Illycaffè, leader globale del caffè di alta qualità sostenibile, e Michelin hanno deciso di intraprendere un ulteriore passo avanti verso la tutela del Pianeta.
Le due aziende, che condividono valori molto simili, lavoreranno insieme per promuovere quei ristoranti che si impegnano per la sostenibilità – preservando le risorse, valorizzando la biodiversità, o riducendo lo spreco alimentare e il consumo di energie non rinnovabili.
I ristoranti che hanno ricevuto la Stella Verde della Guida MICHELIN fanno parte di un ambizioso network di opinion leader impegnati nella scena gastronomica mondiale; leader di pensiero che contribuiscono sia ad aumentare la consapevolezza sulle sfide della cucina del futuro, sia ad ispirare i propri colleghi all’interno dell’industria gastronomica. Siamo lieti di associarci per la prima volta ad illycaffè, un’azienda particolarmente impegnata nella sostenibilità, con cui condividiamo forti valori.
Dichiara Gwendal Poullennec, Direttore Internazionale di Guida MICHELIN.
Siamo estremamente onorati di poter annunciare il nostro supporto alle Stelle Verdi della Guida MICHELIN in Europa e negli Stati Uniti, un riconoscimento che premia i ristoranti che sono l’avanguardia di un approccio più sostenibile alla gastronomia. Una straordinaria opportunità per continuare a promuovere la cultura del nostro caffè nel mondo dell’alta ristorazione: molti dei nostri ambassador hanno ricevuto questo prestigioso riconoscimento e speriamo di continuare a sviluppare con i migliori chef internazionali, un percorso di qualità sostenibile sempre più virtuoso.
Afferma Massimiliano Pogliani, Amministratore Delegato di illycaffè.
Presentata per la prima volta a gennaio 2020 all’evento di lancio dell’edizione francese della Guida MICHELIN, la Stella Verde MICHELIN è il riconoscimento più recente di MICHELIN.
La Stella Verde MICHELIN rappresenta un nuovo punto di riferimento per clienti e professionisti: gli ispettori assegnano il riconoscimento ai ristoranti che più si impegnano ad avere un approccio sostenibile alla gastronomia.
Evidenziando le azioni virtuose e stabilendo dei veri e propri modelli di comportamento, la Guida MICHELIN ambisce a fornire agli chef e agli altri operatori del settore, un contesto in cui far aumentare la consapevolezza della problematica della sostenibilità fra il pubblico, le imprese e nell’intera industria gastronomica.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/2-comunicato.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-08 09:00:132021-07-26 11:44:45Illycaffè si unisce alla Guida Michelin per supportare le Stelle Verdi
Viafintech e Illimity Bank S.p.A. (“illimity” o la “Banca”) annunciano una partnership che consente ai clienti di illimitybank.com – la banca digitale diretta del Gruppo illimity – di utilizzare la funzione via cash all’interno della loro app di mobile banking.
Via cash
Il servizio, fornito da Viafintech, si trova nell’app della banca sotto la voce “Versamento Contanti” e permette ai clienti di depositare contanti in modo intelligente ed efficiente, mentre fanno la spesa. A partire da oggi, i clienti di illimitybank.com potranno effettuare versamenti anche al supermercato, utilizzando la nuova funzionalità e sfruttando una rete di oltre 1000 Punti Vendita in Italia.
Il meccanismo è semplice e veloce: per ottenere l’accredito sul conto in modo automatico, il cliente genera un codice a barre direttamente nell’app, che viene poi scansionato alla cassa di un qualsiasi punto vendita, partner di Viafintech. Tra i rivenditori che offrono il servizio ci sono le filiali dei seguenti supermercati: Pam Panorama, Pam Local, Penny Market Italia e Carrefour Italia.
Per noi la collaborazione con Illimity è importante e dimostra come la partnership tra banche e fintech possa portare dei vantaggi, anche in un periodo difficile come questo. Il servizio viacash di viafintech, che permette di accedere in modo rapido a soluzioni specializzate, ne è un esempio. Siamo orgogliosi di lavorare con illimity, dotando la loro app di mobile banking con una funzionalità innovativa, grazie alla quale i clienti possono gestire il denaro in modo digitale, intelligente ed efficiente attraverso i nostri Supermercati partner.
Afferma Giorgio Pessina, Senior Banking Manager Italy di viafintech.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/1_comunicato.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-07 17:03:142021-07-26 11:46:28Illimity e Viafintech in partnership per il versamento contanti
È Jeff Bezos l’uomo più ricco al mondo. Il fondatore del gigante dell’eCommerce Amazon per il quarto anno consecutivo domina la classifica annuale stilata dalla rivista Forbes con 177 miliardi di dollari, ben 64 miliardi in più dello scorso anno. È salito al secondo posto con 151 miliardi di dollari, grazie all’aumento delle azioni di Tesla e Amazon, Elon Musk. Al gradino più basso del podio, ma primo in Europa, il magnate dei beni di lusso, Bernard Arnault, anche se la sua fortuna di 150 miliardi di dollari è quasi raddoppiata rispetto ai 76 miliardi di un anno fa, a causa di un aumento del valore delle azioni LVMH.
Se la pandemia da Covid 19 ha accresciuto il divario sociale, con milioni di persone sulla soglia della povertà e la ricchezza concentrata nelle mani di determinati settori, dall’eCommerce, alla tecnologia al food, dall’altro lato il 2021 registra una crescita record di nuovi miliardari: in totale 2.755, con l’ingresso nel gotha dei più ricchi al mondo di 660 nuovi miliardari rispetto al 2020, ovvero uno ogni 17 ore.
In Italia la top ten vede in testa Leonardo del Vecchio, fondatore di Luxottica, l’azienda fondata nel 1961, con un patrimonio stimato in 25,8 miliardi di dollari. Nel ranking anche Giorgio Armani, icona indiscussa della moda made in Italy e Silvio Berlusconi.
È l’italiano più ricco, ma anche il più ricco del Belgio (non avendo più residenza in Italia), Giovanni Ferrero di Nutella, Tic Tac e Kinder Egg, che ha registrato un aumento della sua ricchezza da 10,6 miliardi a 35,1 miliardi. Si aggiungono 11 nuovi miliardari, tra cui Marina e Giuliana Caprotti, che hanno preso il controllo della catena di supermercati Esselunga, e Sergio Stevanato dell’azienda di packaging medicale Stevanato Group.
La 35esima “Forbes World’s Billionaires List”, nella quale si registrano 493 new entry. Tra queste anche Kim Kardashian con il suo primo miliardo di dollari.
Qual è il valore della top ten in totale?
Il totale dei patrimoni delle dieci personalità più ricche del pianetaè stimata in a 1.115 miliardi di dollari, due terzi in più dei 686 miliardi dell’anno scorso. Nel 2021 in quattro hanno un patrimonio pari o superiore a 100 miliardi di dollari, nel 2020 solo era solo Jeff Besoz.
“È stato un anno come nessun altro e non stiamo parlando della pandemia – sottolinea Forbes – Ci sono state offerte pubbliche a fuoco rapido, criptovalute in aumento e prezzi delle azioni alle stelle. Il numero di miliardari nella 35a lista annuale di Forbes dei più ricchi del mondo è esploso a 2.755, senza precedenti, con 660 personalità in più. 493 sono nuovi nella lista, di cui 210 provenienti dalla Cina e da Hong Kong. Altri 250 caduti in passato sono tornati ruggendo. Uno sbalorditivo 86% è più ricco”.
Complessivamente, la somma dei patrimoni dei miliardari vale 13,1 trilioni di dollari, rispetto agli 8 trilioni di dollari del 2020 (ben 5trilioni in più). Gli Stati Uniti ne hanno ancora di più, con 724, seguiti dalla Cina (tra cui Hong Kong e Macao) con 698. La metodologia usata da Forbes ha utilizzato come parametro cardine i prezzi delle azioni e dei tassi di cambio dal 5 marzo per calcolare il patrimonio netto.
Al primo posto Jeff Bezos, con un patrimonio di 177 miliardi di dollari, 64 miliardi in più dello scorso anno. A breve, Besoz, che ha fondato Amazon nel 1994 nel suo garage a Seattle, si dimetterà dalla carica di CEO e diventerà presidente esecutivo alla fine del 2021.
Il segreto del suo successo? Sembra essere contenuto nelle sue parole riportate da Forbes:
“Sapevo che se avessi fallito, non mi sarei mai pentito. Sospettavo che sarei sempre stato ossessionato dal rimorso e dalla decisione di non provarci affatto”. (Jeff Besoz)
Segue Elon Musk, fondatore di Tesla, con 151 miliardi. 126,4 miliardi in più rispetto a un anno fa, quando occupava il 31esimo posto e aveva un patrimonio di 24,6 miliardi.
Terzo sul podio Bernard Arnault, proprietario del gruppo del lusso LVMH, con un patrimonio di 150 miliardi di dollari: l’anno scorso erano 76.
Al quarto posto il fondatore di Microsoft Bill Gates con 124 miliardi di dollari (98 miliardi lo scorso anno)
Al quinto l’ideatore di Facebook Mark Zuckerberg con i suoi 97 miliardi, con un 42,3 miliardi in un anno.
L’imprenditore Warren Buffett è in sesta posizione con un patrimonio di 96 miliardi di dollari: l’anno scorso erano 67,5 miliardi.
Settimo Larry Ellison, cofondatore e CTO della Oracle Corporation, che vanta un patrimonio di 93 miliardi di dollari (+34 miliardi in un anno).
Ottavo il co-fondatore di Google Larry Page con 91,5 miliardi di dollari, che ha scalato la classifica dai 50,9 miliardi dello scorso anno.
A seguire l’altro co-fondatore di Google Sergey Brin con 89 miliardi di dollari, contro i 49,1 dello scorso anno.
Chiude la top ten Mukesh Ambani, presidente, amministratore delegato e il maggiore azionista di Reliance Industries Limited (84,5 miliardi di dollari, 36,8 lo scorso anno).
Bernard Arnault
E in Europa?
Se il più ricco d’Europa si conferma, seguito dal magnate spagnolo del fast-fashion Amancio Ortega con 77 milairdi di dollari, è la Germania a dominare la classifica per numero di miliardari, con una ricchezza stimata in 3 trilioni di dollari, al riparo dai danni finanziari causati dalla pandemia di coronavirus.
Sono 628 i miliardari europei classificati da Forbes, rispetto ai 511 dell’anno precedente. Come gruppo, sono 1 trilione di dollari in più rispetto a un anno fa: “Il che suggerisce – scrive Forbes – che per i ricchi, l’anno della pandemia è stato redditizio”.
I miliardari italiani sono 51, compresi i non residenti, (contro 36 nel 2020), con un patrimonio netto totale di 204,5 miliardi rispetto ai 125,6 miliardi nel 2020
Leonardo del Vecchio
La top ten italiana
Il più ricco, fondatore di Luxottica, con 25,8 miliardi di dollari, in 62esima posizione.
Seconda la donna più ricca d’Italia, Massimiliana Landini che, con un patrimonio di 9,1 miliardi di dollari, erede insieme ai figli del gigante della farmaceutica Menarini.
Segue re Giorgio Armani con un patrimonio netto stimato di 7,7 miliardi di dollari.
Quarto in Italia Silvio Berlusconi & Family con 7,6 miliardi di dollari, con imprese nel settore media, editoriale, publishing.
Quinto Giuseppe De’ Longhi con un patrimonio di 5,2 miliardi di dollari.
Sesto posto per Gustavo Denegri, presidente di DiaSorin, con 5,1 miliardi.
Settima ed ottava posizione per Patrizio Bertelli, amministratore delegato del gruppo Prada e per la moglie, la stilista Miuccia Prada con 4,6 miliardi.
Segue Luca Garavoglia, presidente del gruppo Campari, con 4,2 miliardi di dollari
Ai piedi della top ten italiana Piero Ferrari con 4,1 miliardi di dollari.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/forbes.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-04-07 15:54:482021-04-08 16:58:05Bezos ai vertici del mondo. Ecco chi sono i più ricchi del 2021
Nonostante il “caso AstraZeneca” sia ancora lontano dall’essere arrivato alla conclusione, è possibile analizzarlo un po’ più da vicino, perché alcune dinamiche sono paradigmatiche dei reali rapporti di forza tra giornalismo e user generated content nella costruzione dell’agenda informativa. Il contesto italiano è l’unico in Europa in cui i media tradizionali, a partire dai quotidiani, hanno enfatizzato la componente sensazionalistica della vicenda attraverso l’utilizzo di parole utilizzate in modo deliberato per evocare un certo tipo di emozioni: caos, allarme, dubbi.
L’obiettivo era tenere i lettori sulla corda, immergerli in una specie di spy-story a puntate. Peccato che ci fosse la salute pubblica al centro e che in questi casi le aziende editoriali hanno, ancora più del solito, una responsabilità etica nei confronti dell’opinione pubblica, oltre che un orientamento al profitto.
Altrove non si è scelta la via dell’attivazione emotiva: persino in Danimarca, il primo paese che è intervenuto sulla sospensione dell’utilizzo del lotto ABV2856 del vaccino anti-Covid di AstraZeneca, si è puntato su un altro registro linguistico ed emotivo: ‘sospensione precauzionale’. A questa linea si sono associati i principali giornali del Vecchio Continente.
L’incorniciamento congnitivo dei media
Fare scelte di framing, cioè di incorniciamento cognitivo su “cosa dovrebbero pensare” gli italiani è tra le prerogative del giornalismo e tale rimarrà. Ciò ha però una conseguenza pratica. Mettere una notizia in prima pagina o definire la scaletta di un telegiornale in un certo modo non è mai una scelta neutra (come del resto non lo è il giornalismo: si può essere accurati e non faziosi, difficilmente si può essere imparziali).
Scegliere il registro dell’emozione a discapito di quello informativo ha dunque conseguenze. Il paradosso è che oggi queste scelte sono più rilevanti sul dibattito pubblico rispetto al passato pre-digitale. Si è detto molte volte che i social media sono “in competizione” con i mezzi tradizionali dal punto di vista dell’economia dell’attenzione degli utenti e che quindi hanno inciso sulla contrazione dei ricavi pubblicitari dei gruppi editoriali tradizionali. Difficilmente si può essere in disaccordo con questa assunzione. Questo, però, è solo l’aspetto più visibile.
La seconda parte di questa storia è più complicata da mettere a fuoco, ma è anche la più interessante.
Quando si parla di hard news (politica, economia, o vaccini solo per citare gli esempi più comuni) online gli utenti scrivono perlopiù di cose che hanno appreso dai media tradizionali (o da amici che hanno appreso qualcosa dai media tradizionali).
Non possiamo inoltre dimenticare che i grandi gruppi editoriali sono presenti anche online e sui social media, sviluppando moli di traffico notevoli.
C’è chiaramente una elaborazione personale di quel tipo di informazione, ci si può dire d’accordo o in disaccordo; ci può essere un argomento apparentemente marginale rispetto all’agenda setting dei media tradizionali che poi diventa trending topic su Twitter e che viene così rivalutato, e così via. In passato esisteva una modalità individuale, o comunque circoscritta ai propri gruppi informali, di elaborazione dell’informazione.
Oggi il processo può avere conseguenze molto più tangibili, come conseguenza di un mix di fattori: l’agenda setting dei media tradizionali impatta sull’opinione pubblica (cioè dalla somma dei destinatari dell’informazione), che però ha oggi un potere di aumento della propagazione, della rilevanza e visibilità.
Dalla carta stampata ai canali online
Volendo ragionare in termini estremi: un influencer da tre milioni di follower che commenta un articolo di giornale avrà probabilmente una base di lettori più estesa (reach) rispetto al numero di persone che avranno comprato il quotidiano da cui è stato tratto quello stesso articolo, ma ciò non toglie che quel processo di diffusione dell’informazione è comunque nato, seppur in via indiretta, sulla carta stampata. La produzione di contenuti online, soprattutto su questioni di rilevanza pubblica, è dunque messa in moto dallo stesso propellente che orientava il mondo prima che Facebook esistesse: le priorità informative dei media tradizionali. Ciò ha due conseguenze:
I media tradizionali hanno una capacità persuasiva ben più rilevante di ciò che sia gli utenti dei social media sia gli stessi editori sarebbero disposti ad ammettere nel 2021;
Quando ci si lamenta dell’incapacità di elaborazione dei destinatari dell’informazione o nella propagazione di pezzi di disinformazione ‘user generated’ sarebbe buon consiglio non cercare responsabilità solo nella coda del processo, ma anche nella testa.
Questa dinamica, che certamente genera esiti almeno in parte dipendenti dalle priorità di agenda dei gruppi editoriali, può distorcere il dibattito pubblico anche in modalità meno dannose per il dibattito pubblico, ma questo non vuol dire che non succeda anche in modo “involontario” o “a fin di bene”. Basti pensare a due esempi eclatanti e molto diversi tra loro provenienti dalle cronache italiane degli ultimi anni.
La campagna per le politiche del 2018
Gennaio 2018: nel pieno della campagna elettorale per le Politiche due quotidiani di area, Libero e il Giornale, denunciano un presunto conflitto di interessi tra l’allora segretario del PD Matteo Renzi e Catia Bastioli, amministratrice delegata della Novamont, a causa dell’introduzione dell’obbligo di utilizzare sacchetti biodegradabili nei supermercati per imbustare prodotti alimentari freschi o sfusi. L’accusa era: Novamont agisce in regime di monopolio.
Ciò non si è poi rivelato vero, ma tanto è bastato per far partire un’enorme mobilitazione online, sui social media e anche sui servizi di instant messaging, che di fatto ha propagato un messaggio, manipolatorio se non apertamente falso, nato su un media tradizionale.
Se è vero che il grosso dell’attivazione è avvenuta online (anche perché Libero e il Giornale, sommati, vendono qualche decina di migliaia di copie al giorno in Italia), è altrettanto vero che l’innesco è nato offline.
Gli “eroi del bus” nel 2019
A marzo 2019, due giovani ragazzi figli di genitori stranieri regolarmente residenti in Italia, Ramy e Adam, hanno contribuito a evitare il dirottamento di uno scuolabus in provincia di Milano. L’attuale legge sulla cittadinanza non avrebbe permesso a questi due “eroi” di essere considerati cittadini italiani. La soluzione provvisoria che fu trovata per rendere la circostanza meno imbarazzante per lo Stato fu l’assegnazione della cittadinanza onoraria per Ramy e Adam.
La legge sulla cittadinanza non è ancora cambiata: un figlio di genitori stranieri diventa italiano solo al diciottessimo anno d’età. Ciò che però accadde nell’opinione pubblica fu assolutamente rilevante, seppur temporaneo.
Ed è sufficiente andare a spulciare una bacheca Facebook di un grosso quotidiano italiano (in questo caso il Corriere della Sera) per scoprire come i movimenti di opinione fossero stati generati anche online, e anche grazie alla “collaborazione” dei media mainstream (nel loro esercizio del diritto di cronaca).
Conclusioni
Tornando al caso AstraZeneca: il panico da vaccino è (stato?) più italiano che internazionale, ed è italiano anche perché i nostri media nazionali hanno raccontato la storia di AstraZeneca imbattendosi (non si sa quanto volontariamente) in tutti i principali bias cognitivi: falsa correlazione e utilizzo del caso particolare per ricavare riflessioni di carattere generale hanno trasformato un’incidenza statistica modestissima delle reazioni avverse al vaccino (i famosi “trenta casi su un milione”) in un processo di elaborazione personale dei fattori di rischio, riassumibili in migliaia di post uniti da una comune matrice: “e se capitasse anche a me?”
Al di là dei casi specifici, possiamo provare a dedurre una considerazione generale: questa irrazionalità non è una totale invenzione degli utenti, ma è frutto di un processo di induzione da parte dei media tradizionali. E i rapporti di forza tra editori e utenti, tra mittenti e destinatari, restano a vantaggio dei mittenti, nonostante da anni piaccia pensare il contrario.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/disordine-informativo.jpg9201644Dino Amendunihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDino Amenduni2021-04-07 14:04:302021-10-18 16:54:25Disordine informativo: l'influenza dei media sugli user generated content distorti
Creare contenuti inclusivi è ormai una priorità per moltissime aziende che puntano a far presa su un pubblico più vasto attraverso una comunicazione realizzata ponendo maggiore attenzione verso tutti.
Cosa si intende per contenuti inclusivi
I contenuti inclusivi possono essere definiti come una tipologia di contenuti che abbracciano la diversità, permettendo a tutti di identificarsi e favorendo la comprensione anche da parte delle persone con disabilità. La chiave di questa tipologia di contenuti è dunque l’accessibilità.
Per spiegare al meglio il concetto di accessibilità in riferimento ai contenuti inclusivi, possiamo avvalerci della definizione data dalla Legge 4/2004, art.2, comma a secondo cui “per accessibilità si intende la capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari.”
Realizzare contenuti inclusivi si traduce quindi nell’elevare voci diverse riducendo i pregiudizi culturali. Questo significa che le aziende che adottano questo tipo di comunicazione si rendono partecipi di un cambiamento sociale positivo, guidato attraverso la produzione di contenuti attenti e rispettosi verso tutti.
Perché creare contenuti inclusivi è una buona scelta per la tua azienda
Partendo dal presupposto che il content marketingha come obiettivo quello di attrarre il pubblico per poi indurlo a intraprendere una determinata azione, appare chiaro come una comunicazione inclusiva capace di attrarre una maggior fetta di pubblico possa essere un valido approccio da utilizzare per qualsiasi tipologia di azienda.
Il motivo per cui un’azienda dovrebbe adottare una comunicazione inclusiva appare dunque ovvio e consiste nella conquista di nuove fette di mercato, scopo per il quale è ogni giorno maggiore il numero dei grandi brand che hanno scelto un marketing inclusivo cambiando i loro contenuti, la loro immagine e i loro prodotti per andare incontro ad un nuovo pubblico come quello della generazione Z.
Una generazione questa, che insieme ai Millennial, dalle risposte ricavate in uno studio del 2017condotto su un campione italiano, ha dimostrato di essere particolarmente sensibile rispetto alle pubblicità in cui sono presenti:
famiglie non tradizionali
persone di etnie o identità sessuali diverse dalla loro
Nella grafica di seguito è invece possibile vedere i fattori che impattano sulla decisione di acquisto o sostegno di un brand da parte di una diversa fetta di pubblico, quella appartenente ai millennial.
Per creare contenuti inclusivi è bene seguire 5 punti fondamentali:
evitare di usare un dizionario burocratico o tecnico non comprensibile a tutti
essere esplicativi senza dare per scontato che chi leggerà ha già tutte le informazioni per comprendere il contenuto del testo
quando si comunica attraverso il testo è bene usare un approccio alla persona (“Person-first”) che risulterà più inclusivo rispetto ad un approccio all’identità (“Identity-first”) basata solo su etichette (es: moglie, padre etc)
è bene parlare di genere e non di sesso
va utilizzato un linguaggio specifico se si vuole comunicare con una tipologia di persone in particolare
Evita un linguaggio di genere non necessario prestando attenzione all’uso dei pronomi e di tutte le possibili fonti di linguaggio di genere.
Evita un linguaggio inutilmente violento non usando un linguaggio figurativo che possa essere interpretato come violento
Scrivi esempi diversi e inclusivi usando nomi, generi, età e luoghi diversi negli esempi.
Scrivi su funzionalità e utenti in modo inclusivo evitando di fare riferimento alle persone in modo divisivo identificandole per categorie
Sostituisci i termini stabiliti, ovvero quelli ampiamente utilizzati con termini più inclusivi
Non utilizzare un nome o una parola chiave non inclusiva a meno che non sia nel carattere del codice
Evita pregiudizi e danni quando parli di disabilità e accessibilità. Non descrivere le persone senza disabilità come “normali” o “sane”, cerca i modi in cui le persone nelle comunità di cui scrivi preferiscono essere identificate, evita termini che riflettono o proiettano sentimenti e giudizi sulla disabilità di una persona, evita eufemismi o termini paternalistici
Le caratteristiche dei contenuti inclusivi
I contenuti inclusivi si caratterizzano per essere:
empatici
significativi
descrittivi
esplicativi
illustrativi
informativi
economici
diversi
ordinati
consapevoli del codice
Vediamo nel dettaglio in che modo produrre contenuti che abbiano queste caratteristiche.
I contenuti empatici
Produrre contenuti empatici si traduce nell’avere maggiore considerazione di tutti i possibili fruitori di quel contenuto, come le persone con disabilità motorie o cognitive e dell’impatto che questi contenuti possono avere su queste persone.
I contenuti significativi
Un contenuto può essere significativo ad esempio se viene inserito il titolo dell’oggetto nel collegamento ipertestuale presente nel testo. Questa accortezza permette infatti all’utente di comprendere l’argomento fuori contesto.
I contenuti descrittivi
I contenuti sono descrittivi quando vengono utilizzate descrizioni pertinenti inserite all’interno del testo alternativo, così da non escludere le persone non vedenti che non potrebbero altrimenti vedere immagini come le infografiche.
I contenuti esplicativi
Spiegare bene la call to action quando presente è fondamentale, ma altrettanto importante è non utilizzare i colori nell’invito a cliccare su un determinato punto nella pagina (ad es: fai clic sul pulsante verde per accedere) così da non escludere gli utenti dislessici che troverebbero un limite nella fruizione del testo. Preferire l’utilizzo di simboli o etichette è una scelta più inclusiva.
I contenuti economici
La riduzione dei tempi di caricamento e download è fondamentale per facilitare gli utenti con una connessione più lenta. Per farlo è sufficiente inserire immagini con una risoluzione inferiore e file meno pesanti.
I contenuti illustrativi
I contenuti illustrativi non devono essere immagini in movimento poiché rappresentano quel tipo di contenuto in grado di distrarre facilmente gli utenti con disabilità cognitiva, tuttavia immagini senza caratteristiche di movimento e pertinenti al contenuto sono un’ottima soluzione a corredo dell’articolo per facilitare la comprensione del contenuto a utenti con tali disabilità, seppur sempre con l’aggiunta di un testo alternativo a corredo delle immagini.
I contenuti informativi
Attraverso titoli e sottotitoli all’interno del testo sarà possibile identificare più facilemente gli argomenti ed offrire così una presentazione del testo divisa in blocchi che permettono una lettura più semplice specialmente a persone anziane o con dislessia.
I contenuti diversi
Produrre contenuti diversi significa utilizzare un contrasto tra il primo piano e lo sfondo rispetto alle immagini e ai suoni, così da andare incontro alle persone non udenti o con altre disabilità quali dislessia o daltonismo.
I contenuti ordinati
Per realizzare contenuti ordinati è necessario visualizzare i contenuti della pagina del sito senza un foglio di stile ma utilizzando uno screen reader, ovvero lo stesso strumento che utilizzerà una persona non vedente. In questo modo sarà possibile verificare se questi utenti avranno un percorso di navigazione di senso compiuto.
I contenuti consapevoli del codice
Il software di lettura dello schermo per non vedenti e ipovedenti non effettua una lettura dello schermo bensì accede ad una codifica nota come linguaggio di markup ipertestuale, perciò la presenza di titoli descrittivi che aiutano gli utenti non vedenti nella fruizione del testo è fondamentale per permettergli di scegliere facilmente se il contenuto può essere o meno di loro interesse.
Per quanto riguarda la creazione di contenuti inclusivi per i video, anche Youtube, attraverso un’infografica ha raccolto una serie di domande da porsi come utile supporto per la produzione di contenuti inclusivi.
Di seguito è riportata la traduzione delle domande principali presenti nell’infografica di Youtube.
Contenuto: quali argomenti sono trattati e quali prospettive sono incluse?
Sullo schermo: cosa vedono le persone quando vengono a trovarmi?
Coinvolgimento: come posso coinvolgere e supportare altri creator?
Pubblico: come penso al pubblico quando creo contenuti?
Creatori di contenuti: chi fa parte del mio team?
Conclusioni
In conclusione una comunicazione inclusiva è un elemento fondamentale per qualunque tipo di azienda poiché grazie a contenuti inclusivi è possibile mirare ad acquisire una fetta di mercato sempre maggiore.
Per raggiungere tale obiettivo un buon approccio iniziale una volta posta la giusta attenzione a tutti gli aspetti più “tecnici” della costruzione dei contenuti all’interno delle pagine, può essere quello di chiedersi: quali argomenti trattiamo come azienda, nella nostra comunicazione e quali punti di vista sono inclusi?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/Contenuti-inclusivi.jpg9241647Manuela Di Vietrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngManuela Di Vietri2021-04-07 09:53:132021-04-08 11:28:04Perché per la tua azienda è importante creare contenuti inclusivi (e come produrli)
Una nuova selezione di una manciata di tool utilissimi anche per questa settimana. Risparmiare tempo e riscoprire il silenzio possono aggiungere gran valore alla nostra giornata, specie se siamo stressati d scadenze e task.
Tra una call e l’altra, mentre rispondiamo furiosamente alle decine di email in sospeso, alcuni di questi tool possono aiutarci a ottimizzare le risorse a nostra disposizione e a non perdere la testa, anche quando il burnout si affaccia minaccioso all’orizzonte.
Ecco i nostri strumenti digitali per questa settimana.
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Se ti senti ormai sommerso dalle newsletter alle quali ti sei iscritto e non fai in tempo a leggere tutto ciò che vorresti, puoi provare Leave me alone Rollups. Uno strumento per sostituire il flusso costante di email con un unico riassunto settimanale. Per tutto il resto, naturalmente, c’è la mitica Ninja PRO Information!
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https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/digital-tool-della-settimana.jpg9261645Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2021-04-05 10:00:552021-04-07 13:06:13Genei, Purpley e Relaxx: i digital tool della settimana
La nuova identità globale di Fedrigoni: celebra la forte eredità italiana
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Inter lancia ufficialmente la nuova identità visiva che esalta i valori fondanti del club
Nuova brand identity per il servizio streaming di Sky, NOW TV, che diventa NOW
Rebranding per armadioverde che diventa greenchic
Mese ricco di rebranding quello appena trascorso, scopriamo insieme le strategie che hanno portato a nuovi loghi, nomi, simboli e risorse visive correlate.
RB annuncia il rebranding come Reckitt
Reckitt Benckiser – abbreviata in RB nel 2014 – ha introdotto qualche giorno fa un nuovo nome e una nuova identità.
La multinazionale britannica di beni di consumo con ampio portafoglio di marchi nei settori igiene, salute e nutrizione, come Calgon, Durex, Finish, Gaviscon, Vanish e Veet (giusto per citarne alcuni), presenta a marzo un rebranding totale.
L’aggiornamento distribuito su tutti i punti di contatto e le piattaforme di Reckitt – interni ed esterni, fisici e digitali – comprende modifiche che spaziano dal cambio nome alla fotografia.
La nuova identità visiva è stata realizzata e supervisionata dall’agenzia di branding Havas Conran Design Groupcon sede a Londra.
La R al centro del logo rappresenta l’unità, la forza e l’incessante ricerca, di Reckitt di proteggere, curare e nutrire le persone. Denota il suo ruolo nel mondo come partner e catalizzatore di una trasformazione positiva.
La qualità assume le sembianze di una conchiglia, evocando un senso di protezione e un riferimento al mondo naturale.
Nel restyling troviamo una tavolozza di colori evoluta. L’Energy Pink altamente distintivo e riconoscibile rimane il colore principale del marchio con la sua incessante energia.
Tralasciando l’inedito gradiente, i colori secondari riflettono il portafoglio di prodotti con una vibrante tensione verso un mondo più pulito e più sano.
Per l’occasione è stato progettato un nuovo carattere tipografico personalizzato “Energy” che risulta accessibile.
Nuove ispirazioni anche per la fotografia che ora illustra la connessione di Reckitt con il mondo, l’impatto tangibile che ha sulla vita delle persone, la forza delle sue collaborazioni e la sua interpretazione di un mondo che cambia continuamente.
L’implementazione del nuovo marchio avverrà in un arco di tempo di tre anni, utilizzando i cicli di sostituzione naturale del business per gestire una transizione di impatto in maniera conveniente.
La nuova identità globale di Fedrigoni
Fedrigoni, leader nella produzione e nella vendita di carte speciali e di alto livello, aggiorna la sua identità globale. Fondata dall’omonima famiglia a Verona nel 1888, l’azienda vanta una forte tradizione e una potente connessione con la creatività e il design. Meglio conosciuta per la sua carta ultra raffinata, i prodotti Fedrigoni sono amati dall’industria del design e ampiamente utilizzati per qualsiasi cosa, dalla stampa alle etichette, dalla rilegatura fino al packaging.
Al progetto di rebranding ha lavorato Pentagram. Lo studio di design indipendente ha progettato un’identità sorprendente per riaffermare la presenza globale dell’azienda cartaria e la sua connessione con il mondo della creatività. Con un approccio rivolto al ricco patrimonio italiano e lo sguardo proiettato con fermezza al futuro, la nuova identità globale di Fedrigoni si presenta forte, audace e sicura di sé.
Al team di Pentagram è stato chiesto di creare un’identità globale, razionalizzando gli attuali sottomarchi, inclusi i marchi di recente acquisizione come Ritrama.
Il primo step è stato appunto quello di riorganizzare a livello visivo la corporate identity per evidenziare le due divisioni (business unit): quella della carta, Fedrigoni Paper, e quella dei materiali autoadesivi, ora raggruppata sotto un unico nuovo brand cappello, Fedrigoni Self-Adhesives.
Mentre alcuni sottomarchi, come l’amatissimo Fabriano, conservano la loro identità originaria, i brand che fanno parte della divisione Self-Adhesive condividono lo stesso linguaggio stilistico del marchio principale Fedrigoni.
In generale, la nuova identità è monocromatica e presenta una tavolozza colori in bianco e nero, supportata da una suite di grigi freddi.
Il wordmark e l’identità sono stati progettati per funzionare perfettamente su una vasta gamma di dispositivi, dalle icone social ai biglietti da visita, passando dalla segnaletica.
A questo si aggiunge una versione raffinata dello scudo Fedrigoni, caratterizzato dal tradizionale motivo con la scala e la data di fondazione dell’azienda.
Il carattere principale, una versione personalizzata di Forma DJR, offre chiarezza e leggibilità ed è chiaramente ispirato alle radici italiane di Fedrigoni.
Il nuovo logo di Inter: IM Football Club Internazionale Milano
Innovativo, minimalista, elegante e orientato alle nuove generazioni. Il nuovo stemma sintetizza i valori dell’Inter, concentrandosi solo su due elementi del processo: la I dell’Inter e la M di Milano.
La nuova identità visiva esalta la storia del Club e rinnova il legame con il capoluogo lombardo.
Il compito di disegnare il nuovo logo è stato affidato al team di Bureau Borsche.
Il focus è sulle lettere I ed M, si legge in un comunicato, mantenute nella disposizione ideata da Muggiani e coronate dal classico doppio cerchio come da tradizione nerazzurra.
Le lettere F e C rimangono invece nel nome e nell’identità del Club: FC Internazionale Milano.
La grafica del logo viene così alleggerita e, concettualmente, vengono ampliati gli ambiti in cui l’Inter potrà svilupparsi: Football Club ma non solo.
I colori rimangono quelli scelti nella notte del 9 marzo 1908, ora resi più vibranti e accesi.
Rebranding “senza tempo”: Renault svela nuovo logo geometrico
A marzo un’altra grande casa automobilistica ha cambiato aspetto, stiamo parlando di Renault.
Creato nel 1992 e ridisegnato nel 2015, l’ultima versione dell’emblema Renault ci ha accompagnato per quasi 30 anni. Il logo recentemente svelato, più moderno, digital e vivace, punta ad andare oltre la notorietà ormai acquisita.
Lo scopo è quello di accompagnare i cambiamenti in atto e rendere Renault un marchio più aperto, capace di creare valore a livello umano.
Una nuova versione era in fase di elaborazione dal 2019. La nuova identità visiva è un equilibrio tra il riconoscimento dell’heritage del marchio e l’ingresso in una nuova fase rivolta al futuro, spiega Gilles Vidal Design Director di Renault.
La sfida principale è stata quella di preservare la forma geometrica universale, il diamante che incarna lo spirito di Renault:
“L’abbiamo ripensata per renderla più iconica, semplice e significativa, una vera firma senza tempo, senza effetti o colori superflui, con una ripresa contemporanea delle linee, parte essenziale del nostro patrimonio grafico” continua Vidal.
Il logo geometrico rappresenta perfettamente la nuova era Renault. Il design è un richiamo alla simbologia Renault degli anni ’40, ’50 e ’70, quando il marchio utilizzava linee per aggiungere dettagli al proprio logo.
Ordinato, anche senza firma o tipografia, il logo è in grado di vivere in movimento.
Il trattamento flat ne facilita l’animazione, ad esempio su video o media digitali, ma anche sui veicoli. Il nuovo simbolo verrà applicato gradualmente ai veicoli Renault e a tutta la gamma entro il 2024.
Renault con questo rebranding coglie l’occasione per ribadire la sua strategia “Renaulution”, che delinea le ambizioni dei prossimi anni: fare progressi nel settore elettrico ed esplorare nuove strade nei settori dati e mobilità.
NOW TV cambia nome e diventa NOW
NOW TV ha un nuovo look & feel e un nome semplificato. Il servizio in streaming di Sky ha rivelato a marzo la sua nuova identità.
Il nuovo NOW porta con se un’elegante gamma di colore verde e utilizza l’illuminazione grafica sulla “O” al centro del logo per aprirsi verso il mondo dell’intrattenimento allo stato puro:
“Rappresenta la nostra ambizione di diventare sempre di più la destinazione per gli appassionati di intrattenimento di qualità. Questa è la prima di una serie di novità importanti che arriveranno nei prossimi mesi” ha dichiarato Claudia Avanzi, Managing Director di NOW Italia.
Nuove grafiche per riflettere il carattere e la personalità del brand che cambia posizionamento e accoglie gli appassionati dell’intrattenimento come componenti di una grande community.
Rebranding per armadioverde, diventa greenchic
Il primo marketplace italiano della moda second hand armadioverde, ha annunciato a fine mese il suo nuovo nome: greenchic.
Con questa operazione di rebranding e renaming l’azienda mira ad essere più contemporanea e riconoscibile non solo sul territorio italiano, mirando a diventare un punto di riferimento internazionale per la moda pre-loved. Il nuovo nome sintetizza perfettamente le due anime dell’azienda: fashion e sostenibilità.
Green per raccontare una sostenibilità contemporanea tanto rivolta all’ambiente, quanto alle persone. Chic per sentirsi a proprio agio con sé stessi e con gli altri, ma sempre con stile.
“Un nome che dà l’impulso per accelerare la nostra crescita e il nostro impatto positivo sia ambientale che sociale nel mondo del fashion” ha dichiarato David Erba co-founder e CEO
Dopo il round di investimenti, il rebranding per l’azienda è anche l’occasione per introdurre progetti concreti come Upcycled, una produzione brandizzata greenchic che metterà in commercio in maniera continuativa una nuova linea di prodotto fatta da capi lavorati a mano in Italia e realizzati con materiali di recupero e di scarto.
Brand Purpose: ovvero come anteporre un bisogno naturale del consumatore al suo portafoglio.
Da qualche anno le persone decidono di interagire con un brand o una marca più in base ai suoi valori che ai prodotti o i servizi che eroga.
Da molti questa è indicata come l’alba di un futuro che appartiene a quelle realtà che riusciranno a prendersi cura della collettività, oltre che dei risultati di business.
Che cos’è la Brand Purpose?
La migliore definizione di Brand Purpose che si possa immaginare è “un motivo superiore che giustifica l’esistenza di un brand che non sia il mero profitto economico“.
Per comprendere meglio cosa sia la Brand Purpose, il capolavoro di Simon Sinek, Partire dal Perchè, è senza dubbio il punto di partenza migliore.
Secondo Sinek, conoscere il “Perché” più profondo che spiega la ragione per cui un’azienda o un brand esistono, fornisce le basi su cui costruire tutto il resto. Ovvero il “Come” (la cultura organizzativa, l’esperienza e il know-how del marchio) e il “Cosa” (gli specifici prodotti o servizi offerti).
Uno dei maggiori problemi quando si discute di questo argomento è che non sembra esserci un insieme di termini comunemente accettati per definire “purpose” e il modo in cui un’azienda lo traduce in azione. Una delle storie più efficaci che illustrano il potere della brand purpose come fonte di ispirazione per aziende e organizzazioni è quella che coinvolge il presidente americano John F. Kennedy.
In visita alla NASA nel 1962, Kennedy incrociò un inserviente intento a ritirare una scopa. Domandando all’uomo cosa stesse facendo, l’inserviente gli rispose: “Signor Presidente, sto aiutando la mia azienda a portare un uomo sulla luna“. Questa espressione è altamente indicativa di quanto lo “scopo” della NASA fosse permeato in ogni singola persona all’interno dell’organizzazione.
Una Brand Purpose semplice, immediata e aderente ai valori identitari è ciò che contraddistingue un’azienda agli occhi delle nuove generazioni di consumatori.
10 esempi di 10 aziende che hanno dichiarato la loro Brand Purpose
1. Bring Hemp Home, Patagonia
Non è un segreto che il brand di abbigliamento tecnico sportivo sia da tempo impegnato sul fronte della sostenibilità.
L’anno scorso, Patagonia Workwear ha messo in contatto un’azienda agricola della San Luis Valley, Colorado, con i geologi della Colorado State University, il governatore del Colorado e il fornitore di canapa per Patagonia dalla Cina.
Bring Hemp Home: Patagonia si è schierata in prima linea per fare in modo che lo Stato del Colorado aderisse a una partnership integrata per ripristinare l’industria della canapa negli Stati Uniti, promuove la salute del suolo e offrire agli agricoltori americani una possibilità di continuare a lavorare la terra.
Nike si impegna per portare innovazione e ispirazione a ogni atleta nel mondo. La vision fortissima di Nike è che se hai un corpo, sei un atleta.
La maternità potrebbe sembrare diversa per ogni donna di questo mondo. Ma il marchio sportswear più famoso al mondo ci tiene a sottolineare che non importa come una mamma si allena. È sempre l’atleta più tenace.
Questa è l’ultima campagna di Brand Purpose con cui Nike dichiara di fare tutto il possibile per espandere il potenziale umano. Non solo con l’innovazione tecnologica dei suoi prodotti, ma lavorando per una produzione sostenibile e producendo un impatto positivo nelle comunità in cui è presente.
3. Plants Now Made from Real Plants, LEGO
Quando il celebre produttore di giocattoli danese ha annunciato l’intenzione di riformulare l’essenza letterale del suo prodotto – sostituendo la plastica tradizionale con plastica di canna da zucchero – a molti è sembrata una mossa rischiosa.
Tuttavia, l’impegno di LEGO per distribuire i nuovi mattoncini nella maggior parte delle sue collezioni entro il 2030, dimostra un scelta di responsabilità verso la sostenibilità e le generazioni future che mette da parte le logiche di marketing aziendali in favore di un serio impegno sociale.
4. FedEx Commits to Carbon Neutral by 2040, FedEx
FedEx Corp, una delle più grandi compagnie aeree cargo al mondo, ha annunciato pochi giorni fa di voler impegnarsi per raggiungere un obiettivo ambizioso: completare le consegne a livello globale a emissioni zero entro il 2040.
Per contribuire a raggiungere questo obiettivo, FedEx sta impegnando più di 2 miliardi di dollari di investimento in tre aree chiave del suo business: elettrificazione dei veicoli, uso di energia sostenibile e abbandono graduale di fonti energetiche provenienti dal carbonio.
5. Buy a Lady a Drink, Stella Artois
Probabilmente Stella Artois, la storica produttrice di birra belga, è l’ultimo marchio a cui tipicamente si associa una campagna di Brand Purpose. Tuttavia la sua campagna “Buy a Lady a Drink” è durata tre anni fino al 2017 e ha portato maggiore consapevolezza sulla crisi idrica globale.
La campagna prevedeva che per ogni confezione di bottiglie e calici in edizione limitata acquistati, si poteva fornire un mese di acqua pulita alle donne e alle loro famiglie nei paesi in via di sviluppo.
6. The Look, P&G
Lanciata nel 2019, la campagna “The Look” racconta fatti e storie contemporanee per evidenziare il pregiudizio di carattere razziale sperimentato da donne e uomini di colore in America.
Il cortometraggio aiuta a creare empatia, cambiare prospettiva, sollecitare l’introspezione personale e riunire le persone per affrontare un dibattito costruttivo.
Procter & Gamble, con il video The Look e la più ampia campagna Talk About Bias, ha deciso di affrontare la questione razziale in America con uno strumento educativo che ispirasse trasversalmente tutti i livelli sociali del paese.
7. Flowe
Difficile scegliere un’unica campagna che rappresenti in pieno la Brand Purpose di Flowe, l’app di servizi finanziari che promette di piantare un albero in Guatemala per ogni carta di debito aperta con il servizio. L’azienda è stata fondata prendendo in considerazione quelli che sono i principali bisogni dell’uomo di oggi e del futuro: sostenibilità e crescita personale.
Flowe ha deciso di racchiudere il suo brand (e il suo business) all’interno di due direttrici ben definite: un ambiente più sano e un uomo migliore. Grazie al forte coinvolgimento di giovani creator, influencer e youtuber, l’azienda guida le persone verso scelte consapevoli, che guardano all’evoluzione della società cercando di alleggerire in qualsiasi modo il carbon footprint, la produzione di plastica e l’impatto dei consumi sulla Terra.
8. Apple at Work – The Underdogs, Apple
Nella Top 10 delle Brand Purpose, non poteva mancare Apple, il brand ispirazionale per eccellenza.
Nel 2019 Apple ha aggiornato la sua homepage business con un nuova sezione ”Apple at Work” in cui si descrive come gli utenti aziendali possono sfruttare i device della casa di Cupertino al meglio.
Per sostenere questa iniziativa, Apple ha realizzato un video intitolato “The Underdogs”. Il corto si concentra su come i vari prodotti hardware di Apple lavorino in sinergia e senza soluzione di continuità per creare un ecosistema condiviso e coeso.
Il messaggio che Apple vuole trasmettere è il seguente: “quando le persone hanno il potere di lavorare come vogliono, possono cambiare il futuro della loro attività“. “The Underdogs” segue quattro colleghi che hanno due giorni per preparare un progetto e presentarlo in meeting.
È così che Apple bussa alla porta di milioni di lavoratori e colleghi in tutto il mondo per far sapere che i suoi prodotti saranno sempre pronti ad offrire il sostegno necessario. Per inciso, la scatola della pizza progettata nel video è quella che Apple utilizza realmente nei suoi Caffè Macs a Cupertino.
Il 2020 è stato certamente un anno fuori dall’ordinario. E Philips, come tanti altri brand, ha preso parte alla lotta contro la pandemia con i mezzi a sua disposizione, attraverso i valori che contraddistinguono l’organizzazione in campo tecnologico e sociale.
Uno dei recenti progetti che ha maggiormente contraddistinto la Brand Purpose dell’azienda è “Night Watch On Tour” sviluppato nell’estate del 2020. Una speciale partnership tra Philips e il Rijksmuseum di Amsterdam, ha permesso di ammirare diverse repliche a grandezza naturale del dipinto The Night Watch di Rembrandt in trenta case di cura in tutti i Paesi Bassi.
Lo scopo dell’iniziativa era proporre agli anziani residenti, bloccati a causa della pandemia, un momento piacevole di intrattenimento culturale di alto livello. I volontari di Philips hanno reso possibile il progetto agendo come vere e proprio guide museali per i residenti delle case di cura, raccontando la storia dietro il capolavoro e rispondendo alle domande degli ospiti.
10. Womb Stories, Bodyform
Bodyform, azienda UK di prodotti per l’igiene e la cura della persona, si è schierata in prima linea per far luce sugli aspetti che influenzano in modo particolare la salute delle donne. La campagna “Womb Stories” del 2020 mirava proprio a questo: evidenziare le “verità non dette” che caratterizzano le esperienze fisiche delle donne, come l’endometriosi, l’infertilità, i primi cicli mestruali e le vampate di calore della menopausa. Momenti che hanno un impatto sul benessere emotivo e mentale di una donna.
La campagna video, supportata da una serie di animazioni che si intrecciano con filmanti di vita reale, raffigura gli avvenimenti all’interno dell’utero di sei donne che vivono vite diverse. Womb Stories è stata creata sulla scia di una ricerca che ha rilevato che il 21% delle donne percepisce un dibattito sociale insufficiente riguardo le esperienze specifiche del sesso femminile. Mentre il 44% delle donne coinvolte nella ricerca, ritiene che ciò abbia danneggiato la propria salute mentale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/brand-purpose.jpg9451650Nicola Onidahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNicola Onida2021-04-02 09:30:462021-04-07 13:06:45Brand Purpose: 10 marchi che non hanno avuto paura di schierarsi
L’ascesa irrefrenabile dell’audio non si frena e travolge anche LinkedIn, che annuncia a breve il lancio del beta test di una funzione molto simile a ClubHouse, con lo sviluppo di stanze audio declinate per stimolare le connessioni professionali.
Ancora una volta l’audio, per il suo carattere più intimo, più vicino alle conversazioni reali tra persone, sembra dominare rispetto all’overload dell’immagine visiva, incentivato anche dal lockdown e dall’utilizzo amplificato e diversificato dei digital device.
Dopo l’esplosione del fenomeno Clubhouse e i primi esperimenti di recruiting, con giornate dedicate al job placement o ai career day su Clobhouse, LinkedIn decide di inserirsi nei nuovi trend, ampliando le potenzialità della propria piattaforma, così come altre big tech.
Tutti vogliono ClubHouse: il trend dell’audio travolge i social network
Si pensi agli Spaces di Twitter, una sorta di clonazione di Clubhouse in fase già di lancio, o a Telegram che ha potenziato le chat vocali, mentre Facebook, ByteDance, Spotify e Slack stanno lavorando allo sviluppo di room dedicate all’interazione vocale.
“Stiamo realizzando alcuni test preliminari per creare un’esperienza audio unica collegata all’identità professionale. E stiamo guardando a come possiamo portare l’audio in altre parti di LinkedIn, come eventi e gruppi, per dare ai nostri membri ancora più modi per connettersi alla loro comunità”, spiega la portavoce Linkedin, Suzi Owens a TechCrunch.
LinkedIn e l’audio come integrazione dell’identità professionale
Una rete basata sull’audio nata dall’esigenza degli utenti e dei creativi di Linkedin di disporre di più modi per comunicare sulla piattaforma. Non solo profilo social, ma un’integrazione con l’identità professionale, quindi, mentre gli argomenti di conversazione saranno incentrati su lavoro e carriera.
Creare networking tra i professionisti attraverso le parole, con stanze dedicate che superano il singolo testo, o l’immagine che contraddistingue alcuni social media, in un’estensione naturale in altre aree, come i gruppi.
Svelata anche l’interfaccia grafica utente e il design della funzione LinkedIn, molto somigliante a quella di Clubhouse, con un palco centrale con i moderatori raffigurati da icone tonde, mentre il pubblico sarà nella parte inferiore dello schermo. Si aggiungeranno, però, altri tipi di interazioni, l’icona degli emoji e il messaggio diretto agli utenti partecipanti e all’amministratore della stanza.
Ad ispirare le nuove funzionalità, per rendere l’esperienza utente più coinvolgente e interattiva, ha contribuito la forte crescita di LinkedIn nel 2020, come spiega Suzi Owens: “Circa 740 milioni di utenti hanno usato la piattaforma per scambiarsi conoscenze, portando il numero di connessioni a 4,8 miliardi. Oltre 21 milioni di persone hanno partecipato a eventi su LinkedIn con un aumento delle sessioni del 30%”.
“Coloro che aderiranno alla nostra nuova funzione audio dovranno sentirsi assolutamente al sicuro ed essere produttivi”,
sottolinea Suzi Owens. “I nostri utenti vengono su LinkedIn per avere conversazioni rispettose e costruttive con persone reali e il nostro obiettivo è garantire che abbiano un ambiente sicuro per farlo.”
Una crescita, inoltre, di quasi il 50% nelle conversazioni su LinkedIn favorita dalla nuova modalità “Creator”, con storie, condivisioni video LinkedIn Live e post sulla piattaforma, oltre alla newsletter.
L’integrazione di modalità Audio e Creator: audio, storie, video live e newsletter per i professionisti
“Unire audio e ‘Creator’ può portare a risultati positivi per l’app e per la professionalità degli utenti”, insiste l’azienda, soprattutto in prospettiva dell’evolversi futuro dello scenario del mondo del lavoro.
Un’analisi di LinkedIn evidenzia che, nel corso degli ultimi mesi, oltre il 60% dei suoi iscritti lavora da remoto, contro l’8% del pre Covid, convinti che oltre il 50% delle persone continuerà in modalità smartworking anche in futuro, senza rientrare negli uffici.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/linkedin-1.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-04-01 17:02:102021-04-02 09:51:33LinkedIn crea la sua ClubHouse: a breve le stanze audio
Vodafone lancia il suo nuovo posizionamento di brand che mette al centro l’interazione tra la tecnologia e le persone per il progresso della società. Questo weekend Vodafone presenterà il suo nuovo claim – “Together We Can” – con un piano di comunicazione che si svilupperà lungo tutto l’anno, a testimonianza della profonda convinzione di Vodafone che l’unione fra tecnologia e società può costruire un futuro migliore.
Together We Can
Il nuovo posizionamento del brand di Vodafone è ispirato da un’indagine condotta sui consumatori che ha rimarcato quanto la tecnologia stia profondamente trasformando la vita delle persone: non ha più soltanto un impatto sugli individui ma gioca un ruolo significativo in tutta la società, facendo la differenza anche su temi come la sostenibilità e lo sviluppo sociale.
Per esempio, nel corso dell’ultimo anno la sostenibilità ha assunto un peso sempre più importante nelle scelte dei consumatori e nella loro fiducia nei brand: è un elemento chiave per circa otto persone su dieci. Nei prossimi mesi, il messaggio di Vodafone “Together We Can” sarà tradotto in azioni concrete grazie all’espansione delle reti ad alta velocità per una migliore connettività per le persone e le comunità, all’impiego delle tecnologie di comunicazione per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e sostenendo l’istruzione, la salute e il benessere, con l’obiettivo di creare una società più inclusiva e sostenibile.
La campagna Together We Can sarà lanciata in Italia il 4 aprile con La ragazza inarrestabile, uno spot televisivo che ha per protagonista una ragazza che pone domande sul mondo che la circonda e sul ruolo che la tecnologia può giocare nel curare le malattie, nel combattere il cambiamento climatico e nel contrastare il digital divide.
La campagna si concentrerà sul ruolo di Vodafone nel contribuire a dare una risposta a queste domande grazie all’espansione del 5G, della Giga Network e della connettività nelle zone più remote del mondo, fino al contributo dell’app di Vodafone DreamLab nella battaglia contro il cancro e contro il Covid-19.
La rinnovata identità verrà sottolineata dallo speechmark, l’iconico logo di Vodafone, e dall’inconfondibile rosso. Il nuovo posizionamento sarà introdotto in 30 Paesi: oltre all’Italia, sono inclusi Germania, Spagna, Regno Unito, Romania, Grecia, Irlanda, Ungheria, Albania, Olanda (attraverso Vodafone-Ziggo), Portogallo, Repubblica Ceca, Turchia, Australia, Sud Africa, Ghana, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Lesotho e Mozambico.
Anche i Paesi dove Vodafone è presente con accordi di partnership, inclusi Qatar e Nuova Zelanda, daranno il via al nuovo posizionamento. La creatività della campagna “Together We Can” è stata realizzata dall’agenzia New Commercial Arts con sede a Londra, e lo spot televisivo è stato diretto da Tom Green, autore di serie TV pluripremiate nel Regno Unito come Misfits e Blackout. La pianificazione media è curata da Carat.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/vodafone.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-01 11:15:482021-07-26 11:47:11"Together We Can": il nuovo posizionamento di brand di Vodafone
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