propri spazi virtuali multidimensionali, per attenuare il senso di solitudine asettica che ci pervade durante la navigazione di un eCommerce. Per esempio, IKEA ha creato una replica digitale 3D e interattiva dei suoi showroom fisici in Russia, generando un aumento del 17% delle vendite.

Anche Marks & Spencer (in collaborazione con Mindshare) ha introdotto uno showroom VR per il suo reparto di articoli per la casa dove i clienti potevano assemblare il loro spazio vitale ideale e condividere i loro progetti sui social media.

In un evento virtuale legato Black Friday, i clienti potrebbero passeggiare alla scoperta dei prodotti. Il rivenditore potrebbe nascondere sconti speciali in ogni stanza, incoraggiandoli a esplorare e quindi a scoprire nuovi articoli.

In futuro, i rivenditori potrebbero anche utilizzare la realtà aumentata per la gamification. Pensiamo a giochi stile Pokemon Go, ma declinati per la promozione di uno store fisico in una realtà locale. Inseguendo le offerte più interessanti da una strada all’altra della propria città, i clienti potrebbero incontrarne di interessanti che considererebbero come scoperte personali.

In questo tipo di eventi, i rivenditori dovrebbero de-enfatizzare le raccomandazioni ufficiali dei prodotti a favore delle recensioni degli utenti e dei contenuti della community. Questo permetterebbe ai consumatori di scoprire offerte e articoli, rafforzando la soddisfazione e fornendo benefici psicologici grazie al senso di sentirsi parte di una comunità.

In conclusione

Ognuno di questi tre approcci è efficace di per sé, ma possono rendere molto meglio se usati in combinazione.

Per esempio, i rivenditori possono impostare una coda virtuale per i consumatori che arrivano prima dell’orario ufficiale di inizio. Mentre aspettano, potrebbe essere data loro la possibilità di guardare lo streaming in diretta di dimostrazioni di prodotti o di giocare a un gioco che ha per oggetto alcuni dei prodotti venduti (da soli o in competizione con altri). Entrambe le scelte potrebbero sbloccare codici di sconto esclusivi. Queste attività digitali combinerebbero le sensazioni di scoperta dello smart shopper con la gestione delle aspettative di coda e il costo sommerso del classico doorbusting.

Sia che vengano implementate una tantum o in combinazione, questi analoghi digitali delle tattiche del brick and mortar possono aiutare gli e-tailer a raggiungere il tipo di entusiasmo (e di performance di vendita) dei più importanti eventi dal vivo.

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Il Piano Ninja di Ripresa e Resilienza Digitale

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intervista arturo brachetti

Life Change: Arturo Brachetti ci spiega cosa significa trasformazione

Trasformazione, rinnovamento, fulminei cambi di rotta. Per tracciare qualche pista di riflessione sul tema del “cambiamento” abbiamo interpellato Arturo Brachetti. Il più grande interprete mondiale del trasformismo teatrale (una diramazione della commedia dell’arte), è stato ospite di un numero speciale – l’episodio 500 – di Ninja Morning PRO, la prima newsletter italiana in formato testo+audio per i professionisti del digital business, del marketing e della comunicazione.

Ascolta l’intervista anche in versione audio qui sotto!

 

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Siamo tutti trasformisti

Ciao e benvenuto nel mondo Ninja. Perché il trasformismo è un’arte traversale?

«C’è una parte superficiale che può essere il trasformismo quotidiano di come ci vestiamo per vivere, perché l’abito fa il monaco. Abbiamo una divisa, una uniforme quasi per andare a divertirci, un’altra per andare a fare lo sport, ecc.

E poi un trasformismo metaforico, che è quello che noi viviamo nel corso della nostra vita quando ci rinnoviamo perché se non c’è trasformazione non c’è vita».

Capire il pubblico per comunicare. Che cosa significa per te questo passaggio e qual è il segreto per metterci davvero in contatto con il nostro pubblico?

«Il segreto è molto semplice e si basa sull’empatia umana. È l’empatia, purtroppo non si impara a scuola, ma bisogna impara a scuola, uno deve lavorarsela da solo. Una aspetto importantissimo è capire l’interlocutore.

Faccio un esempio, quando vado al mercato di Porta Palazzo a Torino, e vedo queste signore del mercato che si rivolgono alla cliente che arriva, la inquadrano in un secondo. Decidono se darle del tu o del lei, se chiamarla signora o signorina, se fare complimenti o se tenere le distanze, e tutto ciò per creare empatia. Tutto questo per che cosa? Per vendere i funghi e le carote. Il fine è il business, ma il mezzo è empatico, cioè questo software meraviglioso che noi impariamo da piccoli, quando sollecitiamo i neuroni specchio nei primi tre anni di vita e impariamo dai nostri genitori.

Quindi l’empatia è anche riuscire a capire in qualche modo la lunghezza di un d’onda della persona con cui ti stai relazionando per riuscire a parlargli in quella stessa lunghezza d’onda. Però è sempre un problema di apertura: bisogna essere aperti all’altra cultura, all’altra persona, all’estraneo. A quel punto riesci a fare delle cose incredibili.

Io credo che molte volte anche i politici più internazionali, nei loro meeting, si vedono non solo attraverso i video, ma dal vivo per creare questo meccanismo di empatia che provoca accordi universali importantissimi per il pianeta».

Credit: Paolo Ranzani

A proposito di questo esempio del mercato, lo citi perché quando sei in Italia ti piace andare al mercato…

«Moltissimo, mi piace moltissimo andare al mercato perché è una casbah. Passando attraverso le bancarelle, ti rendi conto che la lingua è più internazionale che italiano, perché poi tutti tra di loro parlano africano, arabo, siciliano, piemontese. Poi certo punto passa una bella bionda, e l’italiano diventa improvvisamente internazionale».

Quando vai al mercato come ti vesti? Ti diverte travestirti anche quando non sei sul palco? 

«Sì, io mi travesto da prete, per esempio lo faccio per divertire i miei amici, andando in farmacia a chiedere il Viagra e vedere la faccia del farmacista; oppure ho una parrucca straordinaria con i capelli lunghi, che mi serve per andare nei club, così non vieni fotografato da tutti  e non vai a finire sul Facebook di mezzo mondo».

Business e trasformazione: l’importanza di saper cambiare

A Torino nella tua casa, a proposito di cambiamenti, è vero che c’è perfino un muro che si sposta? 

«Ho creato un po’ la mia casa come un grande castello pieno di sorprese. E quindi sì, c’è il muro che si sposta. Ma c’è anche lo specchio che parla, l’acqua luminosa. Ci sono delle cose che non sembrano quel che sono, il che fa parte della mia filosofia. Perché credo che la realtà immaginata è quella che ci rende più felici.

Quindi, per esempio, suona il telefono e tu devi prendere la bottiglia di Ketchup per rispondere. Però se non lo sai, stai così per un quarto d’ora, con questo suono di telefono nell’aria, chiedendoti se devi rispondere con una banana o con chissà che cosa».

Riguardo alla trasformazione a volte nel mondo delle aziende, e non solo, da un lato si dichiara di voler un cambiamento ma dall’altro si vorrebbe “cambiare senza spostare nulla”. Ciò rappresenta un problema? 

«Guarda, per esempio tutti noi teatranti ci siamo dovuti rinnovare. E ovviamente c’era poco da fare, non potevamo dire cambiamo un poco, perché non c’era più il pubblico e allora cosa si fa? C’è gente che ha fatto il teatro online, io ho fatto dei podcast, altri hanno fatto un periodo di ricerca per poi presentare magari spettacoli in altre forme più interattive. Forzatamente siamo dovuti rinnovare. Ma il rinnovamento non è qualcosa su cui uno deve discutere o no, il rinnovamento c’è sempre inevitabilmente, e la cosa più giusta da fare è prepararsi alla trasformazione perché comunque ci sarà».

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Ninja

Zankyou e Ninja Academy insieme per la formazione digitale nel wedding

Sapersi promuovere al meglio attraverso i social e alla formazione digitale permette di raggiungere migliori risultati. 

È quanto emerge da una ricerca di Boston Consulting commissionata da Google da cui risulta che le aziende più mature dal punto di vista digitale ottengono mediamente un aumento di revenue del 18% e riducono del 29% i costi aziendali, con un crescita delle proprie quote di mercato doppia rispetto alle aziende simili ma meno digitalizzate.

Negli ultimi quindici anni ed in particolare in seguito all’avvento dei social, abbiamo assistito a dei cambiamenti colossali sotto tutti i punti di vista, da quello politico a quello sociale e culturale, con la nascita di una nuova generazione di consumatori, iper-informati e iper-connessi. Per le aziende questa realtà si traduce in una massima: se non sei presente sul web, non esisti. 

I numeri della Transizione Digitale

Ninja

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Il recente lockdown ha ulteriormente evidenziato questa necessità da parte delle aziende di costruire una presenza digitale, per dare una sterzata netta e ripartire con slancio.

Durante la pandemia si è infatti parlato di una digitalizzazione 25 volte più veloce rispetto ai ritmi precedenti, ma si è anche toccato il massimo livello di disoccupazione (7,2%), con l’80% dei lavoratori che dichiarano di affrontare insicurezze sul proprio posto di lavoro. Un’accelerata che sembrava dover diventare una velocità costante, ma che invece rischia di frenare senza la benzina giusta per alimentare il motore. Insomma, più si resta indietro con le digital skill, più si rischia di non essere più “necessari” al mercato del lavoro. 

In questo contesto utilizzare gli strumenti del Digital Marketing, fare un corretto uso dei social media, mettere in atto una buona strategia content marketing, conoscere i fondamenti della SEO, sono diventati degli imperativi per ogni tipo di attività, anche e soprattutto per le PMI, per le quali queste azioni consentono di raggiungere risultati davvero sorprendenti e soddisfacenti.

Le PMI hanno il dovere di formarsi nel marketing digitale se vogliono continuare ad esistere nei prossimi anni, e anche il settore wedding non può esimersi da questo “obbligo”. 

Il nostro settore, oggi più che mai, deve adattarsi al mondo nel quale viviamo. Gli sposi, come tutti gli altri consumatori, cercano informazioni sul web e i grandi players già se ne sono accorti da tempo. Se le PMI del settore vogliono poter competere ed ottenere più risultati devono iniziare ad impegnarsi sul serio per costruire una forte presenza online.

Afferma Guillermo Fernández-Riba, CEO di Zankyou Weddings.

La Partnership

È per questo che Zankyou ha deciso di unirsi a Ninja Marketing, osservatorio sul marketing non-convenzionale e magazine punto di riferimento del settore, e alla sua  Ninja Academy, la più grande scuola specializzata nel marketing digitale in Italia, che metterà a disposizione i propri corsi, percorsi e Master in temi chiave come content marketing, SEO, digital advertising, social media marketing, growth hacking e marketing automation.

Grazie a questo accordo più di 18.000 partner di Zankyou potranno usufruire dei Corsi Ninja di Alta Formazione sulle teorie e tecniche più avanzate del marketing, utilizzando modalità formative altamente innovative ed esperienziali. 

Spiega Mirko Pallera, CEO e founder Ninja

La nostra missione è quella di rendere l’Alta Formazione al marketing digitale democratica e accessibile a tutti. Ed è per questo che ci siamo uniti a Zankyou per portare competenze digitali avanzate all’industria del wedding così da permettere ad un gran numero player del settore di ampliare i propri business.

gaming e NFT

Gaming e NFT: Ready Player One sta per diventare realtà?

Scopriamo come sono strettamente collegati tra loro due mondi che, apparentemente, sembrano separati: Gaming e NFT.

NFT è un acronimo, il suo significato è non-fungible token e rappresenta qualcosa di unico, inimitabile e non replicabile o sostituibile.

Gli NFT sono diventati molto popolari negli ultimi mesi come un modo per acquistare e vendere arte e oggetti da collezione in formato digitale. Anche una GIF, un meme, insomma, qualsiasi media, può essere venduto sotto forma di NFT. 

In pratica, un NFT assegna un certificato unico e non intercambiabile a un dato oggetto virtuale e ne conferma la proprietà tramite blockchain.

L’obiettivo della blockchain è consentire la registrazione e la distribuzione delle informazioni digitali, ma non la modifica. Una blockchain è la base per registri immutabili o registrazioni di transazioni che non possono essere alterati, cancellati o distrutti.

Un NFT rappresenta un certificato di autenticità di un’opera, di un video o di un file digitale che sia un’immagine o un suono.

LEGGI ANCHE: Gli NFT sono una bolla pronta a esplodere?

Ed è proprio l’uso di NFT per vendere arte digitale dal valore di milioni di dollari che ha portato molti sviluppatori a vedere il suo potenziale in diversi ambiti, tra cui quello del gaming.

Gaming e NFT

NFT e Gaming: i giocatori possono guadagnarci?

Le persone possono guadagnarsi da vivere (magari con gli NFT) giocando online? 

Durante la pandemia, lo sappiamo, molte cose sono cambiate, anche la concezione del lavoro e di come vivere il proprio tempo. Tante persone poi hanno rivalutato le proprie posizioni lavorative, soprattutto i più giovani.

LEGGI ANCHE: Come capire davvero gli NFT e non perdere le opportunità di business

Il caso di Axie Infinity

In tanti stanno valutando e sperimentando modi alternativi per guadagnare online. Uno di questi metodi per fare soldi è attraverso un gioco online, Axie Infinity.

Il concetto alla base di questo gioco è simile a quello dei Pokémon, in cui i giocatori raccolgono, allevano, combattono e scambiano creature digitali. Giocare in media fa guadagnare circa 400 dollari al mese. Tuttavia, questa cifra può variare in base al tasso di cambio della criptovaluta del gioco e del dollaro USA.

Non richiede abilità speciali, il che lo rende un modo praticabile di guadagnarsi da vivere per molte persone.

Entro giugno 2021, Axie Infinity ha guadagnato popolarità nelle Filippine grazie ai numerosi post di diversi giocatori che mostravano i risultati ottenuti, come l’acquisto di una nuova casa. Alcuni giocatori hanno anche prestato le loro creature a coloro che non potevano permettersi d’investire nel gioco, in cambio di una fetta dei profitti.

Come i giocatori e le aziende guadagnano con gli NFT

I giochi basati su NFT sono generalmente scaricabili gratuitamente. Ma per iniziare a giocare bisogna acquistare NFT. Per Axie Infinity, gli NFT sono le creature digitali di cui parlavamo.

Per altri giochi può essere un eroe, un’armatura o un’arma speciale. Giocando alla maggior parte dei giochi NFT, invece di guadagnare solo esperienza e badge con ogni risultato, si ottiene anche una piccola quantità di criptovaluta utilizzata dallo sviluppatore del gioco. Può essere utilizzata per acquistare più oggetti di gioco o incassarla e convertirla in valuta locale. 

Alcuni giochi consentono anche di acquistare e vendere NFT ad altri giocatori.

In questo modo, i nuovi giocatori possono ottenere gli oggetti che desiderano. E per ogni transazione in-game che si verifica, gli sviluppatori di solito prendono una percentuale.

Man mano che più persone si interessano al gioco e investono i loro soldi nelle NFT, i giocatori che giocavano da tempo possono vendere le loro NFT e guadagnare. E per ogni transazione eseguita, guadagna anche lo sviluppatore del gioco.

Nel frattempo, altri giocatori scelgono di farsi strada nel gioco e convertire le criptovalute che guadagnano giocando in valuta locale. 

La società guadagna quando un NFT in-game viene scambiato da una persona all’altra. Ed è proprio l’interesse per il gioco che consente loro di continuare a guadagnare denaro ed espandere e migliorare l’universo di gioco.

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Cosa ne pensano i big del gaming sugli NFT

Valve è la società che gestisce il mercato dominante dei giochi per PC e ha vietato, a denti stretti, applicazioni basate sulla tecnologia blockchain che emettono o consentono lo scambio di criptovalute o NFT. E difatti il divieto di Steam, il servizio di distribuzione digitale di videogiochi di Valve, sulla tecnologia blockchain garantisce che i giochi “play-to-earn” non saranno mainstream troppo presto.

Inoltre, nessuna azienda ha ancora elaborato un meccanismo per distribuire tale software tramite gli app store di Apple o Google. Ci sono ancora poche strade alternative per raggiungere nuovi giocatori al di fuori del sideloading su Android o app desktop tradizionali

E Apple e Google, potrebbero aprirsi a questa possibilità, invece? Nessuno dei due li ha esplicitamente vietati. Ma in questo momento, nemmeno Axie Infinity è disponibile sugli app store per dispositivi mobili, anche se il creatore del gioco intende provare a pubblicarlo per smartphone nei prossimi mesi.

Ovviamente la decisione di Valve ha creato una spaccatura nel settore dei giochi. Epic, sempre desideroso di minare il suo rivale, è intervenuto nella questione e ha affermato che vorrebbe supportare il gioco blockchain, anche se all’inizio non era d’accordo.

Andrew Wilson, il CEO di EA, ha affermato che i giochi NFT e “play-to-earn” potrebbero essere il futuro del gaming, ma ha aggiunto che è ancora troppo presto per capirne la portata. Ubisoft, d’altro canto, ha annunciato ufficialmente la sua intenzione di sviluppare giochi NFT e blockchain “play-to-earn”. Voci di corridoio vociferano che ne aveva già visto il potenziale nel 2018.

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Gaming e NFT: quale sarà la strada per le piattaforme di gaming

Le piattaforme di gaming, nel prossimo futuro, dovranno affrontare una scelta. Bandire completamente questi giochi come ha fatto Steam, o lanciarsi, come Epic, e vedere se c’è un modo per incanalare tutto questo entusiasmo degli sviluppatori in qualcosa di creativo e redditizio.

Ovviamente, non c’è motivo per cui gli NFT in-game acquistati da terze parti debbano offrire ai giocatori vantaggi nel gameplay.

Una skin unica di Fortnite creata da un artista famoso, per esempio, potrebbe avere valore sia per la persona che l’ha venduta che per la persona che l’ha acquistata, e l’equilibrio del gameplay non cambierebbe affatto. Ma se gli NFT influenzano il modo in cui il gioco viene giocato, invece che semplicemente il design, come fa lo sviluppatore a garantire che il gioco sia bilanciato e accessibile a un gran numero di giocatori?

Non è più solo un gioco

Le criptovalute sono notoriamente volatili e lo stesso vale per quelle utilizzate dalla maggior parte dei giochi.

Poiché si basano principalmente su un titolo specifico, o hanno una base di utenti limitata, eventi casuali potrebbero facilmente far fluttuarne il valore. Inoltre, come accade per le altre la criptovaluta di un gioco ha valore solo se c’è domanda di acquisto.

Uno sviluppatore di giochi guadagna solo se ha transazioni continue nel proprio gioco. Quindi, finché le persone sono interessate a giocare e acquistare NFT, lo sviluppatore ci guadagnerà.

Ma poiché molti si cimentano in questi giochi NFT al solo scopo di investire, se non riescono a ottenere rendimenti ragionevoli, potrebbero perdere interesse e passare oltre.

Questo porterebbe a una perdita di giocatori e di conseguenza meno commissioni di transazione. E se la domanda per il gioco diminuisse, si verificherebbe un ulteriore calo del valore della sua NFT e della criptovaluta associata.