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Le pubblicità più inclusive per la Giornata Internazionale della Donna

” Women in leadership: Achieving an equal future in a COVID-19 world “: questo è il tema della Giornata Internazionale della Donna 2021. Si celebrano gli impegni delle donne di tutto il mondo nel costruire una ripresa dalla pandemia, nel mondo del lavoro e nella società, in maniera più equa.

Ad oggi, infatti, la copertura femminile nelle posizioni di leadership è ancora minima. Come lo è del resto anche la loro partecipazione nei processi decisionali, come esposto dal rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite: “Solo in 22 Paesi i capi di Stato sono donne e solo il 24,9% dei parlamentari nazionali sono donne. Al ritmo di progresso attuale, l’uguaglianza di genere tra i capi di governo richiederà altri 130 anni”.

Il tema di quest’anno ci ricorda che donne e uomini sono meritevoli allo stesso modo di poter plasmare il mondo. Le donne hanno il diritto di pensare ad un futuro lontano dagli stereotipi, dalla violenza e da qualsiasi tipo di discriminazione. Una battaglia per l’uguaglianza che continua il suo percorso, per ritrovarsi in un futuro giustamente equo. Una battaglia che vediamo su più fronti, dove aziende e brand danno il loro contributo attraverso iniziative, campagne di sensibilizzazione, divulgando messaggi chiari, forti e a volte di denuncia contro la disparità di genere.

Lego – What it is beautiful (2021)

Il Gruppo Lego celebra la festa della donna reinterpretando la sua iconica pubblicità del 1981. A quarant’anni dalla nascita di “What it is beautiful” Lego chiede alle famiglie di mostrare le potenzialità e gli interessi delle proprie figlie attraverso le loro creative costruzioni e immaginandole già come future donne leader.

La ricerca di Lego Play Well ha rivelato infatti che la maggior parte dei genitori ritiene che le differenze di genere derivino dai modelli sociali e non dall’indole dei bambini.

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La campagna mira a sostenere le bambine che attraverso le loro passioni e la loro indole saranno le responsabili del cambiamento sociale e dei modelli lavorativi della prossima generazione. Insieme a loro, Lego si impegna a creare posizioni lavorative più inclusive e all’altezza delle loro aspirazioni.

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Scotiabank – #SaidBefore (2021)

Le donne chiedono uguali diritti da più di cent’anni. Nel 1915  Nellie McClung, attivista politica che si battè affinchè le donne fossero considerate dalla legge come persone, affermò: “Sappiamo che non esiste l’uguaglianza dei risultati, ma ciò che chiediamo è l’uguaglianza di possibilità, l’uguaglianza di opportunità“.

Le donne hanno urlato uguaglianza, hanno manifestato per questo diritto: qualche passo avanti è stato fatto. Ma non è ancora abbastanza. Non basta ripeterlo, bisogna agire. Scotiabank festeggia il giorno internazionale delle donne offrendo il suo impegno nelle pari opportunità nel mondo del lavoro, contribuendo ad abbattere tutte le barriere che le donne sono costrette ad affrontate.

Dove – #StopTheBeautyTest (2021)

Dove famosa per divulgare con costanza il concetto di bellezza intesa come autenticità, lancia una nuova campagna per la giornata internazionale della donna che affronta il delicato tema dei matrimoni combinati in India. Lo spot racconta storie reali di donne rifiutate perché diverse dallo stereotipo di bellezza.

A dimostrazione di come l’aspetto fisico sia ancora una grave discriminante. Dove ancora una volta si vota alla sensibilizzazione e alla promozione di un messaggio inclusivo: la bellezza si trova nelle particolarità e non nei difetti. La vera bellezza è essere autentiche.

Nike – Lose Count | Stronger Than One (2021)

Il brand celebre per essere vicino a molte nobili cause, questa volta è intenzionato ad invogliare ed ispirare ogni donna verso gli sport che da sempre hanno visto i ragazzi come gli unici atleti possibili. Nike ha infatti investito insieme alla NFL 5 milioni di dollari per promuovere il Girl Flag Football ( in cui l’azione non è bloccata dal placcaggio fisico ma dallo scalpo di una piccola bandiera attaccata ad una cintura) in tutte le scuole degli USA.

Le ragazze dovrebbero crescere in un mondo in cui giocare a football è normale, come lo è per i ragazzi. Le ragazze oggi si battono per l’equità nello sport, in modo che in futuro qualsiasi tipo di corpo potrà essere quello di un’atleta.

Prega News – #SheIsCompleteInHerself (2021)

La società legata ancora ai pregiudizi di genere e ruolo è da sempre più dura con le donne, soprattutto quando si parla di maternità. In India, l’infertilità colpisce una coppia su sei e ciò che rende tutto più insofferente sono i giudizi e a volte i consigli rivolti in queste circostanze. L’impressione generale sembra dire che solo la maternità può veramente completare una donna. Il modo irrispettoso con cui si parla di infertilità in tv si riflette con un isolamento delle donne a livello sociale ed emotivo.

Per questo Prega News, brand del più famoso test di gravidanza indiano, celebra la donna semplicemente per quello che è, lanciando l’hashtag #SheIsCompleteInHerself. La maternità non completa la donna, non la realizza e non la rende umanamente migliore: ogni donna nasce già completa, come l’uomo. C’è invece bisogno di un radicale cambiamento, di un’evoluzione culturale, sociale e famigliare.

Netflix- International Women’s day (2021)

Netflix celebra la giornata internazionale della donna con un omaggio al suo coraggio nell’affrontare nuove situazioni, proporre nuovi modelli e scrivere nuove storie. Come ci mostra nel suo video, le donne hanno da sempre rappresentato (o interpretato) il punto di rottura con i pregiudizi sociali, di ruolo o di orientamento sessuale. Essere le prime è già di per sé un atto rivoluzionario e di cambiamento: “quando si racconta una storia mai raccontata, questa avrà un effetto esponenziale su chi la ascolta…”

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Levi’s – I shape my word (2020)

Senza eccezioni, senza qualificazioni di genere. Tutto quello per cui le donne hanno studiato ed affrontato il mondo del lavoro deve essere riconosciuto con i titoli giusti. Non di certo con storpiature e nomignoli che dequalificano il loro livello professionale. Le donne stanno facendo cose straordinarie, stanno ricodificando la società ed il mondo del lavoro. Non chiamiamole “giornalista donna”, “lady boss” o “producer donna”.

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McDonald’s – International Women’s Day (2020)

Il celebre fast food stravolge di nuovo gli archi del suo logo, questa volta per celebrare le donne e per rendere onore agli straordinari risultati ottenuti dalle donne, soprattutto nei suoi ristoranti. McDonald’s ci tiene a far presente che nella maggior parte dei suoi fast food i ruoli manageriali sono svolti da donne.

Nel suo video per la giornata internazionale della donna 2020 McDonald’s racconta orgogliosamente la storia di Patricia Williams, entrata come operatrice nel 1984 e divenuta nel corso degli anni imprenditrice e proprietaria di 18 ristoranti, insieme alle sue figlie. Patricia ha affrontato diverse difficoltà senza mai perdere tenacia ed ambizione. Ed è a lei, come a tutte le donne che non si arrendono che McDonald’s dedica il suo omaggio.

Budweiser & #SeeHer (2019)

Budweiser, da sempre legato al mondo maschile, ridisegna la donna come protagonista della sua identità. Nella sua campagna del 2019, per celebrare la giornata internazionale della donna, il brand ha reinventato alcuni dei suoi annunci stampa degli anni ’50 e ’60. In linea con il modello dell’uomo “sovrano” di quegli anni, oggi sarebbero dichiaratamente sessisti.

In partnership con il movimento #SeeHer, Budweiser ha riproposto ruoli femminili più equi e dignitosi. Ogni annuncio affronta alcuni dei diritti delle donne, come uguaglianza, indipendenza e realizzazione.

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In partnership con il movimento #SeeHer (e con le illustratrici Heather Landis, Nicole Evans e Dena Cooper) Budweiser ha riproposto ruoli femminili più equi e dignitosi. Ogni annuncio affronta alcuni dei diritti delle donne, come uguaglianza, indipendenza e realizzazione.

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digital tool della settimana

Weet, Zoomoff e Mubi, i digital tool della settimana

I tool di questa settimana ci aiutano a comunicare più facilmente, ad esempio attraverso un servizio di messaggistica video istantanea, oppure “a non farlo”, disconnettendoci al momento giusto quando ne abbiamo la necessità.

Mentre alcuni strumenti sono quindi utili a migliorare la nostra produttività e concludere i task perdendo meno tempo possibile, altri ci regalano quei cinque minuti di spensieratezza davvero necessari quando lo stress da lavoro inizia a farsi sentire.

Per il primo e per il secondo scopo, ecco a voi i digital tool selezionati per questa settimana.

Dimentica Giphy

tool moobi

Una nuova app del servizio di streaming di film d’autore Mubi permette ai cinefili di portare i film direttamente nei loro messaggi. Con Mubi puoi digitare semplicemente il tuo testo nell’app e verrà fuori un remix di clip personalizzato, pronto da inviare.

Scappa da Zoom

tool zoom off

Scusa, ho una chiamata importante!” Quale migliore motivazione per fuggire dall’ennesima noiosissima call su Zoom? Con Zoomoff puoi far squillare il telefono o far suonare il campanello e procurarti così l’alibi perfetto.

Comunicare da remoto

tool weet

Non sempre le chat e la messaggistica istantanea sono sufficienti a spiegare un progetto o ad annunciare novità al team in smart working. Weet è uno strumento di messaggistica video che ti permette di avere conversazioni asincrone con il tuo team, ma anche con partner e clienti. Include registrazione istantanea, condivisione dello schermo, sfondo virtuale, filtri video, emoji e ricche opzioni di commento.

Solo l’essenziale

tool uptime

Vorresti leggere di più o seguire corsi utili per la tua carriera, ma non hai tempo? Uptime è l’app che fa per te: potrai scoprire nuove idee da più di 1500 libri, corsi e documentari e studiarli in appena 5 minuti. Un tool progettato per rendere l’apprendimento divertente e memorabile.

Un profilo perfetto per Clubhouse

tool photo changer

Se stai cercando di perfezionare la tua presenza sul social vocale, puoi provare anche Photo BG Changer. Modifica la tua immagine profilo aggiungendo uno sfondo colorato come elemento distintivo.

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Se hai trovato utili questi tool, attiva la prova gratuita di Ninja PRO Information. Riceverai ogni giorno le news sempre aggiornate (anche in versione audio), insight, analisi degli esperti e i nostri consigli sui migliori strumenti.

club su Clubhouse

Ora tutti possono aprire un club su Clubhouse. Ecco come si fa

Aprire un club su Clubhouse è ora una funzione disponibile per tutti gli account.

Da oggi, infatti, puoi seguire il club di Ninja Marketing sul social più in voga del momento e rimanere aggiornato sulle più importanti notizie del tech e del digital con il consueto appuntamento della Room Ninja Morning, in diretta tutte le mattine dalle 9.00 alle 9.30.

Oltre alla redazione Ninja, nella room incontrerai anche tanti ospiti, esperti e professionisti del marketing che ogni giorno commentano insieme le news.

clubhouse ninja

Aprire un club su Clubhouse, ecco come fare

La creazione del club è velocissima: sarà infatti sufficiente aprire il tuo profilo per visualizzare, in basso a sinistra, un “segno più” da cliccare per avviare l’apertura.

clubhouse clubs club su clubhouse

Non riesci a vederlo? Prova ad aggiornare l’app (oppure a disinstallarla e re installarla) per risolvere il problema.

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Il passo successivo sarà impostare i dati del club che vuoi creare, quindi nome, immagine del club e altre informazioni utili per le persone a cui potrebbero interessare le tue attività. in più, potrai selezionare caratteristiche aggiuntive per rendere pubblica o privata la lista dei membri, ad esempio e consentire ai potenziali follower di seguire il gruppo.

Successivamente, verrai indirizzato alla scelta dei topic in modo che le persone che seguono gli argomenti attinenti al club che hai creato su Clubhouse possano individuarti facilmente.

aprire club su clubhouse

Trovare un club

Come avrai visto nell’immagine precedente, cercare (e trovare) un club su Clubhouse è semplicissimo. Ti basterà cliccare sulla solita lente di ingrandimento per visualizzare il box della ricerca. A questo punto, potrai selezionare “people” o “clubs” per cercare nel database corretto. Iniziando a digitare il nome che ti interessa trovare, apparirà nella lista, se disponibile.

LEGGI ANCHE: 15+ strumenti utili per usare Clubhouse da vero PRO (e risparmiare tempo)

Una nuova opportunità anche per i brand

Prima di questo nuovo aggiornamento, l’apertura di un club su Clubhouse richiedeva una procedura più lunga e complicata, sottoposta poi ad approvazione da parte dello staff dell’applicazione. Ora invece l’operazione può essere conclusa con pochi passaggi e poco sforzo e c’è da aspettarsi una proliferazione di club con i temi più vari. Ci sono però alcune limitazioni, legate al numero di club che è possibile aprire in un determinato periodo di tempo, oppure in relazione a quanto si è attivi sul social network.

limitazioni club clubhouse

Cos’è Clubhouse

Per chi ancora non lo sapesse, Clubhouse è una piattaforma di social media basata sui contenuti audio, una sorta di podcast interattivo in tempo reale. Le conversazioni sono organizzate in chat tematiche tra le quali si può navigare e si può scegliere di partecipare alla conversazione o limitarsi ad ascoltare. Le chat possono anche essere create dagli iscritti al servizio.

Una caratteristica importante è che “quello che viene detto su Clubhouse, rimane su Clubhouse”. Non è infatti possibile scaricare o condividere le conversazioni e i file audio ed è una pratica vietata dalle policy della piattaforma.

Al momento, infatti, puoi accedere alla piattaforma esclusivamente su invito, anche se è possibile iniziare a registrarsi con l’account che si vorrà utilizzare una volta invitati.

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Le performance dei creator su YouTube del settore Entertainment analizzate da Buzzoole

Oltre 2 miliardi di utenti ogni mese accedono a YouTube e ogni giorno i visitatori guardano oltre un miliardo di ore di video, generando miliardi di visualizzazioni. Challenge, miniserie e sketch comici sono i trend che registrano un maggiore seguito e coinvolgimento, in particolare per il target più giovane come la Generazione Z.

Star e Rising Star

A tal proposito, nell’ambito degli appuntamenti mensili con i “Buzzoole Rankings”, torna l’Osservatorio istituito da Buzzoole, martech company specializzata in tecnologie e servizi per l’Influencer Marketing, per analizzare le performance dei creator su YouTube del settore Entertainment. Grazie al tool Buzzoole Discovery, infatti, sono state stilate due differenti classifiche: “Star” per gli influencer con più di 500.000 subscriber e “Rising Star” per i profili con meno di 500.000 subscriber, nel periodo gennaio 2020-gennaio2021.

Sul podio della classifica “Star”, per il terzo anno consecutivo, la medaglia d’oro va a Ipantellas, il duo comico formato da Jacopo Malnati e Daniel Marangiolo, i quali hanno registrato circa 3,5 milioni di visualizzazioni in media rispetto ai video pubblicati (1 milione di views/post in meno, ma con 11 video pubblicati in più, rispetto alla precedente classifica). Anche per il secondo posto si riconfermano Sofì e Luì in arte i Me contro Te, gli youtuber più amati dai bambini, per i quali hanno realizzato quasi un video al giorno da cui hanno ottenuto in media oltre 3,2 milioni di visualizzazioni nel periodo analizzato.
 Il bronzo va al trio comico Gli Autogol, formato da Michele Negroni, Alessandro Iraci e Alessandro Trolli. I tre amici, tra imitazioni e parodie sportive, hanno ottenuto in media oltre 1,1 milione di visualizzazioni per video.

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In quarta posizione ritroviamo anche quest’anno La Coppia che Scoppia, il primo canale YouTube dei due fidanzati Alice e Mirko, che con siparietti comici sulla vita di coppia ha fatto registrare oltre 1 milione di visualizzazioni in media rispetto ai video pubblicati nel periodo analizzato. Quinta posizione per i The Jackal. Il gruppo comico di Napoli composto da Ciro Priello, Claudia Napolitano, Gianluca Fru, Simone Ruzzo, Aurora Leone e Fabio Balsamo ha ottenuto in media 866.000 visualizzazioni rispetto ai video pubblicati nel periodo considerato.

Vincenzo Cosenza, CMO di Buzzoole dichiara:

I creator del mondo entertainment sono diventati un elemento attorno al quale le generazioni di giovani più sfuggenti come la GenZ costruiscono delle vere e proprie community che condividono visioni collettive dei canali. Merito sia della capacità di questi creator di aver individuato la chiave di comunicazione più adatta a queste generazioni, sia l’abilità che hanno nel saper essere presenti su tutte le piattaforme social di video e streaming (YouTube, TikTok e Twitch) sfruttando al meglio i diversi strumenti e linguaggi che queste mettono a disposizione. Quest’ultima abilità permette anche ai creator più attenti di spostarsi da una piattaforma all’altra portandosi dietro la propria claque.

La classifica “Rising Star”, invece, vede al primo posto il gruppo comico Elites formato da Mirko, Enrico, Andrea, Omar, Salvatore e Antonio. I video di questi sei amici scanzonati che raccontando le loro avventure insieme, tra scherzi e challenge, hanno ottenuto in media 833.000 visualizzazioni. Al secondo posto c’è Alessandro Scarpa alias Er Gennaro (tra i migliori influencer italiani su TikTok nel 2019) con una media di 744.000 visualizzazioni. In terza posizione Patrizia e Micol, aka Quello che le donne non dicono.

Le due amiche nei loro sketch si divertono a raccontare in maniera ironica la vita delle donne nel quotidiano, con i ragazzi, con le amiche, talvolta toccando anche temi sociali. Nel periodo analizzato hanno ottenuto in media 528.000 visualizzazioni per video.
 Al quarto posto il noto canale Il Milanese Imbruttito i cui video sketch/commedy dell’Imbruttito, del Giargiana, del Nano e dell’Imbruttita hanno ottenuto in media 476.000 visualizzazioni. Quinta ed ultima posizione per Daniele Montani. Tra challenge e vicende amorose sotto il tetto della Stardust House, i suoi video hanno ottenuto in media 464.000 visualizzazioni durante il periodo di analisi.

LEGGI ANCHE: 20 milioni di Italiani si sentono condizionati dagli influencer per gli acquisti

In generale, dall’analisi dell’Osservatorio di Buzzoole è emerso che gli influencer del settore entertainment hanno grande inventiva nel proporre sempre nuovi format creativi come challenge, miniserie, sketch comici di breve, media o lunga durata, incentrati prevalentemente su scene di vita quotidiana, lavoro di coppia o di gruppo. Uno dei principali trend emersi è sicuramente quello delle challenge, ovvero sfide di abilità tra creator, che è una delle principali caratteristiche riconosciute, e da subito intercettate dai brand, anche sul social dei video brevi TikTok. Tra i format più ricorrenti si possono anche annoverare i video in cui il protagonista si filma mentre commenta programmi televisivi o eventi sportivi, oppure dei progetti speciali, gestiti da più creator già popolari grazie ai propri profili personali, come Muschio Selvaggio, di Fedez e Luis, e Pecore Nere, di Gabriele Vagnato e Alessio Russo (entrambi tra i più visti).

Vincenzo Cosenza, CMO di Buzzoole dichiara:

Gli entertainment influencer possono essere molto interessanti per le aziende nell’ottica di raggiungere i giovani, utilizzando stili di comunicazione nuovi e meno formali. Il contenuto, infatti, per essere credibile deve mantenere il più possibile lo stile nativo dell’influencer, già noto agli occhi del suo pubblico. Infine, la sfida per le aziende – prosegue Cosenza – sta proprio nell’individuare gli stili di comunicazione in linea con la brand equity perché la scelta implica un grado di conoscenza dei linguaggi e dei valori che difficilmente emerge soltanto da un video.

Novità WhatsApp, chiamate voce e video anche in modalità “Desktop”

In arrivo una nuova funzionalità per WhatsApp. È infatti in fase di implementazione  il supporto per le chiamate vocali e video per l’applicazione “Desktop”. Se finora la versione web disponeva di servizi ridotti rispetto alla versione smartphone, adesso si potranno effettuare telefonate e videochiamate direttamente dal computer, soltanto però in modalità one-to-one.

La notizia è stata ufficializzata dal team del servizio di messaggistica di proprietà di Facebook, che ha sottolineato come, al momento, WhatsApp supporterà solo le chiamate uno a uno, con la previsione di espandere questa funzione anche alle chiamate vocali e video di gruppo in futuro.

Come scaricare l’applicazione per desktop

Molto semplice l’utilizzo per la versione Desktop dell’applicazione: basta aprire l’App sul cellulare, andare in “impostazioni” in basso a destra, cliccare su WhatsApp Web/Desktop e inquadrare il codice QR che appare sul pc sul sito WhatApp Web. In questo modo si aprirà sul computer la schermata con tutte le chat attive.

“Vogliamo che le conversazioni su WhatsApp assomiglino il più possibile alle conversazioni di persona, a prescindere dal dispositivo utilizzato o dal luogo del pianeta in cui ci si trova”,

spiega l’azienda in un una nota ufficiale.

Indispensabile, per poter usufruire della nuova funzionalità, installare l’App sul pc, con  microfono e webcam collegati, oltre ad una buona connessione internet. Inoltre, per poter chiamare e videochiamare i propri contatti, occorre disporre del sistema Windows 10 e successivi, o macOS 10.3.

“Le videochiamate funzionano perfettamente sia per l’orientamento verticale che orizzontale e il client desktop è impostato per essere sempre in primo piano, per non perdere mai le chat video in una scheda del browser o in una pila di finestre aperte”,

spiega l’azienda, che ha iniziato a testare la funzione con un piccolo gruppo di utenti alla fine dello scorso anno.

Il supporto della nuova funzionalità è pensata per i milioni di utenti che utilizzano il client desktop di WhatsApp ogni giorno, costretti dall’emergenza pandemica allo smatworking, e a spostarsi su piattaforme competitor quali Zoom o Google Meet per videochiamate one-to-one su desktop.

LEGGI ANCHE: Perchè WhatsApp sta cambiando le policy sulla privacy?

Chiamate vocali e video crittografati, security e privacy

Come per i 100 miliardi di messaggi che WhatsApp elabora ogni giorno sulla sua piattaforma, anche le chiamate vocali e i video saranno crittografati end-to-end.

Un’attenzione sempre più incisiva, tesa a garantire la privacy: a fine gennaio, infatti, l’azienda ha aggiunto l’autenticazione tramite impronta biometrica, scansione del viso o dell’iride per WhatsApp su desktop e Web, per intensificare i livelli di protezione dei dati personali.

Le nuove funzionalità aggiuntive coincidono, infatti, con il tentativo di WhatsApp di convincere gli utenti ad accettare le modifiche pianificate alle politiche sulla privacy.

LEGGI ANCHE: Zuckerberg vuole ripensare Facebook: massima privacy e contenuti a tempo

 

 

 

 

mass market brand

Perché oggi è impossibile creare un mass market brand

I meccanismi principali dei media maggiormente fruiti dalle generazioni più giovani funzionano tramite retargeting e le persone vedono in continuazione quello che hanno già visto o che gli piace vedere. Questo stato di cose porta a produrre dei “miti settoriali”.

Creare un mass market brand risulta davvero complicato per diverse motivazioni: intanto, per semplificare, perché “non esiste più Pippo Baudo“, cioè un elemento universalmente riconosciuto indipendentemente dal gruppo di età a cui si appartiene.

Quando chiediamo alla gente se conosce Rosalba, Ghali e Ryan, sarà molto difficile ottenere una risposta affermativa per tutti e tre, perché sono tre miti di tre generazioni differenti. Rosalba è una famosa youtuber, Ghali è un rapper e Ryan di Ryan’s World è uno youtuber bambino, il più ricco del mondo.

Una volta, se avessi chiesto “chi è Pippo Baudo“, mi avrebbero risposto tutti trasversalmente, dalla nonna al nipotino di sei anni. Cosa è cambiato?

La differenza è che adesso, come direbbe McLuhan, è il media che crea il messaggio e la fruizione del messaggio. Nel momento in cui i media funzionano per retargeting e sono assolutamente settoriali e legati a una fruizione precedente, proponendo solo quello che la gente si aspetta di vedere, in maniera sempre crescente si formeranno micro-communities di persone che non conoscono assolutamente le preferenze delle persone accanto a loro.

Partendo da queste premesse, non è possibile far arrivare un unico messaggio a tutti e creare un mass market brand che vada bene per tutti.

Un’altra motivazione che rende impossibile la creazione di un prodotto di massa fruibile da qualunque generazione è che, all’interno di questo sistema di “disintermassmedializzazione” che stiamo vivendo si presenta un altro effetto sociologico: grazie alle migliori condizioni di vita generali a livello globale, perché il mondo è migliore di quello di 30 anni fa, per la prima volta ci sono sette generazioni sullo stesso pianeta.
Queste generazioni non hanno nulla da condividere l’una con l’altra, perché le tecnologie creano degli isolamenti, in termini di media, di fruizioni e quindi in termini di messaggi e linguaggi.

Sarà quindi sempre più difficile creare qualcosa come il Babbo Natale con il vestito rosso che sponsorizza Coca-Cola e va bene per tutti, o creare un programma televisivo visto da 15 milioni di persone. Esistono ancora, perché noi stiamo parlando di trend ma, in prospettiva, sarà sempre più complesso.

Una generazione diversa: le micro-community

La principale differenza della Generazione Z rispetto alle altre è il concetto di bellezza. Per esempio, gli adolescenti di oggi amano Sfera Ebbasta che, indipendentemente dai gusti e dall’orientamento sessuale, fino a qualche tempo fa non sarebbe mai stato visto come un esempio di bellezza. La stessa Billie Eilish non sarebbe mai stata vista come un sex symbol.

La nuova modella di Gucci ci insegna che questa generazione ha completamente un altro concetto di bellezza e tutti gli esperti di comunicazione dovrebbero interrogarsi su questo, e non soltanto per quanto riguarda la scelta del testimonial più adatto, ma proprio nell’obiettivo di creare qualcosa che abbia contatto con il cliente, che sia bello per lui.

Un altro punto importante di differenziazione è l‘accesso per micro-community. Con la Generazione Z è nato il fenomeno “finsta”, cioè l’ammissione che esista un “io reale” e un “io costruito”. I Millennials cercavano di utilizzare i social per mostrare la parte migliore di se stessi, la Generazione Z, invece, accetta che esista una parte “finta” di se stessi.

Dallo storytelling allo storydoing

La terza differenza rilevante, una indicazione davvero utile per tutti i marketers, è che lo storytelling sta lasciando spazio allo storydoing.

Tutti i nuovi strumenti di fruizione, tutti i nuovi media sono in realtà programmi di montaggio. Tiktok, ad esempio, è un mezzo di comunicazione che ha due caratteristiche principali: il riconoscimento sonoro e il riconoscimento per immagine, però, di base, la cosa che lo accomuna a Instagram, a Facebook e a tutti gli altri social network è che il contenuto all’interno è lasciato in mano al cliente, che è anche il consumatore finale.

A che cambiamento globale ha portato questa caratteristica? Fino a ieri, ad esempio, Samsung o Sony spendevano milioni di euro per produrre uno spot pubblicitario, nell’ottica di diffonderlo in televisione con un tempo stabilito di fruizione e per un periodo programmato, ipotizziamo per tre mesi di campagna stagionale.

Oggi, se un brand spende milioni di euro per uno spot, quali sono i canali migliori per diffonderlo? Di certo, mostrarlo per pochi secondi su Tiktok non garantisce un ritorno dell’investimento. Infatti, se fino a ieri le risorse erano destinate a costruire lo storytelling, oggi quelle stesse risorse devono essere destinate a costruire frame, format, framework di linguaggio, degli spazi dove la gente possa esprimersi, e dargli delle regole.

Il secondo step, che in realtà è primordiale, è che se un brand vuole dire alla gente come comportarsi, deve farsi riconoscere come autorevole. Il lavoro di identità è quindi proprio sul brand: tone of voice, comunicazione coerente, una chiara purpose. Come Patagonia, per esempio, che ha chiuso i negozi per supportare l’Earth Day.

Il supporto dei dati e lo spazio per l’innovazione

Pur in questo contesto di differenziazione e isolamenti delle community, l’analisi dei dati rimane essenziale. A prescindere dal canale di distribuzione del brand, che sia digitale o fisico è necessario continuare ad analizzare sempre i KPI fondamentali:

  • Vendite
  • Consumo medio
  • Numero di ticket
  • Conversion rate
  • Traffico

Alla base di questi KPI fondamentali ci sono tutti i dati che portano a questi cinque: la grossa fortuna del mondo digitale è che ti dà la possibilità di tracciare tutta la consumer journey ed è un’opportunità da non lasciarsi sfuggire.

Detto questo, però, se fai sempre le stesse cose ottieni sempre gli stessi risultati. La vera innovazione è quindi sapere che puoi misurare ma lasciare spazio all’opportunità di fare cose nuove, senza legarsi troppo al dato.

Non proporre mai nulla di nuovo è la miglior strada possibile per accartocciarsi, è un circolo vizioso che rischia di condurci in una spirale del silenzio. Bisogna sempre imporsi di lasciare almeno un 20% del proprio Product Mix alle nuove opportunità e alla sperimentazione.

L’introduzione dell’innovazione nel Product Mix, mettendo in relazione tempo e quantità di prodotto, dovrebbe seguire infatti questo percorso:

  1. consumatore Innovator – poco prodotto e poco tempo di immissione nel mercato
  2. consumatore Early Adopter – leggermente più prodotto e leggermente più tempo di immissione sul mercato
  3. consumatore Early Majiority
  4. consumatore Late Majiority
  5. Laggard

Questa curva indica precisamente quello che accade nel mercato e quello che dovrebbe accadere in tutti i Product Mix delle aziende, ma anche nel Time Mix di noi stessi: lasciare dello spazio per fare qualcosa di folle.

Le informazioni restano quindi importantissime: va bene ottenere la certezza del business attraverso i dati, monitorarli, seguirli, conoscerli, ma occorre lasciare un po’ di spazio, almeno il 10/15%, a seconda della propria situazione, per fare cose nuove.

Just Eat celebra le donne che gestiscono oltre 500 ristoranti di food delivery in Italia

L’Osservatorio Just Eat onora il ruolo della figura femminile nel food delivery, svelando una presenza crescente di donne nella ristorazione a domicilio con il 44% che ne è proprietaria e il 73% che ne compone lo staff

Le evidenze dell’Osservatorio Just Eat

  • Oltre 500 ristoranti di Just Eat gestiti da donne, il 44% guida e il 73% compone lo staff
  • Si trovano principalmente a Milano (46%), Roma (45%) e Genova (44%) e sono Millennials
  • I tre motivi delle donne per aprire un ristorante di food delivery sono far scoprire cibi buoni e nuovi (36%), trasformare una passione in lavoro (34%) o continuare una tradizione di generazioni (16%)
  • Per oltre il 50% delle donne il food delivery rappresenta una leva di business essenziale
  • Il 74% è attenta alla sostenibilità e per consegnare sceglie pack green

Per la giornata dedicata alle donne, Just Eat, app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia e nel mondo, e parte di Just Eat Takeaway.com, leader nel mercato della consegna di cibo a domicilio e top player assoluto fuori dalla Cina, svela l’importanza del ruolo della figura femminile nel food delivery con oltre 500 ristoranti partner di Just Eat gestiti da donne, dove il 44% gestisce direttamente il ristorante e il 73% compone lo staff. Il food delivery continua a crescere, generando impatti positivi sul business, come per oltre il 50% delle donne che guidano i ristoranti di cibo a domicilio per le quali è diventato un servizio essenziale per il mantenimento dell’attività, soprattutto nel contesto critico generato dall’emergenza.

LEGGI ANCHE: Donne e COVID-19: la pandemia ha aggravato le differenze di genere?

Dal bilancio del mondo del lavoro a fine 2020 emerge che le donne sono state le più colpite dalla pandemia – 312mila in meno occupate in un solo anno, soprattutto tra quelle autonome (fonte Istat) – mentre tra i settori più impattati figura la ristorazione, dove le donne rappresentano oltre il 50% del totale. In questo contesto critico, il food delivery si inserisce come leva di business strategica non solo per aiutare i ristoranti a usare il digitale per continuare la propria attività, ma anche come tendenza sempre più in crescita tra le donne che desiderano lavorare nel settore in Italia, tanto che oltre il 56% delle donne ne conferma l’impatto positivo sul business e il 99% afferma che continuerà a utilizzarlo anche in futuro.

Empowerment femminile

L’Osservatorio Just Eat svela infatti che oltre 500 ristoranti partner sono guidati da donne, nel 44% dei casi rivestono il ruolo di proprietaria e gestrice del locale, a Milano (46%), Roma (45%) e Genova (44%) e sono principalmente Millennials (il 35% ha tra i 35 e i 44 anni). Il processo di empowerment femminile si traduce anche nella composizione dello staff che conta un massimo di cinque persone (62%) e ha una donna al suo interno (73%) nel ruolo di cuoca, chef o altre professioni necessarie in un ristorante. Come sempre, lungo la Penisola ci sono differenze, come a Napoli dove le donne gestiscono solo il locale (36%) con una fascia di età più giovane (25-34 anni). Le donne cuoche o chef sono solo il 6%, una percentuale che però tende a crescere nelle città di Genova (11%) e Napoli (14%).

La scelta di intraprendere un percorso nella ristorazione aprendo un locale di proprietà nasce soprattutto dalla volontà di far scoprire alle persone qualcosa di buono e sempre nuovo (36%), da una passione trasformata in lavoro (34%) o da una tradizione di famiglia passata di generazione in generazione (16%).Andando invece a indagare gli aspetti più amati di questo lavoro, spicca la relazione con i clienti (42%), seguita dall’organizzazione del lavoro (26%), dalla possibilità si essere creative con i piatti (16%) e dalla gestione dello staff e della cucina (8%). Tendenzialmente questi ristoranti sono a conduzione famigliare (51%) e offrono cucine tradizionali (36%) e fast food (24%), proponendo pizza (51%), hamburger (13%), giapponese (6%) e italiano (5%).

Il 28% delle imprenditrici del food delivery è attiva da 4-10 anni, il 40% ha aperto negli ultimi 3 anni, mentre il 25% vanta un’esperienza ultradecennale nel ruolo. Il 65% delle proprietarie o gestrici ha uno o più figli, un aspetto che conferma l’importanza di bilanciare vita privata e professionale, senza dover rinunciare alla passione per il lavoro e al tempo da dedicare alla famiglia. E il 74% mostra una spiccata attenzione alla sostenibilità e all’impatto ambientale grazie all’utilizzo di pack sostenibili per le consegne su cui il food delivery sta investendo.

Snapchat e Bitmoji testano gli avatar Snapchatter in sedia a rotelle

Diversità e inclusione, per proiettare la propria identità sul digitale in maniera coerente alla realtà. Abbattere le barriere e gli stereotipi sociali: è questa la sfida di Snapchat e Bitmoji che, in risposta alle esigenze manifestate della propria community, sono in fase di test di stickers che presentano gli avatar Snapchatter in sedia a rotelle. Per coinvolgere ulteriormente la propria audience, la piattaforma ha lanciato attraverso i suoi canali ufficiali anche la richiesta di feedback. Una sperimentazione iniziale di nuove animazioni, intrapresa a stretto contatto con un consulente per i diritti dei disabili.

“Con l’introduzione dei nuovi personaggi Bitmoji Snapchat ha compiuto un passo in avanti – spiega il team a lavoro sull’innovazione – La missione è sempre stata quella di creare avatar che riflettano e rappresentino la diversità della nostra comunità. Oggi speriamo di progredire verso il raggiungimento del nostro più grande obiettivo di rendere l’inclusività una parte fondamentale della nostra piattaforma”.

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Quale sarà il design dei nuovi avatar?

I nuovi stickers conterranno avatar su una sedia a rotelle manuale, da aggiungere ai post, fornendo più opzioni agli utenti per ritrarre se stessi in modo più accurato all’interno dell’ambiente Snap, contribuendo all’aggiornamento dell’App.

Nella nota ufficiale, Snapchat afferma inoltre di aver compiuto uno sforzo significativo per garantire che le nuove creazioni fossero accurate e rappresentative.

“Essenziale il lavoro a stretto contatto con il nostro consulente per i diritti dei disabili, che ci ha guidati nella loro progettazione, in particolare rispetto ai dettagli della sedia a rotelle manuale: il bracciolo, il poggiapiedi, il tessuto del sedile e il posizionamento dei raggi. Riconosciamo che c’è molto di più nell’inclusione e comprendiamo che la disabilità si presenta in molte forme, sia visibili che invisibili. Ci impegniamo a imparare di più e di avere risposte dagli utenti per migliorare i nostri adesivi e i design inclusivi futuri”.

Il feedback degli utenti

La comunità degli utenti è stata chiamata a sperimentare i nuovi avatar, anche rispetto a potenziali nuove animazioni per espandere le possibilità di interazione e di identificazione.

La piattaforma, in passato, era stata criticata per la mancanza di supporto alle funzionalità di accessibilità, in particolare per gli utenti con deficit visivi. Con i nuovi avatar sempre più diversificati si amplia un segmento che potrebbe rendere l’applicazione più accogliente per una gamma molto più ampia di utenti.

Per chi desidera sperimentare gli  avatar Snapchatter in sedia a rotelle

Chi desidera sperimentare i nuovi format, può aprire l’App Bitmoji, la tastiera Bitmoji o l’estensione Chrome. Digitare nella barra di ricerca “sedia a rotelle” e scorrere per trovare le opzioni desiderate, lasciando anche il proprio feedback diretto su come migliorare il design.

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smart working per genitori

Benefici (e svantaggi) di smart working e remote working per le mamme e i papà

  • Le aziende hanno dovuto riorganizzare i sistemi organizzativi verso una metodologia di lavoro agile
  • Smart working e remote working sono forme di lavoro che possono generare numerosi benefici per i genitori lavoratori
  • Flessibilità e organizzazione sono i pilastri per uno smart working di successo sia dal punto di vista professionale che personale

L’emergenza Covid-19 ha costretto le aziende a riorganizzare i sistemi organizzativi delocalizzando le risorse, verso un modello organizzativo agile e di lavoro a distanza.
Il sistema normativo agevolato, introdotto dal Governo per aiutare le aziende nel faticoso compito di limitare i contagi e di proseguire con l’attività lavorativa, ha fatto sì che lo Smart Working sia diventato parte integrante delle vite di tutti noi.

Non è una novità

È bene precisare che il lavoro agile non è una vera e propria novità per le aziende, dato che diverse imprese in passato (in particolare quelle di maggiori dimensioni) avevano già siglato intese con le parti sociali per introdurre una modalità di svolgimento del rapporto di lavoro subordinato che alterna periodi di lavoro in azienda a periodi di lavoro al di fuori di essa.

Il lavoro agile, il nome lo descrive benissimo, è una modalità di lavoro flessibile, agevole, adattabile sia alla vita lavorativa che a quella privata.

Ad un anno circa dall’inizio della pandemia e ad un anno di Smart Working “obbligato” è possibile analizzare i reali benefici che questa forma di lavoro ha generato sui lavoratori, concentrandoci principalmente sulle mamme e i papà.

Smart working vs remote working

Come prima cosa è importante sottolineare che Smart Working non è sinonimo di Remote Working. Dalla definizione legislativa del lavoro agile è possibile cogliere le particolarità che consentono di differenziarlo dal telelavoro (disciplinato dall’Accordo interconfederale 9/06/2004).

Ecco le principali differenze:

tabella smart working

I punti in comune

Cosa hanno in comune lo Smart Working e l’Home Working?

  • L’adozione di queste forme di svolgimento del rapporto di lavoro avviene volontariamente tramite un’intesa scritta che deve essere firmata sia dal datore di lavoro che dal lavoratore. Quindi nessuna imposizione datoriale né tantomeno nessun diritto del lavoratore possono dare inizio sia al telelavoro che allo Smart Working;
  • non sono una nuova tipologia contrattuale, che va ad aggiungersi a quelle di cui può fruire il datore di lavoro, ma una modalità di svolgimento del rapporto di lavoro;
  • la possibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro (work-life-balance).

Il work-life-balance è il beneficio per eccellenza di questa modalità di svolgimento del rapporto, beneficio che le madri lavoratrici e i padri lavoratori hanno apprezzato di più, soprattutto se i figli erano in DAD.

I vantaggi dello Smart Working per le mamma e papà (e non solo per loro)

Tra i vantaggi riconosciuti troviamo:

  • riduzione dei tempi e costi di trasferimento; 
  • miglioramento del work-life balance;
  • aumento della motivazione e della soddisfazione;
  • miglioramento delle condizioni climatiche ed impatto ambientale positivo.

La stima del tempo risparmiato da uno Smart Worker è pari a circa 60 minuti per ogni giornata di lavoro.

Se questo valore lo riproporzionassimo su un arco temporale annuale, il tempo risparmiato ammonterebbe a diverse ore, generando una  preziosa “banca delle ore” . Un piccolo tesoro di tempo e vita che potrebbe essere utilmente reinvestito.

E infatti così è stato. Molte mamme e papà hanno riorganizzato la loro giornata lavorativa per concedersi dei momenti con i propri figli.

Ci sono mamme che si svegliano alle 5 del mattino per lavorare nelle ore in cui la famiglia è ancora “spenta”, per poi svegliare i figli dopo qualche ora, preparare la colazione e dedicarsi a qualche momento conviviale.

Accensione dei pc per la DAD dei figli e nuovamente al lavoro fino alla pausa pranzo. Ai fornelli, un pranzo veloce, un caffè e quattro chiacchiere e di nuovo al lavoro.

E se figli non sono più in DAD? Possono intervenire i papà, che grazie allo smart working si sono trovati a trascorrere più tempo con i propri figli.

In una società dove la cura e l’istruzione dei figli è demandata ancora per la maggior parte alle donne, lo Smart Working ha aperto uno spiraglio di condivisione delle “faccende famigliari” anche con i papà, che insieme alle mamme si sono messi in gioco inventandosi yotuber, creatori di slime, insegnanti e cuochi.

Riorganizzando la giornata lavorativa e ottenendo una buona dose di equilibrio lo smart working consente alle famiglie di lavorare (intensamente) godendosi anche del buon tempo in famiglia.

Tempo che deve però essere di qualità per far sì che lo smart working e l’home working siano anche produttivi.

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Gli svantaggi

Bolletta più cara 

Secondo l’ultimo report di SOStariffe.it, lavorare da casa è costato circa 268 euro in più a famiglia nel 2020. Un aumento delle spese per luce, gas, internet a causa dell’intensa attività di studio e lavoro.

Mancata disconnessione 

Uno degli svantaggi che più di tutti si è fatto sentire è proprio l’iperconnessione. Con il lavoro a distanza molti genitori-lavoratori hanno esteso il loro orario di lavoro senza rispettare le consuete pause che in presenza vengono effettuate. Qualche esempio? Proviamo a chiedere ai genitori quante volte hanno partecipato ad una call con telecamera spenta, microfono in mute mentre erano ai fornelli in preparazione della cena.

Poco spazio per sé 

Non sempre le abitazioni sono strutturate per accogliere un lavoro da casa, di due persone, insieme per esempio ad un figlio (o più) in DAD. La mancanza di una zona di tranquillità, dove poter lavorare senza rumori e senza essere disturbati, può provocare estremo stress e creare tensioni tra i componenti della famiglia.

Consigli utili per uno Smart Working equilibrato

Per evitare che la convivenza diventi una prigione, occorre stabilire delle regole ed organizzare al meglio la giornata lavorativa e familiare.
Qualche utile consiglio:

  • coinvolgere e parlare con i propri figli: spiegare ai bambini che i genitori sono a casa per lavorare e non per trascorrere del tempo con loro, per evitare che gli stessi si sentano trascurati. È importante responsabilizzare i figli soprattutto se molto piccoli;
  • organizzare l’ambiente dividendo l’area dedicata al lavoro dal resto della casa: la stanza scelta per lavorare non deve coincidere con quella del gioco. Lo smart worker deve lavorare in un ambiente tranquillo dove può concentrarsi mentre i bambini devono poter giocare in libertà, nella loro stanza, senza costrizioni;
  • condividere l’organizzazione della giornata con tutti i membri della famiglia: è di fondamentale importanza condividere i programmi di lavoro settimanali con i membri della famiglia, per consentire a tutti di organizzare gli impegni in modo funzionale e senza sovrapposizioni e di coinvolgere eventuali sostegni esterni nella gestione familiare quali babysitter o nonni;
  • pianificare ed organizzare le attività lavorative in un’ottica di lungo termine: questo è un aspetto fondamentale per il corretto equilibrio tra lavoro e famiglia. L’attività lavorativa a distanza va organizzata su un arco temporale almeno settimanale, per creare una stabile routine lavorativa e una corretta gestione della famiglia e dei figli;
  • affidarsi a supporti esterni: baby-sitter, nonni, post scuola, asili possono diventare un aiuto fondamentale quando gli impegni lavorativi si fanno più pressanti, oppure quando si è in prossimità di scadenze o conclusioni di progetto. Gli aiuti esterni possono prendersi cura dei più piccoli rimanendo nell’abitazione o all’esterno (nel caso di nonni o baby-sitter) oppure continuare nell’attività di studio e compiti (nel caso del post scuola) o nel gioco (nel caso degli asili) .

La ricerca del giusto equilibrio tra impegni professionali e privati è il mantra di tutte le famiglie. Per poter gestire lo smart working al meglio, sia dal punto di vista professionale che personale, occorre essere flessibili ed organizzati.

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Parola d’ordine: flessibilità

La flessibilità è il punto di forza del lavoro agile, il quale non impone necessariamente il rispetto di un orario di lavoro prefissato. Infatti, è lo smart worker che gestisce in modo autonomo le attività a lui assegnate.
Ne consegue che, per poter essere flessibili, le persone devono necessariamente essere organizzate in modo da portare a termine le consegne nei tempi previsti.

Amazon sostiene le imprenditrici italiane nell’avviare o accelerare la propria azienda

Amazon continua a sostenere attivamente l’economia italiana attraverso numerose iniziative volte a supportare le piccole e medie imprese gestite da imprenditrici che vogliono far crescere e accelerare la propria attività. Queste nuove iniziative costituiscono un’ulteriore dimostrazione dell’impegno di Amazon nel sostenere concretamente la parità di genere e le piccole e medie imprese del Paese.

Vetrina al femminile

Lo scorso mese di ottobre, Amazon ha lanciato il nuovo programma Delivery Service Partner per supportare gli aspiranti imprenditori nell’avvio della propria azienda di consegne. Ora Amazon introduce una nuova iniziativa a sostegno della parità di genere nel settore della logistica, grazie allo stanziamento di un fondo di 500.000 euro rivolto alle donne che vogliono diventare imprenditrici e dare vita alla propria azienda di consegne. Le aspiranti imprenditrici potranno beneficiare di questo programma di incentivi ricevendo fino a un massimo di 15.000 euro ad azienda per coprire i costi di avviamento, in aggiunta al pacchetto di offerte e agevolazioni esclusive dedicato a chi entra a far parte del programma.

Amazon supporterà le nuove imprenditrici ad avviare la propria azienda di consegne affidando loro le spedizioni, mettendo a disposizione avanzate tecnologie per le consegne, la formazione sul campo e agevolazioni su un’ampia gamma di beni e servizi forniti da terzi che includono i veicoli per le consegne e divise brandizzati Amazon, e coperture assicurative. Amazon stima che nell’ambito del programma Delivery Service Partner un’azienda di consegne possa raggiungere profitti annui tra i 60.000 e i 140.000 euro operando con una flotta da 20 a 40 veicoli.

Questo programma rappresenta una grande opportunità per chi desidera avviare una propria azienda e creare la propria squadra di lavoro in un settore in rapida crescita come quello della logistica. Per entrare nel programma non è richiesta esperienza nella logistica. I candidati ideali sono determinati, dotati di capacità di leadership e hanno un atteggiamento positivo capace di ispirare i propri dipendenti.

Nell’ambito del nostro impegno nel contrastare le differenze di genere e promuovere le pari opportunità, siamo davvero felici di offrire questo nuovo incentivo rivolto alle donne che entreranno nel programma e che rappresenta un’opportunità concreta per la crescita dell’imprenditoria femminile in Italia. Con questo fondo di 500.000 euro offriremo un supporto ulteriore alle imprenditrici che hanno sempre desiderato avviare una propria azienda e guidare un team.

Ha dichiarato Gabriele Sigismondi, Responsabile di Amazon Italia Logistics.

Le opportunità per le imprenditrici o neo imprenditrici alla guida di piccole e medie imprese vengono anche dall’espansione dell’eCommerce. Per supportarle, il prossimo 10 marzo, a partire dalle 10:00 e fino alle 12:00, Amazon terrà una Accademia Virtuale gratuita nell’ambito del programma Accelera con Amazon, per fornire loro strumenti e competenze per accelerare o rilanciare il proprio business online.

LEGGI ANCHE: Amazon, Microsoft e le altre big che hanno scelto il remote working

Nel corso dell’Accademia sarà possibile accedere a strumenti e competenze messi a disposizione da esperti del settore arricchiti da preziose testimonianze condivise da imprenditrici presenti su Amazon.it. Attraverso la partecipazione di Riccardo Mangiaracina, Direttore International Flex EMBA al MIP Politecnico di Milano, i partecipanti potranno ricevere informazioni sull’evoluzione del mercato eCommerce B2C in Italia, sulla rilevanza strategica del commercio elettronico, nonchè sulle fonti del valore e dei canali di vendita online. Grazie agli interventi di Giulia Rossi, Digital Innovation Lead South Europe AWS, e Francesca Pellizzoni, Senior Program Manager SBE Amazon, sarà possibile comprendere al meglio gli strumenti offerti da Amazon e AWS per la digitalizzazione delle aziende e per vendere su Amazon.it.

Inoltre, Barbara Falcomer, Direttrice Generale di Valore D, la prima associazione di imprese in Italia, che da oltre dieci anni si impegna per l’equilibrio di genere e per una cultura inclusiva nelle organizzazioni e nel nostro Paese, e Diva Tommei, Founder Solenica, condivideranno “Il valore della diversità” attraverso le loro storie.

Inoltre, per celebrare le imprenditrici che hanno già avviato la loro attività online, Amazon.it lancia una vetrina dedicata ai loro prodotti, disponibile fino al 31 Marzo. Lo store è stato realizzato per celebrare la creatività e il lavoro femminile e per ispirare sempre più donne ad avviare la propria azienda e raggiungere clienti in tutto il mondo. Oltre a scoprire e conoscere le storie di imprenditrici di successo che vendono i loro prodotti su Amazon.it, sarà possibile acquistare un pensiero speciale per tutte le donne importanti della propria vita, supportando allo stesso tempo le piccole e medie imprese al femminile del Made in Italy. I clienti potranno acquistare, ad esempio, le ceramiche decorate a mano di Ceramiche del Castello di Nina Palomba, o accessori moda Made in Italy di Talento Fiorentino di Chiara Ghiandi e molti altri prodotti.

L’attuale situazione di emergenza sanitaria in Italia ha investito in modo più pesante le donne. Gli ultimi dati diffusi dall’ISTAT hanno delineato uno scenario a dir poco preoccupante: lo scorso mese di dicembre, circa 99 mila donne hanno perso il lavoro. È doveroso agire rapidamente e offrire alle donne gli strumenti necessari per cogliere le opportunità esistenti. Da italiana e da donna, mi dà una grande forza lavorare per un’azienda in cui la diversità e l’inclusione rappresentato principi fondamentali, e dove questa centralità si traduce in azioni concrete per supportare l’empowerment femminile e la parità di genere.

Ha dichiarato Mariangela Marseglia, VP Country Manager Italia e Spagna per Amazon.