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  • Statue, Coronavirus e Black Lives Matter: come comunicano le piazze

    Mentre le strade delle città di tutto il mondo erano vuote a causa del lockdown le bocche e i nasi delle statue cittadine sono stati coperti da mascherine e ora sono al centro della protesta

    20 Giugno 2020

    • Obbligatorie da indossare nelle aree pubbliche in base alle ultime direttive dell’OMS, le mascherine sono una necessità contro il Covid-19;
    • Anche le statue in giro per il mondo hanno dato l’esempio, in questi mesi lanciando il messaggio: “Hey, ti sei ricordato di indossare la mascherina?”;
    • Sempre le statue sono al centro di grandi polemiche in questi giorni in relazione alla protesta Black Lives Matter.
      Anche loro con la mascherina, poi imbrattate, decapitate, al centro delle polemiche. Le statue, simbolo o fantaccio della storia e della memoria, sono tornate ad aver un ruolo importante nella società odierna. Negli ultimi giorni è stato il movimento internazionale seguito alla morte di George Floyd a entrare “nella storia” con un messaggio forte: “liberarci da una concezione dell’eredità europea che ci rende arretrati e ci impedisce di comprendere il mondo”. E per farlo ha utilizzato i simboli tangibili della memoria collettiva, facendo cadere, nel vero senso della parola, le statue nelle piazze di tutto il mondo. Poi ci sono le altre statue, quelle che negli ultimi mesi si sono vestite di mascherine, per comunicare un altro messaggio importante: la necessità delle misure di distanziamento e di prevenzione sanitaria.

    Le proteste del Black Lives Matter

    Da Colston a Churchill, dai generali sudisti a Indro Montanelli, le statue di tutto il mondo sono state oggetto della protesta. La svolta simbolica delle contestazioni ha investito l’universo delle immagini, i monumenti celebrativi di personaggi storici razzisti, che in molte città statunitensi ed europee sono stati vandalizzati, abbattuti, o fatti oggetto di atti ufficiali di rimozione. E anche la politica ha alla fine dato ragione alla protesta:
    Con la decisione della speaker della Camera degli USA, Nancy Pelosi, di rimuovere tutte le statue dei confederati che si trovano a Capitol Hill, sede del Congresso, e quella della Marina americana di ammainare per sempre la bandiera di battaglia confederata in tutte le basi, navi, aerei e sottomarini.
    Cosa faremo di questi spazi vuoti è la domanda successiva. Pensando a costruire un futuro più giusto per tutti. Statua con mascherina LEGGI ANCHE: Black Lives Matter, brand e pubblicità: chi è pronto a cambiare (e chi no)

    L’arte in maschera

    FFP2, FFP3, chirurgiche. Non si trovano. Servono. Non servono. Obbligatorie solo per i medici e gli operatori sanitari. Al costo di 0,50 cent. L’OMS, con le nuove linee guida, ha infine cambiato rotta: “obbligatorie da indossare nelle aree pubbliche”. Un must have, non da intendersi nel senso fashion del termine, ma proprio alla lettera. Must have che farà parte sicuramente delle nostre mise durante la stagione primavera-estate 2020. Dopo si spera di farne a meno. Non si tratta di borse, né di foulard o occhiali da sole, sebbene prima di uscire siano spesso dimenticate con la stessa frequenza. Ne abbiamo sentito parlare nei tg, nei salotti tv, sui giornali e c’è chi ancora ne discute l’effettiva utilità. Sono state, a volte, protagoniste di sequestri, perché irregolari, prive delle caratteristiche dichiarate da produttori e venditori e oggetto di importazione con modalità non consentite. Sono loro: le mascherine. Antipolvere, chirurgiche, facenti parte dei dispositivi di protezione individuale. E sono anche in tessuto, ultimamente colorate o con fantasie originali. Ci sono tutorial per fabbricarle in casa, vedemecum ufficiali e non su quando e come indossarle. Oggi sappiamo che vanno indossate, sono obbligatorie negli spazi confinati o all’aperto in cui non è possibile o non è garantito il distanziamento fisico. In alcune regioni l’obbligatorietà è stata estesa anche ad altri contesti. A spiegare come usarle in maniera dettagliata è l’Istituto Superiore di Sanità. Must have considerato accessorio alla moda o colpevole di non consentire il libero respiro. In ogni caso, così come dichiarato dal New York Health Board durante la spagnola del 1918, vale la regola: “Meglio ridicoli, che morti”. Che cosa centra l’arte in tutto ciò? Si sa, l’arte è l’espressione dei popoli e allora se siamo tutti con la mascherina anche l’arte va in maschera. O forse no. L’arte va in maschera per dare l’esempio, per lanciare e confermare il messaggio già emanato dalle istituzioni competenti. Sì, perché pare che non tutti abbiano ancora ben recepito le direttive. E allora? Ecco che anche alcuni modelli simbolo come le statue indossano la mascherina. Identificative di alcune città, simbolo di libertà, rappresentanti di determinati valori e, perché no, anche di cultura e traduzioni, sono oggi con bocca e naso coperti. arte va in maschera LEGGI ANCHE: Gli effetti della pandemia sulla moda e la ripartenza per il settore retail

    On Tour

    Da Helsinki a Perugia, da Dresda a Santo Domingo, il coronavirus invita tutti a mettere le mascherine. A ricordarcelo in giro per il mondo le statue, che diventano parlanti per lanciare il messaggio: Hey, ti sei ricordato di indossare la mascherina?. E allora, ecco che un gigantesco Buddha in Thailandia dà il buon esempio, coprendo il viso con una mascherina rossa. arte va in maschera In Brasile, il paese più colpito dell’America Latina, sul Cristo Redentore di Rio, invece, sono direttamente proiettati mascherina e hashtag #MascaraSalva (la mascherina salva). A New York, The Fearless Girl non sembra meno fearless con naso e bocca coperti. Anche il monument simbolo di Bruxelles, il Manneken-Pis, non perde la sua irriverenza indossando la mascherina. E, ancora, la indossano Woody Allen a Oviedo; l’imperatrice Augusta nel complesso Rhineland-Palatinate a Koblenz, in Germania; la Lady con il cagnolino davanti al teatro internazionale Chekhov Sakhalin in Russia; a Seattle la indossa la statua The Electric Lady Studio Guitar di Daryl Smith; la indossano anche le otto statue dorate, rappresentati i diritti dell’uomo, che fiancheggiano Trocadero (Parigi); stessa mascherina per Freddie Mercury a Montreaux, in Svizzera. L’iconica Marylin Monroe di Seward Johnson nel Maryland è sicuramente indimenticabile, con la classica gonna al vento e naso e bocca coperti. Lo stesso vale per il toro di Arturo Di Modica nel distretto finanziario di New York. Per le statue italiane, la indossano le sfingi della Fontana del Seguro di Piazza Mercato a Napoli; Mike Bongiorno a pochi passi dal Teatro Ariston ne indossa una con la scritta “Allegria! E il virus va via”. E la cosa non può far altro che strappare un sorriso; a Barletta, Eraclio, statua di quattro metri e mezzo ne ha indossata una per qualche ora, per essere poi rimossa. arte va in maschera LEGGI ANCHE: Fase 3: la campagna di Netflix celebra lo “spettacolo” della città che riapre

    Be an art lover

    Le mascherine sono diventate, dunque, un accessorio imprescindibile nella nostra quotidianità. In un primo momento si derideva bonariamente chiunque le indossasse in aeroporto o in viaggio nelle città turistiche, oggi se ne riconosce l’utilità. E, allora, la prossima volta che vi sentite sciocchi o frustati per averla indossata in pubblico, chiudete gli occhi e immaginate di essere un’opera d’arte. Se proprio va male, sarete a fianco del Cristo Redentore di Rio.