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Come trasformare un brand grazie all’audio e ai podcast: l’esempio di Kimbo

Nell’ultimo anno il podcast è cresciuto per un valore pari al 108%, con circa 1,8 milioni di titoli su Spotify nel 2020. Un andamento più che raddoppiato rispetto all’anno precedente, con un conseguente aumento anche sotto il profilo dei creator e produttori di contenuti. Contemporaneamente è cresciuto anche il numero di aziende che hanno cominciato a utilizzare podcast branded come strategia per rapportarsi al proprio pubblico, creando un rapporto più stretto.

Tra queste, anche Kimbo ha recentemente inaugurato un nuovo format editoriale destinato ai social, con lo scopo di accompagnare gli utenti in un viaggio fatto di  storie e di momenti speciali davanti un caffè.

Il progetto “Caffè Animati” punta su due elementi distintivi: lo storytelling e l’animazione, fondamentali per lo svolgimento della storia. La voce di Massimo Cotto, giornalista, speaker radiofonico di Virgin Radio e noto scrittore, trasporta gli utenti in un viaggio  che profuma di caffè, reso ancor più suggestivo da illustrazioni e musica originale del Maestro Tonino Tomeo, tra i più importanti compositori e chitarristi italiani di fingerstyle.

Un nuovo asset comunicativo per Kimbo, dunque, che lo catapulta direttamente nell’era del digitale e soprattutto dell’audio-first. La produzione continuativa di contenuti, infatti, veicolata sui profili social dell’azienda Instagram, Facebook, Twitter e Pinterest, è stata seguita anche dal lancio di un canale Spotify, dove i racconti di Massimo Cotto si possono ascoltare in versione audio.

La scelta del formato vocale è dettata dalla volontà di rendere questi racconti disponibili  su più piattaforme e di alimentare il loro cammino in questo mondo sempre più digitale, attirando anche un target più giovane. Tutto verrà poi caricato anche sulle app per Amazon Alexa e Google Home di Kimbo.

A completare il tutto, una call-to-action rivolta agli utenti che potranno realizzare contenuti che saranno di ispirazione per la produzione di nuovi “Caffè Animati”.

Dov’è il caffè in tutto questo? Rappresenta il contesto e l’ispirazione di racconti di vita quotidiana posti al centro dello schema narrativo. Una sorta di sottofondo e al tempo stesso di timer di queste storie leggere che rapiscono il cuore e che durano appunto il tempo di un caffè.

Per scoprire di più sul progetto ne abbiamo parlato con Dario Volpe, Global Head of Ecommerce & Digital di Kimbo.

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Da tradizionale a digitale: l’evoluzione di un brand

«Kimbo è un brand che ha sempre lavorato su canali tradizionali, forte storicamente sul retail grazie ai suoi 60 anni di storia, che si è affacciato con successo anche al settore Horeca, ma che ha tardato ad approcciarsi ai canali digitali negli ultimi anni», inizia a spiegarci Dario.

Nel 2019 l’azienda ha deciso di intraprendere un percorso di sviluppo sui canali digitali, sia eCommerce sia comunicazione e social media, con un progetto su tutti i touchpoint. Il target si è così allargato: oltre ai consumatori storici, abituati ad acquistare sui canali tradizionali – ma che ora potrebbero volersi rivolgere anche ai canali digitali -, la base dei consumatori si è ampliata, andando a lavorare direttamente su un target più giovane.

Per fare questo, oltre a rinnovare piattaforme e comunicazione, il brand ha cercato di lavorare su asset poco consueti per brand tradizionali, ma con un forte trend di crescita come il podcast. «Questo è servito ad allargare l’audience, lavorando in maniera innovativa, con un progetto in cui la voce narrante è il perno centrale di tutta la costruzione».

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Nuove sfide legate all’emergenza

Il 2020 è stato un anno sfidante, nel quale il brand – come molti altri in questo periodo – si è trovato a costruire un ecosistema digitale, sebbene le basi fossero già state poste prima della pandemia. «Ci siamo trovati in una situazione del tutto inaspettata – ci racconta Dario Volpe – e questo ha alzato ancora di più l’asticella. Se prima pensavamo di trovarci in una situazione in cui il digitale era un perno nella costruzione della relazione con i consumatori finali, sia dal punto di vista di comunicazione che di vendita, con l’emergenza abbiamo dovuto necessariamente continuare a seguire i progetti che avevamo già previsto. Questo ci ha portato su una strada nuova, però, cioè oltre i nostri limiti nel perseguire gli obiettivi digitali».

Il progetto di “Caffè Animati” è nato proprio in questo contesto, in corsa nel 2020, come occasione per capire anche il valore di un progetto che non è solo di digitalizzazione, ma è al servizio dell’azienda dal punto di vista della comunicazione e quindi multi-touchpoint e multi-canale.

Raccontare storie per entrare in contatto con le persone

La produzione di questi contenuti audio non è un punto di arrivo ma di partenza. Quello che Kimbo vuole raggiungere è il coinvolgimento degli utenti, che in una seconda fase saranno chiamati a interagire, contribuendo alla produzione di queste storie e del tessuto narrativo realizzato con la collaborazione di Massimo Cotto.

Nello sviluppare questo progetto il brand ha preso in considerazione i dati e i trend sui podcast, che nell’ultimo anno hanno conosciuto una crescita esponenziale. Un trend che però non è ancora sufficientemente valorizzato dai brand tradizionali, che stanno tardando ad avvicinarsi a questo canale. Non dimentichiamo, inoltre, la presenza sempre più massiva anche degli assistenti vocali a casa, che consentono di interagire in modo istantaneo e di avere il brand accanto nel proprio ambiente domestico, in qualsiasi momento.

«Il caffè, nel nostro caso, è presente, ma in maniera quasi educata. Fa da sfondo alle storie che vengono raccontate. Si tratta di uno degli elementi del racconto ma non ne è il principale. Anzi, diventa quasi un pretesto per raccontare delle storie che trasmettono valori più importanti. In 60 secondi i Caffè Animati riescono a sintetizzare degli stati d’animo e a creare delle emozioni importanti».

 

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La scelta dei 60 secondi è legata sicuramente all’esperienza del caffè, che tra tempo di preparazione e di consumo richiede proprio questo tempo per un espresso. Dall’altro lato i 60 secondi permettono di restare, ad esempio, all’interno del feed di Instagram, per cui il timing è stato scelto anche per la flessibilità rispetto ai vari touchpoint digitali.

Un progetto in divenire…

Dal punto di vista dei risultati Kimbo ha fatto un po’ una scommessa, perché si tratta di un ambito completamente innovativo per qualsiasi brand. Dunque il progetto è stato vissuto in ottica di test&learn, che sta dando già ottimi risultati in termini di ingaggio sui social e su Spotify.

Per lo stesso motivo non è ancora prevista una chiusura del progetto, che è ancora nella sua prima fase di sviluppo. Lo step successivo sarà l’implementazione del meccanismo di coinvolgimento delle persone attraverso un hub di contenuto. «Infine, i contenuti digitali potrebbero anche essere trasportati dal digitale al fisico, sia tramite eventi fisici (speriamo presto), sia tramite cartoline o packaging», ci racconta Dario.

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… e qualche sorpresa da scoprire

I racconti di Caffè Animati sono accompagnati da musiche e illustrazioni originali. I brani sono costruiti sulle parole del racconto e non viceversa, come spesso accade per le canzoni. Ma c’è di più, infatti il brano contiene degli easter eggs, legati soprattutto alla musica napoletana, con piccole citazioni. E questo elemento punta proprio sul coinvolgimento degli utenti, che sono chiamati a scoprire queste piccole sorprese.

Il podcast come strumento per valorizzare il brand

Circa il 19% degli utenti attivi mensili di Spotify ascolta i podcast, secondo i dati diffusi dalla piattaforma lo scorso agosto. L’azienda ha dichiarato di raggiungere 286 milioni di utenti attivi mensili, che si traduce in circa 54,3 milioni di ascoltatori di podcast.

Con l’arrivo della pandemia, anche il consumo di podcast è cambiato, il tempo di ascolto intorno ad attività come cucinare e fare le faccende domestiche è improvvisamente aumentato, tanto che Spotify ha dichiarato che “Ogni giorno ora sembra il fine settimana”.

Kimbo ha saputo cogliere in modo elegante e in linea con i valori del brand questo trend, senza spingere con una comunicazione social aggressiva, ma ideando un contenuto destinato a proseguire nel tempo, che sarà in grado presto di ingaggiare anche i fruitori delle diverse piattaforme. Un esempio di come sia possibile cogliere le tendenze digitali, modificare i propri asset e allargare l’audience, senza però stravolgere l’essenza della brand identity.

tik tok vs instagram

Instagram Reels vs. TikTok: la battaglia definitiva (e intanto arriva YouTube Shorts)

  • In Italia TikTok ha aumentato del 593% il numero di utenti attivi sulla piattaforma in solo un anno
  • Mark Zuckerberg ha deciso di dichiarare guerra aperta a TikTok questa estate con il lancio degli Instagram Reels
  • Intanto YouTube ha annunciato il lancio di Shorts, un nuovo formato video verticale simile a una Story

Guardando i dati accumulati negli ultimi 12 mesi, possiamo tranquillamente affermare che il 2020 è stato l’anno di TikTok. La piattaforma, che nel 2019 era conosciuta principalmente come l’evoluzione di Musical.ly, grazie alla pandemia e al lockdown forzato è diventata un trend a livello mondiale.

Risulta infatti essere l’applicazione più scaricata nel mondo del 2020, arrivando al sesto posto tra i social network con il maggior numero di utenti attivi. 

Secondo Comscore, in Italia TikTok è la quarta applicazione per tempo speso reale. AgCom specifica che a Giugno 2019 gli utenti attivi su TikTok erano circa 900 mila, mentre esattamente anno dopo erano arrivati a 6 milioni e 600 mila: la variazione in un anno è stata del 593%.

Cifre incredibili che hanno attirato l’attenzione non solo dei grandi Brand e dei Marketers, ma anche dei proprietari delle piattaforme rivali, in particolare di Mark Zuckerberg. 

Il nostro Mark, infatti, ha deciso di dichiarare guerra aperta a TikTok questa estate con il lancio di Reels, la nuova feature di Instagram che permette agli utenti di creare video clip da 15 a 30 secondi condividerli nelle loro storie o nella nuova scheda Reels presente sui loro profili personali.

LEGGI ANCHE: Come TikTok e le Stories di Instagram stanno facendo crescere il valore degli Influencer

Reels e TikToks sono la stessa cosa?

A una prima occhiata può sembrare che questi due strumenti siano uguali, ma in realtà differiscono sotto molteplici aspetti: in termini tecnici, di algoritmo e demografici.

Vediamo insieme quali sono le principali differenze tra i due strumenti.

#1 Durata del video

La prima differenza che possiamo notare riguarda la lunghezza del video: su Instagram gli utenti possono registrare Reels fino a 30 secondi, mentre su TikTok il tempo raddoppia arrivando a 60 secondi.

Può sembrare una differenza minima, ma non è così: gli utenti infatti preferiscono la possibilità di creare contenuti più lunghi, anche se i 30 secondi dei Reels possono stimolare maggiormente la creatività dei Creators.

#2 Musica per gli account business

Secondo, vediamo come la possibilità di aggiungere musica nei video per gli account aziendali cambia tra le due piattaforme: attualmente su Instagram molti profili business non sono ancora in grado di accedere alla funzione musicale.

Questo significa che, se un Brand vuole pubblicare un Reel contenente una determinata canzone, deve creare il video su Instagram, modificarlo su un’altra applicazione di editing video e condividerlo poi sulla piattaforma. 

Ovviamente questo si traduce per le aziende in una predilezione nell’utilizzo di TikTok, dove chiunque ha accesso a una libreria di suoni, musiche, effetti audio che aiutano l’utente a giocare con la creatività.

#3 Effetti e filtri per l’editing 

Vediamo come, anche per quanto riguarda la terza differenza, TikTok sembra avere la meglio sui Reels. 

Infatti, su TikTok gli utenti possono scegliere tra una vastissima serie di effetti vocali e filtri per editare i propri video, mentre su Instagram questa possibilità è molto più limitata.

Oltre agli effetti e ai filtri, gli utenti di TikTok hanno a disposizione le funzionalità Duet, Reaction e Stitch, che permette loro di interagire in maniera più efficace e diretta con i profili che seguono, che siano Influencers o Brands – feature che su Instagram non è ancora attiva.

#4 L’algoritmo

Se l’algoritmo di TikTok è stato per mesi un mistero per i Marketers, finalmente la piattaforma si è decisa a spiegare come funziona la pagina “For You” dell’applicazione.

TikTok consiglia i contenuti classificando i video in base a una combinazione di fattori: gli interessi e le interazioni dell’utente, le informazioni presenti nei video condivisi, le impostazioni del dispositivo e dell’account. 

LEGGI ANCHE: TikTok: cosa significa FYP e cosa dovresti sapere sul funzionamento del suo algoritmo

Dall’altro lato, l’algoritmo della pagina Esplora degli Instagram Reels non è ancora così chiaro. Non sappiamo se sia basato sulla posizione, sugli interessi, sulle interazioni, in conclusione quale sia il criterio alla base di queste scelte.

In generale comunque, su entrambe le piattaforma la chiave per diventare virali è la costanza: più contenuti vengono pubblicati dal profilo, più è probabile che i video vengano visualizzati nella sezione “For You” o “Esplora”.

#5 Formati pubblicitari

La principale differenza tra le due piattaforme è che, al momento, le aziende non possono sponsorizzare i propri Reels su Instagram ma solo collaborare con Creator e Influencers per creare contenuti brandizzati, mentre TikTok offre differenti formati pubblicitari agli inserzionisti.

Oltre ai diversi posizionamenti che offre TikTok, la piattaforma ha recentemente annunciato una partnership con Shopify, con l’obiettivo di aiutare i brand a raggiungere una fetta di pubblico più giovane.

Come funziona? Le aziende potranno collegare il proprio account business di TikTok a quello di Shopify e vendere i propri prodotti direttamente sull’applicazione, tramite annunci video in-feed.

La parte migliore è che sarà estremamente facile da gestire, in quanto tutto può essere creato e monitorato direttamente dalla dashboard di Shopify.

#6 Target e segmentazione demografica

Possiamo notare come, nonostante le due piattaforme offrano lo stesso tipo di contenuto, i dati demografici riportino una differenza sostanziale.

Secondo i dati di TikTok, infatti, sembra che la fascia di etá dominante sia quella tra i 18 e i 24 anni, ovvero la Generazione Z, mentre Instagram Reels si relaziona maggiormente con una generazione più adulta, ovvero i Millennials.

Questa differenza di target si riflette anche nei contenuti condivisi: TikTok è più “antiestetico” con video home-made, semplici e autentici, mentre i Reels appaiono più curati ed esteticamente gradevoli.

#7 Strumenti di analisi

Arriviamo all’ultima differenza sostanziale tra le due piattaforme, ovvero gli strumenti di analisi della performance.

Con l’account TikTok Pro gli utenti hanno accesso a una vasta raccolta di dati e statistiche sui contenuti pubblicati e sui tuoi followers.

Al momento, invece, Instagram Reels non dispone di strumenti specifici per il monitoraggio delle performance: è possibile solo controllare il numero di visualizzazioni, il totale dei mi piace e dei commenti.

Ovviamente possiamo imputare tutte queste differenze al fatto che Instagram Reels è uno strumento relativamente nuovo, lanciato solo da pochi mesi, che sicuramente evoluzionerá con il passare del tempo.

LEGGI ANCHE: 5 tips per creare Reels epici su Instagram

Nel frattempo, in questa battaglia per conquista del primo posto nel podio delle piattaforme video, ha deciso di partecipare anche YouTube con il lancio di Shorts: un nuovo formato video verticale simile a una Story che consente agli utenti di creare clip di 15 secondi o meno, atteso a breve negli Stati Uniti.

Questo strumento è già attivo in fase beta in India da settembre 2020, dove – secondo i dati condivisi proprio da YouTube – gli Shorts ricevono una media di oltre 3,5 miliardi di visualizzazioni giornaliere.

YouTube Shorts vuole competere direttamente contro TikTok, in quanto le sue funzionalità sono molto simili: strumenti creativi per modificare i video come, aggiunta di musica selezionata dalla libreria della piattaforma, timer e conto alla rovescia, etc. 

Il prossimo aggiornamento, che combacerà appunto con il lancio ufficiale negli Stati Uniti – vedrà l’aggiunta alla home page di YouTube di un Carousel dedicato agli Shorts, nel quale gli utenti potranno navigare da un video all’altro scorrendo verticalmente durante la visualizzazione del contenuto.

Chi sarà il vincitore di questa battaglia? Per adesso sembra che TikTok sia in testa, ma siamo curiosi di vedere quali novità ci aspettano nei prossimi mesi.

Google News Showcase: nuovi accordi di licenza con gli editori italiani

Google firma in Italia nuovi accordi di licenza con una serie di editori, sia di portata nazionale che di carattere locale, tra cui RCS Media Group, Sole 24Ore, Gruppo Monrif, Caltagirone Editore, il Fatto Quotidiano, Libero, Il Foglio, Il Giornale, Il Tempo, Ciaopeople, Edinet, Gruppo Corriere, Citynews e Varese web. 

Questi nuovi accordi, firmati su base individuale, rappresentano un importante passo avanti nella relazione di Google con gli editori italiani, remunerando gli editori aderenti per Google News Showcase.

Questi accordi per News Showcase tengono in considerazione i diritti previsti dall’Articolo 15 della Direttiva Europea sul Copyright in relazione agli usi specifici online delle pubblicazioni giornalistiche (tali diritti non si applicano ai collegamenti ipertestuali e all’utilizzo di estratti molto brevi). 

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Google News Showcase

Google News Showcase è un nuovo programma di licenze annunciato da Google nel 2020, che offrirà ai lettori l’accesso a contenuti più approfonditi a fronte di una remunerazione per gli editori firmatari degli accordi. News Showcase permetterà agli editori di rafforzare la propria relazione con i lettori, sviluppare nuovi modelli per la monetizzazione dei contenuti e trarre beneficio dall’aumento di traffico verso il proprio sito. News Showcase sarà disponibile in Italia nei prossimi mesi. 

News Showcase si inserisce in un quadro più ampio di iniziative che rappresentano l’impegno di lungo termine di Google verso il mondo del giornalismo. Oltre a programmi come la Google News Initiative e alla collaborazione in ambito pubblicitario con gli editori a livello globale, attraverso le sue piattaforme Google invia ogni mese ai siti degli editori 24 miliardi di clic, che permettono agli editori di aumentare i ricavi attraverso annunci e nuovi abbonamenti sui loro siti e app.

In Italia, dal 2015 Google ha investito 11 milioni di Euro in progetti italiani di giornalismo attraverso il Fondo per l’Innovazione della Digital News Initiative, mentre nel 2016 ha sottoscritto con FIEG un accordo triennale che ha portato l’azienda a investire oltre 16 milioni di Euro su una serie di settori strategici per l’editoria digitale. E nel 2020, con il diffondersi della pandemia di COVID-19, ha offerto supporto economico a oltre 300 redazioni italiane attraverso il suo Fondo globale di emergenza per il giornalismo locale. 

Siamo soddisfatti di aver raggiunto questo accordo che, regolando anche il tema dei diritti connessi, riconosce l’importanza dell’informazione di qualità e l’autorevolezza delle nostre testate. Un nuovo tassello nella partnership con Google che valorizza i quotidiani RCS e offre un ulteriore impulso alla crescita della nostra customer base, supportando con una sempre più ampia copertura informativa.

Urbano Cairo, Presidente e Amministratore Delegato di RCS Media Group.

Il programma Showcase apre una nuova stagione di relazione con Google, perché affronta il tema dei diritti connessi alla distribuzione dei contenuti digitali, consente di promuovere il giornalismo di qualità delle nostre testate e di accelerare la trasformazione digitale dei processi editoriali e lo sviluppo dei ricavi da subscription.

Michela Colamussi, Director of Transition to Digital and Innovation Gruppo Monrif.

L’accordo con Google è un ulteriore riconoscimento del valore dell’informazione di qualità quale è quella de Il Sole 24 Ore. La remunerazione dell’informazione, inclusi i diritti connessi alla distribuzione dei contenuti digitali, è un fronte su cui il nostro gruppo editoriale è impegnato in prima linea con l’obiettivo di tutelare il nostro patrimonio di contenuti ad alto valore aggiunto. Questo accordo si inserisce in tale strategia ed è coerente con il processo di innovazione editoriale e tecnologica su cui Il Sole 24 Ore si è impegnato negli ultimi due anni. L’adesione alla GNI di Google e quella a News Showcase sono alcuni degli esempi.

Giuseppe Cerbone, Amministratore Delegato Il Sole 24 Ore.

Questi nuovi accordi rappresentano un importante passo avanti e confermano l’impegno di Google verso gli editori italiani. I nostri editori partner avranno accesso a nuove opportunità per valorizzare i propri contenuti e per aumentarne la profittabilità. Siamo felici di contribuire allo sviluppo dell’ecosistema digitale per il mondo degli editori e di rafforzare il nostro impegno verso il giornalismo di qualità.

Fabio Vaccarono, Vice President di Google e Managing Director di Google Italy.

Spotify lancia in Italia Ad Studio, la piattaforma pubblicitaria self service

Spotify lancia oggi in Italia Ad Studio, la piattaforma pubblicitaria self-service che permette a chiunque di creare e gestire campagne pubblicitarie audio e video su Spotify. Fare pubblicità diventa, così, ancora più semplice, con annunci audio realizzati da zero, grazie ad un’interfaccia intuitiva, agli strumenti creativi e ai servizi offerti (doppiatori, musiche e analytics) direttamente da Spotify, leader dello streaming on demand, che ha rivoluzionato il modo di ascoltare musica.

La mission, come sempre, è quella di liberare il potenziale della creatività, anche nello scenario italiano, dove il consumo di audio digitale sta superando rapidamente la fruizione della radio: infatti il 61% degli utenti Spotify Free in Italia ascolta audio da mobile, con il trend in crescita del podcast

“Tutta l’opportunità del mercato audio non è ancora colta, soprattutto nell’advertising delle strategie media. Ad Studio è una rivoluzione”,

esordisce Alberto Mazzieri, Director of Sales di Spotify Italia: “È sicuramente un segmento da esplorare. L’audio digitale, lo streaming, offrono opportunità di comunicazione legate al targeting, al tracciamento e alla comprensione dell’audience attraverso i contenuti che definiscono il mood di ascolto.  Un’innovazione assoluta, perché permette di costruire messaggi sfruttando i dati, con un’efficacia superiore”.

L’intelligence Spotify a servizio delle campagne advertising per monitorare l’impatto

Gli inserzionisti Spotify Advertising potranno attingere alla Spotify Audience Network, prevedere stime di impression, reach e frequenza in base al target, ma anche tracciare e gestire tutti i report della campagna. Opzioni di targeting avanzate, per raggiungere il pubblico di riferimento, rivolte a piccole e medie imprese PMI, startup, brand in crescita, ma anche creator digitali, rispetto ad una community, che registra oltre 345 milioni di utenti Spotify in 178 Paesi del mondo, di cui 155 milioni abbonati Premium.

Una rivoluzione per l’industria della pubblicità audio, secondo Alberto Mazzieri: “Il lancio di Ad Studio rafforza il nostro impegno a fornire alle aziende e agli artisti di tutte le dimensioni le opportunità della streaming intelligence di Spotify.  Anche le realtà di piccole e medie dimensioni possono testare facilmente una campagna su Spotify, misurarne l’impatto e sfruttare la potenza dell’audio”.

A partire da un investimento minimo (250€), inserzionisti di ogni tipo e dimensione – imprese locali, concessionarie, catene di supermercati, negozi di elettronica, istituti e università per la promozione di corsi, open day o altre attività – avranno accesso alla streaming intelligence di Spotify. Inoltre, fornendo uno script, la piattaforma aiuterà nella creazione di annunci professionali in sole ventiquattro ore, senza costi aggiuntivi.

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Alberto Mazzieri, Director of Sales di Spotify Italia

Dottor Alberto Mazzieri, da quale esigenza nasce Spotify Ad Studio in Italia?

“È la nostra piattaforma aperta a tutti gli advertiser, per campagne di comunicazione audio o video in autonomia, in pochi minuti e con la possibilità di raggiungere l’audience qualificata di  Spotify: dei 345 milioni di utenti globali, circa  190milioni la utilizzano in modalità free, esposti ai messaggi pubblicitari, raggiungibili attraverso Ad Studio. In Italia ci basiamo sui dati Comscore, che nell’ultimo ultimo trimestre del 2020 ci ha attribuito una media di 11,2milioni di utenti attivi ogni mese, in crescita  rispetto all’anno precedente, anche rispetto ai primi mesi dell’anno. Alla fine del prossimo quarter rilasceremo i dati aggiornati che sembrano confermare i trend in crescita”.

L’esperienza immersiva dell’audio

Audio e podcast sono tra i trend digitali dell’ultimo anno. Come si adegua e reagisce Spotify alle recenti applicazioni che fondano il proprio successo sulla voce?

“Il podcast è uno degli elementi che sta trainando la crescita, sia in termini di ore di consumo che di ascolto, nell’ultimo trimestre duplicate rispetto all’anno precedente. Ad oggi abbiamo 2,2 milioni di titoli podcast in piattaforma (erano 1,9 milioni solo nel terzo trimestre, per cui più di 300 mila in pochissimi mesi. Un trend che registriamo in ambito globale in tutte le Country. Conferma la rilevanza sempre maggiore dell’audio nella vita delle persone”.

Audio significa intimità, svincolata dal dominio dell’immagine?

“L’esperienza audio è molto immersiva e intima, molto più di qualsiasi altro mezzo. Poi si aggiunge il fattore tecnologico: lo streaming ha reso i contenuti audio disponibili in misura molto maggiore e su tantissimi dispositivi. La radio è il diffusore per antonomasia, ma il contenuto attraverso lo streaming si sta evolvendo, cresce il consumo. Spotify ha fatto della “ubiquity”, della disponibilità su più device possibili una colonna della propria strategia, non solo computer e cellulari, ma sempre più anche consolle di gaming, smart speaker, connected tv, automotive. Sono tantissimi i dispositivi che hanno integrato l’app di Spotify, permettendo alle persone di fruire di contenuti in tante situazioni diverse”.

Spotify Italia ha previsto un reparto creativo, un nuovo piano di recruiting per individuare le figure a sostegno delle campagne advertising delle aziende?

“C’è un grande investimento da parte dell’azienda, perché l’opportunità è gigantesca. Ad Studio offre a tutte le imprese, a prescindere dalla dimensione, l’opportunità di accedere alla comunicazione audio come non è mai stato fatto in passato. L’automazione e la possibilità di fare tutto in self service, permette di ottimizzare anche investimenti dal punto di vista creativo”.

Come funzionerà praticamente Ad Studio? Come si realizza uno spot in 24 ore?

“Qualora le aziende non disponessero di un asset audio, la campagna viene prodotta tramite  piattaforma,  caricando il copy (la sceneggiatura scritta) dello spot, con la possibilità di scegliere una voce e una musica poi mixate,  e nel giro massimo di quarantott’ore lo spot audio viene fornito da Spotify per essere utilizzato nella campagna adv. Dietro c’è un network di speaker e doppiatori e lo spot viene fornito gratuitamente, scegliendo la voce e il suono tra una library di generi musicali”.

Ad Studio – L’interfaccia semplice ed intuitiva

Il podcast, nuovo trend audio

Il pubblico italiano come risponde alle potenzialità audio, rispetto a quello internazionale?

“in termini di adozione di nuove tecnologie, sia il singolo utente che le aziende riescono a cogliere abbastanza rapidamente i trend e le opportunità. I numeri lo testimoniano, la piattaforma in Italia cresce in un modo significativo, non solo nell’audience, ma in termini di tempo speso e contenuti caricati. Tra gli esperimenti, abbiamo lanciato il primo podcast Spotify Original, prodotto da Spotify Italia con i The Jackal  per Sanremo, condensato in pochi minuti. Abbiamo avuto un riscontro di pubblico, in cima alla classifica dei più ascoltati in italia. Ciò che accade nella società e nel mondo reale è poi trasposto in contenuti audio”.

Spotify ha lanciato una nuova iniziativa in Usa spinta dal podcast di Obama e Bruce Springsteen. In Italia sarebbe immaginabile una simile operazione? I creator sono giovani o sono trasversali alle diverse fasce di età?

“C’è un segmento altissimo di titoli nuovi che compaiono in piattaforma, aumentano di centinaia di migliaia di mese in mese. Si va dai grandi publisher a chi ha qualcosa da dire, influencer creator, o chi è specializzato in qualsiasi disciplina. Il bello dei podcast che ha ampliato il range di contenuti, prima era solo musica. Coprono qualsiasi argomento: news, informazione, eventi di costume come Sanremo. Il targeting, il tracciamento, consentono comunicazioni efficaci, sulla definizione del mood: sapere chi ci sia dall’altra parte, che cosa stia facendo, se sia in auto o si stia allenando, con  caratteristiche socio-demografiche di utenti loggati alla piattaforma”.

Profiling, produzione dello spot e poi?

“Terzo aspetto la tecnologia avanzata, che permette di creare un’esperienza audio super immersiva. Si pensi al 3D o all’8D, che se ascoltato con auricolari o cuffie è ancora più coinvolgente. Per le aziende e tutte le industry è un’opportunità gigantesca, complementare alla strategia video. L’audio riempie i momenti della giornata in cui il video non è presente, quando si guida, ci si allena, si cucina”.

Musica, UX e bambini

Come può un singolo utente o un’impresa utilizzare la funzionalità Ad Spotify? 

“La piattaforma mette a disposizione tutte le informazioni, è user friendly. Basta usare l’applicazione da desktop o da smartphone, su Ad Studio, e seguire i vari step  per definire gli obiettivi della campagna, l’audience che si vuole raggiungere, il formato audio o video, o entrambi insieme. 1 minuto su 5 speso in piattaforma è passato sul video, sebbene siamo riconosciuti soprattutto per l’audio. Il quel 20% del tempo (su un totale di 2ore e mezzo al giorno trascorso su Spotufy), possiamo erogare messaggi advertising video, molto premium, a schermo pieno”.

Nessun testimonial in Italia per il lancio?

“Desideriamo comunicare la velocità di utilizzo e le caratteristiche tecnologiche. Il testimonial è la piattaforma in sé, che desideriamo diventi familiare a chiunque, con l’ambizione di diventare la piattaforma di comunicazione per l’audio di tutte le aziende, grandi e piccole”.

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Splio acquisisce la startup Goodfazer e potenzia il Referral Marketing

Splio è orgogliosa di annunciare l’acquisizione della startup francese Goodfazer, piattaforma SaaS per la gestione dei referral. L’innovativa soluzione permetterà ai brand di utilizzare la raccomandazione dei clienti e sfruttare la forza del passaparola per  l’acquisizione di nuovi contatti tramite l’uso strutturato ed intelligente dei canali digitali.

Splio è una piattaforma marketing di fidelizzazione che consente alle aziende di ingaggiare e fidelizzare la clientela su tutti i canali. Con questa acquisizione Splio rinforza la sua vision per cui l’engagement e la fidelizzazione rappresentano potenti leve di crescita per i marchi. Con oltre 500 clienti nel retail, eCommerce, transportation e food, Splio si conferma leader nel Martech ed esperto di trade, lavorando per fornire una piattaforma che unisca tutte le esigenze di attivazione marketing dei merchant.  

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Splio pone il cliente al centro della strategia di crescita dei brand

Il Referral Marketing è oggi al centro della trasformazione dei processi decisionali di acquisto. È una leva marketing che si basa sul forte principio della raccomandazione e della fiducia, ed è proprio questa la vision che Mireille Messine, CEO di Splio, rende accessibile grazie alla piattaforma Splio.

Scegliere il passaparola del cliente, significa optare per una leva di sviluppo organico, che capitalizzi la clientela acquisita e conquistata, e che la ponga al centro della strategia  di crescita dei brand. Il passaparola digitale ha già dimostrato il suo valore negli Stati Uniti e ha portato al successo marchi come Uber, Airbnb e Dropbox.

Mirelle continua:

L’obiettivo di questa  acquisizione è quello di estendere le sue potenzialità e il suo utilizzo a beneficio di una fascia di brand più ampia possibile. L’arrivo di Frédéric Faivre nel team e l’integrazione della piattaforma Goodfazer, è un’ottima notizia per Splio. Apre nuove prospettive ai marketer e nuove opportunità  per i nostri clienti.

Goodfazer: da un progetto imprenditoriale a Splio

Il potere del Referral Marketing si misura nella natura esponenziale del passaparola, che trasforma il cliente in un canale di influenza e vendita. Il cliente crea valore ed è più che mai un  canale di comunicazione da non sottovalutare. L’ha ben compreso Frédéric Faivre, fondatore di Goodfazer. Fondata nel 2018, Goodfazer consente ai brand di acquisire nuovi clienti grazie alla creazione di programmi di referral e campagne coinvolgenti. 

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La piattaforma Goodfazer è nata da un’iniziativa intraprenditoriale incubata da Becoming Group, mentre Frédéric Faivre, ancora direttore associato dell’agenzia Grenade, gestiva le operazioni di referral per Sosh e Orange. Questo progetto rientrava nello sviluppo di un’innovazione al servizio della vision della società, e ha permesso a Frédéric Faivre di sviluppare la piattaforma di referral di cui i merchant avevano bisogno.  

I clienti ingaggiati e fedeli vogliono ricoprire un ruolo attivo per i brand che amano. Stiamo assistendo a una trasformazione radicale nella scelta di acquisto dei consumatori, che è meno influenzata dalla pubblicità e maggiormente dalla raccomandazione e il passaparola tra amici e conoscenti. Restituire il comando ai consumatori, rendendo la raccomandazione accessibile a tutti i commercianti, grazie a una piattaforma innovativa e di  semplice utilizzo, questa è la nostra ambizione al fine di rendere la raccomandazione una customer experience ingaggiante e fidelizzante.

La raccomandazione ingaggia e fidelizza su tutti i canali

La raccomandazione in modalità SaaS ha già guadagnato sostenitori, tra cui Sandrine Privat Pedoussaut, direttore marketing di NAF NAF, che ha sviluppato un programma di referral multicanale con Goodfazer, per ingaggiare nuovi clienti e aumentare le vendite online e offline al di  fuori dei periodi commerciali di punta:

Abbiamo integrato facilmente la piattaforma Goodfazer nel nostro ecosistema phygital, eCommerce e nei punti vendita, e implementato rapidamente campagne di referral all’interno della rete NAF NAF con ottimi risultati. 

Alla fine della sua prima campagna, NAF NAF aveva aumentato il paniere medio di 1.5 per i nuovi clienti e di 2 per i clienti ambassador.

NFT mania

NFT mania, ecco i non-fungible token che tutti vorremmo collezionare

Opere d’arte audiovisiva, quadri digitali. Ma anche meme, canzoni e interi album musicali. Sono il trend del momento, gli NFT (o non-fungible token), i gettoni digitali basati su tecnologia blockchain che stanno monopolizzando l’attenzione di collezionisti, appassionati di cripto valute (ma non sono la stessa cosa) e semplici curiosi di internet.

Jack Dorsey NFT

Abbiamo raccolto alcuni dei gettoni più strani e originali, che dimostrano l’hype che si sta generando intorno al fenomeno. Imprenditori, brand e personaggi dello showbusiness sono letteralmente ammaliati dal fenomeno NFT e desiderosi di sperimentarlo.

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Il primo tweet di Jack Dorsey

Jack Dorsey, il miliardario co-fondatore e CEO di Twitter ha messo all’asta il suo primo tweet come NFT.

Il tweet (di ben 15 anni fa) è stato vendita su una piattaforma chiamata Valuables by Cent, che consente appunto alle persone di fare offerte su tweet “autografati dai loro creatori originali”.

Per “Sto settando il mio twttr”, l’offerta più alta ha raggiunto i 2,9 milioni di dollari e si è assicurato il prezioso bene digitale Sina Estavi, CEO di Bridge Oracle.

Dorsey ha comunque dichiarato che convertirà il ricavato in Bitcoin e che in seguito lo devolverà in beneficenza.

Le GIF di Taco Bell

Taco Bell ha iniziato a servire qualcosa in più di semplici tacos: ha anche cominciato a consegnare NFT.

La catena di fast-food ha annunciato su Twitter la vendita di GIF e immagini “a tema taco” sul marketplace NFT Rarible.

Naturalmente, tutti si sono immediatamente resi conto che si trattava di un brand che cavalcava l’onda del fenomeno NFT (un trend che potrebbe essere anche potenzialmente dannoso per l’ambiente), ma i gettoni sono andati a ruba, volatilizzati in trenta minuti.

Taco Bell ha dichiarato che tutti i proventi andranno alla borsa di studio Live Más attraverso la Taco Bell Foundation. L’azienda ha anche lasciato intendere che sta progettando un’altra serie di token anche se, come ha affermato l’azienda, sebbene gli NFT siano “per sempre”, non potranno mai sostituire il gusto e la croccantezza di un taco caldo.

Le Pringles con il sapore virtuale

Anche Pringles è tra i brand del food saltati sul treno della popolarità dei non-fungible token, per sfruttare il clamore mediatico del momento.

L’azienda ha emesso 50 tubi virtuali CryptoCrisp “al sapore di NFT”, un’opera d’arte digitale dall’artista Vasya Kolotusha: un file MP4 1080×1080 che mostra una lattina Pringles dorata.

Tutti i proventi delle vendite dei 50 pezzi emessi andranno direttamente all’artista.

 

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Un post condiviso da Vasya Kolotusha (@kolotooosha)

Il collage di Beeple messo all’incanto da Christie’s

Mike Winkelmann, un artista conosciuto al grande pubblico con lo pseudonimo di Beeple, ha venduto un collage digitale di opere realizzate in 5000 giorni per la cifra record di 69,3 milioni di dollari, in un’asta da Christie’s.

Un evento storico non solo per l’oggetto messo all’incanto, ma anche perché la famosa casa d’aste fondata nel 1766, per la prima volta ha consentito di pagare l’offerta anche tramite moneta digitale.

mike winkelmann beeple collage NFT

Non-fungible token: il Badge di Montemagno per pazzi furiosi

NFT Marco Montemagno

Il noto divulgatore Marco Montemagno ha invece scelto il marketplace OpenSea per il lancio del suo NFT. Si tratta di un badge che, secondo le sue esatte parole, devi essere “un pazzo furioso” per comprarlo. Puoi vederlo qui e renderti conto della quotazione che sta raggiungendo.

Il gatto con la Pop-Tart

Nyan Cat - non-fungible token

Il famoso meme chiamato Nyan Cat, che raffigura un gatto con il corpo di una Pop-Tart, è stato acquistato per quasi 600.000 dollari.

Le cripto copertine del Time

copertine time nft

Anche il prestigioso TIME non ha resistito alla mania degli NFT e ha messo all’asta tre copertine: l’iconica “Is God Dead?” del 1996, la più recente rivisitazione “Is Truth Dead?” del 2017 e un’ultima versione nuova di zecca, mai andata in stampa, che strizza l’occhio proprio alle cripto valute, cioè “Is Fiat Dead?”

Le tre copertine sono in vendita su NFT SuperRare e l’asta durerà fino a mercoledì sera. Il prezzo base è di 10 Ether per ogni copertina (quasi 18.000 dollari), ma quella con “Fiat” ha già superato il doppio della richiesta.

L’immagine anaglifica di Marco Camisani Calzolari

Un pezzo di arte digitale tutto italiano. A uno sperimentatore come Marco Camisani Calzolari non poteva essere indifferente l’attenzione riservata agli NFT. Ecco il suo non-fungible token, che però non sarà messo in vendita.

Il “quasi NFT” di Elon Musk

Eccentrico, poliedrico, visionario. E, di certo, sempre sul pezzo. Grande sostenitore di Bitcoin e del mondo legato alle crypto, Elon Musk ha annunciato la sua intenzione di mettere in vendita, sotto forma di non-fungible token, il suo nuovo pezzo techno (sì, Elon ha tempo anche per comporre musica).

Ci ha però ripensato dopo un po’, dichiarando di aver cambiato idea con un tweet.

L’opera di Banksy bruciata (e diventata un NFT)

Un Banksy originale, che è stato bruciato e distrutto in un video in live streaming, è stato venduto come NFT per 380.000 dollari.

L’opera d’arte del 2006, dal titolo Morons (White) è essa stessa una critica al mercato dell’arte, e infatti raffigura un banditore d’asta di Christie’s.

Un video condiviso dall’account BurntBanksy ha mostrato il video di un uomo mascherato mentre dava fuoco alla stampa con un accendino.

Alcuni critici hanno però liquidato l’evento come una “trovata” per fare soldi.

Cosa sono gli NFT (se ancora non lo sai)

Gli NFT sono beni digitali che, grazie alla tecnologia applicata anche alle criptovalute, diventano “unici”.

Ognuno di essi, infatti, ha una propria identificazione e non è replicabile. Questi token servono quindi da “atto digitale” per certificare edizioni originali per opere d’arte, album o brani musicali e anche meme.

Per questo, la definizione “non fungibili” si riferisce ai criteri di unicità e indivisibilità del token. Queste caratteristiche li rendono anche diversi dagli utility token e dalle criptovalute.

Non-Fungible Token si acquistano spesso in aste e possono poi essere pagati attraverso i consueti metodi oppure, naturalmente, in criptovaluta.

Joule4Ideas: il progetto di Eni per ripartire dalle idee sostenibili

Stiamo vivendo mesi complicati in cui è difficile programmare anche le cose più semplici e non perché non abbiamo tempo come “prima”. Prima, un periodo che ci sembra qualcosa di lontano, come se il prima risalisse a un secolo fa. Il problema in realtà è il dopo e non stiamo parlando di decenni, ma del prossimo futuro. Ci sembra qualcosa d’intangibile che non riusciamo a immaginare e che un po’ ci fa paura. Fare progetti, ipotizzare possibili scenari di vita, tutto ci appare quasi un azzardo, ma dobbiamo provarci, e non solo noi, ma anche le aziende.

Eni è una di quelle realtà che ha capito l’importanza di andare avanti e di puntare tutto sulla forza motrice più potente del mondo: la volontà di rinascita delle persone.

Startupper

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Ripartire con Eni e il progetto Joule

Il progetto di cui vogliamo parlavi è molto ambizioso e riguarda Joule, la scuola di Eni finalizzata a formare e a sostenere il percorso di crescita di chi vuole fare impresa in modo sostenibile.

La scuola è stata infatti creata per formare aspiranti startupper che vogliono dar vita a imprese sostenibili, ma non solo nel campo energetico. Il focus di Joule è sul cambiamento climatico, l’economia circolare e la decarbonizzazione.

Ma cosa indica precisamente il termine Joule?

Il nome è stato ispirato dall’unità di misura del lavoro e dell’energia e si fonda sull’integrazione tra esperienze imprenditoriali, competenze accademiche e il vissuto di chi aderisce al progetto. La base da cui vuole ripartire Joule sono le persone e le loro idee, ma in che modo?

I programmi d’apprendimento di Joule

Human Knowledge Program è il nome del programma d’apprendimento ideato da Joule che si divide in due possibili percorsi:

  • l’HK Blended, misto in aula e distance, partito già a metà ottobre;
  • l’HK Open, l’innovativo percorso full-distance accessibile a tutti.

Lo scopo del programma Open è quello di fornire strumenti e competenze necessarie per fare crescere una startup innovativa e sostenibile focalizzando l’attenzione sul percorso di transizione energetica e sul passaggio da un modello di sviluppo economico lineare a uno circolare. 

In cosa consiste il programma Open

Il programma Open consente a tutti i partecipanti di allenare le proprie capacità imprenditoriali raccogliendo consigli e ispirazione dai racconti di chi ha già intrapreso questa strada.

Avranno a disposizione Skills Coach, la web app per esercitare le proprie soft skills e una community in cui avere un confronto aperto con una rete d’imprenditori, esperti e appassionati. 

Il progetto è stato realizzato in modo innovativo, è un format che unisce lo studio online e le serie in web streaming. Open coinvolgerà i Joulee (così si chiamano gli aderenti al programma) in un viaggio di apprendimento attraverso una web serie interattiva, “The Rising Star Hotel”.

Formata da 12 episodi, è basata sulla storia di 2 giovani imprenditori Anna e Pietro. I Joulee dovranno prendere le decisioni cruciali al posto dei protagonisti così da provare nel concreto e simultaneamente le nozioni apprese. 

Joule4Ideas

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Ma non finisce qui, perché Joule permetterà alle aspiranti imprenditrici e agli aspiranti imprenditori che vogliono lanciarsi in quest’avventura, di mettersi subito in gioco con l’iniziativa Joule4Ideas.

Che cos’è Joule4Ideas

Joule4Ideas è un’iniziativa nata da Joule, la scuola di Eni per l’impresa e supportata dal PoliHub, incubatore del Politecnico di Milano. L’idea è quella di raccogliere e portare avanti i progetti imprenditoriali più validi e che sapranno distinguersi all’interno del percorso Open.

I temi centrali di questi progetti saranno le soluzioni innovative nell’ambito della sostenibilità, dell’economia circolare e della decarbonizzazione.

Joule4Ideas

Coloro che vorranno accedere al Joule4Ideas dovranno aver accumulato 80 crediti del sistema Level Up della piattaforma Joule Open.

Il sistema Level Up traccerà il completamento da parte degli utenti su attività ed eventi formativi attivi sulla piattaforma, e attribuirà un numero di crediti in base alle attività formative svolte.

Come partecipare a Joule4Ideas

La partecipazione alla piattaforma è gratuita ed è accessibile a chiunque, basta registrarsi sul Portale Open di Joule. Le candidature saranno aperte fino al prossimo 01/04/2021.

I progetti verranno successivamente valutati da Eni Joule e PoliHub, e i migliori potranno accedere al Joule Selection Day che si terrà il 30/04/2021. Durante questa giornata, i partecipanti prenderanno parte a una selezione finale in cui verrà assegnato almeno un percorso d’incubazione Eni Joule erogato attraverso il Polihub. 

In un momento particolarmente complesso per il Paese, Eni ha scelto di supportare la nascita di nuove imprese sostenibili attraverso la modalità della formazione a distanza, con iscrizioni aperte a tutti e a tutte e che non conosce ostacoli nonostante la crisi pandemica.

Siete pronti a guardare avanti e dire sì al cambiamento?

hashtag

Hashtag 2021: la guida semplice e veloce all’utilizzo

A prescindere dai social media che hai scelto di inserire nella tua strategia di marketing, è importante conoscere la differenza tra i vari hashtag e tra le performance che puoi raggiungere utilizzando correttamente i famosi cancelletti.

Prima di entrare nel vivo di questa guida basica, fermiamoci un momento a descriverli.

Cosa sono gli hashtag

Sono costituiti dal simbolo cancelletto accompagnato da una parola chiave, solitamente un trend o un argomento, che sulla tastiera era inizialmente utilizzato per contrassegnare i numeri.

Nel 2007 furono utilizzati per la prima volta su Twitter. Chris Messina capì presto che il social media dei 140 caratteri aveva bisogno di un’idea per raggruppare insieme i tweet correlati. Da allora, gli hashtag si sono guadagnati il prezioso ruolo di meccanismo di aggregazione di argomenti.

Una sorta di tag che permette di rintracciare tutti i post che trattano gli stessi topic. L’utilizzo dello strumento si è poi evoluto, è uscito da Twitter e si è diffuso su tutti gli altri social.

Un uso consapevole di questo strumento farà guadagnare punti al tuo brand e ti permetterà di raggiungere più persone di quante immagini.

hashtag

Come utilizzare gli hashtag in modo corretto

Questo#non#è#un#buon#modo#di#utilizzare#gli#hashtag

Devono essere semplici e rilevanti

Se tu stesso hai difficoltà a pronunciare un hashtag probabilmente non avrà un buon risultato.

Opta per parole chiavi semplici. I cancelletti vengono utilizzati per categorizzare i contenuti, far seguire dei trend e aiutarti ad interagire con la community.

Per questo motivo, evita di utilizzare hashtag #InCompr#Ensi#Bili.

Utilizza hashtag di tendenza

Per far arrivare il messaggio al maggior numero di persone è buona pratica studiare i tag di tendenza e pubblicare contenuti che siano in linea con l’argomento trattato.

Prima di utilizzarli, assicurati che l’hashtag sia già esistente e che il tuo post possa portare valore alla conversazione.

Utilizza sempre lo stesso su ogni social media

Il tuo pubblico lo ricorderà più facilmente.

Cerca gli hashtag giusti prima di usarli

Per ogni social media su cui hai deciso di pubblicare i post che hai preparato, fai uno studio e, prima di pubblicare il contenuto, assicurati che quello che vuoi utilizzare sia realmente in tema con ciò che vuoi esprimere.

Non usarne troppi

L’utilizzo di troppi hashtag all’interno dei post può essere percepito come spam. Attieniti all’utilizzo del giusto numero.

Scegli quelli più adatti

Per raggiungere il giusto pubblico, utilizza hashtag mirati e specifici.

Evita di usare keyword troppo generiche e soffermati su quelle più specifiche. Usale con cura e studia la migliore strategia per inserirle nei testi dei tuoi post.

Crea engagement

Il giusto hashtag può aumentare la portata organica del post e collegarti a tante persone.

Pubblicare il giusto contenuto di valore insieme alla relativa keyword in evidenza stimola il pubblico che segue la tua azienda a interagire con il post. É importante ricordarsi di non usare gli hashtag quando si risponde a qualcuno: meglio evitare di fare marketing quando si sta instaurando una conversazione.

Usali su profili pubblici

Ricorda anche che non possono essere collegati a caratteri speciali e punteggiatura.

Gli hashtag più popolari non sono per forza i migliori

Usare hashtag come #followme non è utile in quanto non aggiungono significato ai contenuti.

Meglio usare hashtag che siano realmente in linea con il tema del tuo post invece che usare quelli popolari e super generici.

Utilizzali in lingua originale

Soprattutto se vuoi raggiungere persone del luogo in cui è scattata la foto del post o al quale si riferisce il testo.

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utilizzare gli hashtag nel modo giusto

Qual è il numero giusto di hashtag?

Ogni social media ha le sue regole e questo vale anche per la scelta degli hashtag. Qual è il giusto numero di hashtag da utilizzare?

La risposta è: “dipende”.  Nel blog di Hootsuite si legge che il numero ottimale di hashtag da utilizzare è compreso tra 5 e 10.

Un buon consiglio è di testare e provare a pubblicare post con un numero variabile di hashtag. Studiarne la portata e l’efficacia e settare il tiro con le informazioni empiriche che riesci a ricavare.

Ecco alcune indicazioni sul numero di hastag da usare a seconda della tipologia di social, di uso e di contenuto pubblicato

FACEBOOK

Su questo social gli hashtag sono utili per marcare gli argomenti e raggruppare i contenuti in gruppi privati.

Possono essere inseriti in qualsiasi parte del testo e possono essere ricercati nel feed per fare una search per tema. É difficile capire quali profili privati utilizzano i tag del marchio, ma è possibile capire quali sono i profili pubblici che lo fanno. Basta digitare l’URL facebook.com/hashtag/(#del brand).

INSTAGRAM

Benché Instagram permetta di aggiungere massimo 30 hashtag per post, alcuni blog consigliano di usarne da 5 a 10. Nelle stories è possibile inserire fino a 10 hashtag.

É possibile seguire alcuni hashtag per restare aggiornati circa le pubblicazioni di post in tema. Per evitare che i tuoi follower si annoino leggendo tanti hashtag, si può valutare la possibilità di inserirli nel primo commento del post. Anche la bio di Instagram può ospitarli, così come le altre sezioni del social.

LINKEDIN

È il social professionale per eccellenza. Di certo non ha senso utilizzare hashtag come faresti su Instagram. Hai mai letto un post con #followforfollow su LinkedIn? Sicuramente no.

Ricorda di tenere un profilo professionale usandoli solo per indicare l’argomento che stai trattando nel post. Puoi utilizzare la barra di ricerca per trovare gli hashtag e gli argomenti da seguire. Li ritroverai elencati in basso a sinistra nella home del tuo LinkedIn.

TWITTER

Su Twitter conviene usarne uno o due, per enfatizzare il concetto espresso dal tweet oppure per evidenziare l’argomento di discussione.
Gli hashtag possono essere aggiunti anche nei commenti (con parsimonia!) e nella bio. Se vuoi creare un nuovo hashtag assicurati che non sia già in uso per indicare altro.

PINTEREST

Su Pinterest puoi usarli quando descrivi il pin che stai pubblicando, quando condividi un pin postato da qualche altro utente o azienda e nella barra spaziatrice per fare una ricerca.

YOUTUBE

Su questo social è consigliabile usare massimo 3 cancelletti. Anche in questo caso l’hashtag permette di indirizzare il contenuto in un flusso dove sono stati categorizzati altri video. Inoltre, gli hashtag possono essere inseriti anche nella descrizione del video.

TIKTOK

Anche sull’app di video musicali è possibile inserirsi in un flusso di pubblicazione raggruppando e classificando i video tramite l’utilizzo degli hashtag. Puoi inserire tutti quelli che vuoi nella descrizione del video da postare, a patto che rientrino nei 150 caratteri concessi nella caption.

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Come scovare il giusto hashtag

Per usare gli hashtag giusti dovrai sicuramente fare delle ricerche.

  1. Monitora gli hashtag usati da influencer e competitor sui social media.
  2. Usa strumenti e tool adeguati per ricercare gli hashtag.
  3. Scopri quali sono gli hashtag di tendenza.
  4. Usa strumenti che ti permettono di aggregare i flussi di ricerca sui social.
  5. Trova gli hashtag correlati.
  6. Analizza gli hashtag che hanno avuto più successo nei tuoi post precedenti.

#BuonLavoro

Fondo Nuove Competenze: le opinioni degli HR Manager italiani

Upskilling e reskilling: quali saranno gli effetti del Fondo Nuove Competenze di ANPAL sugli scenari futuri del mondo del lavoro? Quanto sarà importante ispirare le persone e sostenerle nell’acquisire nuove competenze professionali, in un contesto sempre più competitivo e sfidante, proiettato ai grandi asset della rivoluzione digitale, accelerati dall’emergenza pandemica?

Cyber Security, lavoro agile, database, internet delle cose, transizione ecologica sono solo alcuni dei temi cardine intorno a cui si è sviluppata l’offerta formative delle aziende, destinata ai propri dipendenti, attraverso l’utilizzo della misura ministeriale.

Un trend in fieri, quindi. Per comprendere il valore del programma, Ninja ha coinvolto nel dibattito i maggiori esperti HR italiani che hanno aderito al Fondo Nuove Competenze (il fondo pubblico cofinanziato dal Fondo sociale europeo, nato per contrastare gli effetti economici dell’epidemia Covid-19), prevedendo piani di formazione aziendale specifici, inseriti nel più ampio contesto strategico dell’organizzazione.

Lo scorso gennaio l’Anpal ha erogato i primi 70 milioni di euro alle 125 aziende beneficiare del Fondo (che abbiano stipulato accordi collettivi CCNL di rimodulazione dell’orario di lavoro), attive da Nord a Sud dell’Italia in mercati differenti, dalle telecomunicazioni all’energia, dal settore manifatturiero al comparto editoriale, oltre che agroalimentare, culturale e del turismo. Percorsi formativi, destinati ai primi 53mila lavoratori coinvolti, per un numero totale di oltre 5 milioni di ore complessive.

Il Fondo sarà rifinanziato nel 2021 con il Recovery Plan

Istituito dal Decreto Rilancio con una dotazione iniziale di 230 milioni di euro a valere sul Programma Operativo Nazionale SPAO 2014-2020, il Fondo Nuove Competenze è stato rifinanziato dal Decreto Agosto, con ulteriori 200 milioni di euro per l’anno 2020 e altri 300 milioni di euro per estendere l’operatività al 2021 secondo quanto disposto dal Ministero del Lavoro.

Un totale di 730 milioni che potrà essere incrementato con risorse messe a disposizione dalle Regioni, dai Programmi operativi nazionali e regionali (PON e POR) del Fondo sociale europeo (FSE) e dai Fondi paritetici interprofessionali.

Il rifinanziamento dello strumento è legato al Recovery Plan, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con un miliardo di euro proveniente dai fondi europei di REACT-EU.

Il programma nazionale di politiche attive per l’occupazione è rivolto non solo a recuperare il gap digitale, ma anche per la definizione di possibili percorsi di ricollocazione dei lavoratori. Inclusività, creatività e spazi collaborativi, ma c’è anche chi immagina uffici con nuovi layout spinti verso la sostenibilità ambientale.

Bando prorogato al 30 giugno per accordi collettivi e domande

Il bando, con scadenza iniziale al 31 dicembre 2020, con il nuovo decreto approvato dal Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha subito uno spostamento dei termini al 30 giugno 2021, sia per la sottoscrizione degli accordi che per la presentazione delle domande, confermato dal decreto direttoriale ANPAL del 17 febbraio 2021, che  modifica anche i termini per la fase istruttoria e per la fase di richiesta del saldo.

il-mondo-dopo-il-covidStimolare l’empowerment delle persone: l’esempio di Vodafone

Ad accelerare sulle skill transformation, con un piano di formazione aperto a tutti i 6.000 dipendenti è Vodafone. Ben 120 ore di formazione individuale, per un totale di 300mila in 3 mesi, tra training days e week.

“Prepararci alle professionalità del futuro significa investire sulla resilienza del lavoro delle persone e quindi anche sulla resilienza dell’organizzazione, sulla sua capacità di adattarsi al cambiamento – commenta Ilaria Dalla Riva, direttore Risorse Umane e Organizzazione di Vodafone Italia –  Grazie ad un costante confronto con le Organizzazioni Sindacali, abbiamo avviato un processo di trasformazione e digitalizzazione delle competenze, attraverso percorsi di reskilling e riconversioni professionali, definendone contenuti e obiettivi in specifici accordi sindacali. Percorso accelerato da un grande piano di formazione  avviato grazie al Fondo Nuove Competenze di ANPAL, a cui abbiamo avuto accesso dopo la sottoscrizione di un nuovo accordo sindacale, a dimostrazione di un consolidato sistema di relazioni industriali. Siamo partiti da una mappatura delle competenze digitali delle nostre persone per disegnare un piano di trasformazione profonda”.

Il Fondo Anpal ha così permesso di estendere il piano a tutta la popolazione aziendale. “I primi riscontri sono estremamente positivi: più del 90% dei colleghi (dopo ogni giornata di formazione è prevista una survey di gradimento) ritiene di aver accresciuto le proprie competenze rispetto ai temi proposti. L’elemento più apprezzato è stato il mix di fonti e formati. Anche la scelta di fermare le attività ordinarie dell’azienda per consentire alle persone di dedicarsi completamente alla formazione è stata molto apprezzata dalle persone”.

Lavoro agile che per Vodafone diviene parte integrante di un più ampio sistema di welfare aziendale: tema interconnesso con il cambiamento culturale, su cui si concentra Ilaria Dalla Riva, con la previsione di corsi per “promuovere un modo di pensare innovativo, per allenare la capacità di assumere decisioni sulla base dei dati, o ancora, per diffondere quella “cultura dell’errore” essenziale per l’innovazione”.

“E’ previsto, inoltre, un importante programma che coinvolge tutti i 600 manager di Vodafone Italia per stimolare un modello di leadership ancora più inclusivo, basato sulla fiducia e l’empowerment delle persone – insiste il direttore HR – Elementi sempre più importanti in un contesto di lavoro da remoto”.

Ilaria Dalla Riva, Vodafone

Lo sviluppo della digital leadership in American Express

“I nuovi scenari servono a mettere a sistema le competenze. Significa supportare, attraverso i giusti investimenti, il settore pubblico e i privati, in particolare le aziende nel pensare alle nuove competenze che serviranno da qui ai prossimi 10 anni”, evidenzia Vittorio Carparelli, HR Manager Amex Italia.

Iniziare, soprattutto, ad un piano di formazione che preveda un linguaggio comune, partendo dalle università: “Abbiamo bisogno di ripensare i modelli formativi degli individui, dei lavoratori e dei manager del domani, per metterli in condizione di affrontare le condizioni del mondo del lavoro che saranno sempre più complesse e veloci – continua Carparelli – L’obiettivo non sarà solo focalizzato su competenze specifiche, ma sulla capacità di adattarsi al cambiamento. Questo aiuterà le organizzazioni ad essere più pronte ad affrontare le nuove sfide del mercato e a proporre soluzioni più efficaci per i propri clienti.

L’opportunità offerta dal Fondo è, quindi, di fare sistema ed essere più pronti nel formare sulle soft skill e sulle competenze di digital leadership: in American Express stiamo affrontando questa sfida anche grazie alla collaborazione con Ninja Academy. Oggi, come mai in passato, nelle organizzazioni è importante avere persone in grado di abbracciare la cultura digitale”.

Vittorio Carparelli, American Express

Il cambio radicale di prospettiva verso la sostenibilità di Enel

È il programma di più ampie proporzioni realizzato in Italia quello predisposto da Enel. Oltre 22mila persone coinvolte per un totale di 37 percorsi formativi attivati, per un massimo di 250 ore di formazione per ciascun dipendente. Un approccio “train the trainer”, con progetti di job shadowing per favorire la trasversalità delle competenze, ma anche di riduzione del gap digitale, upskilling e reskilling, in linea con la visione strategica del Gruppo, spinta verso la transizione energetica.

“Il reskilling per me significa permettere ai colleghi di essere pronti e non spaventati dagli scenari futuri. Alla base c’è il principio del rispetto per le persone – esordisce Guido Stratta, Direttore People and Organization del Gruppo Enel – Mi sono mosso subito coinvolgendo le organizzazioni sindacali, che hanno compreso la mia passione e mi hanno consentito di realizzare un accordo dal volume importante per Enel, oltre 22.000 persone. Coinvolgimento e non lasciare le persone spiazzate, è questa la forza dell’idea. Abbiamo realizzato 37 percorsi, non solo sulla digitalizzazione, ma anche soft skill per preparare il futuro. Le persone devono comprendere ciò che li aiuta a lavorare meglio con gli altri”.

Rivoluzionario il punto di vista di Stratta, divulgatore della “leadership gentile”, che stravolge il punto di vista, riportando il valore e l’unicità di ogni singola persona al centro del processo produttivo. “Tutti mi dicevano che avrebbero bocciato le mie idee, perché troppo teoriche – sottolinea Stratta – invece c’è stato un grande gradimento del ministero, perché abbiamo realizzato un progetto molto innovativo. Sono molto soddisfatto”.

È un cambio radicale di paradigma, lo scenario ipotizzato dal manager Enel: “Sottolineo l’importanza per tutti, in questo momento, di trasformare questo dolore in una svolta forte che abiliti le persone a realizzarsi. Ognuno di noi deve riflettere su questo aspetto. Da soli non potremo più fare nulla, bisogna essere insieme. I risultati dovranno essere coniugati alla sostenibilità. Dovrà esserci un’etica della biosfera, non basterà realizzare profitti.  Ottenere risultati significherà rispettare il mondo.  Terzo aspetto essenziale, a tutti i livelli dell’organizzazione, per reagire al disastro del prodotto interno lordo e alla crisi economica, la condizione sarà non avere conflitto sociale: significa valorizzare ogni singolo essere umano e offrire opportunità. Tutti devono fiorire”.

Guido Stratta, Enel Group

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Superare la dicotomia domanda-offerta verso un know-how contemporaneo di Adecco

“Il fondo nuove competenze è senz’altro un’iniziativa necessaria che la situazione pandemica ha – fortunatamente – posto al centro delle politiche del lavoro. Tuttavia il tema risponde ad una necessità che il Paese esprime da tempo e che si traduce, da una parte, nel disallineamento delle competenze richieste e dall’altro nella mancanza di competenze contemporanee – sottolinea Manlio Ciralli, Chief of sales, branding and innovation at The Adecco Group Italy.

Un processo dicotomico tra domanda e offerta, ulteriormente acuito dall’arrivo della Pandemia che ha avuto un impatto su molti settori: “Impone ripensare alle competenze trasversali per immaginare come spostare cluster di lavoratori in modo orizzontale. Questo rende indispensabile una riflessione sull’attuazione sistemica dei modelli di re-skilling e upskilling della forza lavoro italiana – continua il manager di Adecco Group – La competitività delle persone deve inderogabilmente transitare da un nuovo modello culturale che sposa il concetto di occupabilità dell’individuo sostenuta dall’apprendimento continuo”.

È sulla concretezza dei corsi che insiste, inoltre, Ciralli, rispetto alle opportunità di placement. “L’augurio è che ogni eventuale componente burocratica di accesso al Fondo lasci spazio ad una azione agile nella quale la proxy di rilascio dei fondi sia la stretta correlazione tra formazione e percorsi di impiegabilità reale”.

Manlio Ciralli, Adecco

Competenze trasversali per proiettarsi al futuro, secondo Fastweb

“Il Fondo Nuove Competenze di ANPAL è uno strumento davvero prezioso perché ci consente di arricchire ulteriormente con nuovi stimoli il percorso avviato in azienda volto all’ampliamento, alla diversificazione e all’evoluzione delle competenze delle nostre persone” spiega Matteo Melchiorri, Chief Human Capital Officer di Fastweb.

“La formazione è un elemento centrale per lo sviluppo delle organizzazioni che sono chiamate a evolvere molto più rapidamente rispetto al passato sotto la spinta dell’innovazione e dei cambiamenti della società.  Investire sulle competenze tecniche, così come su quelle trasversali delle persone è la chiave per continuare a crescere e a proiettarsi nel futuro”.

Matteo Melchiorri, Fastweb

Fiducia, autonomia, capacità di comunicazione e soft skill di Flixbus

“In Flixbus non abbiamo aderito al Fondo Nuove Competenze in quanto mancanti del requisito dell’accordo collettivo. In azienda infatti lo smart working è in essere già dal 2018 gestito tramite accordi individuali. Il percorso quindi di smart working, che non è semplicemente un tema di remotizzazione del lavoro, quando piuttosto di fiducia, autonomia e chiarezza di obiettivi”, evidenzia Fabio Salvi, Team Leader HR Flixbus.

Un’esperienza di lavoro agile in essere da tempo per FlixBus. “Tramite Avvisi Regionali e Fondi Interpersonali stiamo finanziando percorsi volti a migliorare la consapevolezza delle specifiche della comunicazione e gestione di un gruppo di lavoro diffuso, oltre alla padronanza piena degli strumenti digitali forniti.”

Fabio Salvi, Flixbus

La sfida dei contenuti di RDS

“Il gruppo RDS ha aderito al progetto Fondo Nuove Competenze proseguendo un cammino intrapreso da tempo e dedicato alla crescita e allo sviluppo professionale delle Risorse Umane. Ancor di più in un momento come questo, in cui ognuno di noi ha voglia di rinascita”, dichiara Tiziana Mennuti Head of HR & Legal Affairs RDS Spa.

Uno strumento accolto con favore e ritenuto di grande valore, “perché è evidente che l’upskilling delle persone non può essere solo una responsabilità dell’impresa, ma dell’intero sistema Paese – continua Tiziana Mennuti – Dunque una grande opportunità per noi in uno scenario di mercato, quello dei contenuti, sempre più competitivo e sfidante”.

Tiziana Mennuti, RDS Spa

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Innovazione e impresa: al via i workshop di Strategy Innovation

Tornano anche nel 2021 i SIW – Strategy Innovation Workshop, gli eventi rivolti a imprenditori e manager e dedicati all’innovazione strategica, oggi più che mai importante per le imprese che si trovano ad affrontare le difficoltà ma anche le opportunità generate dalla pandemia in atto.

Strategy Innovation Workshop

È a Venezia, da sempre luogo di innovazioni strategiche, ambientali e sociali, che lo spin-off cafoscarino Strategy Innovation mette a disposizione delle imprese le più rilevanti scoperte della ricerca accademica.

Spiega Carlo Bagnoli, professore ordinario di Economia presso Università Ca’ Foscari e fondatore dello spin-off Strategy Innovation.

Nel 2021 Strategy Innovation ha avviato quattro nuovi osservatori per accompagnare le aziende a intraprendere percorsi di innovazione strategica. Questi osservatori riguardano il Cross-cultural Business Model, il Digital Business Model, il Future Business Model e il Sustainable Business Model. Dalla ricerca realizzata da ciascuno di essi, scaturisce la programmazione degli Strategy Innovation Webinar – SIW, incontri di diffusione e contaminazione a cadenza regolare, che abbiamo mantenuto anche nel periodo pandemico. Aziende e manager sono invitati a questi webinar, in cui dialogheremo con alcune figure di estremo rilievo del mondo imprenditoriale italiano.

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Nei quattro incontri, Carlo Bagnoli si confronterà per un’ora e mezza con ospiti provenienti direttamente dal mondo delle imprese, mettendo a fuoco quali sono gli elementi che fanno di un’organizzazione una realtà significante per la società. Un approccio che guarda a un nuovo modello umanistico di impresa, studiato e proposto da anni dal team di Strategy Innovation e del quale oggi sempre più aziende stanno prendendo consapevolezza, grazie alle necessità e alle sfide che l’emergenza sanitaria prima e la crisi economica che si profila all’orizzonte ora hanno messo loro davanti.

Gli Strategy Innovation Workshop sono realizzati con il sostegno di importanti partner italiani: Intesa Sanpaolo, Arper, Axians, Cisco e Sharp.

Il primo incontro, in agenda per il 25 marzo 2021 a partire dalle ore 18 sarà dedicato al tema dell’impresa totale e vedrà la presenza di Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo e Amministratore Delegato Pirelli.

Il dibattito, prenderà le mosse dal volume Alla ricerca dell’impresa totale di Carlo Bagnoli e Beniamino Mirisola e Veronica Tabaglio, in cui i tre autori cercano di dare una risposta innovativa alla domanda che molti si pongono di fronte a un’azienda: cos’è davvero l’identità di un’impresa? Cosa la rende portatrice di significati rispetto alla società in cui opera e addirittura anche oltre, trascendendo le epoche, le mode e, spesso, anche le crisi?

Durante l’evento verrà raccontata e analizzata l’esperienza di Pirelli con lo scopo di ricercare gli elementi dell’azienda capaci di esemplificare il concetto di “impresa totale”. Concetto mutuato da quello di opera d’arte totale di Wagner, l’impresa totale è un’organizzazione capace di creare valore, non soltanto economico e non soltanto per l’organizzazione stessa, ma per tutto l’ecosistema in cui è immersa, in grado di aumentare la capacità occupazionale e di ridefinire i confini del proprio mercato.

Il segreto per farlo si nasconde nella capacità di rifarsi agli archetipi, quei modelli universali condivisi dall’umanità che valicano ogni barriera temporale o spaziale: si potrebbe dire, la pietra filosofale del successo duraturo.

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Un viaggio attraverso la multidisciplinarietà e trasversalità della ricerca che ha come scopo ultimo quello di individuare nuovi modelli innovativi per le aziende che hanno la necessità, anche se non sempre la consapevolezza, di evolversi per stare al passo con la rapida evoluzione che la nostra società sta subendo.

Insieme a Carlo Bagnoli, interverrà al workshop del 25 marzo anche Beniamino Mirisola, coautore del volume “Alla ricerca dell’impresa totale” e Chief Literature Specialist di Strategy Innovation Srl.

Calendario Strategy Innovation Workshop 2021

  • 25 marzo ore 18. L’impresa totale, con Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo e Amministratore Delegato Pirelli;
  • 21 maggio ore 18. Digital Business Models, con Stefano Rebattoni, General Manager IBM Italy;
  • 23 luglio 2021 ore 18. Future Business Models, con Marco Carrai, Presidente Toscana Aeroporti Spa;
  • 5 novembre 2021 ore 18. Sustainable Business Models.