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Collaborazione per essere più competitivi: le organizzazioni sono digitali

Oggi un’azienda non è più un insieme fatto da unità che non si parlano e si limitano a passarsi il testimone come in una gara di staffetta, ma è anzi un organismo in cui i team si muovono in una continua armonia, con collaborazione, come fosse una squadra di nuoto sincronizzato.

Questa mutazione è arrivata più per stato di necessità che non voglia di cambiare: in uno scenario complesso come quello attuale (sempre impiegando la metafora sportiva) il risultato può certamente arrivare per l’intuizione di un singolo, ma per la vittoria di un campionato, come dice Michael Jordan, servono “il lavoro di squadra e l’intelligenza”, e questi si possono sviluppare solo se le persone si mettono in condizione di lavorare insieme al meglio delle proprie possibilità.

Per questa ragione, la tecnologia si è spinta sempre più alla ricerca di sistemi che potessero favorire l’incontro e la collaborazione fra le singole persone, all’insegna di flessibilità e semplicità d’utilizzo

In particolare per ciò che riguarda il marketing, questo sistema garantisce benefici alle progettualità che vengono portate avanti da team altamente integrati.

L’incontro fra risorse infatti facilita la proattività, e secondo alcune ricerche un progetto, se gestito proattivamente, ha il 356% di probabilità in più di raggiungere il risultato. 

Ciononostante, solo il 51% dei team di marketing afferma di organizzare le proprie attività, le proprie campagne e i propri progetti in anticipo (e quindi proattivamente): quel 49% che non lo fa genera una difficoltà specifica a mettersi in condizioni di muoversi in maniera propositiva.

Cosa si intende (davvero) per collaborazione

Come si fa a mettere in condizione di collaborare team di estrazioni e competenze diverse, magari allo scopo di farle lavorare su progetti apparentemente distanti? 

Intanto, individuando la corretta definizione di collaborazione: una condizione dove ogni componente del gruppo può agire, condividendo le proprie competenze ma monitorando i vari passaggi del processo, compresi i KPI raccolti.

Una soluzione è definire un ambiente comune dove operare: un esempio è il Work OS, o detto per esteso un Workplace Operating System: una piattaforma che permette ai diversi team di gestire processi, progetti e lavoro quotidiano a modo loro e in un’unica scheda.

OpenSymbol, il gruppo di consulenti certificati che supporta le aziende nei percorsi di digital transformation, è partner di monday.com, il Work OS più adottato al mondo e base ideale da cui partire per garantirsi condizioni simili.

Una piattaforma pensata per desktop e mobile che permette di agire secondo le più moderne logiche di project management monitorando tempistiche e budget e unendo la necessità di gestire flussi in una logica di ottimizzazione del tempo e delle problematiche, allo scopo di accelerare le fasi di problem solving.

Efficienza ed efficacia, insomma.

Prendiamo ad esempio i social media manager, figure ormai comuni come fornitori o addirittura in organico alle strutture aziendali: per operare efficacemente con i social, è necessario avere ben chiari gli aspetti legati al contenuto, agli investimenti media e alle metriche.

monday.com, grazie alla sua struttura a schede, permette di agire su tutte queste verticali, consentendo ad ogni componente dei team, in caso di valutazioni cross-funzionali, di monitorare le attività svolte.

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Cosa può cambiare una piattaforma come monday.com

Agire sulle attività di digital marketing con una visibilità a 360° significa influenzare i principali KPI da monitorare per misurare il successo di ogni azione: in particolare, possiamo citare le impression generate su un sito o su un account (come un profilo IG), il CTR o click through rate di una campagna, il tasso di apertura di un’email o di abbandono di un sito, e salendo fino a metriche più complesse come il ROI delle ADS, che incrocia più fattori e viene calcolato in automatico dalla piattaforma.

Questo tipo di misurazioni, quando riportate su un’unica dashboard, permettono alle varie unit di operare su una fonte di dati univoca e su cui ragionare allo scopo di applicare dei correttivi.

È proprio il Work OS a permettere di facilitare l’incontro e l’operatività, offrendo a ogni utente un sistema di notifiche e di tool per l’interazione (come la chat integrata) che azzerano la latenza fra domanda e risposta e andando oltre alle funzioni di un semplice CRM. 

In più, nei più evoluti (come monday) si può contare su uno spazio dedicato al repository di materiali dotato di drag&drop, quindi intuitivo nell’utilizzo e adatto al lavoro in mobilità.

Infine, si può dare visibilità sui progetti anche ai clienti (utenti esterni) che possono monitorare gli avanzamenti delle attività e visionare i risultati ottenuti: un modo per lavorare in trasparenza e collaborazione, ma anche per accelerare la restituzione di feedback.

In conclusione, il Work OS è un passo avanti per tutti quei team che vogliano concretamente darsi uno strumento per innovare il proprio rapporto con il digitale.

festival del podcasting

Il panorama italiano del Podcasting: aumentano creator, branded content e monetizzazione

Il podcasting è diventato grande. La crescita continua ed esponenziale degli ultimi anni sembra consacrarsi sempre di più, con una cultura dell’audio che nel 2021 è stata la vera alternativa per il mondo della produzione di contenuti.

Il Festival del Podcasting 2021, appuntamento fisso da sei anni per la community dei podcaster indipendenti, per le major e per tutti gli appassionati dell’audio, ha consacrato ancora di più l’attenzione e il valore di questo mezzo di condivisione che già dallo scorso anno ne aveva fatto intravedere le rapide evoluzioni.

festival del podcasting

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Sono più di 26.000 i podcast in italiano caricati sul web e 10.000 di questi sono stati creati nel 2020. Questi i dati sviluppati presentati per ASSIPOD – Associazione Italiana Podcasting da Alessandro Piccioni al Festival, a conferma di come la pandemia abbia permesso un’accelerazione senza paragoni in termini di crescita e sperimentazione di centinaia di nuovi podcaster emergenti.

E dopo il boom del 2020, in questo anno il mondo del podcasting ha provato a capire se il settore fosse ancora in crescita e se la platea di ascoltatori si stesse ampliando in maniera ancora più eterogenea.

Già gli ultimi dati delle ricerche più osservate nel settore (l’ultimo report Nielsen per Audible e l’ultima ricerca IPSOS “Il podcast alla prova di maturità”) avevano fotografato in queste settimane quanto fossero ulteriormente aumentati gli ascoltatori italiani (+4% toccando l’apice dei 14,5 milioni) e come fosse sempre più consolidata la fruizione nella dieta mediatica dei consumatori (1 su 3 ha ascoltato almeno un podcast nell’ultimo mese) e una durata media di ascolto di circa 40 minuti al giorno (20 minuti per il 28%, 30 minuti per un altro 28%) con una lunghezza ideale di un episodio considerata tra i 15 e i 30 minuti.

Ascoltatori che prediligono lo smartphone e che dedicano il tempo nella quotidianità soprattutto da casa e in modalità multitasking mentre sono alle prese con faccende domestiche o mentre fanno sport. Si tratta di consumatori di audio sensibili e ricettivi rispetto ai messaggi pubblicitari e sempre meno dei “nerd” pionieri.

Il pubblico è diventato leggermente più adulto, soprattutto per la crescita di laureati e professionisti: gli ascoltatori di podcast sono sempre più caratterizzati da profili socio-culturalmente qualificati.

Un target eterogeneo che ha fatto crescere il consumo di podcast nel panorama dell’intrattenimento digitale in Italia, con sempre più utenti che scoprono e ascoltano quotidianamente questi contenuti audio, mentre sono ancora rilevanti le disuguaglianze di genere all’interno dell’industria dell’audio (solo 1 quinto dei podcast è condotto da donne), come ha rilevato Spotify, raccontando anche in occasione del Festival il programma formativo “Sound Up” dedicato alle nuove podcaster.

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Ascoltatori giovani e diversamente giovani

Gli ascoltatori Millennial e Gen Z, sono di fatto i maggiori fruitori di podcast in Italia.

Nel caso dei Gen Z l’aumento rispetto allo scorso anno è dell’8% (passando dal 67% al 75%).  Questi numeri confermano i recentissimi dati forniti dal report “Culture Next 2021” di Spotify da cui è emerso che il 36% dei Millennial e dei GenZ in Italia ha affermato di nutrire maggiore fiducia nei podcast che nei media tradizionali, inclusi telegiornali, giornali e radio nazionali.

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Secondo queste analisi il podcast è considerato dai giovani uno strumento di approfondimento utile per informarsi sulle vicende sociali del nostro tempo (a livello globale, infatti, il 62% dei Millennial e il 52% dei GenZ ascoltano i podcast per informarsi su questioni sociali) nonché un mezzo di digital wellbeing per staccare dall’indigestione di video a cui sono esposti a livello di social media.

Festival del Podcasting 2021: tutti gli insight

La kermesse del Festival ha radunato in una due giorni online e offline (a Milano) senza paragoni centinaia di appassionati, ma soprattutto editori, professionisti e produttori che amano il podcasting. 104 speaker si sono alternati per raccontare per le proprie esperienze e le proprie storie di podcasting: da studenti adolescenti, sacerdoti, speaker radiofonici, giornalisti, a professionisti ed esperti tematici di psicologia, salute, cinema, produzione audiovisiva, che hanno fatto scoprire le più belle esperienze personali e professionali su come il podcasting abbia anche cambiato la vita di chi lo ha realizzato.

Ma non sono mancati workshop tematici per imparare a creare, migliorare, far crescere e rendere sostenibile un podcast grazie all’esperienza delle piattaforme e dei podcaster professionisti.

Presente anche l’approfondimento per studiare l’utilizzo delle piattaforme social audio di ultima fioritura (da Clubhouse, Spotify Greenroom, Voice Chat e dintorni) per creare e sviluppare podcast. Anche perché sempre i dati IPSOS registrano che il pubblico di ascoltatori di podcast conosce per il 62% Clubhouse e le altre piattaforme vocali: nonostante la fine dell’hype di inizio anno l’avvento di questo social audio ha aperto comunque nuovi scenari di interazione con un pubblico o nuove modalità di animazione di community

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Sono state diverse, inoltre, le tavole rotonde che hanno analizzato l’evoluzione del podcasting e il suo progredire sempre di più come canale trasversale a tutti gli altri media.

Un connettore ibrido tra le diverse creazioni multimediali che permette sempre di più la creazione di contenuti originali, come ad esempio per i podcast di Forbes, o anche in media company integrate, come testimoniato dagli interventi del Sole24Ore.

Il giornalismo, poi, lo sceglie sempre di più come mezzo per l’approfondimento che va oltre l’informazione, ma sempre di più la direzione è tracciata verso il branded content; i podcast sono diventati sempre più parte delle realtà editoriali.

Il rapporto di vicinanza con la Radio, inoltre, rimane florido. Come sottolineato in un intervento dell’Ufficio Studi della RAI, commentando una ricerca in corso sull’industria dell’audio in diversi Paesi Europei, il podcast si è affermato come una preziosa opportunità di valorizzazione per le produzioni di qualità e intrattenimento. Podcast e Radio si si completano per soddisfare nuove audience e nuovi modi di fruizione, ma soprattutto creano le condizioni per approfondimenti e spazi di confronto con stili di comunicazione anche nuovi.

Dai podcaster indipendenti ai creators riconosciuti: ecco i nuovi influencer dell’audio

La grande novità che ha portato il 2021 è stata la nascita e l’affermazione di diverse realtà di produzione audio (tra quelle che hanno partecipato al Festival Voisland, Chora Media, gli Ascoltabili, Storie avvolgibili) che si pongono l’intento di abilitare le nuove generazioni di podcasters a connettersi con le aziende o con un pubblico “premium”, far crescere l’audience e connettersi ad altri creatori del network oppure per sviluppare progetti originals, come ad esempio quelli della categoria Spotify Studios.

Gli influencer e i content creator del mondo del video, del cinema, della radio, si cimentano sempre di più nel podcasting e per gli emergenti lo spazio di visibilità sembra assottigliarsi

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Per questo si fa sempre più forte la necessità di aiutare i podcaster indipendenti a monetizzare i propri contenuti e a connettersi con brand attenti ai trend di innovazione, poiché la contesa pubblicitaria è appena iniziata. Come per gli albori di YouTube e l’inizio dell’advertising video, la direzione è tracciata verso sponsorship, host-read ads e branded podcasts.

In termini di visibilità di un podcast, escludendo gli influencer e i VIP affermati che inevitabilmente guidano le scelte di ascolto dei propri follower) il driver di scelta di un determinato podcast, sempre secondo l’indagine IPSOS, è collegato alla tematica utile per una specifica nicchia di ascoltatori (il 34% delle persone cerca online un argomento di loro interesse) o attraverso l’intramontabile passaparola: il 25% ha seguito il consiglio di amici/famigliari (per la GenZ è il 32%) e nel 25% ne ha sentito parlare sui social.

In questo scenario un altro fronte che da diverso tempo supporta i creatori di contenuti audio è il crowdfunding. Realtà come Tipeee o Patreon che permettono agli artisti podcaster di vivere del proprio lavoro grazie al sostegno della propria community e di ricevere direttamente le donazioni dai propri fan.

Tra le capacità di rendere il proprio podcast visibile e di crescere in termini di ascolti c’è pertanto, di fondo, le regola d’oro del marketing scritta da Kevin Kelly nell’ormai lontano 2008: “non si ha bisogno di 1 milione di dollari dove ogni fan spende un dollaro, semmai di 1000 veri fan che per definizione sono coloro che compreranno qualsiasi cosa produrrai”.

Podcasting 2.0 e Podcast Index

Il Festival del Podcasting, infine ha avuto l’onore di ospitare in un evento italiano “the Podfather” Adam Curry, considerato uno dei creatori del podcasting insieme a Dave Winer, che sviluppò la tecnologia del feed RSS per distribuire i primi .mp3 nel 2001. In questo scenario dove il podcasting è considerato un settore dal valore di 1miliardo di dollari dagli analisti, la monetizzazione è largamente realizzata come per altri media attraverso le inserzioni e l’advertising.

Adam Curry vuole allontanarsi dai meccanismi pubblicitari poiché crede che possa diventare nel tempo una forma di censura, o comunque una deriva di quello che è stato l’open web.

Nel suo intervento ha spiegato come stia tentando di rivoluzionare il mondo del podcasting con Podcast Index un progetto open source che consente micropagamenti utilizzando Bitcoin (nda nello specifico in satoshi. Un satoshi è pari a un centesimo di milionesimo di bitcoin) per premiare i podcaster per i loro contenuti, dove il contributo è parametrizzato rispetto all’ascolto effettivo di un episodio audio.

Podcast Index è stato realizzato per preservare, proteggere ed estendere l’ecosistema di podcast aperto e indipendente e permettendo una categorizzazione del proprio podcast senza l’ausilio delle grandi major. Tra i riproduttori di podcast, l’italiana Castamatic ha già implementato queste funzionalità, ormai ribattezzate di “Podcasting 2.0”.

Il futuro del podcasting in Italia secondo Giulio Gaudiano

Ma quali sono allora gli scenari del podcasting per il prossimo futuro? Lo abbiamo chiesto all’ideatore del Festival e Presidente ASSIPOD – Associazione Italiana Podcasting, Giulio Gaudiano:

La grande densità di partecipazione e l’eterogeneità dei player che hanno partecipato quest’anno al Festival del Podcasting denota un’attenzione sempre più crescente per questo settore. Qual è il più importante take-away che vuoi riportare dall’esperienza di quest’anno per i podcaster e per i brand più sensibili al mondo dell’audio?

C’è stato un momento del Festival che credo sia l’emblema del dialogo tra le varie anime del podcasting che vogliamo realizzare con ASSIPOD – Associazione Italiana Podcasting: quando alla fine dello speech del podcaster indipendente Franco Solerio (creatore del podcast Digitalia.fm) è stato invitato sul palco Sergio La Rosa di Spreaker per ragionare insieme sulle implementazioni pratiche del Podcasting 2.0.

Solo se ci sarà dialogo e collaborazione tra i vari player di questa industry (podcaster, producer, editori e piattaforme) la crescita del podcasting potrà essere continua, sana e solida nel tempo.

Quali sono, in sintesi, le tendenze che vedi per il prossimo futuro del podcasting?

Il 2022 sarà l’anno in cui entreranno in modo importante nel mondo del podcasting personaggi del mondo dell’intrattenimento (attori, cantanti, personaggi dello spettacolo) e dell’informazione, per creare contenuti di valore e di grande qualità.

La stessa ASSIPOD – Associazione Italiana Podcasting grazie ad una partnership con Nuovo IMAIE (la più grande collecting italiana) ha messo a disposizione di migliaia di attori, doppiatori, musicisti e cantanti un corso ed un manuale di podcasting per sostenere questo fenomeno già in fieri grazie alle produzioni originali di Spotify (come, ad esempio, nel caso del podcast di Morgan) e al lavoro di molti media tradizionali come Sole 24 ore, Rai, Sky, Ansa.

Da promotore e supporter del podcasting indipendente, hai suggerimenti o consigli per chi vuole lanciare il suo podcast? C’è ancora spazio per creare e condividere contenuti e cultura dell’approfondimento?

Il consiglio che trasmetto sempre agli aspiranti podcaster è: crea il podcast che tu e le persone che hai intorno vorreste ascoltare. Nel mondo del Podcasting c’è posto per tutti e molto spesso produzioni di nicchia riescono a rendersi più sostenibili rispetto a produzioni per un pubblico più generalista. Il vero motore di un podcast è la passione di chi lo crea.

L’appuntamento per la settima edizione del Festival nel 2022 è già fissato?

Certamente! La prossima edizione durerà una settimana, dal 3 all’8 ottobre 2022, sempre online dal lunedì al venerdì e a Milano il sabato per un grande evento dal vivo per la community del Podcasting italiano. 

The beautiful thing about podcasting is it’s just talking. It can be funny, or it can be terrifying. It can be sweet. It can be obnoxious. It almost has no definitive form. In that sense it’s one of the best ways to explore an idea” (Joe Rogan)

Comprendere (davvero) l’Open Innovation: i 4 progetti di Terna a Maker Faire

La differenza tra praticare l’Open Innovation e inseguirla solamente passa da un semplice atto di fiducia nell’innovazione. Da ricercare fuori dai confini dell’azienda e dentro laboratori o incubatori di idee.

Già prima della pandemia le aziende iniziavano a sperimentare un approccio ai processi di business basati sull’Open Innovation, un metodo rivoluzionario – dal punto di vista strategico e culturale – che permette alle imprese di creare un circolo virtuoso in sinergia con startup, università, istituti di ricerca, fornitori, inventori, programmatori e consulenti.

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Questo nuovo approccio porta con sé una revisione dei processi aziendali e dei profili lavorativi inseriti in una cultura interna improntata allo sviluppo innovativo di idee e soluzioni tecnologiche.

Si è parlato anche di questo alla IX edizione della Maker Faire Rome – The European Edition, il cui tema centrale è stato “Fast Forward – The Future in the Making”: portare il futuro nel presente grazie alla capacità di intercettare e raggiungere opportunità che semplificano la vita di tutti i giorni, in modo concreto.

Quale miglior palcoscenico per celebrare l’Open Innovation?

Mai come quest’anno il mondo ha bisogno di costruttori di futuro: new normal, trasformazione digitale, ripartenza, crescita sostenibile e crisi climatica sono le sfide che la pandemia ha posto sul tavolo da gioco senza troppe remore.

Ora è arrivato il momento di giocare sul serio. Sentiamo il bisogno di fare un passo in avanti verso un nuovo traguardo evolutivo.

Un po’ perché la realtà dei fatti ci ha costretto a divergere completamente da quelle che erano le nostre strade e le nostre priorità meno di due anni fa. Un po’ perché è ora di sviluppare sistemi tecnologici che permettano non solo di soddisfare i bisogni individuali, ma di progettare una vita compatibile tra comunità sociali e pianeta terra.

Nei giorni della fiera abbiamo assistito a una passerella esperienziale di progetti esaltanti a cui hanno contribuito grandi società insieme a piccoli team di ricerca, startup e studiosi. 

Progetti molto diversi tra loro ma uniti da un denominatore comune: fare dell’innovazione un pilastro di business.

È esattamente ciò che si propone di fare Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, tra i primi in Europa per chilometri di linee gestite.

Nel corso della manifestazione, Terna ha presentato quattro soluzioni (alcune già in fase di attuazione) dal profondo carattere innovativo che confermano la sua propensione alla collaborazione sinergica con partner specializzati.

Tecnologie digitali, Advanced Materials, Energy Tech e robotica rappresentano i quattro elementi chiave di quella che potrebbe sembrare una rivoluzione silenziosa.

Un cambiamento che passa per la digitalizzazione e che fissa il suo traguardo nel rendere la trasmissione dell’elettricità sempre più efficiente, affidabile e sostenibile.

Proprio grazie a tecnologie come realtà aumentata, droni, supporti per la mobilità elettrica e la digitalizzazione delle reti, Terna vuole dimostrare che la via per la transizione energetica si percorre attraverso l’Open Innovation.

Un cammino che fa perno sulla sostenibilità e si focalizza sul processo di decarbonizzazione e sullo sviluppo delle infrastrutture di rete per l’integrazione delle fonti rinnovabili. 

Prevedere gli eventi atmosferici con l’innovazione tecnologica

IoT4TheGrid è l’iniziativa che permette di raccogliere ed elaborare i dati per efficientare la manutenzione delle infrastrutture, gestire i flussi di trasmissione, limitare i potenziali disservizi della rete, incrementare la sicurezza degli impianti e fornire indicazioni utili per prevedere eventi atmosferici avversi. Un sistema di monitoraggio integrato a cui partecipano startup, PMI di settore ed enti locali.

Non è fantascienza: dall’Internet of Things si passa all’Industrial Internet of Things

Si tratta di connettere tra loro applicazioni e oggetti fisici con lo scopo di compiere determinate azioni, leggere ed elaborare dati preziosi per la sicurezza dell’uomo e delle infrastrutture, e condividerli con i principali stakeholder.

Sì, perché le infrastrutture elettriche saranno sempre più al centro di ecosistemi basati su big data, intelligenza artificiale e tecnologie. 

L’obiettivo finale è quello di rendere le reti ancora più efficienti. Ecco, quindi, che i classici tralicci del gestore della rete elettrica nazionale diventano strumenti digitali all’avanguardia e dotati di stazioni meteo, sensori di tiro, accelerometri, inclinometri applicati a cavi e funi.

La tecnologia sale in cattedra

Terna è stata una delle prime aziende ad integrare l’uso di droni e robot per la manutenzione degli asset elettrici della sua rete.

Visto il grande impatto positivo, hanno pensato come poter sfruttare ulteriormente l’innovazione tecnologica per studiare, sperimentare e formare le squadre operative delle unità impianti. 

Semplice (si fa per dire!). Grazie al supporto di un visore VR 3D, due controller progettati appositamente, cuffie e apparecchi sensoriali, i tecnici Terna possono simulare, in un ambiente protetto di realtà virtuale immersiva, una sessione operativa.

Senza esporsi a inutili rischi, il tecnico svolge un’esperienza completa di intervento sul traliccio a oltre 30 metri di altezza per la sostituzione di una catena di isolatori.

Formazione tradizionale e sul campo, con l’ausilio della tecnologia. È così che nuove leve operative e squadre di intervento acquisiscono tecniche e procedure di lavoro. Un sistema che permette di disporre di risorse preparate ed esperte che operano in tempi ristretti e con la massima fluidità di manovra.

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La colonnina che carica, si ricarica e distribuisce energia

I piani internazionali di ricerca e sviluppo affermano che entro il 2030 si prevedono circa 6 milioni di veicoli elettrici in circolazione nel solo territorio italiano. Senza dubbio un utilizzo “unidirezionale” della batteria elettrica per auto che appesantisce l’utilizzo della rete.

E-Mobility Lab è un laboratorio tecnologico dedicato allo studio dell’architettura “bidirezionale” intelligente dei veicoli elettrici. Si sta lavorando alla definizione di un sistema di colonnine che non solo consente la ricarica delle vetture elettriche, ma permette il prelievo dell’energia messa a disposizione dall’auto per la successiva immissione nella rete. 

In questo modo è possibile incrementare la flessibilità del sistema elettrico immettendo una “dose di potenza extra” nel circuito. L’idea innovativa alla base del cosiddetto V2G (Vehicle to Grid) è fare in modo che il veicolo non sia solo un “consumatore” di energia, ma una vera e propria “batteria su ruote”.

Stampa 3D per tagliare i tempi operativi

Terna ha illustrato agli ospiti della Maker Faire di Roma come sfruttare la stampa 3D per velocizzare i tempi di gestione e di intervento sul campo. L’esempio pratico è rappresentato da due “morse” prodotte con stampa tridimensionale.

La vera rivoluzione in questo senso è data dalla possibilità di creare pezzi unici, complessi e su misura, che possono essere replicati con l’obiettivo di ridurre drasticamente le tempistiche di costruzione, consegna e applicazione.

Il futuro viaggia sulla rete e non ce ne siamo accorti

Sviluppo tecnologico e innovazione non significano solo progettare razzi per il turismo spaziale. I grandi player tecnologici e le organizzazioni che operano nelle infrastrutture energetiche hanno già colto da tempo la sfida per la sostenibilità del pianeta.

Aprire le porte a nuove collaborazioni con think tank e gruppi di ricerca non può che rappresentare quella spinta propulsiva supplementare di cui l’innovazione industriale ha bisogno per portare l’uomo ad un definitivo cambio di passo.

L’attenzione all’ambiente, al territorio e alle comunità che lo abitano devono essere percepiti come driver strategici e pilastri insostituibili per qualsiasi business presente e futuro. Una visione che Terna concretizza nel suo Piano Industriale 2021-2025 “Driving Energy” da 8,9 miliardi di euro di investimenti finalizzati alla transizione energetica e a concreti progetti di innovazione di medio-lungo termine. Proprio nell’innovazione e nella digitalizzazione, l’azienda ha previsto investimenti per circa 900 milioni di euro.

4 week 4 inclusion

Riparte 4 WEEKS 4 INCLUSION: oltre 200 aziende per promuovere l’inclusione

Dal 22 ottobre al 22 novembre prende il via la seconda edizione della 4 Weeks 4 Inclusion, il più grande evento interaziendale dedicato all’inclusione che quest’anno, per la prima volta in Italia, vede impegnate oltre 200 imprese per valorizzare insieme i temi della diversità e dell’inclusione, con un ricco programma di eventi digitali dedicati ai 700mila dipendenti delle aziende partner.

4 week 4 inclusion

In questa edizione otto eventi particolarmente rilevanti saranno trasmessi in streaming al link e aperti a tutti con l’obiettivo di promuovere un dibattito interdisciplinare con i rappresentanti di istituzioni, business community e associazioni sindacali.

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Come seguire 4 WEEKS 4 INCLUSION

Sul sito 4w4i è possibile registrarsi, trovare tutte le informazioni e gli aggiornamenti sul programma della manifestazione.

Per la giornata inaugurale del 22 ottobre, l’appuntamento principale sarà ‘Storie di inclusione’ (alle ore 12:00), nel corso del quale si affronterà il tema dello sviluppo sociale ed economico, partendo dalle politiche aziendali sull’inclusione.

Alla plenaria parteciperanno autorevoli rappresentanti delle Istituzioni e del mondo aziendale tra i quali Roberto Fico, Presidente della Camera dei Deputati, Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Salvatore Rossi, Presidente di TIM, Laura Nurra, Direttore Risorse Umane di American Express Italia, Ernesto Ciorra, Head of Innovability di Enel e Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo.

L’evento sarà preceduto dal talk show ‘Aziende in Rete’ nel quale i manager HR di Avio Aero, Barilla, Snam e TIM, racconteranno come si svolge l’intera iniziativa e quali obiettivi hanno guidato questa grande collaborazione interaziendale.

4 week 4 inclusion

I lavori della giornata si concluderanno nel pomeriggio con ‘Uguali perché diversi’ (alle ore 17:00) con la partecipazione di Maurizio Landini Segretario Generale CGIL, Luigi Sbarra, Segretario Generale CISL, Pierpaolo Bombardieri Segretario Generale UIL che faranno il punto sull’inclusione nel mondo del lavoro e sul ruolo delle parti sociali.

Anche Ninja per parlare di diversità e inclusione

Ninja non poteva mancare a questo evento: diversità e inclusione sono sempre stati temi che l’azienda ha sentito propri fin dalla sua nascita, interiorizzandoli con sensibilità.

Mirko Pallera

Il webinar, intitolato “Come progettare un piano di inclusione digitale“, sarà trasmesso lunedì 25 ottobre dalle 19:00 alle 20:00. Il digitale è come l’ossigeno, pervasivo e invisibile in ogni azione che compiamo. Per guidarlo bisogna essere dei veri Unbreakable: smart, antifragili, resilienti.

Come offrire equo accesso al professional empowerment e al potenziamento digitale?

Mirko Pallera, CEO di Ninja Academy, terrà una Ninja Masterclass di storie e pratiche innovative e trasferibili di Inclusione Digitale progettate dai più illuminati HR Director e Accademici.

Ad accompagnarlo in questa discussione ci saranno Piermattia Menin, HR Director di DHL che presenterà una case history interna di inclusione digitale degli ipovedenti; Marco Russomando, Head of HR & Organization Illimity e Giulio Beronia, esperto di Diversity & Inclusion con focus sull’inclusione generazionale.

L’evento è aperto a tutti e sarà sufficiente registrarsi sul sito dell’evento per seguirlo online.

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Gli ospiti della maratona e gli eventi da seguire

Nel corso della maratona, interverranno tra gli altri Paola Angeletti – Intesa Sanpaolo; Paola Bonomo – TIM; Paola Boromei – SNAM; Alberto Calcagno – FASTWEB; Silvia Candiani – Microsoft; Ernesto Ciorra – ENEL; Paola Corna Pellegrini – Allianz Partners; Veronica Diquattro – DAZN Italia e Spagna; Luigi Gubitosi – TIM; Monica Iacono – ENGIE; Emanuele Iannetti – Ericsson; Maximo Ibarra – ENGINEERING; Lavinia Lenti – SACE; Mauro Macchi – Accenture; Paola Mascaro – Valore D; Anna Masutti – RFI (Gruppo FS Italiane); Carlo Nardello – TIM; Laura Nurra – American Express Italia, Ruggero Rabaglia – Barilla; Salvatore Rossi – TIM; Walter Ruffinoni – NTT Data; Luciano Sale – TIM; Alice Soru – Tiscali; Roberto Tomasi – Autostrade per l’Italia.

Molto attesi anche gli interventi di testimonial d’eccezione tra campioni olimpici e paralimpici, rappresentanti del mondo dello spettacolo e della cultura e influencer sui temi della diversità.

Oltre al webinar di Ninja, tra i tantissimi interessanti appuntamenti vi segnaliamo alcuni interventi da seguire in diretta streaming:

25 ottobre ore 11:30 – 13:00 Poste Italiane S.P.A.

Dall’acquario al mare: scambio fra le generazioni in azienda

26 ottobre – 15:00 – 16:00 Burger King

Welcome everybody

27 ottobre – 11:00 – 12:00 DAZN

PAROLE IN CAMPO. Il racconto sportivo è una questione di genere?

29 ottobre – 11:00 – 12:00 American Express

“Being yourself matters”: la cultura di Inclusione e Diversità in American Express

2 novembre 11:30 – 13:00 – Noovle

L’etica e l’Intelligenza Artificiale

4 novembre 11:30 – 13:00 Gruppo Nestlé in Italia

Non sono un mammo! Genitorialità condivisa e gender gap

8 novembre 10:30 – 11:30 Google Italy

Accessibility @ Building Awareness & Empathy

10 novembre 15:00 – 16:00 SALESFORCE.COM ITALY S.R.L

Salesforce Inclusion best practices: La nostra storia di successo con Specialisterne

12 novembre 18:30 – 20:00 Virgolimage

Neurodiversità e Moda: abilità e opportunità

17 novembre 11:30 – 13:30 Enel Italia S.P.A

Le sfide (im)possibili

19 novembre -10:30 – 11:30 Coca Cola

Coca-Cola and Diversity&Inclusion: a neverending story

Bit2win effettua la sua prima acquisizione con Datalytics

Bit2win acquisisce Datalytics con l’obiettivo di fondere le competenze tecnologiche e professionali e rappresentare la scelta top of mind nei mercati di riferimento, rispondendo così alle esigenze di un contesto in continua evoluzione tramite un servizio più completo.

Davide Feltoni Gurini (CEO Datalytics) e Andrea Galbiati (CEO Bit2win) sono d’accordo nell’affermare che l’acquisizione avrà un forte impatto nel piano strategico aziendale, consentendo alle due realtà di integrare e valorizzare la propria offerta.  

Datalytics è stata fondata da Davide Feltoni Gurini (CEO) e Marco Caruso (CTO) nel 2014 ed offre tecnologie interamente personalizzabili per attivare i consumatori e convertirli in clienti fedeli tramite campagne coinvolgenti declinate su canali digital e social.

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L’azienda vanta una suite proprietaria completa, con soluzioni che si integrano perfettamente all’interno del panorama Bit2win, completandone e ampliandone l’offerta.

Due nuovi prodotti

Bit2win Customer Engagement, infatti, consente alle aziende dei settori B2B e B2C di creare un’esperienza cliente coinvolgente tramite programmi di fidelizzazione e relazioni personalizzate. Grazie all’acquisizione delle competenze di Datalytics, la soluzione di Bit2win si arricchisce di due importanti prodotti:

ENGAGE: è il software che permette di costruire una Customer Experience personalizzata, che include la visualizzazione di contenuti User Generated su tutti i dispositivi o touch point a disposizione del brand, dal maxi-schermo all’impianto Out of Home. La piattaforma, certificata MISE, permette inoltre di gestire in piena autonomia social e digital contest in formati come “Quiz”, “Buy&Win”, “Play&Win”. 

WHATSAPP ENTERPRISE: è la soluzione che rivoluziona la Customer Experience in ambito Retail, offrendo ai consumatori un servizio veloce di personal shopping per l’acquisto di prodotti direttamente dal proprio smartphone. Whatsapp Enterprise permette inoltre ai retailers di utilizzare un unico numero verificato e impiegare operatori umani che gestiscano le richieste inbound, aumentando e migliorando il processo di vendita online. La soluzione rappresenta, inoltre, un nuovo canale di outbound marketing per l’invio di messaggi promozionali al consumatore.

L’acquisizione di Datalytics rappresenta un valore aggiunto per Bit2win grazie alle nuove soluzioni che andranno ad arricchire la nostra suite. Saremo ancora più competitivi, in settori in continua evoluzione, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze dei mercati e portare i business ad un livello più elevato. Consapevoli che oggi l’esperienza è un elemento imprescindibile per tutte le aziende che vogliono conquistare i loro clienti, abbiamo deciso di incrementare la nostra soluzione di Customer Engagement con prodotti rivoluzionari. Il futuro di Bit2Win è ora ed insieme possiamo concretizzare grandi idee.

Andrea Galbiati, CEO e Founder Bit2win.

Ritengo che l’acquisizione di Datalytics da parte di Bitw2in rappresenti un’opportunità importante e stimolante per entrambe le aziende. Datalytics da sempre persegue e crede in un modello di business che faccia della collaborazione, della modernizzazione e della voglia di offrire soluzioni sempre più innovative i suoi punti di forza e in Bit2win abbiamo trovato lo stesso entusiasmo. Nel contesto contemporaneo i consumatori sono sempre più esigenti, al termine del customer journey prediligono l’acquisto di vere e proprie esperienze e non solo di prodotti fisici. Credo allora che gli strumenti di Datalytics e le competenze di Bit2win insieme possano davvero portare il Customer Engagement su un altro livello, coinvolgendo e fidelizzando i consumatori come mai fino ad ora.

Davide Feltoni Gurini, CEO and Co-Founder Datalytics.

local marketing

5 consigli per migliorare la tua strategia di Local Marketing

In un contesto sempre più “globale” (quello del web e dei social network) parlare “local” può significare distinguere la propria offerta, renderla unica e inimitabile, fidelizzare i clienti.

Il Local Marketing si basa molto sulla costruzione di relazioni all’interno della tua zona geografica di riferimento o entro un certo raggio dalla tua attività.

Che cos’è il local marketing?

Il local marketing è un tipo di marketing che si rivolge specificamente ai clienti che vivono entro una certa distanza dalla sede della tua azienda, del tuo negozio.

Questo metodo consente alle aziende di commercializzare beni e servizi a potenziali clienti che vivono in una determinata città o località. Le piccole imprese spesso trascurano questa strategia di marketing, poiché molte di loro prendono spunto da conglomerati più grandi.

Seguire le strategie di marketing dei grandi player è fantastico, in teoria. Ma a meno che tu non possa competere con enormi budget , probabilmente non avrai lo stesso successo.

Ecco 5 suggerimenti che potranno aiutarti a realizzare un’efficiente strategia di local marketing.

1. Conosci il tuo pubblico

Il primo e più importante passo nello sviluppo di qualsiasi campagna di marketing è sapere chi è il tuo pubblico in gergo tecnico le tue buyer personas.

Non dovresti solo sapere a quale gruppo appartiene il cliente ideale, ma anche avere un’idea degli interessi del cliente ideale e di cosa gli piacerà.

Dovresti anche scoprire “dove” si trova il tuo pubblico. Ad esempio, su quali piattaforme di social media il tuo pubblico trascorre più tempo?

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LEGGI ANCHE: Impara come definire le tue Buyer Personas.

2. Ottimizza per i motori di ricerca

La Local Seo è importante perché aiuta le persone a trovare il tuo sito web aziendale online.

Questa è la chiave per le attività locali che vogliono apparire nella prima pagina dei motori di ricerca come Google. Molte persone (i tuoi clienti target, infatti) digitano la loro posizione,  più una parola chiave quando eseguono una ricerca.

I primi tre siti nel riquadro rosso otterranno praticamente tutti i clic. Per dare alla tua attività le migliori possibilità di essere in questa casella, dovrai ottimizzare il tuo sito per la SEO.

Saresti sorpreso di scoprire che la maggior parte dei piccoli brand non ottimizza i propri siti web e questo lascia aperta una importante possibilità per te.

Ecco alcuni rapidi suggerimenti SEO per il tuo sito:

  • Usa un design/tema del sito web che sia responsive (il che significa che il tuo sito si adatta automaticamente quando viene visualizzato su dispositivi mobili).
  • Scegli come target una manciata di parole chiave che il tuo cliente ideale cercherà; questi saranno probabilmente una combinazione tra “la tua posizione” + “il tuo servizio/prodotto/marchio”.
  • Ottimizza titolo e meta tag per parole chiave sull’intero sito, sia sui post del blog che sulle singole pagine.
  • Aggiungi pagine utili al tuo sito web, rispondi alle domande più comuni dei clienti e includi le tue parole chiave mirate.
  • Includi il nome, l’indirizzo e il numero di telefono della tua attività in ogni pagina del tuo sito.

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3. Fatti trovare su altri siti

Questo aspetto si lega all’ottimizzazione per i motori di ricerca ed è una componente importante di qualsiasi strategia di marketing locale.
Oltre al tuo sito web, devi anche assicurarti che la tua attività compaia in altri “luoghi” online.

Il primo punto da cui puoi iniziare è rivendicare la tua attività su Google My Business,  directory vitale che può aiutarti a iniziare a pubblicare annunci locali online e rafforzare la tua presenza sui motori di ricerca.

Se sei un professionista, hai un ristorante o un albergo, essere presente su elenchi di attività commerciali locali e siti di recensioni come Tripadvisor, Yelp è una parte importante della strategia di marketing locale.

Quindi, assicurati di iscrivere la tua attività a queste directory e portali, non dimenticare di cercare anche le directory locali; è probabile che ci saranno altri siti disponibili, come quelli realizzati da associazioni di categoria, reti di imprese o Camere di Commercio.

Assicurati di includere anche il tuo nome, indirizzo e numero di telefono su ogni directory e sito web, in modo che le persone sappiano come contattare la tua azienda una volta che ti trovano online.

4. Email Marketing

Spesso l’email marketing viene sottovalutato dimenticato per il marketing locale delle piccole imprese.

Quando un sondaggio di Infusionsoft e Leadpages ha chiesto quali fossero i canali di marketing preferiti dai proprietari di piccole imprese, l’email marketing è arrivato terzo, come evidenziato dal grafico seguente:

Certo, mettiamo sempre al primo posto i social media, ma l’email marketing ha mostrato un ritorno sull’investimento migliore, una generazione di lead più elevata e un potere d’acquisto maggiore rispetto ai social.

Una buona strategia di email marketing offre molti vantaggi per una piccola impresa:

  1. Aiuta a costruire un elenco di potenziali clienti
  2. Consente connessioni con i clienti su base regolare tramite newsletter
  3. Permette di promuovere di offerte tramite coupon speciali, sconti ed eventi
  4. Fornisce un modo per offrire un servizio e un’attenzione personalizzati

Ognuna di queste funzionalità può mantenere la tua attività in primo piano con i tuoi clienti, fornire un servizio eccellente e creare fiducia. È molto più probabile che qualcuno che si fida di un marchio acquisti da loro e sia un cliente fedele .

5. Social media per le imprese locali

I social media sono una parte indispensabile del marketing digitale, non importa quanto sia grande la tua azienda.

Le piattaforme social sono il luogo in cui diventiamo amici del nostro pubblico di destinazione e dei clienti per una relazione a lungo termine. Come in tutti i tipi di relazioni, qui dobbiamo essere compassionevoli e considerare ciò di cui hanno bisogno.

I social media non sono un canale per proporti, ma una buona opportunità per aiutare il tuo pubblico e migliorare la loro vita. All’interno di tutti gli ambienti virtuali e fisici, le persone sono circondate dalla pubblicità.

Un post sui social media che dice solo “Comprami” non è interessante per le persone nell’era digitale.

Quello che le persone vogliono vedere per essere interessate è “Posso aiutarti in questo” se mi compri.

Per social media non si intendono solo Facebook, Instagram ma anche WhatsApp e Messenger, che oggi stanno aiutando le aziende locali a comunicare facilmente con i loro clienti.

Ad esempio, l’app WhatsApp Business è ottima per creare un catalogo e mostrare i tuoi prodotti e servizi. In più, consente di utilizzare strumenti speciali per automatizzare, ordinare e rispondere rapidamente ai messaggi.

Con Messenger puoi rispondere rapidamente alle domande dei tuoi potenziali clienti. Essere disponibili su un’app che le persone hanno sui propri smartphone, è pratico e li fa sentire al sicuro.

Quindi, sii presente tramite messaggi live o chat bot, o idealmente entrambi!

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Come si misurano i risultati di una strategia di local marketing

La misurazione dei risultati è un approccio su più fronti che prevede il monitoraggio delle metriche sia digitali che in negozio.

La raccolta e l’analisi dei dati è fondamentale e i dati possono provenire da molte fonti. I dati sulle vendite di persona possono essere estratti e analizzati dai sistemi del punto vendita, ad esempio.

Tuttavia, è importante non fare affidamento solo su quelli, poiché escludono un’ampia fascia di clienti al di fuori del negozio. Le metriche digitali come l’analisi del sito web, il ritorno sull’investimento della tua pubblicità digitale e le informazioni raccolte dal tuo software di gestione delle relazioni con i clienti (CRM) svolgono tutte un ruolo nella misurazione del successo dei tuoi sforzi.

In conclusione possiamo dire che un local marketing che funziona è un mix di competenze tecniche , tool adeguati, social, pr e molta creatività.

Report: com’è cambiato il marketing nel nuovo scenario globale

Il modo di lavorare non è più quello di qualche tempo fa: gli ultimi anni hanno completamente stravolto le nostre abitudini incoraggiandoci a rimanere in casa il più possibile.

All’inizio sembrava lo scenario di una distopia, ma adesso stiamo riadattando nuovamente la nostra quotidianità attendendo che la situazione torni, prima o poi, a stabilizzarsi.

In risposta, le aziende hanno cercato modi per continuare le loro operazioni da remoto grazie a Internet. Questi avvenimenti hanno accelerato notevolmente il processo di digitalizzazione in tutti gli ambiti, cambiando anche le strategie di marketing delle aziende. 

Il ruolo della tecnologia in un mondo che cambia

Prima della pandemia le aziende consideravano la tecnologia come un mezzo utile per interagire con i clienti, consentendo una certa flessibilità sul posto di lavoro; ma anche come un modo per introdurre l’automazione creando così processi più veloci. Tuttavia, la diffusione del coronavirus ha costretto le aziende a esaminare tutte le soluzioni digitali in modo che le organizzazioni potessero continuare a funzionare da remoto e anche a rapportarsi con i propri clienti.

Questa massiccia digitalizzazione ha assunto un ruolo chiave sia nei rapporti con i clienti che dietro le quinte di molte organizzazioni. L’impossibilità di riunirsi in gruppi ha richiesto a molte attività di trovare nuovi modi per consentire alle persone di comunicare, collaborare e completare progetti lavorando a distanza.  Anche i clienti però hanno espresso il loro interesse a ricevere servizi richiedendo operazioni remote o almeno a contatto limitato.

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Tutto ciò ha contribuito a una trasformazione digitale che ha avuto un impatto sulle aziende di tutti i settori. Ciò comporterà una ridefinizione delle strategie di marketing in questo post pandemia, con nuove sfide e obiettivi da raggiungere.

marketing post pandemia

Le nuove strategie di marketing post pandemia

L’impatto di questi cambiamenti sulle aziende aiuterà di certo a comprendere come le organizzazioni abbracceranno la trasformazione digitale e quali parti di questi cambiamenti saranno duraturi nel tempo. A questo punto viene da chiedersi quali saranno le strategie di marketing che le aziende e i marketer dovranno adottare nel post pandemia? Un periodo non facile, pieno d’incertezze e di grandi mutamenti in cui nuove priorità e sfide plasmeranno il futuro delle strategie di marketing delle aziende per i prossimi anni. 

State of Marketing di Salesforce: priorità e sfide per i marketer

La settima edizione del report State of Marketing di ​Salesforce racconta le priorità e i cambiamenti che modelleranno le nuove strategie di marketing delle aziende in questo periodo di post pandemia. Per la grande maggioranza dei professionisti del settore marketing, gli accadimenti dell’ultimo anno e mezzo hanno cambiato quasi ogni aspetto dei propri progetti di business. Tutto questo però ha comportato delle novità anche d’impatto positivo.

Dal report emerge che il 77% dei marketer a livello globale ritiene che il proprio lavoro abbia maggiore valore rispetto a un anno fa. Il 66% invece prevede una crescita dei ricavi della propria azienda nei prossimi 12-18 mesi.

La centralità del cliente

L’annuale ​ricerca condotta a livello globale da ​Salesforce è stata effettuata su un campione di oltre 8.200 leader del settore marketing in 37 Paesi e 6 continenti, di cui 300 solo in Italia. Il report ha evidenziato una situazione incoraggiante sotto molti punti di vista confermando non solo, come ci si aspettava, il ruolo centrale della digitalizzazione e delle nuove tecnologie.

Ha messo in luce che il cliente resta il perno attorno a cui ruotano tutte le strategie di marketing di qualsiasi azienda, anche se il 77% dei marketer italiani concorda che le aspettative dei clienti siano oggi più difficili da soddisfare rispetto a un anno fa.

Migliorare le proprie competenze digitali per gestire i clienti

L’83% dei marketer sostiene che la capacità di soddisfare le aspettative dei clienti dipende dalle loro capacità digitali. I sistemi di gestione delle relazioni con i clienti (CRM) sono la tecnologia più diffusa per i marketer. Il CRM però è affiancato da una serie di altri strumenti e piattaforme che aiutano a organizzare e a leggere i dati, automatizzare i processi e misurare i risultati.

I clienti si aspettano sempre di più dalle aziende, e soddisfare le loro aspettative è parecchio complicato come abbiamo visto. Customer 360, la piattaforma CRM di Salesforce, offre però soluzioni complete e su misura per ogni fase del customer journey, dalla scoperta al post-vendita. Il servizio garantisce una migliore esperienza ai clienti, organizzata in un profilo unico a disposizione dei diversi team.

Il lavoro a distanza abbatte i confini tra i lavoratori

La collaborazione tra le diverse business units guida la crescita del mercato e ridisegna i rapporti tra i lavoratori. Nonostante molti marketer sono stati fisicamente separati, ciò non li ha fatti sentire del tutto disconnessi l’uno dall’altro. In effetti molti dicono di sentirsi più connessi ai loro manager, clienti, colleghi e partner. Adattarsi a un ambiente di lavoro in cui le persone erano tutte dislocate non è stato semplice. Con la pandemia e il boom del lavoro da remoto, il 78% dei dipartimenti marketing in Italia sta adottando nuove tecnologie di collaborazione per continuare a lavorare nel migliore dei modi anche a distanza.

I dati saranno sempre più la chiave di lettura per capire i clienti

Il marketing, soprattutto nel periodo post pandemia, ruoterà tutto intorno ai dati. La loro gestione sta diventando sempre più complessa man mano che le fonti si moltiplicano. I marketer italiani prevedono un aumento del 40% del numero di fonti di dati a cui fare riferimento entro il prossimo anno.

Raccogliere dati sui consumatori e analizzarli aiuta a comprendere cosa vogliono davvero i clienti da un’azienda. Ci permette di capire quali prodotti e i servizi specifici stanno cercando e persino come preferiscono interagire con il marchio. Quando un’azienda conosce i propri clienti può modificare il suo approccio e modulare le sue strategie marketing per soddisfare meglio le esigenze dei consumatori. 

Metriche e KPI continuano a evolversi

La pandemia ha contribuito ad accelerare la trasformazione digitale e ha creato un panorama che continuerà a incoraggiare l’innovazione e l’adozione tecnologica in futuro. Man mano che le aziende comprenderanno meglio le capacità di una tecnologia più avanzata, afferreranno al volo le opportunità che si trovano davanti, anche dopo la fine della pandemia. Ed ecco perché i professionisti del settore stanno rivedendo i parametri per valutare le proprie performance in maniera più puntuale e aggiornata. Il 78% delle organizzazioni di marketing in Italia ha modificato o ridefinito le metriche a causa della pandemia.

Cambiare mentalità, eliminare le barriere e mettere il cliente al centro

La sfida più grande delle aziende nell’epoca post pandemia è un totale cambio di mentalità per modellare le proprie strategie di marketing a vantaggio dei clienti sempre più esigenti e digitalizzati. E infatti la pandemia ha accelerato diversi cambiamenti che erano già in atto e ha reso ancora più evidente l’importanza della

  • centralità del cliente nelle strategie marketing di qualsiasi azienda;
  • il valore dell’esperienza dei dipendenti nelle organizzazioni;
  • il bisogno di reinventarsi in un mondo che sta diventando sempre più connesso.

Ecco perché applicare semplicemente le nuove tecnologie alle vecchie procedure non cambierà il modo in cui le aziende offriranno un’ottima esperienza ai consumatori. Ora più che mai i marchi hanno enormi opportunità per innovare e maturare la loro capacità di coinvolgere i clienti, rispondere alle loro esigenze e andare avanti in un mondo nuovo.

MrDay sceglie di parlare alla GenZ con la realtà aumentata

Per una buona colazione, o una merenda speciale, non c’è età che tenga: sia i più grandi che i più piccini apprezzano cominciare la giornata con qualcosa che sappia dare energia e gusto.
In un mercato che offre veramente tantissime referenze, però, a volte la differenza la fanno i dettagli: in particolare, per quelle fette di pubblico che dal prodotto non pretendono solo qualità ma anche un’esperienza distintiva ed espansa.

È il caso della Generazione Z, che vive il consumo sempre più come un fattore di condivisione distribuito nel tempo. Un dato su tutti: circa il 96% dei GenZer si prende il tempo di leggere le recensioni prima di acquistare un prodotto.

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Questo vale anche per le modalità di scelta: secondo FinancesOnline, anche come effetto della pandemia, la scelta di ciò che si mangia per la GenZ è fatta principalmente sui social media, mettendo in secondo piano addirittura la convenienza come fattore di scelta (per una generazione che nell’80% dei casi si dice preoccupata per le condizione economiche future, non male) e le valutazioni in termini di salute. La colazione, va da sé, non fa eccezione.

Se quindi i fattori distintivi diventano socialità, divertimento e ovviamente qualità per farsi preferire dalla Generazione Z, un brand deve posizionarsi sul mercato attraverso azioni che sappiano caratterizzarsi per essere memorabili, grazie magari a un’attivazione dell’utente che sia coinvolgente e diffusa nella sua rete sociale.

Trasformare il packaging grazie alla realtà aumentata

Mr.Day, storico marchio di merendine, specializzato nella produzione di buonissimi Muffin con pepite al cioccolato, ha deciso di puntare su questo concetto.

Per riposizionarsi nella mente dei consumatori più giovani, provando a coinvolgerli in un’esperienza caratteristica che sappia anche avere un ruolo sull’acquisizione di earned media, l’azienda veneta ha puntato su un vettore agile e sempre più in voga: il packaging.

Non è un caso infatti che nell’ultimo anno siano aumentati, in linea con i trend attesi, i casi di aziende che abbiamo agito sul pack dei propri prodotti in chiave tecnologica, puntando su attività che contassero sull’Intelligenza Artificiale o la virtual reality: un’evoluzione che ha portato in tanti a parlare di Internet of Packaging.

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Mr. Day ha scelto di lavorare su questa falsariga, realizzando una confezione che potesse aprire le porte al consumatore di un’esperienza in realtà aumentata, come recita il claim di campagna, “un’esperienza più che reale”.

Attraverso il proprio smartphone e interagendo con il packaging delle merendine Mr. Day attraverso un QR code, l’utente potrà vedersi animare la creatività stampata sulla confezione, in un tripudio di gocce di cioccolato e muffin che popoleranno lo spazio attorno mentre vengono mangiate.

Non finisce qui, però, perché la parte più interessante è quella che riguarda il coinvolgimento dell’utente: la bocca stampigliata sul packaging infatti, dopo aver ingoiato la merendina, passerà sul volto dell’utente cominciando a pronunciare delle frasi tipiche dello slang giovanile e selezionate per l’occasione dagli studenti della Naba.

Un filtro divertente e pronto per esser applicato sui propri contenuti video da condividere su IG e TikTok (con la possibilità quindi di diventare virale). Come dicevamo qualche riga su, un vettore per ampliare la propria reach organica attraverso i propri clienti, che diventano così ambassador di prodotto.

Per lanciare l’iniziativa verranno distribuiti contenuti su IG, TikTok e Twitch, anche grazie al coinvolgimento di alcuni creator di assoluto valore come Favij, Giulia Penna, La Sabri, Surry, Sascha e Stepny dei Mates: d’altronde, se si vuole parlare ai più giovani bisogna farlo anche attraverso chi dai giovani è riconosciuto, no?

Il posizionamento è questione (anche) di linguaggi

Al di là di una technicality crossmediale fresca e coinvolgente, l’attività immaginata da Mr.Day evidenzia come il distinguersi fra le varie proposte commerciali sia un fattore non solo di distribuzione, ma anche di linguaggio.

L’iniziativa di realtà aumentata infatti, al di là del contare su un media mix sapiente dove spicca il coinvolgimento di influencer anche molto famosi, è stata concepita assumendo il punto di vista del target, nel tentativo di parlare come loro e proponendo chiavi di attivazione il più possibile vicine alle loro corde.

Sembra una banalità, ma in un mondo che sta accelerando clamorosamente le evoluzioni comportamentali dei consumatori, identificare un veicolo che sappia da un lato distinguere e dall’altro attivare non è affatto secondario: e saperlo valorizzare impiegando un linguaggio fatto di gestualità e abitudini precise può essere una scelta decisiva nella riuscita di una campagna.

Mr. Day in questo caso ha scelto di puntare, prima che su una creatività di valore, su un modo di comportarsi funzionale al suo target, la Generazione Z.

Funzionerà? I fatti ci diranno di sì o di no, ma a naso non ci sarà da stupirsi di trovare, scorrendo il flow di IG o di TikTok, qualche bocca che ci parla come parlerebbe uno zoomer.

Bonus Pubblicità 2021: cosa c’è da sapere per investire in un piano media

I brand nel tempo hanno acquisito una comunicazione di livello superiore con il proprio pubblico.

Il flusso comunicativo non è più solo unidirezionale: l’introduzione dei social e di diverse tecnologie ha portato le aziende a interfacciarsi con utenti che sentono la necessità di interagire direttamente con i brand. Esprimere preferenze, abbracciare valori condivisi, compiere azioni in prima persona.

Per un’azienda, comunicare a livello digital è dunque fondamentale per poter raggiungere in modo più diretto il suo pubblico. Le campagne social ottengono facilmente risultati migliori rispetto a quelle tradizionali perché il pubblico è cambiato, è più dinamico e interattivo: parla con il brand, condivide contenuti, instaurando relazioni durature. Ecco perchè è importante l’introduzione del Bonus Pubblicità.

Bonus pubblicità: a cosa serve

Il Bonus Pubblicità è stato introdotto con il decreto numero 90 del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 Maggio 2018 ed è un’agevolazione pensata per supportare imprese e professionisti che investono nel campo dell’editoria tv, della radio e della stampa.

Il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria ha fatto slittare al 31 ottobre 2021 la scadenza per la domanda di accesso al Bonus Pubblicità per ottenere il 50% del credito d’imposta sugli investimenti pubblicitari, sia su media cartacei che digitali.

Il bonus è rinnovato per tutte le aziende che vorranno investire da oggi fino al 31 dicembre nei media previsti dal Governo.

Quale miglior momento per investire con il Bonus Pubblicità?

Bonus Pubblicità

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Nuova finestra temporale per l’invio, grazie al requisito dell’incremento nell’investimento effettuato, pari almeno all’1% rispetto all’anno precedente.

Quindi, la detrazione è del 50% dell’importo investito, da usufruire attraverso stampa, quotidiani e magazine online ed emittenti tv e radiofoniche locali e nazionali analogiche o digitali. L’agevolazione è rivolta a imprese, lavoratori autonomi e enti non commerciali.

Chi è interessato al credito d’imposta del 50% dovrà inviare 2 domande distinte:

  • Nel periodo dal 1° al 31 ottobre 2021, è la “Comunicazione per l’accesso al credito d’imposta” , con la quale vengono indicati i dati degli investimenti già effettuati o che si intendono effettuare nel corso dell’anno;
  • Dal 1° al 31 gennaio dell’anno successivo a quello di riferimento, è la “Dichiarazione sostitutiva relativa agli investimenti effettuati” , da utilizzare per l’appunto per indicare che gli investimenti inseriti nella Comunicazione sono stati effettivamente effettuati.

Ma questa non è l’unica novità introdotta: dopo le modifiche previste dalla Legge di Bilancio 2021, che aveva fissato nella misura del 50 per cento il credito d’imposta spettante per gli investimenti sulla stampa, l’articolo 67 comma 10 del decreto legge n. 76/2021 ha uniformato le regole di calcolo anche per gli investimenti su radio e TV.

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Perché investire in advertising?

Il mercato pubblicitario globale ha raggiunto un valore di 647 miliardi di dollari nel 2020 e la spesa per i media di advertising è in continuo aumento: crescerà infatti di 78 miliardi di dollari nel 2021 (+14%) e non si fermerà neppure nel 2022 (+7%).

In particolare, la pubblicità mirata per i dispositivi mobile ha registrato una crescita esponenziale nel corso degli ultimi anni, perché particolarmente efficace nella comunicazione a gruppi specifici di utenti.

Anche in Italia, le stime di crescita suggeriscono l’importanza di investire in advertising e raggiungere con facilità il pubblico, la cui spesa media è in aumento in tutti i settori, grazie alla ripresa globale del PIL.

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