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Il comparto del lusso: dalle riconversioni alla ripresa nelle vendite grazie alla Cina

  • Anche il comparto del lusso ha subito forti contraccolpi a causa della pandemia, con fatturati che sono calati fino al 30%.
  • La Cina, primo mercato di riferimento, però, è in piena fase revenge spending, con numeri che fanno ben sperare.
  • Big news: anche il lusso finalmente si apre al digitale puntando alle esperienze d’acquisto personalizzate.

 

Da questa pandemia stiamo uscendo cambiati e sicuramente non fa eccezione l’economia, con abitudini del consumatore mutate, aziende ancora non del tutto operative, nuove misure di “distanziamento sociale”.

Non è da meno il comparto del lusso, un mercato in cui la crisi è bivalente: brand e subappaltatori italiani in difficile ripartenza e il miglior e maggior cliente, la Cina, con forti conseguenze da totale lockdown.

Ma nulla è perduto! Le stime confermano un trend di crescita positivo, seppur meno del previsto e viene finalmente sdoganato lo shopping online per i beni di lusso.

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Dal calo di fatturato al digitale

Il mercato del lusso ha, negli ultimi anni, attirato milioni di investimento e il trend si conferma in questo periodo di neo post lockdown con previsioni di incremento fino al 70% di nuovi fondi che stanno guardando a questo comparto come la prossima mossa per il 2020.

Perché? I dati parlano chiaro: il settore prevede una crescita del 10% iniziata nel 2019 fino al 2025 con un +1,9% annui e, dopo questa pandemia, con ampia manovra di sviluppo in campi come digital, shop online e tech inesistente prima del febbraio 2020.

I settori che vedranno arrivare più capitali sono quelli del beauty come la cosmetica e i profumi, gli accessori moda e il lusso digitale e sono anche i settori che hanno tenuto di più durante il periodo COVID, mentre contraccolpo negativo per hôtellerie, auto ed orologi.

Se da una parte i nuovi investimenti nel settore non sembrano rallentare, dall’altra, inevitabilmente, i consumi e le produzioni hanno subito una brusca frenata, con un calo del 30%. Questo è dovuto soprattutto al fatto che la clientela del settore è rappresentata per il 35% dalla Cina, Paese primo ad entrare in lockdown con forti conseguenze sulla sua capacità di spesa e potere di acquisto.

In periodi come questi è fisiologico che le priorità di acquisto cambino, seppur possedere ed acquistare beni di lusso rappresenti anche l’appartenere ad uno status quo, è necessario procedere per priorità, le spese per nuovi beni impossibili però sembrano solo posticipate, niente cancellazione quindi soprattutto tra i giovani e la Gen Z, i maggiori acquirenti del mercato.

In Cina, infatti, sono le nuove generazioni e le zone emergenti ad essere affamate di beni nuovi grazie anche all’influenza dei social, un pubblico che in questo momento è pessimista per il peggioramento della loro condizione economica a causa del lock-down, ma che dichiara anche di voler tornare a comprare come prima appena tutto sarà finito.

Due cose il comparto dovrebbe imparare dopo questo trimestre: il lusso al giusto prezzo e che l’online non è il diavolo, ma un’opportunità.

Il lusso al giusto prezzo, infatti, ha dato un segnale al mercato importante sul fatto che potrebbe essere l’occasione per ampliare la clientela con una corretta segmentazione il settore potrebbe rispondere in maniera più solida ai contraccolpi di cali di fatturato.

L’online è un’opportunità soprattutto per chi non lo ha ancora esplorato e questa è un’inevitabile conseguenza che ci porteremo tutti dietro dopo questa pandemia, d’altronde se non si può stare “vicini” come prima è necessario trovare un altro modo, un’esperienza d’acquisto online personalizzata, store digitali con assistenti reali che guidino il cliente nel suo shopping o un processo d’acquisto online che si finalizzi nello store, ma il negozio fisico seppur di alto livello ormai non è più sufficiente.

Una cosa mi ha stupita, lo “store” in cui avvengono i maggiori acquisti del comparto sono gli aeroporti e con il turismo limitato è il punto vendita che ha in assoluto registrato numeri negativi ed è da sempre stata la fonte maggiore di guadagno per il settore.

La luce a fine tunnel c’è e si vede. Gli esperti dichiarano che tra il 2022 e il 2023 si ritornerà al livello di spesa pre Covid con la Cina sempre in testa nella ripresa, anche per il 2020 anno in cui sarà l’unica a chiudere in positivo.

Insomma, la situazione non è così nera come ci si aspetta, ma sicuramente sarà una nuova ripresa, diversa e che avrà cambiato anche un settore così tradizionale ad ancorato agli store fisici.

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Il Revenge Spending dalla Cina

Si sa, gli autoregali e la voglia di avere qualcosa di nuovo sono i migliori antidoti a malumore e depressione. Anche con l’apertura delle attività post Covid si conferma questo trend che ha un vero e proprio nome: Revenge Spending, la voglia di riscattarsi dopo un periodo di limitazioni attraverso lo shopping, insomma il classico shopping consolatorio.

Tra i settori più colpiti da questo shopping compulsivo ci sono ristoranti, viaggi, locali e, naturalmente, i negozi, brand del lusso compresi.

Non solo Cina, anche il mercato indiano è sotto la lente d’ingrandimento dei brand di lusso che si aspettano da questo altro Paese emergente una crescita di volume d’affari tra il 10 e il 15 percento, ma non solo nell’ambito “grandi marchi internazionali” che sicuramente traineranno il comparto, ma anche dai luxury brand indigeni come abbigliamento e accessori sotto il marchio Indian Apparel, ma anche servizi, turismo, auto e beni immobili con un settore che vale circa il 30% del mercato totale.

Il mercato asiatico, ma più in generale il mercato dei beni di lusso, oltre a registrare le sue maggiori vendite nel contesto turistico ed aeroportuale, rappresenta per l’acquirente l’occasione di essere arrivato, di ostentare, anche, il suo potere di acquisto e di sentirsi parte di un’élite.

Se in India la fetta più ampia di clientela è rappresentata dagli uomini di affari e dalle loro famiglie, per il popolo cinese è la Generazione Z, oltre ai Millennials, quella che guida la classifica con previsioni di spesa che si aggirano sui 43 miliardi di dollari entro il 2024.

Per questo segmento, infatti, non è più l’ostentazione la motivazione d’acquisto, ma il “social capital” sentirsi, cioè, parte di un gruppo. Vedetela come: per noi in adolescenza se non avevi il motorino non eri nessuno, ora gli adolescenti nel 2020 se non hanno l’ultimo paio di scarpe droppato da Nike o un bell’orologio importante si sentono ai margini del loro gruppo.

Sicuramente il periodo che stiamo attraversando ha significato un parziale cambio di rotta e di regole per i player del settore che, pur di non perdere il loro mercato principale, hanno abbassato prezzi e tassazione puntando sul comparto digitale, pensate che Burberry, Guerlain o La Mer hanno deciso di aprire un loro store su Alibaba.

Queste scelte strategiche, fatte anche di acquisti di prossimità, hanno portato fin dal mese di aprile ad una ripresa, per marchi come Louis Vitton, Dior ed Hermès i dati parlano già di +50%.

Oltre a ciò un trend importante viene avanti: la valorizzazione di marchi cinesi coppia della volontà di ridurre, soprattutto dopo questa pandemia, la dipendenza del Paese dal mercato estero che per i brand stranieri, anche quelli più conosciuti vuol dire prendere in considerazione una distribuzione diretta in Cina o ad installare parte della produzione direttamente sul territorio asiatico.

Dopo questo Covid si parlerà, insomma, di Km0, o quasi, anche per lo shopping di alto livello.

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Una promettente ripartenza dei più grandi marchi del comparto del lusso

I veri imprenditori non rimangono mai con le mani in mano e ce lo hanno dimostrato anche e soprattutto i grandi nomi della moda e del lusso durante questa emergenza, c’è chi ha convertito la propria produzione per offrire un prodotto utile alla comunità e c’è chi ha voluto fare donazioni alle strutture sanitarie. Insomma tutti hanno voluto dare una mano.

Per citare alcuni degli esempi più chiacchierati: Dior e Armani hanno convertito le loro produzioni tessili, la prima per mascherine produttive e la seconda per camici monouso; lo stesso gruppo Armani e l’omonima squadra di basket hanno voluto donare dei capitali alle terapie intensive milanesi e lombarde; lo stesso ha fatto il gruppo OTB devolvendo in beneficenza il 10% del ricavato di ogni vendita, Valentino, Geox e Diadora anche loro protagonisti di cospicue ed utili donazioni; Gucci e Prada forzando la loro produzione alla realizzazione di mascherine e camici monouso; LVMH, invece è passata dai profumi al gel disinfettante distribuito in modo gratuito agli ospedali.

Ma se anche i big del Made in Italy e non solo hanno registrato cali di fatturato causati da pandemia e contrazione dei consumi, il settore più colpito sarà quello dei piccoli artigiani a cui i grandi brand subappaltano parte della produzione per garantire la qualità del fatto a mano.
Un esempio rilevante viene dalla produzione del cuoio, scorte accantonate su stime del periodo che però ora non possono essere lavorate per mancanza di richiesta. Quindi cosa fare? Comprare i piccoli produttori o lasciarli fallire?

Come già detto sopra i segnali positivi di ripresa ci sono, come le cifre record incassate da Hermès nella sola giornata dell’11 aprile: 2,5 milioni di euro registrati dalla boutique locale di Canton. E per l’occasione non volevamo lanciare la nuova Birkin tempestata di diamanti?

Sicuramente questi dati incoraggianti avvalorano di nuovo la tesi della Revenge Spending, i consumatori si sono stufati di spendere solo per le spese essenziali, c’è voglia di ritornare a concedersi qualche vizio in più.

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Dopo ogni momento di cambiamento è necessario capire quali sono le nuove strategie e i nuovi comportamenti da adottare per non farsi cogliere impreparati e rimanere il più possibile sul mercato.
Sicuramente dopo questa pandemia i brand, non solo del lusso, si sono resi conto di due leve ancora forse inesplorate: le vendite online e le vendite di prossimità.

  • La vendita online rappresentava prima del 2020, per alcune aziende, una strategia di mercato lontana o inesplorata, ma i lock-down ha portato i consumatori in modo più o meno consapevole ad accelerare le loro abitudini e il loro salto culturale verso il digitale, sia in termini lavorativi con lo smart-working, sia in termini di abitudini d’acquisto con la preponderanza dello shopping online.
  • In netta contrapposizione, le vendite di prossimità, che non significa solo lo store fisico dietro l’angolo, ma anche l’iniziare a pensare al proprio cliente come persona ricca di valori e necessità e non solo un numero da mettere a budget. Questo vuol dire che le comunicazioni e le strategie pubblicitarie devono iniziare ad apprendere un tone of voice più umano portavoce di valori aziendali veri e condivisi

Sicuramente i grandi brand del comparto del lusso stanno sperimentando queste due nuove leve, con l’apertura di esperienze di shopping online prima impensabili e con la creazione di store fisici o esperienze d’acquisto più personali e personalizzabili.

La luce in fondo al tunnel c’è, basta vederla.

instagram stories come usarle

Instagram Stories: perché non devono più mancare nella tua Social Media Strategy

  • Grazie alle Instagram Stories, raccontare i valori aziendali di un brand non è mai stato così immediato.
  • L’enorme vantaggio di utilizzare le Instagram Stories è nel disporre di uno spazio aggiuntivo all’interno della stessa piattaforma così da poter comunicare con i propri fan ed essere ben visibili nella barra di navigazione in alto con la propria foto profilo all’interno della home di ogni utente.

 

Correva l’anno 2016 quando Instagram introdusse la nuovissima funzionalità definita come Stories. Fino ad allora, la possibilità di postare dei video effimeri, visibili soltanto per 24 ore, era una prerogativa della sola piattaforma di Snapchat.

E come sottolinea un noto articolo pubblicato su SocialMediaExaminer, già nel 2017 si prospettava un sensibile miglioramento dell’esperienza dell’utente all’interno di Instagram, proprio grazie al loro utilizzo. La piattaforma fu premiata, e tanto, da parte degli utenti che la utilizzavano. A differenza di Snapchat, v’era sorprendentemente la meravigliosa possibilità di poter effettuare più azioni all’interno di un’unica piattaforma: Instagram, per l’appunto.

Una tendenza positiva che ha riscosso, fin dai suoi primi utilizzi, grande successo e risonanza. Conseguenza di questo trend positivo, anche l’aumento della quota di mercato di Instagram nei confronti di Snapchat. In quest’ultima, non viene semplificato la connessione con altri utenti. Su Instagram, invece, è possibile connettersi con amici e follower anche di Facebook: si può cercarli e decidere di seguirli.

Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

È apparso chiaro, da subito, come coloro che dapprima popolavano Snapchat si sono via via spostati inevitabilmente verso Instagram. E così, le incredibili novità introdotte dalle Instagram Stories hanno conquistato sempre più utenti.

A conferma di ciò, l’enorme fetta della Generazione Z ha visto un incredibile avvicinamento della piattaforma alle proprie esigenze. Ed a poco a poco, il loro utilizzo, si è fatto sempre più concreto e formidabile anche in ambito B2B. Ad oggi, infatti, rappresentano una vetrina attraverso cui comunicare i propri valori aziendali.

Ma c’è di più…

Le Instagram Stories incoraggiano gli utenti non solo a rimanere sulla piattaforma più a lungo, ma in particolare a farci ritorno molto più frequentemente: i dati registrano che gli utenti sotto i 25 anni trascorrono in totale più di 32 minuti al giorno su Instagram, mentre il restante, trascorre più di 24 minuti al giorno.

I numeri su cui riflettere

Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

Le 3 caratteristiche da tenere in considerazione

  • Spontaneità e velocità
    Le stories nascono per immortalare momenti di vita quotidiana (e non solo) in maniera rapida e divertente, tramite un formato verticale, proprio come normalmente teniamo in mano il nostro smartphone, con adesivi, effetti speciali, pennelli ed una vasta gamma di colori tra cui scegliere. Il mondo delle stories è naturale e meno artefatto dei contenuti che solitamente si possono pubblicare sui vari canali social media. È proprio questa l’aspettativa gli utenti hanno ogni volta che accedono alle Instagram Stories ed è proprio questa curiosità che la maggior parte dei brand cercano, ormai, di soddisfare.
  • Durata a scadenza
    Instagram, negli ultimi anni, ci hanno ricredere come i cosiddetti “contenuti effimeri” rispecchino un carattere speciale. Sono percepiti come più credibili ed autentici. È un qualcosa si può perdere e che non può più avere l’occasione di rivedere. Ecco come l’arma dell’ansia di perdere un’occasione di poter vedere qualcosa possa giocare sulla mente degli utenti, e quindi su quella dei potenziali consumatori.
  • Continua evoluzione
    Dal loro inserimento, Le Instagram Stories, la loro evoluzione non è mai cessata, anzi! Sono in continuo mutamento e vengono, ormai, rilasciate nuove funzionalità di continuo, o comunque ottimizzate le esistenti. Ciò consente alle stesse stories di essere dinamiche e mai noiose.

Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

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Perchè le IG Stories piacciono così tanto?

L’enorme vantaggio di utilizzare le Instagram Stories è nel disporre di uno spazio aggiuntivo all’interno della stessa piattaforma così da poter comunicare con i propri fan, ed inoltre, essere ben visibili nella barra di navigazione in alto con la propria foto profilo all’interno della home di ogni utente.

Per i digital marketers più esperti, ciò incrementerà, potenzialmente, alcuni parametri, vediamo quali:

Traffic Generation

Quando pubblicate le vostre stories incrementerete l’aumento dei contenuti social in target con le vostre esigenze. Sarete, quindi, più visibili certamente, supportati possibilmente da una buona costanza di pubblicazione per mantenere “vivo” l’interesse dei vostri utenti.

Brand Awareness

Le Instagram Stories assicurano, attualmente, se adotterete tutte le misure necessarie, un’ottima visibilità per il vostro brand: esse, infatti, rappresentano uno dei migliori strumenti per alimentare il cosiddetto Brand Storytelling.

Customer Loyalty

Le Instagram Stories valorizzano e stimolano in maniera immediata il legame tra utente e brand: non sfruttare appieno il loro potenziale rappresenta un errore, a volte imperdonabile, per tutti i social media marketers che non conoscono le funzionalità messe a disposizione dalla piattaforma. La narrazione del vostro brand, adesso, passa anche da QUI!

Social Engagement

Grazie all’utilizzo delle nuove features di Instagram, le Stories possono davvero esplodere di creatività e quindi essere apprezzate dalla vostra audience: perché non registrare eventuali dati in merito alle reazioni degli utenti e veicolarvici, al massimo, i valori del vostro brand?

Advertising&Promotions

Instagram dà la possibilità di sponsorizzare, o meglio, “mettere in evidenza” le Stories che pubblicate. Perché non riflettere sull’enorme potenziale che possono costituire le sponsorizzazioni tramite le vostre stories? Servitevi di uno dei numerosi tools presenti sul mercato e date sfogo alla vostra creatività! Gli utenti vi ringrazieranno di certo!

Brand Storytelling VS Instagram Stories

Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

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Grazie alle Instagram Stories, raccontare i valori aziendali di un brand non è mai stato così immediato.

Non dimentichiamoci che Instagram è un social network caratterizzato dall’aspetto visivo.
Oggi, più che mai, il cosiddetto “Visual Storytelling” è uno degli elementi fondamentali per poter veicolare costantemente i propri valori aziendali. Ed è proprio grazie alle Instagram Stories che tutto ciò è reso più intuitivo ma soprattutto altamente condivisibile!

Va inoltre tenuto presente che le stories sono spesso più visualizzate rispetto alle foto del profilo stesso. C’è da aggiungere altro…?

Instagram descrive le Stories come qualcosa che permette di “condividere tutti i momenti della tua giornata, non solo quelli che vuoi tenere nel tuo profilo”. V’è anche la possibilità di condividere più foto e video contemporaneamente, comparendo in tal modo all’interno di un “formato slideshow”. Ricordatevi, comunque, che queste foto e/o video scompariranno dopo 24 ore.

Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

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11 hacks da tenere a mente

  1. Formato: considerate che le stories usano un formato verticale
    Ciò vi consente di caricare i contenuti in orizzontale, ma le foto perdono qualità e i video verranno capovolti.
  2. Integrate l’utilizzo delle Instagram Stories con altri elementi/contenuti
    Se
    avete intenzione di utilizzare testi brevi ed accattivanti, gli adesivi possono conferire un tocco più ricercato e divertente.
    Senza tralasciare l’eventuale utilizzo dei diversi filtri disponibili.
  3. Individuate la versione migliore di voi
    Capire quali sono i contenuti di tendenza apprezzati dai propri follower è il primo passo per tentare di innalzare il Social Engagement (coinvolgimento dei contenuti social) delle stories. Cercate anche di analizzare gli insight per poter capire cosa piace di più: vi consiglio di sperimentare ed insistere. Pubblicare contenuti differenti permette di capire cosa funziona e cosa va abbandonato o magari ottimizzato. Per trovare la versione migliore di voi stessi è necessario investire del tempo sperimentando nuove idee per catturare l’attenzione.
  4. Tag, hashtag e menzioni
    Se desiderate personalizzare ulteriormente le vostre stories, non esitate a posizionare l’adesivo di posizione da condividere con i followers per indicare dove vi trovate. Potete conferire maggiore visibilità usando l’hashtag o la relativa menzione. Pensate, se come succede per i post, se navigando nel feed, gli utenti trovano la vostra storia all’interno della sezione Esplora! Se la trovano interessante, potenzialmente potrebbero visitare il vostro profilo interagendo con altri contenuti pubblicati fino ad iniziare a seguirvi. Nelle Instagram Stories è possibile aggiungere fino a 10 hashtag: vi consiglio di utilizzarli tutti.
  5. Le GIF
    Rappresentano un elemento sempre più utilizzato e valorizzato nella stories, possono apportare maggiore creatività ed empatia grazie alle animazioni di cui la vostre storia necessita. Anche i brand, ormai, li usano in larga parte, non solo sono divertenti ma permettono anche di realizzare storie più vivaci e che arrivano dritte al cuore dell’utente finale.
  6. Utilizzo di sondaggi, domande ed emoji
    Questi tre elementi conferiscono alla storia maggiore interazione e permettono di sapere cosa pensano o vogliono sapere i vostri followers dal vostro brand. Perchè non utilizzarli subito?!
  7. SWIPE UP (scorrimento verso l’altro)
    Questa funzione è divenuta la più utilizzata sia da aziende che piccoli brand/attività: rispecchia un chiaro invito all’azione che può far guadagnare contatti, incrementare il traffico verso il vostro sito Web ed aumentare, potenzialmente, le vendite!
  8. Fate in modo che i vostri contenuti diventino virali.
    Per creare engagement e farvi notare da più utenti possibili, le stories devono rispecchiare un carattere ed identità unici. In poche parole, devono  spingere a chi le osserva ad interagire con noi, chiedendogli, perchè no, di esprimere un’opinione e convincerlo a condividere il contenuto proposto.
  9. Non dimenticate la reale forza degli UGC (User Generated Content)
    I cosiddetti User Generated Content rappresentano il reale passaparola, come nella vita di tutti i giorni: le persone sono maggiormente propense a fidarsi dei contenuti prodotti dalle persone, considerati più vicini ed autentici rispetto a quelli prodotti dalle aziende. Se siete stati menzionati in una storia o taggati nel feed, sappiate che l’algoritmo vi premierà senz’altro.
  10. Attenzione agli orari di pubblicazione
    Conoscere i giorni ed orari nei quali i nostri followers sono più attivi risulta molto utile per incrementare le visualizzazioni delle nostre Instagram Stories. Quando pensate di pubblicare, cercate di sfruttare gli orari con maggiore frequenza ed utilizzo dell’applicazione da parte degli utenti: permetterete ai vostri contenuti di essere visti da quante più persone possibili.
  11. Rispondere sempre alle domande che arrivano dagli utenti in DM
    I Direct Message rispecchiano la nuova frontiera della “vecchia” posta elettronica. Utili per raccogliere messaggi, menzioni, domande ma anche preziosi feedback da parte degli utenti. Se ricevete un messaggio in risposta ad una storia, cercate di rispondere sempre. Cercherete, così, di far capire che dietro all’account Instagram c’è realmente una persona. Umanizzerete, in tal senso, il vostro account… E quindi anche il vostro brand!

Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

Non rimane che creare il contenuto visual adatto, e perchè no, scegliere l’opportunità di creare un sondaggio…

Oppure ancora aggiungere l’adesivo ed iniziare a monitorare ciò che succede. Che tu sia una grande azienda o una piccola realtà, ti consiglio di non perdere altro tempo ed iniziare subito.

Trump trollato dal popolo di TikTok e dai fan del K-Pop

Circa 1 milione di persone erano attese per l’evento del presidente Donald Trump a Tusla. La risposta all’invito online aveva subito reso chiaro che l’arena per il comizio con una capacità di 19 mila persone non sarebbe bastata a contenere il pubblico.

E così in Oklahoma l’organizzazione della campagna Trump era corsa ai ripari attrezzando mega-schermi all’esterno del palazzetto e prevedendo tutto l’apparato di sicurezza necessario in caso di eventi così affollati.

Peccato però, che l’evento sia andato praticamente deserto rispetto alle attese.

Molti dei potenziali partecipanti, infatti, erano utenti dei social, soprattutto millennial, che si erano abilmente organizzati su TikTok per trollare il presidente.

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Com’è nata la challenge anti-Trump su TikTok

La settimana scorsa, Trump aveva twittato “Quasi un milione di persone hanno richiesto i biglietti per il Rally del sabato sera a Tulsa, Oklahoma” e un funzionario locale aveva dichiarato che erano attese 100.000 persone nell’area. Ma sabato, i partecipanti registrati non hanno riempito l’arena del Bank of Oklahoma Center di Tulsa, costringendo di fatto il team Trump ad abbandonare i piani di gloria.

Uno sforzo coordinato era in corso su TikTok: si invitavano le persone a registrarsi online per l’evento gratuito e poi a non presentarsi.

TikTok si stava trasformando in uno strumento di azione politica e di protesta.

Il responsabile della campagna Trump 2020, Brad Parscale, ha dichiarato alla CNN domenica: “I troll di sinistra e i troll online che fanno un giro di vittoria, pensando di aver in qualche modo influenzato la partecipazione ai rally, non sanno di cosa stanno parlando o come funzionano i nostri rally”. Aggiungendo poi che “iscriversi a un rally significa rispondere con un numero di cellulare. Abbiamo costantemente eliminato i numeri falsi, come abbiamo fatto con decine di migliaia di persone al rally di Tulsa, per calcolare il nostro possibile bacino di partecipanti. Queste richieste di biglietti fasulli non sono mai state prese in considerazione“.

A beffare la squadra di Trump è stata una signora, Mary Jo Laupp, che vive a Fort Dodge, Iowa, e ha un migliaio di follower su TikTok. La donna ha incoraggiato dal social media le persone ad andare sul sito web di Trump, registrarsi per partecipare all’evento e poi non partecipare.

Così accanto a balli, sfide comiche e scherzi, l’appello della signora è diventato una challenge a sè. Gli utenti hanno iniziato a pubblicare video che mostravano che anche loro si erano registrati all’evento. Post simili anche su Instagram e Twitter hanno registrato migliaia di “Mi piace”.

In particolare un video, con più di un quarto di milione di visualizzazioni, ha invitato i fan della musica pop sudcoreana ad unirsi alla campagna di trolling. I follower della musica, nota come K-pop, sono una forza sui social media – solo l’anno scorso hanno postato oltre 6 miliardi di tweet. E hanno una storia di azioni a favore della giustizia sociale. All’inizio di questo mese,si erano radunati anche intorno al movimento Black Lives Matter.

Così, alla fine  sabato sera, mentre le immagini mostravano l’arena semivuota, i giovani festeggiavano su TikTok e anche la rappresentante democratica Alexandria Ocasio-Cortez ha twittato sul tema taggando il responsabile della campagna di Trump.

whatsapp pay

Week in Social: da WhatsApp Pay a Brand Connect di YouTube

L’universo social è inarrestabile. Anche questa settimana, ti proponiamo tutti gli aggiornamenti che non puoi assolutamente perdere. Sei pronto? Ecco le notizie principali.

Arriva WhatsApp Pay

È ufficiale! Facebook ha comunicato il lancio di WhatsApp Pay, il servizio per i pagamenti digitali che funziona attraverso la celebre app di messaggistica istantanea.

Una notizia già annunciata dallo stesso Zuckerberg lo scorso gennaio, durante la presentazione dei risultati finanziari aziendali.

Pochi giorni fa, il CEO di Facebook ha dedicato al lancio di WhatsApp Pay un post nel quale rivela “Il Brasile è il primo Paese in cui stiamo estendendo ampiamente i pagamenti via WhatsApp. Ne arriveranno presto altri!”.

E in attesa che questo servizio giunga anche in Italia, esploriamolo insieme più nel dettaglio.

Come funziona WhatsApp Pay

Dai primi indizi relativi al lancio del servizio in Brasile, si intuisce che WhatsApp Pay funziona sia come metodo di pagamento fra aziende e utenti (quindi, nell’ambito di una chat di un sito eCommerce che si affida a WhatsApp Business, adesso il compratore può pagare senza bisogno di uscire dall’applicazione), sia per le transazioni di denaro fra persone.

“Rendere semplici i pagamenti può aiutare a portare più aziende nell’economia digitale, aprendo nuove opportunità di crescita. Inoltre, stiamo rendendo l’invio di denaro ai propri cari facile come inviare un messaggio. Poiché i pagamenti su WhatsApp sono abilitati da Facebook Pay, in futuro vogliamo rendere possibile alle persone e alle aziende di utilizzare le stesse informazioni di pagamento in tutta la suite di applicazioni Facebook”, spiega il blog ufficiale di WhatsApp.

whatsapp pay

Non mancano gli accorgimenti per la sicurezza: “Abbiamo costruito questo servizio di pagamento pensando alla sicurezza, – dichiara Facebookper evitare transazioni non autorizzate, sarà necessario uno speciale PIN a sei cifre o l’impronta digitale (o il riconoscimento del volto, per alcuni smartphone ndr)”.

Al momento, in Brasile WhatsApp Pay supporta le carte di debito e di credito del Banco do Brasil, Nubank e Sicredi sulle reti Visa e Mastercard.

Facebook lancia il Centro Informazioni per il Voto

In vista delle imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Facebook lancia un Centro Informazioni per il Voto.

Stando a una dichiarazione rilasciata da Zuckerberg a USA Today, il Centro per le Informazioni di Voto svolgerà un ruolo chiave per incentivare la partecipazione alle urne.

Stiamo creando un nuovo Centro Informazioni per il Voto con informazioni autorevoli, tra cui come e quando votare, nonché i dettagli sulla registrazione degli elettori, sulle votazioni per posta e le informazioni sulle votazioni anticipate […] Questa novità comparirà nella parte superiore del feed di Facebook e su Instagram per assicurarci che tutti possano vederlo.

Facebook pubblicherà anche un promemoria per il giorno delle elezioni – feature dimostratasi particolarmente efficace nel favorire la partecipazione degli elettori in passato.

Inoltre, la piattaforma  ha reso nota l’imminente release di una nuova opzione per bloccare le inserzioni politiche.

“Gli utenti saranno in grado di disattivare gli annunci a tema politico, elettorale sociali provenienti da candidati politici e altre organizzazioni che hanno il disclaimer politico ‘pagato per’ [….] questa funzione sarà disponibile per tutti gli user statunitensi nelle prossime settimane”.

Facebook sta lanciando l’opzione negli Stati Uniti, ma prevede di estenderla anche ad altri Paesi, in futuro.

In pratica, quando vedremo un annuncio politico nel nostro feed, dovrebbe comparire un’opzione nel menu a discesa dell’ad per disattivare tutte le future inserzioni analoghe.

LEGGI ANCHE: 11 cose da fare sui Social Media per stare al passo con i tempi

Youtube aggiorna il suo Marketplace per l’Influencer Marketing

La crescita dell’influencer marketing, soprattutto per le piattaforme video, ha spinto YouTube ad aggiornare il suo marketplace dedicato. Ecco che FameBit diventa BrandConnect.

Finora FameBit ha agevolato la connessione tra i brand e gli influencer selezionati da YouTube attraverso il processo di pubblicazione delle campagne di seguito illustrato:

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Come spiegato da Youtube, BrandConnect mira a “rendere più semplice per i creatori e i marchi la creazione di branded content autentici ed efficaci […]  Per i creatori di contenuti, abbiamo sviluppato strumenti per agevolarli a trovare un match con possibili brand partner […] Per i brand, abbiamo aggiunto nuovi indicatori come il Brand Interest, il Peso dell’Influencer, e le visualizzazioni organiche attraverso le conversazioni, tutti dati che forniscono misurazioni delle campagne in tempo reale, rendendo evidenti i loro risultati”.

La nuova piattaforma BrandConnect prenderà il posto di FameBit il 1  agosto. Gli influencer interessati a registrarsi per ricevere proposte dai brand devono avere almeno 25.000 iscritti.

Brand Activism

5 esempi di Brand Activism da cui trarre ispirazione

C’è chi, come Oberalp, trasforma i materiali di scarto delle tute da sci in cinture e accessori. Chi, come Loop, realizza packaging riutilizzabili. E chi, come Flowe, si serve di gaming ed educazione finanziaria per spingere le persone ad acquisti più consapevoli e per riforestare il Pianeta.

Esperienze diverse tutte accomunate da una parola: brand activism, ovvero la ricerca di uno scopo, di un impatto positivo sugli altri e sull’ambiente, che superi la mera logica del guadagno.

L’espressione è immortalata in un libro, considerato uno dei testi più importanti sulla materia, “Brand Activism. From purpose to action”, scritto da due guru del marketing come Philip Kotler e Christian Sarkar, per i quali il brand activism è la responsabilità che l’azienda si assume in ambito sociale, con una serie di iniziative volte al raggiungimento di un bene comune.

Dalla teoria alla pratica: abbiamo raccolto cinque esempi di “brand activism” nel mondo, dall’Italia, agli Stati Uniti, fino all’Australia. Li raccontiamo in questo articolo.

brand activism

1. Oberalp lotta contro i perfluorocarburi

Gruppo storico di Bolzano, nato nel 1846 e specializzato nei prodotti di abbigliamento e attrezzature per sport alpini, da circa un decennio ha deciso di puntare fortemente sulla sostenibilità ambientale. Per farlo ha creato un gruppo di lavoro interno dedicato proprio alla Corporate Social Responsibility, che sta lavorando su più fronti.

La riduzione dei perfluorocarburi (si tratta di composti sintetici molto impiegati nell’abbigliamento sportivo) con un impatto dannoso sull’ambiente: l’azienda ha, per esempio, deciso di non utilizzare fluorocarburi nel 65% della sua produzione. Inoltre, ha puntato sul riutilizzo, trasformando i materiali di scarto delle divise di sci in cinture e altri accessori, e sul riciclo di vecchi appendiabiti, che diventano oggetti di design grazie alla collaborazione con l’Università di Bologna.

2. Burwood Brickworks e i carrelli di bottiglie riciclate

Nato a Melbourne, in Australia, il Burwood Birckworks è il centro commerciale più sostenibile del Pianeta, secondo una classifica di Living Future Institute.

A partire dall’utilizzo dell’acqua, che viene riciclata nell’edificio per il sistema di raffreddamento o per l’irrigazione dell’orto sul tetto, aperto ai visitatori che possono coltivare liberamente verdure e mangiarle. L’elettricità necessaria arriva da pannelli solari e da centri di energia pulita, situati nei pressi della struttura. Nel parcheggio esterno sono installate stazioni di ricarica per auto elettriche. Oltre a soluzioni davvero originali: come il carrello della spesa fatto di bottiglie di latte riciclate.

3. Flowe e la better being economy

Apri un conto via app in otto minuti, ottieni una carta in legno certificato e pianti un albero nella regione del Pèten in Guatemala. Questo e tanto altro è Flowe, la startup guidata da Ivan Mazzoleni, che opera all’interno di Banca Mediolanum, il gruppo guidato da Massimo Doris.

L’app fintech, pensata per attrarre i giovanissimi, ambisce a creare un nuovo mercato unendo finanza, educazione, sostenibilità e gaming. Grazie a partnership con altre startup, consente di tracciare l’impatto economico generato dai propri consumi, contribuire alla riforestazione del Pianeta, finanziare progetti idrici in villaggi bisognosi.

“Abbiamo creato un ecosistema, una better being economy, dove l’individuo impara ad avere uno stile di vita più sostenibile, a vivere in armonia con gli altri e con la natura. Il nome stesso del brand e il pittogramma riconducono gli esseri umani a una goccia d’acqua, unica ma parte di un flusso”, spiega Mazzoleni nel giorno della presentazione della startup al Campus Mediolanum, alla presenza del già citato Doris, e di Oscar di Montigny, Chief Innovation, Sustainability & Value Strategy Officer di Banca Mediolanum.

Di Montigny evidenzia nel suo intervento come “Flowe non vuole essere un’azienda, ma una piattaforma, un ecosistema, che aiuta i suoi utenti ad avere consapevolezza dell’impatto dei loro comportamenti sugli altri e sull’ambiente. E sulla base di questa consapevolezza possono migliorarsi continuamente”.

Per coinvolgere un pubblico di giovanissimi, Flowe ha attinto dal linguaggio del gaming. Gli utenti, sulla base di alcune azioni virtuose, ottengono delle gemme, cioè dei punti premio, che possono poi convertire per comprare gift card su Amazon, Decathlon, Media World.

“Rispetto ai competitor abbiamo costruito una dimensione comunitaria, un senso di appartenenza forte che va ben oltre il mondo finanziario. Oggi abbiamo già 15mila utenti sulla piattaforma”, conclude Massimo Doris.

4. Loop e il ritorno del fattorino del latte

“Abbiamo chiesto alle aziende di considerare il packaging come un asset e non come un costo”, spiega a Fast Company, Tom Szaky, imprenditore del New Jersey, fondatore di Loop, specializzata nell’ideazione di packaging riutilizzabili.

Il concetto è un po’ simile a quello del “fattorino del latte” che portava la bevanda in bottiglie di vetro riciclabili direttamente dietro la porta di casa. Il cliente usa il prodotto in un packaging originale e alla fine, quando l’ha consumato, chiama Loop che va a ritirare gratuitamente la confezione, pronta per essere riutilizzata.

L’iniziativa ha già visto l’adesione di brand come Procter & Gamble, Unilever, Mars, Nestlé, PepsiCo e Coca-Cola, tra gli altri.

brand activism case study

5. Refurbed rigenera dispositivi elettronici

Innovazione e sviluppo tecnologico devono vivere in totale armonia con la natura. Questo è il credo di Kilian Kaminski, austriaco, ideatore di Refurbed, piattaforma che si occupa di rigenerare e rivendere dispositivi elettronici.

I vecchi telefoni sono riparati, testati, reimballati e rimessi in vendita. Ex Amazon, Kilian ha iniziato sviluppando un programma di vendita per prodotti rigenerati, internamente al gruppo di Jeff Bezos. Ma poi ha compreso che il colosso non aveva interesse a investire nel settore. Allora ha scelto di “mettersi in proprio”.

I numeri gli hanno dato ragione: in tre anni, l’azienda ha superato i 100 mila clienti.

body shaming contro le donne forti

Body shaming e insulti contro le donne forti: come colpiscono i leoni da tastiera

  • La violenza verbale sui social si accanisce sulle donne che non fanno scelte dettate dalla società.
  • Rakete, Botteri, Romano sono solo alcune vittime del bullismo verbale.
  • Il manifesto della comunicazione non ostile contro la violenza delle parole.

 

Il body shaming spesso si presenta travestito da battuta. L’aspetto fisico è ancora oggi un metro di misura diffuso per giudicare se stessi e gli altri. Purtroppo al giorno d’oggi vige la convinzione che magrezza e bellezza sono requisiti fondamentali per avere successo. Il bullismo verbale crea vergogna in coloro che lo subiscono, che a sua volta può scatenare depressione e comportamenti compulsivi.

I commenti sulle donne professioniste spesso vertono sull’apparenza e raramente sui contenuti. Apprezzamenti, battute o insulti, poco importa: il corpo fa discutere più dell’intelletto.

In società maschiliste e populiste emerge una diffusa difficoltà nel ritenere il sesso femminile capace di svolgere determinati incarichi o di occupare posizioni di potere. Abituati a veline, vallette, schedine, Miss Italia ecc., il corpo della donna si riduce ad oggetto di facile giudizio agli sguardi pubblici. La tv diventa veicolo di stereotipi di genere ed alimenta luoghi comuni. Succede dunque che grazie a questo mondo non rappresentativo della società si diffondono rigidi canoni di bellezza. I leoni da tastiera criticano a prescindere:

“In Italia le donne vengono criticate qualunque cosa facciano. Se sei intellettuale, ti criticano perché sei una maestrina. Se ti occupi di moda ti criticano perché sei troppo superficiale, se sei brutta ti criticano perché sei brutta e se sei bella ti criticano perché sei troppo bella”

  • Maura Gancitano su L’Inkiesta

 

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La paura delle donne indipendenti

Spesso dietro l’odio si nasconde la paura di ciò che è ignoto, perché in fondo la figura della donna forte e libera non è ancora radicata nella nostra società. Se guardiamo indietro non sono pochi gli esempi di body shaming avvenuti negli ultimi mesi:
Carola Rakete si è fatta carico della vita di molte persone. Cercando un porto sicuro nelle acque italiane, ha finito poi per essere insultata per i suoi capelli, le ascelle non depilate e il reggiseno non indossato sotto la maglietta.

Poi c’è Silvia Romano: partita per il Kenya ad aiutare il prossimo, sequestrata per 18 mesi, dopo la liberazione si è ritrovata a sua volta messa alla gogna dal terrorismo mediatico. Lì dove dovrebbe sentirsi libera non lo è. Imprigionata dall’odio trasmesso da una fetta d’Italia che non ha saputo accoglierla, accusandola tra l’altro di indossare un velo ed essersi convertita all’Islam.

O ancora la giornalista Giovanna Botteri: poco importano gli innumerevoli riconoscimenti ed i 25 anni di lavoro in zone di guerra, il suo look rimane tema di numerosi commenti sui social. In una recente intervista sulle pagine del Corriere della Sera, la giornalista afferma:

“In generale il problema è quando si confondono i piani, quando la tua immagine diventa notizia. Noi raccontiamo, non siamo quelli che devono essere raccontati: se la donna da soggetto diventa oggetto del racconto c’è qualcosa di sbagliato. I problemi sono sempre legati all’immagine: la giornalista che fa tv non dovrebbe mai rispondere a una serie di canoni legati al suo essere donna piuttosto che giornalista”

 

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Rakete, Romano e Botteri sono solo alcuni esempi dove l’intelletto e l’esperienza sono passati in secondo piano a favore del body shaming. Armandosi di superficialità, c’è chi non è riuscito e non riesce a guardare oltre. Anche nelle realtà più piccole, al di fuori dei grandi riflettori, non mancano episodi di bullismo verbale. Recentemente, in provincia di Bolzano, la capogruppo dei Verdi, Brigitte Foppa, è stata presa di mira da una lettera anonima che insultava lei ed i suoi capelli (!). Nell’intervista con il quotidiano Alto Adige afferma:

“Sono anni che sento parlare dei miei capelli, troppo lunghi, troppo ricci, brizzolati o colorati. Il punto è che disturbiamo.”

Contrastare il body shaming: il manifesto della comunicazione non ostile

Le parole hanno un peso e lo dimostra anche Parole O_Stili, un progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza delle parole. Il loro manifesto è composto da dieci principi di stile a cui ispirarsi per scegliere parole giuste, per non dare etichette, isolare o ferire.

Manifesto di Parole O_Stili contro la violenza verbale

Il manifesto di Parole O_Stili contro la violenza verbale

Educazione e prevenzione costruiscono le basi per combattere le discriminazioni, il body shaming e la grassofobia. Sul sito di Paroleostili sono disponibili vari materiali didattici e informazioni per approfondire il tema. Le parole pungono, gli insulti feriscono. Scegliamo con cura le parole che diciamo (e non diciamo)!

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Nasce #ImparaConTikTok, il programma che unisce apprendimento e divertimento

  • Su TikTok è in arrivo un programma a lungo termine che riunisce esperti, associazioni, educatori, creator con abilità e competenze differenti per creare un ecosistema di contenuti di taglio educativo.
  • Dallo sport alla cucina, dall’arte al lifestyle, dai tutorial ai life hack, i contenuti didattici hanno già totalizzato oltre 225 milioni di visualizzazioni solo in Italia.
  • Gallerie degli Uffizi, Unione Nazionale Consumatori, i celebri chef Bruno Barbieri e Damiano Carrara, l’associazione no-profit Diversity tra i primi partner.

La piattaforma per video brevi da dispositivi mobili si evolve, andando ad ampliare e diversificare i suoi contenuti con video di taglio educativo e didattico, che si  affiancano a quelli di intrattenimento.

La costante condivisione e infusione di conoscenze ha visto un considerevole aumento in piattaforma, specialmente nell’ultimo periodo, conseguenza della naturale evoluzione di TikTok che ha rivelato la sua potenzialità, diventando una sorta di enciclopedia virtuale da tenere comodamente nel palmo della mano, rendendo l’apprendimento accessibile e sfruttando al contempo l’incredibile creatività dei suoi utenti.

Nasce così il programma #ImparaConTikTok, volto a divulgare i video didattici, dalla letteratura allo sport, dalla musica al lifestyle, dalla cucina ai viaggi, fino alle questioni sociali. Sono, infatti, innumerevoli i contenuti condivisi dai creator che coprono una vasta gamma di categorie, tanto che il tag ufficiale conta già oltre 225 milioni di visualizzazioni e nell’ultimo periodo è tra i hashtag più popolari su TikTok.

Chi ha già aderito al programma di TikTok

Un cambio significativo di direzione per TikTok, come ha commentato anche Rich Waterworth, TikTok General Manager EU: “Fin dal suo lancio, nel 2018, TikTok è rapidamente diventata una destinazione di riferimento per l’intrattenimento in video pillole brevi. Ora, il nostro obiettivo è costruire su questa eredità, riunendo sulla stessa piattaforma divertimento e apprendimento, offrendo così alla nostra community un ecosistema ricco e diversificato di contenuti”.

In Italia, tra i primi ad aver accolto con entusiasmo l’iniziativa:

  • le Gallerie degli Uffizi di Firenze (@uffizigalleries), primo e unico museo italiano a partecipare alla Settimana dei Musei su TikTok con una diretta streaming, che avvicina all’arte con i suoi video ricchi d’inventiva e spiccato senso dell’umorismo anche le generazioni più giovani.
  • L’Unione Nazionale Consumatori (@massimilianodona) che proprio in questi giorni con #cucinasenzasprechi sta favorendo la conoscenza del tema dello spreco alimentare su TikTok.
  • L’associazione no-profit Diversity, presieduta da Francesca Vecchioni, che attraverso i video di TikTok promuoverà la valenza positiva della diversità, una concezione del mondo che valorizzi appieno l’importanza delle differenze e della molteplicità, patrimonio prezioso per tutti e tutte.

Si aggiungono anche alcune delle celeb più popolari su TikTok che già realizzano i contenuti didattici nel proprio stile personale ed inconfondibile, come gli chef Bruno Barbieri e Damiano Carrara.

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Tra i creator più amati e rappresentati di #ImparaConTikTok c’è Aurora Cavallo, meglio nota come @cooker.girl: soli 18 anni, ma una passione travolgente per il mondo della cucina condivisa in brevi pillole da 60 secondi che le hanno permesso di avere un seguito di oltre 150 mila follower in pochi mesi.

Marco Martinelli, @marcoilgiallino, scienziato e cantante, rende la scienza e la chimica semplice e accattivante, mostrando curiosità e semplici esperimenti da rifare a casa.

Sulla piattaforma trovano spazio anche contenuti volti all’insegnamento e alla scoperta delle lingue straniere: le porte della Cina e della cultura cinese si spalancano con i video di Liz (@lizsupermais), mentre sono Norma (@normasteaching) e The Cool Professor (@thecoolprofessor) a svelare i segreti dell’inglese.

Lucia Andreoli (@luciaandreoli), invece, trasforma stoffe e vecchi tessuti in splendidi abiti:così anche il cucito viene riscoperto diventando la più social e affascinante delle materie.

“Vorremmo che le persone arrivassero su TikTok non solo per il divertimento, ma per imparare qualcosa di nuovo, acquisire una nuova abilità o semplicemente essere ispirati a fare qualcosa di nuovo, che non avevano mai fatto prima”, aggiunge Rich Waterworth.

Digital Hubs, l’evento gratuito per scoprire l’evoluzione del banking

La digitalizzazione pervade ormai ogni settore e i mercati, così come le tecnologie, sono in continua evoluzione. Per restare al passo è necessario continuare a informarsi e arrivare per primi a conoscere l’innovazione lì dove avviene.

Venerdì 19 giugno, ad esempio, illimity farà il punto durante il suo evento sul tema della digitalizzazione e sul suo nuovo modello Open Plaform.

Ad appena 9 mesi dal lancio sul mercato illimitybank.com – la banca digitale diretta di illimity – avrai la possibilità di conoscere una novità assoluta per il settore: gli illimity Hubs.

Una banca che va oltre se stessa e si apre fino a diventare una piattaforma cross industry, che mette al centro le persone con un innovativo modello di collaborazione, sviluppato in piena ottica open banking ma anche open platform.

Potrai seguire il debutto dal vivo, con due partner di eccellenza, entrambi con DNA tecnologico: MiMoto, first mover nello sharing di scooter elettrici ha rivoluzionato il concetto di mobilità urbana e sostenibile, e Fitbit, azienda che aiuta le persone a condurre una vita più sana e attiva offrendo dati, ispirazione e consigli per raggiungere obiettivi di forma fisica per il benessere.

Prenota il tuo posto per seguire l’evento in streaming di illimity, venerdì 19 giugno alle ore 14.00

illimity Hubs per una nuova user experience

Si tratta di una vera novità, perché con gli illimity Hubs, la banca vuole andare oltre il tradizionale modello di partnership in un’ottica cross industry finalizzata ad anticipare e rispondere in modo sempre più efficace alle esigenze dei clienti attraverso una user experience unica e integrata, che, per la prima volta, inizia e termina all’interno della piattaforma di illimitybank.com.

All’interno degli illimity Hubs, infatti, è possibile utilizzare le funzionalità offerte dai partner attraverso l’integrazione nella piattaforma di illimitybank.com e attivare servizi sinergici con l’operatività bancaria.

Un esempio? Si può usare la possibilità di creare progetti di spesa connessi alla misurazione dei passi fatti e registrati attraverso Fitbit con l’obiettivo di raggiungere la somma necessaria a realizzare i propri sogni o compiere determinati acquisti.

Oppure, integrando l’app di MiMoto, si può prenotare uno scooter con rapidità grazie alla funzione di Geomapping, ottenere la nota spese dei propri viaggi e avere una carta di debito elettronica personalizzata MiMoto.

Inoltre, grazie ai sistemi evoluti di data analysis e di intelligenza artificiale, vengono forniti suggerimenti personalizzati che combinano l’attività del cliente con i suoi consumi e abitudini quotidiane.

Dalla banca diretta fully digital a un ecosistema evoluto

Gli illimity Hubs disponibili dal 16 giugno e inizialmente riservati ai clienti dei partner che apriranno un nuovo conto illimity, saranno disponibili per tutti i clienti della banca a partire da luglio.

“In piena logica open banking, abbiamo creato un’unica piattaforma che consente ai clienti di accedere alle app di partner d’eccellenza non finanziari in un ecosistema evoluto sia in termini di offerta sia di user experience interconnessa. Grazie al debutto degli illimity Hubs, la banca diretta fully digital di illimity, dimostra ancora una volta di saper andare oltre ridefinendo le frontiere del banking e mettendo al centro il cliente e la sua quotidianità”, ha commentato Carlo Panella, Head of Direct Banking and Chief Digital Operations Officer di illimity.

Per saperne di più sull’evoluzione del banking e su illimity Hubs, prenota il tuo posto per seguire l’evento gratuito in streaming che si terrà il prossimo 19 giugno alle ore 14.00.

11 cose da fare sui Social Media per stare al passo con i tempi

  • Dopo il lockdown anche il mondo virtuale è mutato e tutti dobbiamo adeguarci a questo cambiamento.
  • Dalle bio sui profili, al social listening, dall’Influencer Marketing, all’advertising, ecco quali strategie e tattiche bisogna ricordare in questo periodo di transizione.

 

Non abbiamo bisogno di dirci quanto questi ultimi mesi abbiano cambiato profondamente ogni aspetto delle nostre vite. Dal quotidiano al mondo professionale, il virus e il lockdown hanno stravolto qualsiasi cosa e il mondo dei social media non poteva di certo rimanere a guardare.

È così che anche il mondo virtuale ora sente l’esigenza di mutuare e ogni utente deve necessariamente adeguarsi puntando a delle piccole accortezze fondamentali per stare al passo con i tempi.

Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

1. Cambia la bio

Se la quotidianità, come dicevamo prima, è stata stravolta, allora anche la descrizione sui social della pagina o del profilo devono essere aggiornate.

Facciamo un esempio: sulla pagina Twitter di Best Buy sembra non essere cambiato nulla per l’azienda. Eppure oggi effettua solo il ritiro della merce.

Tutte le sedi di Best Buy negli Stati Uniti effettuano solo un servizio ma nella bio non è affatto specificato. Si tratta però di un’informazione importante che occorre subito fornire, eventualmente anche nei post messi in primo piano.

2. Potenzia il Social Listening

Incertezze, dubbi, perplessità: il mondo social dà tanti segnali di cambiamento e noi abbiamo il dovere di ascoltarli. La comunicazione online è decisamente aumentata negli ultimi mesi e quante cose sono ancora cambiate? Come si comporta il consumatore online? Quali sono le sue attitudini e cosa comunica?

Studiare quello che l’utente vuole dirci è la seconda azione da svolgere.

3. Pubblica con un obiettivo preciso

Less is more: basta con i contenuti pubblicati solo per il gusto di farlo. Basta. Puntiamo alla qualità anziché alla quantità e facciamoci una domanda, ovvero: “il mondo ha veramente bisogno di questo contenuto?”.

Se la risposta è sì allora proseguiamo con una serie di domande: chi leggerà questo post? Che tipo di contenuto sto veicolando? Vuole mirare ad educare, informare o intrattene? 

Qual è il cambiamento che si otterà con quel contenuto? Un’azione o un’ipotesi di pensiero? A tal proposito, curioso è il lavoro dell’americana Cardinal Spirits, situata a Bloomington in Indiana.

Si tratta di una piccola distilleria che ogni giorno pubblica sul canale Instagram ciò di cui ha bisogno per supportare le vendite. In soldoni, identificano l’obiettivo del giorno e quando lo raggiungono, lo rendono noto ai follower.

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4. Prima le persone

Sappiamo perfettamente che ciò che spinge i social e il web sono le persone: i network, la rete, le community sono alla base di qualsiasi relazione.

Quindi, anche se si pensa che la prerogativa sia quella di spingere l’azienda, non bisogna dimenticare che ognuna è composta da una moltitudine di persone: ecco, è il momento giusto per farlo.

Ora è il tempo di comunicare attraverso le persone, il vero valore aggiunto di ogni realtà.

Il Getty Museum ha svolto un lavoro simile: sono sempre le persone in primo piano, questa volta i fan, e infatti hanno chiesto loro di immedesimarsi in uno dei loro quadri preferiti.

Non è tutto estremamente fantastico?

5. Investi sull’Influencer Marketing

Ritornando al valore delle persone, dell’estrema fiducia che viene riposta in esse e nelle loro opinioni sui social, non bisogna dimenticare che l’influencer marketing non è morto. Cambiato sì, ma non affatto morto.

Un recente studio ha dimostrato un aumento del 75% dei click sui post di Instagram con #ad incluso tra gli hastag principali.

Quindi: mai dimenticare che un influencer (micro o top che sia) è un buon “strumento” di marketing.

6. Poni il prodotto in primo piano

Si è parlato tanto di distanziamento sociale tanto che ciò ha cambiato la nostra percezione su tanti aspetti. Occorre stare molto attenti a quelli che sono i contenuti veicolati oggi, quello che essi comunicano: se una foto è stata scattata in tempi non sospetti, siamo sicuri che sia adatta anche al contesto attuale?

Schwinn Bikes ha cambiato il suo piano editoriale fin da subito, adeguandosi a quelle che erano le circostanze: se prima due persone camminavano tranquillamente sul ponte, dopo poco l’immagine raffigurava un uomo in solitaria.

7. Prova nuovi formati e nuovi tempi di pubblicazione

Il mondo dei social cambia rapidamente e negli ultimi mesi vi è stata un’accelerata notevole. L’uso dei social è infatti aumentato sebbene siano cambiate le abitudini della maggior parte delle persone. Fino a poco fa nessun pendolare e nessuna palestra. Ora, sono cambiati anche gli approcci.

Se prima del coronavirus, nel settore social/finanziario, si poteva pubblicare alle dieci di mattina, ora l’orario prediletto sembrano essere le dieci sì, ma di sera. Il ritmo attuale è: cenare e collegarsi sui social per vedere le novità. Sarà vero? Basta sperimentare!

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8. Rivaluta la pubblicità a pagamento

I dati di SocialBakers dimostrano che il costo per clic e il CPM per gli annunci social stanno diminuendo, poiché sempre più inserzionisti interrompono le loro campagne. Allo stesso modo, anche le percentuali di clic complessive per gli annunci social stanno diminuendo, il che significa che anche gli annunci meno costosi  potrebbero non funzionare. 

Il suggerimento che vi diamo è quello di ricalcolare le spese in base ai dati. Se tutto è cambiato perche questo dovrebbe essere uguale?

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9. Dai più tempo ai tuoi clienti

È un mondo difficile, cantava qualcuno, e bisogna assecondare i tempi del cliente: se ora la capacità di spesa è ridotta allora occorre costruire di più sul desiderio.

Esempio di case di David Weekley

David Weekley Homes ha aiutto i clienti a creare “liste dei desideri” durante la quarantena con le loro serie di tendenze domestiche, per regione. Questo riguarda le tendenze della cucina, ecc. nelle nuove case di Austin.

10. Usa i tuoi assi nella manica

Se ci sono ancora un report o un bel video da pubblicare è il momento giusto per farlo, anche se sono datati, ma riportano informazioni attuali, specialmente se hanno avuto successo in precedenza.

Decostruire, riconfezionare e ripubblicare è tutto quello da fare.

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11. Aiuta, non vendere

In un periodo particolare come questo, occorre invertire le priorità: è un momento in cui occorre mostrare la propria presenza ed aiutare. Sì, ma se non si vende come si fa ad andare avanti?

I clienti non dimenticheranno queste accortezze e staranno attenti in un futuro prossimo a premiare chi si è dimostrato disponibile.

Come aumentare la reach organica sui canali social

12. Un consiglio non richiesto

Non esiste la formula perfetta per una strategia di successo, quello che conta è avere delle basi su cui testare. Conoscere l’ambito d’azione, il proprio target, il customer journey è la base su cui costruire contenuti e piani idonei.

#BeApp1

Coca-Cola punta sui concerti virtuali grazie alla partnership con #BeApp

  • Coca-Cola ha firmato come partner di lancio esclusivo di #BeApp, una nuova piattaforma di streaming musicale che integra elementi di gaming e social media nell’esperienza di virtual concert-viewing.
  • L’app ospita le Coke Studio Sessions, una serie performance di artisti di alto profilo come Katy Perry, Miguel, Steve Aoki. 
  • Con questa partnership, Coca-Cola cerca di prendere il controllo di quello che potrebbe essere uno dei principali trend globali: l’interesse crescente per i concerti virtuali.

 

Recentemente, Coca-Cola e #BeApp, una nuova piattaforma di virtual concert-viewing, hanno annunciato il lancio delle Coke Studio Sessions, un progetto esclusivo di spettacoli musicali in streaming per sessanta giorni consecutivi.

#BeApp1

Le performance coinvolgono oltre 100 artisti in tutto il mondo, tra cui Katy Perry, Anitta, DJ Khaled, Bebe Rexha, Miguel e Steve Aoki.

Alla scoperta di #BeApp

#BeApp è una nuova piattaforma di social streaming che democratizza l’accesso live alle performance dei migliori artisti, e ai più grandi spettacoli e show musicali, portando le star più amate direttamente a casa del pubblico, in una sorta di salotto virtuale globale.

Scaricabile gratuitamente, l’app consente di sintonizzarsi su una serie di esperienze virtuali immersive, paragonabili a quelle dei concerti e dei festival dal vivo.

Essa, inoltre, integra elementi di gaming e social media al live streaming, consentendo agli utenti di divertirsi, fare acquisti, donazioni e interagire con i loro artisti preferiti.

Tra le principali funzionalità accessorie di #BeApp, ricordiamo:

  • Condivisione in-app – una funzione di condivisione che incoraggia gli utenti a invitare amici e parenti a unirsi a loro durante il live streaming dei concerti.
  • Valuta / Punti – le interazioni e le condivisioni su #BeApp fanno guadagnare agli utenti punti e valuta in-app che possono essere riscattati attraverso premi, upgrade di funzionalità e molto altro. Tra i premi, i “posti in prima fila”, che offrono ai fan una maggiore presenza digitale durante il live streaming.
  • Donazioni – il pubblico ha la possibilità di fare una donazione al Movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa per sostenere la battaglia contro il Covid-19.

L’impegno contro il Covid-19

Secondo il co-fondatore Ray Smith,#BeApp è stato progettato per connettere gli amanti della musica e dei concerti dal vivo. Le persone hanno bisogno di quella connessione ora più che mai”.

Ricardo Fort di Coca-Cola ha dichiarato: “Molti potrebbero sentirsi soli o isolati a causa della pandemia. Noi ci siamo impegnati a rafforzare lo spirito umano e favorire la connessione in un periodo difficile. Con 60 giorni di contenuti musicali live interattivi, i fan possono divertirsi e condividere le proprie esperienze. Il nostro auspicio è che le Coke Studio Sessions siano piccoli momenti di intrattenimento quotidiano per coloro che attraversano la fase del new normal”.

Durante tutto il periodo di programmazione delle performance, i fan avranno l’opportunità di fare donazioni al Movimento Internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna Rossa per sostenere la lotta contro il Covid-19.

A tal fine, Coca-Cola Foundation ha già donato oltre 14 milioni di dollari in tutto il mondo, a cui si aggiungono le donazioni degli utenti che finora si attestano su un totale collettivo di 3 milioni di dollari.

La scommessa di Coca-Cola

Con l’esclusiva partnership, Coca-Cola punta in modo chiaro su quello che è oggi dei principali trend globali.

L’emergenza Covid-19 ha portato alla sospensione di concerti e festival musicali. Per questo, sempre più artisti fanno ricorso alle app di streaming per coinvolgere i propri fan, aprendo nuove opportunità sia per le piattaforme in sé che per gli esperti di marketing.

Una testimonianza dell’esplosione di questo trend è la recente iniziativa promossa da Budwiser, “Rewind”, una serie di concerti interattivi live su YouTube.

Un progetto che si concentra su artisti come The Black Eyed Pease incoraggia gli spettatori a fare richieste di canzoni e porre domande alle band attraverso il social media.

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Dall’altra parte, l’intento di #BeApp è quello di cogliere i frutti del recente fenomeno di transizione verso spazi digitali di aggregazione e dell’incremento nell’uso dei social media registrato durante la crisi sanitaria globale.

L’accordo rientra nel novero degli “esperimenti digitali” in cui Coca-Cola potrebbe investire di più, in un momento storico in cui le sponsorizzazioni delle partite e dei concerti dal vivo sono sospese.

Allo stato attuale, le previsioni sul successo di #BeApp non sono facili. Molte recensioni sull’App Store di Apple sono positive, tuttavia alcuni ne criticano l’interfaccia, poco user-friendly.

Gli artisti di fama internazionale che partecipano alle Coke Studio Sessions potrebbero essere la chiave per attirare i fan affamati di contenuti e per cavalcare l’onda dell’interesse crescente per i concerti virtuali.