Sotto tag Manager di Personas

Rebranding di giugno: Google Foto, Waze, Radio Italia

  • Fare rebranding ha a che fare con l’adattamento e l’innovazione, perché cambiare il proprio aspetto è un’impresa ardua ma fondamentale per un marchio.
  • Dalla radio alle app, tra le riprogettazioni di giugno: Google Foto, Waze, Radio Italia

 

Nell’attuale contesto economico e in un ambiente altamente competitivo, tra i migliori modi per aumentare il proprio rendimento c’è anche il rebranding.

Questo processo ha a che fare con l’adattamento e l’innovazione, perché cambiare il proprio aspetto, pur rimanendo freschi, vivaci e in contatto con la vita contemporanea, è un’impresa ardua ma fondamentale per un marchio. Una questione che riguarda la predisposizione al cambiamento.

Scopriamo insieme quali aziende hanno aggiornato il proprio aspetto durante il mese di giugno.

Ricordi e nostalgia nel rebranding di Google Foto

Tra i principali redesign del mese c’è Google Photos. Sono oltre un miliardo al mese le persone che usano il servizio di gestione e archiviazione multimediale fornito da Google. Il team ha analizzato il  comportamento degli utenti scoprendo che viene maggiormente utilizzata quando provano nostalgia e vogliono ricordare.

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Negli ultimi 5 anni Google Foto è diventato più di una semplice app per gestire le foto, è diventata una “casa dei ricordi” della vita.

Il restyling è proprio focalizzato sui ricordi, per aiutarti a trovare e rivivere i momenti più preziosi.

Una nuova esperienza semplificata che pone maggiore attenzione a foto e video mettendo la ricerca in primo piano con una nuova struttura a tre schede: Foto, Ricerca, Libreria.

Come parte della nuova scheda di ricerca, ci sarà una visualizzazione interattiva della mappa di foto e video. Puoi pizzicare e zoomare in tutto il mondo per esplorare le foto dei tuoi viaggi, vedere in quale città hai scattato più foto o trovare quello scatto perduto del tuo viaggio attraverso il paese.

Cambia anche l’icona che inizialmente era stata progettata come una girandola, un cenno all’infanzia e alla nostalgia appunto.

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Vecchio logo Google Foto

 

Nuova icona Google Foto

La forma resta famigliare nonostante l’aggiornamento. La nuova esperienza semplificata di Google Foto sarà implementata nelle prossime settimane su Android e iOS.

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La community al centro del restyling di Waze

Waze aggiorna la sua immagine coordinata celebrando la community. Con la graduale ripresa della mobilità, la piattaforma di navigazione, sempre di proprietà di Google, ha riprogettato l’interfaccia utente e rivisitato il suo design.

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La social navigation app gratuita ha deciso di accogliere gli automobilisti nuovamente sulle strade con una nuova user experience.

waze user interface

Obiettivo: migliorare l’esperienza di guida degli utenti e il tempo trascorso in auto, sono 130 milioni in tutto il mondo le persone che utilizzano l’app.

Per comprendere i bisogni e i desideri degli utenti, la community è stata coinvolta durante il percorso di restyling. Un processo fatto di conversazioni che molto spesso hanno assunto forme diverse, da normali incontri a ricerche approfondite condotte su 13.000 autisti. Queste informazioni hanno chiarito all’azienda gli obiettivi da intraprendere.

Waze vuole guidare il cambiamento con disegni audaci, intende mostrare la sua unicità attraverso la palette colori:

“Non eravamo interessati ad essere un marchio tecnologico pulito, minimale, “elevato” perché non si tratta solo di tecnologia. Abbiamo la community con noi. Dobbiamo riflettere su questo. In questo senso, siamo un po’ “non tecnologici” nel nostro approccio. Stiamo inseguendo qualcosa che sia amichevole, organico e gioioso” scrive in un articolo Jake Shaw, Head of Creative di Waze.

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Il nuovo look è molto più colorato e mette in primo piano anche la capacità dei singoli conducenti di condividere le loro emozioni attuali con Moods, un set di icone selezionabili dall’utente che possono riflettere il suo umore mentre sta guidando.

Radio Italia cambia il suo logo storico

Tra i casi italiani spicca il rebranding totale di Radio Italia che in un momento storico così particolare riparte con il piede giusto. Negli ultimi anni l’emittente ha saputo evolvere facendo passi da gigante, dagli ascolti agli eventi, fino alle partnership.

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Il cuore italiano non più visibile nel logo resta comunque nell’anima della radio:

“La musica è vita, la musica è mutevole e non può essere circoscritta e lo stesso vale per Radio Italia che da sempre sostiene e valorizza tutta la musica Made in Italy. Anche i nostri ascoltatori più fedeli hanno accolto con grandissima positività questo cambiamento e per noi è sicuramente la vittoria più grande” dichiara Alessandro Volanti, Direttore Marketing di Radio Italia.

logo radio italia

Vecchio logo di Radio Italia

Il lavoro di riprogettazione è durato quasi un anno. Un lungo e delicato processo che ha portato nuova energia e vitalità:

“Abbiamo deciso di legarci ad una gamma di colori perché per noi la musica, elemento fondamentale della nostra proposta editoriale, non può essere rinchiusa in un colore solo” continua Volanti.

Al progetto ha lavorato l’art director Sergio Pappalettera fondatore di Studio Prodesign:

“Non sono previste forme regolari, ma tagli e colori che quasi cancellano i confini e una mappa di tonalità per trasmettere profondità e movimento senza segnare dei limiti rigidi. Un disegno che rappresenta, per me, il lavoro della Radio nel panorama musicale italiano, capace da sempre di coinvolgere e promuovere tutti i suoi protagonisti”.

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Per il lancio della nuova identità, il 27 e il 28 giugno, Radio Italia solomusicaitaliana e Radio Italia Tv sono state affidate nelle mani sapienti degli artisti, che hanno preso per un’ora il comando.

Un’esplosione di creatività attraverso la personalità e il talento dei cantanti italiani che da sempre contraddistinguono l’emittente e danno voce ai suoi palinsesti.

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Come i sondaggi e le ricerche di mercato ci aiuteranno nella ripresa

  • Oggi ci troviamo a fare i conti con ciò che il lockdown ci ha lasciato alle spalle e la lenta ripartenza degli acquisti da parte dei consumatori.
  • I sondaggi sono utili per capire i cambiamenti interni, tra i clienti che già abbiamo acquisito, e valutare nuove possibilità del mercato.

In questo 2020 le abitudini di acquisto hanno subito un drastico cambiamento nel giro di pochi mesi per via dell’emergenza sanitaria. Per studiare la nuova customer journey possiamo affidarci alle statistiche dei sondaggi e delle ricerche di mercato.

Sono tante le ricerche che parlano di come è cambiato il rapporto tra i consumatori e le aziende: il poter effettuare ordini e consegne dagli store online è diventato fondamentale per moltissimi business che prima si affidavano solo alle visite nei negozi fisici.

Specialmente nel pieno lockdown si sono registrati picchi di ordini che riguardavano strumenti per l’home fitness, lo smart working e il food delivery.

Adesso ci troviamo a fare i conti con ciò che il lockdown ci ha lasciato alle spalle e la lenta ripartenza degli acquisti da parte dei consumatori. In momenti di incertezza economica, ogni valutazione all’acquisto diventa fondamentale e le aziende devono essere pronte a capire i nuovi bisogni e affrontare le nuove remore degli utenti.

I sondaggi sono utili per capire i cambiamenti interni, tra i clienti che già abbiamo acquisito, e valutare nuove possibilità del mercato. Servono ad esempio:

  • per valutare la pianificazione del lancio di un prodotto;
  • modificare dei servizi;
  • analizzare il sentimento verso l’azienda;
  • profilare fan e utenti.

Un’altra frontiera è usare i sondaggi per fare lead generation, intercettando l’audience che condivide la nostra mission e valori per aumentare la percezione di vicinanza tra il Brand e il pubblico e, nel frattempo, arricchire il database di contatti.

Le ricerche di mercato, invece, si pongono verso la possibilità di acquisire un nuovo pubblico e valutare le idee che abbiamo in mente per aprirci verso un nuovo mercato.

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Perché profilare gli utenti e i fan in base agli interessi

Quando costruiamo un sondaggio la prima cosa da tenere in considerazione è il “Why”.

Perché lo stiamo facendo? Quali dati vogliamo ottenere? Quali ipotesi vogliamo verificare?

Nel caso della profilazione è utile segmentare il nostro pubblico per i cosiddetti “Interessi”.

Alcuni esempi di pubblici che abbiamo acquisito possono essere:

  • database di contatti (email e\o) numeri di telefono;
  • fanbase sui social;
  • community nei gruppi e forum.

Ottenere il contatto è solo il primo step di una strategia vincente. Adesso si parla sempre di più di marketing costruito sulla persona, per questo dobbiamo conoscere al meglio preferenze e gusti dei nostri utenti e, siccome non sono tutti uguali, fare un sondaggio ci aiuta a conoscerli meglio e creare delle “categorie” per fare delle comunicazioni ad hoc o costruire dei servizi mirati.

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Sondaggi per fare Lead Generation

Per trasformare utenti in lead profilati è indispensabile fare un’attività di Lead Generation, ovvero di acquisizione di contatti. I sondaggi sono spesso usati come iniziativa per aumentare il numero di email all’interno dei propri database, unendo in un solo passaggio la fase sia di acquisizione che quella della profilazione.

Dobbiamo tenere in considerazione che per avviare un’attività del genere si devono
conoscere le normative che riguardano il trattamento dei dati personali sia italiana che la GDPR europea. Per questo i software utilizzati devono essere in linea con le normative.

Inoltre in questo particolare caso, la costruzione delle domande deve essere più legata alle sensazioni, alla vision e ai valori dell’audience per ottenere alti tassi di conversione.

In quest’ottica è utile fare un sondaggio le cui risposte sono dei video o delle immagini che possono essere:

  • emozionali;
  • descrittive;
  • di intrattenimento.

Indagini e ricerche di mercato su nuovi mercati

Quando l’azienda ha l’esigenza di approcciarsi a un pubblico sconosciuto potrebbe essere pericoloso farlo totalmente al buio, non conoscendo abitudini, insicurezze e demografia.

La ricerca serve per comprendere diversi aspetti del mercato di riferimento per evitare errori di valutazione. Per migliorare la qualità del prodotto, del servizio o anche solo comprendere come costruire la comunicazione è fondamentale iniziare un dialogo diretto.

In questo caso i dati acquisiti possono essere anche solo aggregati, in quanto non abbiamo bisogno di conoscere nome, cognome e\o email dei soggetti coinvolti ma ottenere un gran numero di dati per effettuare un’analisi precisa che serve per smentire o confermare le nostre ipotesi.

Alcuni consigli per la creazione delle domande

Dopo ad aver risposto al nostro “Why” sappiamo che non tutti i sondaggi sono uguali e devono essere costruiti in base a cosa vendiamo, al nostro stile di comunicazione, alla mission aziendale e soprattutto al target di riferimento.

Fare una profilazione per interessi è diverso da fare un’indagine di mercato per cui le domande devono essere pensate e non copia\incollate da modelli disponibili online, anche se possono essere una valida guida iniziale.

Ciò che ti suggeriamo è:

  • scrivi delle domande brevi e semplici;
  • falle leggere anche ai tuoi collaboratori e a un piccolo campione di persone per verificarne la chiarezza;
  • crea delle risposte coinvolgenti con immagini e\o video;
  • associa alle risposte a un interesse;
  • non creare un questionario troppo lungo.

Anche se la tua azienda in passato ha già effettuato un’operazione simile adesso i risultati potrebbero essere molto diverse per via del cambiamento sanitario, sociale, economico che stiamo vivendo giorno per giorno. Per affrontare la riapertura al meglio dobbiamo munirci di dati da analizzare e cambiare di conseguenza le nostre strategie.

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La personalizzazione è la chiave dello shopping online (e le persone non vogliono più farne a meno)

  • Un eCommerce che voglia cavalcare l’ondata di piena degli acquisti online non può prescindere dal creare esperienze di acquisto su misura.
  • Una ricerca di Global Index rivela le aspettative più comuni degli online shopper e le strategie più efficaci per fidelizzare i clienti.

 

Ancor prima che arrivasse la crisi sanitaria del Covid-19, il panorama dello shopping online era già un luogo molto affollato e competitivo.

Il lockdown ha reso ancora più saturo il mondo eCommerce. Un dato particolarmente interessante ci viene in soccorso: in ben 17 mercati, il 36% dei potenziali clienti abituati a fare acquisti in luoghi fisici hanno spostato il loro interesse negli acquisti online.

La causa di questa saturazione è dovuta in grossa parte alla necessità di chiusura dei negozi fisici e alla conseguente fioritura spasmodica di eCommerce di categorie merceologiche un tempo lontane dal mondo digitale.

In alcuni casi, tuttavia, questa necessità sbatte con una poco valutata presenza online e una capacità di attrazione lontana dalle aspettative dei consumatori.

I consumatori sono molto meno disposti ad accettare un approccio generale all’acquisto, e a tutto ciò che lo anticipa. Pertanto, i marchi che si sforzano di offrire un’esperienza di acquisto online più personale sono i più attrezzati per resistere alla concorrenza.

Qui approfondiamo il motivo.

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L’attuale panorama dello shopping online

È troppo presto per esprimere un giudizio analitico su cosa accadrà nel mondo e nella mente dei consumatori una volta superato questo momento di crisi globale ma possiamo certamente analizzare l’attuale panorama dello shopping online.

All’apice della gerarchia dei gruppi che acquista maggiormente ci sono sempre loro: i Millennial. Dall’inizio della pandemia la crescita degli acquisti è salita del 50% circa, le categorie merceologiche di riferimento sono pressoché tutte.

Dovendo analizzare l’andamento per genere troviamo che gli uomini concentrano i loro acquisti in alcol ed elettrodomestici, mentre le donne sono in vantaggio per i prodotti di bellezza e cosmetici. Ma qual è la motivazione che li spinge a scegliere questo o quel negozio online?

Perché la personalizzazione è un vantaggio per qualsiasi rivenditore

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La personalizzazione è la risposta. Nell’ambito eCommerce consiste nel sfruttare il potere dei dati dei consumatori per fornire percorsi su misura agli acquirenti online. L’obiettivo finale è fornire un’esperienza che piaccia agli individui in base alle loro esigenze, priorità e preferenze. In altre parole, incentivare i clienti presentando un’offerta che non si può rifiutare.

Pertanto, la personalizzazione è fondamentale per attrarre, acquisire e incoraggiare i clienti ad effettuare un acquisto.

Un ricerca di global web index sugli utenti degli shop online sostiene che:

  • Il 16% scopre i marchi tramite raccomandazioni di acquisto personalizzate sui siti Web.
  • Il 50% tende a optare per premi fedeltà dei marchi.
  • Il 24% sarebbe più motivato a promuovere un marchio online quando i prodotti/servizi è rilevante per i propri interessi.

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La segmentazione del cliente è la porta di accesso alla personalizzazione

I consumatori trascorrono circa 6 ore al giorno online, distribuiti equamente tra cellulari e PC. Mentre sono online, i consumatori passano in media 2 ore e mezza al giorno sui canali social.

Sebbene l’opportunità di raggiungere un pubblico diverso stia crescendo, specialmente online, non c’è dubbio che i consumatori stanno diventando sempre più esperti ed esigenti.
Il loro rifiuto della pubblicità globale non è nuovo ma è pur vero che si aspettano:

  • Più contenuti su misura.
  • Customer journey senza soluzione di continuità.
  • Una relazione uno a uno con i marchi.

Fortunatamente il marketing personalizzato può aiutare i rivenditori a superare queste sfide.

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Ogni segmento di consumatore (o “gruppo”) garantisce il proprio approccio personalizzato, determinato dai gusti, dai bisogni e dalle motivazioni di coloro che vi si trovano al suo interno.
In pratica, ciò significa fornire un’esperienza di acquisto eCommerce end-to-end su misura in ogni punto di contatto.
Sottoponendosi alla segmentazione, i marchi possono scoprire nuove opportunità per rafforzare il loro rapporto con i consumatori.

Ma non basta, poiché sebbene sia semplice da definire, è quasi impossibile cambiare o influenzare i comportamenti attraverso la pubblicità basata solo sulla segmentazione demografica. I consumatori sono semplicemente molto più complessi della loro età, reddito o posizione.

È possibile cambiare o influenzare i comportamenti attraverso la pubblicità basata sulla segmentazione comportamentale, ma solo fino a un certo punto. Piuttosto che osservare semplicemente le loro azioni, gli esperti di eCommerce devono sapere perché i consumatori fanno le cose, poiché questa è la chiave per raggiungerli a livello emotivo. Come? In questo caso, la segmentazione attitudinale aiuterà i marketer a scoprire in dettaglio ciò che i clienti apprezzano di più in un’esperienza di shopping online.

shopping online

I rivenditori online devono adattarsi al proprio pubblico

Nonostante l’aumento della concorrenza e un mercato eccessivamente saturo, il profitto nelle vendite online si ottiene solo attraverso una corretta personalizzazione.
La segmentazione attitudinale consente di attingere alle cose che interessano ai clienti e di amplificare questi fattori attraverso la funzionalità del sito Web.

Ma la personalizzazione non si limita nello sfruttamento della conoscenza dei potenziali clienti ma a mostrare come ci si adatta e si cambia con loro.
Gli atteggiamenti e le motivazioni dei consumatori sono influenzati da una varietà di fattori, il che significa che i loro tratti non sono mai fissati. I segmenti target e i mercati in cui vivono cambiano costantemente, quindi vale la pena stare in allerta.

stories instagram test

Tutte le Stories in un’unica pagina: è l’ultimo test di Instagram

Si può tranquillamente dire che le Instagram Stories sono oggi uno dei migliori prodotti di Facebook.

A partire dallo scorso anno, circa la metà degli utenti di Instagram – ovvero 500 milioni di persone – ha interagito quotidianamente con questi contenuti. Si tratta di quasi il doppio dell’intera base di utenti attivi giornalieri di tutta Snapchat, che per prima ha reso popolare il formato effimero.

Ora, sembra che Instagram stia testando un modo per espandere l’esperienza delle Stories, rendendola più centrale nell’applicazione.

LEGGI ANCHE: 8 funzionalità delle Instagram Stories da usare per dare visibilità al tuo brand

stories instagram

Il test

La società sta testando una nuova funzionalità che permetterà agli utenti di Instagram di vedere più Storie in una sola volta, sia sulla schermata iniziale che in una nuova esperienza dedicata.

Nel test, gli utenti vedranno inizialmente due righe di Stories invece di una nella parte superiore dello schermo quando apriranno per la prima volta l’app Instagram. Un pulsante apparirà anche sotto quest’area estesa di Storie che permette di cliccare su “Vedi tutte le Storie”.

In questo modo si aprirà una nuova schermata in cui è possibile visualizzare e scorrere tutte le Storie disponibili in un’esperienza a tutto schermo.

La funzione è stata individuata per la prima volta dal social media manager californiano Julian Gamboa alla fine della scorsa settimana, che ha condiviso uno screenshot della nuova interfaccia su Twitter.

Instagram ha confermato che per il momento si tratta di un test con un piccolo numero di utenti, avviato ormai da oltre un mese.

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Il business delle Stories

Non è una sorpresa che Facebook cerchi di sviluppare nuove idee che gli consentirebbero di spingere un numero maggiore di utenti ad utilizzare e interagire con le Stories, dato l’enorme appeal del prodotto, la sua crescita e la crescente importanza per gli inserzionisti.

Nel terzo trimestre del 2019, Facebook ha definito le Stories una delle sue aree di maggiore crescita, notando che allora 3 milioni dei suoi 7 milioni di inserzionisti totali facevano pubblicità su Facebook, Instagram e Messenger Stories messi insieme. Nel quarto trimestre, il numero di inserzionisti che utilizzano Story Ads è cresciuto fino a 4 milioni.

Per soddisfare le esigenze degli inserzionisti, lo scorso anno Facebook ha introdotto anche nuovi modelli personalizzabili in cui le aziende possono caricare le loro foto e video, quindi scegliere tra diversi layout, colori e opzioni di testo per rendere più coinvolgenti le Stories.

Il numero totale di impression pubblicitarie nei servizi di Facebook è cresciuto del 39%, secondo quanto emerge dai dati del primo trimestre 2020. E l’azienda ha attribuito il salto anche alle Stories.

Tuttavia, Facebook ha spesso affermato che gli annunci di Stories monetizzano a tassi più bassi rispetto al News Feed – qualcosa che l’azienda ritiene che cambierà a lungo termine con la migrazione di un maggior numero di inserzionisti verso i contenuti volatili.

Se Instagram decidesse di lanciare pubblicamente la nuova schermata dedicata alle Storie, potrebbe catturare più utenti giornalieri e quindi, a sua volta, più inserzionisti.

social media ripartenza

Blog e social media ti aiutano a comunicare la ripartenza

  • In questo momento di ripartenza ciò che è essenziale è non fermarsi e continuare a comunicare i valori e le iniziative della propria azienda.
  • Utilizza i social media e il blog aziendale per mettere al corrente la tua community di tutti i cambiamenti che hai dovuto affrontare nella tua azienda.
  • Onestà, sincerità, chiarezza e umanizzazione sono valori fondamentali per costruire una community attiva e coinvolta.

 

Se si dovesse descrivere questo momento economico e sociale con due parole, quelle giuste sarebbero di sicuro: incertezza e ripartenza. Il mondo sembra essersi fermato e, a tratti, si fa fatica a capire come rimetterlo in modo.

Dal punto di vista professionale, ciò che è essenziale in questa fase è non fermarsi, continuare a comunicare i valori e le iniziative della propria azienda e, magari, reinventarsi. Almeno per i primi tempi.

Ciò che è certo è che comunicare è sempre meglio che restare in silenzio. 

In questo periodo, affidarsi – ancor di più – ai canali social, ai blog e ai professionisti per rilanciare o mantenere viva la comunicazione della tua impresa è davvero fondamentale. Per questo motivo, è utile tenere a mente alcuni consigli per la ripartenza.

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 ripartenza

Non fare finta di niente…

Gli ultimi mesi hanno messo a dura prova moltissime attività commerciali ed altrettanti professionisti: nella tua comunicazione non negarlo, non far finta di niente e comunica che qualcosa è cambiato. Racconta al tuo pubblico e ai tuoi clienti in che modo hai modificato la tua attività o il modo di relazionarti ad essi.

Utilizza i social media per mettere al corrente la tua community di tutti i cambiamenti che hai dovuto affrontare o raccontali in un articolo sul tuo blog aziendale. Ricorda, però: cerca sempre di mantenere un tono “leggero”, non essere drammatico e cerca di infondere positività.

blog e social media per ripartire

…ma non spaventare il tuo pubblico

La situazione per molti è davvero complicata. La rabbia di aver perso molto economicamente e umanamente potrebbe pervaderti e trasparire nella tua comunicazione. Eppure, questo non è il modo giusto di interfacciarti al tuo pubblico sui social e tramite blog. Se hai un ristorante, ad esempio, ciò che ti auguri è che le persone tornino a passare dei momenti felici da te. Cerca di comunicare la possibilità che tutto ritorni come prima, o quasi.

Anche se è difficile, siamo in fase di ripartenza. E – più o meno – siamo tutti sulla stessa barca. Punta sul senso di comunità che lega imprenditori e professionisti, clienti e dipendenti. Sii gentile con il tuo pubblico. E, se puoi, renditi utile per gli altri.

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Individua le (nuove) risorse

Hai bisogno di nuove risorse e nuovi strumenti a cui affidarti. In questi mesi, video call e dirette social sono diventate fondamentali per rimanere in contatto con il proprio pubblico. Le consulenze in azienda si sono trasformate in consulenze online, i seminari in webinar e i corsi di formazione in video lezioni.

La tecnologia nasce per abbattere le distanze, ma molto spesso la utilizziamo nel modo sbagliato. Questo è il tempo di cogliere le sue reali potenzialità e sfruttarle al massimo, nel migliore dei modi.

Condividi con il tuo pubblico le tue competenze, le tue risorse, mettici la faccia e dialoga con loro attraverso i tuoi canali social.

Ripensa i tuoi servizi in modo che siano funzionali alla situazione: in questi mesi, se sei in grado di farlo, potresti mettere a disposizione delle prove gratuite dei tuoi prodotti, delle offerte pensate per i tuoi clienti o fornire dei servizi aggiuntivi per aiutare persone e clienti in crisi.

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Una strategia di comunicazione interna per ripartire

Prima di rivolgerti al tuo pubblico, potrebbe essere una buona idea quella di progettare una nuova strategia di comunicazione interna. Se all’esterno è cambiato e sta cambiando qualcosa, prima di tutto quel qualcosa si è modificato all’interno della tua azienda. Comunica ai tuoi dipendenti cosa è diverso dal passato, solo in questo modo riuscirai a comunicare la situazione in maniera ottimale anche al tuo pubblico.

In che modo procedere? Organizzare riunioni con i tuoi dipendenti è un modo per informarli della situazione e parlare con loro “faccia a faccia”, rispondendo alle loro domande o ponendo soluzioni ai loro problemi. Individuare le criticità che la situazione di emergenza ha fatto sorgere all’interno della tua azienda è un ottimo punto di partenza. Purtroppo, nel peggiore dei casi sarai costretto a dover dare delle cattive notizie al tuo team: cerca di essere sincero e di prevedere un margine di ripresa.

Umanizza il tuo brand in ottica di ripartenza

Questo è un consiglio utile in ogni caso. Umanizzare un brand può rivelarsi davvero una scelta intelligente per abbattere quelle distanze che, in molti casi, si creano tra azienda e clienti. Soprattutto adesso, non devi mostrarti invincibile. Anche perché rischieresti di risultare agli occhi del tuo pubblico tutt’altro che onesto e sincero e questo è sempre un male per la tua impresa.

Onestà, sincerità, chiarezza e umanizzazione sono valori fondamentali per costruire una community attiva e coinvolta.

Navigare in un mare di incertezza può essere davvero una situazione difficile da affrontare, anche per le aziende più solide. Eppure mantenendo un contatto diretto con clienti e dipendenti, cercando di essere più onesto possibile con loro ed essendo aperto al cambiamento e alla riorganizzazione riuscirai sicuramente a farcela!

Content Marketing nel B2B

Il ruolo del Content Marketing nel B2B tra numeri, esempi e casi di studio

  • Il Content Marketing nel B2B aiuta le aziende ad attrarre, educare e costruire una relazione con l’utente lungo tutto il percorso d’acquisto;
  • Nella maggior parte delle aziende non c’è una persona dedicata full-time al Content Marketing, il 50% esternalizza la creazione del contenuto;
  • Casi Studio e Webinar, due tipologie di Contenuto usate nel B2B per catturare l’attenzione dell’utente e aumentare la reputazione e l’affidabilità dell’azienda.

 

I processi di acquisto nel mercato B2B sono molte volte più lunghi e costosi che nel B2C. Pensiamo per esempio a un software, a un macchinario per la produzione in azienda, a una consulenza specialistica.

Oltre il tempo maggiore dal contatto iniziale all’acquisto, nel B2B si affrontano anche complessità nel far capire cosa si propone, le caratteristiche del prodotto e del servizio a più stakeholder, non solo tecnici e utilizzatori finali, ma anche ad altri attori che entrano nel processo decisionale, come per esempio manager non tecnici, ufficio acquisti, ecc.

Questa complessità si sposa nel marketing con l’approccio inbound, che vede nel contenuto informativo ed educativo un elemento centrale della strategia, per educare l’utente al prodotto e servizio e poi accompagnarlo e rassicurarlo durante tutto il customer journey, fino alla retention e il referral.

Il content marketing nel B2B è quindi una strategia cardine, con il sito web luogo ideale di contenuto, seguito da social, email, ma anche conferenze e incontri dal vivo.

Nei prossimi paragrafi esploreremo il contesto e le dinamiche del content marketing nel B2B, quali strategie di contenuto vengono maggiormente utilizzate, quante persone sono dedicate ai contenuti, quali riscontri portano.

Successivamente ci focalizzeremo su due tipi di contenuto molto utilizzati nel B2B: i casi studio e i webinar.

Inbound Marketing

Un breve recap sull’inbound Marketing. Si tratta di una metodologia, approccio, filosofia, codificata da Hubspot, azienda B2B di software, per attrarre potenziali clienti e successivamente farli diventare promotori spontanei della nostra attività. Non è obbligatorio utilizzare l’inbound marketing, ma soprattutto nel caso di acquisti complessi come nel B2B, aiuta ad accompagnare l’utente nel percorso di acquisto e promozione.

Il cuore dell’inbound marketing sono i contenuti e le esperienze su misura con l’utente al centro, grazie all’utilizzo di strumenti di marketing automation e analisi approfondite. Segue una logica di attrazione, con l’utente che trova il brand, grazie proprio a un contenuto di valore, che risponde a eventuali problemi che potrebbe incontrare. Il contrario è l’outbound marketing che approccia all’attenzione dell’utente con l’interruzione, come nel caso dei banner pubblicitari.

Flywheel hubspot

Fonte: Hubspot

Un esempio pratico di inbound marketing. Un’azienda ha difficoltà a organizzare, proteggere, aggiornare la propria documentazione cartacea, dall’altra parte c’è un software che permette di digitalizzare e gestire la documentazione. L’utente cerca su Google “consigli per organizzare la documentazione” trova un’infografica dell’azienda software con i “10 consigli per…” (lead magnet) e lascia la mail per scaricare il contenuto. L’utente è contento di aver trovato una risposta e allo stesso tempo è entrato in contatto con il brand, che sa ora che quell’utente ha un problema da risolvere e che il software potrebbe fare al caso suo. Una volta ottenuto il lead, viene nutrito sempre con il contenuto, lungo tutto il funnel, anzi utilizzando l’approccio di Hubspot, viene nutrito nel percorso del modello flywheel.

Si crea quindi con il tempo una relazione che porta alla conoscenza e fiducia, fino alla chiusura con l’acquisto del prodotto e servizio. Se e quando ciò accade, la relazione continua anche nel post-vendita con il cliente che viene aiutato a raggiungere il successo e diventa un promotore spontaneo dell’attività.

I numeri del Content Marketing nel B2B

Una ricerca del Content Marketing Institute, ha indagato lo stato e i trend del Content Marketing nel B2B con un survey che ha coinvolto oltre 650 marketers.

I top 3 obiettivi raggiunti dagli intervistati con il content marketing nel 2019 sono stati: creare brand awareness (86%); educare l’audience (79%); costruire credibilità/ fiducia (75%). Obiettivi top-of the funnel insomma, dall’altra parte tra gli obiettivi meno raggiunti: costruire audience abbonate/ iscritte (45%); generare vendite/ ricavi (53%), costruire fedeltà con i clienti acquisiti (63%). Dati comunque alti e in crescita rispetto l’anno precedente.

Content Marketing nel B2B

Un altro dato interessante è l’allocazione delle risorse e la struttura del team dedicato al contenuto in azienda. Nelle aziende più grandi c’è sia un team centralizzato che team individuali che si occupano di content marketing per l’organizzazione (36%). Nelle aziende medie (52%) e piccole (70%) prevale un team di poche persone o con solo una persona. Per almeno 1/3 degli intervistati non c’è una figura dedicata full-time al content marketing. Il 50% di aziende B2B esternalizza una parte del lavoro diContent Marketing, in particolare l’attività di creazione contenuti.

Content Marketing nel B2B

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Solo due terzi (66%) dei programmi di content marketing dà priorità alle esigenze informative del proprio pubblico rispetto al messaggio commerciale/promozionale della propria organizzazione. Sarebbe bene in questo caso arginare le richieste dei commerciali che spingono in questa direzione promozionale, soprattutto quando i lead acquisiti non hanno ancora compreso bene o acquisito fiducia con un percorso di contenuti adeguato.

I canali preferiti per la distribuzione dei contenuti nel Marketing B2B. Social media (91%), Sito web e Blog (89%), Email (87%), Eventi, Conferenze (63%), Guest post (48%), Relazioni con media e influencer (34%). Per quanto riguarda le campagne a pagamento sui contenuti, l’84% ne usufruisce, soprattutto con social media adv (72%), sponsorship per esempio di workshop (66%), Search Engine Marketing (61%).

I casi studio nel B2B

I casi studio nel content marketing B2B aiutano a costruire credibilità e fiducia verso il brand. Nel B2B gli acquisti spesso sono complessi, lunghi e hanno un notevole impatto economico. La riprova sociale, con recensioni, casi studio, pagina clienti, aiuta ad aumentare la fiducia verso il brand e diminuire le barriere di ingresso per un nuovo potenziale cliente.

Inoltre i casi studio consentono di costruire uno storytelling intorno al brand. Pensate alla struttura classica del caso studio, il cliente aveva questo problema, con il nostro aiuto è riuscito a risolverlo e a raggiungere il successo. I casi studio con la loro struttura narrativa possono raccontare non solo come lavora il brand, ma anche i suoi valori e come li applica concretamente. Possono aiutare inoltre a far immedesimare il prospect nella storia, attraverso la condivisione di problemi comuni. Per questo ogni caso studio che si rispetti presenta nella struttura un problema e una soluzione.

I casi studio possono essere rappresentati nelle forme più diverse, dal testo sul blog, al video racconto, al podcast con l’intervista, ad un evento live e anche in momenti diversi del Customer Journey, sia sul sito web come primo contatto sia anche offline nelle presentazioni del commerciale al potenziale customer.

LEGGI ANCHE: Le emozioni contano più nel marketing B2B che nel B2C (anche se forse avresti detto il contrario)

Tips per i case studies

  • Stabilisci l’obiettivo che vuoi raggiungere prima di iniziare e affronta diversi aspetti e soluzioni che il tuo prodotto o servizio aiutano a risolvere. Per esempio aderenza alle normative, aumento della produttività, aumento della qualità, ecc.
  • Prova diversi canali e mezzi. Lo stesso caso studio può essere un video per il tuo sito web, un’infografica per Pinterest, un post per i social.
  • La scelta del cliente. Un’azienda cliente conosciuta sicuramente porta maggiore autorevolezza al tuo brand, inoltre un’azienda che ha raggiunto risultati notevoli con il tuo prodotto, con cui sei maggiormente a contatto e ben istruita sul tuo prodotto.
  • Autorizzazioni e approvazioni. Sia prima della creazione del caso studio che alla fine della realizzazione è importante avere sia l’autorizzazione, sia l’approvazione dell’azienda cliente. Molte aziende hanno infatti policy che non permettono di pubblicare i loro loghi o nomi da parte dei fornitori. Inoltre il consiglio è coinvolgere pienamente il cliente fin da subito, dichiarando il tuo obiettivo e incentivandolo a partecipare, sia con vantaggi a livello di reputation che magari con benefit.

L’esempio di Facebook e Mercedes

Un esempio interessante di Caso Studio è quello di Facebook e Mercedes nella sezione Success Story di Facebook for Business. Il Caso studio è semplice da leggere e utilizza testo, icone, immagini, video e numeri. Parte con l’immagine di copertina e subito una frase con l’obiettivo raggiunto da Mercedes “Attrarre più lead con Facebook Custom Audience e Lookalike audience”. Interessanti anche i numeri messi in risalto per dimostrare il successo raggiunto. Screen e video che raccontano come hanno lavorato insieme le due aziende. I risultati raggiunti e infine i commenti da parte del cliente che racconta l’esperienza e la soddisfazione.

I Webinar

Prima della pandemia, qualcuno si chiedeva se nel 2020 il Webinar fosse ormai in fase di declino. In questi mesi la situazione è totalmente cambiata e la formazione in aula si è spostata completamente sul digitale, con il webinar strumento principale insieme alle dirette social per entrare in relazione con gli utenti.

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Nel Content Marketing B2B, il Webinar è uno dei migliori mezzi per generare lead di qualità per i commerciali, soprattutto se si scelgono argomenti specifici che rispondono all’offerta di valore dell’azienda e al bisogno del potenziale cliente. Il Webinar inoltre può essere utilizzato in diversi punti del customer journey, sia in fase di awareness, che di lead nurturing, così come di retention e per il referral.

Altre caratteristiche positive del Webinar sono l’alto contenuto educativo e informativo che si può trasmettere sul proprio prodotto e servizio, la possibilità di entrare direttamente in contatto con i potenziali clienti, soprattutto in fase di live e il fatto di poter mostrare la propria esperienza e autorità in un determinato campo.

Alcuni tips per i webinar

  • Argomento. Scegli un tema specifico su cui hai molta esperienza e puoi trasmettere reale valore all’utente. Il tema dovrebbe inoltre rispondere alle domande che solitamente vengono poste dal possibile cliente. Per questo è importante allinearsi con il team commerciale per scegliere l’argomento da trattare. Può essere interessante anche organizzare webinar in partnership con altre aziende con cui collabori.
  • Strumento. Nel momento in cui decidi di organizzare un webinar, scegli il tool più adatto considerando il numero di partecipanti, la possibilità di registrazione, ma anche l’interazione che lo strumento consente tra speaker e utente.
  • Giorno e orario, tempo. Molto importante tenere in considerazione, è la possibilità di partecipazione dell’audience al Webinar. Puoi per esempio basarti sui dati di Analytics per capire il momento migliore di affluenza sul sito in caso di utenti sconosciuti, o se il webinar è indirizzato a lead iscritti o clienti, puoi inviare un sondaggio chiedendo il giorno e orario di preferenza. Secondo ON24 il giorno e orario migliore è giovedì 10-11. Il consiglio è di mettere a disposizione la registrazione, per chi non potesse partecipare, soprattutto nel caso del B2B dove l’84% guarda il video successivamente.
  • Promozione. Sempre facendo riferimento alle statistiche di GoToWebinar, molte registrazioni avvengono il giorno stesso dell’evento, comunque la promozione dovrebbe svolgersi almeno una settimana prima. Un consiglio è di prevedere anche email di reminder e anche di inserire l’evento nel calendario del partecipante.
  • Partecipazione. Non creare webinar con presentazioni piene di testo e uno speaker che non coinvolge l’audience, potresti rischiare una perdita immediata di attenzione. Per esempio una pratica interessante potrebbe essere quella di chiedere ai partecipanti prima dell’evento di porre domande a cui lo speaker risponderà in diretta e di farli intervenire in diretta creando confronti costruttivi.
  • Rimani in contatto. Dopo il webinar, rimani in contatto con la tua audience, invia il materiale, la registrazione, ma richiedi anche un feedback e/o un sondaggio per futuri webinar.
  • Insight. Una volta finito il webinar è importante allinearsi con le vendite e condividere il comportamento dei partecipanti, per stabilire azioni mirate verso il prospect e proseguire nell’accompagnamento alla vendita.
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4 fattori che i brand dovrebbero considerare per la ripartenza nel settore Travel

  • Riprendono i viaggi in sicurezza, ma nulla sarà come prima. I consumatori, in questo periodo, sono ancora riluttanti a volare.
  • Un’attenta analisi, rivela che la maggior parte dei viaggiatori cambierà i propri comportamenti e anche gli operatori del settore Travel devono adeguarsi.

 

Il 13 maggio 2020, la Commissione europea ha pubblicato una guida per la ripresa dei viaggi in sicurezza. Ora che la filiera del Travel, compatibilmente con le norme vigenti, ha ricominciato la programmazione e la vendita di viaggi, è il momento di guardare ai primi dati del settore, per ipotizzare le sorti delle vacanze estive 2020.

Secondo Nicky Kelvin, Content Director di The Points Guy UK:

Il mondo che vediamo non sarà più lo stesso di prima che entrassimo nel lockdown. Da come prenotiamo, a dove e perché viaggiamo, dalla nostra scelta dei posti sull’aereo, a quali rischi finanziari e di sicurezza siamo disposti ad assumere… sicuramente da questa crisi mondiale emergeranno viaggiatori diversi rispetto a prima dell’inizio della pandemia.

Secondo un’indagine del Confturismo Confcommercio, in collaborazione con Swg, gli italiani che oggi pensano di fare le valigie tra giugno e agosto è passata dal 19% di aprile al 48%, ma siamo ancora molto lontani dal 70% dello stesso periodo dell’anno scorso. L’UNWTO ha avvertito che gli arrivi di turisti in tutto il mondo potrebbero scendere fino al 30%.

Interessante l’indagine condotta da Ipsos, per capire il “mood” degli italiani di fronte alla pandemia: alla domanda “Se si dovesse sbloccare la possibilità, lei pensa di fare una vacanza di almeno una settimana lontano da casa questa estate?” il campione esaminato ha risposto SI al 39%, NO al 38% (nella metà dei casi per paura, mentre un terzo per mancanza di soldi); e FORSE al 23%.

Attualmente, a livello mondiale, oltre la metà dei consumatori ha ritardato la prenotazione di una vacanza. In Francia, ad esempio, i ritardi negli acquisti delle vacanze sono passati dal 28% a metà marzo al 48% a metà aprile. Questo numero sale al 60% tra i consumatori in Cina e Singapore. 

1. Le vacanze sono ancora un acquisto prioritario, nonostante l’epidemia

priorità italiani coronavirus

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Secondo il Global Web Index Custom Research, un’indagine effettuata a fine aprile su 15.274 utenti in Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Irlanda, Italia, Giappone, Nuova Zelanda, Filippine, Sud Africa, Singapore, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, compresi tra i 16 ed i 64 anni.

I consumatori danno ancora la priorità alla prenotazione di una vacanza (23%) rispetto ad altri acquisti come l’acquisto di vestiti (17%), di un nuovo smartphone (13%), elettrodomestici (12%), dispositivi elettronici (11%) e automobili (9%). La prenotazione di una vacanza è la massima priorità per quasi tutti i mercati intervistati, a parte l’India e il Sudafrica, dove prevale l’acquisto di vestiti. Inoltre è stato notato che, più il consumatore è anziano, più è probabile che abbia la priorità di prenotare una vacanza (con boomers che segnano il 29%, contro la Gen Z che registra un 18%). I giovani privilegiano l’acquisto di abbigliamento (25%) e smartphone (20%).

2. I consumatori sono riluttanti a volare

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Le compagnie aeree sono destinate a subire il colpo maggiore: mentre il 23% dei consumatori dà la priorità all’acquisto di una vacanza dopo l’epidemia, solo l’8% afferma lo stesso della prenotazione di un volo. Questo è principalmente dovuto a problemi di sicurezza perché è quasi impossibile mantenere la distanza interpersonale all’interno degli aeroporti e del mezzo.

John-Holland Kaye, l’amministratore delegato dell’aeroporto Heathrow di Londra, ha avvertito che il distanziamento sociale negli aeroporti potrebbe richiedere code di imbarco lunghe un chilometro: ciò si traduce in un aumento della domanda di vacanze nazionali, come confermato da un’indagine di Astoi Confindustria viaggi. Restano provvisori, ma pur sempre significativi, i dati dell’outgoing, per il quale le mete ad oggi più richieste sono la Grecia, l’Egitto e la Spagna. Per chi vuole andare all’estero, infatti, è necessario valutare le politiche di protezione dal virus adottate nei vari Paesi e le restrizioni ai turisti adottate. 

3. La maggior parte delle persone cambia i propri comportamenti in viaggio

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Solo il 18% dei consumatori afferma di non avere intenzione di apportare modifiche ai propri comportamenti durante le vacanze. Il paese più incline a cambiare i suoi comportamenti riguardo al mondo travel, invece, è la Cina. Il 65% degli utenti cinesi, normalmente si recavano in vacanza all’estero almeno una volta ogni 6 mesi, mentre ora prediligono vacanze nazionali (42%), che richiedono meno di 3h di volo (25%) anziché ai viaggi internazionali. Wuhan è in cima alle liste dei desideri, i viaggiatori, infatti, affermano di voler contribuire allo sviluppo economico nella regione a seguito della pandemia.

In generale, i consumatori sono alla ricerca di luoghi non troppo affollati, viste le misure di distanziamento sociale da rispettare, luoghi “immersi nella natura” o  “all’aperto” dove potersi rilassare. Solo il 49% prediligerà vacanze al mare, aumentando le preferenze per la montagna (scelta dal 23% contro il 18% dell’anno precedente). Il 17% degli intervistati sceglierà una città d’arte, ma solo il 15% visiterà musei, monumenti e mostre, contro il 37% dello scorso anno.

In Italia, se da una parte sono crollate del 60% le richieste di informazioni per gli specialty travel (turismo enogastronomico, ecoturismo, viaggi avventura) e per il settore del bus o del car rental, sono esplose le ricerche di case in affitto con piscina in Sicilia, Liguria e Toscana. Un altro “best seller” annunciato sono le case con giardino in Veneto, Campania e Lazio (dato elaborato dall’agenzia di performance marketing ByTek in collaborazione con Parchi Permanenti Italiani).

Inoltre, si prediligeranno vacanze brevi (in particolare il 33% degli indiani opta per viaggi di soli 3 giorni). Secondo la ricerca, molte persone punteranno anche alle vacanze più economiche, viste le difficoltà finanziarie affrontate in questo periodo (in particolare il 27% popolazione delle Filippine).

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4. La sicurezza rimane una priorità per i consumatori nel settore Travel

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Le vacanze sono ancora in primo piano per molti consumatori, ma la sicurezza è diventata una questione prioritaria ed è qualcosa che le compagnie aeree, gli aeroporti e il settore dei viaggi in generale dovranno considerare attentamente. Solo il 28% dei consumatori afferma che la riapertura dei confini li farà sentire abbastanza sicuri da poter viaggiare di nuovo. Il 66% dei rispondenti, invece, ritiene che tornerà a viaggiare soltanto quando si sentirà totalmente tranquillo di poterlo fare. Alla domanda su “cosa darebbe loro la fiducia necessaria per viaggiare di nuovo”, il 60% della Gen X e il 65% dei Baby Boomers risponde la “sicurezza personale”. La percentuale minore (17% dei Baby Boomers) afferma “la sicurezza finanziaria”.

I viaggiatori, in questa fase, vanno suddivisi in quattro categorie: gli “esploratori”, che sono alla ricerca del prossimo viaggio e saranno i primi a ripartire; i “sognatori”, che anche se non sono alla ricerca di viaggi ora, lo erano prima della crisi e adesso vanno identificati, per iniziare a ispirarli; gli “esperienziali”, che non sono alla ricerca di viaggi, ma sono attivi nella ricerca di nuove esperienze travel e i “bookers”, categoria che identifica chi è pronto a prenotare e si sente sicuro a partire una volta tolte le restrizioni. Secondo Monica Mailander Macaluso, presidente di Mailander “bisognerà concentrarsi sui consumatori, ascoltarli, intercettarli e ispirarli, così da favorire la ripresa del settore”.

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Cannes Lions 2020: le premiazioni dei migliori creativi dell’ultimo decennio

  • Nonostante sia stato annullato il Festival di Cannes Lions 2020, attraverso un programma live sono state premiate le migliori performance creative degli ultimi 10 anni.
  • Il festival ha saputo così trasformare una calamità in una grande occasione per rivivere le migliori creatività del decennio.

 

Quest’anno non ci siamo di certo meravigliati davanti la notizia della cancellazione dei Cannes Lions 2020. L’evento, saltato a causa del Covid, ha però trovato un escamotage creativo, ideando il primo Report sulla creatività del decennio.

Una classifica dei successi creativi degli ultimi 10 anni i cui vincitori sono stati annunciati durante il programma Lions Live. Sono stati premiati brand ed agenzie i cui lavori si sono aggiudicati la maggioranza dei prestigiosi Leoni nel corso delle precedenti edizioni dei Cannes Lions.

Le classifiche rappresentano le migliori performance creative del mondo negli ultimi dieci anni, celebrando quelle che hanno offerto un livello immancabile di lavoro creativo a livello mondiale.

Agenzie del decennio

L’agenzia del decennio è AlmapBBDO San Paolo, che con i suoi 142 trofei si è aggiudicata il primo posto, rispecchiando la più alta performance creativa a livello mondiale.

La ricordiamo nel 2018 per i suoi numerosi premi vinti con il cortometraggio “Endless Possibility” elaborato per Getty Images.

 

E per il Gran Prix aggiudicato nel 2010 con la campagna affissione per il magazine Billboard, in cui i ritratti dei più famosi cantanti sono composti da pixel contenenti immagini di altre diverse celebrità.

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Al secondo posto troviamo Wieden + Kennedy Portland che negli anni ha guadagnato 157 lion-riconoscimenti tra cui 6 Gran Prix.

L’agenzia la ricordiamo per il pluripremiato film per il brand Nike “Dream crazy” lo scorso anno, e per il brand Old Spice nel 2010 con il film “The Man Your Man Could Smell Like”

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BBDO New York si aggiudica il terzo posto.

Tra i diversi premi vinti negli ultimi anni, ricordiamo il Gran Prix nel 2018 con il film “The Talk” per il brand P&G

 

LEGGI ANCHE: Cannes Lions 2019: tutti i vincitori e le pubblicità più belle

Gli altri riconoscimenti

Nelle giornate del festival della pubblicità, condotto e seguito online, sono stati inoltre assegnati diversi premi in queste categorie:

Rete del decennio

BBDO Worldwide la più premiata, seguita da Ogilvy e da DDB Worldwide.

Holding del decennio

Le agenzie del gruppo WPP sono quelle che hanno vinto più premi negli ultimi 10 anni, al secondo posto troviamo Omnicom e al terzo il gruppo Interpublic (McCann, Lowe e FCB le sue agenzie più conosciute).

Palma d’oro del decennio

Il premio, dedicato alla categoria Produzione, è stato assegnato a MJZ USA, Smuggler USA e a O Positive Films USA.

Brand Marketer

Tra i brand che si sono distinti negli ultimi dieci anni e che hanno guadagnato numerosi lion, troviamo che il più premiato è P&G, seguito da Nike e da Volkswagen.

Alcune tematiche trattate durante i Cannes Lions Live 2020

Le giornate dei Cannes Lions 2020 hanno visto la partecipazione di numerosi speaker, organizzati in talk riguardanti diverse tematiche creative.

Ciascun rapporto ha presentato ricerche originali correlate a case history e commenti di esperti e leader di brand globali. Delle otto tematiche, ne abbiamo scelto due tra quelle più seguite.

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La creatività come disciplina aziendale

“La creatività è il motore della crescita aziendale”, queste le parole del Chief Marketing Officer di Pinterest Andréa Mallard. Un impegno a lungo termine, una disciplina e non un dipartimento all’interno delle aziende. Un motore che deve ridisegnare i modelli di business, di cultura e mentalità.

La creatività ha dimostrato il suo importante ruolo nella crescita economica di una azienda, anche grazie al supporto tecnologico, dei data e anche delle opinioni dei clienti.

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Come affermato da Jean Lin, CEO globale Isobar: “Per favorire la crescita e rimanere pertinenti, le aziende devono reinventarsi dall’interno e dall’esterno. La creatività è fondamentale per questo processo perché l’originalità delle idee strategiche può far avanzare le aziende e spingerle verso il futuro. La trasformazione con creatività creerà valore e impatto esponenziali per aziende e marchi.”

Un esempio concreto che ha registrato ritorni in termini di vendite e di affezione alla marca è dato dalla pubblicità del marchio Tide, trasmessa durante il Superbowl 2018.

La creatività ha saputo creare una differenziazione dagli altri marchi, pur includendoli nella sua idea.

Responsabilità del marchio e attivismo

In che modo i brand possono coinvolgere autenticamente i consumatori ad azioni mirate? Il settore della creatività ha iniziato a fare passi avanti verso l’uguaglianza di genere, razza, la disabilità e verso un più ampio progetto di inclusività.

Alcuni grandi brand affrontano attraverso e grazie alla creatività i problemi globali come anche l’inquinamento, il controllo delle armi e la fame. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a lavori creativi che hanno stimolato il cambiamento nelle coscienze e nella mentalità dell’utente.

I marchi sono come gli Dei oggi – ha affermato Bruno Bertelli, Global Chief Creative Officer Publicis – Le persone credono nei marchi, le persone hanno un legame emotivo con i marchi. Laddove politici e governi falliscono, i marchi forniscono prodotti su cui le persone amano e fanno affidamento. Ma da ciò deriva la responsabilità di essere trasparenti, agire in modo responsabile e agire in modo coerente. Le tue pubbliche relazioni, le tue storie, le tue promozioni devono riguardare il marchio”.

Generation Lockdown, che si è aggiudicato un Gran Prix l’anno scorso, è uno degli esempi della tematica “responsabilità” affrontata. La modalità di come affrontare un attacco armato è spiegato alla società attraverso gli occhi di una ragazzina, molto più consapevole di un adulto.

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Uno dei diversi ruoli di responsabilità dei brand è quello di smontare gli stereotipi sui generi. In particolare quello verso la donna, da sempre spersonalizzata e svalorizzata nella sua autodeterminazione, soprattutto nel mondo del lavoro.

Il Gran Prix vinto nel 2019 da “The Last  Ever Issue” è il premio per il cambiamento, per una rieducazione di genere, di contestazione della realtà sessista e della rivoluzione delle storie delle donne, delle loro qualità e non del loro corpo.

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Terminati i Cannes Lions 2020, tutti in digitale, portiamo a casa esperienze e discussioni su come la pubblicità, la creatività ed i brand siano al centro delle nostre vite.

La creatività influenza i nostri comportamenti rivestendo un grande ruolo di responsabilità nei confronti della società, e che nei prossimi anni sarà sempre più di primaria importanza.

mappe mentali

Come usare le mappe mentali per avviare nuovi progetti

  • Cosa sono le mappe mentali? Uno strumento intelligente e creativo per raggiungere i propri obiettivi.
  • Quali sono i progetti che possono essere semplificati tramite l’utilizzo delle mappe mentali.

 

Dopo un periodo di stasi come quello che abbiamo vissuto, riprendere i progetti sospesi sembra la cosa più difficile da fare. Cala la notte, e come ogni sera, ci rigiriamo nel letto in preda a un vortice di pensieri. Riusciremo davvero a raggiungere tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati a inizio anno? Certo è che questi mesi non ci hanno aiutato per niente, e nell’aria si respira ancora un certo timore, più che altro paura di ripartire, con il dubbio che una possibile, nuova paralisi sia dietro l’angolo. Perché, in fondo, chi poteva prevedere tutto ciò? 

Ma stare fermi ad aspettare che il prossimo ostacolo piombi improvvisamente sul nostro cammino non ci aiuterà, e quando ci dicono che è tutta questione di punti di vista, lo è davvero.

Forse non siamo ancora realmente pronti a camminare, ma è passo dopo passo che si costruiscono le cose, dopo una caduta ci si rialza, dopo il temporale arriva l’arcobaleno, e dopo una pausa si ricomincia a vivere, anche se adesso abbiamo più l’impressione di sopravvivere. Una lunga ripresa ci aspetta, ma come possiamo raggiungere i nostri obiettivi e avviare nuovi progetti?

Un modo c’è, possiamo avvalerci delle mappe mentali.

competenze

Cosa sono le mappe mentali

La maggior parte dei progetti inizia con lo stabilire un obiettivo, che sia creare un nuovo sito web, scrivere un libro o pianificare una vacanza. Gli obiettivi non sono difficili da definire, ma il bello viene quando non riusciamo a capire come raggiungerli.

Un’idea per semplificare i processi necessari per arrivare al nostro scopo è quella di utilizzare le mappe mentali. Per quale motivo?

Facilitano la suddivisione dei passaggi da fare riducendoli in attività realizzabili. Accendono la creatività, aiutano a generare e a catturare idee e ci consentono di valutare più opzioni in modo da poter prendere le decisioni migliori.

Ma cosa sono le mappe mentali?

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Sono uno strumento prezioso per la pianificazione di un progetto. Promuovono un libero flusso d’idee, un po’ come avviene durante un brainstorming. Si parte da un concetto centrale, che riguarda l’obiettivo da raggiungere e mano mano si creano delle associazioni di concetti che, a primo impatto, sembrano totalmente scollegati con il nostro piano finale. Si lascia vagare la mente dove vuole e lungo la strada, si raccolgono nuove intuizioni in un diagramma: quello schema è la mappa mentale, una rappresentazione grafica del nostro libero pensiero.

Le mappe mentali hanno una struttura gerarchica e associativa. Gerarchica perché si serve di rami per collegare ciascuno elemento all’altro. Associativa perché opera tramite associazioni di concetti. Furono inventate per caso, come accade quasi sempre per le cose più geniali, dallo psicologo cognitivista Tony Buzan.

Come funzionano le mappe mentali

La creazione di una mappa mentale in sostanza è piuttosto semplice. Si comincia con un cerchio in cui inserire l’argomento centrale, e da lì partono tutte le associazioni delle più svariate idee che ci vengono in mente. Includeremo argomenti secondari, i rami e tutte le connessioni di cui abbiamo bisogno. Possiamo rappresentarla su un foglio con penne e pastelli di diversi colori, su una lavagna o tramite degli appositi software disponibili, sia gratuiti che a pagamento. 

Questi programmi ci consentono di trascinare e rilasciare bolle e sezioni su diverse aree della mappa o su altri argomenti, facilitando il collegamento dei diversi concetti in qualsiasi momento. Ci permettono di allegare file e collegarci a diverse fonti. Inoltre possiamo invitare anche altre persone a parteciparne alla creazione e a collaborare con noi. Possiamo commentare il progetto e comunicare con tutti i partecipanti tramite chat.

Ovviamente, una volta terminato, possiamo condividere il tutto esportandolo come immagine, PDF o presentazione.

Credits: Zapier

Quali progetti realizzare con le mappe mentali

Quasi tutti i progetti, sia personali che professionali, beneficiano della mappatura mentale nelle loro fasi iniziali, soprattutto quando si ha un obiettivo ma non un piano per raggiungerlo, o quando dobbiamo collaborare e raccogliere idee da tante persone. 

Lavorare in team

Se dobbiamo portar avanti un progetto con il nostro team, la stesura di una mappa mentale potrà esserci davvero utile. Partiamo da un’idea centrale ossia il nostro obiettivo, un problema, l’argomento o il nome del progetto e collochiamolo al centro della mappa.

Confrontiamoci con il nostro gruppo di lavoro, chiedendo ai nostri collaboratori le loro impressioni. Annotiamo tutto ciò che viene detto, è un momento di ricerca, di raccolta, in seguito ci sarà la fase di revisione. Scriviamo e colleghiamo tutto, tramite dei rami, al concetto principale.

In corso d’opera le cose possono cambiare, possono accadere eventi, importanti revisioni di cui tener conto. Siamo flessibili. Dopo aver terminato la sessione di mappatura mentale, ci sono diversi modi per valutare e utilizzare le idee raccolte, anche attraverso discussioni con commenti, allegati e link di riferimento. Infine possiamo pubblicare la nostra mappa mentale come immagine o presentazione per condividerla e mostrarla a tutti, sia al team che ai clienti.

Ma quali sono effettivamente i progetti che possiamo semplificare attraverso una mappa mentale? Diamo un’occhiata da vicino.

mappe mentali

1. Definizione dei requisiti del progetto

Perfetto per designer UX, analisti e team di sviluppo

Definito l’obiettivo, che sia sviluppare un’app o perfezionare la user experience per ridurre i tassi di abbandono di un sito, con le mappe mentali cercheremo di capire come raggiungerlo.

Ogni componente del team ha delle soluzioni e attraverso la mappa le metteremo insieme dando a tutti una voce nella direzione del progetto.

Questo brainstorming visivo, ci consentirà di avere davanti elementi che magari non avremmo mai preso in considerazione, sollevando dubbi e domande sin dall’inizio, permettendo di focalizzare e risolvere piccoli ostacoli prima che possano diventar insormontabili.

2. Creazione di una tabella di marcia del prodotto

Perfetto per i product manager.

La mappa è uno strumento molto utile anche per creare una roadmapping, una tabella di marcia, per prodotti di alto livello. I responsabili di prodotto possono essere incaricati della creazione di tabelle di marcia dei prodotti, ma non solo loro.

Le parti interessate, i rappresentanti del servizio clienti, i rappresentanti di vendita e i clienti hanno anche un prezioso contributo su quale direzione dovrebbe prendere un prodotto in futuro.

La mappa mentale collaborativa consente di raccogliere input da più gruppi e di considerare tutto quando si crea una nuova tabella di marcia, rendendo a tutti chiara la strategia da adottare.

3. Sviluppo e perfezionamento di una strategia di marketing

Perfetto per responsabili del content marketing e altri team di marketing

Un’altra funzione essenziale delle mappe è quella di aiutare i team di marketing a valutare meglio le strategie e le tattiche da scegliere in un progetto.

La creazione di una mappa mentale che considera tutte le opzioni rende meno complessa la messa a punto di una strategia, e avere a portata di mano tutte le idee insieme rende più facile selezionare la migliore.

La mappatura mentale consente di raccogliere le idee di tutti per le principali strategie, i canali da indirizzare e le tattiche specifiche da provare.

Inoltre è utile per raccogliere più idee e creare anche una procedura di fallback da considerare in seguito se una delle linee d’azione selezionata fallisce. Questo ci aiuterà a muoverci meglio con le procedure da adottare. 

4. Definire gli obiettivi e le priorità del team

Perfetto per i manager

Possiamo usufruire della mappa per elaborare specifici obiettivi individuali e dipartimentali. Lavorare insieme per rivedere gli obiettivi organizzativi o suggerire quelli che desideriamo definire come team.

Organizzare la mappa pensando a come raggiungere il nostro scopo finale in modo SMART, e tenendo presente l’opinione di tutti.

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5. Definizione di flussi di lavoro e processi

Perfetto per i project manager.

In una piccola organizzazione, i processi sono più semplici: uno scrittore scrive il contenuto e un editore lo rivede e lo pubblica, un CEO lavora direttamente con uno sviluppatore per aggiungere una nuova funzionalità al sito. Ma nelle grandi organizzazioni, i processi sono più complessi.

Prima di cominciare, bisogna documentare i processi complessi e i flussi di lavoro, indicare ai responsabili quali passi adottare, in quale ordine e chi coinvolgere in diverse fasi per assicurarsi che nessuno venga escluso.

Riunire manager e leader di tutta l’organizzazione per una sessione di mappatura mentale per sollecitare input su chi deve essere coinvolto e in quale fase introdurre una specifica risorsa.

Dopo aver raccolto tutto, possiamo organizzare la mappa mentale in un diagramma di flusso ben dettagliato.

6. Gestione di nuovi software

Perfetto per IT support.

L’onboarding relativo a nuovi software non è un processo semplice. Non si tratta solo di installare software e migrare i dati da qualsiasi sistema esistente, ma bisogna anche formare gli utenti su come utilizzarlo, incoraggiarne l’adozione e fornire supporto a chi si approccia a sistemi che non conosce.

In questo caso la mappatura mentale è un modo semplice per identificare i problemi che potremmo incontrare.

Riunire tutti per discutere delle loro maggiori preoccupazioni, consentirà di prevedere e trovare soluzioni ad ogni eventuale impedimento nel riuscire a usufruire dei nuovi sistemi.

7. Pianificare un evento

Perfetto per organizzatori di eventi ed esperti di marketing

Poche cose sono complesse come cercare di pianificare un evento, che si tratti di una conferenza di settore o di una festa per piccoli uffici.
Una mappa ci darà l’opportunità di focalizzare contemporaneamente i compiti da svolgere e le persone necessarie, creando ordine e affidando ad ognuno il proprio incarico.

8. Creazione di un calendario editoriale

Perfetto per scrittori e content editor

Alzi la mano chi ha elaborato qualcosa di sensato fissando svogliatamente uno schermo vuoto. Leggere appunti che altre persone hanno trascritto, stimola il nostro cervello ad essere più produttivo.

Riunirsi e scambiare opinioni con il nostro team per mettere insieme un calendario editoriale è un modo eccellente per generare idee. Interfacciandosi insieme, riusciremo a sviluppare associazioni e a generare idee che non avremmo mai immaginato stando da soli.

mappe mentali

9. Catturare idee per progetti personali

Le mappe mentali sono efficaci non solo per progetti lavorativi, ma sono decisive anche per progetti personali. Un trasferimento in un’altra città, la pianificazione di un matrimonio, un nuovo lavoro, ogni sogno, ogni progetto può essere rappresentato con una mappa mentale.

Prendiamoci 15 minuti per pensare in modo mirato ai nostri buoni propositi e trascriviamo tutto ciò che ci balena in mente. Possiamo condividere il nostro schema con chi ci conosce bene, e farci aiutare nel definire il tutto.

Una volta completato, osserviamolo con attenzione, revisioniamolo, eliminiamo il superfluo o aggiungiamo qualche dettaglio. Utilizziamo la mappa mentale per elaborare un piano dettagliato del nostro “disegno”, comprese le scadenze.

Come utilizzare un software per la creazione di mappe mentali

Uno dei software più utilizzati è MindMeister, uno strumento che permette la creazione di mappe mentali online che consente di acquisire, sviluppare e condividere idee graficamente.

mappe mentali

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Il brainstorming con mappe mentali online è risultato ancora più efficace delle tradizionali sessioni di persona. In effetti, l’uso di mappe mentali online può aumentare l’output creativo di circa il 50%. Dopo aver raccolto le idee, bisogna revisionarne il contenuto. In che modo?

  • Rimuovere gli argomenti con idee inapplicabili;
  • Spostarli e posizionarli nel posto giusto per creare una struttura adeguata dello schema;
  • Aggiungere spiegazioni e dettagli alle idee sotto forma di note, collegamenti, immagini e file;
  • Conferire maggior enfasi agli argomenti scegliendo stili e icone appropriati.

Importante è avviare anche un’analisi di costi e benefici che ci aiuterà a decidere se è davvero una buona idea intraprendere il progetto pianificato. Per eseguire un’analisi costi benefici in una mappa mentale:

  • Aprire una mappa mentale vuota;
  • Creare un ramo per gli obiettivi del progetto;
  • Creare un ramo per le risorse stimate necessarie per eseguire il progetto;
  • Crea un terzo ramo per i benefici previsti.

Successivamente calcolare il valore attuale netto del progetto e usare il risultato per decidere se andare avanti o meno.

Inoltre possiamo riutilizzare questa mappa mentale come tabella di marcia del progetto semplificandola e condividendola con il team e le parti interessate. Una tabella di marcia è un ottimo strumento per rivedere rapidamente gli obiettivi e assicurarsi di essere ancora nei tempi previsti. Ovviamente, possiamo aggiornarla per tutta la durata del progetto se le nostre priorità cambiano o bisogna perfezionare le stime precedenti.

starbucks social media

Anche Starbucks dice stop alla pubblicità sui social media

  • La campagna “Stop Hate For Profit” rivolta in particolare a Facebook e alle sue politiche sui discorsi di odio chiede un boicottaggio della pubblicità sulla piattaforma per il mese di luglio.
  • Starbucks non aderisce a questa campagna e la pausa pubblicitaria sui social media non includerà YouTube.

 

Starbucks è l’ultima grande azienda a fermare gli investimenti pubblicitari sui social media.

Si aggiungerà alla crescente lista di società che mettono in pausa la pubblicità sulle piattaforme dei social media, ha detto l’azienda in un post sul blog domenica. Il gigante del caffè dice di essere “contro gli hate speech” e crede che “sia i leader aziendali che i responsabili politici devono unirsi per influenzare il cambiamento reale”.

starbucks boycott social media

La scelta di Starbucks di unirsi al boicottaggio

“Metteremo in pausa la pubblicità su tutte le piattaforme di social media mentre continuiamo a discutere internamente, con i nostri media partner e con le organizzazioni per i diritti civili nel tentativo di fermare la diffusione dei discorsi d’odio”, afferma il post del blog, intitolato “Creating Welcoming and Inclusive Online Communities” (Creare community online accoglienti e inclusive).

Secondo un portavoce di Starbucks, la pausa pubblicitaria sui social media dell’azienda non includerà YouTube, e mentre Starbucks continuerà a postare sui social media, non farà promozioni a pagamento.

Starbucks, inoltre, non aderirà ufficialmente alla campagna “Stop Hate For Profit” organizzata dalla Anti-Defamation League, dalla NAACP e da altre organizzazioni di giustizia sociale.

La campagna è rivolta in particolare a Facebook e alle sue politiche di moderazione sulle minacce violente, la disinformazione e i discorsi di odio, e chiede un boicottaggio della pubblicità sulla piattaforma per il mese di luglio.

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Stop hate for profit

Unilever, Verizon, The North Face, Patagonia, Ben & Jerry’s, Magnolia Pictures, Honda e Hershey hanno aderito alla campagna Stop Hate for Profit.

Coca-Cola Company ha fatto un ulteriore passo avanti e ha annunciato venerdì la sospensione di tutta la pubblicità digitale su tutte le piattaforme di social media a livello globale a partire dal 1° luglio.

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E anche la multinazionale delle bevande Diageo ha preso un impegno simile.

Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha annunciato una serie di cambiamenti la scorsa settimana che non erano direttamente in risposta al boicottaggio degli inserzionisti, che rispondono ad alcune delle critiche alle politiche dell’azienda. Facebook è l’acronimo di dare voce alle persone, e questo significa soprattutto per le persone che in precedenza non hanno avuto la stessa voce, o il potere di condividere le proprie esperienze”, ha detto Zuckerberg. “È davvero importante che le nostre piattaforme siano all’altezza di questi principi”.