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come si diventa copywriter e cosa fa un copywriter

Cosa serve per diventare Copywriter (e cosa fa davvero)

Il copywriter è una delle professioni più ricercate nel mondo del lavoro. Dalle agenzie creative la figura del copy si è fatta strada anche in altri ambiti lavorativi sia digital che offline. Ma cosa fa un copywriter? E che tipo di formazione bisogna avere per diventarlo?

Perché diventare copywriter

Facendo una rapida ricerca su Google Trend ci possiamo rendere subito conto di quanto sia diventata importante la figura del copy arrivando, persino, a superare per volumi di ricerca figure come il Direttore Creativo e Professionista SEO.

copywrting guida

Questo dato ci fa riflettere: se fino a qualche anno fa la figura del copywriter era sconosciuta e poco interessante ora supera di gran lunga figure professionali da sempre considerate pilastri della comunicazione digital e non. 

Il copy sta diventando, quindi, una figura sempre più ricercata ed ambita e questo perché:

  • è una figura versatile che può lavorare in diversi ambiti e team;
  • è una figura che può lavorare tranquillamente da remoto;
  • non è richiesta un’abilitazione particolare.

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Chi è il copywriter

La parola copywriter racchiude diverse persone e professionalità. Tendenzialmente è la figura che, all’interno di un’agenzia o azienda, ha la responsabilità sul contenuto testuale ed editoriale.

Si può dividere la figura del copy in 3 categorie:

  1. Agency copywriters: la figura classica del copy che, solitamente in compagnia ad un art director, si occupa della realizzazione della creatività. Che sia una pubblicità, un videoclip, un post social o una campagna stampa il copy ha la responsabilità sul contenuto editoriale e sul testo scritto. Il suo obiettivo è di collaborare con la figura art per realizzare un contenuto funzionale e di impatto sul target.
  2. Corporate copywriters: il copy che all’interno di un’azienda si occupa della produzione testuale ed editoriale. A differenza del copy di agenzia, che spazia su più clienti e progetti, quello corporate è legato all’azienda in cui lavoro e al tipo di prodotti e/o servizi offerti.
  3. Freelance copywriters: la figura più dinamica e versatile. Solitamente collabora con agenzie e aziende su progetti o campagne specifiche. Molto spesso ha un approccio consulenziale.

Possiamo provare a definire il copy anche usando la tipologia di testo che realizza:

  1. Creative copy: chi si specializza nell’inventare copy brevi ed efficaci come claim e payoff. Queste figure si trovano solitamente nelle agenzie di pubblicità e si occupano di advertising.
  2. Editorial copy: chi si occupa di testi più lunghi e dal taglio editoriale come articoli del blog, testi di sito o comunicati stampa. Questo genere di copywriter si trovano, spesso, in agenzie di comunicazione, uffici PR o aziende.
  3. Persuasive copy: sono gli esperti di advertising abili nel creare copy persuasivi. Vengono solitamente impegnati in copy per adv digital (social o google ad esempio) e si trovano principalmente in centri media o in agenzie di marketing.
  4. Social copy o Social Media Manager: chi si specializza nella scrittura e ideazione di contenuti per i social. Non solo l’aspetto editoriale, quindi, ma anche quello tecnico viene richiesto a questa figura che si trova sempre più spesso in agenzie digital, aziende e società di consulenza.

Cosa fa il copywriter

Il copywriter si occupa, principalmente, di scrittura. Detta così sembra semplice e… in effetti non lo è! Il copy non è “colui che schiaccia i tasti del pc per scrivere” ma è una figura che definisce l’approccio editoriale, collabora con varie figure professionali e ha la responsabilità sulla qualità ed efficacia dei testi. Le principali attività di un copy sono:

Definizione del Tone of Voice

Da solo o in sinergia con altre figure, il copy definisce il tono di voce del brand. Sua responsabilità, quindi, è quella di delineare il carattere che il prodotto, il marchio o l’evento avrà e per il quale sarà riconosciuto.

Si tratta di un lavoro non semplice che prevede, da parte del copy, un’analisi accurata del mercato competitivo, della situazione attuale e della strategia di posizionamento identificata dal marketing.

Per identificare il Tone of Voice esistono diversi metodi, i più usati sono: l’utilizzo degli archetipi, la definizione attraverso aggettivi, il termometro caldo/freddo e l’identificazione di un personaggio famoso o vip.

Strategia Editoriale

Anche in questo caso il copy può lavorare in sinergia con altre figure, con questa attività il copy identifica gli stream, argomenti e focus della comunicazione. Di cosa andremo a parlare? In che modo? Con che frequenza? 

Nella comunicazione Social, ad esempio, sarà fondamentale capire che tipo di focus comunicativi stressare durante la stesura del piano editoriale. Per un sito, invece, che tipo di contenuti approfondire e quali, invece, lasciare più sintetici.

Scrittura dei testi

Il lavoro concreto del copy si traduce nell’atto di scrittura del testo. Questo processo ha tecniche e processi che variano da persona a persona e da agenzia ad agenzia. Diciamo pure che, essendo un lavoro molto creativo, non esiste una regola unica ed universale ma ognuno ha il suo approccio.

Esistono però tantissime pubblicazioni e blog utili da cui prendere ispirazione ed imparare. Il processo di scrittura è un’attività che si crea mano a mano con esperienza, errori e tanta passione.

Revisione dei testi

Il copy non è solo un creatore di testi ma, a volte, ha il compito di controllare il lavoro degli altri. La revisione dei testi è un’attività importantissima che può evitare problemi non da poco (immaginate la campagna affissioni in tutta Italia con un bel refuso…).

In questo caso al copy è chiesta una grande attenzione per i dettagli e una grandissima conoscenza della grammatica italiana. 

Come si diventa copywriter

“Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere e scrivere molto. Non conosco stratagemmi per aggirare queste realtà, non conosco scorciatoie.”

(Stephen King)

La citazione di King è il riassunto perfetto delle regole di un buono scrittore: leggere tanto e scrivere ancora di più. Non è possibile diventare un buon copy se non si ama la lettura: è da lì che si apprendono tecniche e idee per realizzare i propri testi.

La prima delle skill di un buon copy, infatti, è proprio la capacità di scrittura. Non stiamo parlando solo di grammatica ma di riuscire a mettere “su carta” un concetto, un pensiero.

La seconda abilità è la curiosità. Per scrivere dei testi efficaci bisogna necessariamente conoscere il proprio target, il proprio cliente e l’attività dei competitors. Un copy curioso è un copy preparato.

L’attenzione al dettaglio è fondamentale per non incappare nel refuso! Un errore grammaticale, una parola scritta male o una lettera saltata sono in grado di vanificare tutto il lavoro. Rileggere, controllare e rileggere di nuovo.

Immancabile la capacità di comunicazione ed empatia. Il copywriter dovrà collaborare molto spesso con altre persone ed è fondamentale saper comprendere le esigenze del cliente e dei colleghi. Non solo, molto spesso il copywriter si troverà a presentare il suo elaborato davanti al direttore creativo, al cliente o al team di lavoro. Avera buone capacità di comunicazione è quindi fondamentale!

Ultima, ma non meno importante, è la creatività: chi più del copywriter deve creare qualcosa da zero? Inventare un testo senza avere nessun appiglio o base? Un bravo copy deve in primis sentirsi “un creativo”, pronto ad affrontare la paura del foglio bianco.

Consigli per aspiranti copywriter

Se siete arrivati fino a qui con l’idea che la strada del copy è per voi eccovi qualche consiglio per iniziare:

1 – Imparare le basi del linguaggio persuasivo

Sono delle regole che aiutano a scrivere testi in grado di far leva su impulsi ed esigenze del lettore. Queste tecniche possono essere applicate a diversi ambiti e sono utili per riuscire a realizzare copy efficaci e diretti  

2 – Lavorare sui principali tipi di copy

Ovvero applicate la vostra conoscenza a qualcosa di concreto. I principali testi che un copywriter dovrà realizzare nella sua carriera sono:

  • Headline
  • Value Proposition
  • Landing page
  • Email, newsletter e DEM
  • Advertising
  • Video script

Esistono numerosi manuali e guide su come scrivere questi tipi di contenuti, esercitarsi è fondamentale per acquisire la tecnica e padroneggiare le difficoltà ed esigenze.

3 – Approfondire delle discipline parallele

Come abbiamo accennato, un copy dovrà collaborare con altre figure verticali in altri ambiti, soprattutto nel mondo digital. Per questo è importante conoscere le basi teoriche e pratiche della SEO o della UX/UI. Avere una conoscenza anche dell’ambito artistico grafico è importante per poter collaborare al meglio con art director o grafici.

4 – Formarsi e informarsi 

Vige sempre la regola del “non smettere mai di imparare”: corsi online, seminari e, soprattutto, leggere! 

5 – Creare un portfolio e un CV

Ovviamente è fondamentale avere un CV strutturato e pensato per ricoprire la posizione di copy. Evitate refusi ed errori, fate capire la vostra propensione alla scrittura ed evidenziate tutte le attività di formazione ed esperienze lavorative fatte nel settore. Non dimenticate del portfolio: che siano lavori veri o esercitazioni sono un ottimo biglietto da visita per far capire le vostre abilità e la vostra passione.

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Consigli su come scrivere un copy

Scrivere è semplice. Scrivere bene è molto più difficile. Ci sono però delle regole da seguire per realizzare dei testi efficaci e interessanti, ecco alcuni consigli da seguire:

Parti dall’analisi, sarà fondamentale per delineare il territorio e capire il mercato di riferimento. Inizia con l’analizzare l’attività dei competitors e benchmark per poi passare a quella del cliente. Come obiettivo cerca di tirare fuori delle evidenze utili a definire le aree di rischio, di opportunità e da sviluppare.

Scrivi paragrafi corti, non avere paura del punto! Se il testo che stai scrivendo inizia ad essere lungo, pieno di subordinate e ridondante… beh c’è qualcosa che non va. Dividi la frase, accorcia i paragrafi e rendi il testo più facilmente assimilabile e comprensibile per il lettore.

Non allontanarti dal Tone Of Voice, ricorda sempre che il cliente per cui stai scrivendo ha un suo carattere e un suo modo di esporsi e “vendersi” nella comunicazione. Ricorda le tecniche di definizione del tono di voce e tienile sempre a mente.

Senti il suono delle parole che scrivo, anche l’orecchio vuole la sua parte! Ci sono parole che, vicino ad altre, suonano male o si “incastrano” durante la lettura. Cerca sempre di scrivere dei testi piacevoli da leggere e sentire (con l’orecchio o con la mente), in caso contrario il vocabolario italiano è veramente ricco di sinonimi.

Cambiati il vestito, indossa quello del target. Ricorda sempre per chi stai scrivendo, mettiti nei suoi panni e cerca di scrivere un copy che sia comprensibile e efficace per il pubblico a cui ti rivolgi. Quanti anni ha? Che tipo di cultura ha? Cosa stanno cercando? In che stao emotivo saranno mentre leggeranno il mio testo?

Quando possibile, fai valere i fatti. Dati numerici, ricerche, percentuali, danno credibilità al tuo testo e rendono tutto più attendibile ed interessante.

Attento agli anacronismi, non c’è niente di peggio che leggere un testo vetusto con termini arcaici. Se in alcuni ambiti è essenziale (pensiamo alla sfera legale ad esempio), solitamente si predilige un linguaggio contemporaneo e appartenente alla quotidianità.

Prima di consegnare rileggi, fai rileggere e rileggi ancora una volta. 

FAQ

Che tipo di formazione universitaria è meglio avere?

Sicuramente una formazione universitaria umanistica aiuta ad entrare nella mondo della scrittura. Ci sono poi tanti master interessanti che servono a specializzarsi in un ambito o stile di scrittura. Inutile dire che la miglior scuola resta sempre l’esperienza.

Cosa guardano i recruiter per scegliere un copy?

I refusi: evitateli nel vostro CV e nella lettera di presentazione. Altro fattore determinante sono le attività che coinvolgono la scrittura: collaborare con testate giornalistiche, avere un blog o gestire delle pagine social danno una marcia in più al CV permettendovi di spiccare dalla massa.

Come faccio a capire che tipo di copywriter sono? 

Scrivendo e provando vi renderete automaticamente conto di quale tipologia di copy vi riesce meglio. Esercitatevi riscrivendo i copy per campagne pubblicitarie o siti oppure inventatevi un prodotto vostro.

Devo conoscere altre lingue oltre l’italiano?

Per fare il copy non è necessario ma sicuramente conoscere una lingua è un notevole boost per la professione. Sfortunatamente scrivere copy in altre lingue non è semplice: oltre a saper applicare la grammatica si deve anche conoscere la cultura e gli usi delle varie nazioni. Sicuramente un’esperienza all’estero aiuta.

Per approfondire l’argomento ed iniziare subito a “mettere le mani in pasta” dai un’occhiata ai nostri corsi dedicati alla scrittura nella nostra Academy.

Buona scrittura!

Supersalone: l’evento speciale 2021 del Salone del Mobile.Milano

Dal 5 al 10 settembre, nei primi quattro padiglioni di Fiera Milano, Rho (complessivamente 68.520mq), oltre 1.900 progetti (di brand espositori, designer auto-produttori e giovani laureatisi nel 2020/2021), un ricchissimo public program con più di 40 voci illustri (tra architetti, innovatori, visionari, imprenditori, artisti e politici), una rassegna cinematografica in collaborazione con il Milano Design Film Festival, quattro food court ideate da Identità Golose e animate da nove dei più grandi interpreti della cucina italiana e una grande mostra dell’ADI/Compasso d’Oro hanno l’obiettivo di capitalizzare i punti di contatto tra settori differenti, sperimentare nuovi format espositivi, coinvolgere e motivare i visitatori.

Arredo e design

E, soprattutto, riaccendere – metaforicamente parlando – i motori della città del design per eccellenza: Milano. Questo, in sintesi, il “supersalone”, evento fortemente voluto dal Salone del Mobile.Milano e curato dall’architetto Stefano Boeri.

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La forza del Salone del Mobile.Milano è sempre stata la volontà di fare squadra, di sperimentare e anche di rischiare, senza mai, però, perdere di vista l’obiettivo finale: il bene per le nostre aziende e per i nostri espositori. Ho sempre vissuto un Salone che, in ogni edizione, è stato capace di mettersi in discussione, di guardare alle trasformazioni della società, di analizzare sfide e cogliere opportunità. Di cambiare punto di vista. È ciò che abbiamo fatto scegliendo la strada di un supersalone.

Afferma Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano. 

Abbiamo rotto gli schemi per non restare fermi in una situazione che avrebbe potuto impoverire il sistema e compromettere il primato di Milano. Non è stato facile, ma l’aver scelto una nuova strada e colto l’occasione di fornire nuove visioni di brand e prodotti è segno di quanto grande sia la forza del nostro design, che, coniugando tradizioni culturali, creatività dei protagonisti, capacità innovativa dell’industria e dei territori, ci permette di guardare al futuro con fiducia.

Un “supersalone” che raccoglie ed esibisce le migliori ricerche, produzioni e sperimentazioni realizzate da un intero settore in questi ultimi 18 mesi, ma che è, contemporaneamente, proiettato verso il futuro, rappresentando un importante momento di visibilità corale e un driver di rilancio per il comparto dell’arredo e del design.

Il riconoscimento di tale importanza e del suo valore simbolico è confermato dalla presenza di alte autorità governative e istituzionali – prima fra tutte il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – che, da sempre, testimoniano quanto il Salone rappresenti uno dei motori dell’economia italiana, grazie al fertile rapporto che riesce a creare tra impresa, città e territori.

A lui il Salone del Mobile.Milano porgerà in dono una riproduzione del manifesto della prima edizione del Salone (1961) in una cornice d’eccezione, progettata dal duo di designer Formafantasma e realizzata dal giovane architetto-artigiano Giacomo Moor e dagli ebanisti Gigi Marelli e Giordano Viganó con il legno degli abeti abbattuti dalla tempesta Vaia in val di Fiemme.

Just Eat svela i food trend a domicilio che hanno caratterizzato l’estate italiana 2021

Da sempre l’estate rappresenta la stagione in cui più si può godere delle meraviglie del territorio e delle eccellenze gastronomiche che il Belpaese offre, potendo viaggiare e approfittare delle tanto desiderate ferie estive. Il meritato relax concesso dalle vacanze permette di abbandonare anche le rinunce e le rigide diete e coccolarsi dal punto di vista culinario.

Il food delivery rimane sempre il miglior alleato per soddisfare qualsiasi voglia anche durante la bella stagione, sia in vacanza che in città. Lo dimostrano anche i dati di Just Eat, app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia e nel mondo, e parte di Just Eat Takeaway.com, leader mondiale nel mercato della consegna di cibo a domicilio e top player assoluto fuori dalla Cina, che ha analizzato gli ordini degli italiani per scoprire trend e differenze che hanno caratterizzato le abitudini di consumo a domicilio degli italiani nei mesi più caldi. 

Ferragosto, cos’hanno mangiato gli italiani?

Nella giornata preferita dell’estate italiana, Ferragosto, quest’anno non ci sono state solo tradizionali grigliate e picnic, ma anche ordini a domicilio, cresciuti del 40% rispetto allo scorso anno. Sono stati ordinati oltre 11.000 kg di pizze (+18%), oltre 4.000 kg di pietanze cinesi (+31%), oltre 1.200 kg di hamburger (+18%), 400 kg di gelato (+51%) e 322 kg di insalate (+39%). L’ordine più grande è stato registrato da un ristorante giapponese a Messina e composto da 35 piatti, mentre nel 2020 era stato registrato a Torino con 24 pietanze di cucina cinese.

Classifica delle città dove si è ordinato di più a Ferragosto:

  1. Roma;
  2. Bologna;
  3. Genova;
  4. Milano;
  5. Torino;
  6. Trieste;
  7. Napoli;
  8. Palermo;
  9. Firenze;
  10. Rimini.

La regina indiscussa del Ferragosto rimane la pizza margherita, che si conferma in piatto più ordinato nelle principali città italiane. A Milano sono stati molto apprezzati anche i piatti internazionali come ravioli al vapore, involtini primavera, cheeseburger e kebab, mentre a Roma hanno vinto specialità regionali come olive ascolane, fiori di zucca e supplì. A Bologna si è preferita la pizza in varie declinazioni con golose aggiunte come la salsiccia, alla diavola o con wurstel. A Torino, oltre a pizze e patatine fritte, prediletti anche piatti della cucina cinese come gli involtini primavera, ma anche gelato e poke bowl, che non sono mancate neanche a Napoli, seguite da piatti tipici regionali come crocchè e frittatina. A Palermo invece si è optato per la classica parmigiana.

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Tra cucine regionali e internazionali: le preferenze degli italiani lungo la penisola

Gli italiani amano le cucine regionali, in particolare quando sono in vacanza. Le città di mare, infatti, mostrano molta più varietà tra i piatti regionali più ordinati che rappresentano le pietanze tipiche del posto. Tra le specialità spiccano: crocchè e frittatine a Napoli, brioche con gelato e anelletti al forno a Palermo, piatti a base di prosciutto San Daniele e salame Viennese a Trieste. Roma rimane comunque la città in cui si sono ordinati più piatti tipici, con ben 2.211 kg di supplì ordinati durante l’estate e consumati principalmente a cena (96%), una preferenza che si ritrova anche nelle città di mare che ordinano le specialità regionali soprattutto durante questo pasto della giornata (89%).

Mentre le città di mare si sono orientate di più verso la cucina regionale della tradizione italiana, le città metropolitane sono invece risultate essere più aperte alle cucine internazionali con il 64% in più di piatti internazionali ordinati. Infatti, oltre la metà dei piatti più popolari ordinati nelle città sono piatti della cucina cinese (riso alla cantonese, ravioli al vapore o alla griglia), giapponese (sushi), mediorientale (kebab) oppure hamburger. La cucina italiana rimane la scelta migliore per la cena, mentre le cucine internazionali sono preferite principalmente a pranzo sia in città (61%) che al mare (73%). 

Oltre a scelte più golose, gli italiani d’estate preferiscono anche pietanze più leggere e salutari: infatti, la cucina vegetariana e vegana hanno visto un aumento del 130% durante i mesi caldi. Tra i nuovi piatti di tendenza troviamo non solo hamburger in versione vegana, ma anche piatti della tradizione rivisitati in chiave vegetale come le lasagne, il pesto e zucchine ripiene di lenticchie. In crescita anche piatti mediorientali come falafel, hummus e pita.

annunci stampa di Agosto

Diamonds Factory, Bisco e McDonald’s: i migliori annunci stampa di agosto

Settembre è un po’ il “capodanno del lavoro”. Si torna dalle vacanze e ci si riprepara alla ripartenza con nuove idee, buoni propositi e tanta, tanta carica.

Come ogni nuovo inizio, però, si può fare un po’ fatica a riprendere il ritmo pre-tintarella. Lasciamoci quindi ispirare dalle creatività del mese di agosto negli annunci stampa pubblicati dalle agenzie di tutto il mondo, per alleggerire i primi giorni del rientro.

Se con McDonald’s siamo ancora, con la testa, al nostro ultimo viaggio, con le altre campagne di questa selezione mettiamo subito i piedi per terra e torniamo a occuparci di rispetto per gli animali e diritti.

Ecco i Best Ad di questo mese.

Big Cat Rescue – Tiger Cub Petting Truth

Accarezzare un cucciolo di tigre può sembrare un’esperienza fantastica e irripetibile. Tuttavia, è un gesto meno innocente di quanto si possa pensare, perché fa parte di una vita di crudeltà e abusi, durante la quale questi animali sono sfruttati per profitto.

La campagna si pone l’obiettivo di comunicare la realtà: le tigri sono sottratte all’ambiente al quale appartengono, la natura, e costrette a vivere una vita infelice.

big cat adv

Advertising Agency: PPK, Tampa, United States of America
Agency President/CEO: Tom Kenney
Executive Creative Director: Paul Prato
Creative Director/Writer: Michael Schillig
Associate Creative Director: Javier Quintana
Senior Art Director: Pat Floyd

Diamonds Factory – Insta-Queens

Ti sei mai chiesto che aspetto avrebbe il profilo Instagram della regina Elisabetta I o di Maria Antonietta?

Diamonds Factory ha re-immaginato i ritratti di alcuni dei personaggi più controversi e affascinanti della storia e riassunto le loro fantastiche storie in alcuni scatti.

Queste magiche ricostruzioni mostrano Maria Antonietta, la regina Elisabetta I, Cleopatra, Boudica, Wu Zeitan, Caterina la Grande e Maria Regina di Scozia sotto una nuova luce.

Credits: In-house

The Voice Newspaper – Tick it to change it

The Voice Newspaper ha diffuso una nuova campagna per promuovere il completamento del progetto Black British Voices, la prima indagine nazionale completa sull’esperienza britannica “nera”, sviluppata in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Cambridge e il gruppo di consulenza I-Cubed.

L’iniziativa “Tick it to change it” è stata creata in collaborazione con M&C Saatchi.

the voice

the voice

the voice

Advertising Agency: M&C Saatchi, London, United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland

Bisco – Heart to Heart, let nothing keep us apart

Diciamoci la verità: tutti amano i dolci! Anziani, giovani e meno giovani sono i protagonisti di questo visual pensato per risvegliare le papille gustative.

Gustiamoci insieme anche i dettagli di queste elaboratissime illustrazioni.

bisco

bisco 02

bisco 03

Advertising Agency: Icon Advertising, Dubai, United Arab Emirates
Creative Director: Firas O.Tirhi
Associate Creative Director: Hossam Anwar
Copywriter: Rajeevan Vickneswaran
Art Director: Ahmed Shaker
Concept Artist: Ahmed Ali
Creative Retoucher: Hesham Adel
3D Artist: Momen Elwan

McDonald’s – Enjoy Your Holiday!

Basta girare un po’ per il mondo per rendersi conto che McDonald’s è dovunque. Il brand, riconoscibilissimo dal logo ad archi e dall’inconfondibile gusto dei suoi prodotti può essere una buona alternativa anche in vacanza, come suggerisce l’eloquente campagna di DDB Wien.

Guardandosi intorno, infatti, il logo storico è visibile dappertutto.

mc donald's advertising

mc donald's advertising

mc donald's advertising

mc donald's advertising

Advertising Agency: DDB Wien, Vienna, Austria
Executive Creative Director: Andreas Spielvogel
Executive Creative Director: Thomas Tatzl
Art Director: Marina Mrvka
Concept: Marina Mrvka

core web vitals cosa sono

Core Web Vitals: cosa sono le metriche Google per la UX delle pagine web

Le Core Web Vitals (in italiano tradotti come “segnali vitali per il web”) rappresentano il nuovo set di metriche delle prestazioni di un sito che aiutano a evidenziare gli aspetti dello sviluppo di pagine Web che influiscono sulla user experience UX, come caricamento della pagina, interattività e stabilità visiva.

Attenzione, non si tratta di un nuovo algoritmo quale ad esempio il recentemente citato MUM: Multitask Unified Model che sostituirà Bert, ma di tre metriche strettamente legate alla UX, molto importanti per il ranking, dato che Google da tempo punta a migliorare la qualità della navigazione degli utenti.

Qui di seguito ho riproposto una slide che ormai tutti conosciamo, divulgata da Google il 28 maggio 2020 quando vennero annunciati i CVW, riguardante tutte le metriche che influiscono sulla UX di una pagina web, dal mobile friendly (mobile first ormai) alla velocità di caricamento del sito (TTFB Time TO First Byte), fino all’adozione dell’ HTTPS, ai CWV e tanto altro.

Metriche Core Web Vitals

Descrizione delle metriche dei Core Web Vitals

Quindi, avendo assodato che i Web Vitals sono fattori di ranking, passiamo a vedere quali sono e quali aspetti della navigazione riguardano.

Le metriche che rientrano nei Core Web Vitals sono:

  • Largest Contentful Paint (LCP)
  • First Input Delay (FID)
  • Cumlative Layout Shift (CLS)

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Largest Contentful Paint (LCP)

Il Largest Contentful Paint è la metrica che descrive la velocità di caricamento di una pagina web. Possiamo paragonare questa metrica ad un centometrista nella corsa.

Infatti il LCP è il tempo di rendering dell’elemento più grande in termini di Kb (Largest) visibile all’interno del viewport. Inutile dire che minore è il tempo di caricamento, migliore il ranking. 

Entriamo nel dettaglio, se il vostro sito presenta LCP fino a 2,5 secondi allora non avete ottimizzazioni da fare. Se supera questo valore e raggiunge i 4 secondi allora dovere analizzare la struttura della pagina per le dovute ottimizzazioni. 

Nel caso di valori superiori, cancellate il sito! Scherzo ovviamente, ma andrebbe rivista tutta la logica, la struttura del sito, le ottimizzazioni dei video, delle immagini ma anche la presenza di banner pubblicitari invasivi, popup e altro.

Largest contentful paint dei Core Web Vitals

Descrizione della metrica largest contentful paint dei Core Web Vitals

Scendiamo un po’ nel dettaglio per capire meglio quali contenuti vengono esaminati dal LCP. In particolare, facciamo riferimento ad una serie di elementi posizionati in “above the fold”, quali:

  • elementi di tipo immagini <img>
  • elementi di tipo immagini <image> dentro a elementi di tipo <svg>
  • elementi di tipo video <video>
  • elementi di immagini in background caricati attraverso la mitica funzione url() che si usano dentro i CSS
  • Un elemento di blocco (Block-level) che contiene testo o altri elementi

Alcuni, non proprio addetti ai lavori, avranno storto il naso davanti l’espressione “above the fold”. Chiariamo subito: con tale termine indichiamo l’area più importante del sito, la parte superiore della pagina web, quella visibile dall’utente subito in primo piano, senza necessità di usare la barra di scorrimento del browser.

Quindi tutto quello che viene mostrato in quest’area, deve essere caricato entro i 2,5 secondi.

First Input Delay (FID)

Il First Input Delay (FID), è la metrica preferita da tutti i surfisti del web, perché misura il tempo trascorso fra la prima interazione di un utente con la pagina del vostro sito e il momento in cui il browser risponde all’input. 

In pratica, misura quanto tempo impiega il browser a rispondere agli input dell’utente che naviga su una pagina web.

Come per la metrica LCP, anche quella FID hai dei range entro i quali possiamo dire di aver superato il test e in questo caso parliamo di un tempo che va fino ai 100 millisecondi per interazione, cioè: 

  • Click su un link
  • Touch da mobile su un bottone
  • Qualsiasi listener JavaScript
  • Un filtro

La metrica FID misura il ritardo dell’ input, o meglio la latenza che si verifica quando il thread principale del browser è impegnato a fare altro, ad esempio caricare, analizzare oppure eseguire un file JavaScript oppure un CSS di grandi dimensioni e nel frattempo non può rispondere all’utente.

Questa metrica spingerà molti sviluppatori verso la programmazione asincrona che consente di eseguire simultaneamente più richieste senza che una blocchi le altre.

Core Web Vitals first input delay

Descrizione della metrica first input delay dei Core Web Vitals

Cumulative Layout Shift (CLS)

Il CLS misura tutti quei fastidiosissimi cambiamenti di layout che arrivano all’improvviso e che si verificano durante l’intera durata della visita della pagina. 

Abbiamo mai notato, durante la navigazione di una pagina web, che alcuni elementi della pagina si spostino improvvisamente oppure cambino di dimensione ? Alcuni attribuivano questi sgradevoli effetti come dovuti alla lentezza di caricamente della pagina web.

A differenza delle due metriche precedenti, calcolate secondo unità di tempo, il CLS viene misurato in termini di “spazio” con un parametro di confronto creato appositamente, una sorta di benchmark.

Immaginiamo di avere un modulo di richiesta informazioni con due pulsanti molto vicini che consentono due azioni differenti, quali “completa ordine” e “annulla ordine”. Quante volte succede che, nel momento in cui si sta per cliccare su “accetta ordine”, termina il caricamento del secondo pulsante, la pagina si adatta a visualizzare il nuovo contenuto e, involontariamente, clicchiamo sul pulsante “annulla ordine” ?

Di solito gli elementi oggetto di questo shifting sono contenuti nella sezione di onload e onpage quali:

  • caratteri
  • immagini
  • video
  • moduli di contatto
  • pulsanti e altri tipi di contenuti

Secondo gli ingegneri di Google, i motivi che determinano una variazione cumulativa del layout sono i seguenti:

  • Immagini o video di dimensioni sconosciute / non impostate correttamente.
  • Annunci, embeds e iframe senza dimensioni.
  • Contenuto iniettato
  • Web font che causano FOIT / FOUT
  • Azioni in attesa di una risposta di rete prima di aggiornare DOM

Questa metrica rappresenta quindi la distanza misurata e la frazione del viewport che si sposta a causa della manipolazione del DOM o della mancanza di attributi di dimensione per i principali elementi multimediali.

Core Web Vitals, il cumulative layout shift

Descrizione della metrica cumulative layout shift dei Core Web Vitals

Queste sono le tre metriche con cui avremo a che fare in futuro per la realizzazione di pagine web ineccepibili in termini di user experience UX.

A questo punto viene naturale chiedersi come analizzare il proprio sito sotto il profilo dei Core Web Vitals.

Nessun problema, ecco alcuni dei principali strumenti che vi aiuteranno in questo lavoro e che sono stati realizzati proprio da Google:

  1. Page Speed Insight
  2. LightHouse
  3. Google Search Console
  4. Chrome Web Tools

Detto questo, quando progettiamo e sviluppiamo un sito web, ricordiamo che il nostro fine è quello di realizzare sempre una facile esperienza di navigazione per gli utenti e di consentire loro di trovare le informazioni che cercano nel minor tempo possibile.

consigli di storytelling

Come raccontare una storia in modo efficace: 7 consigli di storytelling

Prima che le persone imparassero a scrivere, si raccontavano storie. Raccontare una storia è come dipingere un quadro con le parole. Le storie connettono, ispirano, guidano, creano cambiamento e guariscono. Lo storytelling ha permesso alle persone di dare un senso al mondo e di trarre un significato più profondo dalle loro vite sin dall’inizio della storia dell’umanità. Cambiano le tecniche e i metodi di narrazione, così come i modi di comunicare e i soggetti, ma il potere dello storytelling di commuoverci e provocare un senso più profondo di connessione tra tutti noi non è mai cambiato.

Indipendentemente dai media, siamo tutti fruitori di storie e, in fondo, lo siamo sempre stati.

LEGGI ANCHE: Le cinque regole fondamentali per uno storytelling efficace

Perché raccontiamo storie?

La narrazione è una forma d’arte antica come il tempo e ha un posto in ogni cultura e società. Come mai? Perché le storie sono un linguaggio universale che tutti, indipendentemente dal dialetto, dalla città natale o dall’eredità, possono capire. Le storie stimolano l’immaginazione e la passione e creano un senso di comunità tra ascoltatori e narratori.

Le storie consolidano concetti astratti e semplificano messaggi complessi. In un mondo diviso da una moltitudine di cose, le storie uniscono le persone e creano un senso di comunità. Le storie ci rendono umani, e lo stesso vale per i brand. Ecco perché creare una narrativa specifica e pensata ad hoc sul proprio marchio o prodotto non solo lo umanizza, ma ci permette di farlo conoscere meglio ai clienti e potenziali clienti.

storytelling

Come raccontare una storia in modo efficace

Sviluppare le proprie capacità di narrazione e imparare a trasformare le esperienze in una storia richiede pratica, ma ci sono metodi efficaci per migliorare l’arte dello storytelling. Proprio come l’arte, la narrazione richiede creatività, visione e abilità, ma è soprattutto disciplina. Chi crede che la scrittura sia solo genio o improvvisazione si sbaglia di grosso. Sapevate che Stephen King, uno degli autori più proliferi di sempre, scrive ininterrottamente quattro ore ogni mattina tutti i giorni?

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La narrazione è uno strumento potente che i leader usano per motivare le masse, e gli scrittori si ingegnano per creare la propria letteratura. Attingere alle emozioni delle persone e mettere a nudo sia il bene che il male è il modo in cui le storie ispirano e motivano e, infine, guidano all’azione.

7 consigli di storytelling per storie indimenticabili

Se avete appena iniziato a scrivere e a raccontare storie, ecco 7 consigli di storytelling che possono aiutarvi a rafforzare le vostre narrazioni e a coinvolgere il pubblico. Non dimenticate che una storia implica un’interazione bidirezionale tra un narratore e uno o più ascoltatori. Le risposte degli ascoltatori influenzano il racconto della storia. Lo storytelling difatti emerge dall’interazione e dagli sforzi cooperativi e coordinati tra narratore e pubblico e di certo non crea una barriera immaginaria tra chi parla e chi ascolta

1. Scegliere un messaggio centrale ben definito

Una grande storia di solito progredisce verso una morale o un messaggio centrale. Quando create una storia, dovreste avere un’idea precisa di cosa state costruendo. Se la vostra storia ha una forte componente morale, vorrete di certo guidare gli ascoltatori o i lettori verso quel messaggio. Se state raccontando una storia avvincente, provate ad aumentare la tensione drammatica e la suspense fino al culmine della narrazione. Indipendentemente dal tipo di storia che state raccontando, è importante essere molto chiari sul tema centrale o sul punto della trama attorno al quale si sta costruendo la storia.

La storia serve per vendere un prodotto o raccoglie fondi, o far conoscere un servizio? Qual è il punto della storia? Per aiutarvi a definirlo, provate a riassumere la vostra narrazione in massimo 10 parole. Se non ci riuscite, beh, non avete un messaggio centrale.

2. Il conflitto non è un male nello storytelling

Come narratore, non si può evitare il conflitto. I grandi narratori creano storie che hanno ogni sorta di ostacoli e difficoltà disseminati sul percorso dei loro protagonisti. Per essere soddisfatto di un lieto fine, il pubblico deve guardare i personaggi principali che lottano per raggiungere i loro obiettivi. Va bene essere crudeli con i personaggi principali, anzi, è necessario. Le trame avvincenti sono costruite sul conflitto ed è imperativo abbracciare il dramma e lo scontro per diventare un narratore migliore.

3. Avere una struttura chiara della storia

Ci sono molti modi diversi per strutturare una storia, ma i tre ingredienti che danno vita a un racconto sono:

  • un inizio
  • una parte centrale
  • una fine.

Nello specifico una storia di successo inizierà con un incidente d’incitamento che porterà a un’azione crescente, dopodiché raggiungerà un climax e alla fine si stabilirà in una soluzione soddisfacente. Ci sono molti libri e risorse online che possono aiutare a comprendere meglio questi termini, ma il modo migliore per capire come scrivere una storia e leggere tante storie.

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Il mondo è pieno di grandi narratori della letteratura e del cinema da cui possiamo attingere per imparare come danno forma alla struttura di ogni storia.

4. Prendere spunto dalle proprie esperienze personali

Qualunque sia la storia che stiate raccontando, potete sempre prendere ispirazione dalla vostra vita o guardare le esperienze e le vicende di chi avete vicino per trovare cosa e come raccontare. Pensate agli eventi importanti della vostra vita e a come potreste essere in grado di trasformarli in narrazioni. A volte qualcosa che ci è accaduto all’apparenza banale può diventare un incipit emozionante di una storia avvincente.

5. Coinvolgere il pubblico per uno storytelling efficace

Una grande narrazione richiede che chi racconta sia connesso con chi ascolta. Attenzione però, gran parte del modo in cui si attirano gli ascoltatori dipende dalla modalità di narrazione scelta. Se state leggendo un racconto di fronte a un pubblico, potreste provare a distogliere lo sguardo dalla pagina ogni tanto per stabilire un contatto visivo con esso. Se state registrando un podcast narrativo, molto dipende dall’espressività della voce e dalla capacità di trasmettere emozioni con il proprio tono.

Comunque si scelga di raccontare la propria storia, bisogna stabilire una relazione con le persone che ascoltano.

6. Osservare i bravi narratori

Le nostre storie personali saranno sempre uniche e specifiche per noi, ma non c’è modo migliore per imparare a creare una grande storia che guardare come i narratori che tanto amiamo raccontano le loro storie.

La maggior parte di noi conosce persone che consideriamo narratrici eloquenti e coinvolgenti. Che si tratti di un familiare che intrattiene tutti a tavola con racconti d’infanzia o di un amico che eccelle nel parlare in pubblico, è probabile che abbiamo incontrato più di una manciata di narratori di talento nella nostra vita. Scoviamo i bravi narratori, ascoltiamoli e impariamo attraverso l’osservazione. Come fanno a creare una storia di successo?

7. Restringere la portata della tua storia

Se state raccontando una storia reale che vi riguarda, può essere difficile scegliere i punti principali importanti da includere. Molte persone hanno la tendenza a riportare ogni dettaglio e finiscono per inondare il pubblico di fatti che diluiscono l’arco narrativo centrale. Definite un inizio e una fine chiari per la vostra storia, quindi scrivete gli eventi chiave della trama come punti elenco tra di loro. Abbiate fiducia nel fatto che il vostro pubblico sarà in grado di seguire la storia senza sopraffarlo con inutili retroscena o punti di trama devianti.

 

cookie garante della privacy

Le nuove linee guida sui cookie del Garante Privacy

Il 10 luglio il Garante Privacy ha pubblicato le nuove Linee Guida sui cookie: un importante documento che spiega come siti web ed eCommerce devono gestire il tema dei cookie.

Il Garante, anche a seguito di una “consultazione pubblica” della prima bozza delle ormai approvate linee guida, non si è limitato a stabilire come non deve essere strutturato un banner cookie ma ne ha delineato in maniera precisa la struttura.

In questo modo sono stati chiariti molti dubbi degli operatori del settore.

Questo non è il primo provvedimento normativo emanato dal Garante Privacy in tema di cookie, ma già nel 2014 erano state pubblicate Linee guida sull’uso dei cookie.

Molte delle indicazioni previste dalle precedenti Linee guida sono ancora valide, ma necessitavano di essere riviste e aggiornate in base sia al recente progresso tecnologico, sia alle novità del GDPR.

Di seguito analizzeremo le principali novità introdotte dalle nuove Linee guida sui cookie.

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Premessa: Cosa sono i cookie e quando serve il consenso

Prima di entrare nel vivo dell’argomento è doveroso soffermarsi sulla definizione di cookie e sulla loro classificazione.

Cosa sono i cookie?

I cookie sono piccoli file che vengono installati sul terminale dell’utente da parte del sito o da terze parti (per il tramite del sito stesso). Questi file vengono installati quando l’utente visita un determinato sito.

I cookie possono quindi essere di prima parte (quelli rilasciati direttamente dal sito) oppure di terza parte (se rilasciati da società terze).

I terminali nei quali i cookie possono essere installati sono i computer, ma anche tablet e smartphone. In sostanza possono essere installati in ogni dispositivo che utilizziamo per visionare un sito web o un eCommerce.

Che funzioni hanno i cookie?

I cookie possono avere molteplici scopi.

Le nuove Linee guida sui cookie, confermando quanto già indicato dalle Autorità nelle precedenti Linee guida del 2014, suddividono i cookie in base alla loro finalità, ovvero:

  • Cookie tecnici.

Cookie che permettono al sito di funzionare correttamente. Come, ad esempio, quelli che mantengono le scelte effettuate dall’utente (es. lingua scelta e prodotto nel carrello)

  • Cookie di profilazione.

Tali cookie hanno la funzione di ricondurre a soggetti determinati, identificati o identificabili, specifiche azioni o schemi comportamentali al fine di raggrupparli in diversi profili.

I profili degli utenti possono essere utilizzati per finalità statistiche, elaborando i dati sulla navigazione del sito utili per il titolare dello stesso, oppure pubblicitarie, inviando messaggi pubblicitari mirati, in linea con le preferenze manifestate dall’utente nell’ambito della navigazione.

Quando serve il consenso?

Nelle Linee guida il Garante conferma che il rilascio dei cookie tecnici può avvenire senza il consenso dell’utente.

Questi cookie, infatti, sono necessari al sito per funzionare e quindi non ha senso richiedere il consenso dell’utente per prestare un servizio (la navigazione sul sito) richiesto dall’utente stesso.

Invece, i cookie di profilazione possono essere installati solo previo consenso dell’utente.

Il consenso al rilascio dei cookie di profilazione deve essere richiesto tramite il banner cookie.

Diversamente, se il sito web non rilascia cookie di profilazione non dovrà essere presentato all’utente alcun banner cookie.

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Come non può essere richiesto il consenso dell’utente

Il Garante Privacy nelle nuove Linee Guida ha individuato alcune modalità che non possono essere utilizzate per ottenere un valido consenso al rilascio dei cookie di profilazione.

In questo modo il Garante Privacy ha confermato interpretazioni normative e giurisprudenziali che gli operatori del settore più esperti seguivano già da tempo.

Scroll della pagina

In primo luogo, è stato stabilito che il consenso non può essere rilasciato mediante “scrolling”.

Alcuni siti consentivano il rilascio dei cookie quando l’utente, una volta arrivato sul sito, scorreva la pagina muovendo la rotellina del mouse.

Il Garante Privacy è stato molto chiaro a riguardo, affermando che lo scrolling non è mai idoneo ad esprimere la manifestazione di volontà dell’interessato volta ad accettare il rilascio dei cookie.

Lo scroll non permette il rilascio di un consenso “espresso”. Infatti, tale azione costituisce un’abitudine che l’utente mette in atto quando accede ad un sito web o ad un eCommerce.

Cookie wall

Il cookie wall è una tecnica utilizzata in alcuni siti web ed eCommerce per negare l’accesso agli utenti che non acconsentano i cookie di profilazione.

Pertanto, con questo sistema, l’utente che voglia accedere al sito si vede obbligato ad accettare i cookie di profilazione.

Pare evidente che in questo caso il consenso dell’utente al rilascio dei cookie non è libero ma deriva dal fatto che senza tale consenso l’utente non può visionare il sito o l’eCommerce.

Proprio per tale ragione le nuove Linee guida sui cookie vietano l’uso dei cookie wall.

Legittimo interesse

Le Linee guida sui cookie confermano che i cookie non possono essere rilasciati sulla base del legittimo interesse.

Il legittimo interesse è una base giuridica che permette al titolare del sito di effettuare un bilanciamento tra il proprio interesse legittimo e quello degli utenti che navigano sul sito.

L’interesse legittimo può giustificare il trattamento dei dati dell’utente per rispondere alle richieste fatte da quest’ultimo tramite il form contatti presente sul sito. In questo caso, infatti, il titolare del sito ha interesse a rispondere alle richieste a lui effettuate e rispettivamente l’utente ha legittimo interesse ad ottenere risposta alle domande la lui stesso formulate.

Il Garante Privacy conferma che non può essere usato il “legittimo interesse” per rilasciare cookie di profilazione sui terminali degli utenti. L’unica base giuridica che permette il rilascio dei cookie di profilazione è il consenso.

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Come deve essere strutturato il banner cookie

Il Garante Privacy nelle nuove Linee Guida non si è limitato a precisare come non deve essere richiesto il consenso al rilascio dei cookie ma si è soffermato molto nel definire come questo consenso deve essere richiesto, analizzando nel dettaglio gli elementi che devono costituire il banner cookie.

È stabilito infatti che i siti web e gli eCommerce dovranno presentare un banner con le seguenti caratteristiche:

  1. Una “X” in alto a destra, che se cliccata impedisce il rilascio di cookie di profilazione
  2. Tasto di accettazione
  3. Una “informativa breve” redatta in base alle indicazioni del Garante Privacy
  4. Link alla cookie policy
  5. Link ad “area dedicata” dove l’utente può selezionare/deselezionare i cookie di profilazione

Analizziamo ora nel dettaglio tali elementi che il banner deve contenere.

“X” in alto a destra

Il banner deve presentare una “X” in alto a destra che se selezionata non consenta il rilascio dei cookie.

Infatti, se l’utente clicca su quella “X”, che univocamente online (e non solo) ha il significato di chiusura, il banner deve chiudersi ed i cookie di profilazioni non potranno essere rilasciati dal sito.

Pertanto, con la chiusura del banner, l’utente esprime il suo rifiuto al rilascio dei cookie di profilazione.

Il banner, in maniera chiara e comprensibile, dovrà informare l’utente di tale funzionalità del tasto “X”.

Tasto di accettazione

Oltre al tasto di chiusura il banner dovrà contenere anche un tasto che permetta il rilascio dei cookie di profilazione.

Anche in questo caso il banner dovrà illustrare che, la selezione dell’apposito tasto, costituirà consenso al rilascio di tutti i cookie di profilazione presenti sul sito web o l’eCommerce.

Il tasto dovrà contenere una formulazione atta a far comprendere all’utente quanto sopra enunciato, come ad esempio “acconsento al rilascio dei cookie di profilazione”.

Informare l’utente utilizzando le giuste formulazioni è molto importante per evitare fraintendimenti con l’utente del sito.

Informativa minima da inserire nel banner

Il banner deve contenere una “mini” informativa atta ad informare l’utente che il sito web o l’eCommerce utilizza cookie tecnici e potrà, previo il consenso dell’utente, rilasciare cookie di profilazione.

Il Garante Privacy richiede quindi un’informativa snella e di facile comprensione per l’utente.

Indi per cui in un’informativa troppo lunga e scritta in un linguaggio pseudo “legalese” non sarebbe conforme a quanto indicato nelle Linee Guida.

Link alla cookie policy

Il banner dovrà contenere anche un link alla cookie policy.

Ovvero al documento che illustra all’utente la politica sull’uso dei cookie del sito web o l’eCommerce di rifermento.

Accedendo alla cookie policy l’utente potrà reperire maggiori informazioni relative ai cookie.

Link ad area dedicata ed il suo contenuto

Infine, il banner deve contenere anche un link ad una sezione dedicata dove l’utente potrà scegliere i cookie di profilazione che consente siano rilasciati.

In quest’area dedicata l’utente deve poter:

  • Selezionare/deselezionare i cookie di profilazione suddivisi per categoria. Dovranno essere indicate come categorie, quella di profilazione per fini pubblicitarie e quella per finalità statistiche.
  • Visionare i cookie di profilazione rilasciati dal sito. Dovranno inoltre essere indicati i link alla pagina del sito del fornitore del cookie di profilazione. In questa pagina l’utente potrà disabilitare tale cookie. Nel caso in cui tale link non fosse disponibile, l’utente dovrà essere informato che potrà disabilitare i cookie di profilazione usando le impostazioni del proprio browser.

Altri adempimenti

Di seguito analizzeremo altri adempimenti ai quali i titolari dei siti web ed eCommerce dovranno conformarsi.

Infatti, oltre alle indicazioni su cosa deve contenere il banner cookie le Linee guida prevedono che:

  1. L’utente del sito dovrà avere la possibilità di modificare le scelte sui cookie

Successivamente all’accettazione (totale o parziale) o al diniego del rilascio di cookie all’utente dovrà essere data la possibilità di modificare le proprie scelte.

Pertanto, nel footer del sito web dovrà essere indicato un link che indirizzi l’utente ad un’area dove potrà modificare le sue scelte.

  1. È vietata un’eccessiva reiterazione della richiesta del consenso al rilascio ai cookie

Il Garante Privacy ha notato che alcuni titolari di siti ripropongono il banner cookie ad ogni nuovo accesso dell’utente al medesimo sito, anche quando lo stesso utente abbia già effettuato una scelta acconsentendo o non acconsentendo al rilascio dei cookie.

Le Linee Guida condannano questa condotta, stabilendo che il banner cookie può essere riproposto solamente quando:

  • vi siano sostanziali modifiche sulla gestione dei cookie
  • siano trascorsi comunque almeno 6 mesi dall’ultima presentazione del banner.

Quanto entreranno in vigore le nuove Linee guida sui cookie?

Il Garante Privacy è consapevole che quanto richiesto nelle Linee Guida richiede importanti interventi ai titolari dei siti e degli eCommerce e alle società che gestiscono generatori di documenti e cookie plugin.

Proprio per questo motivo ha lasciato un lasso di tempo abbastanza lungo per conformarsi a quanto indicato nelle nuove Linee Guida.

Infatti, i siti hanno tempo 6 mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle Linee guida sui cookie per mettersi a norma, ovvero fino al 10 gennaio 2022.

Conclusioni sulle Linee guida sull’uso dei cookie

Attualmente nessun generatore di documenti legali e cookie plugin è conforme alle nuove disposizioni normative.

LegalBlink insieme a Polimeni.Legal, il 9 luglio, ha partecipato ad una Tavola rotonda con il Garante Privacy organizzata da 4eCom.

In questo evento LegalBlink ha avuto modo, tra le altre cose, di confrontarsi sulle nuove Linee Guida (che sono state poi pubblicate il giorno successivo).

Da questo incontro sono emersi importanti spunti su come le società che permettono la generazione dei cookie banner e delle informative cookie (tra cui figurano i tool di LegalBlink) devono implementare le nuove disposizioni.

Maggiori informazioni sulle nuove Linee Guida sono disponibili in questo webinar organizzato LegalBlink.

PINTEREST

Focus inclusività: a tu per tu con Jeremy King, SVP of Tech at Pinterest

Pinterest crede fermamente che il web possa essere un luogo più positivo ed inclusivo, motivo per cui lavora costantemente alla progettazione e al miglioramento della piattaforma.

Un ambiente più positivo per i consumatori si traduce anche in un ambiente migliore per i brand che intendono raggiungere il proprio target di pubblico.

Secondo uno studio di Pinterest, quando i brand appaiono in un contesto online più positivo, possono influire maggiormente su tutte le fasi del percorso d’acquisto. Negli ambienti in cui si respira negatività, le persone sono meno inclini a ricordare i brand, a fidarsi e ad acquistarne i prodotti.

Ninja Marketing ha intervistato Jeremy King, SVP of Technology at Pinterest, a proposito delle iniziative di Pinterest per aiutare le persone a rispecchiarsi di più nelle idee e nei prodotti che cercano e trovano sulla piattaforma.

pinterest interview

Quali impatti avete riscontrato come risultato degli sforzi di inclusività della piattaforma?

Siamo fermamente convinti che il web possa e debba essere uno spazio più ispirato. Ma per renderlo tale, è necessario progettarlo in modo adeguato.

Come piattaforma di contenuti visivi, è nostro preciso dovere considerare cosa significhi rispecchiarsi davvero in un prodotto, a prescindere dalla persona. L’obiettivo del nostro team è aiutare le persone a identificarsi in ciò che trovano sulla piattaforma, espandendo il nostro lavoro sull’IA inclusiva ed estendendolo a qualsiasi ambito della nostra attività.

Uno dei maggiori traguardi che abbiamo raggiunto negli ultimi anni è stata la diversificazione dei dati e l’allenamento dei modelli attraverso vari tipi di contenuti. Oggi siamo quindi in grado di offrire suggerimenti più vari, con un conseguente aumento del coinvolgimento e delle ricerche.

Abbiamo anche combinato Skin Tone Ranges con la nostra funzione Prova (Try On), integrando la realtà aumentata nella nostra piattaforma.

Ed è proprio il binomio di prodotti Prova (Try On) e Skin Tone Ranges che ci ha permesso di osservare come gli utenti siano 5 volte più inclini ad acquistare i Pin che integrano la realtà aumentata rispetto ai Pin standard.

pinterest function

Inoltre, oggi la realtà aumentata ha raggiunto livelli molto avanzati perché supporta diverse tipologie di filtri e modalità di ricerca. Per noi è prioritario continuare a lavorare su questi prodotti chiave per renderli ancora più inclusivi.

Garantire la diversità e la rappresentanza non è solo la cosa giusta da fare, ma è la cosa migliore per una realtà globale come la nostra.

Pinterest è sempre stata una piattaforma incentrata su positività, ispirazione e personalizzazione. Per aiutare le persone a sentirsi ispirate, dobbiamo fare in modo che la nostra tecnologia consolidi ulteriormente quell’atmosfera di positività che si respira sulla piattaforma.

Di recente, per esempio, abbiamo vietato la pubblicazione di annunci sulla perdita di peso e siamo orgogliosi di essere stati i primi a farlo nel nostro settore.

Quante persone usano la funzione di ricerca Skin Tone Ranges di Pinterest?

La funzione Skin Tone Ranges è stata lanciata a livello globale ed è ora disponibile in 14 paesi, tra cui l’Italia. Con il lancio globale, vogliamo essere sicuri che gli utenti di tutto il mondo che fanno ricerche e affinano i risultati nel campo della bellezza vedano apparire solo contenuti pertinenti.

Con oltre 80 milioni di persone che ogni mese cercano idee di bellezza, Pinterest è una delle piattaforme di riferimento a livello mondiale per il settore beauty. Nell’ultimo anno gli utenti che hanno usato Skin Tone Ranges per trovare idee di bellezza su Pinterest sono addirittura quintuplicati.

Come luogo per trarre ispirazione e pianificare i momenti della vita, su Pinterest si respira un’atmosfera di ottimismo e positività. Secondo 9 utenti settimanali su 10, infatti, è uno dei pochi angoli felici del web.

Con miliardi di Pin di bellezza salvati su Pinterest, vogliamo che sia ancora più facile trovare le idee più pertinenti in base alla propria tonalità di pelle, al proprio look e al proprio stile di vita. Questa funzione contribuisce a fare di Pinterest una piattaforma positiva non solo per gli utenti, ma anche per i brand.

In quali aree di Pinterest avete riscontrato la presenza dei cosiddetti bias o pregiudizi?

Lavoriamo alla creazione di feature inclusive fin dal 2018, anno in cui abbiamo lanciato la prima versione di Skin Tone Ranges. Da allora abbiamo continuato a investire nella tecnologia inclusiva su moltissimi fronti, tra cui quello della realtà aumentata.

Abbiamo ideato Skin Tone Ranges proprio perché ci siamo resi conto che i nostri risultati di ricerca erano contaminati da pregiudizi e quindi non erano sufficientemente personalizzati per le singole persone.

Analizzando i feedback dei nostri utenti, ci siamo resi conto che era difficile trovare risultati di ricerca adatti alle tonalità di pelle specifiche, dato che spesso era necessario digitare altre parole chiave per trovare idee più pertinenti. Essendo una piattaforma di contenuti visivi, la nostra soluzione è stata quella di filtrare le ricerche in base a una palette di colori che rispecchiasse una precisa gamma di tonalità di pelle. Continuando a perfezionare la tecnologia, i modelli e a diversificare i dati, siamo riusciti a mitigare i pregiudizi nei risultati.

Quali altre azioni sta intraprendendo Pinterest per eliminare i pregiudizi dall’esperienza di shopping?

Quando vogliamo fare qualcosa di innovativo, osserviamo il modo in cui le persone usano Pinterest e cerchiamo di ottimizzare la loro esperienza in termini di inclusività, ispirazione e fruibilità. Come? Per esempio rendendo più facile la scoperta di idee che rispondano meglio alle esigenze di una persona, offrendo consigli su come potrebbero funzionare e, semplificando l’esperienza d’acquisto.

Abbiamo voluto partire dal settore della bellezza con Skin Tone Ranges e successivamente con Prova (Try On) perché è una delle categorie più popolari su Pinterest, ma il nostro lavoro non finisce qui.

I creator e lo shopping continuano a essere al centro della nostra strategia. Vogliamo facilitare la scoperta di prodotti e idee di creator appartenenti a gruppi poco rappresentati. Vogliamo inoltre trarre vantaggio dalle intenzioni di acquisto dei nostri utenti per introdurre feature di acquisto che si integrino con la massima naturalezza all’interno della piattaforma.

Tutto questo senza mai perdere di vista l’inclusività e l’autenticità. Per esempio, nella funzione di realtà aumentata Prova (Try On), non ci sono filtri o effetti per rendere la pelle perfetta, il che rende i risultati molto più realistici.

pinterest image

Che consigli darebbe ai brand che vogliono adottare un approccio più inclusivo?

Per le piattaforme e per chiunque si occupi di gestire grandi quantità di dati è fondamentale diversificare tali dati. Per esempio, un dataset potrebbe essere compromesso da pregiudizi a causa della composizione della customer base e potrebbe essere necessario reperire nuovi dati.

Tale procedura può rivelarsi piuttosto costosa, quindi si arriva a un punto in cui bisogna valutare i costi e i benefici. Tuttavia, iniziando ora a diversificare i dati e mitigare i pregiudizi dell’intelligenza artificiale, si osserveranno ottimi risultati nel tempo. Questo consiglio vale per chiunque lavori nel settore dell’intelligenza artificiale.

Tutte le aziende, con i propri tecnici e ricercatori, devono adottare misure per promuovere la diversità e fare in modo che tutti, in futuro, possano trarre vantaggio dalla tecnologia. Sarebbe un disservizio enorme creare soluzioni tecnologiche innovative che giovino solo a una parte della popolazione.

Le tech company sono ancora lontane dal risolvere il problema dei pregiudizi nell’intelligenza artificiale ma, giorno dopo giorno, è possibile costruire una tecnologia fondata sulla comprensione e sull’inclusività.

Oltre ai dati, è importante diversificare anche i contenuti per garantire che i creator che rappresentano i brand siano equamente rappresentati. E poi collaborare con i focus group e i team di ricerca formati da community di persone di colore, bilanciandoli in modo adeguato, così che i prodotti e i servizi commercializzati siano realmente rappresentativi. Agevolare la scoperta delle attività gestite da persone appartenenti a gruppi poco rappresentati o minoranze etniche e semplificare le modalità per sostenerle.

Stabilire degli obiettivi e assumersene la responsabilità. Ad esempio, Pinterest si impegna a fare in modo che il 50% dei suoi contenuti provenga da creator che si identificano in gruppi poco rappresentati o minoranze etniche.

Comporre un team variegato di persone specializzate in inclusività, sia a livello aziendale che di prodotto. E come leader, è nostro dovere assicurare che i dipendenti trovino sostegno e ascolto.

Diciamo spesso che è difficile trovare l’ispirazione giusta se non ci si sente adeguatamente rappresentati.

I brand devono garantire che la propria community e la community che vogliono in futuro possa rispecchiarsi nella loro offerta.

google featured snippet

Google features: cosa cambia con i testi degli snippet evidenziati in giallo

A partire dal 2020, Google ha colorato di giallo alcune porzioni di testo all’apertura di una pagina web. Questa feature introdotta dall’azienda di Montain View, serve per catalizzare subito l’attenzione del lettore proprio su quella parte di contenuto da cui il motore di ricerca va ad estrapolare i testi in anteprima nei featured snippet.

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LEGGI ANCHE: Come apparire in cima ai risultati di ricerca, con i featured snippet di Google

Cosa sono i featured snippet

I featured snippet o snippet in primo piano sono quei riquadri messi in evidenza in cima alla SERP e che contengono le informazioni title, metadescription e URL in ordine invertito. Da non confondere con i rich snippet, che contengono anche elementi extra, come video, immagini, punti elenco.

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Questi snippet si trovano in una posizione di rilevanza rispetto agli altri risultati di ricerca e non vengono inseriti direttamente nei metadati, ma sono piuttosto il risultato di una serie di azioni per l’ottimizzazione svolte sulla pagina.

L’obiettivo è sempre quello di semplificare quanto più possibile la fruizione delle informazioni e agevolarne la ricerca: Google vuole dare all’utente una risposta sempre più rapida, anche incrementando le ricerche a zero clic, ovvero quelle in cui la risposta alla query viene visualizzata direttamente nella SERP.

Coerentemente con questo intento, anche il rollout della nuova funzione che pone in evidenza i testi degli snippet, evidenziandoli in giallo, punta a indirizzare l’utente quanto più possibile vicino a ciò che sta cercando.

LEGGI ANCHE: Come ottimizzare i tuoi contenuti per la ricerca vocale

Come funziona la nuova feature di Google

Il rilascio è stato annunciato in via ufficiale da Google a giugno del 2020, con un tweet sull’account @searchliaison, per informare gli utenti che cliccando sui featured snippet potranno atterrare direttamente sul risultato esatto della ricerca.

 

Come specificato da Google, non è necessario alcun markup per i webmaster, ma la funzione si attiva in modo automatico nel momento in cui il motore di ricerca è in grado di determinare esattamente dove si trova il testo in questione e se l’utente naviga attraverso un browser che supporta la tecnologia sottostante.

La tecnologia menzionata è Link To Text Fragment che, come ricorda Danny Sullivan, non è una novità, bensì un’estensione di Google Chrome introdotta a dicembre 2018.

Cos’è Link To The Text Fragment?

Installando l’estensione Link To Text Fragment è possibile creare dei collegamenti che rimandino direttamente al frammento di testo selezionato, grazie ad una serie di indicazioni che devono essere inserite dall’autore della pagina.

È necessario infatti selezionare la porzione di testo che ci interessa prima di creare il link, in modo che il collegamento punti direttamente lì.

Prima che Link To Text Fragment fosse introdotta, creare un collegamento che rimandasse ad un preciso estratto del testo, era una procedura decisamente più complessa, che richiedeva l’esecuzione manuale da parte dell’autore della pagina.

Con questa estensione di Google, chiunque può creare un collegamento in qualsiasi punto di una pagina web in pochi passaggi, semplicemente selezionando il testo tramite il menu contestuale.

Perché non tutti i testi vengono evidenziati

Attualmente, Google Chrome è l’unico browser che supporta Link To Text Fragment, il che significa che se il link verrà cliccato navigando da un altro browser, verrà aperto come un collegamento normale, e l’utente visualizzerà come al solito la parte superiore della pagina.

Questo si verifica anche nel caso in cui il motore di ricerca non riesce a definire precisamente dove indirizzare l’apertura.

Quali possono essere le cause? In cima alla lista c’è sicuramente una mancata ottimizzazione degli snippet: quando lo snippet aggrega semplicemente le informazioni inserite negli headers, il motore di ricerca non trova dei riferimenti precisi nel contenuto della pagina, quindi dovrebbe evidenziare l’intero testo, rendendo quindi inutile tutto il sistema.

Come trarre beneficio da questa feature

L’intento di Google è, ancora una volta, quello di creare un meccanismo che faciliti il più possibile la navigazione degli utenti, in questo caso mettendoli subito davanti l’informazione a cui sono interessati, senza dover scorrere l’intero testo e diminuendo, quindi, il tempo di permanenza sulla pagina.

Anche dal lato SEO, però, si può usare a proprio vantaggio questa feature, ad esempio sfruttando il testo evidenziato per far sì che l’attenzione degli utenti vada a concentrarsi sulle informazioni più rilevanti.

Inserire annunci importanti o call to action, andando a ottimizzare le parti di testo adiacenti a quelle dei featured snippet, può rivelarsi una mossa strategica. Infatti, in questo modo è più facile evitare che l’utente si concentri solo sulla porzione di testo evidenziata, perdendosi quindi altri elementi, cruciali nella tua content strategy.