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agenzia smart

A chi rivolgersi per realizzare un sito web: agenzia smart o tradizionale?

Abbiamo un lavoro importante da portare a termine ma non riusciamo proprio a concentrarci. Fissiamo il foglio bianco per ore, il cursore sullo schema sembra ridere di noi, ma non molliamo, l’ispirazione sta arrivando, o almeno è ciò che desideriamo. Per staccare decidiamo di rilassarci un po’, e cerchiamo qualcosa, qualunque cosa, possa sbloccarci, che sia un video divertente, o provare a rispondere a quesiti assurdi come scoprire la forma del proprio viso. Ogni cosa passa da internet, e le nostre dita digitano parole chiavi, domande e frasi alla velocità della luce, in un viaggio interplanetario tra byte e bit.

“Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti” disse una volta Andy Warhol, e in un mondo iperconesso non possiamo lasciarci scappare l’occasione di essere cercati e trovati, con un semplice click. Essere presenti online è cruciale per la propria azienda, lo sanno bene i professionisti che sono alla ricerca di nuovi modi per imporsi anche nell’universo digitale. Uno degli strumenti imprescindibili da avere per farsi conoscere, raccontare e far crescere il proprio business è il sito web.

L’importanza di avere un sito web

Il sito web è uno strumento che permette alle aziende e ai professionisti di essere reperibili online e raccontare chi sono e cosa fanno. Portare in rete la propria attività ha diversi vantaggi, in particolar modo ci offre:

  • visibilità, siamo raggiungibili e consultabili da chiunque navighi online;
  • credibilità, possiamo trasmettere i nostri valori e ciò che facciamo, rafforzando la nostra brand identity;
  • aumentare i nostri affari perché il pubblico di riferimento del nostro mercato sarà maggiore.

Una volta che abbiamo capito l’efficacia di un sito web, una domanda sorge spontanea: quanto cosa creare, lanciare e aggiornare un sito?

Prima di rispondere, dobbiamo sapere che possiamo dar vita alla nostra piattaforma in due modi diversi. Possiamo rivolgerci a:

  • un’agenzia tradizionale che lavora con metodi tradizionali e sul web
  • provare a rivolgersi a un’agenzia smart come il servizio offerto da Register.it

Agenzia tradizionale VS  Smart agency

Per capire a quale servizio affidarci, dobbiamo innanzitutto capire cosa fa un’agenzia tradizionale e cosa fa un’agenzia smart, come si muovono, gli strumenti che possono offrirci, e le differenze che sussistono tra loro.

Agenzia tradizionale

Affidarsi a un’agenzia tradizionale, e quindi a persone competenti e a veri professionisti, non è mai sbagliato. Saremo seguiti da più figure che prenderanno in esame il nostro progetto e svilupperanno la nostra idea. Ma se siamo alla ricerca di qualcosa di diverso, un servizio che richiede tempi brevi, nuovi strumenti dinamici e un budget da investire non troppo oneroso, allora sarà meglio provare un’altra soluzione.

Possiamo affidarci a un’agenzia smart. In che modo?

Agenzia Smart

Register.it offre a chi vuole iniziare a muovere i primi passi sul web un pacchetto completo di servizi garantendo un sito web professionale, completo, ma soprattutto smart.

Come? Grazie alla competenza e all’esperienza della propria Smart Web Agency e allo Smart Site.

Stiamo parlando di una vera e propria smart agency digitale che realizza un sito web basandosi sulle esigenze del cliente a un prezzo molto abbordabile e con un flusso completamente online.

agenzia smart

I punti forza della smart web agency

Lo Smart Site ci consente di avere un sito completo, perfetto per mostrarci al meglio e in modo professionale ai nostri clienti, ed essere allo stesso tempo competitivi con tutti i nostri competitors.

  • La possibilità di rivolgersi a un unico interlocutore, nello stesso momento, e con tempi di realizzazione rapidi e per nulla macchinosi, come potrebbero essere quelli dettati da un’agenzia tradizionale.
  • Per creare il proprio sito web avremo a disposizione un editor “drag and drop”, uno strumento di modifica semplice, intuitivo e veloce. Possiamo infatti trascinare comodamente gli elementi da creare o modificare sul nostro sito, invece di affidarci a un codice sorgente ad hoc, non aggiornabile in autonomia.
  • Il costo per la realizzazione è contenuto e per niente elevato, una gran differenza di budget rispetto ai prezzi richiesti da un’agenzia tradizionale.
  • La piattaforma si aggiorna e quindi sarà sempre innovativa.
  • Avremo lo stesso fornitore per sito, dominio e hosting, senza ricarico di agenzia.

Ovviamente il sito web sarà consultabile da qualsiasi device perché sarà responsive, ossia riconoscerà il dispositivo con cui ogni utente si sta collegando e si adatterà a esso per garantire una navigazione scorrevole e piacevole.

Come funziona il servizio di Smart Site?

Ognuno di noi ha in mente il proprio progetto web, ma non ha tutti i mezzi per realizzarlo. Con questi servizi possiamo dar vita al nostro business online con un sito web flessibile che cresce insieme a noi. Tutto quello che dobbiamo fare è raccontare la nostra idea, i nostri sogni e come vogliamo il nostro sito web, come e cosa vogliamo comunicare grazie a esso.

Una vera e propria occasione per creare il nostro sito ideale in modo semplice ma professionale.

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Crawlability: cos’è e come può aiutarti a scalare la SERP

  • I problemi più comuni che ostacolano l’indicizzazione di un sito sui motori di ricerca riguardano la fase di scansione o crawling
  • Se un sito non è ben indicizzato, spesso si tratta di un problema di crawlability, ovvero di leggibilità per il motore di ricerca
  • Saper ottimizzare il crawl budget vuol dire saper orientare la lettura del sito da parte di Google in base ai contenuti più rilevanti

L’obiettivo di ogni SEO specialist è quello di posizionare le pagine del proprio sito tra i risultati di ricerca, possibilmente nella prima pagina della SERP, dove hanno maggiore probabilità di essere cliccate.

Per far sì che ciò avvenga, i contenuti della pagina devono soddisfare la query inserita nella barra del motore di ricerca dall’utente, ovvero saper intercettare il search intent sulla base di un criterio di pertinenza.

Dal punto di vista della SEO tecnica, si traduce in un’operazione ben precisa: rendere le pagine del sito ben leggibili dal crawler del motore di ricerca.

Cos’è il crawler 

Il crawler (o web crawler o spider) è un bot del motore di ricerca che esegue una scansione periodica dei contenuti presenti nel web, al fine di raccogliere informazioni dalle pagine e aggiungerle al suo indice.

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L’indicizzazione di un sito all’interno del web si svolge in 3 fasi:

  • Scansione (crawling);
  • Indicizzazione (indexing);
  • Posizionamento (ranking).

L’intero processo fa sì che quando la query viene inviata, in una frazione di secondo viene restituita una pagina contenente dei risultati posizionati per pertinenza e/o rilevanza.

Il crawling è la prima fase dell’indicizzazione, in cui tutti i contenuti presenti all’interno del web vengono passati in rassegna e ordinati all’interno di un database da un bot, che li classifica soffermandosi su elementi quali: il SEO title, la meta description, gli alt text delle immagini, le parti in grassetto o in corsivo del testo e i link.

Il crawler si sposta da una pagina all’altra seguendo i link interni e li utilizza per costruire la mappatura del sito e creare una gerarchia in base ai contenuti con un maggior numero di rimandi.

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Il processo di crawling è iterativo, il che vuol dire che lo spider ritorna a intervalli regolari su pagine già scansionate alla ricerca di variazioni e nuovi contenuti. Ogni volta che il sito viene aggiornato il crawler salva l’ultima versione.

Ottimizzare il crawl budget

In sostanza, crawlability vuol dire leggibilità del sito da parte del crawler. La capacità del crawler di accedere a una pagina e scansionarla correttamente rivela se il sito è stato ottimizzato nel modo giusto o, al contrario, sono presenti problemi di indicizzazione. In tal caso, il sito potrebbe non può comparire nei risultati di ricerca organici.

Inoltre, non è fondamentale che tutte le pagine del tuo sito web vengano scansionate: una pagina di contatto o una pagina di accesso all’area riservata, ad esempio, sono inutili ai fini dell’indicizzazione, poiché riservate a una nicchia di utenti.

3 consigli per migliorare il web design del tuo sito aziendale

Il tempo e le risorse del web non sono illimitati, ragion per cui nel processo di indicizzazione il crawler si trova a dare priorità ad alcune pagine rispetto ad altre, a selezionare i contenuti sottoposti a scansione e ignorare il resto.

Per ottimizzare il crawl budget o budget di scansione a tua disposizione, puoi contrassegnare queste sezioni meno rilevanti con il tag noindex, orientare la lettura con i tag canonici, limitarne la lettura mediante il set-up del file robots.txt.

Problemi di crawlability

Se hai ricercato keyword, target, creato contenuti pertinenti ma il tuo sito non risulta indicizzato correttamente e non hai un ritorno in termini di traffico, è molto probabile che si tratti di un problema di scansione.

crawlability-google-search

Saper individuare tutti gli elementi che ostacolano o limitano l’accesso del crawling è fondamentale per far sì che il sito venga indicizzato correttamente.

Quali sono i più comuni problemi di crawlability?

URL bloccati da Robots.txt

La prima cosa che un bot cerca sul tuo sito è il tuo file robots.txt, all’interno del quale puoi indirizzare il crawler, specificando “non consentire” sulle pagine che non desideri vengano scansionate.

Il file robots.txt è molto spesso la causa dei problemi di scansione di un sito. Se le sue direttive sono errate, possono impedire a Google di eseguire la scansione delle tue pagine più importanti o permettere la lettura di quelle inutili ai fini dell’indicizzazione.

Puoi individuare il problema dal “rapporto sulle risorse bloccate” di Google Search Console, che mostra un elenco di host che forniscono risorse al tuo sito, che risultano bloccate dalle regole file robots.txt.

Errori 500 e 404

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LEGGI ANCHE: La regola dei 15 secondi: ecco perché gli utenti lasciano il tuo sito

Il codice errore 500 rivela un problema del server su cui il sito è ospitato, mentre l’errore 404 dipende dal contenuto del sito stesso.

In entrambi i casi, se Google incontra questi errori quando arriva alla pagina è un grosso problema. Dal momento che viaggia seguendo i link, per il crawler è come trovarsi in un vicolo cieco.

Dopo aver raggiunto un numero elevato di pagine di errore, il bot smette di eseguire la scansione della pagina e del tuo sito.

Anche questo tipo di errore può essere individuato facilmente tramite la Search Console di Google.

Errori di tag SEO

Una cattiva indicizzazione può dipendere anche da un uso sbagliato dei tag, se risultano potenzialmente fuorvianti per la lettura del bot, o se sono mancanti, errati o duplicati.

Un metodo veloce per individuare il problema è analizzare il traffico sul sito, principalmente il percorso degli utenti. Le pagine con la frequenza di rimbalzo più elevata possono rivelare delle criticità.

Analizza anche le funzionalità di scansione avanzate della Search Console che mostrano quanti link interni vengono reindirizzati a una sola pagina. Fai attenzione agli elementi di best practice in questo passaggio, come l’assenza di reindirizzamenti 301 interni, la corretta impaginazione e le mappe dei siti complete.

Usabilità mobile

L’usabilità sui dispositivi mobili è un’area di primaria importanza per la SEO: se il sito non è ritenuto utilizzabile su smartphone e tablet, Google potrebbe non mostrarli nella SERP e questo comporta la perdita di una bella fetta di traffico.

 Questi problemi possono essere svelati anche dallo strumento della Search Console Google mobile friendly tester.

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È buona norma anche controllare sempre l’output dal lato mobile non solo quando il sito viene rilasciata, ma anche ogni volta che viene aggiornata una singola pagina.

Contenuto scarno

Se dopo aver verificato tutti gli elementi di cui sopra, il tuo sito presenta ancora problemi, è possibile che i contenuti delle pagine non siano considerati rilevanti.

Le pagine che presentano contenuti scarni non vengono tralasciate da Google nel processo di scansione, perché il contenuto non è abbastanza unico, non convalida i contenuti di altri siti giudicati autorevoli in quel settore oppure i collegamenti interni sono assenti o scarsi.

Oltre ad analizzare il contenuto non indicizzato e curare la strategia di backlink verso le pagine che non ricevono traffico, è bene aggiornare periodicamente le pagine con contenuti nuovi e dati recenti.

xingu ceo

La startup italiana Amazon focused Xingu viene acquisita dal gruppo internazionale Labelium

  • L’acquisizione attiva l’internazionalizzazione di Xingu in 14 paesi diversi. Francia, Spagna e Germania le prime nazioni in cui verranno aperti uffici a partire da gennaio 2021
  • Fondata nel 2018, Xingu ha raggiunto il break even point dopo soli 7 mesi di attività, registrando una crescita del 300% già dal secondo anno di attività e chiude il 2020 con un Ebitda pari al 20% del fatturato

 

Xingu ha appena annunciato l’inizio del processo di acquisizione del 60% delle sue quote da parte di Labelium, Global Digital Performance Agency che porterà il successo 100% made in Italy in oltre 14 paesi in tutto il mondo.

Mattia Stuani, ora nominato a Global CEO di Xingu, ha così commentato l’operazione: “Nel gennaio 2018, l’obiettivo a 3 anni come imprenditore digitale era quello di formare un team con competenze nuove sul mercato e un modello di business redditizio e scalabile basato su metodologie e strumenti interni che aiutassero le aziende ad avere successo su Amazon. Molte startup raccolgono troppi investimenti, poi per avere una plusvalenza significativa devono vendere a una valutazione troppo alta rispetto al mercato in cui operano, oppure impiegano anni ed anni. Xingu, in 2 anni e mezzo ha reso ai suoi investitori più di 3x sull’investimento mentre i partner operativi restano tutti nella società per raggiungere un obiettivo molto più importante insieme a Labelium. Sono orgoglioso di dire che siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo con grande successo e Xingu è presto diventata una delle migliori agenzie Amazon in Europa, collaborando con molti brand leader.

xingu labelium

Chi è Xingu

Nasce nel 2018 da un’idea di Mattia Stuani CEO & Founder ed Andrea Febbraio Lead Investor e Venture Builder come agenzia “100% Amazon Focused” per aiutare le aziende a massimizzare gli investimenti su Amazon su scala globale, offrendo servizi di consulenza strategici per ottimizzare al meglio la presenza dei marchi sul marketplace e sulle sue importanti piattaforme di pubblicità. Grazie alla sua metodologia, Xingu è in grado di tracciare, analizzare, automatizzare e gestire le attività Amazon con efficienza e scalabilità.

La startup vuole essere la chiave di volta per il successo dei suoi clienti. Oggi è formata da un team di 25 specialisti Amazon e appassionati di digitale. Grazie a Xingu, le aziende italiane approcciano il mercato su Amazon in 18 paesi con un servizio in lingua e specifico per ogni country, superando i limiti geografici del proprio business, per far conoscere i prodotti a milioni di nuovi consumatori. Questo ha portato ad una media del 70% di incremento business delle aziende partner.

Mattia Stuani, ha anche aggiunto “Abbiamo lavorato con Labelium per diversi mesi sull’accordo e, durante il processo, abbiamo scoperto di avere la stessa forte cultura umana e l’ambizione di raggiungere obiettivi importanti negli anni a venire. Ora, il team di Xingu è pronto a scalare sui mercati esteri e sono felice di dire che Labelium può aiutare notevolmente in questo processo, grazie alla loro presenza globale e grazie alla complementarità delle loro verticalità digitali a 360 °. Vorrei ringraziare enormemente le straordinarie persone del mio team che hanno dato vita a Xingu e gli investitori che si sono fidati di me, soprattutto Andrea Febbraio per il suo fiuto imprenditoriale e per il suo incontenibile entusiasmo . Pronti per la prossima sfida”.

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Black Friday e Cyber Monday aiuteranno a compensare le perdite dell’offline?

  • Il Black Friday in Francia è stato rimandato di una settimana. In Italia, invece, si prevedono cifre da record
  • Tra i settori più richiesti dai consumatori, si trovano sul podio: elettronica e abbigliamento

Ci siamo quasi. Anche se gli sconti sono iniziati già da qualche giorno, la data ufficiale del Black Friday resta quella dell’ultimo venerdì di novembre e dunque il prossimo 27. Almeno per l’Italia, dato che in Francia anche Amazon ha accettato di rinviare il giorno dello shopping pre-natalizio su richiesta del ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, che aveva invitato supermercati, grande distribuzione e rivenditori online a posticipare il Black Friday per tutelare i negozi che vendono prodotti non essenziali obbligati a rimanere chiusi durante il lockdown.

In Italia la storia è andata diversamente, nonostante la proposta avanzata al governo da parte di Confesercenti.

Come andrà quindi questo Black Friday 2020 “scaglionato”? Quali sono le previsioni sulle vendite? E soprattutto, potrà davvero contribuire a compensare, almeno parzialmente, le perdite sull’offline anche per le piccole imprese?

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L’accelerazione digitale delle imprese italiane

Con una certa sorpresa (o forse no!), le aziende italiane che nel 2020 hanno accelerato sulla digital transformation toccano quota 85%, con una cifra decisamente superiore alla media europea (75,3%). A dirlo è il Digital Transformation Index di Dell Technologies.

“L’incertezza generata dalla pandemia sta portando i decision maker aziendali a immaginare nuove formule per restare competitivi in un mercato particolarmente sfidante. In Italia, l’81% del panel intervistato dichiara di essere impegnato a reinventare il proprio modello di business”.

Anche l’ultima ricerca di Casaleggio Associati su Food ed eCommerce ci aveva ricordato che ““Il Covid ha fatto accelerare il processo di trasformazione verso l’online almeno di 5 anni: chi non aveva ancora provato a comprare online lo ha fatto quest’anno”.

Insomma, un passo in avanti c’è già stato, ma ora dovranno essere le cifre a parlare sui risultati.

Le previsioni su Black Friday e Cyber Monday 2020

La stagione delle festività 2020 sarà diversa da tutte le altre, sostiene eMarketer in uno dei suoi ultimi report proprio sulle due giornate di shopping online. La pandemia incombe su tutto, creando venti contrari all’economia, complicando la catena di approvvigionamento e modificando i modelli di acquisto dei consumatori, rendendo imprevedibile quest’anno, in un momento in cui la posta in gioco non è mai stata così alta.

Quanto verrà speso durante le vacanze del 2020? Negli Stati Uniti la vendita al dettaglio, stando alle previsioni, aumenterà dello 0,9% fino a 1.013 trilioni di dollari. Se da un lato calerà del 4,7% quella dei negozi offline, le vendite nell’eCommerce saliranno del 35,8%, rappresentando alla fine il 18,8% del totale delle vendite nel retail.

Certamente anche lo spostamento in avanti (a ottobre) dell’Amazon Prime Day, non può essere lasciato da parte nelle valutazioni. Infatti, gran parte dei consumatori ha già cominciato a fare i suoi acquisti per il Natale in questa fase intermedia, complice un desiderio anticipato da parte delle persone di iniziare a gustare la tipica atmosfera festiva in un anno così particolare. Bisogno saggiamente intercettato da Amazon.

Sempre stando alle previsioni di eMarketer, il Cyber Monday sarà ancora una volta il più grande giorno di spesa online nella storia degli Stati Uniti, con un fatturato di 12,89 miliardi di dollari, in crescita del 38,3% rispetto all’anno scorso. E il Black Friday sarà il secondo giorno più importante della stagione, con un aumento delle vendite previsto del 39,4% a 10,20 miliardi di dollari.

Oltre ad Amazon anche le grandi catene che hanno adottato il modello del click-and-collect (cioè la possibilità di ordinare online un prodotto e di ritirarlo in negozio), come Walmart, Target e Best Buy riscuoteranno quest’anno un grande successo.

LEGGI ANCHE: Come prepararsi al Black Friday grazie al Cloud Server

black friday

E in Italia?

Secondo una ricerca effettuata da Shopify, ben il 96% degli italiani ha sentito parlare di Black Friday quest’anno e  l’84% prevede di fare acquisti in questa occasione, con uno scontrino medio previsto che si aggirerà intorno ai 377 euro a testa, salendo a quota 478 euro per gli uomini e a 515 euro per le famiglie con bambini.

L’Italia sarebbe inoltre la nazione con il maggior livello di partecipazione attesa secondo una stima internazionale dello stesso Shopify, seguita da Stati Uniti (67%), Francia (67%), Australia (61%), Germania (61%), Canada (50%) e Inghilterra (47%).

Secondo i dati raccolti da Trustpilot, invece, la crisi legata alla pandemia ha portato alla formazione di due fasce di consumatori: da una parte quelli che acquisteranno come al solito (20,8%) e dall’altra quelli che non acquisteranno affatto (19,8%). Il 14,9% del campione si direbbe intenzionato a spendere meno, contro il solo 9,8% che penserebbe di spendere di più. In ogni caso, sarà il prezzo l’elemento essenziale per il 32,7% dei consumatori, prima ancora del prodotto e della sua utilità (22%). Altrettanto importanti nella valutazione di acquisto saranno in questo contesto le politiche di reso (15,9%), più che i tempi di consegna e il servizio clienti.

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black friday trend italia

Cosa compreranno i consumatori quest’anno?

Elettronica e abbigliamento saranno ancora una volta ai primi posti dei desideri dei consumatori, con il 56% degli intervistati in Italia che sceglieranno queste categorie merceologiche. Alto l’interesse anche per il settore della salute e del beauty (43%). Seguono gli acquisti per libri e magazine (36%), elettrodomestici (33%) e giocattoli (30%).

Nonostante le restrizioni in molte regioni, il 49% degli italiani punta a fare shopping sia online sia offline, confermando la necessità per le imprese di rivedere le proprie strategie in ottica omnichannel. Se i Millennials e Generazione Z vedono nell’eCommerce il solo e unico canale d’acquisto (43%), il Black Friday intercetta la predisposizione allo shopping di una larga parte di over 55 (77%). Tra i più giovani (18-34 anni), invece, il 32% è già in cerca di affari e acquisterà soprattutto tramite mobile (64%), una percentuale che scende a quota 42% per la fascia 35-54 e a 30% per gli over 55.

Il Black Friday e il Cyber Monday, insomma, si preannunciano promettenti per il settore Retail, specialmente in un anno in cui moltissime aziende hanno saputo reinventarsi grazie al digitale. Ma dopo le previsioni, non ci resta che attendere i dati reali di vendita.

Trend 2021: un cambio di prospettiva su vita, tecnologia e business

  • I Trend 2021 guardano ad un mondo instabile con un cambio di prospettiva su Vita, Tecnologie, Business e Persone
  • La crescita della tecnologia a favore del distanziamento sociale e della creazione di Io digitali, in un mondo sempre più astratto
  • Persone e aziende in cerca di uno scopo e con la necessità di ridefinire il loro ruolo e impatto nella società

Ci apprestiamo a terminare un anno che ha rimesso in discussione il sistema mondo e occuperà un posto d’onore nei libri di storia. Il 2020 è: pandemia, elezioni americane, attivismo di piazza e di poltrona, crisi climatica, incendio di Beirut, nuovi equilibri geopolitici in Medio Oriente, la guerra economica tra USA e Cina, e l’anno non è ancora terminato. E anche tanta tecnologia, dai robot negli ospedali, alle navicelle di Elon Musk, alla sempre più presente intelligenza artificiale.

Trend 2021

Stiamo vivendo un cambiamento epocale. Possiamo rispondere all’incertezza fermandoci ad aspettare che finisca, oppure muovendoci a piccoli passi, cercando e sperimentando nuovi modelli di vita e azienda. Con questo secondo approccio presentiamo nei prossimi paragrafi alcuni trend 2021, in una visione che abbraccia con flessibilità un mondo instabile.

Vita, tecnologia, business, persone i macro temi che tratteremo partendo dalle ricerche e dai report di Deloitte, Gartner e Fjord di Accenture.

Il design incentrato sulla vita

Siamo abituati a sentir parlare di Human Centered Design (HCD). Una metodologia per progettare soluzioni realmente applicabili per le persone, attraverso una comprensione empatica delle loro esigenze.

Lo Human Centered Design, come suggerisce del resto il nome, ha una visione umano centrica. Quello che stiamo comprendendo è che l’uomo non è più il centro, ci sono anche le altre forme di vita, le specie a rischio, le piante. Il Covid-19 molto probabilmente è frutto di un passaggio di specie (spillover), causato dall’alterazione di ecosistemi naturali.

In questo contesto Fjord Trend parla di Life-centered Design, un concetto ispirato alle teorie dello scrittore John Tackara, cioè di progettare soluzioni per la vita, non solo per quella degli uomini. In quanto l’uomo è parte di un ecosistema. Parliamo quindi di una mentalità più sistemica nel design. Per esempio il design che coinvolge le persone in una causa collettiva è un design incentrato sulla vita.

trend 2021: life design

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Questo trend riguarda il modo in cui sta cambiando la perfetta sovrapposizione tra desiderabilità, fattibilità e vitalità del diagramma di Venn, e con essa le risposte progettuali delle organizzazioni verso prodotti o servizi sostenibili e che abbiano un senso e profitto per il business.

Un esempio è Dr. Martens che ha creato un modello di scarpe vegan, aumentando il profitto del 70%.

Trend 2021: Tecnologie

Il distanziamento sociale sta portando a un’accelerazione nell’utilizzo di quelle tecnologie, che creano e facilitano lo spostamento in digitale di persone, aziende, processi. Un esempio è la crescita nell’utilizzo della Telemedicina, cioè la possibilità di essere curati a distanza dal medico, i digital twin, l’evoluzione del Cloud, Internet of Behaviors e l’astrazione del denaro. Tecnologie che esistono già, ma oggi stanno mostrando tutto il loro potenziale e nei trend 2021 avranno un ulteriore sviluppo.

Telemedicina e sanità digitale

L’utilizzo della Telemedicina nel 2020 è passato in US dall’11% al 46% e il 76% delle persone, secondo una survey McKinsey, si dicono interessate ad adottare soluzioni di Telemedicina. Nel prossimo futuro si prevedono servizi sanitari più virtualizzati, in un mix bilanciato tra virtuale e in presenza.

Oggi si sta utilizzando molto la visita virtuale nella psicoterapia, ma potrà essere esteso a follow-up per riabilitazione cardiaca, o per la gestione da parte del medico di pazienti cronici, con supporto di strumenti di monitoraggio. McKinsey prevede che in USA 260 miliardi di $ in spesa sanitaria (Medicare, Medicaid, Commercial OP, ecc.) potrebbero essere completamente trasferiti in servizi virtuali.

McKinsey & Company survey

Fonte: https://www.mckinsey.com/industries/healthcare-systems-and-services/our-insights/telehealth-a-quarter-trillion-dollar-post-covid-19-reality#

Digital Twins

I Digital Twins come il 3D e i modelli di dati sono strumenti consolidati nella produzione e industria, sono utilizzati per la riproduzione digitale di prodotti e sistemi al fine di testarne il comportamento. Sono legati alla diffusione dei progetti IOT, per esempio in ambito industriale si utilizzano per la manutenzione predittiva. Secondo un report di Grand View Research, il mercato dei digital twins raggiungerà 26,07 miliardi di dollari entro il 2025

I Digital Twins si stanno affermando e continueranno a farlo anche fuori l’ambito industriale. Un esempio è The Diigitals, che ha creato una fashion agency di modelle realizzate completamente in 3D, con una vera e propria personalità. Un altro esempio è l’utilizzo dei Digital Twins nell’ambito dell’assistenza sanitaria. In futuro avremo “pazienti digitali”, cioè un modello digitale personalizzato del paziente lungo tutta la sua vita. Ad oggi questa idea è stata già applicata da Philips su una singola parte del corpo, con un’applicazione chiamata Heart Model che crea un cuore in 3D partendo dalle immagini ecografiche 2D del paziente.

Cloud distribuito

Il cloud distribuito è il futuro del cloud. Si tratta della possibilità di distribuire servizi di cloud pubblico in diverse posizioni fisiche al di fuori dei data center dei provider. Quest’ultimi, nonostante non debbano necessariamente avere la proprietà di alcuni sistemi su cui risiedono dati e servizi propri dell’utente, mantengono la responsabilità sull’efficacia del servizio globale erogato. Si preoccuperanno quindi della sicurezza, governance e aggiornamenti tecnologici. Consentire alle organizzazioni di avere questi servizi fisicamente più vicini aiuta con scenari a bassa latenza, riduce i costi dei dati e aiuta a soddisfare le leggi che impongono che i dati debbano rimanere in un’area geografica specifica. Le organizzazioni inoltre continuano a trarre vantaggio dal cloud pubblico e non gestiscono il proprio cloud privato, che può essere costoso e complesso.

Internet of Behaviors (IoB)

Tra i trend 2021 sulla tecnologia, Gartner ci parla di Internet of Behavior (IoB). Si tratta dell’utilizzo dei dati, che i dispositivi tecnologici acquisiscono nella nostra vita quotidiana, per influenzare i comportamenti delle persone attraverso una serie di feedback.

Per esempio per le automobili, monitorando i comportamenti di guida, le aziende possono utilizzare i dati per migliorare le performance, il percorso e la sicurezza delle persone.

Un altro esempio sono i dispositivi wearable che le compagnie di assicurazione sanitaria possono utilizzare per  tracciare l’attività fisica delle persone e ridurre i premi assicurativi. Gli stessi dispositivi potrebbero essere usati anche per monitorare l’acquisto di alimenti, i prodotti poco salutari faranno quindi aumentare i premi quelli salutari invece abbassare.

Chiaramente questo comporta anche implicazioni etiche e sociali, che dipendono dallo scopo e i risultati che si vogliono ottenere. Le leggi sulla privacy per questo avranno un grande impatto sull’utilizzo dell’IoB.

Relazione con il denaro

Negli ultimi anni la nostra relazione con il denaro fisico sta diventando più ambigua ed astratta, grazie a sistemi di pagamento digitale come smartphone, riconoscimento facciale, impronta digitale e negozi senza cassieri. Proprio la pandemia ha portato a preferire pagamenti con carte per avere meno contatto possibile con il denaro. Tra i trend futuri, Fjord ci parla di un cambiamento ancora più radicale e astratto con il denaro. Pensate alla possibilità di aggiungere valore (come un emoji) attraverso lo scambio di una fotografia sui social network, oppure a unità di denaro che portino con sé dei livelli di informazioni e diano automaticamente accesso ad agevolazioni a seconda dello status sociale, come studenti. O ancora donazioni verso enti benefici, che sblocchino automaticamente sul conto corrente sconti per negozi nelle vicinanze.

trend 2021: money

A fronte di un’astrazione del denario stanno entrando in gioco nuovi attori nel panorama finanziario, pensiamo a Facebook Libra. I servizi tradizionali, hanno dalla loro parte la fiducia e la sicurezza delle persone, ma anche una grande sfida ad innovare e garantire ai propri clienti la qualità di esperienze sempre all’avanguardia, in grado di differenziarli dall’affollato panorama di competitor.

Trend 2021: Business

La pandemia ha portato o sta portando molte persone a riconsiderare l’acquisto e il consumo di beni e servizi in un’ottica più consapevole. Le persone chiedono alle aziende nuovi modelli di crescita, un senso nell’acquisto che porti valore anche per il mondo circostante, che sia sostenibile da un punto di vista ambientale e sociale. È sotto gli occhi di tutti del resto la difficoltà di governi e istituzioni a fronteggiare l’emergenza sanitaria, climatica, sociale.

Qual è il ruolo delle aziende oggi? Come possono crescere è aumentare i profitti, restituendo valore al mondo? Purpose e Partnership tra i trend 2021.

Organizzazioni guidate da uno scopo

Le Organizzazioni che sanno perché esistono e per chi stanno lavorando, sono in grado di navigare un cambiamento senza precedenti e far crescere i loro profitti. Non è la prima volta che parliamo di Purpose, sappiamo bene quanto sia importante conoscere e perseguire il proprio perché sia per i propri clienti, per i dipendenti e per la comunità.

LEGGI ANCHE: Il Design Thinking per far crescere il tuo business (e guardare al futuro con meno incertezza)

Consideriamo tuttavia ancora il purpose tra i trend 2021, perché le aziende lo stanno prendendo sempre più in considerazione e “attuando” autenticamente. Il Purpose infatti non è una dichiarazione nelle pagine “About us” del sito web, è qualcosa che l’azienda persegue ogni giorno con il proprio lavoro, è la base su cui l’azienda si poggia, si muove e prende le proprie decisioni, a prescindere dal prodotto che vende. Le imprese guidate da uno scopo non solo hanno maggiore attenzione da parte delle persone, ma stimolano anche una loro azione positiva.

Il purpose per essere perseguito richiede prima di tutto una grande consapevolezza dell’azienda, poi dovrebbe essere condiviso a tutti i livelli  e non gestito in silos con il rischio di apparire confusionario o falso, non da ultimo concretizzato con policy aziendali adeguate e misurato con KPI.

Per dimostrare l’impatto positivo del Purpose sul profitto dell’azienda, Unilever ha misurato le performance dei suoi “Sustainable Living Brand”, cioè brand guidati da scopo ambientale o sociale,  rispetto al resto dei prodotti del portfolio. Il risultato è stato che i primi sono cresciuti del 69% più velocemente rispetto gli altri, portando al 75% di crescita dell’azienda.

Quando un’azienda conosce e persegue il proprio perché internamente ed esternamente è quasi naturale collegare il ruolo dell’impresa nella società e il valore che può portare agli stakeholder.

Partnership

In ottica Human-centered, le aziende stanno scavando più a fondo nel capire i reali problemi delle persone e come possono risolverli in modo olistico. In questo contesto parliamo di nuove strategie di partnership, fusione, collaborazione tra aziende, che rafforzino il singolo prodotto o servizio del brand offrendo una serie di soluzioni correlate.

trend 2021: partnership

Un esempio in questa direzione è ExxonMobil, una delle principali compagnie petrolifere statunitensi, che ha creato un nuovo ecosistema di cura delle auto in Cina, passando dal tradizionale sistema B2B a un mercato customer-driven. ExxonMobil ha fatto una partnership con una global tech company e un brand locale per la manutenzione dell’auto, creando un’esperienza digitale che permetta ai clienti di ricevere consigli per curare la propria auto e prenotare servizi di manutenzione. Questo ha consentito a ExxonMobil non solo di rifornire i veicoli, ma anche assicurare che funzionino in modo sicuro ed efficiente.

Un altro esempio interessante è quello di Lloyds Bank, che in partnership con Mental Health UK, ha creato un servizio per promuovere la consapevolezza pubblica e offerto delle risorse per affrontare l’impatto psicologico negativo portato da problemi finanziari. Lloyds Bank con l’aiuto di un partner ha offerto quindi non solo una soluzione finanziaria, ma anche il benessere mentale delle persone in un momento in cui c’è molta ansia e il portafogli è in difficoltà.

Persone Liquide

Come in un cerchio abbiamo guardato i trend 2021 partendo dal Life-centered design e chiudiamo tornando alle persone e alla vita. Fjord Trend ci parla di Persone Liquide, guardando alla crescita da un punto di vista umano. In questo ultimo anno, molti di noi hanno iniziato un percorso di ridefinizione di sé stessi, della vita che conduciamo, del lavoro che svolgiamo e del nostro impatto sul mondo che ci circonda. E la definizione del nostro essere si sta sempre più staccando dagli oggetti. Creando un vero e proprio conflitto tra desiderabilità, appagamento nell’acquisto ed etica.

trend 2021: persone liquide

Siamo maggiormente consapevoli di problemi come il cambiamento climatico, la salute mentale, la sostenibilità. Abbiamo iniziato a pensare ad una vita che abbia uno scopo e a fare profonde riflessioni su ciò che è veramente importante. La chiusura in casa per proteggere l’altro, ha portato un senso di responsabilità personale, ma anche di maggiore consapevolezza di vivere in una comunità e di come l’azione di uno possa impattare l’altro, soprattutto se appartenente a fasce più deboli.

Questa ridefinizione di sé stessi trova un riscontro concreto nel consumo e nel nostro lavoro quotidiano. Il consumo non è morto, ma sta cambiando e le aziende devono aiutare le persone a definirsi in un modo diverso che va oltre quello che consumano. Iniziamo a riflettere di più prima di acquistare nuovi prodotti (Conscious consumer) o lavorare per aziende senza uno scopo, soprattutto se quest’ultime sono incuranti dell’impatto sociale che hanno. E ne parliamo, ci confrontiamo all’interno di community, indignandoci o sostenendo le aziende che a loro volta ridefiniscono sé stesse.

Il Lifecycle Engagement: la relazione tra fidelizzazione e tempo

L’Email Marketing è uno strumento fondamentale ma, per renderlo veramente efficace, è necessario essere in grado di prevedere i comportamenti dei destinatari e mettere in pratica strategie utili a mantenere alto il loro livello di attenzione. Una sfida non da poco che è però cruciale per la buona riuscita di una campagna.

Con il nuovo studio Lifecycle Engagement, MailUp cerca di fare luce sul comportamento dei destinatari lungo tutto il loro arco di vita all’interno del database, così da offrire preziose indicazioni per mettere in campo azioni sempre più efficaci.

Qual è la relazione tra fidelizzazione e tempo?

La prima parte dello studio è dedicata alla variazione dell’engagement nel corso del tempo a partire dal momento dell’iscrizione e rivela come i primi due, tre mesi costituiscano un momento chiave nel processo di coinvolgimento e fidelizzazione del nuovo utente.

L’invio di comunicazioni errate o poco rilevanti, o l’assenza totale di comunicazioni, può trasformare in poche settimane un contatto fresco e ricettivo in un utente inattivo e disinterassato, che andrà a intaccare il database, non senza conseguenze in termini di deliverability e reputazione del mittente.

Dai dati emerge come nel caso di frequenza di invio giornaliera e settimanale, gli utenti tendano a rientrare nella categoria “poco attivi” mentre, nel caso delle frequenze quindicinali e mensili, i destinatari rientrano nella categoria “inattivi”.

Da ciò si deduce che una maggiore frequenza di invio è utile a contrastare il calo di interesse fisiologico dell’audience, mantenendo la parte più cospicua del database a un livello di engagement intermedio e quindi riducendo il peso del segmento completamente inattivo.

Come influisce sull’engagement il numero di comunicazioni ricevute?

La seconda parte dell’analisi si è concentrata sulla rilevazione delle variazioni di engagement in base al numero di comunicazioni ricevute. Ne emerge l’importanza della frequenza di invio nel determinare il coinvolgimento o meno di un contatto. Maggiore è la distanza tra un messaggio e l’altro, maggiore risulta essere la porzione di destinatari disingaggiata.

Quindi la soluzione è inviare più email possibile? Ovviamente no. I principi di rilevanza e coerenza del messaggio con gli interessi e le esigenze dell’utente rimangono un punto fermo. Tuttavia, è nelle prime settimane dopo l’iscrizione che si gioca il destino di un contatto: se vogliamo assicurarci di instaurare una relazione efficace e duratura, la frequenza di invio è un fattore da non sottovalutare.

Da cosa dipende la dinamicità di un database?

L’ultima analisi riguarda la variabilità interna al database nel suo complesso, cioè gli spostamenti che i singoli contatti fanno nel tempo da un livello di engagement all’altro.

Prima di tutto si scopre che la staticità di un database è solo apparente: sotto la superficie i contatti si muovono e, in base al modo in cui reagiscono alle comunicazioni, spostano continuamente i pesi e gli esiti di una campagna email. È fondamentale quindi tenere in considerazione i diversi livelli di engagement dei destinatari quando si definisce il target di un invio.

Inoltre, lo spunto forse più importante che si può trarre da questo studio è che un’alta frequenza di invio porta due vantaggi: riduce le transizioni da un livello all’altro, favorendo quindi la stabilità dei cluster, e incentiva la disiscrizione degli utenti poco interessati al brand e alle sue comunicazioni, incentivando su base spontanea la pulizia del database.

email marketing

I consigli di MailUp per mantenere alto il livello di engagement

Per riassumere possiamo stilare un vademecum di come gestire al meglio le proprie campagne favorendo un alto livello di engagement:

  • Impostare una welcome series (o serie di email di benvenuto) per assicurarsi che i nuovi iscritti vengano ingaggiati subito e nel modo corretto;
  • Prevedere una frequenza di invio alta nei primi mesi successivi all’iscrizione: un ottimo modo per farlo è creare una campagna di onboarding per presentare ai nuovi iscritti i propri prodotti o servizi;
  • Monitorare costantemente i livelli di engagement del proprio database per verificare la possibile presenza di anomalie;
  • Segmentare il target delle campagne in base al livello di coinvolgimento per ottimizzare i costi e aumentare l’efficacia;
  • Avviare campagne periodiche di riattivazione per recuperare i contatti diventati inattivi ma non ancora persi del tutto;
  • Incentivare la disiscrizione dei contatti non più interessati alle comunicazioni: includere e rendere sempre ben visibile nel footer delle tue email il pulsante di disiscrizione.

Il COVID-19 e turismo: cosa cambierà nei prossimi mesi?

  • Tra i settori maggiormente colpiti dal COVID-19, c’è il turismo. Il virus ha influito con conseguenze catastrofiche sulla mobilità 
  • Il 2021 sarà caratterizzato da spostamenti finalizzati al ricongiungimento con i propri cari

 

Il settore turistico è senza alcun dubbio il comparto che è stato messo maggiormente in ginocchio dalla pandemia di COVID-19 e dalla crisi sanitaria internazionale, che in questi mesi stanno colpendo l’intero pianeta. 

In aggiunta ai numeri che possono destare non poche preoccupazioni, il virus sta modificando radicalmente la nostra società e con essa l’intero sistema economico. 

Molte cose cambieranno e tante altre sono già cambiate. Gli scenari che dovremo affrontare saranno innumerevoli e le scelte che il virus ci imporrà di fare saranno numerose. Ma ciò che in realtà sta cambiando (e danneggiando) notevolmente, è il nostro modo di viaggiare e muoverci. Il comparto turistico sta vivendo una profonda crisi e lo stesso World Trade and Tourist Council ha affermato che la pandemia sta avendo un impatto così profondo tanto da danneggiare l’intera economia di paesi come l’Asia gli Stati Uniti e la stessa Europa.

Cosa cambierà nel comparto turistico nel 2021

Se nel 2020 la crisi sanitaria internazionale ha profondamente danneggiato l’intera industria turistica, nel 2021 gli scenari che si prospettano non sono di certo più rosei. 

Le scelte che in questi mesi sono state messe in campo per limitare la pandemia, avranno delle conseguenze catastrofiche sui viaggi e più in generale sugli spostamenti. Un esempio su tutti è l’adozione della didattica distanza, che senza alcun dubbio muterà profondamente i periodi di vacanza e connessi gli spostamenti per lavoro o divertimento. 

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Altro aspetto da non sottovalutare sarà la pulizia, che senza alcun dubbio continuerà ad essere una prerogativa di tutti i viaggiatori. Sebbene molti Hotel abbiano assunto dei responsabili delle pulizie alla quale è possibile rivolgersi in caso di dubbi sulle sanificazioni e sulle procedure di messa in sicurezza, i viaggiatori continueranno a preferire gli appartamenti privati per evitare assembramenti e code.

Infine i viaggi a lungo raggio, che saranno inevitabilmente influenzati dal numero dei contagi, dalle zone rosse e limitazioni negli spostamenti. Dunque continueranno ad essere un sogno ancora troppo lontano. 

Il viaggio: cambia forma e significato

La pandemia oltre ad offrire tutta una serie di limitazioni degli spostamenti, ha certamente mutato anche il significato stesso del viaggio. Nel 2021 viaggiare significherà avvicinarsi ai propri cari, ricongiungersi e rincontrarsi dopo mesi di lontananza forzata. 

È in questa prospettiva che uno dei portali turistici più rivoluzionari degli ultimi anni, cioè Airbnb, offre e rilancia l’idea della condivisione degli spazi ed appartamenti privati, che oltre ad offrire un reddito extra potrebbero rappresentare (anche se in parte) uno slancio al settore turistico. 

L’idea di Airbnb è supportata da un’indagine condotta negli Stati Uniti d’America chi ha essenzialmente portato a galla tre importanti aspetti.

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1. La possibilità di lavorare e studiare ovunque 

La didattica distanza ed il lavoro in remoto hanno senza anche degli aspetti positivi, uno su tutti è la possibilità di svolgere queste due attività in qualunque angolo del paese. Ad esempio viaggiare senza interrompere gli studi dei propri figli è evidente che possa essere un grande vantaggio, come la possibilità di trasferirsi in un altro luogo per poter lavorare o studiare in remoto. 

L’importanza di questi aspetti è sottolineata da uno studio fatto sulle recensioni degli ospiti nelle quali le percentuali delle persone (introno al 23% ed attualmente in aumento) confermano di aver usufruito del servizio per trasferirsi nelle aree rurali per lavorare in remoto o per spostamenti di lavoro. 

2. Nuove destinazioni più vicine

La pandemia globale ha senza alcun dubbio scoraggiato i grandi viaggi gli spostamenti internazionali, favorendo mete più vicine ma senza rinunciare al divertimento e al relax. 

Dunque il virus ha completamente riformulato il concetto di viaggio anche in questo senso incoraggiando l’esplorazione di località più vicine optando per destinazioni idonee per vacanze in ogni periodo dell’anno. 

La riformulazione del concetto di viaggio e la scelta di destinazioni più vicine comporta e comporterà, due conseguenze molto importanti: la prima sarà la riduzione dell’inquinamento atmosferico determinato da viaggi essenzialmente più brevi, la seconda sarà una destagionalizzazione delle mete turistiche.

3. In viaggio anche con le emozioni

Le limitazioni della libertà personale e della possibilità di muoversi da un posto ad un altro, hanno certamente aumentato la voglia di muoversi e viaggiare. Ma quali sono i viaggi che le persone in questi mesi e nei prossimi vorrebbero intraprendere? Torneremo a viaggiare con le stesse motivazioni con le quali nei mesi e negli anni precedenti eravamo soliti fare?

La risposta è no. Viaggiare, come già accennato, significherà ricongiungersi con i propri cari, stare vicino ai propri amici e vivere la propria vacanza in un ambiente dei bassi rischi determinati dalla socializzazione con altri ospiti.

Viaggiare dunque in gruppo diverrà il nuovo modo di muoversi prevedendo attività di gruppo come esperienze creative, esperienze intellettuali e formative. 

Quando sarà possibile nuovamente viaggiare lo faremo certamente con uno spirito diverso. Nonostante l’incertezza del momento presto torneremo a spostarci, ma lo faremo in modo del tutto inedito e ciò che non cambierà sarà la voglia di tornare ad abbracciarci.

playstation

PlayStation ha sostituito i cartelli della metropolitana di Londra con le icone del suo controller

La famosa metropolitana di Londra è in funzione dal 1863 e la sua segnaletica rossa è immediatamente riconoscibile per chiunque si sposti in città alla ricerca di un treno.

Sony ha scelto proprio questo simbolo per il concept della sua ultima operazione di Ambient Marketing, rilevando la stazione della metropolitana di Oxford Circus in occasione del lancio della PS5 nel Regno Unito.

Play-station

L’operazione di marketing durata 48 ore ha visto la stazione della metropolitana cambiare il suo tradizionale marchio con le forme tipiche del controller della PlayStation. Le pareti della stazione della metropolitana sono cambiate, insieme alle insegne per i quattro ingressi della stazione a livello della strada.

La stazione scelta è a pochi passi dal grande negozio londinese di Microsoft.

Non è la prima volta che Transport for London (TfL) ha cambiato il nome delle stazioni della metropolitana per le aziende. Amazon ha brevemente rinominato Westminster in Webminster nel 2017, in occasione del lancio del suo centro dati di Londra. Anche la stazione della metropolitana di Canada Water è stata temporaneamente rinominata Buxton Water per la Maratona di Londra nel 2015.

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Sorprende vedere un così grande sforzo di marketing proprio durante il lockdown nazionale in Inghilterra. La maggior parte dei londinesi sta lavorando da casa e sta evitando la città come parte delle restrizioni nazionali per frenare la diffusione del coronavirus, quindi molti non riusciranno a vedere le forme della PlayStation.

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Amazon lancia Pharmacy, la farmacia online che potrebbe rivoluzionare il settore

Amazon ha annunciato il lancio di Pharmacy, un servizio che offrirà sconti fino all’80% sui farmaci generici acquistati dagli abbonati Prime senza assicurazione sanitaria

La farmacia online del colosso dell’eCommerce apre la strada a una possibile rivoluzione in un’industria che vale miliardi di dollari e in effetti l’annuncio ha affondato i titoli dei colossi del settore.

Amazon Pharmacy

Per il momento Amazon Pharmacy opererà solo negli Stati Uniti e i prezzi ridotti potrebbero attirare anche quei consumatori che finora erano stati reticenti agli acquisti di medicinali sul web, ma che in seguito alla pandemia si sono adattati ad acquistare qualsiasi prodotto online.

Il colosso di Bezos, insomma, scommette sul cambio delle abitudini dei consumatori che, complice il Covid-19, hanno iniziato ad usare Amazon per ogni tipo di acquisto.

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“Siamo consapevoli dell’importanza di medicinali a prezzi convenienti e riteniamo che gli abbonati Prime vedranno un notevole valore” nel nuovo servizio, afferma Jamil Ghani, vice presidente di Amazon Prime. La farmacia online “è un’importante e necessaria aggiunta alla piattaforma”, aggiunge Doug Herrington, vicepresidente della divisione consumatori in Nord America di Amazon.

Il nuovo servizio dovrebbe partire a giorni, riservato solo a clienti maggiorenni. Non saranno venduti medicinali classificati Schedule 2, che includono anche gli oppioidi. Per acquistare i farmaci bisognerà fornire alcuni dai e caricare online la prescrizione del medico, quando necessaria. Tuttavia se l’acquirente non dispone della prescrizione, Amazon potrà svolgere un ruolo da intermediario e richiederla direttamente al medico curante.

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Dove tutto è iniziato

Nel 2018 Amazon aveva mosso i primi passi nel settore acquistando PillPack per oltre 700 milioni di dollari. Il servizio era rivolto a pazienti che soffrono di malattie croniche e assumono diversi medicinali al giorno. Amazon Pharmacy sembra voler ampliare proprio questo servizio, offrendolo a un pubblico decisamente più ampio.

La voglia di Natale arriva in anticipo, a dirlo sono i dati raccolti da Spotify

  • A ottobre 2020 +25% per la Top Ten Christmas songs rispetto a ottobre 2019
  • I brani natalizi più ascoltati in Italia restano i classici internazionali: “All I Want for Christmas Is You”, “Last Christmas” e “Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!”

 

Non siamo ancora a dicembre, ma il clima natalizio si fa già sentire. Nel corso di quest’anno, gli ascoltatori di Spotify in tutto il mondo hanno già ascoltato più di 6,5 miliardi di minuti di musica natalizia – con più di 37 miliardi di stream effettuati su Spotify dal lancio della piattaforma nel 2008.

In Italia, la canzone a tema natalizio più ascoltata nell’ultimo anno, con oltre 4 milioni di stream, è “All I want for christmas is you” di Mariah Carey, che risulta anche tra le più ascoltate a livello globale.

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Spotify Trends

Ecco di seguito le evidenze emerse sugli ascolti delle canzoni di Natale nel 2020 su Spotify:

  • Il periodo natalizio quest’anno è più atteso del solito: in quest’anno difficile, tutto suggerisce che gli ascoltatori probabilmente cerchino conforto anche nell’ascolto anticipato delle canzoni natalizie. A settembre e ottobre gli utenti hanno ascoltato la playlist natalizia più popolare, “Christmas Hits”, molte più volte rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti.
  • A Ottobre 2020 la Top ten Christmas songs ha registrato un aumento del 25% di ascolti rispetto a ottobre 2019.
  • Rispetto agli anni scorsi, quando gli ascolti avvenivano prevalentemente nel weekend, gli ascolti dei brani natalizi sono in aumento nei giorni feriali.
  • Il “Re” non ufficiale del Natale: l’album “Christmas” di Michael Bublé risulta l’album natalizio più ascoltato di sempre su Spotify, con oltre 1,8 miliardi di stream.

podcast crescita spotify

La colonna sonora del Natale

Le cinque canzoni natalizie più ascoltate di sempre su Spotify nel mondo:

  • “All I Want for Christmas Is You” di Mariah Carey
  • “Last Christmas” degli Wham!
  • “Santa Tell Me” di Ariana Grande
  • “It’s Beginning to Look a Lot like Christmas” di Michael Bublé
  • “Mistletoe” di Justin Bieber

Tra le playlist natalizie più amate su Spotify (in base al numero totale di follower) ci sono: Canzoni di Natale, Christmas Hits, Christmas Classics e Christmas Pop.

Nella classifica delle canzoni natalizie più ascoltate in streaming in Italia (basata sugli stream dal 1° dicembre 2019 al 15 novembre 2020):

  • “All I Want for Christmas Is You” di Mariah Carey
  • “Last Christmas” degli Wham!
  • “Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!” (with The B. Swanson Quartet) di B. Swanson Quartet e Frank Sinatra
  • “It’s Beginning to Look a Lot like Christmas” di Michael Bublé
  • “Santa Tell Me” di Ariana Grande
  • “Happy Xmas (War Is Over)” – Remastered 2010” di John Lennon, Yoko Ono
  • “Santa Claus Is Coming to Town” di Michael Bublé
  • “Feliz Navidad” di José Feliciano
  • “Mistletoe” di Justin Bieber
  • “Holly Jolly Christmas” di Michael Bublé