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7 Creative Trends che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa nel 2023

Depositphotos ha pubblicato le sue previsioni annuali nel report “Creative Trends 2023: Ready to Escape?”.

La piattaforma internazionale di contenuti, con una libreria di oltre 250 milioni di foto, video, file vettoriali e tracce audio, ha annunciato le sue tendenze creative per il 2023.

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Insieme ad esperti di tutto il mondo, sono stati esaminati stili, temi e idee che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa. L’obiettivo consiste nel fornire informazioni e consigli su come i brand e i creator debbano interagire con il loro pubblico durante il corso dell’anno.

<<Scopri tutti i trend visual per il 2023 in questo report gratuito>>

I consumatori di oggi bramano di vivere nuove esperienze. Non vedono l’ora di interagire con marchi che forniscono uno sguardo alternativo alla routine e ispirano gli altri ad andare oltre.

Utilizzando approcci creativi, tecnologie XR e tecniche di produzione più complesse, i content creator avranno l’opportunità di conquistare vari segmenti di pubblico e invitarli a immergersi in mondi creativi, sia dimenticati che nuovi di zecca.

Depositphotos ha realizzato i 7 Creative Trends per ispirare le persone e stimolare la loro immaginazione.

1. Anime Thrill

Il brivido dell’anime. La tendenza nostalgica Y2K (il ritorno degli anni 2000) e la rapida crescita dei servizi di streaming hanno riacceso l’entusiasmo universale nei confronti degli anime, che molti si sono divertiti a guardare in gioventù.

Personaggi interessanti con superpoteri, trame avvincenti ed effetti visivi colorati hanno reso l’animazione giapponese una fantastica fuga dalla realtà odierna.

Per essere sulla stessa lunghezza d’onda con il loro pubblico, marchi di fama mondiale come Adidas e Acura hanno iniziato a integrare l’estetica degli anime nelle loro campagne di marketing.

Oltre all’ispirazione per il design, gli anime possono aiutare i creator ad accrescere le loro capacità creative nel 2023.

Imparare a inventare personaggi iperbolici, pensare a elementi simbolici da includere nelle trame, eseguire servizi fotografici di anime o sperimentare costumi, disegnati o stilizzati. Sono tantissime le possibilità offerte dall’estetica dell’anime che quest’anno raggiungerà l’apice e sarà in grado di arricchire progetti dinamici e artistici per attirare l’attenzione.

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2. Back to the Wild

Un ritorno allo stato brado. Quanti di noi sono stati consumati dalla voglia di viaggiare negli ultimi due anni? Con le restrizioni finalmente revocate nella maggior parte dei paesi, i viaggi stanno tornando di moda in maniera impressionante. Il pubblico è pronto a scoprire, interagire e testare nuovi prodotti o servizi.

Tuttavia, per attirare la loro attenzione, i brand dovranno considerare che le prospettive globali stanno cambiando. Tutto questo chiaramente si riflette nei colori gorpcore (lo stile che si ispira all’escursionismo e all’abbigliamento da arrampicata ma pensato per la città), nell’entusiasmo generale per la vita all’aria aperta e nella decisione di Yvon Chouinard di regalare Patagonia per combattere la crisi climatica.

LEGGI ANCHE: Il fondatore di Patagonia “dona” l’azienda a una onlus per combattere il cambiamento climatico

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Nel 2023, i viaggi saranno incentrati maggiormente su experience responsabili e consapevoli, al contrario di viaggi ben pianificati e basati sul comfort.

Via libera a iniziative più eco-compatibili e di rewilding, ad un uso più ampio di tecniche visive che presentano colori ispirati alla natura, così come l’estetica dell’escursionismo e del campeggio. Il tutto sarà rafforzato da messaggi che ci ispirano ad agire oggi.

3. A Wonderful Age

Un’età meravigliosa. Con la pandemia che evidenzia le aree deboli a livello globale, il prossimo decennio è destinato a cambiare il modo in cui pensiamo, approcciamo e agiamo. Un tema prioritario sarà l’invecchiamento della popolazione, dato che 1 persona su 6 nel mondo avrà 60 anni o più entro il 2030.

Per affrontarlo, le imprese stanno già ampliando il proprio target di riferimento. Allo stesso tempo, le tendenze dei social media ruotano sempre più spesso attorno a celebrità, opinion leader e creatori di contenuti più senior, superando le generazioni più giovani.

Per agire le aziende dovranno aggiungere alle loro comunicazioni immagini e video age-friendly. Tuttavia, le immagini dovrebbero andare oltre i concetti goffi di anziani allegri che sorridono in camera o giocano con i nipoti.

Le immagini autentiche mostreranno varie attività in cui i boomer o i primi della Gen X organizzano feste, escono con gli amici, si divertono e iniziano nuove carriere. Solo così i brand e i creator potranno essere fedeli alle generazioni più anziane.

4. Ethereal World

Mondo etereo. L’anno 2022 è stato saturo di eventi mondiali significativi che hanno incoraggiato molti a guardare le cose da prospettive diverse. Alcuni hanno riposto tutti gli sforzi nella comprensione per affrontare la realtà, mentre altri sono diventati estremamente fiduciosi su ciò che il prossimo futuro potrebbe riservare.

Questo spettro di esperienze e una visione ancora offuscata del domani si riflettono ora nella fotografia, nella cinematografia e in altri rami dell’arte visiva.

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Traendo ispirazione dal realismo magico del XX secolo, i creatori di contenuti si rivolgeranno a effetti sfocati, ombre profonde e composizioni avvincenti nelle loro opere.

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L’editing creativo e la post-elaborazione sperimentale saranno sempre più presenti nella fotografia e nei video per aiutare gli spettatori a perdersi nell’estetica onirica e nella domanda: “Ciò che sto vedendo è reale?”

5. Eye on Sustainability

Occhi puntati sulla sostenibilità. Sebbene il design sostenibile sia diventato un termine familiare per molti, il cambiamento climatico rimane la più grande sfida da affrontare oggi.

7 Creative Trends

Per fare la differenza, i brand e i creator introducono idee green e a impatto zero in ogni processo. Spesso traggono ispirazione dalla natura e collaborano con ingegneri o scienziati per trovare soluzioni più efficaci e accattivanti.
Quest’anno, l’estetica del design sostenibile giocherà un ruolo più importante che mai.

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Colori monocromatici profondi, caratteri classici o condensati e trame minimaliste aiuteranno a creare design inclusivi, ma anche a ottimizzare le risorse, migliorare il ritorno sugli investimenti e proteggere il futuro dei marchi e del mondo.

6. Wellness Upgrade

Tra gli altri Creative Trends emerge l’impellenza di ripensare al benessere. Ultimamente la sfera del benessere ha subito un’incredibile trasformazione, con centinaia di brand che hanno introdotto progetti digitali incentrati sulla cura di sé, sul relax e sulla tranquillità.

La rapida crescita del metaverso nel 2022 ha influenzato la direzione in cui si stanno dirigendo i progetti di benessere. Le pratiche consapevoli e incentrate sulla salute stanno ora migrando dalle case a vari ambienti, inclusi musei, resort e strade.

Per connettersi meglio con il pubblico nel 2023, le aziende includeranno esperienze di benessere basate su AR e VR nelle loro attività di marketing.

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L’uso di grafica animata dinamica, astratta e 3D con effetti sonori e profumi tematici faciliterà la separazione dal mondo fisico, oltre ad accelerare i risultati positivi sia per i consumatori che per i brand.

7. A Blast of Joy

Un’esplosione di gioia. Gli ultimi anni ci hanno insegnato che un buon sonno, un’assunzione regolare di cibo e lo sport sono le migliori attività di benessere.

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Ma non appena sono diventati più presenti nella routine quotidiana, le persone hanno iniziato a chiedersi, cos’altro può innescare la dopamina?
Sono comparsi così i movimenti ‘Romanticize your life’ e ‘Dopamine dressing’, aprendo la strada a nuovi Creative Trends che decolleranno nei prossimi mesi.

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L’estetica massimalista, eclettica e talvolta troppo appariscente avanzerà in punta di piedi con immagini minimaliste e pulite. I creatori di contenuti stilizzeranno generosamente e in modo colorato i loro servizi fotografici, con ambientazioni e look delle modelle che diventano ancora più energici, per portare gioia e affascinare con dettagli luccicanti.

<<Per scoprire e approfondire tutte le tendenze leggi il report completo Creative Trends 2023 di Depositphotos>>

google chatgpt

Google risponde a ChatGPT: 20 nuovi prodotti di AI nel 2023

Google risponde a ChatGPT.

Il New York Times ha recentemente riportato la notizia secondo la quale i fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, starebbero discutendo la potenziale contromossa al successo di ChatGPT, con l’intenzione di lanciare oltre 20 prodotti di intelligenza artificiale quest’anno, tra cui una demo del proprio chatbot integrato nel motore di ricerca.

Già a dicembre era circolata la voce che i dirigenti di Google temevano che, nonostante gli ingenti investimenti nella tecnologia AI, una diffusione troppo rapida avrebbe potuto danneggiare la reputazione dell’azienda. Il panorama sembra però cambiato velocemente: l’azienda si concentrerà sull’Intelligenza Artificiale considerandola una priorità.

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Anche se non è stata indicata una data ufficiale di presentazione dei nuovi prodotti AI based, tra cui l’attesissimo chatbot integrato in Search, la situazione sarebbe seria al punto di coinvolgere i fondatori dell’azienda, Page e Brin, dopo che i due hanno lasciato formalmente i propri ruoli operativi nel 2019. E l’invito sarebbe arrivato proprio dall’amministratore delegato di Google/Alphabet Sundar Pichai.

chatgpt per la seo screen

Il chatbot AI di Google e le differenze con ChatGPT

Lo strumento per la ricerca tramite chatbot punterà sull’esattezza dei risultati di ricerca, con l’obiettivo di “far sì che i fatti siano corretti, garantire la sicurezza e sbarazzarsi della disinformazione“.

Un passo in avanti rispetto ai numerosi test che hanno dimostrato l’inattendibilità delle risposte di ChatGPT in diverse occasioni.

Google sta infatti lavorando a un processo di revisione per verificare se questa nuova tecnologia sia in grado di operare in modo corretto ed etico.

Non solo testo tra i prodotti AI di Google

I prodotti previsti nel lancio del 2023 non si limitano alla sfera di elaborazione testuale dell’intelligenza artificiale: il gruppo di dirigenti coordinato da Jeff Dean, che dirige il dipartimento di ricerca e IA, prevede di presentare anche un generatore di immagini e una serie di strumenti specificamente studiati per le aziende, chiamata MakerSuite.

Inoltre, sono in fase di test applicazioni di Intelligenza Artificiale per la scrittura di codice (PaLM-Coder 2) e per la creazione di app per smartphone (Colab + Android Studio).

Google accelera sull’Intelligenza Artificiale

Negli ultimi anni, Google si è mossa con cautela quando si è trattato di rilasciare nuovi prodotti di intelligenza artificiale. L’azienda si è trovata al centro di un dibattito sull’etica dell’intelligenza artificiale dopo aver licenziato due importanti ricercatori del settore, Timnit Gebru e Margaret Mitchell. I due avevano espresso critiche ai modelli linguistici dell’intelligenza artificiale, rilevando problemi come la loro propensione ad amplificare i pregiudizi nei dati di addestramento e a presentare informazioni false come fatti.

Sebbene la ricerca sull’IA di Google sia ritenuta altrettanto avanzata di quella di altre importanti aziende tecnologiche, ha testato il software solo con barriere particolarmente restrittive.

Ad esempio, l’applicazione AI Test Kitchen, offre accesso a strumenti di generazione di immagini e testi simili a DALL-E e ChatGPT di OpenAI. Tuttavia, Google limita fortemente le richieste che gli utenti possono fare a questi sistemi. L’azienda ha già mostrato alcuni dei suoi prodotti di intelligenza artificiale per la chat, tra cui una dimostrazione non pubblica nel 2021 di un sistema simile a ChatGPT.

google e chatgpt

Con il lancio di ChatGPT di OpenAI, però, e gli allarmismi sull’imminente scomparsa di Google, sembra che l’azienda stia rivedendo le proprie tattiche. In passato, Google ha dichiarato di aver evitato di lanciare alcuni prodotti di intelligenza artificiale a causa del potenziale “danno alla reputazione”.

Ora, sembra che la reputazione che vuole evitare sia quella di essere in ritardo sui tempi.

Ti interessa l’argomento? Dai un’occhiata qui:

Louis Vuitton, Microsoft e ChatGPT: le notizie della settimana

Martini lancia una campagna generata con l’AI

ChatGPT a scuola: perché non dovremmo vietarlo e come possiamo usarlo per insegnare

7 cose da sapere su ChatGPT prima di utilizzarlo per i contenuti e per la SEO

notizie della settimana - copertina

Louis Vuitton, Microsoft e ChatGPT: le notizie della settimana

Torna il nostro appuntamento fisso con le notizie della settimana.

Intelligenza artificiale, realtà virtuale e metaverso, non si parla d’altro! Il 2023 si preannuncia come un anno di rivoluzioni tecnologiche, alcune già sotto i nostri occhi e dita, altre più a portata di visori e dispositivi tech.

Il riferimento è naturalmente a ChatGPT e alle intelligenze artificiali che stanno stravolgendo i nostri orizzonti: monta il dibattito dell’utilità (e dei rischi) legati all’apprendimento (ne abbiamo parlato in questo articolo), mentre si fanno sempre più concrete le applicazioni pratiche (puoi leggere qui qualche consiglio prima di iniziare).

Le grandi del tech non stanno a guardare, Microsoft sta dando vita a tutta una serie di operazioni per applicare la tecnologia alle sue properties, ma altre organizzazioni stanno sfruttando le potenzialità dell’AI per sviluppare processi creativi (come ha fatto Martini, dai un’occhiata qui).

E se ancora attendiamo un annunciatissimo Metaverso (che pare sarà la nuova Eldorado), la realtà aumentata sembra invece più prossima, con molte applicazioni in campo health.

Tuttavia, lo stupore di sollevare lo sguardo e rimanere sbalorditi davanti alle installazioni di Yayoi Kusama per Louis Vuitton, è qualcosa che nessuna tecnologia può ancora replicare. Per adesso.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

ChatGPT tra i banchi di scuola

Il NYT sostiene che le scuole dovrebbero adottare il chatbot di OpenAI come strumento didattico per liberare la creatività e preparare gli studenti a lavorare con l’intelligenza artificiale in futuro.

Inutile, quindi, vietarne l’uso per i compiti tra gli studenti, ma necessario individuarne le opportunità di applicazione come ambiente didattico.

Realtà virtuale per combattere l’ansia

I ricercatori dell’Università di Cambridge, con l’aiuto della società di videogiochi Ninja Theory, hanno testato un gioco VR per insegnare alle persone una strategia per affrontare l’ansia quotidiana.

Con tanto di tecniche di respirazione e monitoraggio della frequenza cardiaca, l’esperimento si propone come ausilio complementare alla psicanalisi e alle terapie cognitivo comportamentali.

Come smascherare un bot

Tra le notizie della settimana l’Intelligenza Artificiale ha un ruolo importante. Mentre cresce l’hype intorno all’intelligenza artificiale applicata ai contenuti, nascono anche nuovi strumenti per “frenare” questa avanzata. GPTZero è un’app in grado di scansionare il testo per decifrare se è stato scritto da un essere umano o da un programma di intelligenza artificiale come ChatGPT.

Un tool che si propone come garanzia di trasparenza nei confronti degli utenti.

ChatGPT non è affidabile al 100%

Questa l’osservazione da cui parte l’analisi su limiti e pericoli della creazione di contenuti basati sull’intelligenza artificiale generativa. Un recente articolo di Ninja considera punti di forza e di debolezza dello strumento, cercando di identificarne opportunità di applicazione nella SEO, ma anche possibili criticità.

L’IA generativa al centro del World Economic Forum di Davos

Non solo sui social ma anche nell’importante meeting internazionale, ChatGPT e le altre intelligenze artificiali in grado di creare testi, video o immagini da un semplice comando sono state un tema caldo.

Se da un lato il CEO di Microsoft ha riconosciuto che i progressi dell’AI generativa potrebbero essere potenzialmente pericolosi, ha anche affermato che potrebbero aiutare a risolvere alcuni importanti problemi.

Di parere diverso Yan LeCun, capo di Meta AI, secondo il quale, per il momento, i sistemi di dati sono divertenti ma non realmente utili.

Il metaverso è un’opportunità a tanti zeri

A dirlo sono i risultati che Accenture ha rilasciato durante il Salone dell’elettronica di consumo (CES) a Las Vegas. Secondo la ricerca, più della metà (55%) dei circa 9.000 consumatori intervistati vede il metaverso come un’opportunità di business per creare e monetizzare contenuti.

notizie della settimana - ricerca accenture

Un totale di 1 trilione di dollari di entrate potrebbe provenire dalle esperienze e dal commercio del metaverso entro la fine del 2025.

Microsoft lancia il servizio Azure OpenAI…

Lo strumento consente alle aziende di integrare tool come DALL-E nelle proprie applicazioni cloud.

Presto includerà l’accesso a ChatGPT, l’intelligenza artificiale conversazionale recentemente diventata virale. Si tratta del primo passo di un’estensione dell’AI a tutti i prodotti Microsoft, già annunciata dal CEO Satya Nadella.

… e presenta l’AI che replica la voce umana

Il colosso di Redmond ha presentato un nuovo modello AI di sintesi vocale in grado di copiare le voci di altre persone e perfino riprodurre il loro tono e il loro stato emotivo. Servono solo tre secondi di registrazione per “tarare” la voce, poi è possibile riprodurre qualsiasi messaggio semplicemente digitandolo. Il modello è stato istruito con oltre 60.000 ore di discorsi e parole, ma solo in inglese.

Louis Vuitton e Yayoi Kusama tornano a lavorare insieme

La collaborazione tra l’artista giapponese di fama mondiale e il brand del lusso si rinnova con un progetto che si preannuncia come spettacolare. L’articolo è tra le notizie più lette della settimana.

Big Activation: Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

Gli iconici pois, alter ego dell’artista, si uniscono ai motivi iconici del brand per creare una collezione unica che celebra il potere dell’arte, dell’audacia e della maestria artigianale.

Il progetto è diventato subito un fenomeno mondiale, offrendo uno spettacolo indimenticabile da vivere nelle città principali in cui il brand è presente, ma anche in mondi immersivi creati appositamente.

Notizie della settimana: la campagna visual di Martini basata sull’AI

Si intitola Unbottling Martini e include una serie di immagini generate attraverso il software di intelligenza artificiale Midjourney.

notizie della settimana - Martini

Il brand ha pubblicato nove immagini, ognuna basata su un differente testo descrittivo (prompt), per sviluppare un'”interpretazione unica” dei cocktail Martini.

usare chatgpt a scuola

ChatGPT a scuola: perché non dovremmo vietarlo e come possiamo usarlo per insegnare

Quali rischi ci sono nell’utilizzo di ChatGPT a scuola?

ChatGPT è una tecnologia nuova: è un chatbot specializzato nella conversazione con gli essere umani basato su intelligenza artificiale e machine learning.

Sviluppato da OpenAI, è stato addestrato a partire dai modelli Instruct GPT ed è in grado di generare testi di varia lunghezza e complessità in base alle richieste dell’utilizzatore. L’applicazione può essere utilizzata attualmente per diversi scopi: instaurare un modello di conversazione, scrivere email e messaggi commerciali, redigere descrizioni di prodotti, creare contenuti per i social e compilare script di codice con una certa affidabilità.

La diffusione di massa ha già mandato nel panico molti insegnanti. Gli studenti lo usano per fare i compiti, spacciando per propri saggi e i contenuti generati dall’IA.

Gli insegnanti e gli amministratori scolastici si affannano a scoprire chi lo strumento per imbrogliare, e sono preoccupati per il caos che ChatGPT potrebbe creare.

LEGGI ANCHE: Un articolo sull’Intelligenza Artificiale scritto da una AI

C’è chi si è spinto a dichiarare che l’Intelligenza Artificiale ha reso del tutto inutili i compiti a casa.

Il timore immediato e pratico è quello che gli studenti possano imbrogliare spacciando per propri i contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale, insieme al rischio che il bot possa fornire risposte sbagliate o fuorvianti.

L’altro lato della medaglia è che gli insegnanti stessi potrebbero usare ChatGPT per correggere compiti, equazioni ed elaborati in una frazione minima del tempo che sarebbe stato necessario per farlo, incorrendo nelle stesse problematiche.

Alcune scuole hanno affrontato la situazione con un giro di vite. Le scuole pubbliche di New York, per esempio, hanno recentemente bloccato l’accesso a ChatGPT sui computer e sulle reti scolastiche, citando “preoccupazioni per l’impatto negativo sull’apprendimento degli studenti e per la sicurezza e l’accuratezza dei contenuti”.

Anche le scuole di altre città americane, tra cui Seattle, hanno limitato l’accesso.

È facile capire perché gli educatori si sentano minacciati: ChatGPT è uno strumento straordinariamente capace approdato senza alcun preavviso e ha prestazioni ragionevolmente buone in un’ampia varietà di compiti e materie accademiche.

Ovviamente esistono sono domande legittime sull’etica della scrittura generata dall’IA e il problema principale è che le risposte fornite da ChatGPT potrebbero non essere accurate o addirittura fuorvianti. Ma è evidente che una piccola rivoluzione nel mondo della scuola è già iniziata.

Nonostante i dubbi e le perplessità, ChatGPT potrebbe essere impiegato come un ausilio all’insegnamento (non in sostituzione, quindi), stimolando la creatività degli studenti e offrendo un tutoraggio personalizzato in grado di prepararli meglio a lavorare con le Intelligenze Artificiali da adulti. Ecco perché il fenomeno non andrebbe osteggiato.

chatgpt per la scuola

ChatGPT a scuola: il ban non funzionerà

Il primo motivo per non vietare ChatGPT nelle scuole è che, onestamente, non funzionerà.

La scuola può bloccare l’accesso sui dispositivi di sua proprietà, ma gli studenti hanno a disposizione smartphone e computer e possono accedervi in qualunque altro modo fuori dall’orario delle lezioni.

Per esempio, ho chiesto proprio allo strumento in che modo si possano eludere queste limitazioni. Questo è quello che mi ha detto.

Per superare un blocco ai servizi serve conoscere la causa del blocco. Se il blocco è stato imposto dal tuo provider di servizi Internet o da un’altra autorità, potresti voler contattarli per chiedere informazioni su come sbloccare l’accesso. Se il blocco è stato causato da un problema tecnico, potresti voler provare a riavviare il tuo dispositivo o a contattare il supporto tecnico per ulteriore assistenza. In alcuni casi, è possibile utilizzare una VPN (Virtual Private Network) per aggirare il blocco e accedere ai servizi desiderati.

La soluzione, quindi, la offre proprio l’intelligenza artificiale.

LEGGI ANCHE: 7 cose da sapere su ChatGPT prima di utilizzarlo per i contenuti e per la SEO

Puoi bloccare ChatGPT a scuola ma non a casa

Alcuni insegnanti ripongono grandi speranze in strumenti come GPTZero, un programma costruito da uno studente di Princeton che sostiene di essere in grado di rilevare la scrittura generata dall’IA. Ma questi strumenti non sono accurati al 100% ed è relativamente facile ingannarli cambiando qualche parola o usando un altro programma di I.A. per parafrasare alcuni passaggi.

Una possibile soluzione è che i chatbot dell’IA vengano programmati per “filigranare” i loro risultati in qualche modo, così che gli insegnanti possano individuare più facilmente il testo generato dall’IA. Ma anche questa è una difesa inconsistente. Al momento, ChatGPT è l’unico chatbot gratuito e facile da usare adottato dalla massa, ma siamo certi che a breve l’offerta aumenterà, diversificandosi.

Anche se fosse tecnicamente possibile bloccare ChatGPT, gli insegnanti dovrebbero impiegare moltissimo tempo alla ricerca dei contenuti teoricamente generati dall’Intelligenza Artificiale, rischiando poi di bollare come “artefatto” un elaborato invece del tutto originale. Ne vale davvero la pena?

Invece di iniziare una guerra senza fine con un esercito di chatbot, un primo valido approccio potrebbe essere quello di considerare ChatGPT alla stregua delle calcolatrici, permettendone l’utilizzo in alcune situazioni e vietandolo in altre e dando per scontato che, appena ne avranno l’opportunità, gli studenti lo utilizzeranno.

A conclusione dell’anno scolastico, si dovranno invece considerare strategie a medio e lungo termine.

ChatGPT può essere il migliore amico degli insegnanti

Il secondo motivo per non bandire ChatGPT a scuola è che, con il giusto approccio, può essere uno strumento didattico efficace.

Ad esempio, può essere utilizzato per creare delle linee guida per la composizione di elaborati testuali, che poi gli studenti dovranno seguire.

Da un lato, questa metodologia permetterebbe di spostare il focus sulla capacità di produrre un output sulla base di un riferimento; dall’altro, insegnerà ai giovani come relazionarsi con queste nuove tecnologie e trarne il massimo beneficio.

Ma la creazione di schemi è solo uno dei molti modi in cui ChatGPT potrebbe essere utilizzato in classe. Potrebbe invece essere utilizzato per scrivere piani di apprendimento personalizzati per ogni studente, sulla base delle attitudini individuali. Oppure, potrebbe generare idee per attività da sviluppare in classe.

La strategia dovrebbe essere quella di utilizzarlo come punto di partenza per migliorare le attività di base o per fornire un sistema di tutoraggio fuori dagli orari scolastici.

studenti che usano chatgpt a scuola

Conclusioni

La tecnologia su cui si basa ChatGPT non scomparirà magicamente: è arrivata ed è qui per restare.

Anzi, è probabile che le performance di questi algoritmi crescano in modo esponenziale, allargano i propri confini fino a inglobare molte più attività di quelle di cui si possono occupare attualmente.

Gli educatori che si oppongono a questi strumenti non sono affatto irrazionali: la tecnologia utilizzata è dirompente e richiede un adeguamento di diversi processi legati all’insegnamento.

Gli studenti di oggi si diplomeranno in un mondo pieno di programmi di intelligenza artificiale generativi. Dovranno conoscere questi strumenti, i loro punti di forza e di debolezza e le loro caratteristiche per poterli utilizzare nel mondo del lavoro.

Per essere buoni cittadini, avranno bisogno di un’esperienza pratica per capire come funziona questo tipo di I.A., quali tipi di bias ha alla base e e come non vada usato in modo improprio.

Inclusione significa dare valore alla diversità, l’intervista a Francesca Vecchioni

Fare campagne di marketing inclusivo è complesso. Richiede preparazione, studio, dialogo con le persone chiamate in causa, consapevolezza e coraggio. Ma quando decidi di farlo bene il riscontro che hai non è potente solo dal punto di vista dell’immagine del brand ma anche del fatturato.  

Ne abbiamo parlato insieme a Francesca Vecchioni e abbiamo fatto il punto della situazione in Italia rispetto alle tematiche di diversità e inclusione che, fin troppe volte, vengono sottovalutate o trattate guardando solo ai benefici economici.

Scrittrice, formatrice, attivista, esperta di linguaggi inclusivi, hate speech, unconscious bias e diritti civili, Francesca Vecchioni è Presidente di Diversity, fondazione no profit impegnata contro ogni forma di discriminazione e nella promozione del valore della diversità e della cultura dell’inclusione nel mondo dei media, delle aziende e nella società civile. 

L’intervista a Francesca Vecchioni

Sicuramente è uno dei volti più autorevoli in Italia rispetto alle tematiche legate alla diversity & inclusion, tanto da aver ideato i Diversity Media Awards, progetto di ricerca ed evento mediatico dedicato alla rappresentazione della diversità nei media nazionali di informazione e intrattenimento, e il Diversity Brand Summit, che identifica i brand considerati più inclusivi e ne misura il valore economico generato sulla base di una ricerca annuale consumer based (Diversity Brand Index). 

francesca-vecchioni-inclusione

I numeri del marketing inclusivo

Molto spesso si pensa che il marketing inclusivo sia solo il linguaggio e la comunicazione, poi ci si dimentica che per essere autentici e consistenti ed essere considerati “no washing” in realtà il valore che passa da un brand non passa solo attraverso le parole e la comunicazione che usa o le immagini in advertising, ma anche rispetto a quello che si sa, si pensa o si conosce di com’è anche internamente il brand. Per esempio quanto sia in grado, in qualche modo, di valorizzare e restituire l’inclusione verso le comunità. Quindi, essere inclusivi dipende molto da tanti fattori perché c’è una maturità anche nella valutazione dell’inclusione del brand” esordisce Francesca durante la nostra intervista. 

Proprio Diversity, insieme a Focus MGMT, si occupa ogni anno di un progetto di ricerca volto a misurare la capacità delle aziende di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla diversity & inclusion, il Diversity Brand Index. 

Una cosa è certa, anche dai dati che emergono dal nostro report annuale, il posizionamento, cioè il coraggio del brand di posizionarsi su tematiche di inclusione è premiato da parte delle persone ed ha un ritorno positivo e non ha un ritorno negativo come ci si potrebbe immaginare. Il ritorno negativo ce l’ha quando il brand lo fa in maniera non autentica. Il Net Promote Score, cioè l’indice di passaparola positivo su internet che è direttamente collegato con i profitti dell’azienda, ha un valore positivo enorme riferito alle tematiche dell’inclusione, cioè se un brand sa parlare in maniera inclusiva. L’autenticità, in tal senso, è fondamentale perché esiste anche un modo di parlare, di essere inclusivi, di far percepire il marketing che si sta utilizzando, un modo che può essere percepito come autentico e una modalità che, invece, può essere percepita come strumentale. Questo fa molto la differenza, perché siamo in una fase storica in cui le persone hanno sempre più consapevolezza e comprensione dei valori che li circondano”.

I dati del Diversity Brand Index 2022 parlano chiaro.

I marchi percepiti come inclusivi registrano un Net Promoter Score in ulteriore crescita (+5,3p.p.) rispetto all’anno precedente, attestandosi a +86,5%; per gli altri, l’NPS rimane invece molto basso, sebbene in attenuazione rispetto al 2021 (-77,2% vs -90,9%). Si conferma inoltre il differenziale della crescita dei ricavi tra i due gruppi di aziende, con un +23% a favore di quelle percepite come maggiormente inclusive.

Di fatto, fare scelte che volte al mondo dell’inclusione non porta solo a benefici in termini di brand positioning ma anche in termini di profitto. 

LEGGI ANCHE: Marketing inclusivo, perché i brand non possono ignorarlo

Come fare marketing inclusivo senza commettere errori

A questo punto la domanda viene naturale: perché le aziende sono così reticenti a fare delle operazioni di marketing inclusivo?

Penso che ci siano diverse ragioni. Partiamo dalla più banale: la non conoscenza e non competenza e quindi la paura di fare errori. Questa è una cosa a cui si può ovviare tranquillamente rivolgendosi a chi lo sa fare”.

Un bellissimo esempio, in tal senso, è l’advertising mondiale di Diesel, “Francesca”, realizzato da Publicis Italia con la consulenza di Diversity. Il corto, diretto da Francois Rousselet e interpretato dalla modella e attivista Harlow Monroe, riprende la transizione di Francesca nel tempo fino al momento in cui giunge alla sua vera identità. Il video si conclude con la realizzazione del suo sogno: entrare in convento e diventare suora.

Per farlo hanno chiesto sin dall’inizio il nostro intervento proprio per evitare di fare qualcosa di sbagliato, anche perché il tema metteva insieme identità di genere e religione. In quel caso, oltre ad aver seguito tutta la parte di casting, della gestione dello storyboard, ci siamo occupate anche di come la protagonista utilizza i farmaci. Ci sono tutta una serie di aspetti da seguire. Naturalmente il fatto che la protagonista sia una persona trans è essenziale. Quando fai comunicazione, è fondamentale avere sempre le persone che rappresenti sedute al tavolo. Una campagna così non può essere sul prodotto, deve essere sul brand e, soprattutto, valorizzare un tema attraverso il brand, ma nello stesso tempo deve parlare di quel tema con le comunità. E poi alla fine ci siamo occupati della restituzione, facendo un’analisi delle migliori associazioni al mondo a cui fare una donazione e abbiamo selezionato per loro un’associazione che si occupa di accessibilità al lavoro per le persone trans”. 

Quello che è chiaro è che per lanciare un messaggio inclusivo le aziende devono avere coraggio, essere autentiche e mantenere una coerenza tra l’interno e l’esterno. 

Il coraggio serve. Se decidi di lavorare su certi temi devi sederti con le persone con cui si parla perché altrimenti non sai parlare nella maniera corretta, hai bisogno di avere chiaro il registro narrativo perché se devi parlare in maniera inclusiva non puoi usare un registro paternalistico o pietistico, ma devi saperlo fare. Cosa che, invece, nella comunicazione purtroppo stereotipizzata classica è frequente. Se vuoi raggiungere e parlare di alcune persone che in qualche modo si sentono già marginalizzate non le raggiungerai mai se ne parlerai in maniera pietistica. Il paternalismo è uno degli errori più eclatanti dei linguaggi del marketing che vorrebbe essere inclusivo ma che di fatto non lo è” ha commentato Francesca.

Ma come possono i brand essere davvero inclusivi?L’inclusione non deve essere un atteggiamento paternalistico, deve essere piuttosto creare un ambiente in cui dare valore alla diversità. Questo significa non farlo dall’alto perché ho il potere di farlo, ma al contrario significa farlo insieme e scendere dal piedistallo in cui sono, nel momento in cui mi accorgo che questo mondo è disegnato in maniera scorretta. È per questo che nell’advertising, nelle aziende, nel marketing deve esserci un’accessibilità più ampia al lavoro, perché devono esserci le persone che pensano, che disegnano, che creano contenuti facenti parte di tutte le categorie della diversity. Invece noi continuiamo a far parte di un mondo che non mette tutti sulla stessa linea di partenza, c’è sempre qualcuno che parte con dei metri di svantaggio o di vantaggio. Il problema è che chi disegna il mondo ha dei metri di vantaggio, costringendo le persone che partono indietro a dover recuperare, ma naturalmente non è così semplice”.

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Rappresentare la diversità come tema principale nella nostra società

Eppure il tema dell’inclusione è sempre più cruciale nella nostra società attuale, tanto che da quest’anno a maggio si celebra il mese europeo della diversità in tutta l’UE. Con questa iniziativa la Commissione Europea incoraggia tutte le aziende a promuovere le politiche in materia di diversità e inclusione, coinvolgendo il personale in occasione di workshop o sui social, utilizzando ad esempio l’hashtag #EUDiversityMonth. 

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Ma perché rappresentare la diversità è così importante? Francesca Vecchioni spiega: “Ci sono ovviamente vari aspetti. Partiamo da quello più importante: la società è tutta diversa e quindi se non riesci a rappresentarla non stai parlando con tutte le persone. Se la persona non riesce ad identificarsi con la tua rappresentazione, non stai parlando con lei. Questo è essenziale nel marketing: se qualcuno non si sente protagonista del dialogo che stai attivando, ti ascolterà di meno. 

Ma questo primo punto è insufficiente perché la verità è che quando parli in maniera inclusiva non parli solo alle persone che stai coinvolgendo ma parli anche a tutte quelle persone che hanno a cuore quelle tematiche, anche se non sono parte di quelle comunità. Quindi i numeri che raggiungi sono ancora più ampi perché l’inclusione è un meccanismo di empatia fortissimo e le persone che raggiungi, riesci a raggiungerle con una forza e con un legame che è molto più forte di tanti altri legami perché è un legame di valore, perché ha a che fare con i valori profondi che ci portano verso le altre persone, che ce le fanno difendere, che ce le fanno tutelare. 

Poi c’è un aspetto che è legato all’immagine di un brand che non è solo i prodotti e i servizi che vuole vendere, ma è anche quanto vuole attirare valore su di sé anche per altre ragioni. Se il tuo brand sarà in grado di mostrare la propria inclusione e di farla anche al proprio interno significa che crea ancora più innovazione perché attirerai anche nuovo personale che avrà voglia di lavorare dentro un’organizzazione così e avrà un parco di talenti diversificato nell’ambito della diversità capace appunto di creare innovazione. 

Questo cerchio si chiude ricordandosi che più un’azienda è in grado di inglobare la diversità nella propria organizzazione più sarà in grado di scrivere e parlare verso l’esterno, di creare prodotti, servizi e comunicazione perché disegni già un ambiente che rispecchia meglio la società. Tutto questo ha un valore di benessere che ha un impatto sulla società e come brand attivi un valore di responsabilità verso il resto della società perché stai modificando un immaginario collettivo e quando lo fai in positivo stai abbattendo dei limiti e quindi crei valore. Questa cosa crea un benessere che ricade anche sull’economia naturalmente. Tutte le società che riducono le diseguaglianze sono società che aumentano il proprio benessere economico”.

A che punto è la situazione in Italia? 

Nonostante i brand che investono nella diversity & inclusion siano aumentati del +23%, in Italia siamo ancora lontani sul piano dell’inclusività. 

Ci sono tanti indici a livello internazionale per misurare le diseguaglianze e molti indicatori ci danno sempre indietro. L’Italia è indietro a partire dalla consapevolezza. Però siamo anche in grado di svegliarci perché siamo noi che facciamo la cultura di un Paese e l’advertising e il marketing fa parte di questo. Un’azienda deve essere consapevole dell’impatto che ha sull’immaginario collettivo. E sono felice che si possa rendere conto di quanto anche economicamente possa fare la differenza perché questo può spingerla a muoversi. L’aspetto economico, chiaramente, deve combaciare con l’aspetto culturale di coerenza, altrimenti è un rischio e basta”. 

Diversity, un punto di riferimento per la cultura dell’inclusione

Fondata nel 2013 da Francesca Vecchioni e Gabriella Crafa, “l’idea di Diversity è nata su un terrazzo di una notte d’estate in compagnia di amici. Eravamo io e Gabriella che siamo le due socie fondatrici e stavamo pensando in quel momento alle tematiche LGBTQIA+, ma da subito Diversity è nata su tutte le aree perché era impossibile concepirla solo su un’area. Stavamo ragionando sulla necessità di influenzare positivamente chi lavora nel mondo dei media per cercare di dare una rappresentazione che impattasse sull’immaginario collettivo e abbattesse gli stereotipi e i pregiudizi, ribaltando il pensiero negativo legato alla diversità in un pensiero positivo. Eravamo convinte che questo fosse più potente di tante altre battaglie.

francesca vecchioni inclusione

Come Diversity noi lavoriamo in tanti ambiti legati all’inclusione, sia sui media che sulle aziende. Ed è un lavoro che non finisce mai perché il linguaggio, la comunicazione sono in continuo movimento e noi lavoriamo mettendo insieme più soggetti e quindi anche noi continuiamo ad imparare. Lavoriamo con la ricerca, con le università, con gli osservatori per reperire i dati, lavoriamo con le comunità e con le associazioni, lavoriamo con chi fa comunicazione, con chi si occupa di idiomi e di linguaggio”.

Certo, fare campagne di marketing inclusivo è complesso. Richiede preparazione, studio, dialogo con le persone chiamate in causa, consapevolezza e coraggio. Ma quando decidi di farlo bene il riscontro che hai non è potente solo dal punto di vista dell’immagine del brand ma anche del fatturato. 

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La campagna di IKEA Israele

Una campagna molto bella è “ThisAbles” di IKEA che ha realizzato add-on per i loro mobili. Hanno creato i file per fare la stampa digitale di questi oggetti da aggiungere ai loro mobili per renderli fruibili per tutte le disabilità motorie o difficoltà legate alla salute mentale. IKEA ha mostrato i dati e quei prodotti avevano aumentato le loro vendite del 30%. Questo non è solo marketing inclusivo, è design inclusivo. E il concetto è che al tavolo hai portato le persone con disabilità altrimenti non saresti riuscito a farlo”.

Il punto chiave di tutto sono le persone. Non puoi fare a meno di parlare di loro dopo averle ascoltate, dopo aver capito le loro istanze e dopo averle portate a credere nei tuoi valori. Valori che prevedono etica, rispetto, inclusione e benessere. 

Francesca Vecchioni, che di recente ha pubblicato con Luca Trapanese il libro per bambine e bambini “Le avventure del SottoSotto – una città segreta sotto la 3° C”, ha saputo sintetizzare tutto questo in poche parole: «Nel marketing l’impatto sull’immaginario collettivo è enorme, quindi la responsabilità nel saper usare questo strumento eccezionale è fondamentale».

Big Activation: Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

A distanza di dieci anni, Louis Vuitton e Yayoi Kusama tornano a lavorare insieme, con una speciale collezione e una serie di iniziative che attraversano l’intero pianeta.

La collaborazione tra l’artista giapponese di fama mondiale e il brand di lusso si rinnova con un progetto che si preannuncia come spettacolare. Gli iconici pois, alter ego dell’artista, fanno il giro del mondo.

Yoyoi Kusama x Louis Vuitton

Kusama ha incantato le persone di tutto il mondo con la sua arte, compiendo un viaggio straordinario dal Giappone rurale fino alla fama internazionale e al riconoscimento come artista femminile più influente del nostro tempo.

Sfumando i confini tra i generi, continua ad affascinare generazioni attraverso le sue magiche creazioni.

Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

Louis Vuitton e Yayoi Kusama si uniscono per creare una collezione unica che celebra il potere dell’arte, dell’audacia e della maestria artigianale.

La collaborazione vede la reinterpretazione dei motivi iconici del brand: il leggendario monogramma di LV viene reimmaginato con elementi tratti dai pezzi firmati da Kusama come Infinity Dots, Painted Dots, Psychedelic Flower e Metal Balls.

A dimostrazione del savoir-faire di Louis Vuitton, un’innovativa tecnica di serigrafia riproduce le pennellate di Kusama, dando vita a un effetto 3D dipinto a mano straordinariamente realistico“.

Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

Applicate a mano, una per una, le mezze sfere metalliche di varie dimensioni animano una selezione di pezzi della collezione con un sorprendente effetto a specchio argentato” si legge in una nota. Il risultato è una rivisitazione innovativa di stili senza tempo che celebra l’arte attraverso la moda.

Creatività senza precedenti in giro per il mondo

Il progetto è diventato subito un fenomeno mondiale, la speciale collaborazione è uno spettacolo indimenticabile da vivere nelle città principali in cui il brand è presente, ma anche in mondi immersivi creati appositamente.

Sulla Fifth Avenue di New York è comparsa l’artista di 93 anni in formato robot che dipinge i suoi famosi pois all’interno della vetrina del negozio.

Louis Vuitton e Yayoi Kusama

Oltre all’automa, nell’elegante negozio della Fifth Avenue si rende omaggio a Kusama attraverso una gigantesca installazione che decora la facciata del palazzo.

Spiccano anche le imponenti strutture 3D a Tokyo. L’enorme display mostra inizialmente il baule LV Damier a pois per poi rivelare le tre iconiche zucche di Kusama.

Le animazioni ruotano su immagini di sfere luccicanti provenienti dall’opera d’arte Narcissus Garden insieme ad altri oggetti LV della collezione.

La seconda collaborazione di Louis Vuitton con l’artista Yayoi Kusama, passa anche dal flagship store degli Champs-Élysées che subisce un massiccio restyling con una gigantesca scultura di Yayoi Kusama che sbircia dall’alto dell’edificio.

Louis Vuitton

Il progetto riconosce le opere d’arte come qualcosa di veramente speciale, in grado di connettere le persone di tutto il mondo con il suo irresistibile fascino.

I nuovi spazi di Louis Vuitton a Milano

Il nuovo concept store di Louis Vuitton a Milano ha aperto negli spazi dell’ex Garage Traversi a pochi passi da Piazza San Babila.

Mentre procedono i lavori di rinnovo nella sede storica di Palazzo Taverna, dove il marchio prevede di tornare tra due anni, si inaugura una nuova location suddivisa su tre livelli che ospita spazi dedicati al retail e a progetti speciali con un calendario che alterna pop up experience ed esibizioni immersive dalla vocazione artistica e culturale.

Per annunciare la nuova collezione in edizione speciale, in San Babila, sulle tre colline della piazza, sono comparse tre zucche colorate a pois in netto contrasto con l’architettura fascista del luogo.

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notizie della settimana - weekly recap copertina

ChatGPT a pagamento e le altre notizie Ninja della settimana

Tra le notizie della settimana diamo grande spazio alle conversazioni su AI e ChatGPT.

L’intelligenza artificiale non è affatto un concetto nuovo, ma quando uno strumento così potente conquista l’adozione di massa, l’effetto è disruptive e destabilizzante.

Avevamo iniziato a parlare dell’esplosione di ChatGPT prima della pausa natalizia (in questo articolo abbiamo “intervistato” l’AI di OpenAI e qui abbiamo parlato con gli autori del Manifesto italiano dell’AI), ma proprio alla fine dell’anno il generatore di testi ha monopolizzato i feed dei social network.

E non sono solo i Copywriter a tremare per l’introduzione di questa tecnologia a livello massivo: immagini, modelli 3D, avatar e persino musiche e voci possono essere generate da questi strumenti (qui trovi una bella lista di tool), mentre le Big del Tech studiano diversi livelli di introduzione del sistema nei loro prodotti e crescono le preoccupazioni sulla regolamentazione dei diritti d’autore.

Occhi, quindi, ben aperti sugli sviluppi di questa tecnologia nel 2023 appena iniziato, su come impatteranno sul mondo del lavoro, sulla SEO, sui processi aziendali e i trend di marketing e sulla Creator Economy.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

OpenAI inizia la sperimentazione di ChatGPT Professional

La startup ha annunciato su Discord che presto lancerà una versione premium del suo chatbot diventato virale. OpenAI ha dichiarato che sta “iniziando a pensare a come monetizzare ChatGPT per garantire la redditività a lungo termine dello strumento“.

Per accedere alla versione a pagamento al momento c’è una waitlist.

Come funzionerà il copyright per i contenuti generati dall’AI

Se lo chiede Chris Sutcliffe in un articolo su TheDrum, per capire in che modo la pubblicità e il marketing potranno effettivamente sfruttare l’intelligenza artificiale. Non esiste ancora uno standard su “quanto” sia necessario l’intervento umano perché l’output sia considerato tutelabile e, anzi, probabilmente sarà una questione che spetterà ai tribunali valutare.

OpenAI potrebbe valere 29 miliardi di dollari

L’azienda creatrice di ChatGPT starebbe discutendo la vendita di azioni ai fondi di venture Thrive Capital e Founders Fund. Secondo il WSJ l’offerta valuterebbe la società intorno a 29 miliardi di dollari, rendendola una delle startup più preziose degli USA.

Le notizie della settimana: i rischi SEO dei contenuti generati con l’AI

Uno strumento potente con delle limitazioni che è importante conoscere, prima di decidere di utilizzarlo per un progetto SEO.

Leggi qui potenzialità e limiti di questa pratica.

Microsoft vuole aggiungere Chat GPT a Office

Secondo quanto riportato da The Information, l’azienda intende incorporare l’intelligenza artificiale alla base di ChatGPT in Word, Outlook, Powerpoint e altre applicazioni. Gli utenti avranno così la possibilità di arricchire un documento con porzioni di testo generati automaticamente, sulla base di una richiesta digitata.

Instagram inizia il rilascio del badge “Trending”

La funzione per gli account business identificherà quei brand che riescono a ottenere più visite da parte degli utenti a parità di follower.

notizie della settimana funzione trending di instagram

Il “vero metaverso” ancora non esiste, ma interessa sempre più brand

Secondo l’analisi dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, dei 141 mondi virtuali esistenti solo il 44% (62 piattaforme) è già Metaverse Ready, ossia liberamente accessibile da chiunque, persistente, economicamente attivo e con componenti di interoperabilità.

Rientrano in questa categoria piattaforme come Decentraland, The Sandbox o l’italiana The Nemesis.

Le aziende però stanno già dimostrando forte interesse e stanno testando l’ingresso in mondi virtuali, con ben 308 progetti realizzati da 220 aziende. La maggioranza riguarda i settori Retail (30%) ed Entertainment (30%), ma si trova anche un 9% di progetti Finance and Insurtech e il 5% Food&Beverage.

H&M punta sulla sostenibilità con un’attivazione su Roblox

Il marchio ha creato un nuovo regno virtuale chiamato Loooptopia Experience.

Gli utenti possono esplorare una varietà di mondi alternativi e interagire con mini-giochi, sessioni di styling ed eventi dal vivo per raccogliere ingredienti e creare capi di abbigliamento che possono essere indossati dal proprio avatar digitale. I giocatori possono anche scambiare i vestiti con gli amici o riciclarli per guadagnare “elementi super-rari”.

Il 2023 sarà l’anno dell’esplosione della creator economy

Man mano che l’economia dei creatori diventa un punto di riferimento per il settore, i marketer dovranno trattare queste partnership come investimenti utili, invece che come aggiunte dell’ultimo minuto ed economicamente vantaggiose per le campagne.

Tra la rapida ascesa di TikTok, l’espansione di Instagram e la proliferazione di nuove piattaforme di social media, non è mai stato così facile per i marchi entrare in contatto diretto con i consumatori. L’analisi è di AdWeek.

I giorni migliori per postare sui social nel 2023

A fare il punto sul timing giusto arriva in soccorso di tutti i social media manager un’agile infografica di Giraffe.

notizie della settimana - i giorni migliori per postare sui social

Il lunedì va bene solo per Facebook e TikTok, mentre via libera su (quasi) tutti i social il venerdì.

Le notizie della settimana: Marketing Outlook 2023

Con la Marketing Manager Marianna Tramontano, abbiamo sintetizzato il punto di vista delle principali società di consulenza e Big Tech.

Partendo dal contesto e dal consumatore, abbiamo identificato quelle aree strategiche e le tecnologie in cui sia le aziende B2C e sia quelle B2B dovranno investire.

Ascolta qui quello che ha detto ai nostri microfoni.

 

parole keyword 2023

10 keyword del 2022 che useremo sempre di più nel 2023

Il nostro linguaggio si evolve a un ritmo sempre più veloce. Negli ultimi anni, la tecnologia ci ha catapultato nel futuro. Le parole si sono trasformate sotto i nostri occhi per permetterci di continuare a comunicare in maniera corretta ed efficace. Alcuni termini arrivano dal passato, altri sono neologismi o crasi tra parole di utilizzo comune.

Quali sono dunque le parole su cui i professionisti del marketing e della comunicazione digitale dovranno concentrarsi? Quelle che permetteranno di raccontare la complessa realtà contemporanea?

Esploriamo insieme le 10 parole che continueranno ad avere un ruolo chiave nel 2023, dalle esperienze digitali nel metaverso alla centralità delle persone e alla loro capacità di esprimersi nella società odierna.

1. Metaverso

Il termine è comparso la prima volta nel romanzo cyberpunk Snow crash scritto da Neal Stephenson nel 1992. Indica uno spazio tridimensionale all’interno del quale persone fisiche hanno la possibilità di muoversi, condividere e interagire tra loro. Al centro di tutto troviamo la personalizzazione.

5 trend sul metaverso per il 2023

Un numero crescente di marketer sta abbracciando questa nuova era di esperienze virtuali e sta raccogliendo risultati notevoli.
Anche le aziende non possono più ignorare questa enorme opportunità per raggiungere il proprio pubblico in maniera unica e creativa.

Ma non è un Eden. Anche il Metaverso ha i suoi lati oscuri. Il Darkverse, infatti, è l’altro concetto che sta prendendo forma attraverso i nostri visori, diventando un luogo di florida e pericolosa proliferazione di illegalità come reati finanziari, sabotaggi, minacce o altre tipologie di estorsioni

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2. Cryptoeconomy

La criptoeconomia descrive un campo interdisciplinare, emergente e sperimentale che attinge a idee e concetti dell’economia, della teoria dei giochi e da altre discipline correlate nella progettazione di sistemi crittografici peer-to-peer.

L’economia delle criptovalute ci ha fatto fare un passo avanti verso l’immaginazione di un futuro alternativo per Internet, in cui la decentralizzazione è protagonista.

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3. Shrinkflation

Con shrinkflation si indica la pratica di ridurre le dimensioni di un prodotto mantenendone il prezzo di riferimento. È un fenomeno a cui fare attenzione soprattutto tra gli scaffali del supermercato alla luce della crescente inflazione.

Chiamata anche sgrammatura, è una strategia adottata dalle aziende, principalmente nel settore alimentare e delle bevande, per aumentare furtivamente i margini di profitto o mantenerli di fronte all’aumento dei costi di input.

4. Quiet Quitting

Nell’era della post pandemia, il quiet quitting diventa una forma di resistenza diretta e di protesta verso l’hustle culture, quella che ci vede impegnati al lavoro 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Lasciare silenziosamente il proprio lavoro è una pratica (purtroppo) comune. È il risultato di anni di burnout che hanno registrato un picco durante il periodo di lockdown.

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Il nuovo approccio al mondo del lavoro, partito dagli Stati Uniti, è chiaramente una risposta alla cultura della competizione. Con il quiet quitting si intende dare più peso alla qualità della vita privata rispetto alla crescita lavorativa.

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5. Gaslighting

Gaslighting è la parola dell’anno 2022 secondo il dizionario statunitense Merriam-Webster. Il termine è associato alla manipolazione e all’abuso psicologico: “Manipolazione psicologica che durante un lasso di tempo prolungato induce la vittima a mettere in dubbio la validità dei propri pensieri, la propria percezione della realtà o dei ricordi, e porta a confusione, perdita di sicurezza e autostima, incertezza delle proprie emozioni e salute mentale”.

Le ricerche di questa parola sono aumentate in maniera vertiginosa del 1740% nel giro di due anni. Le persone sono sempre più interessate a capire esattamente cosa significhi, non solo nell’ambito delle relazioni sentimentali ma anche in molti altri contesti.

6. Permacrisis

In questo periodo di sconvolgimenti continui e senza precedenti, una singola parola è stata elegantemente creata per dare voce alla nostra esperienza collettiva: “permacrisi”.

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Definita dal Collins Dictionary come parola dell’anno per il 2022, permacrisis è formata da “permanente” e “crisi”, e incarna un’epoca prolungata caratterizzata da instabilità, insicurezza e ansia. Con le guerre, le pandemie e la recessione economica che incombono sull’attuale instabilità, non sorprende che questo termine emergente nell’uso popolare superi anche parole più consolidate come “lockdown” o “pandemia”.

7. Ecoansia

Sul tema ambientale sentiremo ancora molto parlare di ecoansia e di quella profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali.

Insieme ad ecoansia arrivano altre parole come simbiocene, che designa una nuova era, caratterizzata dalla necessità di progettare il futuro oltre il pessimismo ambientale. Ma anche solastalgia: il disagio causato dai cambiamenti negativi che si verificano nell’ambiente, una combinazione del latino sōlācium (conforto) e della radice greca -algia (dolore).

8. Goblin mode

Le persone di tutto il mondo stanno dicendo addio alle imposizioni estetiche della società per abbracciare una vita più libera.

È stata soprannominata “Modalità Goblin”, in cui oziare sul divano, mangiare pizza e guardare programmi televisivi viene incoraggiato come strumento per affrontare lo stress o l’ansia.

Il trend è diventato virale sui social già l’anno scorso ed è destinato a consolidarsi. Non si tratta di pigrizia, ma di uno stile di vita che può aiutare a superare i periodi difficili e a dimenticare per qualche tempo i problemi che affliggono il mondo.

9. Non binario

Parliamo di non-binario quando le persone rifiutano lo schema maschile-femminile nel genere sessuale e, a prescindere dal sesso attribuito alla nascita, non riconoscono di appartenere al genere maschile né a quello femminile.

L’identità di molte persone non si limita più alla concezione tradizionale di maschio e femmina: per alcuni il loro genere trascende queste due categorie. Parole come cisgender, transgender, agender e non-binary sono entrate a far parte del nostro vocabolario quotidiano, a testimonianza di quanta strada è stata percorsa in termini di accettazione delle diverse esperienze di identità di genere.

La consapevolezza e l’apprezzamento di queste terminologie permette a tutte le persone, non solo a quelle che si identificano in questo modo, di sentirsi viste e ascoltate senza giudizi o esclusioni.

10. Schwa

Tra le altre parole di cui sentiremo ancora molto parlare c’è lo schwa con il simbolo “ə”, citato sempre più spesso nel dibattito per una lingua italiana più inclusiva. Per anni, i linguisti hanno utilizzato lo schwa, vocale sconosciuta a molti parlanti di lingue europee. Nonostante la sua oscurità, anche se non c’è un modo per digitarlo facilmente su tastiere di computer e smartphone, è presente nell’alfabeto fonetico internazionale e fornisce la pronuncia corretta di innumerevoli lingue in tutto il mondo.

Nel sistema fonetico lo schwa identifica una vocale intermedia, il cui suono si pone esattamente a metà strada fra le vocali esistenti. Si pronuncia tenendo rilassate tutte le componenti della bocca, senza deformarla in alcun modo e aprendola leggermente.

Ad oggi l’Accademia della Crusca si è espressa negativamente dicendo che è una forma non accettabile per la lingua italiana. Non ci resta che aspettare di vedere se la lingua evolverà insieme alla società e se sarà lo schwa a testimoniare questa trasformazione.

cercare lavoro nel 2023

Come e dove cercare lavoro nel 2023: consigli per il tuo CV

Il 2022 è ormai finito, stai cercando lavoro e la pandemia ha cambiato alcune delle regole del gioco accelerando processi che stavano solo per affacciarsi all’orizzonte e rendendo possibili condizioni lavorative inimmaginabili, soprattutto se si parla di Smart Working e di PMI italiane.

In questo scenario, quindi, è utile orientare la stesura del proprio CV diversamente, tralasciando informazioni fisiche, come la residenza o il solo titolo di studio, per evidenziare le proprie specializzazioni o soft skill calate sul ruolo per il quale ci si sta candidando.

Ci troviamo, di fatto, al centro della quarta rivoluzione industriale in cui le nuove tecnologie si fanno sempre più centrali nella vita delle persone e dei lavoratori.

Buoni consigli: cosa non inserire in un CV del 2023

Chi cerca un nuovo posto di lavoro o si sta inserendo in questo mondo per la prima volta scandaglia il web alla ricerca di informazioni utili, di buoni consigli e di modelli efficaci. Oggi più che mai anche i social si fanno densi di tutti questi temi, TikTok compreso.

Proprio su TikTok troviamo Erica Rivera, una recruiter Google, che dispensa consigli di to do e not to do per la stesura di un CV nel 2022 scatenando commenti ed interazioni, anche contrarie, da parte della community. Una cosa è certa, di candidature ne deve aver viste molte nella sua carriera.

Ecco i 5 punti che per Erica Rivera oramai sono Old:

  1. Indirizzo di residenza. Non è più necessario includere il tuo indirizzo completo, abbiamo tutti imparato a convivere con lo Smart Working
  2. Dimentica la lettera di presentazione, almeno come la ricordavi. Una lettera accompagnatoria, oggi, non è più fondamentale. Lo stesso Linkedin dà la possibilità di caricare il CV completo e una piccola descrizione introduttiva
  3. Sapere tutto quello che hai fatto nella tua carriera non è necessario, dritto al punto, ultime posizioni lavorative e soprattutto quelle che possano portare valore aggiunto per l’attuale ricerca di lavoro
  4. Scrivi sempre dalla prima linea, usa verbi e frasi che dicano al recruiter che tu eri lì, protagonista
  5. Avere delle buone referenze è sempre utile, ma scriverlo sul proprio cv non è più necessario. Se dovessero interessare al recruiter te le chiederà.

Le Best Practice non riguardano solo il CV, Mrs Rivera incoraggia i candidati a porre domande durante il colloquio e a presentarsi preparati sull’azienda che andranno a conoscere e, dall’altra parte, si rivolge agli intervistatori ricordando loro che fare dei colloqui non è come uno sprint, do tutto subito, ma è più come una maratona, ci vuole tempo e dedizione per raggiungere il risultato.

Nonostante i consigli di Erica la nostra premessa è stata chiara: questi sono solo consigli e le reazioni sotto i TikTok dell’esperta lo hanno dimostrato. Alcuni recruiter o CEO non hanno espresso il loro consenso, ma rimane un punto fermo il fatto che con nuove posizioni aperte e la voglia di cambiare, i candidati si trovano in un mondo sempre più disorientante.

Ora poniamo un focus sulle skill. Il mondo del lavoro e di vedere le competenze è cambiato nell’ultimo decennio e lo vediamo sia nelle capacità acquisite scolasticamente, sia in quelle personali.

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Partiamo dalle cosiddette Hard Skill, quelle, cioè, testimoniate da un diploma o una laurea.

Nel mondo del lavoro di oggi queste non sono più in primo piano, non perché non siano importanti, ma perché l’intervistatore le dà per scontate se si è fatta domanda per quel ruolo o azienda.

Soprattutto per skill tecnologiche o digitali che, almeno le basi, sono entrate nella nostra vita quotidiana e da questa non scindibili.

Inoltre il periodo pandemico ha portato, in alcuni casi, ad una ricerca disperata di risorse da parte delle aziende sorvolando su quelle che erano le qualifiche per puntare ad una formazione interna. Le conseguenze? Le aziende hanno acquisito una visione in cui la risorsa è molto più della sua qualifica e il collaboratore ha imparato anche “soft skill riciclabili” in altri settori o realtà.

Ecco quindi come le tanto chiacchierate Soft Skill hanno incrementato la loro rilevanza e sono diventate il fattore decisivo per concludere positivamente un colloquio di lavoro.

Devi dimostrare di essere la persona giusta al momento giusto attraverso le esperienze che ti hanno portato ad apprendere determinate capacità, oltre che cercare di fare il colloquio in presenza e dimostrare un discreto livello di resilienza e di adattamento culturale.

Come sta cambiando il mondo del lavoro, le predizioni fino al 2025

Machines will overtake humans in terms of performing more tasks at the workplace by 2025 — but there could still be 58 million net new jobs created in the next five years, the World Economic Forum (WEF) said in a report.

Questo potrebbe essere un fedele riassunto di quella che sarà la quarta rivoluzione industriale e di quello che rappresenterà per la forza lavoro umana.

L’automazione, quindi, dilagherà e lo farà in modo inevitabile, ma lascerà più spazio ai lavoratori “umani” per quelle attività in cui l’umanità è necessaria togliendo tutti quei compiti invece più ripetitivi e adatti ad intelligenze artificiali.

Questo avrà un risvolto rilevante su quello che è il mondo del lavoro nella creazione di un tessuto mutevole e in cui la percentuale di ore lavorate sarà inferiore, ma in cui la formazione interna deve, necessariamente, rimanere al primo posto per continuare ad essere competitivi.

I settori in cui si vede una crescita più importante nel numero di posti di lavoro generati sono quello medico, dopo la pandemia l’assistenza medica e sanitaria è tornata a essere un cavallo di battaglia, dopo di questo tutto quello che riguarda la governabilità della tecnologia ed, infine, tutto il settore di customer care e attenzione al cliente; settore in cui la tecnologia può fare meno che in altri.

Ad oggi, però, le risorse richieste dalle aziende sono poche o sotto qualificate.

Questo è dovuto anche al fatto che il mondo accademico e quello del lavoro sono sempre stati distanti tra loro e i giovani hanno sempre dovuto passare per lavori inadatti prima di approdare al lavoro dei sogni per il quale si è studiato.

Quali saranno le professioni più ricercate in futuro? Eccone alcune

In un mercato del lavoro che cambia, non solo il CV o le soft skill sono al centro, ma anche il collaboratore con la sue esigenze e la sua voglia di maggior tempo libero a disposizione grazie ad orari e luoghi di lavoro che ne permettono una maggiore flessibilità.

Più del 50% della forza lavoro sta pensando di cambiare l’attuale posto di lavoro per un altro che gli permetta di avere più tempo libero o che concili meglio lo smart working con il lavoro in presenza.

E l’altro 50% che invece sta bene dov’è ha preso consapevolezza nel chiedere una promozione o un aumento.

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Ma vediamo un elenco di quelle che secondo le ricerche potranno essere i lavori del futuro

  • Ingegnere robotico
  • Ingegnere del machine learning
  • Cloud architect
  • Data engineer
  • Sustainability manager
  • Consulente di data management
  • Analista delle risorse umane
  • Talent acquisition specialist
  • Software account executive
  • Cyber security specialist
  • Banker
  • Data scientist
  • Sviluppatore back-end
  • Product Manager
  • Clinic manager
  • Consulente di vendita al dettaglio
  • Business developer
  • Client manager
  • Gestore degli investimenti
  • Ingegnere full stack
  • Infrastructure architect
  • Payroll specialist
  • Sviluppatore front-end
  • Consulente ERP (Enterprise Resources Planning)
  • Addetto all’assistenza dei clienti

Nella lista compaiono molti ruoli relativi alla programmazione, tecnologia e protezione dei dati. Ma anche posizioni dedicate alla vendita e al customer care non mancano.

intelligenza artificiale

Il punto sull’Intelligenza Artificiale: percezione e applicazioni

Non da poco l’intelligenza artificiale (IA) è entrata a far parte del nostro quotidiano. Il termine è familiare a molte persone, addette o meno al settore tecnologico ed informatico, che grosso modo collegano l’espressione ad una capacità decisionale avanzata legata ai computer, insomma qualcosa di più evoluto rispetto al classico “IF THEN ELSE”.

Spesso il riferimento è rivolto a funzionalità avanzate di vari dispositivi, dai comuni elettrodomestici ai telefonini fino alle automobili; in tanti utilizzano quotidianamente l’intelligenza artificiale senza rendersene conto.

Obiettivo di questo articolo è quello di fare il punto sullo sviluppo o meglio su quanto sia realmente evoluta oggi l’intelligenza artificiale e cosa dobbiamo attenderci nel breve termine.

Perché ne parliamo

Secondo recenti ricerche da parte dell’Osservatorio Artificial Intelligence, solo il 5% dei consumatori non ha mai sentito parlare di intelligenza artificiale il che dimostra una conoscenza diffusa pressoché nella totalità degli utenti, ma a livello superficiale, se si considera che solo il 60% ha la capacità di riconoscere la presenza di funzionalità di IA nei prodotti/servizi utilizzati.

Complessivamente buono il giudizio: l’80% degli intervistati ha un’opinione abbastanza o molto positiva dell’IA.

Il tema dell’intelligenza artificiale riveste un suo particolare fascino e le sue origini vanno indietro nel tempo di parecchi decenni, tanto che alcuni tipi di intelligenza artificiale esistono da più di 50 anni, ma i progressi nella potenza dei computer, la disponibilità di enormi quantità di dati e lo sviluppo di nuovi algoritmi hanno portato a grandi balzi in avanti nella tecnologia negli ultimi anni.

L’IA riveste un ruolo centrale nella trasformazione digitale della società e si presta a utilizzi legati ai settori più disparati: dalle vendite al marketing passando per la cybersecurity, l’automotive, dalla logistica alla sicurezza pubblica fino alla sanità; per non parlare degli usi più comuni come gli assistenti personali come Google e Alexa e delle ricerche online.

Da qui ne deduciamo che l’intelligenza artificiale è molto più che una qualsiasi funzionalità, dato che fornisce i processi e le capacità per potenziare al massimo la riflessione e l’analisi dei dati.

Sebbene nell’immaginario collettivo sia associato all’ immagine di robot simili agli esseri umani, completamente funzionanti e in grado di conquistare il mondo, l’intelligenza artificiale non è destinata a sostituire l’uomo dato che il suo scopo è quello di migliorare in modo significativo le abilità e le attività degli esseri umani.

Per questo motivo, è una risorsa molto preziosa per le aziende.

Perché è importante

Nella sua accezione più semplice, il termine “AI” (Artificial Intelligence) si riferisce a sistemi o macchine che imitano l’intelligenza umana per eseguire certe attività e che sono in grado di migliorarsi continuamente in base alle informazioni raccolte.

Al giorno d’oggi, per sfruttare appieno il valore e il potenziale dell’intelligenza artificiale, molte aziende stanno investendo in modo significativo nei team addetti al data science, ossia in quel campo interdisciplinare che utilizza metodi scientifici e di altro tipo per estrarre valore dai dati e combina le competenze di settori quali la statistica e l’informatica con le conoscenze aziendali per analizzare i dati raccolti da più fonti e fornire un supporto al processo decisionale umano.

La tecnologia AI sta migliorando le performance e la produttività delle aziende grazie all’automazione dei processi o delle attività che in passato richiedevano l’intervento umano.

Inoltre, l’intelligenza artificiale può sfruttare i dati a un livello che nessun essere umano potrebbe mai raggiungere e questa capacità consente di ottenere notevoli vantaggi economici come dimostrato da Netflix che fa uso del machine learning per offrire un livello di personalizzazione che ha consentito di aumentare la base clienti di più del 25% nel 2017.

Cosa c’è da sapere

A questo punto la domanda da porsi riguarda come sta evolvendo la diffusione dell’ AI nelle aziende e quindi nel nostro quotidiano; ebbene secondo un sondaggio condotto da Harvard Business Review, le imprese fanno uso dell’intelligenza artificiale principalmente per conseguire i seguenti obiettivi:

  • Rilevare e impedire le intrusioni di sicurezza (44%)
  • Risolvere i problemi tecnologici degli utenti (41%)
  • Ridurre le attività di gestione della produzione (34%)
  • Misurare la compliance interna relativa all’utilizzo dei fornitori approvati (34%)

Sulla base di questi dati possiamo stabilire quali siano i fattori alla base della diffusione e sviluppo dell’intelligenza artificiale in vari settori e sono:

  • Capacità computazionali altamente performanti a prezzi accessibili dovute specialmente all’evoluzione e diffusione dei cloud, dato che prima dell’avvento di questa tecnologia gli ambienti di elaborazione disponibili per l’intelligenza artificiale avevano costi proibitivi.
  • Grandi volumi di dati disponibili per la formazione della stessa AI che deve essere sottoposta ad un processo di apprendimento per poter eseguire previsioni corrette.
  • Vantaggio competitivo dell’intelligenza artificiale applicata ai contesti aziendali.

Per quanto riguarda la trasformazione digitale della società per effetto della AI, si è reso necessario creare osservatori dedicati e le stesse istituzioni hanno compiuti importanti passi avanti nella regolamentazione dell’ intelligenza artificiale.

La Commissione Europea ha presentato di recente la proposta di regolamento, che rappresenta oggi una pietra fondamentale nella costruzione di una fiducia nelle tecnologie e l’Italia ha lanciato il nuovo Programma Strategico, che grazie al lavoro congiunto di tre Ministeri ha prodotto 24 raccomandazioni di azione, con un approccio collaborativo e inclusivo, che affronta in modo esplicito alcuni mali cronici dell’innovazione nel nostro Paese.

Ninja Upshot

L’importanza dell’intelligenza artificiale è dimostrabile attraverso moltissime storie di successo dove le aziende che aggiungono machine learning e interazioni cognitive ai processi e alle applicazioni aziendali tradizionali possono migliorare notevolmente la propria user experience e la produttività.

Nonostante il quadro fin qui delineato, esistono alcuni ostacoli alla diffusione di massa della AI, tra questi i progetti basati sull’intelligenza artificiale che non utilizzano il cloud computing spesso implicano costi di elaborazione elevati, sono complessi da realizzare e necessitano di esperti del settore, molto richiesti ma difficili da trovare.

Sapere quando e dove integrare l’intelligenza artificiale e quando rivolgersi a una terza parte consentirà di ridurre al minimo queste difficoltà.

Oltre a questo aspetto, abbiamo che flussi di lavoro inefficienti possono impedire alle aziende di sfruttare appieno il valore delle implementazioni AI.

Concludiamo sfatando un particolare mito diffuso nell’immaginario collettivo: ad oggi siamo ben lontani da una AI che possa essere minimamente paragonabile a quella umana.

A dirlo sono Jerome Pesenti, uno dei massimi esperti mondiali di intelligenza artificiale oggi a capo del dipartimento Ai di Facebook, Andrew Ng (co-fondatore di Google Brain), Yann LeCun e Yoshua Bengio, entrambi vincitori del Turing Award 2018.