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Avvertenze per brand su Clubhouse: come usare il nuovo canale senza lasciarsi travolgere

La corsa a Clubhouse di queste ultime settimane ha polarizzato la discussione sui nuovi strumenti per interagire e restare in contatto con gli altri, ma anche su come questa nuova, entusiasmante piattaforma possa essere o meno destinata a sottrarre tempo e visibilità ad altri social media più longevi e affermati, come Facebook e Instagram.

Nella frenetica apertura alla room, è bene però non dimenticare che l’esposizione online genera conseguenze, più o meno importanti. Per questo, seguire alcune regole basiche può aiutarci a rendere l’esperienza di utilizzo del mezzo più piacevole e totalmente esente da rischi.

Al di là delle semplici indicazioni universali riguardo alla tutela dei propri dati durante la navigazione e delle consuete norme di educazione da seguire, online e offline, quando ci si approccia a un nuovo strumento, una delle operazioni propedeutiche più utili da fare è quella di analizzare con attenzione i Terms of Service della piattaforma; passaggio che viene spesso saltato a piè pari quando il buzz rimbalza da un feed all’altro e veniamo trascinati con foga in un nuovo servizio.

A cosa devono fare attenzione i brand su Clubhouse

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Se questa considerazione è importante per ciascuno di noi, assume rilevanza ancora maggiore quando sono i brand a entrare in contatto con il pubblico attraverso un nuovo strumento di comunicazione.

Per dirla con le celebri parole di Warren Buffet, “Ci vogliono vent’anni per costruire una reputazione e cinque minuti per rovinarla“. Una citazione mai troppo abusata, che anzi vale la pena di ricordare soprattutto in relazione a realtà come Clubhouse, in cui la mancanza di un filtro tra produzione del contenuto ed esposizione dello stesso può tradursi facilmente in gaffe indesiderate. “È il bello della diretta“, direbbe un altro famoso comunicatore italiano. Sì, ma non sempre è così bello.

Ecco quindi cosa è importante sapere e alcuni consigli utili per conoscere a fondo le regole di Clubhouse e avviare una strategia di inserimento del tuo marchio senza correre rischi inutili.

Le conversazioni sono temporaneamente registrate

Usando Clubhouse, acconsenti al fatto che il tuo audio venga temporaneamente registrato nel caso in cui venga segnalato un incidente di trust & safety.

In pratica, la piattaforma registra l’audio criptato degli speaker di una stanza mentre è in corso la diretta (non quello degli speaker o del pubblico col microfono chiuso, quindi). Se durante la diretta uno o più utenti segnalano una violazione, Clubhouse “trattiene” la registrazione per il tempo necessario a investigare su quanto successo per poi cancellarlo a indagine conclusa. Diversamente, se nel corso del live streaming non ci sono state segnalazioni, l’app cancella l’audio appena la stanza viene chiusa.

Ecco che per un brand diventa quindi importante la possibilità di monitorare le conversazioni e il sentiment sul proprio marchio all’interno delle room. Attualmente, non esistono però strumenti di Social Media Monitoring in grado di raccogliere e analizzare le mention in Clubhouse tutelando così la reputation delle aziende.

La grande domanda quindi è: cosa dicono le persone del tuo brand quando lasci la stanza o non partecipi alla conversazione? A meno di utilizzare costosi strumenti di speech detection basati su AI e certamente non alla portata di tutti, la questione è (almeno per il momento) destinata a rimanere senza risposta.

Tutti gli iscritti devono essere reali

Social media manager unieuro

Registrandoti al servizio, accetti di fornire informazioni vere, accurate, aggiornate e complete su te stesso. È quindi vietato fornire dati fasulli ma anche impersonare altre persone (magari famose), aziende o entità.

In realtà, manca un vero e proprio strumento di certificazione che garantisca che stiamo conversando proprio con Elon Musk, per esempio, e non con un suo clone digitale. Al momento, data l’assenza di un “certificato di autenticità” (il bollino blu che compare accanto al nome delle pagine su Facebook, per intenderci), chiunque potrebbe impersonare un top CEO e causare danni di reputazione all’azienda.

Di sicuro, è più semplice riconoscere Elon Musk da una sua foto che dalla sua voce.

No alla pubblicità indesiderata

I messaggi promozionali e commerciali indesiderati sono vietati un po’ ovunque e Clubhouse non fa eccezione e, anzi, estende il divieto anche all’organizzazione di contest di vario genere.

Se un brand partecipa alla creazione della stanza o alla divulgazione dei contenuti, sarà quindi buona norma segnalarlo espressamente con i consueti mezzi che vengono utilizzati sugli altri social e media, quindi sì ai TAG come #adv, #pubblicità e #sponsorizzato da, e a formule chiare come “powered by” e “branded content“, così come stabilito dall’Agcm, l’Authority garante del commercio e della concorrenza

Vietato registrare le conversazioni (senza il consenso degli speaker)

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Una delle caratteristiche che ha agevolato la rapida diffusione di Clubhouse come piattaforma per lo scambio di opinioni è la regola generale che riguarda le conversazioni. Diversamente da un post pubblicato su Facebook o di un tweet, che rimangono visibili e possono essere condivisi e commentati, le conversazioni delle room dovrebbero rimanere assolutamente private.

È vietata, quindi, la registrazione dello streaming salvo disporre del consenso scritto di tutti gli speaker partecipanti. La regola è chiara, ma ha un limite ben preciso: l’impossibilità di invitare sul palco chi non abbia precedentemente acconsentito, per iscritto, alla registrazione.

Il carattere stringente di questa norma interna ha spinto organizzatori e moderatori a cercare delle scorciatoie per acquisire il consenso dei partecipanti senza dover ricorrere alla forma scritta e sottostare ai lunghi tempi necessari al ricevimento del documento, che poco si integrano con l’immediatezza dello strumento Clubhouse.

Una emittente radio molto conosciuta in Italia ha inserito, nel titolo della room, l’avvertenza che il flusso audio sarebbe stato trasmesso in diretta. Altri amministratori integrano nel nome della stanza un pallino rosso, simbolo comune per indicare la registrazione in atto.

Queste precauzioni saranno sufficienti per essere compliant coi termini di servizio?

No alla condivisione di informazioni e quote contrassegnate come “off the record”

Come abbiamo già avuto modo di capire, le conversazioni all’interno delle room sono riservate ai partecipanti e non possono essere registrate. Ma neppure divulgate, se uno degli speaker fa espressa menzione di non essere d’accordo o non gradire la condivisone di quanto detto.

Alcuni speaker, nella loro bio, hanno fatto riferimento espresso alle Chatham House Rules. Secondo questa regola, i partecipanti a un meeting o a una riunione sono liberi di utilizzare le informazioni emerse dalla discussione, ma non sono autorizzati a rivelare chi ha detto cosa. La regola trova la sua ragion d’essere nella possibilità di partecipare a dibattiti su argomenti controversi senza rischiare di esserne penalizzati.

Pare invece che Marc Andreessen, co-fondatore della società di VC Andreessen Horowitz, e finanziatore di Clubhouse, abbia bloccato diversi giornalisti, impedendo loro di ascoltare il discorso-evento di Elon Musk.

Anche in questo caso vige il principio generale di rispettare la sensibilità di speaker, organizzatori e moderatori e seguire le regole che vengono stabilite da chi amministra lo spazio virtuale.

Clubhouse potrebbe non intervenire nella tua controversia

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Al momento è difficile stabilire quale sarà il rapporto tra Clubhouse e i brand, in mancanza di chiare indicazioni in questo senso da parte della piattaforma.

Quello che è certo è che, come accade su diversi social media, il peso di un brand all’interno di Clubhouse potrebbe essere molto diverso rispetto a quello dei “normali utenti” presenti sull’app.

I grossi marchi, anche in ragione degli enormi investimenti pubblicitari che riversano sulle piattaforme sociali, dispongono spesso di canali preferenziali per le comunicazioni con chi amministra i sistemi, sicuramente diversi da quelli messi a disposizione per l’utenza consumer.

Infatti, Alpha Exploration Company, società proprietaria del social network, si riserva il diritto, ma non l’obbligo, di venire coinvolta nelle dispute tra gli utilizzatori del servizio. Clubhouse deciderà quindi in modo assolutamente discrezionale quando vi sia l’opportunità di “schierarsi” dalla parte di uno dei due contendenti oppure lasciare che la problematica venga risolta tra le parti.

Conclusioni: perché un brand dovrebbe provare Clubhouse (e perché non c’è nulla di cui preoccuparsi)

Anche se lo strumento è relativamente nuovo ed è necessario seguire alcune regole per regalare ai propri follower una piacevole esperienza, Clubhouse è potenzialmente un terreno di conquista ideale per brand e aziende.

Solo pochi giorni fa, Burger King ha aperto una room ufficiale sul social audio del momento, definito, con le parole del Global Chief Marketing OfficerRBI , Fernando Machado, “una piattaforma autentica, reale, onesta, trasparente”.

Se Burger King è la prima multinazionale ad aver aperto la conversazione con i suoi fan e clienti attraverso la stanza dedicata “Open Kitchen”, anche noi Ninja abbiamo avviato una collaborazione con Peroni per la giornata di San Valentino, durante la quale le due realtà hanno commentato insieme le più belle campagne dedicate alla giornata degli innamorati.

Un chiaro segnale che l’ingresso su Clubhouse non è affatto sbarrato per i brand che hanno voglia di mettersi in gioco e sperimentare, raggiungendo i propri fan in modi sempre nuovi e attuali.

In questa prospettiva, la regola aurea è quella di evitare assolutamente l’improvvisazione e rivolgersi a player qualificati per condurre in porto un progetto così ambizioso. Oltre, naturalmente, a rispettare tutte le regole.

canali eCommerce 2021

Canali di crescita per l’eCommerce Marketing nel 2021

Con l’inizio del 2021 siamo finalmente pronti a guardarci indietro per capire cosa è accaduto in uno degli anni più difficili fino ad oggi. Con una grande attenzione agli insight del commercio elettronico, SEMrush ha segnalato le tendenze e i cambiamenti nel panorama dell’eCommerce durante l’intero anno.

Ciò che vogliamo ora, invece, è dare uno sguardo al futuro e vedere quali tendenze daranno forma al nuovo volto dell’eCommerce, il settore che probabilmente ha visto il maggiore impatto in seguito alla pandemia.

Tendenze emergenti nel marketing per l’eCommerce

Complessivamente, l’eCommerce si sta espandendo a un tasso senza precedenti, in crescita del 23% su base annua, con vendite previste per il 2021 che raggiungeranno i 4,5 trilioni di dollari.

La pandemia di COVID ha solo accelerato questo processo, si prevede che nel 2023 la quota delle vendite digitali raggiungerà il 22% degli acquisti globali.

Oggi, con la proliferazione di punti di acquisto – dal social commerce ai marketplace online – la gamma di canali di marketing dell’eCommerce sembra infinita, ma ce ne sono solo alcuni che possono davvero rendere il business online scalabile.

Prima di passare ai suggerimenti su come gestire i clienti in cima e in fondo al funnel, scopriamo quali tendenze dell’eCommerce cambieranno il panorama del commercio elettronico negli anni a venire.

canali ecommerce 2021

Crescono le aspettative dei consumatori

Con Amazon che porta i clienti ad aumentare le aspettative nei confronti degli eTailer, probabilmente vedremo più richieste di spedizioni in due giorni, più carrelli abbandonati e i costi di marketing digitale alle stelle.

Google non è l’unico in gioco

Sebbene la ricerca organica e a pagamento siano ancora uno dei più potenti driver di traffico nell’eCommerce, possiamo vedere una crescente concorrenza per l’attenzione dei consumatori da parte di Amazon, Facebook, Instagram, Bing e canali di traffico alternativi, come Pinterest, Snapchat, TikTok.

La diversificazione

Non riguarda solo le piattaforme, ma anche i canali di scoperta dei brand. Gli annunci di Google e Facebook continuano a giocare un ruolo dominante, ma i marketer degli eCommerce dovrebbero ora prestare attenzione anche a indici specifici, come il local, le immagini e la ricerca su YouTube, che offrono un pubblico più piccolo ma spesso una tariffa più conveniente.

Prendersi cura della base di clienti esistente è la nuova tendenza

Molti brand esauriscono in fretta la loro base netta di nuovi clienti, per cui rivolgersi ai clienti esistenti è più importante che mai. E questo apre la strada a strategie e canali di attivazione dei clienti.

L’ eCommerce marketing omnicanale ora implica una commistione più stretta tra offline-online

Le vendite al dettaglio in negozio superano ancora le vendite online e, nonostante l’adozione accelerata della spesa digitale, sono i punti vendita a garantire una vasta crescita del business. Pertanto, superare il divario online-offline è fondamentale per rendere scalabile il tuo brand.

canali ecommerce 2021

Suggerimenti per la crescita del business sui principali canali di eCommerce marketing nel 2021

Le tendenze sopra menzionate stanno influenzando il modo in cui pensiamo ai canali che portano alla crescita dell’eCommerce. Pertanto, la sfida più grande per i marketer è allineare le tendenze e tutti i canali di acquisizione dei clienti con gli obiettivi aziendali e portare tutto in un unico funnel.

Principali canali eCommerce per aumentare la Brand Awareness

Costruire la brand awareness significa favorire la scoperta del marchio.

Solitamente, per gli utenti top-of-the-funnel che sono all’inizio della fase di considerazione, dobbiamo pensare a promozioni che non menzionano il marchio.

I motori di ricerca sono un grande punto di scoperta del brand, soprattutto se rispondi alle ricerche per categorie di prodotti. Tuttavia, prestare attenzione all’elenco generale potrebbe non essere così importante come prendere in considerazione gli elenchi locali se si dispone di punti vendita fisici, perché la ricerca locale implica un maggior intento di acquisto.

Anche la ricerca per immagini di Google può portare un traffico economicamente più conveniente.

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Anche i social media sono uno strumento potente. Tuttavia, con piattaforme come Facebook sempre più sovraffollate, nel 2021 prova ad aggiungere altri canali social al tuo marketing mix per l’eCommerce. I social media che offrono ricche esperienze visive e CTA dirette, come Instagram e Pinterest, sono la nuova tendenza per i marketer dell’eCommerce, poiché sono il posto perfetto per mostrare il tuo prodotto su piattaforme gremite di persone con un elevato intento di acquisto.

Un altro strumento di cui puoi aspettarti di vedere un grande successo nel settore eCommerce sono i live streaming: TikTok sta diventando sempre più un ottimo posto per le demo dei prodotti, quindi potrebbe avere senso considerare di collaborare con TikToker se il tuo potenziale pubblico passa del tempo sulla piattaforma.

Per il benchmarking di mercato, potresti anche voler capire su quali piattaforme i tuoi concorrenti stanno scommettendo. Prendiamo ad esempio la nicchia della lingerie e, con l’aiuto dello strumento Market Explorer, diamo un’occhiata a quali canali portano il traffico più elevato ai competitor:

trend di ricerca 2021

Canali di eCommerce marketing per aumentare la Lead Generation

Nella lead generation, se ci pensiamo in termini commerciali/di acquisto, più che in qualsiasi altra parte del funnel, è importante impiegare canali con l’intento di acquisto più elevato.

  • Avendo ottime funzionalità di scoperta visiva, su Pinterest e Instagram è possibile trovare persone con un alto intento di acquisto – dopotutto, una persona che fa una ricerca su Pinterest per vedere i mobili che desidera è molto più propensa a cliccare su una CTA, rispetto a qualcuno che incappa accidentalmente in un annuncio di quegli stessi mobili sul feed di Facebook.
  • Anche una keyword strategy incentrata sull’intenzione di acquisto è un ottimo driver di lead generation. I termini di ricerca “nelle vicinanze”/”vicino a me” sono una miniera d’oro per individuare l’intento commerciale, quindi concentra i tuoi sforzi su parole chiave che implicano qualsiasi tipo di intento di acquisto.
  • Spesso, la migliore strategia di crescita dell’eCommerce è migliorare le possibilità di conversione dei potenziali clienti. A questo proposito, la fonte più preziosa di lead è il tuo ecosistema: visitatori del sito e abbonati alle tue email che ancora non sono tuoi clienti. I nuovi clienti tendono ad essere costosi e più difficili da attirare, quindi, pensando ai driver di vendita, sfrutta quello che è già il tuo pubblico. Qui, l’ottimizzazione dell’email marketing è il miglior driver per il flusso di cassa.

Suggerimento

Le email di marketing normalmente hanno tassi di apertura bassi, quindi è meglio catturare l’attenzione degli utenti all’interno di email che sicuramente apriranno. Inserisci le tue offerte di marketing all’interno di email transazionali (email di conferma dell’ordine/spedizione), poiché ottengono tassi di apertura molto più alti e hanno maggiori probabilità di incoraggiare nuovi acquisti.

Strategie per l’incremento delle vendite nell’e-commerce per il 2021

Scendendo lungo il funnel, atterriamo finalmente alla fase di vendita.

I ganci di vendita tradizionali, come il prezzo e le offerte, influenzano ancora notevolmente i tassi di conversione. In questo caso, alcune informazioni sulle offerte dei concorrenti ti aiuteranno a capire cosa stanno offrendo gli altri che tu non offri.

Mentre i dati interni sono qualcosa che puoi ottenere da solo, le informazioni sul pubblico della concorrenza puoi raccoglierle con strumenti esterni come SEMrush. Ad esempio, utilizzando lo strumento Market Explorer possiamo immergerci nelle caratteristiche del pubblico di Victoria’s Secret.

Oppure controllare le pagine web più visitate di Victoria’s Secret usando lo strumento Analisi traffico (report Pagine migliori).

Con gli approfondimenti di Analisi traffico, possiamo vedere che le pagine di liquidazioni ottengono una quota considerevole del traffico di VS, quindi potresti pensare di lanciare una controfferta per battere il brand concorrente.

Tuttavia, il prezzo e la corsa all’offerta non sono illimitati: vediamo alcune cose che gli e-commerce possono fare per mantenere intatti i loro margini di profitto.

Segmentare la clientela per offerte più mirate

La regola delle vendite di un eCommerce è: più mirata è l’offerta, più facile è la conversione. Poiché il 59% dei clienti considera le offerte su misura un fattore cruciale per realizzare un acquisto, la chiave per la crescita del tuo eCommerce è nella corretta segmentazione e personalizzazione delle tue offerte; ed è qui che risiede anche la sfida principale che dovrai affrontare.

L’uso di dati segmentati può aiutare i brand a fornire messaggi altamente personalizzati con un maggiore potere di conversione. Esistono molti strumenti che aiutano i marketer a dividere il loro pubblico in vari schieramenti: Dynamic Yield, Monetate, Richrelevance sono ottimi per segmentare i visitatori ed elenchi di email per generare offerte dinamiche pertinenti.

Suggerimento

Nell’email marketing, sta emergendo una nuova funzionalità che consente la personalizzazione e le offerte dinamiche all’apertura dell’email. Questo risolve il problema dei codici promozionali scaduti (se l’email viene aperta troppo tardi) e delle offerte irrilevanti. La maggior parte dei provider di posta elettronica come Gmail o MailChimp offre ora questa funzionalità.

ecommerce marketing

Ridurre l’attrito con i clienti attraverso UX/UI impeccabili

Ci sono alcuni fattori tecnici che provocano attrito da parte del cliente, come una bassa velocità di caricamento della pagina o un design scadente.

Nel 2021 altre cause di attrito potranno riguardare i tempi di consegna, le spese di spedizione, la politica dei resi, e altre cose del genere. Quindi, pensa alle best practice dell’eCommerce in merito a UX e UI e replicale nell’esperienza digitale che stai offrendo.

Fiducia e credibilità

Credibilità e fiducia sono importanti fattori decisionali quando si tratta di vendite online: la mancanza di fiducia nei confronti di un’azienda è un grosso ostacolo agli acquisti online. Infatti, il 97% delle persone decide se acquistare presso un eCommerce sulla base delle recensioni dei clienti, un modo moderno di pensare al passaparola e alla prova qualità per il tuo marchio.

Tra i molti approcci alla costruzione della fiducia, un’elevata brand awareness rappresenta, senza alcun dubbio, un grande fattore di fiducia. Tuttavia, se non puoi permetterti di investire soldi nella pubblicità, ecco alcune azioni più semplici che puoi intraprendere:

  • Un buon design mostra competenza e amplifica la percezione di affidabilità di un brand. Una fotografia di prodotto attraente e di alta qualità può fare la differenza perché nessuno si fida di un marchio che mostra immagini scadenti del proprio prodotto.
  • Incoraggia le testimonianze, le valutazioni e le recensioni dei clienti, perché la riprova sociale è un grande potenziatore del tasso di conversione. Quindi, includi gli snippet delle recensione nella tua home page, nelle pagine dei prodotti e persino negli annunci.

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Come acquisire clienti dai canali di traffico a pagamento: i migliori consigli per l’eCommerce

Su ogni canale a pagamento, ci sono clienti ad alto rendimento e altri altamente inefficienti.

  • Dato che Google è la piattaforma su cui si concentra la maggior quota di pubblico, probabilmente qui avrai bisogno di budget maggiori per attivare gli utenti attraverso una combinazione di annunci in vari formati – annunci Shopping, PLA e ads su YouTube.
  • La successiva quota del budget dovrebbe andare a Facebook, ma agisci con cautela, poiché qui i marketer tendono a spendere troppo e ad acquistare traffico a caro prezzo.
  • Per ultimo, mantieni una parte del budget per testare e provare piattaforme che a prima impressione non sembrano avere un ROI elevato: come accennato in precedenza, Instagram, Pinterest e TikTok possono diventare i driver per il traffico a pagamento più preziosi.

Tieni presente che in generale, per l’eCommerce, gli annunci più efficaci sono quelli legati a un determinato prodotto. Per quanto riguarda la creatività dell’annuncio, una splendida immagine del prodotto, insieme all’offerta e alle valutazioni dei clienti, possono indurre gli utenti a cliccare sulla CTA e siglare l’affare.

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Sesso, amore e pandemia, la crescita delle app di dating durante il lockdown

  • Definiamo il trend 2020 delle dating app: scialuppe di salvataggio sentimentale o “Love Boat” per relazioni virtuali idilliache?
  • Diffusione di piattaforme per appuntamenti e Virtual Dating, abbiamo chiesto a Marvi Santamaria se è tutto dovuto all’evoluzione pandemica
  • Quali prospettive ci riserva il futuro delle dating app

L’incertezza che la pandemia diffonde nel mondo da circa un anno si riversa su tutti gli aspetti della nostra vita. Sentimenti, bisogno d’amore e appuntamenti romantici non fanno eccezione.

Una cosa è certa. Da circa un anno, la maggior parte di noi ha ridimensionato gli spostamenti al di fuori delle quattro mura di casa. Per contenere la diffusione del virus abbiamo affrontato (e affronteremo ancora) disposizioni di lockdown, smart working, quarantena preventiva o fiduciaria, distanziamento sociale.

Con la progressiva diffusione delle dating app, è difficile credere che i nostri “approcci sentimentali” sarebbero rimasti gli stessi, anche senza l’avvento della pandemia. Matcha. Chatta. Incontra. Tutti noi ci stavamo piacevolmente abituando al gioco dello swipe tra profili Tinder e ricerche su Badoo o Meetic. Finché tutto non è diventato più complicato con il diffondersi del Covid-19.

Non potendosi incontrare, le persone hanno approfondito la conoscenza in chat e nei luoghi virtuali come Fortnite e Animal Crossing (videogames di vita simulata). In quale direzione stiamo andando? New Normality? Terza ondata? Cerchiamo di ricostruire.

Dating app, prima ondata

A dire il vero non era iniziata benissimo. In Italia, Tinder ha conosciuto un notevole incremento di download tra gennaio e febbraio 2020. Ma la diffusione del Covid-19 a partire da marzo, ha decisamente raffreddato i bollenti spiriti.

Dating app confronto trend applicazioni in Italia

Come spiega Craig Chapple, mobile insights strategist Emea di Sensor Tower, “Per numero di download, gennaio (2020 ndr) è stato il secondo miglior mese nella storia di Tinder in Italia. Contando anche febbraio, l’app è stata scaricata 229 mila volte, con un incremento anno su anno del 46% nel primo bimestre. Anche il fatturato è cresciuto, ma non in modo altrettanto massiccio”.

Poi il lockdown. “I download di marzo sono stati circa 46.000. In proiezione, sembra quindi esserci stato un rallentamento, che riporta il dato sui livelli medi del secondo semestre 2019 – specifica Chapple.

Dal 9 marzo, allo scoccare di quarantena e chiusura obbligatoria, Tinder (così come la maggior parte delle dating app) ha subito un consistente calo delle ricerche. Non una vera e propria picchiata, ma un leggero trend al ribasso. Andamento simile anche per le ricerche legate ad altre dating app come Meetic, Badoo, OkCupid, Grind.

Se dovessimo provare a dare una spiegazione a questo intento di ricerca altalenante, gli italiani si sono fatti incuriosire da una nuova modalità per entrare in contatto con persone e potenziali partner approfondendo la conoscenza delle piattaforme di incontri online.

Con lo stretto giro di vite sugli spostamenti, le etichette “affetti stabili” e “congiunti”  hanno fatto storcere il naso a tanti. L’utente di dating app ha così perso interesse nel realizzare un possibile incontro nella vita reale.

Tuttavia, a livello globale, Tinder ha registrato un aumento medio del numero di conversazioni sull’app del +39% proprio durante la quarantena. Segno che gli utenti già iscritti, hanno deciso di investire un po’ più del loro tempo per conoscere meglio potenziali partner.

Nonostante le previsioni in pieno lockdown dessero per spacciati gli incontri scaturiti da un primo appuntamento online – proprio perché le persone preferivano non rischiare il contagio incontrando estranei – il numero di utenti attivi sulle dating app solo negli Stati Uniti ha raggiunto i 26,6 milioni nel 2020.

Un aumento del 18,4% rispetto all’anno precedente. Secondo la società di dati Apptopia, le prime 20 app di appuntamenti negli Stati Uniti hanno guadagnato in media 1,5 milioni di utenti attivi al giorno nel 2020.

Dating app utenti globali complessivi

Così, nonostante lockdown e pandemia, Badoo e Tinder si confermano le piattaforme più grandi al mondo. Se da una parte Tinder continua a crescere per numero di download, Badoo ha perso una fetta di utenti attivi negli ultimi cinque anni. Bumble gioca invece il ruolo di “terzo incomodo” nella corsa alla concorrenza tra dating app, soprattutto nel mercato nordamericano ed europeo.

La tregua estiva ha riportato un minimo d’entusiasmo tra single e cercatori di nuove esperienze sentimentali. Con un progressivo aumento di utenti attivi nei mesi più caldi (e per chi ha potuto, incontri nella vita reale).

LEGGI ANCHE: L’amore ai tempi delle app di dating non è più lo stesso (ma non c’è da aver paura)

Dating app, seconda ondata

I numeri ci dicono che la prima ondata pandemica non ha sostanzialmente modificato il desiderio di conoscere nuove persone per trovare l’anima gemella. E durante la seconda ondata? Come ci siamo comportati?

A causa del distanziamento sociale, molti si sono adattati nel cercare il partner online. E, in alcuni casi, frequentarlo virtualmente. Chi ha interiorizzato la necessità di ridimensionare spazi e luoghi d’incontro in un momento decisivo per il miglioramento della nostra salute pubblica, ha preferito portare online, non solo la fase di prima conoscenza, ma anche di incontro, scoperta e relazione.

Tutte le dating app offrono l’opportunità di connettersi virtualmente tra utenti. C’è chi, come Tinder, ha modificato il proprio business model per consentire uno strappo alla regola (la funzione “Passport” permette di conoscersi in qualsiasi luogo del mondo) e chi ha installato sistemi di video chiamata.

Abbiamo parlato di questo con Marvi Santamaria, esperta di dating app, fondatrice della community online Match and the City e autrice del libro “Tinder and the City“.

Cosa sta succedendo nel mondo delle dating app? È una evoluzione legata necessariamente alla pandemia o il diffondersi di dating app e incontri virtuali era comunque già scritto?

«Credo che nell’ultimo anno la pandemia abbia giocato un ruolo decisivo. Sia nel dividere coppie già esistenti che per via dei vari DPCM non potevano ricongiungersi, sia coppie che magari si erano nel frattempo formate tramite le dating app.

Se parliamo invece di incontri virtuali intesi come “rapporti a distanza”, allora sì, le dating app hanno dato una accelerata, creando un fenomeno a cui poi è stato dato anche un nome, ovvero “Virtual Dating”: gli appuntamenti al buio in tempo di pandemia hanno cominciato a tenersi anche in videochiamata, sia tramite piattaforme esterne che con funzionalità che alcune dating app hanno implementato velocemente per stare al passo con l’evoluzione del contesto sociale.

Gli utenti apprezzano gli appuntamenti virtuali per diversi vantaggi: mettono meno “ansia da prestazione” come invece accade spesso dal vivo, banalmente non bisogna pensare troppo a come vestirsi e a quanto pare danno l’impressione di poter conoscere più a fondo l’altra persona perchè ci si prende più tempo per frequentarsi prima di incontrarsi.»

Se conoscersi e frequentarsi diventa una “pratica virtuale”, credi sia possibile stilare una “mappa generazionale” per districarsi tra le varie dating app?

«Senza dubbio esistono dating app o piattaforme che attirano target diversi di età, ma di fatto le dating app sono trasversalmente usate dai 18 ai 60+ anni. I target d’età più attivi sono Generazione Z e Millennials.

Tra l’altro la possibilità di filtrare a monte in base all’età – una funzione che è tra le prime a essere impostata nell’app, assieme alla distanza chilometrica – aiuta a profilare la ricerca sulla base delle fasce d’età che più interessano.

Di fatto accade anche che le app, a seconda di come sono disegnate, creino un po’ anche il loro pubblico, quindi ad esempio piattaforme più “old style” a livello di grafica e funzionalità attirano persone meno digitalizzate, che solitamente sono anche persone meno giovani (ovviamente questa è una generalizzazione), mentre app che funzionano diversamente, più complesse, ad esempio OkCupid che contiene un test di profilazione lungo e approfondito tutto in inglese, attira utenti di un certo tipo e viene scartata da altri.»

Insomma, le dating app hanno fortemente favorito il “virtual dating”: se gli incontri sociali nel mondo reale sono attualmente ridotti al minimo, becchiamoci online!

App per incontri: siamo diventati più esigenti

La pandemia cova dinamiche sociali ben più complesse di un semplice appuntamento virtuale. La crescita degli utenti che frequentano le dating app è anche diretta conseguenza di relazioni concluse proprio a causa della convivenza forzata di questi mesi. O, viceversa, di una lontananza obbligata insostenibile.

La crescita del tempo medio di permanenza su Tinder, Badoo, Bumble & Co. può essere associata al fatto che gli utenti a casa hanno più tempo per scorrere il feed. Si accontentano di meno di un primo potenziale match e preferiscono esaminare a fondo ciò che offre la piattaforma.

Quindi è diventato difficile anche concretizzare l’appuntamento nel mondo reale? Durex ci ha fatto una vera e propria indagine demoscopica.

Gli italiani in quarantena hanno fatto meno sesso: è questo il primo, importante dato emerso dalla ricerca di marzo. Infatti, l’83% degli intervistati ha confessato un calo del desiderio e della pratica sessuale durante il periodo di lockdown. Solo il 23% che ha invece sostenuto di aver mantenuto un livello di attività sessuale quasi uguale al periodo pre-quarantena.

Dating-app-ricerca-Durex-lockdown

Anche una ricerca di Inner Circle, dating app mondiale, conferma lo stop agli incontri vis-à-vis, se non in contesti virtuali.

Tra le principali motivazioni espresse dagli intervistati, sono emerse: ansia, paura del contagio, generale stato di tristezza e/o presenza di situazioni di difficoltà emotive. Insieme a presenza di bambini in casa (nel caso di coppie consolidate), interruzione dei movimenti e obbligo di distanziamento sociale (nel caso invece di coppie appena nate, di persone che da poco avevano iniziato a frequentarsi, o di single alla ricerca di relazioni).

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Scenario sicuramente molto diverso per quanto riguarda i partner conviventi. Solamente nel 65% dei casi hanno visto ridurre la propria attività sessuale. In questo caso, però, il calo si è verificato in seguito ad una progressiva diminuzione del desiderio sessuale, come dichiarato dal 62% degli intervistati.

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Giovani e donne molto più intraprendenti dei maschi

Secondo il servizio di incontri Match Group – il cui portafoglio include più di 45 tra app, siti web e piattaforme come Tinder, Match.com, OkCupid e Hinge – la crescita nell’utilizzo delle dating app a livello globale si è registrata in tutti i gruppi demografici. Sia per gli utenti più giovani che per le donne, i livelli di utilizzo sono rimasti sopra quelli stabiliti in fase pre-Covid.

Maschi più fifoni? Per quanto riguarda gli uomini adulti, la diffusione delle app per appuntamenti aveva addirittura subito una regressione nei primi mesi pandemici. Salvo poi recuperare nei mesi successivi e attestarsi ben oltre i livelli pre-pandemici.

Il numero medio di abbonati a Match.com è cresciuto dell’11% raggiungendo 10,1 milioni, rispetto ai 9,1 milioni dell’anno scorso, secondo i risultati del secondo trimestre 2020 dell’azienda.

Qual è la direzione?

Non si può dire con certezza. In un momento così complesso dal punto di vista sociale, sulle dating app non è possibile fare previsioni certe e a lungo termine. Il mito delle applicazioni digitali come fonte di sesso occasionale continua a rimanere tale. La diffusione del Covid-19 ha amplificato le responsabilità del singolo individuo sui rischi legati a incontri e appuntamenti al buio.

Tuttavia, il distanziamento sociale ci ha dunque trasformati in daters digitali con tanta voglia di creare favole d’amore fantastiche e virtuali. Ciò potrebbe dare vita a un nuovo modo di vivere le relazioni sentimentali . E la Z Gen si è già attrezzata: oggi gli under 25 oggi si danno appuntamento su Animal Crossing!

LEGGI ANCHE: Scoprendo Animal Crossing, il gioco più gettonato della quarantena

San Valentino su Clubhouse? Commenta con noi le campagne più romantiche di sempre

Siamo approdati già da un po’ sul social più chiacchierato del momento: Clubhouse, basato interamente sulla voce, non ha più bisogno di presentazioni. Domani sarà il giorno più romantico dell’anno, San Valentino: un tripudio di fiori, cioccolatini e romanticismo.

Mettendo insieme queste due cose, abbiamo deciso di fare una special edition della nostra ClubHouse Room per analizzare insieme a voi le più belle campagne di marketing dedicate alla festa degli innamorati. Il 14 febbraio infatti è un momento atteso non solo dagli innamorati ma anche dai brand di tutto il mondo che celebrano l’amore e provano a conquistare il pubblico con campagne speciali a tema.

Che siate da soli o con la vostra dolce metà, vi aspettiamo per un aperitivo digitale di mezz’ora dalle 18 in poi in nostra compagnia. Saranno con noi degli ospiti d’eccezione dal marketing team di Birra Peroni: Marina Manfredi (marketing manager Peroni), Camilla Cicerchia (brand manager Peroni), Eleonora Letizia (brand manager Peroni) e Andrea Fusco Head of Social Wavemaker.

L’appuntamento per la room “Ninja Marketing: San Valentino Edition ❤️  by Birra Peroni ?  ” è per domenica 14 febbraio dalle ore 18.00 alle 18.30. 

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Ecco qualche anticipazione per gli utenti Android che, ahimé, non potranno partecipare (speriamo tra poco potrete essere dei nostri!) e per arrivare preparati alle campagne che commenteremo durante la diretta:

Google, Parisian Love

Iniziamo con una bellissima campagna del 2010: una storia d’amore raccontata attraverso le ricerche su Google. Parisian Love è stata presentata al Super Bowl ben undici anni fa. La storia emozionante è stata vista oltre 8.2 milioni di volte su YouTube.

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Una birra su Tinder

Secondo il Love Index di Mastercard, il 19% degli italiani si è iscritto a siti di app e incontri nel corso del 2020. Oltre 10 milioni di Italiani si incontrano, si cercano e si trovano su Tinder la popolare app di dating online. E Peroni per il suo 175° anniversario approda su Tinder per… non vi sveliamo altro, ve lo racconteremo in diretta insieme al marketing team dell’azienda.

Peroni x sempre

Il kamasutra montabile di Ikea

Umorismo nordeuropeo, semplice e d’effetto, IKEA raffigura il kamasutra con uno dei suoi più famosi prodotti: una coppia di sedie BORJE in una posizione piuttosto esplicita. 

San valentino ikea

E il resto? Scopritelo insieme a noi

Pronti ad un bellissimo viaggio nell’Amore?

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TikTok prima app di intrattenimento digitale di UEFA EURO 2020

TikTok, la piattaforma leader per i video brevi da dispositivi mobile, è Global Sponsor di UEFA EURO 2020. Per la prima volta, una piattaforma di intrattenimento digitale sponsorizza un importante torneo internazionale UEFA. TikTok rappresenta una nuova tipologia di partner per UEFA e questo rende questa partnership unica e senza  precedenti per entrambe le parti. 

La partnership con UEFA segna una tappa importante per TikTok, che si conferma come la casa per tutti i tifosi di calcio. Ogni giorno, sono tantissimi gli appassionati che scelgono la piattaforma per condividere la loro passione per questo sport. Come partner ufficiale, TikTok diventerà il luogo perfetto dove seguire i creator preferiti, condividere i migliori contenuti di  calcio, creare i propri momenti speciali, festeggiare e commentare il Torneo con la community. 

In qualità di Global Sponsor, TikTok collaborerà con UEFA per lanciare una serie di funzioni e attività entusiasmanti tra cui effetti AR, Hashtag Challenges, TikTok LIVE e Suoni, per sorprendere e coinvolgere la Community. UEFA, inoltre, darà accesso a TikTok alla sua enorme libreria di video storici per sviluppare contenuti altamente coinvolgenti e innovativi.  

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Insieme alla partnership, UEFA EURO 2020 aprirà, prima del torneo, il suo profilo TikTok per ispirare e intrattenere milioni di appassionati di calcio in tutto il mondo con contenuti esclusivi dietro le quinte e filmati attuali e d’archivio. La partnership  include anche i diritti di sponsorizzazione durante la trasmissione, il logo TikTok sarà, dunque, visibile durante le partite in  diretta di UEFA EURO 2020 su tutti i canali di trasmissione europei. È intervenuto Guy-Laurent Epstein, Direttore marketing UEFA:

Siamo lieti di dare il benvenuto a TikTok come partner di UEFA EURO. TikTok è diventata una delle piattaforme di  intrattenimento digitale più amate nell’ultimo anno e non vediamo l’ora, nei prossimi mesi, di lavorare a stretto contatto per offrire ai tifosi di tutto il mondo un’esperienza UEFA EURO unica e innovativa, che darà loro l’opportunità di connettersi e  condividere la loro passione per uno dei principali eventi sportivi del mondo.

Rich Waterworth, General Manager Europa TikTok ha dichiarato:

TikTok sta rapidamente diventando il luogo dove vivere  il calcio in maniera completamente nuova, godendo di un’esperienza senza precedenti. Sempre più organizzazioni calcistiche, squadre e giocatori arrivano sulla nostra piattaforma per interagire direttamente con i fan. Siamo lieti di essere partner di UEFA EURO 2020, uno dei più grandi eventi sportivi al mondo e poter, quindi, offrire a tutti gli appassionati su TikTok l’essenza  e la passione di questo torneo. La nostra community ama celebrare lo sport in modi creativi, e non vediamo l’ora di vederla interagire con tutti i contenuti imperdibili di UEFA EURO 2020. 

TikTok è una delle app più scaricate al mondo. Disponibile in più di 150 paesi e in 75 lingue, si impegna a sostenere una  community divertente, positiva e accogliente, incoraggiando gli utenti a condividere la loro passione e creatività attraverso  i video brevi.

Apprendere nuove skill

Perché non è mai troppo tardi per apprendere nuove skill e migliorarsi

  • Possiamo davvero apprendere nuove skill anche se siamo sommersi da impegni quotidiani e lavoro? Per fortuna sì e non è mai troppo tardi per acquisire nuove abilità
  • Alcuni studi dimostrano che per imparare nuove cose dobbiamo approcciarci a un apprendimento più ampio e non settorializzato

Ognuno di noi porta dentro di sé un piccolo rimpianto, un qualcosa che avrebbe voluto imparare da anni ma non ha mai avuto tempo per farlo. In realtà non è stato solo il tempo il nostro ostacolo più grande, ma la paura di fallire. Succede che teniamo così tanto a qualcosa, che sia il nostro sogno nel cassetto o un semplice hobby, che lo idealizziamo e non ci proviamo nemmeno. Più passa il tempo, più il rimpianto cresce e più ci convinciamo che le nostre chance per imparare una nuova competenza siano pari a zero.

Esiste davvero un tempo limite per apprendere nuove skill? Per fortuna no, ma dobbiamo capirlo e soprattutto esserne convinti. 

Certo, probabilmente sarà difficile diventare una rockstar famosa in età avanzata, ma nulla ci vieterà d’imparare a suonare uno strumento musicale per il semplice desiderio di farlo e senza stress.

Perché siamo bloccati nell’apprendere nuove skill

Quando parliamo d’imparare nuove skill non stiamo parlando di abilità legate principalmente al nostro lavoro. Chi ama la propria professione, trovandola intellettualmente e creativamente appagante, cercherà di apprendere abilità inerenti a essa e risulterà anche semplice e stimolante farlo. 

Ma se invece dovessimo dedicarci ad apprendere nuove skill in cui non siamo abbastanza bravi? Una volta entrati nel mondo del lavoro e avviata la nostra carriera, non veniamo più considerati dei principianti, ma man mano che acquisiamo le competenze necessarie, ci sentiamo più sicuri di noi stessi. Imparare cose nuove significa anche tornare a essere dei dilettanti in un dato ambito, e questa cosa non ci piace per niente.

La paura di fallire, la sensazione di non essere all’altezza e sentirsi, di nuovo, degli esordienti, fanno parte di un mix di fattori che ci bloccano e non proseguiamo con la lista di cose nuove da imparare. Se poi riusciamo ad andare oltre questa iniziale riluttanza, ci sentiremo in colpa perché stiamo togliendo tempo ad altre attività che sono utili e sappiamo già fare. Purtroppo viviamo in una società in cui l’utile e il pratico viene prima del piacere in sé di fare qualcosa per curiosità e passione.

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Ma come facciamo a liberarci da questa ansia da prestazione e abbandonare il perfezionismo nocivo? Provando a imparare cose nuove e rivalutando le parole, come il termine “dilettante“.

Il perfezionismo ostacola la mente e l’apprendimento

La parola “dilettante” deriva dall’italiano “deliziare”. Nel XVIII secolo, un gruppo di aristocratici inglesi lo rese popolare fondando la Società dei Dilettanti per intraprendere un tour del continente, promuovere l’arte della conversazione, collezionare opere artistiche e sovvenzionare spedizioni archeologiche.

Federico II di Prussia era in disaccordo con i dilettanti definendoli “amanti delle arti e delle scienze che le capiscono solo superficialmente ma che comunque sono classificati in una classe superiore rispetto a coloro che ne sono totalmente ignoranti”. Parliamo di persone facoltose e con una gran quantità di tempo a disposizione. Il termine, in seguito, ha assunto un’accezione diversa, negativa, così come noi la conosciamo.

E se provassimo a considerare il dilettantismo come a un sostegno all’apprendimento e non a scopo di remunerazione o avanzamento di carriera? Un qualcosa di positivo e soddisfacente per la nostra mente. Potrebbe essere una buona base da cui partire, un antidoto al perfezionismo auto imposto che è cresciuto costantemente negli ultimi tre decenni ed è molto diffuso soprattutto tra i più giovani e gli studenti universitari. 

Il perfezionismo fa male alla salute?

Thomas Curran e Andrew P. Hill, promotori di uno studio del 2019 sul perfezionismo tra studenti universitari americani, britannici e canadesi, hanno sottolineato che i giovani nutrono ideali irrazionali, e che questi si manifestano in aspettative irrealistiche per il mondo accademico e professionale. Sono combattuti su come avere successo e su come dovrebbero apparire e cosa dovrebbero possedere. Queste ragazze e ragazzi sono preoccupati dell’opinione che gli altri potrebbero avere di loro, hanno paura di essere giudicati duramente per i loro difetti percepiti. E tutto ciò, continuano i ricercatori, non fa per niente bene alla salute mentale.

Essere disposti a puntare su qualcosa in cui magari siamo mediocri ma che ci piace e ci appassiona, senza inseguire un ideale di perfezione, sembra essere diventato ormai un atto di resistenza e rivoluzione.

Ma imparare nuove abilità è davvero così complicato?

Rich Karlgaard nel suo rassicurante libro “Late Bloomers: The Hidden Strengths of Learning and Succeeding at Your Own Ritmo”, afferma che il cervello forma reti neurali e capacità di riconoscimento che non si hanno in un’età più giovanile, quando invece la potenza sinaptica è fulminante. 

L’intelligenza fluida, che racchiude la capacità di scoprire nuove sfide e pensare con le proprie forze, favorisce i più giovani. Ma l’intelligenza cristallizzata, ossia la capacità di attingere al proprio bagaglio accumulato di conoscenza e competenza, si arricchisce spesso con l’avanzare dell’età.

Inoltre, alcuni particolari abilità cognitive aumentano e diminuiscono a ritmi diversi nel corso della vita, come Joshua K.Hartshorne, professore di psicologia al Boston College, e Laura T. Germine, professoressa di psichiatria presso Harvard Medical School, spiegano in un articolo sull’argomento.

La velocità di elaborazione raggiunge i picchi nella tarda adolescenza, la memoria a breve termine riguardo ai nomi intorno ai ventidue anni, la memoria a breve termine per i volti intorno ai trent’anni, il vocabolario intorno ai cinquanta e in alcuni studi, anche intorno ai sessantacinque, mentre la comprensione sociale, compresa la capacità di riconoscere e interpretare le emozioni altrui, sale intorno ai quarant’anni e tende a rimanere alta.

Cosa significa tutto questo? Non esiste un’età in cui apprendiamo meglio perché le abilità cognitive non si sviluppano al massimo nello stesso periodo.

Non esistono limiti d’età per imparare

Questo spiega perché ci sono persone che possono fiorire in modo spettacolare quando sono già adulte. Sono molti i casi nel campo della letteratura, dove una ricca esperienza di vita può essere una vera e propria risorsa per gli scrittori. 

Annie Proulx ha pubblicato il suo primo romanzo all’età di 56 anni, Raymond Chandler a 51. Frank McCourt, che era stato un insegnante di liceo a New York per gran parte della sua vita, pubblicò il suo primo libro, vincitore del Premio Pulitzer,Angela’s Ashes”, a 66 anni. Edith Wharton, che era stata una matrona della società incline alla nevrastenia e intrappolata nella gabbia dorata di un matrimonio, non produsse romanzi fino all’età di 41 anni. La narrativa editoriale l’ha risvegliata da quello che lei stessa ha descritto come una specie di torpore. “Mi ero fatta strada fino alla mia vocazione“, sentenziò.

Nella scienza e nella tecnologia, spesso pensiamo alle persone che fanno scoperte precoci come dei veri geni. Einstein una volta disse che “una persona che non ha dato il suo grande contributo alla scienza prima dei trent’anni non lo farà mai“. 

Invece, secondo uno studio del 2014 per il “National Bureau of Economic Research”, l’età media in cui le persone apportano un contributo significativo alla scienza è aumentata durante il ventesimo secolo, per i fisici accade non prima dei 48 anni.

Un articolo del 2016 su “Scienceche” ha scoperto che il lavoro di maggiore impatto nella carriera di uno scienziato è distribuito casualmente all’interno della sua vita lavorativa. Potrebbe essere la prima pubblicazione, accadere a metà carriera o potrebbe essere la sua ultima ricerca. L’età è sempre stata solo un numero.

Apprendere nuove skill allena il cervello mantenendolo giovane

Abbiamo sempre pensato che, con l’avanzare dell’età, il nostro cervello non funzionerà più come prima e non avremo più l’elasticità mentale di un tempo. Ma non è detto che debba essere necessariamente così. 

La professoressa di psicologia dell’UCR, Rachel Wu, ha condotto delle ricerche davvero interessanti sull’apprendimento e su come possa influire sul nostro cervello, sostenendo che gli adulti possono combattere l’invecchiamento cognitivo imparando come i bambini.

La dottoressa Wu ha pubblicato questo studio sulla rivista “Human Development”, e afferma che un sano invecchiamento cognitivo è il risultato di strategie e abitudini di apprendimento che si sviluppano nel corso della nostra vita. Queste abitudini possono incoraggiare o scoraggiare lo sviluppo cognitivo.

Apprendimento ampio e apprendimento specializzato

Quando iniziamo a lavorare, passiamo da un tipo di apprendimento ampio (apprendere molte abilità da piccoli) a un apprendimento specializzato (diventare un esperto in un’area specifica) e questo porta a un declino iniziale in alcuni ambiti che non fanno parte della nostra sfera d’interesse. 

Se gli adulti continuassero ad apprendere in modo ampio come i bambini, potrebbero riscontrare un aumento della loro salute cognitiva e non il declino naturale che ci aspettiamo. Ridefinendo l’invecchiamento cognitivo, si apre la porta a nuove tattiche che potrebbero migliorare notevolmente la salute cognitiva e la qualità della vita.

Le caratteristiche dell’apprendimento ampio

Cosa intendiamo per apprendimento ampio?

La dottoressa Wu e i suoi collaboratori hanno definito l’apprendimento ampio come insieme di questi 6 fattori:

  • Apprendimento aperto e guidato dagli input (apprendimento di nuovi modelli, nuove abilità, esplorazione al di fuori della propria comfort zone)
  • Imparare stando a contatto con insegnanti e tutor che guidano l’apprendimento
  • Mentalità di crescita, ossia la convinzione che le abilità si sviluppano con lo sforzo
  • Ambiente indulgente, dove siamo autorizzati a commettere errori e persino a fallire, senza essere per forza stigmatizzati
  • Impegno serio per l’apprendimento (imparare a padroneggiare le abilità essenziali e perseverare nonostante le battute d’arresto)
  • Imparare più abilità contemporaneamente.

I ricercatori spiegano che l’impegno intellettuale attraverso questi sei fattori diminuisce dall’infanzia all’età adulta, quando appunto si passa da “ampio apprendimento” a “specializzazione”.

Le caratteristiche dell’apprendimento specializzato

Cosa si intende invece per apprendimento specializzato?

  • Apprendimento basato sulla conoscenza con una mentalità chiusa, preferendo routine familiari e stagnando nella propria comfort zone
  • Non interfacciarsi con insegnanti o persone che possono essere una guida sull’apprendere nuove skill
  • Vivere in un ambiente spietato e subire conseguenze pesanti per errori o fallimenti, come il poter essere licenziato
  • Avere una mentalità fissa, ed essere convinti che le abilità siano un talento innato, invece d’impegnarsi ad apprendere nuove skill con lo sforzo
  • Poco impegno per l’apprendimento, gli adulti in genere imparano un hobby per un paio di mesi, ma poi lo abbandonano a causa di vincoli di tempo o perché troppo difficile da portare avanti
  • Imparare un’abilità alla volta.

Apprendere nuove skill per vivere meglio

Apprendere nuove skill non deve essere visto solo come un vantaggio professionale ma come un arricchimento personale. Possiamo imparare nuove abilità a qualsiasi età. Ci vuole solo tempo e dedizione. Siamo spesso proprio noi a limitarci nell’apprendimento, lo rendiamo difficile e a volte non lo accettiamo per timore di metterci in gioco, anche sulle cose più semplici.

Alcuni aspetti dell’invecchiamento cognitivo sembrano quasi autoimposti, sono le convinzioni che abbiamo che devono cambiare per poter andare avanti quando ci sentiamo bloccati sempre nello stesso punto. La crescita personale (e professionale) non ha scadenze. 

Digital 2021, esplodono eCommerce e podcast. Il report sui nuovi trend in Italia

Iperconnessi, con una fruizione sempre più immersiva delle piattaforme social. Esplodono l’eCommerce e l’audio. Mentre la voce sostituisce sempre più il testo nei device digitali per la capacità di creare intimità replicando la conversazione umana, le tecnologie diventano una componente sempre più importante della vita degli italiani, come delinea il report “Digital 2021” pubblicato da We Are Social in collaborazione  con Hootsuite, che mette in luce come i nuovi trend digital, influenzati dal lockdown e dall’emergenza Covid.

Se audio e gaming sono i settori super hot che creano maggior engagement, anche eCommerce, streaming, e social network conquistano l’audience: circa 50milioni di italiani utilizzano i digital device, di cui oltre 1 milione sono le persone che si sono connesse ad internet per la prima volta nel corso del 2020, con un incremento del 2,2% e un notevole aumento anche dell’età anagrafica dell’audience. Più considerevole è la crescita sul fronte delle piattaforme social: oltre 2 milioni di nuovi utenti (quasi +6%), che fa raggiungere quota 41 milioni.

50milioni di italiani iperconnessi- Fonte Digital Report 2021

Il 97% utilizza gli smartphone per connettersi, mentre 3 persone su 4 il computer desktop o laptop. Cresce anche il possesso delle console, pur in un anno in cui sono state rilasciate le prime (poche, per ora) next gen, e quasi raddoppia la penetrazione nelle case degli italiani di device per la smart home, favorita dal maggior tempo a disposizione per esplorare le nuove tecnologie. Italiani connessi per oltre 6 ore al giorno ad internet e quasi 2 ore sui social (il 98% da dispositivi mobili).

I nuovi sbocchi creativi del podcast

Il dato più rilevante riguarda la fruizione dei tools dedicati ai contenuti audio (una persona su 4 ascolta regolarmente podcast), ma il daily time trascorso sui media interessa anche il gaming (oltre 4 persone su 5 giocano, a prescindere dai device preferiti). Il podcast è il reale fenomeno in crescita, con un ascolto medio quotidiano di circa 30 minuti. Migliorano anche le connessione grazie ad avanzamenti infrastrutturali, con incrementi nelle velocità medie che consentono la fruizione di contenuti performanti e streaming di alta qualità, di cui video per il 92%, radio 30,4% e podcast per il 25%: dato in aumento quest’ultimo, corrispondente ad 1 utente su 5, disposti ad investire risorse finanziarie per acquistare prodotti premium.

branded podcast

La classifica dei social network: Telegram per la prima volta nel ranking

41milioni di utenti connessi alle piattaforme social, più 2,2milioni rispetto all’anno precedente. Un pubblico più partecipativo, con un uso del 31% per lavoro. Nel ranking delle piattaforme più utilizzate, domina la leadership degli ecosistemi Facebook e Google: YouTube e WhatsApp ai primi posti (85.3%), con a seguire Facebook (80.4%), Instagram (67%), Messanger (55.9%), Twitter (32.8), e ancora Tik Tok, Twitch, Snapchat. Per la prima volta in classifica anche Telegram, favorita dalla protezione della privacy percepita come valore aggiunto in un uso social divenuto sempre più consapevole (social media oriented) e per la possibilità di canali per la costruzione della community. Evoluzione anche per TikTok, con un’audience più ampia costituita non solo da teen agers, per la caratteristica di dare rilevanza ed ambizione ai creator.

limiti dei social

Lo scenario: i social media strumento di trasformazione della realtà

Cambiano le tendenze di comportamento degli utenti, più inclini al dialogo sulle piattaforme social, con un salto dall’81% del 2020 all’85% di quest’anno. Si evolve il ruolo del social media, che diventa strumento di trasformazione della realtà. Un uso diverso dei social, da strumento di organizzazione per la Primavera Araba del 2010 a veicolo di racconto e narrazione per il movimento del Black Live Matters del 2020. Dopo aver sovvertito le leggi scritte della finanza e dell’economia, la comunicazione branded oggi deve trasferire idee, comunicare un punto di vista concreto e una presa di posizione, trasmettendo i propri valori. Le idee forti hanno bisogno di scendere in profondità: 3 persone su 5, infatti, si dichiarano disposte a pagare per aprirsi a scenari nuovi. I brand dovranno interpretare la realtà, realizzando contenuti esclusivi.

Audio first ed audio only: interazione e contenuti premium

L’interazione digital si rivolge sempre di più ad un’interfaccia audio-first oppure audio only. Il 37% degli utenti utilizza comandi di ricerca vocale, mentre 1 persona su 7 utilizza smart home (Alexa, Siri o altri hub che interagiscono con altri device). Cresce la fruizione audio, non solo associata ai video (92,6%), ma soprattutto ai progetti editoriali creativi che amplificano la funzione immaginativa, non più passiva, su piattaforme che fanno del dialogo un’esperienza, come la recente introduzione in Italia di Clubhouse, con una dinamica di ingresso ad invito, di cui si intravedono già i primi cloni a cura di altre applicazioni.

Interazione sociale e piattaforme voce anche per i gamers, come Twitch, per “giocare parlando”, con spazi misti di chat e forum.

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gaming 5G

Il Gaming

Da fenomeno di nicchia a fenomeno di massa: 4 persone su 5 giocano attualmente (81,3%), sebbene il gaming sia ancora un elemento polarizzzante che suscita pregiudizio, ma allo stesso tempo amplifica l’immaginazione. Gaming che, per sua natura, è uno strumento espandibile, modulabile, aperto alla serialità ed è proprio nel live streaming del gioco che possono inserirsi i brand per l’advertising, con la creazione di avatar per l’identità digitale o con outfit digitali per il settore fashion ad esempio.

eCommerce, cresce l’età anagrafica degli utenti

Il segmento +55 rappresenta il 20% dell’audience totale, dimostrando il potere di penetrazione di internet anche tra le fasce meno giovani, anche nel settore dell’eCommerce, che cresce in Italia dell’86.5% nel 2020, influenzato dal lockdown. Circa 33milioni di euro spesi in transazioni online, con una percentuale di crescita del 24% in consumer goods. I principali acquirenti sono gli utenti tra i 55 e i 64 anni (78% del totale).

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e-commerce

Le piattaforme social nei processi di acquisto e il “social commerce”

Se l’eCommerce è il protagonista del 2020 insieme all’audio, i social dovranno assolvere alla funzione di ispirazione: vere e proprie vetrine online per spingere all’acquisto critico, all’acquisition, sempre più parte di un ecosistema. Come si può essere rilevanti per ispirare le persone? Efficacia dei contenuti, ma anche introdurre nuovi format-vetrina con la previsione di call-to-action, da aggiungere ai rilevanti elementi di socialità derivanti dall’interazione con gli altri, siano siti di consumer reviews, piattaforme social vere e proprie, servizi di Q&A o forum. Il futuro? Completare l’esperienza in piattaforma, immaginando in prospettiva un “social commerce” veloce e sicuro.

Hootsuite - Social Trends 2021 -_EN

5 trend che domineranno i Social Media nel 2021 secondo Hootsuite

  • Il 73% dei marketers dichiara di avere come obiettivo principale per la comunicazione social nel 2021 l’aumento nell’acquisizione di nuovi clienti attraverso i Social Media
  • Il 70% degli utenti Internet di età compresa tra 55 e 64 anni afferma di aver acquistato qualcosa online nell’ultimo mese, e che continuerá a farlo anche dopo la fine della pandemia
  • Il 60% dei Millennials e Generazione Z afferma di voler acquistare più prodotti e servizi da Brand che hanno influenzato positivamente la società durante la pandemia

 

“[…] Quando c’è l’oscurità, c’è anche la luce. C’è resilienza, innovazione e creatività e c’è sempre un percorso da seguire per tornare a crescere. Nel rapporto di quest’anno trovate nuove soluzioni a vecchi problemi. Storie vere di marchi leader in tutto il mondo. Il tutto supportato dalle intuizioni delle menti più brillanti del Marketing e dai dati del nostro più grande sondaggio finora. Spero che vi aiuti a trovare la strada da seguire.”

Inizia con queste parole – volutamente di speranza dopo l’anno appena concluso – scritte dal CEO Tom Keiser, il report Social Trend 2021 pubblicato recentemente da Hootsuite. 

Basato su un sondaggio condotto nel terzo trimestre del 2020 su 11.189 marketers, combinato con dozzine di interviste a esperti del settore e rapporti pubblicati da aziende come Deloitte, Edelman, eMarketer, GlobalWebIndex, etc, lo studio identifica cinque tendenze chiave nel mondo dei Social Media per il 2021.

Prima di tutto vediamo come, tra le piattaforme social più utilizzate, più della metà dei brand coinvolti nello studio (61%) conferma l’intenzione di aumentare il budget pubblicitario destinato a Instagram.

Quasi la metà pensa di fare lo stesso per Facebook, YouTube e LinkedIn, mentre possiamo notare come, nonostante il successo incredibile raggiunto da TikTok nel 2020, i brand non sono ancora convinti a puntare sulla piattaforma a livello di investimento pubblicitario.

Di fatto già nell’ultimo trimestre del 2020 la copertura pubblicitaria di Instagram è cresciuta del 7,1%. Non sorprende che i marketers preferiscano seguire il “percorso più sicuro” per investire i loro budget e raggiungere quindi risultati garantiti, piuttosto che sperimentare nuove strategie e piattaforme.

Dopo questa breve premessa, vediamo nel dettaglio quali sono i cinque social trend del 2021 identificati nel report di Hootsuite.

#1 La corsa al ROI

Il 2020 è stato un anno che ha scosso l’economia di tutti i Paesi a livello mondiale, e ovviamente ha avuto un impatto importante anche nel settore della pubblicità. 

I tagli al budget pubblicitario sono stati inevitabili e hanno messo i brand in grande difficoltà al momento di ripensare – quasi stravolgere – le loro strategie di marketing.

Secondo il sondaggio il 73% dei marketers vede come obiettivo principale per la comunicazione social nel 2021 aumentare l’acquisizione di nuovi clienti, rispetto al 46% dello scorso anno, segnando un aumento del 58% su base annua.

Solo il 23% dei marketer ha parlato di “migliorare l’esperienza del cliente”, mentre l’utilizzo dei social per “acquisire informazioni sui clienti” è sceso al 15%, un errore preoccupante soprattutto in dopo un anno in cui il comportamento del consumatore è cambiato in modo radicale.

La corsa al ROI che segnerà le strategie di molti brand nel 2021 non sarà sufficiente. I marketers devono imparare a trarre vantaggio dagli strumenti a disposizione a livello social, per migliorare le esperienze online dei clienti.

Seguire questa strategia aiuta a differenziare i prodotti e servizi offerti dal brand da un numero infiniti di inserzionisti che cercano, disperatamente, di acquisire nuovi clienti in un momento di grande difficoltà economica dei consumatori.

Cosa possono fare i brand in questo scenario?

  • Investire nelle campagne multicanale che tendono ad avere un ROI maggiore rispetto alle campagne single media. Infatti, secondo Analytic Partners, per ogni nuovo canale il ROI può migliorare fino a un 35%;
  • Puntare sullo shopping online migliorando il processo di acquisto per i clienti, rendendolo divertente ed interattivo, utilizzando Instagram Live o Pinterest come showroom virtuali;
  • Fidelizzare i clienti attraverso i canali social (Forrester prevede che la spesa per il loyalty marketing aumenterà del 30% nel 2021).

#2 Il silenzio è oro

Un’altra lezione che ci ha insegnato il 2020 è che gli utenti vogliono utilizzare i canali social per connettersi e parlare tra di loro, non con i Brand, soprattutto in tempi di distanziamento sociale.

Nei primi giorni di pandemia molti marchi hanno adottato un tono eccessivamente sentimentale nei loro contenuti, provocando un’ondata di campagne quasi indistinguibili che le persone hanno iniziato a deridere sui Social Media.

La verità è che per troppo tempo la maggior parte dei Brand ha condiviso contenuti che gli utenti non ritengono interessante, come affermato dal 68% delle persone intervistate.

Nel 2021 quindi la strategia vincente per i marketers sarà capire dove e quando inserirsi nelle conversazioni – e quindi nella vita – degli utenti sui Social Media, creando contenuti capaci di sfondare il muro dell’indifferenza.

Cosa possono fare i brand in questo scenario?

  • Non ignorare le metriche sul consumo passivo di contenuti, perché i dati confermano che solo una piccola minoranza di utenti online commenta o condivide effettivamente i contenuti: la stragrande maggioranza di tutti i media online viene consumata passivamente;
  • Rafforzare i dati del Social Listening con dati da altre fonti, in quanto è molto difficile monitorare le conversazioni che avvengono per esempio tramite Instagram Stories, LinkedIn, TikTok o messaggi privati in generale, e questo può distorcere le informazioni che si ottengono;
  • Continuare a credere nel potere degli UGC per affiancare la produzione di contenuti di Brand, in quanto gli UGC sono economici e hanno il vantaggio di essere contenuti di cui le persone si fidano.

#3 La rivincita dei Baby Boomers

Il 2020 ha ribaltato lo scenario generazionale dei Social Media: l’aumento del tempo trascorso con online, la diffusione dei Live Streaming, dei giochi online e dei pagamenti mobile hanno prodotto nuove forme di alfabetizzazione digitale che si stanno trasformando in abitudini destinate a sopravvivere alla pandemia.

Vediamo come il 70% degli utenti Internet di età compresa tra 55 e 64 anni afferma di aver acquistato qualcosa online nell’ultimo mese, e il 37% prevede di continuare a farlo con più frequenza quando sarà finita la pandemia.

Storicamente, i marketer sono abituati a raggiungere i Baby Boomer attraverso la pubblicità televisiva tradizionale – che continua ad essere uno dei modi più efficaci per raggiungerli.

Ma vale la pena notare che negli ultimi 4 anni c’è stato un aumento del 66% di Baby Boomer che hanno scoperto nuovi marchi e prodotti tramite i Social Media – in particolare su Facebook – secondo i dati forniti da GlobalWebIndex.

I Brand non possono permettersi di trascurare le generazioni più anziane sui canali social nel 2021: utilizzando la segmentazione intelligente i marketers che includono i Baby Boomer nelle loro strategie digitali possono sfruttare questo crescente entusiasmo tecnologico.

Cosa possono fare i brand in questo scenario?

  • Segmentare i Baby Boomer in base alle loro passioni o hobby, non semplicemente per età: costruire il target di riferimento su dati sociali che riflettono gli interessi porta a un aumento del 40% del ricordo dell’annuncio;
  • Lasciare da parte gli stereotipi generazionali in quanto l’ultima cosa che i Baby Boomer vogliono vedere sono le campagne pubblicitarie in cui sono raffigurati come “vecchi” che hanno difficoltà ad interagire con la tecnologia;
  • Usare le recensioni online per aumentare la fiducia e influenzare le decisioni di acquisto dei Boomers.

#4 Conosciamoci di più

I Brand sono convinti che raggiungere i consumatori digitalmente sia un gioco da ragazzi, visto che oltre 4 miliardi di persone sono presenti sui Social Media, e la crescita del 2020 ammonta a un 12%. Ma non è così facile.

Secondo un sondaggio condotto tra 2.162 marketers condotto in collaborazione con Altimeter, il 54% ha affermato di non essere sicuro che i propri follower sui Social Media siano clienti effettivamente più attivi rispetto a quelli con cui non interagiscono digitalmente.

Questo accade principalmente perché la maggior parte dei Community Managers non ha sempre ben chiaro se sta interagendo con un cliente acquisito, un nuovo lead, un ex dipendente o un troll.

Qual è il motivo che molte volte rende difficile ai marketers capire se stanno interagendo con il target corretto? La mancanza di integrazione dei dati derivati dai canali social. Secondo Hootsuite infatti solo il 10% degli addetti ai lavori conferma di possedere sistemi aziendali dedicati all’integrazione dei dati in sistemi aziendali come Adobe, Marketo o Salesforce.

Le previsioni per il 2021 dicono che l’85% delle organizzazioni che integreranno i dati dei Social Media riusciranno a quantificare con maggiore precisione il ROI dei canali social appunto. Questo discorso vale sia per i dati organici che per i dati che derivano dall’advertising. 

Le opportunità di targeting e le metriche dettagliate fornite dall’ADV sono infatti fondamentali per riuscire a creare contenuti pertinenti e raggiungere le persone giuste sui Social Media. Eppure quasi un terzo (28%) degli intervistati non pubblica contenuti social a pagamento, anche se è risaputo che la copertura organica ha iniziato a restringersi a partire dal 2010. 

Cosa possono fare i brand in questo scenario?

  • Utilizzare i Social Media non solo come canale per coinvolgere gli utenti, ma una ulteriore fonte di dati che può aiutare a rafforzare la strategia di comunicazione;
  • Tenere traccia di tutti i dati raccolti sia dalle campagne organiche e da quelle a pagamento, per capire quali canali e quali contenuti stanno performando meglio;
  • Impostare flussi di lavoro manuali in assenza di soluzioni tecnologiche ad hoc, configurando manualmente un flusso di lavoro che può aiutare a misurare i risultati raggiunti sui Social Media.

#5 Tra cambiamento sociale e cambiamento Social

Le ricadute economiche ed emotive causate dalla pandemia di Covid-19, la nascita di movimenti come Black Lives Matter, il cambiamento climatico che ha alimentato gli incendi storici in Australia e Nord America e molto altro: questi fatti accaduti nel 2020 hanno spinto il capitalismo verso un cambiamento socialmente responsabile.

Questo cambiamento ha messo sotto pressione anche i Brand, che si sono trovati a dover affrontare pubblicamente questioni su cui le loro organizzazioni non si erano mai concentrate, o stavano solo iniziando a tenere in considerazione.

Di conseguenza le aziende si sono dovute adattare in fretta alla mentalità e alle aspettative socialmente consapevoli di generazioni più giovani e diversificate, come la Generazione Z. Nel sondaggio annuale di Deloitte sui Millennial e la Gen Z, il 60% degli intervistati ha affermato di voler acquistare più prodotti e servizi da Brand che hanno influenzato positivamente la società durante la pandemia.

I consumatori stanno sviluppando aspettative più alte in relazione a come le aziende possano contribuire a migliorare il mondo in cui viviamo, e utilizzare i Social Media come megafono per promuovere le iniziative sociali è cruciale nel 2021. 

Secondo Michael McGoey – Senior Manager di Twitter – “[…] I Brand che sono in grado di ascoltare la voce dei consumatori e plasmare i propri messaggi in base ad essa, saranno più propensi a sopravvivere e crescere. Quelli che perseguono solo narrazioni guidate dal marchio e che non sono sensibili ai tempi in cui ci troviamo, semplicemente non manterranno i propri clienti”.

Cosa possono fare i brand in questo scenario?

  • Creare una Social Media Policy che possa fornire linee guida all’intera organizzazione per dare a tutti la possibilità di agire rapidamente e con sicurezza;
  • Impostare un flusso preciso per le comunicazioni di crisi sui canali social, ovvero un piano interfunzionale che aiuta a risparmiare tempo prezioso e mantenere tutti concentrati in caso di crisi sui Social Media;
  • Usare il Social Listening come strumento di Intelligence che possa aiutare le imprese a prendere decisioni più intelligenti sulla base delle mutevoli esigenze dei clienti.
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La pandemia guida la crescita dell’eCommerce anche a San Valentino

Teads, The Global Media Platform, presenta i trend sul comportamento d’acquisto dei consumatori per San Valentino: il digitale è il canale di vendita primario e lo smartphone si configura come il device per eccellenza nel 51% dei casi. Nel 2020 la digitalizzazione accelerata di tutti i mercati causa Covid-19, ha guidato una crescita dell’eCommerce senza precedenti. Trend che si conferma anche per questo San Valentino 2021.

festa di san valentino

La festa dell’amore è stata sempre molto a cuore agli italiani che nel 2020 hanno speso circa 474 milioni di euro in regali di San Valentino. Secondo quanto rilevato dall’Osservatorio annuale Love Index di Mastercard emerge una differenza tra le donne, che si interessano al regalo per San Valentino già da metà gennaio pianificando l’acquisto, e gli uomini che invece sono più propensi ad acquistare sotto data. Una costante accomuna i due comportamenti: la ricerca è condotta quasi nella totalità dei casi online. Quest’anno si prevede che la curva di acquisti online segua il trend di crescita esponenziale che ha avuto l’eCommerce nel 2020: a Ottobre, il +54,6% rispetto all’Ottobre 2019 con un 51% di acquisti effettuati da mobile.

Per garantire la massima visibilità e la migliore esposizione online in un periodo così affollato, Teads ha sviluppato un pacchetto di più di 430 categorie di contenuto come Health & Wellness, Entertainment, Technology, Business, Home & Garden, Family, Auto, Environmental disponibili per le pianificazioni media di brand e advertiser e attivabili con il Teads Contextual Reachcast.  L’offerta, che permette di riservare in esclusiva per 24 ore una o più categorie di contenuto verticali, garantisce il massimo impatto sulla brand awareness e sull’engagement oltre ad un posizionamento esclusivo come top brand del contenuto verticale. 

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In momenti dell’anno come quello di San Valentino è fondamentale costruire una continuità comunicativa e assicurarsi di rendere scalabili gli asset di campagna in una strategia multichannel. Il formato inRead Stories Video di Teads permette di riutilizzare gli asset creativi verticali delle campagne social sulle inventory di qualità dei più prestigiosi publisher a livello mondiale. Una soluzione tecnologica che garantisce attenzione e user experience di qualità, con un dato di view time di 7,6 secondi in media (MOAT), e la migliore esperienza full screen con l’interazione tipica del mobile.

Angelo Lo Ponte, Head of Data di Teads italia ha dichiarato:

Le nostre tecnologie di analisi semantica sono in grado di analizzare il contenuto editoriale attribuendo differenti livelli e sfumature connotative ad un articolo e garantendo la massima granularità. Non si tratta di un semplice targeting attraverso keyword ma di un vero e proprio sistema di algoritmi che scansionano il contenuto dell’articolo in maniera precisa e sempre più sofisticata. Siamo fieri di poter garantire ai nostri partner la perfetta combinazione tra precisione e reach per supportare le loro strategie di contextual targeting.

La multicanalità arriva in banca: il self banking e la sfida di Selfy, la nuova proposta di Banca Mediolanum

Dal mobile banking al self (banking). La storia dell’online banking è fatta di questi improvvisi salti di paradigma, causati dagli scossoni provocati dalle nuove tecnologie e da eventi esterni che impattano il mondo dei servizi finanziari.

Dal 1981, la data in cui possiamo affermare che nasce l’online banking a New York, con City Bank e altre banche americane che offrono i primi servizi da remoto, la finanza digitale è totalmente cambiata e oggi è lontana anni luce da quella dei primi pionieri.

«Ci sono state tre fasi nell’evoluzione dell’online banking. La prima è stata segnata dalla volontà di trasferire “semplicemente” online dei servizi che le banche offrivano già in analogico. Ma oggi quel modello è ampiamente superato», racconta Edoardo Fontana Rava, direttore sviluppo prodotti e modello business di Banca Mediolanum. Il manager ne ha parlato durante la conferenza stampa di presentazione dell’ultimo prodotto nato nella banca fondata da Ennio Doris, Selfy, che mira a inserirsi nel nuovo paradigima dell’online banking, dove sono i clienti a costruire la propria banca su misura.

3 sviluppi dell’online banking

Se New York è stato il laboratorio dei primi esperimenti di banca da remoto, è in Europa, e in particolar modo in UK, che l’internet banking prende avvio, soprattutto nella sua veste di “home banking”. Tutto nasce dall’esperimento di Bank of Scotland, che offre un servizio chiamato Homelink: in sostanza, i clienti della banca possono connettersi online attraverso le loro tv e i telefoni, per trasferire denaro da un conto a un altro. Questo è un articolo del New York Times d’annata che parla di questa rivoluzione

L’Internet banking domina almeno fino all’ingresso sul mercato dei primi telefoni cellulari, quando avviene il secondo scossone all’interno del mondo bancario, nelle relazioni con i clienti. Nel 1999 viene introdotto il WAP, acronimo di Wireless Application Protocol, è il sistema che permette ai telefoni di connettersi alla Rete. Le banche intuiscono la portata di questa rivoluzione e capiscono che la comunicazione via SMS, che finora avevano adottato, non sarebbe più bastata.

Nel decennio che va dal 2000 al 2010, si prepara il terreno per la rivoluzione mobile con un evento su tutti: il 9 gennaio 2007, un keynote che passa alla storia. In quel giorno, Steve Jobs presenta a Cupertino il primo modello di smartphone destinato a un pubblico di massa. Le banche allora si spostano sul mobile: tra i pionieri c’è ancora una banca Uk, la Royal Bank of Scotland, RBS, che lancia la sua prima app sull’Apple Store.

Dal mobile banking nascono poi tutta una serie di nuovi competitor, le banche tutte digitali, che aprono la strada a un nuovo paradigma: «Le banche online come Revolut o Illimity sono state brave a cogliere i cambiamenti e a innovare completamente la customer journey dei clienti: hanno saputo cogliere un’esigenza. Tuttavia, non sono riuscite a raggiungere l’omnicanalità o meglio il self banking», spiega Fontana Rava.

Self banking

La banca giusta per il cliente è quella che riesce a utilizzare, o meglio ancora quella in cui si riconosce. Se le nuove banche digitali hanno imposto una diversa esperienza utente ai clienti, ovvero quella di entrare nella banca quando vogliono e come vogliono, con un semplice accesso a Internet e un’app o più app mobile dedicate, il self banking fa un passo ulteriore in avanti, con il cliente stesso che partecipa attivamente alla costruzione del suo “ecosistema bancario”.

Il self banking è un po’ l’evoluzione dei criteri di scelta che il cliente adotta per decidere verso quale banca dirigersi. Apparentemente, questi criteri sembrano non essere cambiati nel tempo. Un cliente sceglie un banca sulla base del prezzo, della qualità del servizio e della prossimità/comodità. Eppure, oggi queste tre motivazioni assumono nuovi significati:

«Per prossimità non si intende più la vicinanza fisica a una filiale, ma la possibilità di accedere via app a tutte le offerte. Per la qualità di servizio si valuta non più il tempo di attesa in filiale o le disponibilità orarie degli sportelli, ma la possibilità di accedere alla banca quando voglio. Mentre il prezzo non è più solo sinonimo di convenienza: i clienti oggi sono disposti a spendere anche di più, se il servizio li soddisfa. L’emergenza Covid in questo ha aiutato, portando più consapevolezza», continua Fontana Rava.

Il manager spiega che le banche devono abbracciare ogni giorno la sfida dell’innovazione. Dall’analisi dei comportamenti, devono imparare a leggere le abitudini dei clienti e aggregare in unico posto tutta una serie di servizi, specie oggi che il conto corrente viene usato tutti i giorni.

La sfida di Selfy

Si è parlato di questo e di tanti altri temi sul presente e futuro dell’online banking durante la conferenza stampa di presentazione di Selfy, che ha visto tra gli ospiti la partecipazione, oltre al già citato Fontana Rava, di Simone Friggi, responsabile Sales Finance & Gaming Nord Ovest per Tim, di Gianni Rovelli, responsabile comunicazione e marketing commerciale per Banca Mediolanum, e Nicola Belli, consigliere delegato di Armando Testa, moderati dal giornalista Dario Donato

Con Selfy, Banca Mediolanum fa sua la sfida della multicanalità. Si tratta di un servizio dedicato ai nuovi clienti della Banca, al quale gli utenti possono iscriversi direttamente da pc o smartphone, per accedere a tantissimi servizi finanziari. Dall’app si possono pagare F24 e bollettini, controllare i movimenti delle carte, ricevere e inviare denaro in tempo reale, pagare da smartphone in abbinamento ai servizi Samsung Pay, Apple Pay, Garmin Pay e Google Pay. Ma anche fare trading online, chiedere prestiti e rateizzare i pagamenti:

«Uno dei valori in più di Selfy risiede nella possibilità offerta all’utente di personalizzare al massimo la sua esperienza. Dalla scelta della fotografia, dei colori e perfino dei servizi. Con Selfy vogliamo mostrare il nostro volto dell’open banking, che non risiede nel fare le cose, ma nel capire quelle che funzionano meglio per il cliente, per poi aggregare in una soluzione servizi finanziari e non solo, in modo tale da facilitargli la vita».

Scendendo ancora più nei dettagli, l’app è gratis per i clienti minori di 30 anni, mentre per tutti gli altri è gratuita il primo anno, mentre dal secondo anno in poi il costo è di 45 euro l’anno. Altri benefit dell’app nascono dalla partnership che Banca Mediolanum ha stretto con altri player, come Tim.

Accreditando lo stipendio a Selfy, l’utente avrà per esempio la possibilità di navigare con Tim a 100 GB al mese per 12 mesi, con in più il router in regalo:

«Con Selfy abbiamo voluto creare un vero e proprio universo dove è il cliente a scegliere cosa usare e quando. Dove è in cliente, in altre parole, a costruire la sua banca», conclude Fontana Rava