Si chiama “WorkingWell” ed è il nuovo piano di Amazon.com Inc. per ridurre gli infortuni sul lavoro e promuovere il benessere dei dipendenti all’interno del magazzino. L’idea si concentra su video per la sicurezza, esercizi di stretching sul luogo di lavoro e zone di meditazione dedicate al personale.
Un programma che arriva dopo le critiche fortissime sulle condizioni dei lavoratori nei vari depositi e i recenti scioperi mondiali indetti dai sindacati che hanno coinvolto l’intera filiera (dai magazzinieri ai corrieri), compresa l’Italia (dove hanno scioperato in 40mila in presidio) per ribadire il diritto alla contrattazione salariale, con stipendi e carichi lavorativi adeguati.
La fase di test in 350 siti in Nord America ed Europa
La società, attraverso WorkingWell, mira a formare i suoi dipendenti su come evitare infortuni sul lavoro e migliorare la salute mentale in ambiente lavorativo, testando il programma in 350 siti in Nord America ed Europa, con la previsione di estenderlo a 1.000 strutture entro la fine dell’anno, secondo quanto affermato da Heather MacDougall, vicepresidente per la salute e la sicurezza sul lavoro a livello mondiale presso Amazon, come riporta il Wall Street Journal.
Amazon si propone, così, di dimezzare gli incidenti entro il 2025. Nel 2019, infatti, l’azienda ha registrato 5,6 infortuni ogni 100 lavoratori, contro la media nazionale di 4,8 per il settore dello stoccaggio, in base a quanto emerge dai dati federali, anche se Amazon replica di monitorare gli infortuni sul lavoro più da vicino rispetto ad altre società, il che potrebbe far aumentare il numero di segnalazioni.
Lo stesso Jeff Bezos, dopo la forte spinta dei sindacati nei magazzini dell’Alabama, aveva evidenziato la necessità di garantire condizioni di lavoro migliori.
Amazon impiega circa 950.000 dipendenti negli Stati Uniti: sulla spinta della frequenza di infortuni nel settore dello stoccaggio e della pandemia, che ha accresciuto la consapevolezza delle esigenze sanitarie, in un’intervista l’azienda si è dichiarata “particolarmente preoccupata per i disturbi muscoloscheletrici“, che rappresentano il 40% degli infortuni sul lavoro nelle strutture del rivenditore.
Nell’ambito del programma WorkingWell, i dipendenti si riuniscono a rotazione per guardare video sulla prevenzione degli infortuni, una sorta di guida visiva su come sollevare correttamente gli oggetti. A seconda dei loro ruoli, ricevono anche suggerimenti orari per esercizi di stretching e respirazione. Amazon, che utilizza strumenti per monitorare la produttività dei lavoratori, ha affermato che le pause degli esercizi suggerite possono durare da 30 secondi a un minuto ciascuna.
L’azienda sta anche installando chioschi dove i dipendenti possono guardare video che mostrano meditazioni guidate, immagini e suoni rilassanti. Le nuove zone benessere offrono spazi dedicati per meditare. Inoltre Amazon starebbe valutando un’app mobile che consentirebbe ai dipendenti di visualizzare strumenti educativi simili a casa, oltre a programmi di gestione interna del lavoro che prevedono la rotazione tra lavori che utilizzano diversi gruppi muscolari per ridurre gli infortuni da stress ripetitivo.
Promozione del benessere, ma nessuna riduzione di carichi lavorativi
Nessuna diminuzione, però dei carichi lavorativi, che hanno provocato proteste e scioperi. Ritmi lavorativi imposti su parametri di riferimento realizzabili, secondo MacDougall: “Quando stabiliamo le tariffe, queste si basano sulla considerazione di una serie di fattori che garantiranno ai nostri dipendenti di svolgere il lavoro in sicurezza”.
La riduzione di strumenti educativi nei luoghi di lavoro non sarebbe però sufficiente a ridurre gli infortuni, secondo Jack Dennerlein, professore presso la Northeastern University, sottolineando l’impatto maggiore di strumentazioni tecnologiche e ascensori meccanici negli ambienti lavorativi. “Si dovrebbe adattare il lavoro all’umano, non l’umano al lavoro“, evidenzia il professore.
Gli scioperi e le recenti mobilitazioni per condizioni di lavoro più dignitose
Amazon ha dichiarato di aver investito più di 300 milioni di dollari in progetti di sicurezza nel 2021. In molti Paesi i dipendenti hanno scioperato contro quelle che sono state definite condizioni di lavoro non sicure contro la diffusione del Covid, come è accaduto in Amazzonia.
Mobilitazioni, scioperi, ma anche votazioni per la creazione di un sindacato nel magazzino dell’Alabama. Nelle scorse settimane, in Italia, ha raggiunto un’adesione del 75%, con punte del 90% secondo i sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti lo sciopero Amazon in Italia.
Di recente, inoltre, dopo aver sempre negato, l’azienda ha dovuto ammettere che i dipendenti fossero costretti a fare pipì nelle bottiglie per non ritardare le consegne. Una “pratica” che aveva puntato i media su Amazon, e, secondo i dipendenti, ben nota ai dirigenti.
“Sappiamo che i nostri autisti possono avere e hanno problemi a trovare i bagni a causa del traffico o perché percorrono strade fuorimano – aveva sottolineato la società – questo è stato particolarmente frequente durante la pandemia di Covid, quando molti bagni pubblici erano chiusi”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/amazon_barbara.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-05-17 17:13:452021-05-17 17:20:10Amazon: stretching, meditazione e video tutorial
SoftScience. 17 goal in 17 luoghi di Roma per la sua seconda edizione si svolgerà dal 17 al 23 maggio 2021, conil patrocinio di ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) e la collaborazione dell’Università di Roma-Sapienza ( il Corso di formazione interdisciplinare in Scienze della sostenibilità), la Comunità Educante Diffusa del VII Municipio di Roma, Caritas, ItaliaSmartCommunity e tanti altri, per misurarsi con i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Attraverso il format dei walkabout-esplorazioni partecipate radionomadi condotti da Carlo Infante si andranno ad interpretare i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, incontrando i vari protagonisti che affrontano questa scommessa evolutiva sul campo, esplorando e conversando con loro nei centri di ricerca e in giro per la città, individuando percorsi urbani da tematizzare con precisa pertinenza.
I walkabout sono conversazioni erranti, caratterizzate dall’ausilio di smartphone e cuffie collegate ad una radioricevente (whisper radio), e permettono di ascoltare le voci dei partecipanti che oltre ad esplorare luoghi, scandagliano temi, attraversano eventi, esposizioni e situazioni, liberando un’energia congeniale, ludico-educativa e fondamentalmente partecipativa.
L’evoluzione di questo format è nello streaming web-radio georeferenziato per cui la risultante dei walkabout una volta svolti è una “mappa parlante” nel web con la pubblicazione dei geo-podcast. 17 walkabout “accenderanno l’attenzione” dei cittadini coinvolti nell’attraversamento esplorativo di alcuni luoghi dello spazio urbano, declinandoli secondo i temi connessi ai 17 obiettivi: povertà; cibo; salute; educazione; donne; acqua pubblica; energia pulita; lavoro; innovazione digitale; diseguaglianza; smart community; economia circolare; emergenza climatica; mare; biodiversità; legalità; partnership.
Alcune esplorazioni individueranno luoghi particolari nella città, esplicitando il principio fondante della SoftScience: la “scienza soffice” riguarda la capacità di declinare il pensiero-azione scientifico nella sollecitazione consapevole e coinvolgente della società che s’interroga sui nuovi modelli di sviluppo possibile. Non meno della natura fisica, anche il sistema sociale è caratterizzato da comportamenti che la scienza può, e deve, analizzare nell’intento di delineare previsioni per un futuro sostenibile.
La realtà sociale di quest’ultimo secolo, in cui lo sviluppo scientifico e tecnologico (in particolar modo con il digitale) è diventato l’elemento cardine della trasformazione produttiva è quindi protagonista. La Società è sempre più un laboratorio in cui la Scienza, interagendo con cittadini-utenti consapevoli, deve riequilibrare tutti i processi nell’ottica dello Sviluppo Sostenibile, a partire da quel pensiero-azione che sottende la resilienza, concetto su cui oggi in troppi (che qualche anno fa ne ignoravano l’esistenza) si sperticano nel sottovalutare.
Le Nazioni Unite hanno lanciato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile che Urban Experience declinerà in una serie di esplorazioni senzienti nelle geografie romane. Coniugare storie e geografie è la nostra strategia culturale tesa ad esplicitare quanto tutto sia interconnesso, a partire dal fatto che trattare di teorie mentre si attraversano luoghi pertinenti ne amplifica il senso (sia delle teorie affrontate nelle conversazioni radiofoniche sia dei luoghi stessi, spesso ricchi di genius loci).
L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalla società civile alle istituzioni, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura e ciò comporta una migliore presenza di spirito che noi “addestriamo” con i nostri metodi di performing media storytelling.
Il processo di cambiamento del modello di sviluppo verrà elaborato attraverso il monitoraggio delsistemabasato su 17 Obiettivi, 169 Target e oltre 240 indicatori. Ed è proprio rispetto a tali parametri che nell’arco dello sviluppo triennale di #SoftScience rileveremo gli step evolutivi dello Sviluppo Sostenibile attraverso un sistema di Intelligenza Artificiale che abbiamo definito Nuvola 3.0 con cui monitoreremo le parole chiave emerse dalle conversazioni radionomadi secondo le modalità del sentiment analysis.
Parleremo dei 17 Goal in 17 luoghi: povertà con Caritasa Ponte Casilinoe alla Diocesi di Roma; diseguaglianza con il Festival delle Periferie a Tor Bella Monaca; cibo nel Mercato rionale di Testaccio; salute con ASL2 a Cinecittà; educazione con la Comunità Educante del Municipio VIIa Cinecittà; donne con Centro Antiviolenza a Villa Lazzaroni; acqua pubblica lungo il corso dell’Acquedotto Felice; legalità al Parco della Giustizia alla Romanina per la giornata della Legalità; partnership con Festival delle Periferie; innovazione digitale con Comunità Educante Diffusa sulle mappature web del Municipio VII; lavoro conil Corso di Scienze della Sostenibilità alla Sapienza ; energia pulita con il Corso di Scienze della Sostenibilità alla Sapienza; smart community con il Corso di Scienze della Sostenibilità alla Sapienza ; emergenza climaticacon il Corso di Scienze della Sostenibilità alla Sapienza; economia circolare con la Comunità Educante Diffusa alla scuola primaria Garibaldi; mare lungo il Tevere, la via d’acqua che conduce al mare, con gli studenti del Master internazionale sulla Complessità Urbana di Sapienza-Università di Roma; biodiversità tra oliveti e macchia mediterranea in una cava dietro l’Appia Antica. Con il progetto di intelligenza artificiale Nuvola 3.0 sarà realizzata una sentiment analysis dei 17.
Il partner principale è l’Università di Roma-Sapienza (con il Corso di Formazione interfacoltà in Scienze della Sostenibilità), altri partner ed enti che supportano: Earth Day Italia, ItaliaSmArtCommunity, ASVIS, Caritas, Diocesi di Roma, ARCI, Fondazione Raffaele Fabretti, Comitato di Quartiere Tuscolano, Roma Bpa – Mamma Roma e i suoi Figli Migliori, Comunità Educante Diffusa del VII Municipio Roma Capitale.
Il programma
Lunedì 17 maggio
ore 11, Cava Fabretti (accesso da Istituto Tor Carbone, Via Tor Carbone 53) walkabout su goal biodiversità con apicoltori urbani
ore 17, IC Ceneda (plesso “Garibaldi” via Mondovì 16) walkabout su goal economia circolare conAssociazione “Anita”, Comunità Educante Diffusa e Hearth Platform
Martedì 18 maggio
ore 10, Sapienza-Università di Roma (Ingegneria, Via Eudossiana 18) walkabout su goal smart community
ore 11 walkabout su goal emergenza climatica
ore 12 walkabout su goal lavoro
ore 13 walkabout su goal energia pulita conCorso di Formazione interfacoltà in Scienze della Sostenibilità e Hearth Platform
ore 16, Centro di salute mentale ASL2 (Piazza di Cinecittà 11) walkabout su goal salute con la Comunità Educante del Municipio VII
Mercoledì 19 maggio
ore 17, Casa di Accoglienza “Santa Giacinta” (via Casilina Vecchia 19), walkabout su goal povertà con Caritas e Diocesi di Roma
Giovedì 20 maggio
ore 11, Liceo Scientifico “Gullace” (Piazza dei Cavalieri del Lavoro, 18) walkabout su goal educazione con la Comunità Educante del Municipio VII
ore 15, Architettura-Sapienza Università di Roma (Piazza Borghese 9) walkabout su goal mare lungo il Tevere, la via d’acqua che conduce al mare, con gli studenti del Master internazionale sulla Complessità Urbana
Venerdì 21 maggio
ore 11, Parco degli Acquedotti (Via Lemonia 221) walkabout su goal acqua pubblica con Comunità Educante del VII Municipio, RetakeRoma
ore 16 Centro AntiViolenza (Villa Lazzaroni, Via Appia Nuova 522) walkabout su goal donne con la Comunità Educante e Hearth Platform
ore 18 Centro giovanile Scholé (Villa Lazzaroni, Via Appia Nuova 522) walkabout su goalinnovazione digitale con Comunità Educante del Municipio VII. Presentazione di Nuvola 3.0 sulla sentiment analysis dei 17 goal di Agenda 2030.
Sabato 22 maggio
ore 12, Mercato rionale di Testaccio (Via Aldo Manuzio 66b, box66) walkaboutsu goal cibo tra i banchi del mercato con Collettivo Gastronomico Testaccio
ore 18, Dalla Stazione Metro di Torre Gaia al Teatro Tor Bella Monaca walkaboutsu goal diseguaglianza nell’ambito delFestival delle Periferie
ore 19 Teatro di Tor Bella Monaca (Via Bruno Cirino 5) talk su goal partnership nell’ambito“Mappening. Le mappe partecipate” per il Festival delle Periferie”
Domenica 23 maggio
ore 17, ITC Lombardo Radice ( Piazza Ettore Viola 6) verso il Parco della Giustizia (entrata da Via del Ponte delle Sette Miglia 245) walkabout su goal legalità nell’ambito della Giornata della Legalità.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/nuvola.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-05-17 16:06:272021-07-26 12:44:05SoftScience: 17 goal in 17 luoghi di Roma
Oggi è la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia, la transfobia e l’intersessuofobia. Celebrata in oltre 130 paesi nel mondo è anche chiamata IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia.
Una data riconosciuta a livello mondiale che cade il 17 maggio di ogni anno. Questa ricorrenza è stata scelta per contrassegnare la decisione di rimuovere l’omosessualità dalla Classificazione internazionale delle malattie mentali dell’OMS nel 1990.
Da allora, il movimento ha acquisito sempre più slancio a livello globale ed è osservato da molte aziende e settori.
Lo scopo dell’IDAHOBIT è quello di coordinare eventi che aumentino la consapevolezza delle questioni di uguaglianza LGBT+ e mettano in luce la consapevolezza dei progressi compiuti in tutto il mondo.
I top brand sono soliti lanciare articoli e campagne a tema per questa giornata speciale e per il mese successivo del Pride. Ma solo perché un brand è disposto a schiaffeggiare un arcobaleno su qualcosa – pratica paragonata al “pinkwashing” e fortemente criticata negli ultimi anni – non significa che sia effettivamente LGBT-friendly.
Gli eventi degli ultimi anni hanno portato in primo piano l’esigenza da parte delle aziende di condividere la propria brand purpose con i consumatori, che oggi più che mai si aspettano che i marchi parlino di importanti questioni sociali.
Secondo uno studio, infatti, il 68% dei consumatori statunitensi si aspetta che i marchi siano chiari sui propri valori, mentre i Millennials e la Generazione Z hanno le aspettative più alte di tutte le fasce d’età.
Mentre il Pride Month 2021 si avvicina, diamo uno sguardo a brand e aziende che stanno dimostrando un autentico impegno per l’amore, la diversità e l’inclusività. Ecco alcuni marchi che già da alcuni anni collaborano con organizzazioni senza scopo di lucro e stanno concentrando i loro sforzi con l’obiettivo di amplificare le voci e i diritti LGBT+.
Una carrellata di brand che hanno preso una posizione e hanno deciso di fare qualcosa di significativo.
IKEA 2021
Equality, diversity e inclusion sono alla base della visione strategica e dei valori IKEA. Riconoscere le differenze e garantire l’uguaglianza significa creare una cultura nella quale le persone possano sentirsi sé stesse ovunque, a casa, sul posto di lavoro, nella quotidianità.
Per questa ragione il colosso dell’arredamento svedese già da diversi anni è impegnato nella lotta contro l’omofobia. Per enfatizzare la sua posizione presenta prodotti e altri articoli arcobaleno che irradiano con quello spirito multicolor.
Per celebrare il Tokyo Rainbow Pride di quest’anno, IKEA Giappone ha rilasciato una piccola serie di articoli a tema arcobaleno. La collezione include due borse Storstomma e un altoparlante bluetooth, oltre a tre diversi sfondi virtuali, completi di coriandoli, che si possono scaricare gratuitamente per le videochiamate su Zoom.
Quest’anno nel nostro paese il brand ha deciso di compiere un gesto simbolico, adottando ed esponendo la Progress Flag in tutti i 21 store d’Italia, una bandiera che parla del progresso verso una società che accolga e rispetti ciascun individuo, con la sua storia e la sua esperienza di vita. Un progresso che va costruito giorno dopo giorno con l’impegno di tutti.
Ai 6 colori della Rainbow Flag, molto conosciuta, si aggiungono il nero e il marrone che rappresentano la comunità LGBT+ di colore, il rosa, l’azzurro e il bianco che rappresentano le persone transgender.
Qui invece l’ultimo video di IKEA Italia per celebrare l’IDAHOBIT.
Kellogg’s e GLAAD, l’organizzazione che da oltre 30 anni è in prima linea nel cambiamento culturale per l’accettazione della comunità LGBT+, si sono uniti per introdurre un nuovo tipo di cereali per il mese del Pride 2021. Il cereale Together With Pride mira a celebrare tutti coloro che siedono a tavola.
La prima collaborazione di Kellogg’s con GLAAD risale al 2019 quando insieme crearono All Together Cereal.
La nuova selezione di cereali è un’estensione della collaborazione esistente tra il marchio Kellogg’s e GLAAD. I pezzi colorati sono aromatizzati ai frutti di bosco e ricoperti di glitter commestibili.
Absolut 2021
L’iconico brand di vodka Absolut presenta la nuova limited edition ABSOLUT Rainbow 2021, una bottiglia in edizione limitata, il cui obiettivo è celebrare i 40 anni del brand a supporto della comunità LGBT+. Il brand che da sempre si contraddistingue per la sua visione contemporanea, fuori dagli schemi, supporta la comunità LGBT+ sostenendo fermamente che un mondo colorato, senza alcun tipo di barriere linguistiche, sessuali sia qualcosa per cui lottare.
Il design della bottiglia realizzata in collaborazione con la Gilbert Baker Foundation, un’organizzazione no-profit con sede a New York fondata nel 2017 con l’obiettivo di portare avanti l’eredità del designer-attivista, è una rielaborazione dell’iconica bottiglia realizzata nel 2008 con Gilbert stesso.
La bandiera, protagonista assoluta della bottiglia, è realizzata con colori metallici, vivaci, che prendono vita da diverse angolazioni grazie al liquido che funziona come una lente di ingrandimento. Sul retro della bottiglia compare la scritta “Sway It with Pride”, che rende omaggio ad un artista rivoluzionario e alla sua eredità, che ancora oggi continua a vivere.
Avon 2021
Anche Avon conferma il suo impegno contro l’omofobia e la discriminazione LGBT+. Il brand leader mondiale nel settore beauty nel canale della vendita diretta di prodotti cosmetici e parte del Gruppo Natura &Co, da anni è schierato in prima linea per combattere le differenze di genere sostenendo la diversità in tutte le sue forme, le discriminazioni e, in senso più ampio, la violenza.
Per la Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, Avon lancia un nuovo messaggio “La bellezza è di tutti” per sensibilizzare l’opinione pubblica sul riconoscimento e la difesa dei diritti umani, indipendentemente dall’orientamento sessuale, identità o espressione di genere.
Tra i sostenitori di uguaglianza, amore e diritto di essere liberi c’è anche Burger King. Ha fatto scalpore la campagna di qualche mese fa in cui la mascotte di BK, in pieno spirito LGBT+, ha condiviso un bacio appassionato con l’arcinemico Ronald McDonald.
Per la settimana del Pride di Helsinki di settembre 2020, come parte della sua sponsorizzazione dell’evento, Burger King ha allestito manifesti in tutta la città reclamizzando con orgoglio che “L’amore vince tutto”.L’incredibile immagine del bacio rimarrà impressa nelle nostre menti sicuramente per molto tempo.
Non è la prima volta che Burger King mostra sostegno alla comunità LGBT+, già nel 2014, aveva debuttato con il “Proud Whopper”.
La versione in edizione limitata del suo iconico hamburger Whopper era nata per celebrare l’orgoglio LGBT a San Francisco: l’involucro arcobaleno riportava la scritta “siamo tutti uguali dentro”.
Coca Cola 2020
Coca-Cola si impegna a supportare la comunità LGBT+ in tutto il mondo, prestando il proprio marchio all’inclusione di individui emarginati.
Il brand ha supportato gli eventi Pride, ha indossato la bandiera arcobaleno e recentemente ha preso posizione, creando un contraccolpo pubblico e anti omofobo attraverso pubblicità inclusive in Ungheria.
Skittles 2017
Fece scalpore anche Skittles quando nel 2017 con una campagna a sostegno delle celebrazioni del Pride decise di trasformare packaging e prodotto.
Il famoso brand di caramelle multicolore aveva rilasciato una lettera indirizzata alla comunità LGBT, che diceva: “Durante il Pride solo un arcobaleno è importante, quindi abbiamo rinunciato al nostro per mostrare il nostro supporto”.
Mercedes 2017
Qualche anno fa Mercedes Benz Canada aveva pubblicato un breve film documentario intitolato “Painted with Love”. Con più di mezzo milione di visualizzazioni, il corto ribadisce il sostegno di Mercedes per la comunità LGBT+ e racconta esperienze di vita reali di chi ha subito comportamenti omofobi. L’azienda ha combinato questi ricordi dolorosi con il potere curativo dell’arte creando un murales rappresentativo.
Mercedes spalanca così le braccia ai consumatori che hanno diverse sessualità, incoraggiando le persone a essere loro stesse e sottolineando che le esperienze negative non definiscono una persona.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/giornata-mondiale-contro-lomofobia.jpg8131451Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2021-05-17 13:01:322021-05-17 17:19:34Coca-Cola, IKEA e gli altri brand che si sono schierati contro omofobia, bifobia e transfobia
L’obiettivo non è giocare meglio degli altri, ma cambiare le regole del gioco. Cosa possiamo offrire di veramente innovativo, a chi e come? Sono queste le domande fondamentali che ogni imprenditore e manager oggi deve porsi come primo passo per portare la propria organizzazione fuori dalla crisi nella quale l’emergenza ha gettato l’economia globale o anche solo per far fare alla propria impresa il salto di qualità che la metterà al riparo da future difficoltà.
Ed è proprio a queste domande – e alle risposte – che sarà dedicato il prossimo Strategy Innovation Workshop sul tema Digital Business Model, rivolto in particolare a imprenditori e manager che guidano aziende attraverso le sfide del nostro tempo, ma anche a tutti coloro che a vario titolo si occupano di questi temi.
A partire dal 1700 abbiamo assistito a una rivoluzione industriale ogni circa cinquant’anni. Da 20 anni a questa parte, i cicli economici durano decisamente molto meno. A titolo di esempio, se si guarda quali sono i paesi in ordine per dimensione dell’economia o se si guarda quali aziende compaiono negli indici di borsa venti anni fa ed oggi, ci accorgiamo che il cambiamento è stato radicale e questo cambiamento è in costante fase di accelerazione, grazie anche all’impatto che la trasformazione digitale ha sull’economia, consentendo di fare le stesse cose in maniera più efficiente. Ma la tecnologia abilita anche e soprattutto la creazione di nuovi modelli di business. Questa opportunità va colta e va colta in fretta.
Sottolinea Carlo Bagnoli, Ordinario di Innovazione Strategica presso il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia, fondatore di Strategy Innovation e co-autore del volume Business Model 4.0. I modelli di business vincenti per le imprese italiane nella quarta rivoluzione industriale.
Digital Business Model
Il workshop, che prenderà le mosse dal volume Business Model 4.0. I modelli di business vincenti per le imprese italiane nella quarta rivoluzione industriale (autori Carlo Bagnoli, Alessia Bravin, Maurizio Massaro, Alessandra Vignotto con contributi di Gianluca Biotto e Carmelo Mariano, Edizioni Ca’ Foscari, scaricabile qui) affronterà i temi cruciali attraverso l’analisi di casi studio reali e grazie al contributo di Stefano Rebattoni, Amministratore delegato di IBM Italia, Michele Parisatto, Managing Partner di KPMG Advisory Italia e StefanoBrandinali, Chief Digital Officer e Group CIO di Prysmian Group.
L’appuntamento è per il 21 maggio 2021 alle ore 18 con il webinar online. Necessario registrarsi.
Gli Strategy Innovation Workshop sono organizzati da Strategy Innovation e Fondazione Università Ca’ Foscari con il sostegno di importanti partner italiani: Intesa Sanpaolo, Arper, Axians, Cisco, KPMG e Sharp.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/Rossellina_1-1.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-05-17 12:49:182021-07-26 12:41:10Innovazione strategica: uscire dalla crisi grazie al Digital Business Model
In queste settimane stiamo assistendo all’affermarsi di una vera e propria “creator economy” o “passion economy”: un settore di business incentrato su creatori di contenuti e sui prodotti software e servizi concepiti per supportarli nella realizzazione delle loro passioni.
Il concetto di contenuti creati dagli utenti delle piattaforme digitali non è un concetto nuovo perché nato molti anni fa con la comparsa sulla rete Internet dei primi User Generated Content (termine spesso abbreviato con l’acronimo UGC). La prima e più significativa espressione di tale tipologia di contenuti è stata YouTube, il cui eccezionale successo spinse Google al suo acquisto nel 2006.
Tuttavia l’aspetto relativo alla monetizzazione è stato accantonato per molti anni, sia perché i social network non ne percepivano la necessità economica e sia perché i creators giudicavano sufficiente contropartita la distribuzione delle loro opere (e la relativa visibilità) garantita dalle piattaforme digitali.
Qualcosa è iniziato a cambiare quando sono nati Gumroad nel 2011 e Patreon nel 2013 proprio per aiutare i creator a monetizzare la propria fan base.
“Ci sono voluti 15 anni di frustrazione e le prime piattaforme come Patreon e altre simili” – dice Jack Conte, CEO di Patreon – “per forzare la mano alle piattaforme di distribuzione e costringerle ad inserire i meccanismi di pagamento all’interno delle funzionalità base delle loro infrastrutture.”
Inoltre, come evidenzia il grafico di Hugo Amsellen, stanno spuntando come funghi startup che coprono una o più fasi del ciclo di vita della creator economy.
Analizziamo insieme il grafico.
Creazione contenuti.
In questa categoria si inseriscono le aziende che forniscono strumenti specializzati per la creazione di contenuti di qualità. La tipologia dei contenuti gestiti è molto ampia e si estende dalle foto (VSCO, Mojo) o video (Kapwing) al livestreaming (Restream), dall’audio al gaming (Roblox, Epic Games).
Crescita del pubblico.
Nell’ecosistema della creator economy, i social media sono essenzialmente dei canali digitali che i creator possono “affittare” per la distribuzione dei contenuti ed utilizzare come volano per la propria crescita
Acquisizione del pubblico.
Vengono raggruppate in questa categoria tutte le startup che offrono servizi in grado di aiutare i creators a realizzare una propria community (cioè a diventare “proprietari” del proprio pubblico) a partire dall’audience costruita sui social media, come live streaming (Crowdcast), piattaforme per la creazione di newsletter (Substack) o community (Discord). Si tratta di una tipologia di servizi molto importante per non vincolare il creator al successo e alle condizioni commerciali imposte dalle piattaforme social. Come vedremo più avanti, tutti i principali social network sono al lavoro per limitare questi fenomeni offrendo delle opzioni di monetizzazione.
Monetizzazione online. Rientrano in questo gruppo le piattaforme per la vendita di prodotti digitali quali corsi online (Teachable, Thinkific), donazioni (BuyMeACoffee), downloads (Gumroad), membership (Patreon).
Monetizzazione offline.
Le opportunità di monetizzazione possono anche essere estese al mondo off-line, dal momento che è molto frequente che i fan vogliano acquistare non solo prodotti digitali ma anche prodotti fisici. Esistono quindi delle aziende che sono focalizzate nell’aiutare i creator nelle attività relative al merchandising e sui servizi per la creazione e commercializzazione di prodotti fisici (supporto al merchandising).
Gestione delle attività di business.
Si inseriscono infine in questa categoria quelle aziende che forniscono un insieme completo di strumenti a supporto delle attività gestionali e operative del creator, come fatturazione, project management, CRM, etc.
The creator dilemma
Il panorama della creator economy è un ecosistema estremamente frammentato e, per avere successo, un creator dovrà essere in grado di maneggiare un ampio e variegato insieme di canali di distribuzione e di formati: profili personali, SMS, storie, short e long video, annunci PPC, email, newsletter, dirette video e, di recente, anche audio.
Prendendo spunto dal titolo di un film prodotto recentemente da Netflix, anche per i creators si presenta quindi un dilemma: su quale piattaforma investire la maggior parte del tempo?
La vera sfida per il creator è saper scegliere oggi l’ecosistema che meglio si adatti alle sue esigenze e che offra le migliori garanzie in termini di continuità e di ritorno monetario in una prospettiva di vertiginosa evoluzione.
TikTok ha aperto la strada
TikTok è stata una delle prime piattaforme a focalizzarsi sui creators.
Come dice infatti l’azienda, sulla sezione italiana del proprio sito web: “Se qui da noi TikTok ha avuto così successo è anche perché siamo un paese di creativi… e di creator!Ogni giorno le persone su TikTok, da tutta Italia, uniscono video e musica,lanciando nuovi trend o improvvisando su una base musicale. Un mix unico dimeme, canzoni e hashtag che non solo presenta a un pubblico più ampio unacreatività innovativa, ma influenza anche la cultura e il costume”.
I creator sono la linfa vitale di TikTok e per questo motivo l’azienda ad agosto del 2020 ha lanciato in Europa il TikTok Creator Fund, con l’obiettivo di dare alle persone di talento l’opportunità di trasformare la loro creatività in una vera e propria professione.
Il fondo europeo è partito con una dote iniziale di 70 milioni di dollari per il primo anno (pari a circa 60 milioni di euro), e che sembrerebbe destinata a salire ad almeno 300 milioni entro tre anni.
L’azienda di Palo Alto ha aggiornato infatti i criteri di idoneità per le inserzioni in-stream consentendo ai creator di guadagnare con video lunghi un minuto, con un’inserzione con interruzione minima dopo 30 secondi, o con video di 3 minuti o più, includendo un’inserzione dopo 45 secondi. In precedenza, la monetizzazione con inserzioni in-stream era possibile solo con i video di 3 minuti o più, con l’inserzione mostrata non prima della soglia del minuto.
Facebook ha anche annunciato che inizierà a sperimentare la possibilità di inserire nelle Storie su Facebook delle inserzioni tramite adesivi e di condividerne i ricavi. Il test iniziale è per ora limitato a poche persone ma verrà presto esteso a più creator e successivamente ai video brevi.
Oltre ad estendere i tipi di video monetizzabili, Facebook amplierà anche il numero di potenziali creator con dei nuovi criteri di idoneità per le pagine:
600.000 minuti di visualizzazioni totali di ogni tipo di combinazione di caricamenti video (on demand, dirette e dirette precedenti) negli ultimi 60 giorni;
5 o più caricamenti video attivi o video in precedenti dirette.
L’obiettivo principale di questi nuovi criteri è aiutare i creator che realizzano prevalentemente video in diretta o brevi estratti delle dirette.
Se le inserzioni sono un’ottima soluzione per monetizzare le dirette streaming, il social di Mark Zuckerberg intende anche offrire opportunità per guadagnare denaro attraverso la funzione Stars (v. Fig. 3): il creatore riceve un centesimo da parte di Facebook per ogni stelletta ricevuta da un fan.
Emerge chiaramente che in questo modo Facebook vuole curare gli aspetti di monetizzazione e allo stesso tempo rendere più solidi i rapporti tra creator e le rispettive community.
Ricordiamo inoltre che Facebook sta gradualmente rilasciando la funzionalità di eventi online a pagamento, tramite pagine che prevedono l’utilizzo di una tariffa di accesso addebitata una sola volta al momento della registrazione dei partecipanti.
Instagram
Anche l’altro social della galassia Facebook sta lavorando per incentivare i creator alla produzione di contenuti di qualità, attraverso l’introduzione di “badge” nelle dirette e la possibilità di inserire inserzioni all’interno dei video IGTV.
Cosa sono i “badge” di Instagram? Si tratta in pratica di una targhetta virtuale (costo attuale: 0.99, 1.99 o 4.99 dollari) che consente ai fan di distinguersi tra i vari partecipanti ad una diretta Live, con un posizionamento privilegiato nei commenti, tramite l’utilizzo di un particolare tipo di cuore, nonché figurare nell’elenco dei supporter del creator.
Twitter
Fin dai primi mesi di quest’anno il social di Jack Dorsey è stato molto attivo, ed ha annunciato un ambizioso programma di raddoppiare il suo fatturato e superare la soglia dei 300 milioni di utenti attivi entro il 2023.
Come primo passo alla realizzazione di questo piano di crescita Twitter ha scelto di unirsi al club dei social network che hanno deciso di dedicare particolare attenzione al mondo dei creators. Grazie alla funzionalità denominata Super Follow, gli utenti potranno quindi monetizzare la loro fan base richiedendo il pagamento di una fee (a partire da 4,99$) per avere accesso a contenuti extra, quali tweet riservati, accesso a gruppi privati, iscrizione a newsletter o identificazione tramite un badge.
In quest’ottica va anche inserito la funzionalità di Tip Jar (per il momento disponibile solo per pochi utenti) e l’acquisto di Scroll, un’azienda che offre un servizio per rimuovere gli annunci pubblicitari dai siti di notizie online.
Ma anche le altre piattaforme non stanno a guardare:
YouTube sta ripensando gli YouTube Spaces (il cui utilizzo in presenza è stato ovviamente interrotto durante la pandemia) con l’adozione di una strategia che combini eventi virtuali e in presenza, venendo incontro alle esigenze dei creators e degli artisti.
Linkedinaggiunge nuove funzionalità al profilo degli utenti, che potranno attivare la modalità “creatore” per mettere in evidenza le proprie competenze e i propri servizi.
Pinterest ha annunciato il suo Creator Fund, con una dotazione iniziale di 500.000 dollari e l’istituzione di un codice di comportamento per i creators (un manifesto per mantenere uno standard elevato di comportamento all’interno della piattaforma).
Ci sono poi grosse novità anche per i podcasters: sia Spotify che Apple intendono aiutare i creator di contenuti audio con dei meccanismi di monetizzazione.
Spotify ha iniziato infatti a rendere disponibile in USA la possibilità di classificare i podcast come contenuto a pagamento. Nei primi due anni questa funzionalità sarà completamente gratuita per i creators che potranno così incamerare il costo completo dell’abbonamento, mentre dal 2023 la piattaforma inizierà invece a trattenere una commissione del 5%.
Anche Apple, con il rilascio della versione 14.5 di iOS, inserisce una nuova offerta per i podcaster che avranno la possibilità di pubblicare i loro contenuti secondo tre meccanismi di abbonamento: gratuito, parzialmente gratuito (freemium) e completamente a pagamento.
Per concludere
Gli annunci di queste settimane sottolineano come le principali piattaforme abbiano compreso che senza il contenuto creato dagli utenti (ed un adeguato incentivo economico per i creators) rischiano di diventare una scatola vuota e pertanto poco appetibile per gli inserzionisti pubblicitari, ma ci dicono anche un’altra cosa: dobbiamo dimenticarci Internet come luogo di contenuti e servizi gratuiti.
La Rete si sta lentamente trasformando verso un nuovo mondo dove coesisteranno i servizi gratuiti (in diminuzione) e quelli a pagamento (in aumento).
Ce lo ricorda Facebook, anche in una maniera non troppo velata, con il messaggio inviato agli utenti iOS 14.5 (v. Fig. 5) per richiedere il consenso all’utilizzo del loro IDFA (IDentifier For Advertiser), in evidente polemica con le nuove policy di Apple:
“Utilizziamo le informazioni delle tue attività ricevute da altre app e siti web per […] aiutare a mantenere gratuito Facebook”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/creator-economy.jpg8121443Roberto Grossihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRoberto Grossi2021-05-17 10:28:292021-05-17 16:11:16Cosa è la creator economy, come funziona e perché ci riguarda tutti
Presentare in modo dinamico e visivamente più attraente i noiosi fogli di calcolo nella riunione del lunedì, può essere la svolta per alleggerire un po’ la giornata e iniziare la settimana con il piede giusto.
Altri strumenti digitali, possono venirci incontro quando si tratta di ottimizzare gli annunci per il web e i social e monitorare i relativi risultati. Questo tool digitale, insieme ad altri preziose app ed estensioni per il browser come le applicazioni che ci permettono di gestire gli invii multipli di email, personalizzandoli, possono velocizzare le procedure e contribuire ad aumentare la nostra produttività.
Scopriamo insieme i digital tool selezionati per questa settimana.
AI e machine learning oggi ci consentono anche di proteggere e preservare il nostro passato e il nostro patrimonio culturale. Per farlo c’è, ad esempio, Woolaroo, l’app che usa la tecnologia per preservare il māori, della Nuova Zelanda o lo yugambeh, degli aborigeni australiani. E tra le lingue da ‘salvare’ con l’app c’è perfino il greco-calabro, ancora oggi parlato in alcuni lembi della Calabria ellenofona.
WhatsApp Broadcast
Se hai l’esigenza di inviare messaggi personalizzati a contatti esistenti o nuovi in massa, NovoChat ti aiuta con un tool che personalizza i singoli invii tramite CSV. Per iniziare basta caricare un nuovo messaggio e il gioco è fatto.
Pubblicità digitale
Creare e ottimizzare gli annunci per web e social può portare via davvero molto tempo e impegno. ADYOUNEED ti aiuta a creare ads su Facebook, Instagram e Google, e a monitorare i risultati.
Cancellare post e foto dai social media
Per tutti i pentiti del “Pubblica adesso”, o per chi gestisce una pagina che ha deciso di cambiare linea editoriale, questa estensione per Chrome promette di eliminare in massa post, foto e altre attività di Facebook.
Condividi facilmente i tuoi excel
Squirrel365 è uno strumento che, senza far ricorso al codice, utilizza la logica dei tuoi fogli di calcolo per trasformarli in applicazioni web interattive. Potrai pubblicare, condividere o presentare le tue creazioni rapidamente e facilmente sul web o in PowerPoint.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/digital-tool-della-settimana-2.jpg8131447Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2021-05-15 16:40:562021-05-17 10:31:33Woolaroo, NovoChat e Squirrel365 : i digital tool della settimana
SpaceX, società di Elon Musk, annuncia la partnership con Google, per portare servizi cloud e connessioni internet alle imprese anche nelle zone più remote del pianeta attraverso i satelliti Starlink.
Un’alleanza strategica, destinata a cambiare gli equilibri del mondo informatico e le posizioni di potere tra le big tech, in particolare per Google che aspira a guadagnare quote rispetto ad Amazon e Microsoft nel mercato in rapida crescita del cloud computing. Addirittura, alcuni analisti, si interrogano sulla possibilità che possa configurarsi come un’alternativa all’internet terrestre.
Starlink si affiderà, così, alla rete in fibra ottica privata di Google, per stabilire rapidamente connessioni ai servizi cloud, in base all’accordo che secondo i rumors vicini alle due società, potrebbe durare sette anni.
Google Cloud potrà disporre del servizio internet satellitare senza passare per le infrastrutture terrestri: a sua volta metterà a disposizione il suo servizio cloud e i suoi data center per aiutare SpaceX a portare i servizi internet in tutto il mondo attraverso i suoi satelliti Starlink.
Come funzionerà in termini operativi la partnership?
SpaceX installerà delle stazioni a terra, nei data center di Google (inizialmente negli Stati Uniti, ma con l’obiettivo di espandersi a livello internazionale), che si connetteranno ai satelliti Starlink per trasmettere dati, servizi cloud e applicazioni ai clienti, sfruttando la capacità di Starlink di fornire Internet a banda larga ad alta velocità e bassissima latenza in tutto il mondo e nell’infrastruttura di Google Cloud. A sua volta, Google potrà fornire ai suoi clienti il servizio internet satellitare di SpaceX, che potrebbe essere attivo già nella seconda metà del 2021
Gli investitori contano sul nascente business cloud di Google per stimolare la crescita nel caso in cui la sua attività pubblicitaria rallenti. Sebbene il business cloud di Google abbia prodotto solo il 7% dei ricavi totali della società madre Alphabet nel primo trimestre, è cresciuto di quasi il 46% anno su anno, rispetto all’aumento del 32% per i servizi pubblicitari di Google.
“Siamo fieri di lavorare con Google per fornire questo accesso alle imprese, alle organizzazioni del settore pubblico e ad altri gruppi nel mondo. Offriremo alle organizzazioni del mondo intero una connessione sicura e rapida”, ha dichiarato Gwynne Shotwell, presidente di SpaceX.
Urs Holzle, vice presidente di Google Cloud, ha evidenziato che la collaborazione permetterà di garantire alle organizzazioni che utilizzeranno la rete “un accesso fluido, sicuro e rapido”.
SpaceX e la recente valutazione di 74 miliardi di dollari
SpaceX è una delle start-up private più preziose al mondo, avendo raccolto fondi per una valutazione di 74 miliardi di dollari a febbraio, ha riferito la CNBC. Google ha investito 900 milioni di dollari in SpaceX nel 2015. SpaceX ha lanciato in orbita oltre 1.500 satelliti Starlink e la scorsa settimana la società ha affermato che più di 500.000 persone hanno ordinato o effettuato un deposito per il servizio internet.
Google nel fiorente business del cloud insegue con una quota di solo il 5% giganti come Microsoft e Amazon che controllano il mercato enterprise. Nello spazio non se la giocherà da solo, perché Amazon attraverso il progetto Kuiper prevede di lanciare 3.500 satelliti.
Un accordo unico nel suo genere
“Non credo che qualcosa di simile sia stato fatto prima“, sottolinea Bikash Koley, responsabile del networking globale di Google. “Il vero potenziale di questa tecnologia è diventato molto evidente. Il potere di combinare il cloud con la connettività sicura universale, è una combinazione molto potente “.
Il potenziale del cloud computing
Amazon ha reso popolare il business del cloud pubblico con il lancio nel 2006 di strumenti di elaborazione e archiviazione generici dalla sua divisione Amazon Web Services. Google ha introdotto il proprio servizio di elaborazione nel 2012 e negli ultimi due decenni, ha investito per assemblare una rete in fibra ottica privata per collegare i suoi data center. Sebbene gran parte della crescita del cloud di Google sia derivata dalla cura delle esigenze di elaborazione e archiviazione per clienti come Goldman Sachs e Snap, l’accordo SpaceX si baserà in gran parte sulle capacità di rete di Google.
I fornitori di servizi cloud si sono sempre più concentrati sul settore delle telecomunicazioni, in particolare con l’ascesa della connettività 5G.
Il mondo digitale è uno scenario in constante evoluzione e, soprattutto per gli addetti ai lavori, è fondamentale rimanere aggiornati.
È proprio in questo contesto di mercato che vogliamo fare chiarezza su una tematica di cui si sente parlare ormai da mesi, ma ora più attuale che mai: la scomparsa dei cookies di terze parti dal browser Chrome, a partire dal 2022. Sì, proprio quelli che, ogni volta che navighiamo, siamo costretti, più o meno consapevolmente, ad accettare per poter fruire del contenuto in pagina.
Prima di spiegare quali saranno le conseguenze per le persone e per tutto il mercato della pubblicità on line della scomparsa di questo metodo di tracciamento, facciamo uno step back su cosa siano i cookies e quali compiti hanno avuto in questi anni di tracciamento e monitoraggio degli utenti sui siti internet.
Cosa sono i cookies
I cookies sono strumenti utilizzati dai siti web per archiviare e recuperare informazioni e rientrano in diverse classificazioni.
Sono chiamati “cookies di prima parte” quelli gestiti direttamente da proprietario del sito che stiamo visitando. Sono invece definiti “cookies di terze parti” quelli che appartengono a domini diversi da quello che l’utente sta visitando (ad esempio, la raccolta di statistiche sui click di un banner pubblicitario).
Vengono classificati dunque in base a un unico parametro, quello della provenienza.
Chiarito questo aspetto, vediamo insieme quali potrebbero essere le conseguenze per utenti, publisher e i marketers che dovranno necessariamente rivedere le logiche di profilazione delle loro target audience quando i cookie di terze parti spariranno dal panorama digital.
Possiamo asserire che la possibilità e la necessità di personalizzare nel minimo dettaglio le campagne di digital advertising, finiranno col perdere questa peculiarità che verrà colmata probabilmente con nuovi tool di monitoraggio e tracking.
La maggior parte dei browser offrivano già la possibilità agli utenti di disabilitare la trasmissione dei cookies di terza parte. A breve, però, tutti i browser bloccheranno completamente questa possibilità.
Teads ha sviluppato una lista di 5 regole per supportare i marketer di tutto il mondo nello sviluppo di strategie pubblicitarie efficaci e garantire vantaggi misurabili senza l’utilizzo dei cookie.
#1. Sii preparato ad affrontare la sfida
Non c’è dubbio, si tratta di una sfida. Il marketing utilizza i cookies come base per le strategie digitali da anni ormai, quindi, per continuare a essere efficace e avere successo è necessario un cambiamento. Un cambio di approccio, un cambio di team, partner e scopo.
Solo con la giusta preparazione, il successo arriverà. Assicurati che i tuoi parametri siano chiaramente definiti; come è strutturato il tuo mercato? Dove sono presenti i tuoi marchi e come misurerai il successo in futuro? Analizza e revisiona le tue attuali necessità di Audience Targeting e dividile in macro categorie, per esempio demografiche, interessi, intent.
#2. Ridisegna la tua strategia di dati di prima parte
Sia in termini di raccolta, sia di utilizzo dei dati, la maggior parte dei dati proprietari dei clienti, che dipende in grande misura dai cookie, si ridurrà. Nonostante questa prevista riduzione di volume, diventa paradossalmente ancora più strategico concentrare il proprio tempo nell’utilizzarli, ma in modo diverso. Ci sono step chiave da seguire:
Utilizzare i dati non solo per il targeting standard.
Devi andare al di là del semplice utilizzo dei tuoi dati per il direct messaging/lookalike. Come priorità, sviluppa una strategia in cui i tuoi dati possono essere utilizzati in due casi d’uso fondamentali:
Supportare la pianificazione e il processo decisionale cookieless
I dati che possiedi sui tuoi consumatori dovrebbero diventare il punto di partenza fondamentale della tua trasformazione Cookieless, ad esempio usandoli per analizzare quali sono i contesti in cui intercettare i tuoi clienti più preziosi. Conoscere il tipo di contenuto che i tuoi clienti stanno leggendo in ciascun mercato e per ogni marchio, ti aiuterà a definire la tua strategia di targeting contestuale iniziale.
Per supportare le esigenze di misurazione
La misurazione del rendimento e dell’efficacia non deve essere eseguita per il 100% delle campagne, ma solo su una percentuale statisticamente rappresentativa. Assicurati di utilizzare i tuoi dati proprietari per potenziare il più possibile la misurazione dell’efficacia dei media (ad esempio: acquisire segnali online / offline di visite sui tuoi siti proprietari).
Introdurre un sistema sostenibile di gestione di tutti gli aspetti dell’identità online in conformità con le regolamentazioni della privacy
Esamina tutti i tuoi canali di raccolta e utilizzo dei dati per valutare come puoi mappare i tuoi utenti con login / identificatori permanenti. Quando gli editori introdurranno un volume significativo di ID univoci sull’open-web, dovrai già essere in grado di usarli.
Assicurati, inoltre, che la gestione della privacy dei tuoi dati sia ottimale (consenso utente, diritto di attivare/disattivare la condivisione dei propri dati, ecc). Quest’ultimo aspetto dovrebbe essere affrontato non solo da una prospettiva normativa, ma anche per assicurarti di coinvolgere i tuoi consumatori nel modo giusto.
#3. Adatta le tue capacità di audience agli sviluppi futuri
Nonostante le molte iniziative in ambito cookieless, dobbiamo essere realistici: non ci sono soluzioni univoche valide per tutto. Saranno necessari approcci differenti da testare e combinare per mantenere lo stesso livello di efficacia pubblicitaria.
Assicurati di monitorare e testare le iniziative più rilevanti nell’industry:
Privacy Sandbox: tieniti pronto per i primi test che saranno lanciati nell’ H1 2021. Scopri di più qui.
Profilazione real-time: utilizza gli insight e i signal cookieless più rilevanti come proxy di un’audience (es. contesti, modello del device, ecc.)
I dati di prima parte degli editori: Identifica gli editori che hanno i dati più rilevanti per la tua audience principale. Questo approccio ha tante opportunità quanti limiti, quindi assicurati di essere ben consapevole di entrambi prima di prendere qualsiasi direzione
Unique ID: tieni presente che si tratta di utilizzare un unico identificativo e che molti editori stanno progressivamente attivando più soluzioni di accesso ai contenuti. Monitora la scalabilità e comincia a testarne l’utilizzo se possibile (sul medio/lungo termine).
#4. Scopri il potere del contenuto
Il Contextual Targeting non è un piano B. È un’efficace strategia media che abbiamo validato con diversi brand in tutti i mercati. La sfida del targeting contestuale su larga scala, è che i segreti per far leva sulla sua massima efficacia non sono chiari a molti. Quindi, quali sono i passaggi per assicurarsi di poterlo sfruttare al meglio? Come tutte le buone campagne, si deve iniziare con un buon piano media per garantire un’adeguata fruibilità.
Usa i tuoi dati di prima parte, i nuovi strumenti e le intuizioni per scoprire quali segnali contestuali possono essere utilizzati, quando e come.
I passaggi successivi sono l’utilizzo delle informazioni contestuali per l’adattamento delle creatività: come possono essere personalizzate le tue creatività in base al contenuto della pagina per amplificare il tuo messaggio? Misura i risultati e comparali all’audience targeting, rimarrai piacevolmente sorpreso dai risultati.
Analizza tramite A/B test soluzioni di contextual targeting differenti per scoprire quale funziona meglio per i tuoi marchi e le tue campagne, al momento giusto.
Durante il 2021, sii pronto ad andare anche un passo oltre esplorando nuovi signal contestuali su larga scala: meteo, ora del giorno, modelli di dispositivi, per esempio. Sono tutte dimensioni cookieless chiave, che consentono una maggiore personalizzazione ed efficacia dei media.
#5. Non perdere la bussola
Il percorso di trasformazione cookieless può portarti ad affrontare molteplici sfide che puoi anticipare in modo proattivo. Il miglior approccio è quello di lavorare per trovarti nella miglior posizione per continuare a:
Adottare il giusto mindset: non c’è bisogno di farsi prendere dal panico, ma la questione cookieless deve essere considerata in maniera seria e compresa chiaramente dalla tua azienda di digital marketing.
Focalizzarti sugli obiettivi: definisci in maniera chiara la timeline e lo scopo del progetto. Cosa verrà testato, come e quando? Non testare alla cieca tutte le soluzione dell’ad-tech.
Comunicare, partecipare ai working group e condividere i tuoi risultati: mostra i tuoi migliori lavori all’intera industry e trai beneficio dalle esperienze e punti di vista degli altri brand. Questa è una sfida che dobbiamo affrontare tutti insieme, ma la collaborazione intersettoriale è il modo migliore per fornire risultati di business e al contempo riguadagnare la fiducia dei consumatori
L’epoca cookieless che ci apprestiamo a vivere definirà un nuovo ecosistema digitale per gli utenti, i publisher e gli advertiser, tuttavia non va interpretata come una minaccia, ma come un’interessante opportunità per lavorare in maniera ancora più trasparente e consapevole.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/cookieless.jpg8141444Simone Panzerihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSimone Panzeri2021-05-14 11:03:282021-05-14 16:53:53L'era cookieless è vicina: regole di base per non farsi prendere dal panico
“Abuso di posizione dominante”: è la sanzione prevista dall’Antitrust, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, per un importo di 102 milioni di euro, imposta alle società Alphabet Inc., Google LLC e Google Italy per violazione dell’art. 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
Secondo l’Authority, il colosso big tech non avrebbe “consentito l’interoperabilità dell’app JuicePass di Enel X con Android Auto”.
JuicePass è una specifica funzionalità del sistema operativo Android Auto che permette di utilizzare le app quando l’utente è alla guida, nel rispetto dei requisiti di sicurezza e di riduzione della distrazione. L’applicazione consente, inoltre, un’ampia gamma di servizi funzionali alla ricarica dei veicoli elettrici, che vanno dalla ricerca di una colonnina di ricarica alla gestione della sessione ricarica passando per la prenotazione di una colonnina; quest’ultima funzione garantisce l’effettiva disponibilità dell’infrastruttura una volta che l’utente l’abbia raggiunta.
Attraverso il sistema operativo Android e l’app store Google Play, secondo l’Antitrust che Google detiene una posizione dominante che le consente di controllare l’accesso degli sviluppatori di app agli utenti finali. In questo caso, danneggiando altre aziende per favorire la sua Google Maps (che prevede funzioni molto vicine a quelle di JuicePass, in particolare per la ricerca di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici e la navigazione, ma che in futuro potrebbe integrare altre funzionalità, come ad esempio la prenotazione e il pagamento).
La reazione di Google Italy alla sanzione dell’Authority
Non si è fatta attendere la replica dell’azienda di Mountain View, che si dischiara “rispettosamente in disaccordo con la decisione dell’AGCM”.
“Esamineremo la documentazione e valuteremo i prossimi passi”,
afferma il portavoce di Google commentando la multa”. E aggiunge: “La priorità di Android Auto è garantire che le app possano essere usate in modo sicuro durante la guida. Per questo abbiamo linee guida stringenti sulle tipologie di app supportate, sulla base degli standard regolamentari del settore e di test sulla distrazione al volante. Le applicazioni compatibili con Android Auto sono migliaia, e il nostro obiettivo è consentire ad ancora più sviluppatori di rendere le proprie app disponibili nel tempo. Per esempio, abbiamo introdotto modelli di riferimento per le app di navigazione, di ricarica per le auto elettriche e per il parcheggio, che sono aperti e a disposizione degli sviluppatori”.
Compromessa, secondo l’Antitrust, la possibilità di scelta per gli utenti
La discriminazione nei confronti dell’app di Enel X, che dura da circa 2 anni, per il Garante “potrebbe compromettere definitivamente la possibilità per Enel X Italia di costruire una solida base utenti”.
“Tre smartphone su 4 usano Android In Italia”,
si legge nella nota stampa dell’Antitrust. “Google è un operatore di assoluto rilievo, a livello globale, nel contesto della cosiddetta economia digitale, dal momento che possiede una forza finanziaria rilevantissima”.
Effetto di tale condotta discriminatoria non solo la sanzione, ma anche l’imposizione per Google di rendere disponibile su Android Auto l’app di Enel X così come di altri sviluppatori di app, strumenti per la programmazione di app interoperabili con Android Auto. L’Antitrust vigilerà, inoltre, sull’effettiva e corretta attuazione degli obblighi imposti. Sull’attuazione vigilerà un esperto indipendente, cui Google dovrà garantire massima collaborazione e condivisione di informazioni.
L’effetto negativo sullo sviluppo della mobilità elettrica
In gioco secondo l’Authotity lo sviluppo della mobilità elettrica in una fase cruciale del suo avvio, in particolare per quanto riguarda il potenziamento di una rete di infrastrutture per la ricarica delle auto adeguata alla fase di crescita e di evoluzione della domanda di servizi di ricarica. Da qui le possibili ricadute negative sulla diffusione dei veicoli elettrici, sull’utilizzo dell’energia “pulita” e sulla transizione verso una mobilità più sostenibile in ottica ambientale”.
Una duplice ricaduta negativa, quindi: la limitazione di scelta degli utenti e il freno all’utilizzo di energie alternative, ostacolo quindi al progresso tecnologico.
Sulla vicenda interviene anche il Codacons, sottolineando come “lo strapotere di Google danneggi non solo competitor e operatori, ma soprattutto i consumatori finali, alterando il mercato, controllando e limitando l’accesso di altri operatori e riducendo la concorrenza”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/Barbara_1-1.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-05-13 14:25:172021-05-13 14:28:06Google, maxi multa da 100 milioni di euro dall'Antitrust
La parità di genere non è un tema astratto che riguarda la società in generale, ma qualcosa che tocca ogni casa: è proprio qui infatti che ancora oggi le donne si fanno carico del peso maggiore delle incombenze quotidiane.
Da sempre vicina alle famiglie, Indesit ha da tempo preso posizione su questo tema con la pluripremiata campagna #DoItTogether –vincitrice negli ultimi quattro anni di diversi awards, tra cui il premio Equal di ADCI– continuando a sostenere la necessità di una maggiore collaborazione in casa, senza distinzione di sesso.
In questo quarto anno di campagna, Indesit ha scelto di affrontare la tematica della gender equality attraverso gli occhi dei bambini. Nel nuovo video “I bambini ci imitano“, sono proprio i più piccoli infatti a essere protagonisti: imitando le principali occupazioni dei genitori in casa, svelano come in realtà il maggior carico delle faccende domestiche pesi sulle mamme.
Creato da WPP EMEA (Agenzia: Wunderman Thompson EMEA, Casa di Produzione: The Box), diretto da Maria Guidone e pianificato dal centro media The & Partnership, il nuovo episodio consolidai messaggi della campagna #DoItTogether, posizionando il brand Indesit come l’alleato affidabile per le famiglie, socialmente impegnato sui temi della parità di genere.
Novella Sardos Albertini, Head of Brands & Digital Communication di Whirlpool Italia, dichiara:
Lo stare insieme in famiglia è al centro dei valori di Indesit, che conosce le sfide che ognuno deve affrontare quotidianamente. Durante la pandemia, che ha reso la casa anche un luogo per il lavoro e la scuola, la pressione sui genitori è cresciuta ulteriormente. Per questo Indesit si impegna a semplificare la vita a casa: i nostri prodotti e la tecnologia Push&Go sono talmente facili da usare che qualsiasi persona può fare la sua parte, favorendo un’equa distribuzione dei compiti domestici e, di conseguenza, un ambiente familiare più felice.
Le innovative tecnologie Push&Go e Turn&Go, infatti,offrono un accesso rapido e semplice alle funzioni più utilizzate ogni giorno, attraverso un unico tasto.
#DoItTogether: una campagna integrata a 360°
Il video “I bambini ci imitano”, che sarà promosso sui canali social di Indesit – Instagram, Facebook e Youtube – è parte fondamentale della campagna integrata online che coprirà parte del 2021. La campagna prevede anche il programmatic display standard e il programmatic social display, oltre a una landing page sul sito di Indesit dedicato alla campagna.
Per sostenere lo storytelling, Indesit lavorerà con family influencer, tra cui la madrina Alessia Mancini, a partire dalla seconda metà maggio. Con l’attività “Children certified” al centro del racconto saranno nuovamente i bambini che, intervistati su ciò che vedono accadere in casa, con le loro parole mostreranno un quadro autentico della propria famiglia.
La quotidianità che viviamo io e la mia famiglia è scandita da tante attività, professionali, scolastiche e di gestione della casa e tutti cerchiamo di fare la nostra parte in pieno stile #DoItTogether.Per questo prendo parte con piacere alla campagna di Indesit perché, come mamma, credo che dare il giusto esempio valga più di mille parole.
AffermaAlessia Mancini, conduttrice e mamma di due bimbi, Madrina della Campagna #DoItTogether.
Indesit realizzerà inoltre a fine maggio una ricerca internazionale sui consumatori dedicata al tema della gender equality, con un focus particolare sull’impatto delle restrizioni anti-Covid nella gestione della vita familiare.
Parallelamente Indesit darà spazio sui suoi canali social anche ad alcuni contenuti dedicati ai più piccoli, come le Fairy Tales: fiabe classiche riviste in chiave #DoItTogether, ovvero con un finale che supera gli stereotipi.
In occasione della Festa del 1 maggio, la campagna #DoItTogether è stata anticipata sui social dal video intitolato“Unmute”, con cui il brand ha voluto dare voce a chi, lavorando in casa in smartworking, conduce in realtà due lavori, occupandosi contemporaneamente anche dei figli.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/1_rossella.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-05-13 11:23:472021-07-26 12:40:33La nuova campagna di Indesit ci chiede una maggiore collaborazione domestica
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