Ancora oggi quando realizzano una campagna di marketing molto aggressiva o fanno una promozione importante in momenti specifici dell’anno come il Black Friday, le aziende sottovalutano l’importanza delle soluzioni web utilizzate. In queste occasioni, infatti, il portale web/eCommerce potrebbe subire in pochi minuti dei picchi di traffico, impossibili da quantificare prima dell’evento stesso.
Per molte persone la stagione delle festività natalizie è il periodo più bello dell’anno, ma per i retailer è certamente quello più intenso. Orde di desiderosi acquirenti di regali affollano negozi e siti web durante i mesi di novembre e dicembre, con una mole di vendite che può arrivare a rappresentare fino al 30% delle vendite annuali di un’azienda. E in particolare nei giorni di punta dello shopping, come il Black Friday (il prossimo 27 novembre!), i merchant online vedono un traffico tre volte superiore al solito.
Un dato destinato a crescere ulteriormente quest’anno, visto il boom dell’eCommerce legato alla pandemia.
Per trarre vantaggio da questo incremento di attività sul web (ma non solo), i rivenditori devono espandere rapidamente le loro infrastrutture e le loro operazioni per far fronte alle impennate della domanda. Non è un compito facile, ma preparandosi per tempo è possibile mettere al sicuro i propri affari, anche grazie al cloud.
Si sente sempre più spesso parlare di esperienze di acquisto frictionless, per aiutare gli utenti a sentirsi a proprio agio nel completare il proprio shopping online. Immagina, quindi, la frustrazione che potrebbe provare un potenziale cliente, magari già pronto a cliccare su “Acquista ora”, nel vedere che il sito crolla e non è più raggiungibile. No, no, no. Brutto segno! E spesso questo lo porterà a desistere e a rivolgersi a un competitor.
Qual è la soluzione? I retailer più lungimiranti stanno già utilizzando il cloud server per gestire la corsa allo shopping natalizio. In realtà questi strumenti possono portare un vantaggio in qualsiasi momento dell’anno, dato che tutte le aziende che possono subire improvvisi ed estremi picchi di attività.
I vantaggi di un cloud server
Per evitare di perdere clienti e di danneggiare l’immagine del brand a causa di un blocco del sito web non pianificato, i più esperti leader tecnologici testano le le loro infrastrutture con largo anticipo. Molti si affidano alle soluzioni cloud per aggiungere dinamicamente più risorse di calcolo e di archiviazione man mano che il traffico del sito sale, per poi ridimensionarsi automaticamente quando la domanda diminuisce.
Oltre a prevenire le interruzioni, il trasferimento di traffico consente spesso di ridurre i costi di hosting dell’infrastruttura.
Un altro aspetto da non sottovalutare, inoltre, è legato al mobile. Se gli acquisti da smartphone stanno già superando quelli da desktop, tuttavia oltre il 50% dei siti viene abbandonato quando richiede più di tre secondi per essere caricato.
Per ridurre la latenza sui loro siti mobili e sulle app durante le festività, i rivenditori utilizzeranno soluzioni cloud che forniscono contenuti in tutti i punti di presenza distribuiti a livello globale.
Ma non si tratta solo delle vendite online. La tecnologia cloud, infatti, può contribuire ad abbreviare i tempi di attesa – e le lunghe code – anche per gli acquirenti in-store, ora che molti retailer hanno adottato soluzioni cloud-based che consentono agli addetti alle vendite di effettuare pagamenti con carta di credito in qualsiasi punto del negozio. Poiché le informazioni sono memorizzate nel cloud piuttosto che in locale, questi sistemi hanno l’ulteriore vantaggio di integrarsi perfettamente con altre fonti di dati, come i record del programma fedeltà e i motori di recommendation.
E questi sono solo alcuni degli aspetti da considerare e dei vantaggi da tenere in considerazione parlando di eCommerce, Retail e cloud.
Quali sono le caratteristiche del cloud server ideale
Pur avendo adeguato la potenza di calcolo del tuo cloud server o più in
generale della tua architettura per tempo, è da considerare l’importanza di un monitoraggio attento e continuo, cioè una sorta di presidio operativo.
Se la campagna che hai in mente per il Black Friday, ad esempio, dovesse riscuotere tantissimo successo, a fronte di particolari picchi di traffico, un rallentamento dei tempi di caricamento delle pagine di destinazione o addirittura una loro irraggiungibilità provocherebbe seri danni al tuo
business, con un abbandono degli utenti praticamente immediato, per non parlare della reputazione del tuo brand.
Di qui il fattore tecnico, ossia l’adeguatezza dell’infrastruttura cloud, ma anche quello umano, vale a dire l’adeguatezza del tipo di assistenza offerta dal provider. Un elemento di primaria importanza e da non sottovalutare in termini di prontezza nella risposta a qualsiasi imprevisto tecnico.
Volendole riassumere in pochi punti, le caratteristiche del cloud ideale per le campagne di marketing e la reazione ottimale ai picchi di traffico, quindi, dovrebbero essere:
avere una scalabilità immediata che non comporta variazioni di nessun genere: in cui basti, insomma, adeguare le risorse con upgrade verticali (dove non devo
aggiungere altre virtual machine ma posso scalare quelle delle macchine che già compongono l’architettura web).
Una buona ottimizzazione /tuning dell’infrastruttura.
Un supporto tecnico disponibile in modo immediato (il fattore umano non va mai sottostimato, anzi!).
La possibilità di fruire di un servizio di presidio operativo per cui al momento della campagna, una persona dello staff del provider si occuperà di monitorare la coerenza delle prestazioni e del TTFB /tempo di caricamento delle pagine e interverrà con upgrade immediati o soluzioni laddove si noti una riduzione dei tempi di risposta dei server durante il click time.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/02/ecommerce-in-italia-2019.jpg568939Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-10-30 12:00:342021-01-19 19:54:17Come prepararsi al Black Friday grazie al Cloud Server
La campagna presidenziale degli Stati Uniti ha infranto ogni regola passata e si è aggiudicata il primato di più costosa di tutta la storia Americana!
I negative ADS, spot contro l’avversario, sono stati prodotti nell’80% dei casi dal presidente Trump e nel 62% dei casi da Joe Biden.
Nell’anno della pandemia il tema della sanità è entrato prepotentemente nell’agenda politica delle elezioni USA 2020. Il Republican National Commitee (RNC) ha aggiunto, per gli ultimi giorni di campagna, ben 9 milioni di dollari tutti su uno spot di 30 secondi, denominato “Noise”, che sta andando in onda negli stati più contesi come Arizona, Michigan, North Carolina e Wisconsin.
“Noise”, Trump, 2020
Joe Biden ha puntato moltissimo sul tema della sanità e ha attaccato ripetutamente il presidente Trump, accusandolo di gestione fallimentare dell’emergenza. In “Ready to lead”, andato in onda durante il picco del Coronavirus negli States, il senatore dem chiede un “Nationwide Mask Mandate”.
“Ready to lead”, Joe Biden, 2020
La polarizzazione del consenso
Glauco Maggi, inviato de La Stampa a NY, nel suo recente libro “Il guerriero solitario. Trump e la Mission Impossible” nota come il principale avversario del Tycoon sia proprio se stesso: avendo polarizzato moltissimo il consenso, gli States si sono divisi in vere tifoserie tra chi lo ama e chi lo detesta, al di là di quello che è stato fatto o non fatto in questi 4 anni e dei dati economici e occupazionali incoraggianti pre-pandemia. Un voto di stomaco, dunque, che asseconda le simpatie personali di ciascuno e meno le issue classiche che spostavano il consenso, come economia e politica estera.
La spesa degli spot a seconda dei temi in agenda, New York Times
La campagna a schieramenti si riflette nei social media, dove gli algoritmi assecondano questa polarizzazione dell’informazione: le persone vedono, interagiscono, si uniscono a community e costruiscono conversazioni esclusivamente attorno a coloro che la pensano in maniera equivalente. Il dialogo con le altre tifoserie è rarissimo così come lo scambio di contenuti tra chi la pensa in maniera opposta.
La polarizzazione delle conversazioni social non viene scalfita nemmeno dai media mainstream, la cui credibilità è minata dalla pluralità delle fonti, tra cui vive e prospera anche il link o il meme condiviso in bacheca dal vicino di casa o dalla fidanzata. I social media, nati come una piazza aperta e plurale, sono inevitabilmente vittime del loro stesso algoritmo: gli utenti vedono i contenuti a loro più affini, radicalizzando le proprie posizioni. Più le rispettive fazioni sono coese più difficilmente saranno impermeabili al dissenso, anche se argomentato. Un meccanismo illustrato perfettamente dal prof. Niall Ferguson, nel documentario “Networld”, tratto dal suo recente best seller “La piazza e la Torre”.
L’uso degli Spot
Nell’era delle certezze granitiche e degli ultras, la televisione non drena più consenso? Tutt’altro: in una società, come quella statunitense, dove la media dell’età di chi si reca alle urne è particolarmente alta, la TV detiene ancora un ruolo da protagonista e la gran parte dei budget viene stanziato per produrre e mettere in onda gli ADS, la cui tradizione risale al celebre scontro Eisenhower-Stevenson del 1952.
L’effetto degli spot nel 2020, all’interno di una corsa presidenziale così polarizzata, sarà con tutta probabilità mitigato rispetto al passato. Anche i negative ADS (gli spot contro l’avversario), che da sempre rappresentano da soli i due terzi di tutta la messa in onda, hanno più difficoltà a penetrare nei fortini dell’elettorato avversario, a meno di trovare una smocking gun finale, come sta provando a fare il presidente Trump cavalcando l’inchiesta del New York Post (censurata da Twitter) nei confronti del figlio di Joe Biden, Robert Hunter Biden, accusato di connivenza e loschi affari con un oligarca ucraino e con aziende petrolifere legate al regime di Pechino.
“Biden Lied“, Trump, 2020
L’immagine di Biden, con un’espressione confusa e smarrita, vuole assecondare le voci su una sua demenza senile, ed è ricorrente nella campagna di Trump, oltre che nei meme che circolano sui social di mezzo mondo.
Gli ADS dell’ex vice presidente cavalcano ovviamente il tema della pandemia, criticando aspramente l’operato del Presidente in carica. In “I Alone”, si ripete la frase di Trump “Solo io posso aggiustare questa situazione”, mentre i dati dei deceduti e dei contagiati scorrono inesorabili, scritti con una font oro, stile casinò di Las Vegas, quasi fossero gli slogan del Tycoon.
“I Alone”, Biden, 2020
Nella campagna elettorale 2020 i negative ADS sono stati prodotti nell’80% dei casi dal presidente Trump e nel 62% dei casi da Joe Biden. Il Republican National Committee (RNC) ha tirato fuori l’artiglieria pesante solo in queste ultime settimane: negli stati leaning (in bilico) si stanno spendendo ben 25 milioni di dollari in spot TV. I telespettatori che vedranno i nuovi ADS sono quelli in particolare di Arizona, Iowa, Michigan, North Carolina, Florida, Pennsylvania, Georgia, Nevada, Wisconsin, Iowa e Ohio.
Il comitato di Biden ha speso molto di più: ben 53 milioni, soltanto nell’ultimo mese, con ben 38 tipi diversi di spot soltanto in Pennsylvania. Tuttavia il presidente in carica, che ha speso meno del 2016, conta molto sulla visibilità dei suoi affollatissimi comizi e sulla copertura mediatica organica, quantificata da Bill Stepien, il campaign manager di Trump, in 48 milioni di dollari a settimana.
La campagna Trump sta anche spendendo direttamente anche su reti via cavo locali che hanno un alto numero di spettatori tra gli elettori più rurali, come RFD-TV, WGN-TV e Weather Channel, e sta puntando molto anche sulle stazioni radio evangeliche e conservatrici.
La spesa in ADS dei due candidati, New York Times
Le issues in agenda nel 2020
Il presidente Trump era partito con un’altissima percentuale di approvazione a gennaio 2020 (49%) per poi scendere tra il 38% e il 42% a seguito della pandemia. Secondo gli ultimi rilevamenti di Gallup, l’economia resta al primo posto nei pensieri degli americani (e resta anche il tema più presente negli spot), seguito dai temi della sicurezza nazionale e del terrorismo (presenti quasi esclusivamente negli ADS di Trump). Due punti che potrebbero far ben sperare il Presidente in carica, se non fosse per l’entrata del Coronavirus nel dibattito e per le polemiche legate alle tematiche razziali (che crescono di importanza dal 30% al 45% da dicembre 2019 a settembre 2020).
Record Smashing, Trump 2020
Made in America, Biden 2020
La risposta all’emergenza sanitaria è fondamentale non solo per il 93% dei democratici ma anche per il 61% dei repubblicani, una percentuale enorme se confrontata con gli altri temi di attualità, ad esempio il cambiamento climatico, che si ferma al 23% di attenzione nell’elettorato GOP ed è presente solo negli spot di Joe Biden.
Immagini e significati negli spot più belli della campagna
In “Vote For”, Joe Biden punta tutto sulle emozioni, facendo un appello a tutti gli americani per andare a votare, in qualunque modo possibile. “Il tempo delle divisioni finirà presto”, dice la sua voce fuori campo. I valori sono tracciati da parole e immagini mai casuali: “Empathy” (0:07), una madre (?) che incoraggia (per la partita?) la figlia un po’ corpulenta appena scesa da un truck, mentre una mazza da baseball spunta dallo zaino. Biden è poi ritratto a pregare assieme a una comunità di donne afroamericane (0:08).
“Vote For”, Biden 2020
“Respect” (0:09) è l’abbraccio con un anziano reduce. Quando compare “Honor” (0:10), sono tutti in piedi mano sul cuore a cantare l’inno (nessuno in ginocchio) ma le tribune sono mezze vuote, la disillusione di molti è tangibile. La ragazza in primo piano, tatuata, accanto all’amica dall’aspetto latino. La parola “Honor” (0:11) è anche accompagnata dalle immagini del compianto John McCain e di sua moglie Cindy, il cui endorsement per il Dem ha fatto scalpore. La recentemente scomparsa giudice della corte suprema Ruth Ginsburg, pioniera delle battaglie liberal si fa spazio nello spot accompagnando la parola “Equality” (0:12) come un monito a chiunque voglia intaccare l’imparzialità della corte stessa. Cosa potrebbe accompagnare “Bravery” (0:14) se non medici e infermieri? In questo caso tutti di colore e una di loro con un pugno alzato, come nelle battaglie razziali delle Black Panther.
“Love” (0:15) sono due persone che si abbracciano, in una casa di una periferia americana. Donald Trump viene citato solo al secondo 0:16 alla parola “Truth”: la sua presenza aleggia in una sala stampa deserta della Casa Bianca. Lo spot prova a fare breccia nel fortino avversario con l’immagine di un rodeo (0:24), controbilanciata subito da una catena umana (proteste BLM?) a 0:25.
America First, Trump 2020
“America First”, è invece un lungo e visualizzatissimo spot di Donald Trump, che riprende invece uno dei suoi più celebri speech. “Per troppo tempo”, dice la voce fuoricampo del Presidente, “L’establishment ha protetto se stesso”. Le immagini di Hillary, Bill Clinton, Joe Biden , Obama e Nancy Pelosi scorrono disturbate dal classico effetto “vecchia televisione”, utilizzatissimo nei negative ADS. “Le loro vittorie non sono state le vostre vittorie”. Ma quali sono questi trionfi a cui si riferisce? Joe Biden brinda col presidente cinese: il telespettatore può ben immaginarlo.
Il cambiamento del registro comunicativo e musicale dello spot parte dal secondo 0:21: Donald Trump entra in scena, scende da un elicottero come quell’eroe che tutti stavano aspettando. Interessantissimo che le parole “new vision will govern our land” siano affiancate da immagini della manifattura “made in USA” (da 0:32).
“Buy American and hire American”, invita il presidente Trump (0:40), facendo leva su temi molto sentiti nel suo elettorato.
Il terrorismo islamico compare dal minuto 1:00 e l’attenzione si sposta sugli uomini in divisa. “Law and order”, lo slogan di Trump è declinato in una carrellata di quelli che lui definisce “Great men and woman of our military and law enforcement”.
La nuova era trumpiana fa eco a Kennedy:“We sill bring back our dreams” (1:23), ritornare a sognare significa anche veder decollare il razzo di SpaceX con gli astronauti americani a bordo.
La maggiore distanza con Biden è tutta qui: “This moment is your moment. It belongs to you”, Trump ha creato un vero e proprio movimento di persone che lo adorano al di là del Partito Repubblicano; se si trattasse di una rock star parleremo di fan base.
Unpredictable
La domanda che tutti si fanno è la medesima: i sondaggisti avranno toppato anche questa volta, come 4 anni fa, e sarà Trump a prevalere oppure tutto andrà come previsto e trionferà il vecchio Biden?
La notizia più recente è che i repubblicani stanno ottenendo una quantità maggiore di nuovi elettori registrati, specialmente in alcuni swing states, come racconta questa inchiesta del Time.
Tuttavia i risultati sono totalmente imprevedibili, e l’alta affluenza all’early vote (si può votare sia al seggio che via posta) potrebbe avvantaggiare i Dem o potrebbero essere semplicemente un segnale del timore degli anziani (la base elettorale più ampia di Trump) a mettersi in fila il 3 novembre. Gli Stati Uniti, la cui leadership è minata dalla Cina e da molti altri ingombranti attori di un mondo multipolare, hanno davanti a un enorme bivio e la vittoria di uno o dell’altro candidato non potrà che portare a riflessioni importanti sulla composizione, demografica, economica e valoriale, della propria società.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/10/122495827_3457321877666531_8162018026455839368_o.jpg7092064David Mazzerellihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDavid Mazzerelli2020-10-30 11:02:412020-11-02 21:34:57L’America a un bivio: tra Trump e Biden è guerra di spot
Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Milano, sarebbero 18,9 milioni gli italiani che si rivolgono all’asporto, per un valore complessivo di oltre 5,5 miliardi di euro.
Tra le principali motivazioni che spingono ad usufruire del take away vi è anche la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, variando la propria alimentazione.
La FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) promuove l’asporto come una modalità emergente per servire la propria clientela.
I ritmi di lavoro incalzanti e, in generale, la frenesia della società in cui viviamo, spesso ci costringono ad una pausa pranzo veloce, difficilmente compatibile con i tempi – necessariamente più dilatati – di un pasto al ristorante.
Sempre più persone, infatti, ordinano “cibo d’asporto”, per consumarlo in ufficio o nella comodità di casa, al netto del costo del servizio al tavolo.
Il vantaggio economico è, senza dubbio, uno dei fattori determinanti del successo del take away in Italia: contratti precari e salari ridotti rendono la ristorazione tradizionale pressoché inaccessibile; uno sfizio saltuario, anziché un’abitudine del weekend.
Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Milano, sarebbero 18,9 milioni gli italiani che si rivolgono all’asporto, per un valore complessivo di oltre 5,5 miliardi di euro – e il trend è in crescita.
Quello del take away, dunque, è un mercato che sta vivendo un vero e proprio boom, complice anche il lockdown, che ha favorito l’integrazione del servizio nella maggior parte dei ristoranti, non senza alcuni insuccessi.
I dati di Gfk Eurisko sul mercato del take away
Dai risultati diffusi da Gfk Eurisko, 1°Osservatorio Nazionale sul mercato del take away, emergono alcuni aspetti interessanti, che introducono a nuove opportunità di business – e ad un lifestyle in evoluzione.
L’indagine è stata condotta su un campione selezionato di 2000 persone, che hanno risposto ad alcune specifiche domande.
Un fenomeno diffuso ma ancora “tradizionale”
Il 51% della “popolazione” ha dichiarato di aver ordinato cibo a domicilio negli ultimi 6 mesi, soprattutto telefonicamente (39%). Resta inoltre un 44% che ordina il cibo da asporto di persona, recandosi sul posto.
Italiani pronti a ordinare via digitale
Solo il 2% dei consumatori ha scelto il digitale, ma l’intenzione è in netto aumento, con il 19% (7 milioni di persone) che si dichiara intenzionato ad utilizzare questo canale per l’acquisto.
Online si spende di più
Il digital take awayè ancora tutto da sviluppare, ma mostra una frequenza di acquisto e uno scontrino medio più elevati.
La media è infatti di 4/5 volte al mese, contro le circa 1/2 volte al mese dell’ordinazione di persona e di quella per telefono, mentre la spesa si attesta sui 97 euro al mese contro i 32 e 37 euro dell’ordine personale e telefonico.
Un servizio legato al lavoro ed agender
Con una frequenza di 3 volte al mese l’ufficio risulta il posto da cui si fanno più ordini, seppur con una spesa media inferiore rispetto a chi ordina da casa.
L’utilizzo è inoltre equamente suddiviso tra uomini e donne.
La pizza resta l’alimento preferito, seguita dalla cucina giapponese
Nella top 10 degli alimenti ordinati da casa fanno poi il loro ingresso cucine come il messicano, il pesce e le tipicità regionali.
Gli amici sono la compagnia perfetta
Il servizio conferma ancora una volta la predisposizione italiana al social eatinginformale e in compagnia: il 40% ordina infatti con gli amici, il 22% in famiglia, il 20% con il partner e il 18% da solo.
Comodità e mancanza di tempo sono i driver
Il take away viene innanzitutto percepito come una grande comodità quando si è troppo stanchi per cucinare, ma anche come soluzione ideale in caso di mancanza di tempo e organizzazione.
Ma anche curiosità e voglia di qualità senza uscire
Tra le principali motivazioni che spingono ad usufruire del take away vi è anche la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, variando la propria alimentazione.
Segue l’utilizzo del servizio come alternativa al mangiar fuori e al ristorante, indice di come la percezione di quest’ultimo sia sempre più qualitativa.
Se una volta il take away era appannaggio esclusivo di pizzerie e rosticcerie, oggi interessa anche la ristorazione di qualità.
La FIPE promuove il take away
E ad essere sempre più convinta delle potenzialità di questo servizio – al di là della funzione ammortizzatrice che ha assunto durante la pandemia – è la FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi)che, dopo il lancio di Ristoacasa.net, continua a promuovere l’asporto come una modalità emergente per servire la propria clientela.
Una clientela eclettica nei suoi comportamenti, che vuole poter diversificare i luoghi della cena senza che ciò comporti la dicotomia: cibo mio a casa mia, cibo della cucina del ristorante al ristorante.
Nei prossimi anni, dunque, il ricorso al take away potrebbe non derivare da una scelta obbligata, ma da una scelta ponderata e sostenibile.
E i ristoranti che vorranno cogliere questa opportunità, dovranno concentrarsi sull’ottimizzazione dei tempi, della brigata di cucina, nonché della propria dispensa.
Nondimeno, dovranno provvedere ad un package tanto funzionale, quanto a norma ed ecologico, oltre che esteticamente pregevole e con insito il valore aggiunto del “racconto” della pietanza.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/10/Cibo-da-Asporto.jpg8761310Kevin Feragottohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKevin Feragotto2020-10-28 17:02:492020-11-04 22:41:01Perché il take away è un'opportunità di business (sottovalutata) per i ristoranti
Ottimizzare la presenza digitale potrebbe aiutare le piccole imprese a raggiungere anche il rispettivo target offline: integrare le esperienze tradizionali con quelle digitali assume un’importanza sempre maggiore.
Anche le piccole imprese devono adattarsi ai nuovi comportamenti dei consumatori e per farlo devono costruire adeguatamente una customer journey omnicanale.
È quasi un anno che il Covid-19 si è abbattuto sulla quotidianità di ognuno, e non ha di certo fatto sconti alle piccole imprese italiane, messe a dura prova prima dalle norme sul distanziamento sociale, poi dal lockdown e più recentemente da quella che risulta essere la seconda ondata di contagi del virus.
Le norme sul distanziamento sociale hanno, per esempio, inevitabilmente danneggiato alcuni settori: per esempio tutto quello che si concentra sulla vendita al dettaglio oppure viaggi, eventi e ristorazione, solo per citarne alcuni.
Mentre in Italia si fa di tutto per scongiurare un nuovo lockdown generale, mai come in questo momento diventa di nuovo d’attualità, per le piccole imprese, la necessità di trasformare i propri modelli di business, tentando un avvicinamento al digitale, al fine di poter essere competitivi e raggiungere serenamente un futuro (si spera quanto più vicino possibile) periodo di Post-Covid.
D’altra parte, come ricorda anche un recente articolo su ThinkwithGoogle, rispetto a qualche tempo fa il contesto tecnologico è completamente mutato: l’utilizzo dei nuovi strumenti digitali ha fatto un grande salto in avanti nei settori del lavoro, della formazione e delle relazioni sociali.
Partendo da questa crescita del pubblico online, l’idea di ottimizzare la presenza digitale potrebbe aiutare le piccole imprese a raggiungere anche il rispettivo target offline che vuol recarsi fisicamente al punto vendita: integrare le esperienze tradizionali con quelle digitali assume, di giorno in giorno, un’importanza sempre maggiore.
L’online può aiutare l’offline?
In un articolo di ThinkwithGoogle sul futuro del retail, si legge che nel 2024 la maggior parte degli acquisti verrà ancora realizzata offline (78%). Continua dicendo che i rivenditori che potranno contare nel 2024 su una solida offerta digitale, incrementeranno le loro vendite. Da qui l’importanza di organizzarsi con una strategia sia commerciale che di marketing integrata tra mondo online e offline, creando vari touchpoint nell’esperienza di acquisto del potenziale utente.
La pandemia da Covid-19 ha effettivamente accelerato il processo di trasformazione digitale e anche le piccole imprese si sono spinte, in velocità, su questi canali: di seguito alcune tendenze e tecnologie che potrebbero entrare a far parte stabilmente del loro futuro.
eCommerce, trasformazione digitale e strategia omnicanale
Considerando il know-how acquisito dalle persone durante l’ultimo lockdown in Italia, è importantissimo dare la possibilità a un potenziale cliente di acquistare un prodotto anche su uno store online.
Anche solo per informare il cliente con il prezzo e le caratteristiche di un prodotto o con l’eventuale disponibilità in uno store fisico dello stesso: essere presenti con una piattaforma eCommerce, in un momento in cui gli utenti passano molto più tempo online e con una predisposizione crescente verso questa tipologia di acquisto, può essere utile per condurre l’utente alla definitiva conversion (on o offline).
Trasformazione Digitale
Non solo eCommerce: le piccole imprese potrebbero considerare la possibilità di sfruttare a pieno le infinite potenzialità degli strumenti digitali. Basta pianificare con attenzione. Dai tool per lo smart working fino a quelli per la gestione delle risorse umane.
Creare l’ambiente digitale della propria azienda può rivelarsi una soluzione funzionale per fronteggiare questo periodo di incertezza: la capacità di mutare velocemente una strategia, la possibilità di lavorare in remoto con i propri dipendenti, avere a disposizione una suite digitale che colleghi tutti i collaboratori coinvolti, magari con un repositor dati e un ambiente di comunicazione. Strumenti, mai come in questo momento, fondamentali.
Customer journey omnicanale
Anche le piccole imprese devono adattarsi ai nuovi comportamenti dei consumatori e per farlo devono costruire adeguatamente una customer journey (“viaggio del consumatore”) omnicanale: sembrerà una ripetizione, ma in questo momento storico occorre accompagnare il consumatore nel viaggio verso la conversion, attraverso molteplici touchpoint.
Altri touchpoint, oltre all’eCommerce, potrebbero essere rappresentati dagli strumenti di digital marketing (es. annunci sui motori di ricerca), la presenza sugli aggregatori di servizi (es. app di servizio per la consegna a domicilio di cibo nel caso di imprese impegnate nella ristorazione), le campagne di comunicazione e di sensibilizzazione sui social network, le campagne commerciali on e offline, la presenza sul web con un sito responsive. Sono molteplici le possibilità, l’importante è avere le idee chiare sulla strategia omnicanale da attuare e sulla customer journey da riservare al proprio target.
Il rapporto umano: il vantaggio delle piccole imprese
Il grande vantaggio di una piccola impresa è rappresentato dalla conoscenza del proprio target: la possibilità di fidelizzare i propri clienti, attraverso la creazione di un rapporto umano e diretto (soprattutto per le piccole imprese che operano a livello locale), resta una delle chiavi del successo.
Sempre parlando di rapporto umano, non è da sottovalutare quello che si instaura all’interno del team di lavoro: la conoscenza e l’esperienza condivisa di un team di una piccola impresa è senza dubbio un elemento importante, soprattutto in un momento delicato come questo. Per le imprese di dimensioni più piccole, il fattore umano non dovrebbe essere sostituito da quello digitale: il vero scopo è trovare la migliore soluzione per integrarli e scoprire nuovi metodi per fronteggiare le difficoltà e ottimizzare i processi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/07/digital-marketing-per-le-PMI.jpeg13001852Luca Maucionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Maucione2020-10-28 16:54:542020-10-28 17:13:48L'importanza della presenza digitale per una piccola impresa
Digital Food Strategy: le aziende dell’alimentare diventano smart. È questo il titolo dell’ultima ricerca promossa e realizzata da Casaleggio Associati dedicata alla vendita online dei prodotti alimentari che è stata presentata il 27 ottobre durante un evento digitale.
Il cambiamento radicale del mercato nel 2020 ha indotto un’accelerazione verso il digitale dei produttori alimentari italiani che stanno trasformando le loro aziende per diventare smart. Il rapporto diretto con i clienti richiede, però, numerosi cambiamenti non solo organizzativi ma di visione. Per essere forti sul web diventa sempre più importante rafforzare il brand delle aziende verso il consumatore diventando delle media company, creare servizi per fidelizzare direttamente il cliente finale, gestire anche le vendite dirette senza creare conflitti tra i canali distributivi e dimostrare il tracciamento di filiera su blockchain.
“Stiamo assistendo alla nascita di nuovi business model, a percorsi alternativi di costruzione della relazione diretta con i clienti finali attraverso nuove logiche di comunicazione e soprattutto a nuove soluzioni per gestire le vendite dirette – spiega Davide Casaleggio, Presidente Casaleggio Associati – . Attraverso la ricerca metteremo a confronto i trend in atto e i migliori casi italiani e internazionali che hanno investito e deciso di cambiare radicalmente modo di fare business”.
eCommerce e Food: come sta influendo la pandemia
Le aziende del settore alimentare italiano cambiano modello di business
e investono nei canali online. Dalla Gdo ai piccoli produttori le aziende food puntano sulla relazione diretta con il consumatore e sull’eCommerce.
La ricerca ha analizzato i dati relativi alle vendite online del 2019 del settore alimentare che registrano una crescita del 19%.
Secondo le stime di inizio anno ed escludendo il delivery e i pasti pronti, il Food & Beverage online nel 2020 in Italia avrebbe dovuto raggiungere quota 653 milioni di dollari, con una crescita del 9,8% sul 2019. Le stime più recenti che considerano l’impatto del Covid hanno invece aggiornato questa cifra a 697 milioni di dollari. E nel 2024 si prevede che il settore raggiunga i
1.013 milioni di dollari, con una penetrazione in termini di user del 20,8% (6,6% in più rispetto al 2020).
I dati del primo semestre 2020 rilevano che la pandemia ha influito in modo sostanziale sull’evoluzione della presenza online del settore alimentare italiano con un incremento di oltre 2 milioni di clienti online da gennaio a settembre 2020.
Ma sebbene il mercato online alimentare in Italia non arrivi ancora all’1% del totale, contro il 4-8% nel resto d’Europa, è evidente come i brand e i produttori italiani abbiamo radicalmente cambiato l’approccio nei confronti della rete, luogo di vendita e di fidelizzazione imprescindibile.
Luci e ombre della crescita dell’eCommerce nel Food
Ma se in molti hanno investito e hanno avuto successo, va evidenziato come il settore della logistica legata al food sia stato messo a dura prova dovendo far fronte ad un aumento della domanda con picchi anche del 300-400%.
“L’agroalimentare italiano è il primo settore industriale italiano e vale 538 miliardi di euro, il 25% del PIL, con 3,8 milioni di occupati in circa 70.934 aziende– spiega Casaleggio – Si tratta di imprese molto frammentate delle quali l’86% ha meno di 10 dipendenti. In questi ultimi mesi sia i grandi brand che i piccoli produttori si sono accorti dell’importanza di creare una relazione digitale diretta con il cliente. Con i negozi chiusi la rete è stato l’unico contatto con l’esterno e chi lo ha capito per primo ha sofferto meno. La pandemia ha dato una grande accelerazione alla digitalizzazione del settore alimentare portando la creazione o l’ottimizzazione degli eCommerce ma ha anche messo in evidenza la frammentazione del settore e le grandi differenze tra prodotti per ognuno dei quali si impone una riflessione rispetto alla vendita in rete”.
Food ed eCommerce: 4 modelli ricorrenti
Attraverso l’analisi del mercato italiano e interviste ai top manager delle aziende alimentari del nostro Paese la ricerca di Casaleggio Associati ha individuato 4 modelli di business ricorrenti per l’eCommerce che variano in base alla tipologia di prodotto: il prodotto autonomo, ovvero singoli prodotti capaci di soddisfare il bisogno, il paniere proprietario, il paniere in partnership e i prodotti della spesa venduti attraverso la GDO.
I quattro modelli di strategia eCommerce generano un approccio diverso in termini di relazione digitale con il cliente finale e all’attività di marketing. Agire su queste due leve consente di ottimizzare il modello di eCommerce e di puntare all’affermazione della propria presenza online.
Investire nella rete e in un canale online comporta, infatti, investimenti non solo nella logistica e nella distribuzione ma anche nel marketing per instaurare e migliorare la relazione digitale con il cliente dando valore al brand, legando il prodotto a un’esperienza, differenziando i prodotti creando dei pack scorta o regalo, proponendo acquisti facilitati attraverso una gamma di prodotti di
più brand che completano il paniere, gli abbonamenti e il riordino automatico.
“Per le aziende del Food la presenza online non è più una scelta – continua Casaleggio – ma una richiesta che arriva dal consumatore. Il cliente finale vuole una relazione diretta con il brand, conoscere la filiera produttiva ed è sempre più attento a quello che consuma”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/02/documentari-food-scaled-scaled.jpg24003600Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-10-28 09:25:562020-10-28 17:12:50eCommerce e Food: in atto un cambiamento radicale delle nostre abitudini
Nel mondo dell’iperconessione siamo tutti viaggiatori alla ricerca di mete ancora da scoprire. Quando ci occorre conoscere un’informazione su un’azienda, trovare l’indirizzo di un negozio, o dobbiamo rintracciare un libero professionista perché necessitiamo di un servizio specifico, la prima cosa che facciamo è quella di sfilare lo smartphone dalla tasca e andare su internet per ottenere quello che si serve. Tutto passa dal web, e niente sfugge alla sua infinita rete. Ma non tutti hanno ancora capito l’importanza della presenza online e di come farla crescere.
Molte PMI si trovano a un bivio in cui devono prendere la fatidica decisione: lanciare o no la propria attività sul web? Se avevamo ancora delle remore a dover essere, o meno, presenti online, gli ultimi mesi hanno spazzato via anche i coriacei dubbi dei più scettici.
Essere online ci permette di esistere in un mondo in cui non esistono confini fisici. E per farlo oggi abbiamo a disposizione anche strumenti molto semplici come quelli offerti da Register.it.
Perché è importante avere una presenza online?
La prima ragione per cui un’azienda e un professionista devono essere online e curare la propria presenza digitale è che ognuno di noi ricerca una grande mole di informazioni su qualsiasi tipo di brand e figura professionale, consultando esclusivamente il web.
Lanciare la propria attività online, di conseguenza, comporta maggiore visibilità e permette di essere rintracciati e contatti da chiunque.
Avere una presenza online, inoltre, fortifica l’immagine e la credibilità dell’azienda perché ogni brand e professionista potrà raccontarsi ai suoi utenti mostrando la mission dell’azienda, il perché è nata, prima di soffermarsi sui prodotti e i servizi che offre.
Essere online è il modo ideale per consolidare la propria brand identity. Inoltre, una cosa da tener presente è che prima di effettuare un acquisto, molti utenti indagano sulla policy delle aziende per capire se è in linea con il proprio modo di essere. Chiarire la propria l’identità è cruciale.
In ultima analisi, gli strumenti digitali consentono all’azienda e ai professionisti di accrescere il proprio giro d’affari perché essere online permette a tutti di conoscerci e poterci consultare.
Ma quali sono questi strumenti necessari per incrementare e sviluppare la propria presenza online?
Gli strumenti digital professionali che permettono di aumentare la propria presenza online
Quando cerchiamo delle informazioni specifiche su un’azienda o un professionista, sbirciamo i contenuti sui social, anche perché non tutti dispongono di un sito web. Ogni professionista, invece, dovrebbe raccogliere tutto ciò che riguarda la sua attività e i suoi servizi su un sito vetrina.
indirizzi email validi e certificati con cui comunicare
Registrare un dominio gratis
Un modo semplice per cominciare è usare un servizio che ci consenta di registrare il nostro dominio in modo gratuito. Il primo passo per creare un sito internet ed essere facile da trovare, è proprio la registrazione del dominio.
Una volta effettuata la registrazione finalizzeranno la riuscita della nostra presenza online a 360° e potremo andare avanti e personalizzare il sito web.
Creare e personalizzare un sito web
Dopo la registrazione del dominio, possiamo dare il via alla creazione e personalizzazione del nostro sito web. Possiamo scegliere il template che più si adatta a noi e alle nostre esigenze, avendo cura di scegliere un servizio che ci consenta di creare un sito mobile friendly, ossia ottimizzato per i dispositivi mobile e non solo per il PC.
Una volta creato e completato il sito, possiamo lanciarlo in rete. Inoltre se non si ha tempo di creare un sito da soli o si ha paura di fare pasticci, ci sono figure professionali che possono occuparsi di tutto il processo.
A cosa serve un sito web?
Il sito web è essenziale in questo mondo in continua evoluzione. Permette alle aziende e ai professionisti di farsi conoscere agli utenti e ai potenziali clienti, ottenere dati sulla propria community, creare delle promozioni ad hoc e personalizzate in base al proprio target e mercato di riferimento.
Inoltre, agevola la comunicazione grazie a dispositivi sempre nuovi e innovativi.
Indirizzi email validi e certificati con cui comunicare
Ogni professionista e PMI devono disporre d’indirizzi mail professionali e personalizzati per poter comunicare con la propria community. Oltre alle semplici email, c’è bisogno di una PEC (Posta Elettronica Certificata), che offre una garanzia legale per qualsiasi comunicazione avvenuta, certificando l’invio, l’integrità e l’avvenuta consegna del messaggio.
La forza dei social media
Oltre a questi imprescindibili strumenti, un’azienda e un professionista devono creare e curare la propria presenza digitale anche sui canali social, ma non prefissarsi su queste piattaforme come obiettivo principale la vendita.
Sui social media dovranno creare una relazione continua e in tempo reale con la propria community attraverso un buon piano editoriale e comunicando tramite contenuti emozionali. Bisogna stabilire una conversazione bidirezionale, dove non solo si parla, ma si ascoltano i feedback degli utenti.
Una volta online bisogna coltivare la propria identità attraverso la cura del sito web e dei profili social. Un ottimo consiglio per restare competitivi in questo mondo in espansione è quello di dare sempre un occhio ai propri competitor e imparare dai loro punti forza ma soprattutto a non ripetere gli stessi errori.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/10/sito-web-presenza-online.jpg7731210Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-10-27 12:00:502020-10-28 17:05:52Quali sono gli strumenti per essere presenti online in modo professionale
Per risolvere con efficacia il problema della propria sostenibilità, il giornalismo deve necessariamente abbandonare i vecchi modelli di business per abbracciarne di nuovi.
Tra i nuovi modelli di business, quello della membership è già risultato efficace per molti progetti giornalistici, soprattutto nel mondo anglosassone.
I modelli di membership sono costituiti da tre componenti principali e si differenziano dagli abbonamenti, dai modelli di donazione e dal crowdfunding.
Il giornalismo, si sa, sta affrontando un grosso problema di sostenibilità. Mentre i tradizionali modelli di business diventano sempre meno adatti e profittevoli, si fatica a trovare nuove strade che possano garantire altrettanta efficacia economica. Alcuni tentativi – talvolta riusciti – tuttavia ci sono. È il caso delle membership, modello nato nel mondo anglosassone già alcuni anni fa e che consiste in un “contratto sociale” tra un’impresa giornalistica e i suoi membri: i membri danno il loro tempo, denaro, energia, competenza e connessioni per sostenere una causa in cui credono; in cambio, la testata giornalistica offre trasparenza e occasioni per contribuire in modo significativo sia alla sostenibilità che all’impatto dell’organizzazione.
In una parola, membership significa appartenenza. E utilizzare l’appartenenza come modello di business significa fare in modo che i lettori si sentano parte di un universo di valori condivisi. Rivolgersi a una specifica comunità offrendole un servizio utile e di qualità.
Insomma, secondo questo orientamento editoriale, i lettori sono molto più di una fonte di sostegno economico. I membri sono parte attiva di uno scambio circolare di conoscenze con i giornalisti, dinamica che permette tra l’altro alla testata di identificare i sostenitori più forti e arruolarli nella sua ricerca di impatto e sostenibilità.
In molti casi, la membership è un accordo per mantenere l’accesso agli articoli libero e gratuito per tutti. In quanto sostenitori in primo luogo di una causa, i membri hanno infatti interesse a raggiungere il maggior numero possibile di persone attraverso la testata.
Le tre componenti dei modelli di membership per il giornalismo
Secondo la Membership Guide, i modelli di membership nel giornalismo devono essere costruiti attorno a tre componenti principali.
Una strategia di membership che definisce come questo modello si inserisce nella vision dell’organizzazione giornalistica. In che modo l’organizzazione sosterrà il proprio prodotto editoriale? Quale ruolo avranno i membri dell’audience, sia in termini economici sia più in generale?
Le cosiddette memberful routines, ovvero le dinamiche che collegano i membri dell’audience alla testata giornalistica e alle persone che la producono. Fondamentali per una strategia di membership efficace, si riferiscono anche in questo caso ai membri dell’audience in generale.
Un programma di membership, cioè il prodotto con cui il lettore interagisce per diventare membro. È una specie di contenitore per la gestione delle persone che contribuiscono all’organizzazione giornalistica. Quando si parla di membership, solitamente ci si riferisce proprio a questo aspetto, che – per capirci – comprende anche la pagina sulla quale si atterra dopo aver cliccato sulla call to action “diventa membro”.
Non tutte le testate giornalistiche che adottano il modello della membership hanno già sviluppato tutte e tre queste componenti. Inoltre, ciascuna di esse può essere approfondita in modo diverso. Tuttavia, una redazione giornalistica partecipativa e inclusiva che voglia sostenersi almeno parzialmente sulla membership necessita di tutte e tre gli aspetti.
Infine, attenzione: la membership non è per il giornalismo l’unico modello di revenue ed engagement dell’audience. Comprendere le differenti value proposition e resource demand dei diversi modelli di revenue ed engagement è la chiave per capire qual è il modello giusto per la propria comunità e quindi organizzazione.
In cosa i modelli di membership sono diversi dai modelli di abbonamento?
In un modello di abbonamento o subscription, i membri del’audience pagano per avere accesso a un prodotto o servizio. Questo modello richiede quindi solitamente un paywall, poiché ciò che viene monetizzato è l’accesso al contenuto.
L’abbonamento può scalare molto più rapidamente della membership, poiché non necessita di un rapporto più profondo con i lettori. Ciò che richiede è invece un giornalismo eccezionalmente coerente, di alta qualità, altamente differenziato – e una buona user experience.
Per le pubblicazioni altamente specializzate, che forniscono un marcato vantaggio professionale e/o hanno una forte audience istituzionale in settori specifici, l’abbonamento può funzionare bene. Si vedano ad esempio casi come il New York Times, il Wall Street Journal, il Financial Times, il Ken e The Information, ma anche The Athletic.
In cosa i modelli di membership sono diversi dai modelli di donazione?
In un donation model, i membri dell’audience donano il loro tempo o denaro a sostegno di una causa o di valori comuni. Si tratta quindi di una relazione di beneficenza. Molte redazioni utilizzano i termini membro e donatore in modo intercambiabile. Tuttavia, è diversa l’aspettativa di ciò che un sostenitore ottiene in cambio.
Quando si è in dubbio nella scelta tra i due modelli, occorre chiedersi di quale livello di autonomia editoriale dalla propria audience si ha bisogno per compiere la propria missione, così come quale livello di partecipazione si è disposti a offrire.
Per le pubblicazioni che coprono soprattutto questioni inerenti al bene pubblico, un donation model può funzionare bene. Allo stesso modo, questo modello può essere scelto anche quando i temi trattati non si prestano all’adozione del modello di membership o a quello dell’abbonamento. Ad ogni modo, pubblicazioni come ProPublica e Mother Jones (71% delle entrate del 2019 realizzato grazie ai lettori, 12% attraverso l’abbonamento all’edizione cartacea) sono chiari esempi di donation model.
In cosa i modelli di membership sono diversi dal crowdfunding?
In un modello di crowdfunding, i membri dell’audience donano un contributo una tantum per sostenere un progetto specifico.
Solitamente, il crowdfunding è un buon modo per testare l’entusiasmo nei confronti di un’idea e per conoscere meglio il grado di coinvolgimento della propria audience. Alcune organizzazioni, ad esempio La Silla Vacia in Colombia, hanno iniziato proprio con una campagna di crowdfunding come test e in seguito hanno optato per il modello di membership,
In altri casi – ad esempio Krautreporter in Germania e De Correspondent in Olanda – le testate giornalistiche hanno considerato i loro donatori tramite crowdfunding come i primi membri del progetto, passando così immediatamente a un programma di membership.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/10/modelli_di_membership_giornalismo_cover.jpg483724Elisa Bertolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngElisa Bertoli2020-10-27 10:22:402020-10-28 17:09:46Le membership sono il nuovo modello per i Media, ma quali sono i vantaggi e quando sceglierle?
Più libertà e flessibilità per godersi un video su Instagram in streaming più a lungo, e tanti altri vantaggi.
Ecco come navigare e utilizzare la versione desktop di Instagram per le attività di Social Media Marketing!
L’obiettivo di Facebook, che negli ultimi anni ha preso sempre più piede tra nuove funzioni e aggiornamenti, è quello di cercare di unificare e semplificare la gestione dei contenuti nelle varie piattaforme di sua proprietà attraverso strumenti nativi, come Business Manager e Creator Studio.
Il tanto agognato obiettivo ha preso forma, già a partire dallo scorso anno, grazie alla possibilità di gestire il proprio flusso di lavoro, nel caso di Instagram, anche da desktop.
Ecco quindi una piccola guida illustrativa che può permettere anche a te di gestire tutto comodamente al tuo pc!
Accedi alle impostazioni del profilo Instagram dal tuo desktop
Prima di tutto, vai sul sito Instagram.com e accedi con il tuo nome utente e password, fai clic sulla foto del tuo profilo e questo ti porterà alla tua schermata: fai clic sul pulsante Modifica profilo.
Ti apparirà cosa vedresti normalmente per il tuo profilo Instagram nella versione mobile: il tuo nome, nome utente, sito web, biografia e informazioni di contatto. Da qui puoi apportare modifiche al tuo profilo. Quando hai finito, fai clic su Invia per salvarli.
Ti consiglio di effettuare eventuali modifiche della tua biografia direttamente dal tuo dispositivo mobile (magari prima creando il testo dall’App Note).
Puoi utilizzare le opzioni di menù sul lato sinistro di questa finestra, anche modificare la password, aggiornare le notifiche, gestire i tuoi contatti e accedere a una varietà di altre funzioni.
Cerca un account da desktop
Desideri visualizzare il profilo Instagram di qualcuno dal tuo computer?
Vai su instagram.com/ username (instagram.com/audible, ad esempio) e verrai indirizzato direttamente al suo profilo: puoi quindi navigare attraverso il contenuto proprio come faresti sul tuo smartphone.
Se non conosci il nome utente esatto del profilo a cui desideri accedere, digita semplicemente il nome o quello che pensi sia il nome utente nella barra di ricerca e vedrai un elenco a discesa dei risultati. Eccoti un esempio di seguito.
Dalla barra di ricerca su Instagram.com, puoi cercare praticamente qualsiasi cosa: hashtag , posizioni e persone. Qualunque cosa tu digiti nella ricerca, Instagram mostrerà tutti i risultati pertinenti che rientrano in una qualsiasi di queste categorie.
Apri Instagram ed esplora il feed dal tuo desktop
Proprio come la pagina Esplora di Instagram sui dispositivi mobili mostra i contenuti ordinati e consigliati per te, anche la pagina Esplora sul tuo desktop lo fa. L’icona è diversa ma ha tutte le stesse caratteristiche e funzionalità.
Fai semplicemente clic sull’icona della bussola nell’angolo in alto a destra dello schermo e il feed Esplora si popolerà con tutti i contenuti che normalmente vedresti sull’app mobile.
Scorri il feed dei tuoi post
Una delle parti migliori di Instagram è esplorare il feed per vedere il contenuto degli account che segui e puoi farlo altrettanto facilmente sulla versione desktop. Fai clic sull’icona Home per andare direttamente al feed e vedere tutti i tuoi contenuti ordinati come sei abituato.
Quando si tratta del feed di Instagram, la versione desktop offre le stesse funzionalità dei dispositivi mobili.
Puoi fare doppio clic per mettere Mi piace a un post o semplicemente fare clic sull’icona del cuore: puoi anche lasciare o rispondere a un commento e condividere o salvare il contenuto in una raccolta per la visualizzazione successiva.
Visualizza le stories
Le storie di Instagram sono disponibili anche sul desktop per la visualizzazione e, ancora una volta, le storie degli account che segui si popolano proprio come sei abituato sull’app mobile. Vedrai il banner delle storie nella parte superiore dello schermo.
Per guardare una storia di Instagram dal desktop, fai clic sulla storia che desideri guardare e si aprirà in una nuova finestra nel formato verticale 9:16 e verrà riprodotta come se fosse su un dispositivo mobile.
Per navigare in una storia, puoi fare clic e tenere premuto (non rilasciare) il mouse per metterla in pausa, proprio come faresti per tenere premuta una storia dal vivo. Fai clic su Avanti per vedere nuove storie.
Se fai clic nella casella dei commenti, puoi rispondere rapidamente o digitare una risposta alla storia come faresti sul cellulare.
Se preferisci utilizzare la tastiera per navigare nelle storie, tocca la barra spaziatrice per mettere in pausa la storia che stai guardando, quindi toccala di nuovo per avviare la riproduzione. Usa i tasti freccia per spostarti avanti e indietro tra le altre storie.
La maggior parte delle cose in Instagram Stories sul desktop sono funzionali come nomi utente, tag, tag di posizione e persino la funzione di scorrimento. Fare clic su Vedi altro, che sostituisce lo scorrimento verso l’alto, per passare a qualsiasi collegamento fornito in una storia.
Una cosa che al momento non puoi fare sul desktop è interagire con adesivi come quiz e sondaggi. Questa funzionalità è disponibile solo sull’app mobile.
Guarda i video live
Con Instagram Live sul desktop, vedrai apparire l’icona live attorno alle storie proprio come vedresti su un dispositivo mobile.
Fai clic sulla foto del profilo della persona con il simbolo live e verrai indirizzato al suo video live. Come puoi vedere sotto, il video live si popola sul desktop in un quadrato, con il video 9:16 verticale a sinistra e i commenti a destra.
Questo layout è effettivamente carino perché i commenti non coprono il viso della persona.
Quando guardi un video in diretta, puoi rispondere e lasciare commenti proprio come faresti su un dispositivo mobile. Digita il tuo commento nella casella dei commenti e premi invio e Instagram aggiungerà immediatamente il tuo commento.
Su dispositivo mobile, puoi toccare il cuore e dare Mi piace, ma non puoi farlo sulla versione desktop.
Puoi portare un ospite nel tuo Instagram Live durante la trasmissione dal desktop, ma l’ospite non può partecipare al tuo streaming dal desktop. Devono usare il loro dispositivo mobile.
Allora perché dovresti preoccuparti che il video di Instagram Live sia disponibile sul desktop?
Guardare un video Instagram Live su un dispositivo mobile monopolizza il dispositivo dello spettatore in modo che non possa rispondere a messaggi di testo, ricevere telefonate o fare altre cose mentre sta guardando il tuo live streaming. Guardare sul desktop libera il loro dispositivo mobile.
Nessuno vuole guardare un video di un’ora su un dispositivo mobile se può guardare su un desktop. Offre loro più libertà e flessibilità per godersi davvero un video in streaming più lungo. Quindi approfitta di questa opzione per convincere più membri del pubblico a guardare i tuoi video in diretta su Instagram.
Pulsanti di azione e approfondimenti di Instagram solo su dispositivi mobili
Una caratteristica comune sui profili Instagram sono i pulsanti di azione (chiamata, testo, e-mail, indicazioni stradali) o pulsanti aggiuntivi come ordinare cibo o buoni regalo.
Puoi gestire e modificare questi pulsanti di azione solo su dispositivi mobili, non su Instagram.com.
Un’altra limitazione del sito web Instagram.com è che non puoi visualizzare i tuoi approfondimenti. Questa funzione è disponibile solo sui dispositivi mobili.
Gestisci i messaggi diretti
Per i messaggi diretti su Instagram.com, fai clic sulla familiare icona dell’aeroplano di carta nella barra degli strumenti in alto per aprire la cartella dei messaggi diretti.
Noterai che la struttura delle cartelle è la stessa per i tuoi profili aziendali e creativi. Hai una casella di posta principale, una casella di posta generale e se hai richieste in sospeso, vedrai anche la cartella delle richieste.
Una volta che sei in un thread di messaggi diretti, componi un messaggio semplicemente facendo clic nella casella del messaggio, digitando il tuo messaggio e premendo Invio o Invio.
Fare clic sull’icona della galleria per accedere a qualsiasi foto o video sul computer e aggiungerli al thread del messaggio diretto. Per mettere mi piace e rispondere a un messaggio che hai ricevuto, fai clic sull’icona del cuore. C’è anche un’icona emoji nella finestra del messaggio che ti consente di aggiungere qualsiasi emoji mentre usi Instagram.com.
Inoltre, facendo clic sul pulsante a tre punti accanto a un messaggio che hai inviato, vengono visualizzate le opzioni per copiare il testo o addirittura annullare l’invio del messaggio se desideri riprenderlo.
Se fai clic sul pulsante a tre punti accanto a un messaggio che hai ricevuto, vedrai l’opzione per copiare il testo o segnalare quel messaggio e/o una persona.
Se desideri inviare un nuovo messaggio a qualcuno a cui non hai precedentemente inviato messaggi, fai clic sull’icona a forma di matita nella parte superiore della schermata DM e digita il nome del destinatario. Ciò genera un nuovo thread di messaggi. Oppure puoi semplicemente fare clic sul pulsante del messaggio sul profilo Instagram della persona e questo ti porterà immediatamente al thread del messaggio diretto.
Nella posta in arrivo del messaggio diretto, tutto ciò che è in grassetto è un messaggio non letto. Se hai letto un messaggio sul desktop, apparirà come letto sul tuo dispositivo mobile.
Ci sono un paio di cose con i DM di Instagram che puoi fare su un dispositivo mobile ma non su Instagram.com. Sul tuo dispositivo mobile, puoi contrassegnare un messaggio e ordinare i tuoi DM per quei messaggi contrassegnati. Questo è un ottimo modo per tornare indietro e accedere a un messaggio a cui desideri rispondere in seguito. Non puoi farlo sulla versione desktop.
Inoltre, non puoi contrassegnare o richiamare quei messaggi contrassegnati.
L’enorme vantaggio di utilizzare i messaggi diretti su Instagram.com è la funzionalità di una tastiera fisica.
Puoi digitare e rispondere rapidamente utilizzando una tastiera molto più velocemente di quanto la maggior parte delle persone possa digitare una risposta sul proprio dispositivo mobile. Se la tua azienda fa molto con i messaggi diretti , avere la funzionalità di Instagram.com ti renderà la vita molto più semplice.
Sull’app mobile di Instagram, potresti essere abituato a rispondere con un video che registri o toccando e tenendo premuto per registrare un messaggio audio in risposta a un DM. Instagram.com non ha questa funzionalità. Puoi rispondere solo con testo come messaggio. Tuttavia, se sul computer è presente un file video o audio, è possibile aggiungerlo come allegato alla risposta del messaggio.
Rimuovi l’accesso ai dati delle app di terze parti
C’è un’importante funzione di sicurezza disponibile solo su Instagram.com che può aiutare a impedire agli hacker di entrare nel tuo account o a qualcuno di rubare le tue informazioni.
Ogni volta che accedi a uno strumento di terze parti con accesso a Instagram utilizzando il tuo token, questo registra i tuoi dettagli e le tue credenziali. Puoi provare nuovi strumenti o avere membri del team che si sono iscritti a strumenti diversi e ogni volta che ti iscrivi a quelli o vi accedi, quel token viene rinnovato.
Quello che potresti non capire è che quei gettoni rimangono attaccati a quello strumento finché non lo togli. Tale accesso rimane attivo anche se non utilizzi più quello strumento o se hai disabilitato quell’account; tuttavia, è davvero facile entrare e ripulirlo.
Vai al tuo profilo facendo clic sulla foto del tuo profilo, fai clic sull’icona a forma di ingranaggio e da lì fai clic su App e siti Web.
Questo ti porterà in un’altra schermata in cui vedrai un elenco di strumenti che hanno accesso al tuo account Instagram. Potresti essere sorpreso da alcuni che sono lì dentro.
Per ripulirli, fai clic sul pulsante Rimuovi e cancellerà l’accesso al token. Lascia l’accesso a tutti gli strumenti che utilizzi regolarmente, come uno strumento di pianificazione o un widget del sito web.
Suggerimento: accedi e controlla l’accesso ai dati delle app di terze parti almeno ogni 6-12 mesi.
Instagram è stato originariamente progettato solo per dispositivi mobili, ma la piattaforma continua ad aggiungere ulteriori funzionalità per gli utenti desktop. Questa è una buona notizia per i professionisti del marketing. Ora che hai compreso le differenze tra l’utilizzo di Instagram sul tuo computer e l’app mobile, saprai che l’utilizzo di Instagram.com per determinati sforzi di marketing ti aiuterà a essere più efficiente.
Instagram, non consente, ancora, il caricamenti contenuti su Storie o feed. V’è un altro strumento che puoi usare: Facebook Creator Studio: lo strumento nativo di Fb per gestirne i contenuti sulle sue piattaforme.
Infine, per tutti quelli che “Come riesco a collegare l’account Instagram a Creator Studio?”. Ecco spiegato in alcuni semplici passi:
Assicurati che il tuo account Instagram sia di tipo aziendale o Creator;
Collegalo alla pagina Facebook;
Accedi quindi a Creator Studio e clicca sull’icona di Instagram in alto al centro;
Dovrai semplicemente procedere al collegamento dell’account Instagram;
Tieni presente che gli account Instagram collegati alle Pagine Facebook possono essere gestiti da chiunque abbia un ruolo su tali Pagine. Ricorda, quindi, di valutare ed eventualmente aggiornare i ruoli degli utenti tramite Business Manager.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/09/strategie-di-Instagram-Marketing.jpg636987Luca Maggipintohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Maggipinto2020-10-26 16:51:192020-10-27 10:43:52Come gestire Instagram dal tuo computer: istruzioni per l'uso
Anche questa settimana concludiamo con il solito recap della notizie e degli aggiornamenti dal mondo dei social.
Tra la pandemia che torna a mordere e le nuove misure di chiusura e distanziamento che tanti i Paesi stanno adottando, presto i social potrebbero tronare ad avere un ruolo ancora più centrale.
Universo Facebook
Facebook ha lanciato il test della funzione “Quartieri”, che mira a collegare gli utenti alle notizie e agli eventi della comunità locale. L’azienda sta tentando sempre di più di orientarsi verso delle sorta di mini-social, in grado di collegare gruppi ristretti di persone.
Facebook is taking on NextDoor with a NEW ‘Neighborhoods’ feature! ??
Il social, infine, ha lanciato ufficialmente i topic in Watch, aggiungendo alcuni nuovi strumenti di scoperta alla sua piattaforma video, che inizia finalmente a registrare un numero crescente di utenti.
WhatsApp Business
WhatsApp sta allargando i suoi servizi aziendali. In un blog post, il servizio di messaggistica istantanea annuncia diversi aggiornamenti per gli utenti business. Spiccano nuove funzionalità per lo shopping e un hosting che faciliterà la gestione del magazzino e le risposte di assistenza da remoto.
Twitter consentirà agli utenti di condividere liste di argomenti non solo nei tweet ma anche nei messaggi diretti. Un altro modo per espandere la scoperta di tweet rilevanti.
Your interests, fandoms, and hobbies are the coolest. And now you can share them by sharing Topics.
From a Topic’s page, tapping the new share icon lets you send a link to the Topic in a Tweet, DM, or outside of Twitter. pic.twitter.com/UzzFcdl5Hn
La piattaforma ha anche aggiornato il processo di creazione di Twitter Ads Manager, rendendo più facile vedere come saranno i tweet sponsorizzati prima di lanciare la campagna.
Twitter is launching a NEW tweet composer for building ad campaigns
✨ New features
– Intuitive new layout and design
– Real-time previews of your tweet for desktop + mobile
Snapchat punta sull’eCommerce. Il social ha appena aggiunto una nuova capacità di scansione dei codici a barre per prodotti selezionati. Inquadrando il barcode con la fotocamera vengono fornite ulteriori informazioni sull’articolo.
Moderazione dei contenuti su TikTok. Il social ha lanciato un nuovo sistema di notifica per aiutare i creator a comprendere i motivi dietro le rimozioni dei loro video e per non commettere gli stessi errori in futuro.
Eventi virtuali su LinkedIn. Per le pagine aziendali la piattaforma offre nuove funzionalità che includono un modulo di Lead Generation per l’iscrizione agli eventi e nuove opzioni pubblicitarie.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/01/week-in-social.jpg464829Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-10-24 12:01:462020-10-27 10:44:25Week in Social: dall'aggiornamento di WhatsApp Business alla funzione "Quartieri" di Facebook
Flywheel Model, il nuovo modello di crescita aziendale in cui le strategie di Inbound Marketing e le persone sono il fulcro.
E il Funnel Model? Non va in pensione, ma si focalizza sull’analisi e sulla gestione delle singole fasi aziendali.
Flywheel Model, il cosiddetto “modello volano”, una rivoluzione che per i marketer più tradizionalisti sarà sconvolgente. Non perché rappresenta un nuovo modo di vedere e di concepire il cliente come centripeto per la forza e la crescita del business, ma perché mostra quanto il più studiato Funnel Model vada in parte superato, o meglio confinabile alle singole fasi decisionali aziendali.
In pratica, per semplificare il concetto potremmo dire che, più Funnel Model insieme creano una base solida per il più moderno Flywheel Model.
Flywheel Model vediamolo nel dettaglio
Iniziamo con una definizione, “Flywheel Model è un modello per la crescita del business che si concentra sull’utilizzo dello slancio dei clienti soddisfatti per guidare le referenze e le vendite ripetute”.
Hubspot, la famosa società statunitense specializzata in marketing per le vendite e il servizio clienti, è così che definisce il modello volano, ossia un modello per il quale i clienti soddisfatti e fedeli sono la forza centrale che fanno crescere il business.
Rendere felice e fedele il cliente, spinta del nostro volano di crescita, deve essere l’obiettivo principale della strategia e del team. E solo un team coeso può dare al cliente, ormai diventato potente e selettivo nel suo processo decisionale, l’esperienza che desidera e l’attenzione che merita.
A differenza di quanto accade nel Funnel Model in cui il cliente entra dall’alto, percorre tutto il percorso verso il basso e, una volta fuori, ha concluso il suo processo di acquisto; nel modello volano il cliente non esce mai, ma la sua esperienza positiva lo riporta all’inizio del processo oltre che coinvolgere nuovi potenziali clienti con passaparola e recensioni positive.
Ma quindi come funziona?
Il Flywheel Model si basa su 3 aspetti fondamentali: quanto veloce va, quanto attrito ha e quanto grande è.
La velocità, più il modello gira veloce più è in grado di produrre energia di crescita per l’azienda. La velocità viene incrementata man mano che il team va ad intervenire su quegli aspetti di maggior impatto sulla soddisfazione dei clienti, come, ad esempio, campagne di inbound marketing dedicate, un customer service efficiente o iniziative volte ad incrementare il passaparola;
L’attrito, per definizione, è quella forza che rallenta il modello e si manifesta, soprattutto, in ambito del team: un team poco coeso e che ha difficoltà a condividere le informazioni distoglierà l’attenzione dal cliente e quindi diminuirà la velocità di rotazione del modello;
Grandezza intesa come numero di soggetti e clienti, anche potenziali, che il volano è in grado di attrarre. Più questo sarà grande più il business aziendale avrà successo.
Quindi: le persone sono al centro, Non si tratta però solo dei clienti, ma anche del team inteso come primo vero brand ambassador.
Ora passiamo alla pratica.
Strutturare un Flywheel efficace è questione di regole e tecnica, poi la componente umana sarà quella che lo farà girare se guidata al meglio.
Bisogna innanzitutto partire dalle fasi strutturali base che spaziano da come attirare il cliente a come farlo acquistare e diventare brand ambassador.
Per attirare il cliente potenziale verso la nostra azienda è necessario farsi notare, partendo, per esempio, da un sito internet ottimizzato e con user experience spiccata, oltre a pensare a prove gratuite di prodotto o di servizio, insieme ad una pubblicità targettizzata.
Una volta che abbiamo l’attenzione del nostro potenziale cliente è necessario trasformarlo da potenziale ad effettivo, portarlo quindi ad acquistare. Per fare questo si può pensare a strumenti come il miglioramento del percorso d’acquisto, a delle offerte dedicate come sconti sul primo acquisto accompagnato all’iscrizione alla nostra newsletter attraverso la quale continuare ad inviare pubblicità mirata.
Il cliente ha comprato, per la prima volta, quindi il primo passo è compiuto (top), ma adesso la partita si sposta su farlo acquistare di nuovo e far sì che parli di noi, positivamente, con la sua rete di amici e contatti. Ecco quindi che scende in campo il servizio di customer care e di post vendita in cui l’azienda si mette a disposizione del suo cliente per aiutarlo a raggiungere il suo obiettivo di acquisto facendolo sentire importante ed al centro del suo processo di acquisto.
Una volta gettate le basi per la costruzione del modello è necessario pensare alle metriche di misurazione della sua efficacia sia per ogni fase, sia del modello in toto per andare costantemente a fare manutenzione sul modello e sulla sua efficacia.
Si parla quindi di CRO test (Conversion Rate Optimization Test): test in grado di valutare l’efficacia degli strumenti di marketing e delle campagne studiate per andare a modificare o concentrare la strategia su quello che si è dimostrato più o meno efficace.
Infine la tanto nominata frizione, ossia la forza che rallenterebbe il volano. È necessario individuare le fasi deboli del nostro modello e lì concentrarci. Le campagne marketing, il team, la comunicazione o il servizio clienti possono essere alcuni degli esempi nei quali individuarle.
Ma questo blasonato Flywheel Model funziona davvero?
Ecco alcuni dati: il 57% dei processi di acquisto in ambito B2B si conclude prima di arrivare al contatto con la forza vendita e l’81% dei clienti basano la loro decisione sulle recensioni di altri compratori o di amici e parenti.
Dunque anche i dati confermano che un team efficace ed un cliente soddisfatto portano a un volano di successo.
Funnel Model vs Flywheel Model, perché l’innovazione funziona
Da sempre, chi ha studiato marketing lo sa bene, il Funnel Model è stato il pilastro del marketing e delle vendite, un percorso a fasi che conduce il potenziale cliente attratto da campagne di Outbound Marketing e che lo trasforma in un acquirente vero e proprio, ma che fuori dall’imbuto chiude il suo percorso di acquisto.
Nel nuovo Flywheel Model, al contrario, il cliente non è un semplice acquirente, ma un soggetto in grado, con il suo potenziale di acquisto, di guidare le scelte di business, consapevole di questo super potere: il consumatore, oggi, basa le sue scelte su recensioni e ricerche online fatte in prima persona ed è in grado, dall’altra parte, di influenzare gli altri, ecco perché in questo ultimo decennio il cliente è considerato un vero e proprio pilastro di crescita e sviluppo.
È quindi giusto dire che oggi il modello di crescita che la tua azienda dovrà adottare è quello a volano. Ma no panic, gli imbuti non scompaiono, solo devono essere applicati a quelle fasi dove davvero possono fare la differenza ossia i singoli processi aziendali, come quello di vendita, ad esempio.
In questo processo infatti, mappare le singole fasi attraverso cui il cliente viaggia può aiutarti a capire se e quale fase è farraginosa o complicata e quindi andare a mettere in atto manovre correttive specifiche come ad esempio migliorare l’efficacia del team vendita soprattutto nella fase pre vendita oppure rinforzare il customer care per incrementare il numero di referral o di brand ambassador.
Il Funnel Model, quindi, può aiutarti ad analizzare i diversi processi aziendali e creare un team coeso che abbia focus sui processi e obiettivi aziendali, persone in grado di coinvolgere altre persone (il target).
Possiamo quindi pensare ad un Flywheel Model come un vero e proprio volano meccanico i cui ingranaggi sono composti da Funnel Model specifici per ogni fase del processo di acquisto.
Come abbiamo già detto, la sostanziale differenza tra i due modelli sta nel fatto di come il cliente venga considerato; il prodotto, infatti, non basta più.
Nel Funnel Model il cliente è considerato come soggetto passivo, tramite outbound marketing il target viene bombardato in massa da messaggi pubblicitari e da comunicazioni in quanto il brand ha l’obiettivo di farsi conoscere da più pubblico possibile che sia in target o meno. Se è interessato ai nostri messaggi allora entrerà nel Middle of Funnel dove la nostra azienda viene paragonata ad altre della lista e il nostro futuro cliente sta ancora capendo se facciamo per lui o meno. Alla fine dell’imbuto troviamo i superstiti, ossia coloro che ci hanno scelto come soluzione, ma che ci abbandoneranno tanto in fretta quanto velocemente sono entrati.
E questo è il vero limite: non esiste una fase che punta al post vendita e a creare conversazioni intorno al brand.
Nel Flywheel Model, invece, il target cliente è il centro del modello, dai suoi acquisti, consigli e passaparola dipenderà il successo del nostro brand. Ecco quindi che il servizio di customer care non può assolutamente fallire.
Il cliente viene quindi attirato con un marketing che è diventato inbound, quindi targhettizzato, dopodichè viene coinvolto dal brand che gli offre informazioni di prodotto o su se stesso per cercare di instaurare un meccanismo di fiducia e infine cerca di fornirgli la miglior esperienza di acquisto che abbia provato, così che possa parlare bene di noi alla sua cerchia e portare nuovi clienti.
Outbound ed Inbound Marketing, due modelli a confronto
Pensatela come “ad ogni marketing il suo modello”, quindi outbound marketing e funnel model sono la prima coppia e inbound marketing e flywheel Model la versione più moderna.
Per Outbound Marketing si intende quel marketing di massa, “spinto” verso il cliente attraverso i media più classici come la stampa e la tv che interrompono l’attenzione di un target considerato passivo. Ecco quindi che con un target così si è pensato ad un modello a sua volta passivo, dove il cliente attirato all’interno dell’imbuto prosegue la sua esperienza verso il basso e in cui, una volta uscito, non viene considerato come possibile forza di crescita dell’azienda stessa.
Con l’avvento del marketing digitale, invece, il consumatore accresce il suo potere e cambia di ruolo, da passivo ad attivo e selezionatore di contenuti e brand da cui lasciarsi interrompere lasciando anche un contributo verso la sua cerchia con recensioni e feedback. Le aziende, quindi, pensano a un marketing più targettizzato e in grado di fornire contenuti di valore al loro fruitore. Si parlerà quindi, anche, di Flywheel Model, il modello volano in cui il consumatore è la forza di crescita (o di decrescita) del modello stesso e di conseguenza dell’azienda a cui si riferisce.
In particolare in relazione all’Inbound Marketing applicato al modello volano si studieranno campagne marketing in grado di alimentare l’attenzione del cliente in ognuna delle tre fasi fondamentali:
Attract, creo contenuti e conversazioni interessanti;
Engage, costruisco relazioni durature con il mio target;
Delight, delizio il mio pubblico con un’esperienza unica e tailor-made.
Alcuni esempi di strategie possono essere:
Fase attrattiva (attract): articoli propri su blog o social media, usare dei testimonial, ottimizzare i nostri contenuti per la SEO e le ricerche online
Fase di coinvolgimento (engage): mostrare all’utente perchè siamo la scelta per lui e che vantaggi avrebbe scegliendoci anche attraverso delle chiamate dirette, ma studiate a tavolino e che non sembrino le classiche chiamate da Call center
Fase di soddisfazione (delight): customer care anche online, canali per feedback e supporto anche su Facebook o Whatsapp, dare risposte tempestive
Con il cambiamento di modello cambiano anche le logiche dei team verso il cliente, se prima i venditori erano le figure chiave per trattenere un consumatore, oggi tutto il team deve essere in grado di attrarre e fidelizzare il cliente, ma ancor più importante è il servizio post vendita e customer care.
Se nel Funnel Model, insomma, era l’inizio del percorso la tappa più importante, con il Flywheel Model avviene tutto il contrario, è la fine quella che conta.
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