I CEO di Apple, Amazon, Facebook e Alphabet, la società madre di Google, hanno testimoniato ieri davanti alla commissione antitrust del Congresso degli Stati Uniti.
È estremamente raro che uno dei CEO dei giganti della tecnologia testimoni davanti al Congresso, per non parlare del fatto che in questo caso sono stati convocati tutti e quattro insieme.
La commissione si sta avvicinando alla fine di un anno di indagini per stabilire se le aziende hanno un controllo eccessivo sul mercato o se hanno utilizzato pratiche anticoncorrenziali e utilizzerà queste testimonianze per completare la sua indagine.
I CEO delle quattro società Tech più importanti – tra cui due degli uomini più ricchi del mondo – si sono presentati ieri davanti al comitato antitrust della Commissione giudiziaria della Camera. Il CEO di Amazon Jeff Bezos, il CEO di Apple Tim Cook, il CEO di Facebook Mark Zuckerberg e Sundar Pichai , il CEO di Alphabet. Tutte insieme le quattro multinazionali hanno un valore superiore ai cinquemila miliardi di dollari.
La commissione ha interrogato i CEO di Apple, Google, Facebook e Amazon in una storica indagine della Camera.
Nell’audizione mancava Microsoft, anche se solo pochi giorni fa in Europa era stata accusata da Slack proprio di bloccare la concorrenza.
Cosa è successo
Il CEO di Amazon Jeff Bezos, il CEO di Apple Tim Cook, il CEO di Facebook Mark Zuckerberg e Sundar Pichai di Alphabet (società madre di Google) hanno testimoniato nell’ambito di un’indagine in corso da parte della sottocommissione antitrust della Camera, per verificare se le aziende tecnologiche hanno usato il loro controllo del mercato per contrastare in modo sleale i concorrenti e per difendere le proprie posizioni.
L’udienza ha avuto luogo in un’atmosfera distopica, poiché più di una dozzina di commissari hanno affrontato i quattro titani tecnologici, i cui volti sono stati proiettati su grandi schermi nella sala d’udienza.
Zuckerberg, Pichai, Cook e Bezos sono stati interrogati su una miriade di argomenti, dalle pratiche anticoncorrenziali alla sicurezza degli utenti fino all’acquisto di piccole aziende per eliminarne la possibile concorrenza.
Ma non è finita qui, perché ci sono state anche domande sul ruolo della Cina.
Il Congresso, che era stato accusato in altre udienze come quella per Cambridge Analytica di “inettitudine tecnologica”, ha condotto questa audizione senza problemi.
Zuckerberg ha difeso le acquisizioni di Facebook nei suoi commenti preparati, affermando che WhatsApp e Instagram non sarebbero sopravvissute se non fossero state acquisite. Zuckerberg ha inoltre definito il successo di Facebook come cruciale per mantenere gli Stati Uniti competitivi con la Cina.
Pichai e Cook hanno adottato approcci simili nelle loro difese di Apple e Google, ed entrambi hanno sottolineato che le loro aziende hanno affrontato la concorrenza in quasi tutti i settori e hanno sostenuto di aver creato piattaforme che consentono alle startup più piccole di raggiungere un pubblico più ampio.
Bezos ha ripetutamente definito Amazon piccola accanto a concorrenti come Walmart (Amazon controlla la maggioranza del Retail online, ma non la vendita al Retail totale), sostenendo allo stesso tempo che le dimensioni di Amazon sono necessarie per mantenere in funzione l’economia online perché “così come il mondo ha bisogno di piccole aziende, ha bisogno anche di grandi aziende”.
Fine di un’era?
Prima ancora che l’udienza iniziasse, il senatore Bernie Sanders richiamava a “rompere la Big Tech” e il presidente Trump minacciava un ordine esecutivo.
The very, very rich are getting much richer during the pandemic:
⬆️$73 billion: Jeff Bezos
⬆️$45 billion: Elon Musk
⬆️$31 billion: Mark Zuckerberg
⬆️$28 billion: Bill Gates
⬆️$19 billion: L Page
⬆️$19 billion: Sergey Brin
In effetti Trump ha già firmato un ordine esecutivo che minaccia di penalizzare Twitter dopo aver controllato i suoi tweet.
If Congress doesn’t bring fairness to Big Tech, which they should have done years ago, I will do it myself with Executive Orders. In Washington, it has been ALL TALK and NO ACTION for years, and the people of our Country are sick and tired of it!
Una parte del Congresso degli Stati Uniti guarda ormai la Silicon Valley con sospetto. E quello che è andato in scena è l’inizio di un processo che però probabilmente porterà a nuove regole nel mondo del digitale a livello globale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/ceo-del-tech-congresso.jpg400978Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-07-30 10:14:162020-08-04 06:59:37Amazon, Facebook, Apple e Google: i quattro titani del Tech interrogati dal Congresso
Quasi ogni giorno qualche notizia viene travisata o modificata e, grazie al suo potere virale, diventa una fake news.
I social network stanno provando ad arginare il problema, diventato più impellente che mai durante il Coronavirus, ma non basta.
TikTok lancia una campagna per insegnare la media literacy: ecco come scovare e combattere le fake news in un elenco di cose da fare.
Qualche tempo fa ho ricevuto un messaggio che mi avvisava di un evento astronomico molto interessante che avrebbe dovuto avvenire la notte tra il 27 e il 28 luglio: una “luna rossa”, causata da nientedimenoche l’eclissi più lunga del secolo.
E così come me, migliaia di altre persone hanno letto lo stesso testo su Whatsapp o addirittura su testate come Repubblica e Sky24. Ma quando sono andata a cercare più informazioni online, mi sono trovata davanti a un ironico dejavù: la fantomatica eclissi non ci sarebbe stata, perché ha in realtà avuto luogo 2 anni fa.
Un errore di data, probabilmente. O forse uno scherzo. Fatto sta che, per quel magico potere della viralità online su cui ancora abbiamo così tanto da comprendere, la notizia ha iniziato a rimbalzare di Whatsapp in Whatsapp, di sito in sito, fino a diventare una fake news.
Fa niente – un errore innocente, una bufala che non ha fatto del male a nessuno. Giusto?
Giusto. Ma anche sbagliato. Perché mi ha fatto riflettere, insieme alle tante notizie più o meno false che ho visto specialmente durante i mesi di lockdown girare sui social o persino arrivarmi su WhatsApp, su quanto sia facile manipolare la realtà online.
Una piccola informazione omessa, come l’anno della data, può portare tutta Italia a condividere una notizia palesemente falsa.
O ancora, un luogo mancante può invece far sì che il video di un cerbiatto filmato nel 2016 (e già stato oggetto di fake news nel 2018) torni a diventare virale come caso di “natura che si riprende i suoi spazi” durante la quarantena. E così via, in una sequenza a cui ormai siamo fin troppo abituati.
Quando parliamo di errori in buona fede come questi, ci si può fare su una risata. Ma quando invece c’è del dolo dietro la creazione o la manipolazione di un contenuto, non c’è niente da ridere.
In casi del genere, un post sui social può arrivare ad essere veicolo di odio razziale, di disinformazione medica, o addirittura influenzare la scelta di un partito politico piuttosto che un altro.
Tanto è il potere dell’informazione. E tanto è facile cadere nella trappola di un piccolo, innocente “condividi”.
E se è ovvio il ruolo di giornalisti e professionisti della comunicazione, che dovrebbero fare da filtro e procedere sempre alla verifica di ogni fonte, sono spesso proprio i canali ufficiali a sbagliare e a “convalidare” una fake news per errore o per fretta.
È quindi compito e dovere del singolo imbarcarsi in un percorso di analisi e di scoperta degno di un vero e proprio detective per verificare la veridicità di ciò che si trova davanti ed, eventualmente, se abbia senso condividerlo.
La cattiva notizia? Non è facile, specialmente in alcuni casi. Quella buona? È una questione di abitudine, di “mindset”; una volta capito quali sono i passaggi concreti da compiere per identificare una fake news, e allenato il nostro investigatore privato personale a farlo un paio di volte, diventa molto più facile riuscirci.
La guerra dei social alle Fake News
Negli ultimi anni, dopo scandali su scandali e situazioni sempre più gravi di proliferazione delle Fake News online, i social media hanno iniziato a prendere in mano il problema.
C’erano già stati diversi timidi tentativi, ma quest’anno un evento globale ci ha messo davanti ad una vera e propria esplosione incontrollata del problema: l’epidemia di Covid-19.
Già le informazioni di per sé erano sparse e disorganizzate, a volte apertamente contraddittorie tra loro anche quando venivano da fonti ufficiali; la corsa alla “breaking news”, il panico generalizzato e anche la mala fede di singoli e alcune aziende hanno fatto il resto.
Così negli ultimi mesi sono proliferati esperti, farmaci miracolosi, informazioni di dubbia qualità, etc etc. Tutte amplificate e ingigantite dal gigantesco palcoscenico su cui tutti ci esibiamo: i social media.
Twitter ha deciso di eliminare i contenuti che apertamente promuovevano cure fasulle o negavano quanto detto dalle fonti ufficiali;
Facebook ha creato una sezione ufficiale dedicata alla racconta di informazioni ufficiali sul Coronavirus, posizionata in cima al News Feed;
Reddit ha ospitato sessioni di domande e risposte ufficiali tenute da esperti di vari ambiti.
In generale, qualsiasi sistema di “sorveglianza” si può basare su un misto di Intelligenza Artificiale (che individua determinate parole chiave, ad esempio) e di supporto degli utenti, tramite la possibilità di “segnalare” i contenuti fake.
Ma è abbastanza? Chiaramente no.WhatsApp ad esempio si sottrae a questa possibilità grazie al fatto che i messaggi sono crittografati – una cosa essenziale per la nostra privacy, ma uno scudo meraviglioso per le fake news che possono essere diffuse qui.
Cosa serve quindi? È necessaria quella che viene definita “media literacy“.
A scuola di Media Literacy
L’Unione Europea la definisce ufficialmente come “la capacità di accedere ai media, di comprendere e valutarne criticamente i diversi aspetti a cominciare dai loro contenuti, di creare comunicazione in una varietà di contesti”. Ed è a tutti gli effetti una capacità che si deve apprendere tramite studio ed esercizio, esattamente come qualunque altra, tanto che dovrebbe essere insegnata nelle scuole.
E infatti, dove questo tema è stato seriamente introdotto nelle politiche locali dai governi è dove le fake news hanno iniziato ad avere meno seguito.
I Paesi nordici e in particolare la Finlandia che, grazie ad un programma implementato dal governo fin dalle scuole elementari per incoraggiare il pensiero critico online, si è posizionata prima per capacità di resistere alla disinformazione e alle fake news.
Verso l’educazione digitale: entra in campo TikTok
La soluzione quindi è una sola: educare, ed educarci, a riconoscere le fake news e a difenderci da esse, stroncandole sul nascere.
L’ultimo arrivato a provarci è TikTok, il social network che è decisamente arrivato alla ribalta quest’anno e che accoglie soprattutto giovani e giovanissimi, e che su questo argomento ha lanciato una campagna di influencer marketing molto originale.
In una serie di video divertenti e originali, gli influencer della piattaforma affrontano il tema della media literacy nel modo scanzonato che ha determinato il successo dei brevi video che contraddistinguono questo social.
E quindi, con il loro aiuto e integrando il tutto con qualche informazione aggiuntiva, proviamo a stilare una breve guida per identificare, smascherare e debellare ogni fake news che possa arrivare davanti ai nostri occhi.
La guida anti Fake News: come impedire alle notizie false di passare sotto i nostri radar
Rallenta e ragiona: ogni qualvolta che un contenuto che sembra “troppo XXX per essere vero” ti capita davanti, fermati e chiediti: c’è qualcosa di strano? Le fake news che hanno maggior carica virale sono quasi sempre quelle che suscitano una forte reazione emotiva, positiva o negativa. Storie che sembrano troppo ridicole o che confermano in maniera cieca un pregiudizio diffuso sono ottimi veicoli di falsità. Da ultimo, se un contenuto del genere ti incita a spendere soldi per qualcosa, tutti i tuoi allarmi mentali da fake news dovrebbero iniziare a emettere suoni e luci all’unisono.
Identifica la fonte: non importa da chi arriva il messaggio e quanto affidabile ti sembra la pagina. Non ti fermare alle apparenze, leggi bene l’URL (molti siti di fake news somigliano a note testate con qualche tipo di typo nel nome) e se serve cerca di capire chi è l’autore. Controlla anche la data, e se ci sono link di approfondimento prova a seguirli per vedere se il sito originario è affidabile o meno. Come regola generale, considera che se arriva su WhatsApp e ti sembra un testo copiato e incollato, allora è quasi sicuramente fake.
Fai le domande giuste: nella stragrande maggioranza dei casi basta copiare e incollare il testo ricevuto su Google per scoprire in pochi secondi se si tratta di una notizia vera o di un fake.
Dai un feedback se non è affidabile: su tutti i social c’è la possibilità di “segnalare” i contenuti inappropriati, e le fake news hanno una voce specifica. Se invece il messaggio ti arriva da un parente o amico, faglielo notare personalmente: è importante che le notizie false vengano smantellate con la stessa intensità virale con cui si diffondono.
Confronta più fonti: se si tratta di una notizia vera ma che ti pare esagerata o falsa, prova a verificare come ne parlano altre testate, idealmente verifica anche in inglese perché spesso i media italiani amano fare sensazionalismo.
Se sei in dubbio…non condividere! Se nonostante la tua breve ricerca non riesci a capire se la notizia è vera o falsa, nel dubbio evita di condividerla e di supportare il meccanismo virale. Soprattutto se i motivi che ti spingono a condividere sono negativi (rabbia, tristezza, accuse…). È anche compito tuo fermare le fake news, ed è una scelta che ciascuno di noi deve fare personalmente.
Bravo. Ora ripeti da capo per la volta successiva. Ogni volta che stai per premere “condividi” o “inoltra”, una vocina dovrebbe attivarsi nel tuo cervello e dirti: “sei proprio sicuro sicuro sicuro?”
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/speule-3000150_640.jpg480640Ilaria Cazziolhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngIlaria Cazziol2020-07-29 16:30:042020-08-04 06:59:05Guida pratica per combattere la disinformazione: ecco come riconoscerla
Smarketing è un processo trasversale e di allineamento tra Sales e Marketing all’interno dell’organizzazione. Ha come base obiettivi comuni ed è focalizzato sulla crescita del fatturato e il miglioramento della customer experience
L’allineamento tra sales e marketing prevede l’utilizzo di strumenti condivisi e processi data-driven
Il distanziamento sociale sta trasformando il lavoro del commerciale. Aumentano i canali digitali e il supporto del marketing anche nelle fasi finali di acquisto
Silos, disallineamenti, scarsa comunicazione, competizione. Sono elementi che ancora oggi caratterizzano il rapporto tra marketing e sales in molte aziende. Soprattutto in quelle organizzazioni dove prevalgono le gerarchie ai processi e dove il raggiungimento dell’obiettivo è confinato al reparto anziché all’organizzazione.
Questo scenario, di sales e marketing ognuno per la propria strada, già da qualche anno ha dimostrato tutta la sua inefficienza, soprattutto quando parliamo di concetti come customer experience, omnichannel e consumatore consapevole. La necessità di una collaborazione tra le due aree, emerge in particolare oggi che il distanziamento sociale sta modificando radicalmente il contesto di vendita in ottica digitale.
Hubspot definisce l’allineamento tra Sales e Marketing come Smarketing. Nei prossimi paragrafi ci addentreremo su questo tema con le best practice, strategie e strumenti che facilitano e supportano la collaborazione tra le due aree. Ci concentreremo infine sull’evoluzione digitale delle vendite nei contesti B2B.
Smarketing
Smarketing = Sales + Marketing
Lo Smarketing è un processo di allineamento tra il team sales e marketing intorno a obiettivi comuni all’interno dell’organizzazione, focalizzato sul la crescita del fatturato e il miglioramento della customer experience. Si integra bene con l’approccio inbound marketing, che accompagna in varie fasi un utente che non conosce l’azienda, a diventare lead qualificato e andare verso l’acquisto e il referral.
Lo smarketing è particolarmente efficace per quei prodotti e servizi complessi e con un percorso di acquisto lungo, soprattutto in ambito B2B. Secondo Hubspot l’allineamento tra Sales e Marketing genera un 208% in più sui ricavi dagli sforzi del marketing.
Un esempio di Smarketing
Facciamo un esempio di percorso di acquisto per capire meglio il processo.
Siamo un’azienda Saas, che vende un’applicazione per supportare il project management con approccio agile in ambito B2B. Ho bisogno di far conoscere la mia applicazione e acquisire nuovi contatti. Decido di adottare l’approccio inbound.
Il reparto marketing struttura un sito web con contenuti seo oriented e posiziona il brand sui motori di ricerca per determinate parole chiave come “software project management”.
Inserisce quindi sul sito web dei lead magnet, per esempio una guida per i KPI nel project management, che può essere scaricata lasciando nome, cognome, email. Nel momento in cui l’utente scarica la guida, diventa un lead e inizia un percorso di nurturing, ossia di nutrimento per farlo passare da un lead meno interessato a molto interessato. Il nutrimento può avvenire con contenuti educativi alternati a contenuti commerciali. Nel momento in cui l’utente è qualificato (secondo parametri decisi precedentemente), perché ha interagito con i nostri contenuti e visitato pagine commerciali, passa al commerciale, che allineato dal marketing adotterà una strategia e comunicazione personalizzata.
Il marketing non scompare, ma viene allineato dal commerciale e continua a seguire il lead, fornendo supporto anche durante le fasi di vendita e post-vendita. Marketing e Sales collaborano sugli stessi contatti con metriche condivise e ognuno informa l’altro regolarmente sull’andamento.
Se non ci fosse questo allineamento, l’esperienza utente ne risentirebbe, ma anche l’efficienza. Per esempio se il marketing passasse al commerciale semplicemente la lista dei contatti, quest’ultimo potrebbe non sapere che la persona che sta contattando è molto informata sulla piattaforma, perché ha usufruito di tutti i contenuti di approfondimento pubblicati sul sito. Il commerciale quindi inizierebbe a rispiegare tutto daccapo al lead in modo generico e magari omettendo dei punti sui quali quest’ultimo si era soffermato maggiormente, come la gestione della privacy nel software. D’altra parte il marketing senza allineamento, potrebbe non sapere se il suo lavoro sta funzionando, se il lead è interessato all’offerta, quali punti ha bisogno di approfondire, quali perplessità riscontra, se conosceva l’azienda, ecc.
Il processo dovrebbe quindi essere unico e l’acquisto, diventare un goal comune.
Come allineare Sales e Marketing
Un processo smarketing porta notevoli benefici e aumenta l’efficienza in azienda e il fatturato. Come strutturarlo?
1. Obiettivi chiari e definiti
Sembra banale, ma avere in azienda obiettivi ben delineati e tradotti per l’area Sales e Marketing è l’elemento fondamentale per andare tutti insieme nella stessa direzione.
2. Processi
Anche questo può sembrare scontato, ma in molte organizzazioni i silos ostacolano i processi, chiudendo le collaborazioni all’interno del singolo reparto. Strutturare processi, significa stabilire per ogni fase del customer journey, quali sono le attività di ogni reparto, i contenuti, le metriche di riferimento. I processi sono orizzontali all’organizzazione e non dovrebbero essere contrastati dalle gerarchie.
3. Comunicazione
Nei processi è bene stabilire allineamenti periodici tra le due aree, per discutere e condividere: progressi con dati alla mano; vittorie ottenute; eventuali cambi di strategie o novità rispetto al prodotto e servizio. Sarebbe bene anche far partecipare il marketing a delle call o incontri con il potenziale cliente, in modo che possa capire il valore di ogni singolo lead generato e comprendere anche meglio qual è il lead di qualità di cui il commerciale ha bisogno. Dall’altra parte sarebbe utile che almeno un rappresentante del team sales partecipasse alle riunioni di marketing, in cui si discutono nuove strategie e contenuti da proporre. Un comportamento di collaborazione e allineamento porta marketing e sales a combattere la stessa battaglia.
4. Dati
I processi data-driven non lasciano spazio alle opinioni personali e aiutano le due aree a sentirsi responsabili nel raggiungimento dell’obiettivo. Le metriche di riferimento è fondamentale stabilirle all’inizio, quando si struttura il processo, e discutere sui dati durante i meeting di allineamento.
5. Strumenti Condivisi
Ci sono strumenti che supportano la condivisione delle informazioni tra le due aree e il monitoraggio dei lead. Parliamo di software come CRM e Marketing Automation, che permettono all’area Sales di capire quali campagne sono state fatte e quali contenuti inviati e usufruiti dal lead, e dall’altra parte il marketing può monitorare le opportunità in corso, le call avvenute, e intervenire se necessario anche nella fase di vendita e post-vendita in accordo con il commerciale.
6. Service Level Agreement
Il Service Level Agreement è un contratto interno tra sales e marketing, che stabilisce quali risultati le due parti concordano di fornire l’una all’altra. Si deve basare su obiettivi concreti e numerici. Il documento, di cui Hubspot fornisce un template gratuito, include: una overview, obiettivi di entrambe le aree; le caratteristiche di un lead qualificato; il lead scoring; le responsabilità sales e marketing; quali canali verranno utilizzati; quante riunioni effettuate e come verranno dati i feedback e quali report sono previsti.
7. Ricompensa
Se gli obiettivi sono comuni, perché non prevedere una ricompensa sia per sales, che per marketing sulle vittorie ottenute?
L’evoluzione del Sales nell’era della pandemia
Il distanziamento sociale, la riduzione degli spostamenti e il lavoro da remoto, stanno cambiando radicalmente anche l’area Sales. Se negli anni passati, il modello principale rimaneva la visita in presenza, con il commerciale che girava il mondo con la sua valigetta e le strette di mano, oggi l’interazione digitale sta sostituendo quella in presenza. L’allineamento con il marketing e il processo smarketing anche nella parte più bassa del funnel non è quindi più un plus, ma una necessità.
Davvero interessante su questo tema, la survey di McKinsey lanciata lo scorso Aprile per indagare il cambio di comportamenti nei decision-maker B2B. Le interazioni online sono oggi importanti più del doppio rispetto alle interazioni tradizionali. Quasi il 90% delle vendite è passato a un modello di vendita di videoconferenza, telefono, web e, sebbene rimanga un po ‘di scetticismo, più della metà ritiene che ciò sia uguale o più efficace dei modelli di vendita utilizzati prima del COVID-19.
Il dato interessante è che molti di questi cambiamenti digitali diventeranno probabilmente permanenti.
Self-service e canali digitali
Un altro dato interessante è l’aumento dei canali self-service rispetto a quelli diretti nel B2B. Nel 2019 vengono preferiti per oltre il 60% in tutte le fasi del processo decisionale di acquisto: ricerca, valutazione, ordine e riordine. Tra i canali self-service oltre il sito web, le app del fornitore, le community online, i social media.
Sempre secondo una survey McKinsey, i fornitori che creano esperienze digitali notevoli, hanno più del doppio delle possibilità di essere scelti come fornitore primario rispetto a coloro che non lo fanno.
Ad esempio, il 33% dei buyer intervistati ha valutato l’opzione di live chat, durante la fase di ricerca, come uno dei tre requisiti principali per un fornitore best-in-class. La live chat è un’opzione che offre velocità, trasparenza e competenza, che sono gli elementi che i clienti apprezzano di più.
La vendita da remoto
Self-service e interazioni digitali, non si traducono in una scomparsa del commerciale, ma sicuramente fanno riflettere su una sua possibile trasformazione. Il commerciale con la pandemia, ha sostituito gli incontri vis-a-vis con strumenti di videoconferenza, telefono, chat.
Pensiamo in questo contesto quanto sia importante parlare di smarketing. L’allineamento tra sales e marketing è determinante in tutte le fasi di acquisto. Per realizzare una presentazione online efficace, inviare email automatizzate di reminder a una videoconferenza, organizzare webinar eventi live, creare occasioni di incontro e fornire esperienze digitali rilevanti, interattive e personalizzate. La collaborazione tra sales e marketing può ridurre la distanza sociale e accompagnare le persone all’acquisto recuperando quel tocco umano, che la presenza fisica del commerciale forniva al cliente.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/rsz_1idea_tree.jpg6341024Silvia Di Gennarohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSilvia Di Gennaro2020-07-29 15:37:292020-07-30 10:16:10Smarketing: l'allineamento tra marketing e sales nell'era del remoto
Da un paio d’anni, la Google News Initiative mette a disposizione dei giornalisti tool gratuiti, partnership e programmi pensati ad hoc per loro.
All’interno di questa “iniziativa di collaborazione con il mondo dell’informazione”, in queste ultime settimane è nata una nuova suite di strumenti gratuiti per l’analisi e l’interpretazione dei dati di Google Analytics.
Google, si sa, ha posato i propri occhi sulle redazioni giornalistiche già un paio d’anni fa. Da allora, attraverso la Google News Initiative, “iniziativa di collaborazione con il mondo dell’informazione”, continua a proporre ai giornalisti di tutto il mondo tool e occasioni sempre nuove per “crescere nell’era digitale”.
Principalmente, la Google News Initiative è pensata su tre binari. Il primo è quello dedicato ai prodotti, ovvero i tool di Google per i giornalisti. Il secondo è quello delle partnership, strette “con chi si occupa di informazione per affrontare le sfide di settore e di business”. Infine i programmi, “per favorire l’innovazione nel mondo dell’informazione”.
Negli ultimi due anni, la Google News Initiative ha “lavorato con migliaia di organizzazioni giornalistiche per aiutarle a trasformare i dati in informazioni commerciali concrete. News Consumer Insights e Realtime Content Insights hanno aiutato le aziende editoriali a fidelizzare i lettori e ad aumentare la redditività”.
Nelle ultime settimane, questi due tool pensati da Google per i giornalisti sono stati rilasciati nella loro versione 2.0, e ad essi si è aggiunta anche la News Tagging Guide. È nata così una vera e propria nuova suite di strumenti gratuiti “che aiuteranno le redazioni giornalistiche a semplificare e comprendere meglio i dati, per migliorare la strategia digitale”.
La News Tagging Guide (NGT) è un tool gratuito che aiuta i giornalisti a sfruttare al massimo il potenziale di Google Analytics, individuando le metriche di engagement che contano per l’audience e la crescita dei ricavi. Semplifica l’implementazione tecnica di Google Analytics attraverso tag pronti per essere copiati e incollati all’interno del proprio sito web e amplifica le raccomandazioni e gli insight ottenuti attraverso gli altri due tool.
News Consumer Insights 2.0
Il tool News Consumer Insights 2.0 (NCI) identifica le opportunità di ottimizzazione del reader funnel per aumentare la redditività e costruire relazioni più strette con i propri lettori. Dà accesso ad approfondimenti personalizzati e a raccomandazioni attuabili sulla base dei propri dati di Google Analytics.
Nel giornalismo soprattutto digitale, il tempismo, si sa, è tutto. Identificare in tempo reale quali sono gli articoli e i video più visualizzati dai lettori e quali sono gli argomenti in tendenza a livello nazionale è allora essenziale per riuscire a intercettare “in diretta” l’intesse della propria audience. Il tool Realtime Content Insights 2.0 (RCI), pensato per tutte le redazioni che utilizzano Google Analytics, risponde a queste esigenze. E la sua data visualization è semplice, adatta anche a chi coi dati non ha sempre un buon rapporto.
E voi avete già iniziato a utilizzare i tool di Google per i giornalisti? Cosa ne pensate?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/strumenti-di-google-per-giornalisti.jpg562910Elisa Bertolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngElisa Bertoli2020-07-29 12:25:122020-07-30 15:43:38Tool di Google per i giornalisti, nasce una nuova suite
Quanti tutorial e quanti consigli su come – fare – cosa. Sono semplici, intuitivi e facili da creare. Sì, ma come si ottimizzano le liste in ottica SEO? Come si crea un Listicle? E soprattutto come si fa a non annoiare il pubblico con questo tipo di contenuti?
Ogni anno vengono pubblicate migliaia di liste, la maggior parte delle quali non sono esattamente di alta qualità.
Le persone ormai vedono le liste e pensano subito al “clickbait”. In realtà si tratta di un formato molto flessibile e semplice da scrivere. Partendo da una scaletta chiara basterà creare cinque sottotitoli e una foto, un video o una GIF per ogni voce.
D’altra parte, i Listicle possono anche essere usati come un quadro di riferimento per rendere più facile la comprensione di un argomento complicato.
E infine, è possibile creare un Listicle su qualsiasi argomento, magari anche più articoli sullo stesso tema guardato da angolazioni diverse.
I pregi di un Listicle
Le liste (e i listicle) sono ottimi da leggere perché:
Il titolo ti dice cosa aspettarti
Sono facili da scorrere per ottenere informazioni importanti
Si sa sempre quanto resta ancora da leggere
Si può sempre interrompere la lettura e ricordarsi facilmente da dove ripartire
Possono scomporre argomenti complessi in più pezzi digeribili facilmente
Infine nei Listicle c’è anche un aspetto psicologico da non dimenticare: avere una lista di controllo o una lista di compiti da considerare porta con sè un senso intrinseco di progresso e di realizzazione, che incoraggia a terminare la lettura.
Dal punto di vista della scrittura, poi, i Listicle
Sono facili da pianificare e scrivere
Le liste sono ottime per individuare parole chiave fondamentali
Si possono creare Listicle più lunghi e più brevi per comprendere tutta la long tail di keyword in ottica SEO
Gli aggiornamenti di questi articoli sono più facili da fare
I testi sono più facili da pianificare e scrivere rispetto agli articoli tradizionali perché non devono preoccuparsi dell’ordine dei loro punti
Per completare i consigli, ecco due indicazioni pratiche e infallibili che riguardano l’ottimizzazione per i motori di ricerca.
Qualsiasi post o articolo sul “come fare” ha sempre un titolo che riassume e semplifica il contenuto del paragrafo successivo. Un po’ come abbiamo fatto qui: saprai perfettamente quello di cui stiamo parlando. I titoli rappresentano una sorta di elenco e questo semplifica molto la lettura.
Quando si è di fronte a un elenco però non sempre è facile ottimizzare alla grande. Ecco perché è importante utilizzare un tag H1 per il titolo del post e tag H2 per ogni passaggio: l’industria SEO discute su quale sia la scelta migliore, in realtà. Alcuni ne sottolineano l’importanza, altri la negano.
Una cosa è certa: importantissimo è usare sempre un approccio gerarchico. Aiuta sia i lettori che i motori di ricerca a scansionare il contenuto, il che è particolarmente utile specialmente per gli articoli long form.
Così, il contenuto ad elenco pubblicato su Google sarà pertinente e avrà una buona visibilità. Per esempio:
2. Elenco HTML
Per aiutare gli utenti a cercare e favorire la SEO, è importante aiutare il crawler di Google a identificare le aree principali dell’elenco. Per esempio, qualche consiglio a caso:
Usa sempre un’intestazione H1 per il titolo del post
Utilizza un’intestazione H2 per il titolo dell’elenco
Includi parole chiave correlate al titolo del tuo post.
Aggiungi alcune righe per descrivere l’elenco sotto il titolo H2
Includi le voci dell’elenco utilizzando l’elemento elenco HTML ( UL ).
Formatta le singole voci dell’elenco con un tag H3
Ecco lo snippet di Google per una ricerca di corsi di marketing digitale: il post contiene un elenco di corsi di marketing digitale.
In realtà, sul backend il post viene formattato così:
Come si può notare, il titolo dell’elenco è formattato come tag H2 e gli elementi dell’elenco sono racchiusi in <ul> <li> ; i titoli delle singole voci dell’elenco invece sono tag H3. Con questo metodo il crawler riesce a identificare gli elementi dell’elenco sebbene vi siano altri titoli nei tuoi contenuti. Riunendo le voci dell’elenco in un elemento <UL>, semplifica la scansione (e la lettura).
Per riassumere, se il tuo articolo include solo passaggi o elenca elementi, è opportuno optare per il primo suggerimento. Ma, se il post di istruzioni ha altre sezioni, è consigliabile invece utilizzare questa seconda opzione.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/listicle.jpg594877Eleonora Tricaricohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngEleonora Tricarico2020-07-28 11:13:532020-07-29 23:18:55Come scrivere un Listicle e creare una lista perfetta secondo tecniche SEO
Nuovo look per Just Eat, l’app per ordinare online pranzo e cena a domicilio in Italia, a seguito del merge ufficiale con Takeaway.com, che apre una nuova era nel percorso di crescita e di sviluppo dell’azienda in Italia e nel mondo, dando vita al gruppo Just Eat Takeaway.com, leader globale del mercato dell’online food delivery, nonché primo player assoluto al di fuori della Cina.
Con questa operazione, Just Eat evolve e rinnova l’immagine di brand, per raccontare in modo ancora più chiaro e immediato la filosofia e la missione dell’azienda.
Il nuovo look di Just Eat
Una prima fase ha infatti visto la transizione verso il nuovo logo, in cui è stata inserita l’icona distintiva del gruppo, una casetta contenente forchetta e coltello, sul precedente colore predominante, il rosso. Oggi anche i colori cambiano in favore dell’arancione, cambiamento che comprenderà anche il rinnovo dell’icona dell’app.
“Si tratta di un colore altamente visibile” spiega Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia “ed è associato a ricerche che dimostrano come le persone associno l’arancione all’amicizia e all’allegria, il che lo rende perfetto per il nostro brand perché rappresenta la gioia che vogliamo consegnare ogni giorno. Il cibo è una vera e propria emozione, ancor più in Italia, che le persone possono vivere a seconda delle diverse situazioni e mood che si vivono ogni giorno e che si incrociano con la varietà che mettiamo a disposizione, dai ristoranti preferiti alla possibilità di gustare sapori per ogni momento, occasione e food mood”.
Il refresh del logo e dei colori si pone come un passo importante nell’evoluzione del brand e di tutti i partner coinvolti, questo perché consentirà miglior visibilità, riconoscibilità.
L’evoluzione del gruppo in Italia
In Italia proseguirà lo sviluppo del mercato con l’obiettivo di rendere il servizio disponibile sempre a più persone, non solo nelle grandi città, ma anche nei centri più piccoli e supportando i ristoranti grazie al digitale, all’uso dei dati e alla personalizzazione di offerte e attività, sempre con l’obiettivo di contribuire al loro successo in termini di clienti e volumi.
Una nuova fase, che prenderà avvio a partire da settembre, prevederà poi anche una futura migrazione e aggiornamento dell’app in un’unica piattaforma globale caratterizzata proprio dalla nuova icona arancione, nuovi asset per ristoranti e rider e una nuova campagna che racconterà la nuova brand identity.
Oggi la company ha superato i 15.500 ristoranti partner sull’app e una presenza sul territorio in oltre 1.200 comuni, raggiungendo circa il 66% della popolazione e oltre 2 milioni di clienti.
Oggi più che mai i brand sono alla continua ricerca di nuove modalità per entrare in relazione con un pubblico che passa sempre più tempo in casa. E cresce tra gli inserzionisti l’interesse per la gamification come strumento divertente per coinvolgere in maniera positiva la community. Anche e soprattutto su TikTok.
Il nuovo Gamified Branded Effect
Con il lancio del nuovo Gamified Branded Effect, nasce l’opportunità di integrare i messaggi di brand in effetti di gamification in grado di aiutare gli utenti a creare in modo ancora più interattivo e divertente, in linea con la creatività delle loro espressioni su tutta la piattaforma.
Questo nuovo effetto offre ai brand un’opportunità nuova per valorizzare il crescente interesse verso il gaming su TikTok, cresciuto di oltre il 200% sulla piattaforma nel corso dell’ultimo anno. Dunque, un modo semplice per creare esperienze TikTok più coinvolgenti.
Gamified Branded Effect è molto simile alla “Lens Web Builder” di Snapchat, che consente ai marchi di creare campagne AR Lens, sulla base di alcuni modelli.
La differenza principale è che Lens Web Builder offre centinaia di oggetti 3D, animazioni ed effetti, con molta più varietà, riducendo la potenziale replica.
Ma gli effetti gamificati di TikTok potrebbero avere un potenziale significativo, soprattutto per i marchi che cercano di raggiungere il pubblico più giovane attraverso l’app.
Gamified Branded Effect è il prodotto più recente di TikTok For Business, e invita gli utenti a fare un passo in avanti nelle loro strategie sulla piattaforma grazie a un’esperienza video interattiva e divertente.
Gli utenti possono utilizzare le espressioni del volto, le pose del corpo, o altri movimenti per controllare gli elementi brandizzati e interagire con essi, con un’esperienza sound-on.
Sono disponibili oltre 20 tipi di formati di gamification tra i quali scegliere per personalizzare le proprie campagne, come ad esempio:
Far muovere in aria una palla muovendo le sopracciglia
Fare una gara di pose con un ritmo accattivante
Utilizzare i movimenti della testa per controllare un sottomarino
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/tik-tok-gamified-branded-content.jpg610708Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-07-27 15:45:442020-07-29 23:19:06TikTok lancia Gamified Branded Effect: ecco come funziona
1,08 miliardi di persone in tutto il mondo utilizza ogni mese Instagram, che ha registrato una crescita impressionante nei mesi di lockdown.
Sapere come fare Instagram Advertising e come creare una campagna da zero è fondamentale per qualsiasi azienda, che si tratti di grandi brand o di piccole e medie imprese.
Secondo il report aggiornato a luglio 2020 e pubblicato recentemente da We Are Social, effettuato in collaborazione con Hootsuite, oltre la metà della popolazione totale del mondo utilizza i social media – ovvero 3,96 miliardi di persone.
Di questi quasi 4 miliardi di persone, 1,08 miliardi utilizza ogni mese Instagram, una piattaforma che ha registrato una crescita impressionante nelle ultime settimane, grazie anche al lockdown forzato a causa della pandemia di Covid19.
Che cosa vuol dire?
Che il numero di persone che i brand possono raggiungere attraverso la pubblicità su Instagram è davvero impressionante, ed è aumentata di un 11% rispetto al primo trimestre del 2020.
Per questo sapere come creare da zero una campagna su Instagram è fondamentale per qualsiasi azienda, che si tratti di grandi brand o di piccole e medie imprese.
Grazie a questa semplice guida, vediamo insieme passo dopo passo come sponsorizzare un contenuto su Instagram.
Eh sì, proprio AD Manager: dal momento che Instagram è di proprietà di Facebook, possiamo impostare la nostra campagna direttamente nella pagina di gestione degli annunci di Facebook senza dover creare un nuovo account.
Nella home page del tool, clicca sul bottone “Crea annuncio” nell’angolo in alto a destra (nella vecchia interfaccia) e la prima cosa che Facebook ti chiederà è di definire il tuo obiettivo di marketing.
Vuoi aumentare le conversioni sul tuo sito web? Allora sceglierai l’opzione corrispondente, che ti consente di monitorare le conversioni attraverso l’interfaccia pubblicitaria di Facebook utilizzando un pixel JavaScript.
Se il tuo obiettivo invece è aumentare la Brand Awareness, puoi selezionare l’opzione “Visualizzazioni video” se il contenuto che vuoi promuovere è appunto un annuncio video.
O ancora, se vuoi solo incrementare il traffico verso il tuo sito web (o per qualsiasi campagna pubblicitaria con monitoraggio delle conversioni di terze parti) puoi selezionare “Invia utenti al tuo sito Web”.
Noi per andare avanti abbiamo selezionato “Aumenta le conversioni sul tuo sito Web”, cosí possiamo accedere agli strumenti di monitoraggio delle conversioni di Facebook. Dopo aver selezionato il tuo obiettivo, inserisci il nome della tua campagna e fai clic su “Continua” per definire il target.
2. Quali sono le opzioni di targeting disponibili?
Per prima cosa, bisogna sapere che tutte le opzioni di targeting disponibili per le campagne Facebook sono disponibili anche per Instagram, visto che tutti i dati degli account vengono condivisi tra le due piattaforme.
I dati fondamentali sul target da inserire sono il Paese e la lingua, il genere e una fascia di età specifici. Per la nostra campagna di esempio, abbiamo selezionato uomini e donne, dai 25 ai 60 anni, che vivono negli USA:
Dopo di che, è consigliato affinare il pubblico obiettivo in modo da rivolgersi agli utenti che hanno maggiori probabilità di essere effettivamente interessati alla nostra comunicazione. Per la nostra campagna di esempio, pubblicheremo una promo per un’app di workout e nutrizione.
Nel nostro caso quindi il target è composto da persone interessate alla propria forma fisica, all’alimentazione e alla salute in generale. Utilizzando il targeting per interesse di Facebook, possiamo restringere il nostro targeting per parlare a persone a cui piacciono le pagine e i gruppi relativi al fitness.
Ciò restringe il nostro target da 125 milioni di persone a 64 milioni di utenti: potremmo filtrare ulteriormente il nostro pubblico aggiungendo altri criteri di selezione più specifici, ma è consigliato non restringere il potenziale a meno di 100.000 persone, per evitare di pregiudicare i risultati della campagna.
Se hai già a disposizione un excel completo con dei dati di remarketing sul tuo target (ad esempio una lista di visitatori del tuo sito Web o persone che hanno già acquistato i tuoi prodotti in precedenza) puoi utilizzare la funzione “Pubblico personalizzato” in Facebook Ads Manager per rivolgerti direttamente a questi utenti.
Ricorda però che il pubblico personalizzato funziona meglio quando supera le 5.000 persone: con una la scala ridotta e un’alta frequenza di una campagna Instagram può succedere che il target della tua campagna si stanchi di vedere sempre lo stesso annuncio in feed.
3. Attenzione alla Reach e alla Frequency per il tuo Instagram Advertising
Proprio per questo, è fondamentale prestare molta attenzione alla portata della tua campagna (il numero di persone che hanno visto i tuoi annunci) e alla frequenza (il numero medio di volte in cui ciascuno dei tuoi annunci è stato mostrato a ciascuna persona).
Può capitare che, se la frequenza media raggiunga un livello che va da 3 a 5, avvenga un calo del coinvolgimento. Se questo accade, è consigliabile cambiare la creatività per coinvolgere nuovamente il tuo pubblico con nuovi contenuti.
4. Impostiamo budget totale e durata della campagna
Il costo degli annunci su Instagram, come accade per quelli su Facebook, dipende dall’opzione di offerta scelta. Puoi scegliere tra costo per clic (CPC), costo per mille impressioni (CPM), costo per azione (CPA) o costo per like, oppure selezionare le offerte automatiche.
Il budget viene impostato giornalmente o per tutta la durata della campagna. Con il budget giornaliero decidi di dedicare il massimo a una giornata e una volta raggiunto il limite, Facebook non erogherà più annunci per il resto della giornata.
Per Instagram, i budget minimi sono calcolati come importo giornaliero e si applicano indipendentemente dall’opzione di budget che hai scelto.
Puoi anche scegliere in quali giorni della settimana e in quale momento della giornata mostrare il tuo annuncio, in base agli insight che già possiedi sull’attività online del tuo pubblico obiettivo.
4. Scegliamo Instagram tra i posizionamenti di campagna
Ovviamente nel nostro caso vogliamo pubblicare il nostro Advertising su Instagram, quindi selezioniamo la piattaforma tra i posizionamenti, togliendo tutti gli altri presenti nella lista.
Possiamo anche selezionare i dispositivi mobile specifici su cui si desideriamo targetizzare la nostra campagna, scelta utile se per esempio dobbiamo promuovere un’applicazione specifica per Android o iOS.
Piccolo trucchetto: se vuoi promuovere un prodotto di fascia alta e quindi raggiungere persone che (in teoria) hanno un reddito alto e hanno acquistato recentemente nuovi prodotti, puoi scegliere come target gli utenti che possiedono gli ultimi smartphone di fascia alta.
5. È il momento di sviluppare la creatività per il tuo Instagram Advertising
Seleziona una tra le seguenti opzioni (per la nostra campagna di esempio, abbiamo scelto una singola immagine):
Se hai una creatività personalizzata per il tuo brand che vuoi utilizzare puoi caricarla nell’Ad Manager di Facebook, in caso contrario puoi scegliere tra diverse migliaia di immagini nella libreria di foto d’archivio di Facebook.
Noi per esempio abbiamo selezionato un’immagine relativa al fitness e all’alimentazione dalla libreria di archivi fotografici.
Ricorda che la creatività che scegli per il tuo annuncio è il fattore più importante nel determinare se la tua campagna avrà successo o meno. Consigliamo di selezionare almeno 5 creatività diverse tra loro per la stessa campagna, in modo da poter effettuare un A/B test sulle diverse immagini e scoprire quale funziona meglio.
Per ultimo, collega il tuo account Instagram all’annuncio, oppure collegalo solo alla pagina Facebook della tua attività: il contenuto verrà comunque mostrato nel feed di Instagram.
Ricordati di aggiungere un bottone di Call To Action al tuo annuncio. La CTA è fondamentale per raggiungere l’obiettivo della tua campagna, quindi assicurati di scegliere quella più rilevante con rispetto alla tua offerta e al tuo target. Visto che la nostra campagna di esempio è per promuovere un’app mobile, selezioniamo “Download” come call to action.
Prima di concludere e pubblicare l’annuncio, Facebook ti mostra un’anteprima di come apparirà su Instagram.
Può succedere che la tua campagna sia impostata in maniera impeccabile e abbia successo fin dal primo giorno, ma questo accade molto raramente. Proprio per questo monitorare quotidianamente il tuo Instagram Advertising è fondamentale per garantire il raggiungimento degli obiettivi.
Analizzare le performance del tuo annuncio ti aiuta a capire dove hai sbagliato o al contrario quali sono gli aspetti che funzionano, in modo da poter ottimizzare la campagna.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/stories-instagram-test.jpg588913Daniela Chiorbolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaniela Chiorboli2020-07-27 11:29:032020-07-28 17:08:12Instagram Advertising: tutto quello che devi sapere per creare la tua prima campagna
Anche questa settimana torna immancabile l’appuntamento con le news dal mondo dei social.
Ecco cosa è successo e non può proprio mancare tra i tuoi update!
Universo Facebook
Nuove opzioni di blocco per Touch ID & Face ID su Messenger
Come condiviso negli ultimi giorni dall’esperto di social media Matt Navarra , la piattaforma di Facebook sta cercando di implementare nuove opzioni di blocco Touch ID e Face ID per Messenger sui devices iOS.
Ciò impedirà alle persone di curiosare ulteriormente nelle chat di Fb Messenger. Una volta abilitate queste opzioni, si può scegliere il tempo necessario per sbloccare nuovamente Messenger con Face / Touch ID. Figo, no?
Per coloro che sono troppo “paranoici” sulle persone che potrebbero controllare il proprio smartphone, possono bloccarlo non appena hanno finito di usare il device.
Le nuove opzioni in merito a Messenger risultano in linea con il graduale cambiamento di Facebook verso un miglioramento della sicurezza della messaggistica della piattaforma. Qualcuno dice che inoltre verrà introdotta la crittografia end-to-end come impostazione predefinita per tutti i messaggi .
Tale piano è stato oggetto di un intenso controllo da parte di diverse agenzie governative, che ritengono che il passaggio alla crittografia completa faciliterà una maggiore attività criminale nelle app di Facebook. Già in passato diverse autorità hanno sollevato dubbi sulla crittografia in WhatsApp.
Tuttavia, Facebook è determinato a portare avanti il suo piano. Alcuni si ricorderanno certamente che Messenger ha già una modalità di chat “segreta” opzionale che è completamente crittografata.
Facebook implementa la condivisione dello schermo su Messenger
Continua il periodo di rinnovo e grande cambiamento in casa Facebook: adesso arrivano anche le nuove opzioni di condivisione dello schermo su Messenger sia con Messenger Rooms sia con l’app da mobile, offrendo una nuova esperienza durante le live chat.
Come potete notare nell’immagine sopra, quando siete in una videochiamata su Fb Messenger, avrete la capacità di trascinare verso l’alto il pannello delle funzioni in basso per visualizzare più opzioni per le vostre chiamate. Lì, vedrete una nuova opzione per “Condividi il tuo schermo”. Ciccatelo e inizierete a trasmettere lo schermo del vostro dispositivo a tutte le altre persone nella live chat video.
Come riportato da Messenger :
“La condivisione dello schermo consente alle persone di condividere istantaneamente il proprio schermo con gli amici e la famiglia durante una videochiamata di gruppo con un massimo di otto persone e fino a 16 persone nelle stanze (Messenger Rooms), mentre utilizzano Messenger sui propri dispositivi mobili. La condivisione dello schermo è l’ultima funzionalità che stiamo implementando per avvicinare, tra loro, più persone”.
Facebook ha aggiunto la condivisione dello schermo nel desktop Messenger e nelle app Web già all’inizio dell’anno, come parte del rinnovamento dell’app desktop, soddisfacendo il crescente interesse per le chiamate da Desktop/Pc.
Per gli utenti aziendali, potrebbe anche fornire un nuovo modo per facilitare le procedure del servizio clienti e assicurare una maggiore trasparenza.
Pubblicati nuovi dati sui post più condivisi sulla sua piattaforma
Comprendere tutto ciò che può generare coinvolgimento su Facebook è la chiave per massimizzare la copertura (organica e non) e la risposta ai vostri contenuti, ma sappiamo che conoscere i reali dati sulle interazioni a volte risulta essere difficile.
Negli ultimi anni, una giornalista del New York Times, tale Kevin Roose, ha cercato di far luce su questo twittando alcune delle inserzioni dei post più popolari su Facebook, in base agli elenchi della rinomata piattaforma di monitoraggio CrowdTangle. E quegli elenchi non hanno esattamente dipinto un’immagine positiva di come Facebook faciliti determinate interazioni.
Facebook, proprio negli ultimi giorni, ha deciso che era tempo di intervenire e chiarire alcuni punti chiave sugli elenchi della giornalista del NY Times e che molti utenti hanno usato proprio questi elenchi per criticare l’impatto negativo e divisivo del Social Network in questione.
Secondo John Hegeman, Head of News Feed di Facebook:
“Alcune cose importanti da considerare su questi elenchi. […] Mentre alcuni post di link ricevono molte interazioni, Mi piace o commenti, il contenuto in questione rivela soltanto una piccola percentuale di ciò che la maggior parte delle persone nota su Facebook.”
Sebbene le informazioni utilizzate da Roose per reperire i suoi elenchi siano accurate, quindi, non tiene conto dell’intero ambito di visualizzazione delle persone sulla piattaforma, poiché misura solo le interazioni sui post delle pagine dei publisher e non tiene conto nelle condivisioni tra utenti (numerosissime).
Se Facebook vuole massimizzare il coinvolgimento, il contenuto divisivo sembra essere un elemento essenziale in questo contesto, il che significa che, indipendentemente da come la piattaforma possa inquadrarlo, ha motivo di aumentare post e aggiornamenti che seminano divisione.
Il dibattito è un elemento chiave nella matrice di incentivazione di Facebook, al fine di mantenere gli utenti che postano, commentano e ritornano sul sito.
Instagram lancia raccolte fondi personali per fornire assistenza ad aziende colpite dal Covid-19
Instagram sta lanciando una nuova feature che riguarda la possibilità di lanciare raccolte fondi personali per aiutare le persone e le aziende a raccogliere fondi per cause riguardanti il COVID-19.
Come spiegato da Instagram :
“A partire da oggi, stiamo implementando un nuovo modo per raccogliere fondi per una causa personale, per una piccola impresa, un amico o una causa che è importante per Voi. Inizieremo con un piccolo test per creare una raccolta fondi personale negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Irlanda su Android, seguito da iOS. Se vivi in un Paese in cui puoi effettuare una donazione per una raccolta fondi tramite il nostro adesivo di donazione, puoi anche effettuare una donazione a una Raccolta fondi personale su Android a partire da oggi”.
Per creare una raccolta fondi personale dal profilo Instagram basterà:
cliccare il tasto “Modifica profilo”
“Aggiungi raccolta fondi” e poi “Raccogli denaro”
Qui sarà possibile scegliere una foto e selezionare la categoria di raccolta fondi: “soccorso in caso di crisi”, “fede”, “hobby” e persino in merito a causa riguardanti aiuti per “animali domestici e animali in generale.
Bisognerà anche inserire le informazioni per Stripe, il noto processore di pagamenti di Facebook per le donazioni
Si potrà quindi cliccare “Invia” e la raccolta fondi verrà esaminata da Instagram / Facebook per assicurarsi che soddisfi i criteri di idoneità.
Ogni raccolta fondi dura 30 giorni e può essere estesa più di una volta per altri 30 giorni. Per creare una raccolta fondi è necessario avere almeno 18 anni.
Instagram conferma che “Da gennaio, le persone hanno raccolto oltre $ 100 milioni per raccolte di fondi COVID-19 a livello globale su Instagram e Facebook, mentre negli ultimi 30 giorni, le donazioni su Instagram sono raddoppiate negli Stati Uniti”.
Instagram pubblica un elenco con i migliori hashtag sull’ingiustizia razziale
Mentre tutte le piattaforme social lavorano per sviluppare politiche e approcci più inclusivi alla luce delle proteste in corso, Instagram ha rilasciato una nuova lista degli hashtag più comunemente usati sui post relativi all’ingiustizia razziale.
L’elenco fornisce un importante punto di riferimento per le persone che desiderano sia interagire che monitorare le discussioni “attive” attorno a questi temi.
Tra le varie misure, Instagram ha lavorato per trovare modi per promuovere meglio la diversità razziale tra i creatori, con la sua iniziativa #ShareBlackStories.
Instagram ha anche rivisto le sue politiche e ha incontrato i leader della comunità per scoprire come può affrontare meglio la disuguaglianza, in tutte le sue forme.
Mondo LinkedIn
LinkedIn fornisce nuovi suggerimenti per eventi virtuali sul social
LinkedIn ha pubblicato una nuova guida su come utilizzare i suoi strumenti di Live ed Eventi di LinkedIn per facilitare eventi virtuali, soddisfacendo la crescente domanda di tali strumenti.
Questa è in realtà la seconda guida agli eventi che LinkedIn ha pubblicato negli ultimi due mesi. A giugno aveva già pubblicato una guida completa di 16 pagine su come utilizzare i nuovi strumenti per massimizzare gli eventi digitali.
Questa nuova guida è più un supplemento alla prima, con un focus maggiore su suggerimenti e case study per aiutare a fornire misure concrete che puoi prendere per ottimizzare le tue funzioni.
Se stai cercando di trasmettere il tuo evento su LinkedIn, entrambe le guide meritano sicuramente una lettura!
Pianeta Twitter
Twitter testa le nuove icone della App e la nuova schermata di avvio per iOS
Secondo MacRumors, Twitter sta testando una nuova serie di icone di app su iOS e una nuova animazione introduttiva quando gli utenti aprono l’app.
La nuova animazione splash aggiunge una nuova sensazione di tipo news all’app, con elementi visivi a clip amplificati all’interno del logo dell’uccellino.
Twitter sta inoltre testando quattro diverse varianti dell’icona della sua app.
MacRumors riferisce che agli utenti del programma beta di Twitter Insiders sono state chieste le loro opinioni sui nuovi progetti, prima di ogni eventuale implementazione.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/social-media.jpg350650Luca Maggipintohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Maggipinto2020-07-25 10:00:542020-08-03 11:28:34Week in Social: dalle nuove opzioni di blocco su Messenger agli hashtag per la lotta al razzismo
Il metodo montessoriano pone le basi per l’uguaglianza (di genere, delle culture) in maniera implicita e favorisce lo sviluppo dell’intelligenza emotiva.
Rappresenta ancora oggi un metodo di formazione innovativo di cui hanno beneficiato anche grandi imprenditori come il CEO di Google ed il fondatore di Wikipedia.
Alcuni consigli per favorire l’inclusione sin da piccoli.
La pedagogista, medico e scienziata Maria Montessori immaginava una comunità umana non definita in base alla nazionalità. Non trovava coerente che le merci potessero oltrepassare i confini e che le persone non potessero invece muoversi liberamente. Sono passati già più di 100 anni da quando il primo asilo montessoriano, chiamato “la casa del bambino”, aprì le porte ad un nuovo percorso didattico. La pedagogista dell’omonimo metodo ha messo in pratica teorie che ancora oggi sono alla base di varie ricerche. Da questi studi emerge che il metodo montessoriano favorisce l’indipendenza e l’innovazione. Personaggi noti come Larry Page, CEO di Google, Sergey Brin, co-fondatore di Google, Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, Jeff Bezos, CEO di Amazon, Henry Ford sono solo alcuni dei molti imprenditori di successo che da piccoli hanno avuto una formazione montessoriana.
“Credo che buona parte del merito del nostro successo sia dovuto all’educazione che abbiamo ricevuto. Il non dover seguire delle regole rigide o degli schemi, il poter autogestire, il poter mettere in discussione cose che ci venivano date per assodate ci ha permesso di agire un po’ differentemente dagli altri e diventare quello che siamo.” Larry Page
Per agevolare l’inclusività in classe, la pedagogista tolse la regola delle fasce d’età, favorendo anzi la formazione di classi ad annate miste. Una scuola internazionale, un po’ come il viaggiare, prepara gli allievi ad un futuro che sarà sempre più multietnico. I principi fondati sulle teorie montessoriane favoriscono l’apprendimento della lingua italiana e permettono di superare ostacoli in questo processo.
Lo sviluppo dell’intelligenza sociale
Al fine di comprendere eventuali diversità nello sviluppo cognitivo tra classi multietniche e non, la provincia di Trento ha condotto uno studio comparativo tramite osservazioni, interviste e questionari nelle scuole medie della zona. È emerso che gli alunni di classi multietniche sviluppano competenze sociali più avanzate rispetto ad altri contesti.
Il metodo Montessori favorisce infatti l’inclusività, la parità di genere e una educazione priva di stereotipi. Maria Montessori già nei primi anni del 1900, quando ancora il patriarcato era ben più diffuso, riteneva che a livello cognitivo tutti i bambini e le bambine avessero lo stesso potenziale. Le neuroscienze poi le diedero ragione. Il suo metodo infatti pone le basi per l’uguaglianza in maniera naturale e implicita.
I bambini, nel rispetto del prossimo, sono liberi di muoversi e di sperimentare con il materiale a loro disposizione. Tra le varie attività ci sono anche quelle “di vita pratica” – a misura di bambino – come pulire i tavoli, ripiegare calzini e sbattere i tappeti, per trasmettere ai più piccoli il valore che hanno gli spazi e gli oggetti.
Sonia Coluccelli, pedagogista e autrice del libro “Il metodo Montessori nei contesti multiculturali”, stila alcuni suggerimenti per favorire un ambiente multietnico positivo, tra i quali:
– Il lavoro in cerchio nella quotidianità scolastica: mostra una comunità di pari, dove non ci sono primi o ultimi.
– Educare i bambini a frequentare luoghi diversi (teatro, cinema ecc.): questo significa abituarli anche ad una vastità di pensieri e culture
– Lavorare sul proprio linguaggio con un occhio critico, riflettendo sulle parole dette in presenza dei bambini.
La libertà stimola la creatività secondo il metodo Montessori
L’ambiente montessoriano è a misura di bambino, con materiali naturali appositamente ideati. Questi materiali sensoriali, creati per la scrittura e la lettura, promuovono lo sviluppo del senso di autonomia e di indipendenza del bambino. L’adulto e l’educatore, quindi, non si impongono come coloro che detengono il sapere, ma come dei registi che accompagnano i bambini nel loro viaggio alla scoperta della vita.
“Il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire: i bambini stanno lavorando come se io non esistessi” Maria Montessori
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/montessori.jpg10801920Marina Nardonhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMarina Nardon2020-07-24 16:00:362020-07-27 11:35:16Il metodo Montessori: anche Google, Amazon & Co. ne hanno beneficiato
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