Fare rebranding ha a che fare con l’adattamento e l’innovazione, perché cambiare il proprio aspetto è un’impresa ardua ma fondamentale per un marchio.
Dalla radio alle app, tra le riprogettazioni di giugno: Google Foto, Waze, Radio Italia
Nell’attuale contesto economico e in un ambiente altamente competitivo, tra i migliori modi per aumentare il proprio rendimento c’è anche il rebranding.
Questo processo ha a che fare con l’adattamento e l’innovazione, perché cambiare il proprio aspetto, pur rimanendo freschi, vivaci e in contatto con la vita contemporanea, è un’impresa ardua ma fondamentale per un marchio. Una questione che riguarda la predisposizione al cambiamento.
Scopriamo insieme quali aziende hanno aggiornato il proprio aspetto durante il mese di giugno.
Ricordi e nostalgia nel rebranding di Google Foto
Tra i principali redesign del mese c’è Google Photos. Sono oltre un miliardo al mese le persone che usano il servizio di gestione e archiviazione multimediale fornito da Google. Il team ha analizzato il comportamento degli utenti scoprendo che viene maggiormente utilizzata quando provano nostalgia e vogliono ricordare.
Negli ultimi 5 anni Google Foto è diventato più di una semplice app per gestire le foto, è diventata una “casa dei ricordi” della vita.
Il restyling è proprio focalizzato sui ricordi, per aiutarti a trovare e rivivere i momenti più preziosi.
Una nuova esperienza semplificata che pone maggiore attenzione a foto e video mettendo la ricerca in primo piano con una nuova struttura a tre schede: Foto, Ricerca, Libreria.
Come parte della nuova scheda di ricerca, ci sarà una visualizzazione interattiva della mappa di foto e video. Puoi pizzicare e zoomare in tutto il mondo per esplorare le foto dei tuoi viaggi, vedere in quale città hai scattato più foto o trovare quello scatto perduto del tuo viaggio attraverso il paese.
Cambia anche l’icona che inizialmente era stata progettata come una girandola, un cenno all’infanzia e alla nostalgia appunto.
Vecchio logo Google Foto
Nuova icona Google Foto
La forma resta famigliare nonostante l’aggiornamento. La nuova esperienza semplificata di Google Foto sarà implementata nelle prossime settimane su Android e iOS.
Waze aggiorna la sua immagine coordinata celebrando la community. Con la graduale ripresa della mobilità, la piattaforma di navigazione, sempre di proprietà di Google, ha riprogettato l’interfaccia utente e rivisitato il suo design.
La social navigation app gratuita ha deciso di accogliere gli automobilisti nuovamente sulle strade con una nuova user experience.
Obiettivo: migliorare l’esperienza di guida degli utenti e il tempo trascorso in auto, sono 130 milioni in tutto il mondo le persone che utilizzano l’app.
Per comprendere i bisogni e i desideri degli utenti, la community è stata coinvolta durante il percorso di restyling. Un processo fatto di conversazioni che molto spesso hanno assunto forme diverse, da normali incontri a ricerche approfondite condotte su 13.000 autisti. Queste informazioni hanno chiarito all’azienda gli obiettivi da intraprendere.
Waze vuole guidare il cambiamento con disegni audaci, intende mostrare la sua unicità attraverso la palette colori:
“Non eravamo interessati ad essere un marchio tecnologico pulito, minimale, “elevato” perché non si tratta solo di tecnologia. Abbiamo la community con noi. Dobbiamo riflettere su questo. In questo senso, siamo un po’ “non tecnologici” nel nostro approccio. Stiamo inseguendo qualcosa che sia amichevole, organico e gioioso” scrive in un articoloJake Shaw, Head of Creative di Waze.
Il nuovo look è molto più colorato e mette in primo piano anche la capacità dei singoli conducenti di condividere le loro emozioni attuali con Moods, un set di icone selezionabili dall’utente che possono riflettere il suo umore mentre sta guidando.
Radio Italia cambia il suo logo storico
Tra i casi italiani spicca il rebranding totale di Radio Italia che in un momento storico così particolare riparte con il piede giusto. Negli ultimi anni l’emittente ha saputo evolvere facendo passi da gigante, dagli ascolti agli eventi, fino alle partnership.
Il cuore italiano non più visibile nel logo resta comunque nell’anima della radio:
“La musica è vita, la musica è mutevole e non può essere circoscritta e lo stesso vale per Radio Italia che da sempre sostiene e valorizza tutta la musica Made in Italy. Anche i nostri ascoltatori più fedeli hanno accolto con grandissima positività questo cambiamento e per noi è sicuramente la vittoria più grande” dichiara Alessandro Volanti, Direttore Marketing di Radio Italia.
Vecchio logo di Radio Italia
Il lavoro di riprogettazione è durato quasi un anno. Un lungo e delicato processo che ha portato nuova energia e vitalità:
“Abbiamo deciso di legarci ad una gamma di colori perché per noi la musica, elemento fondamentale della nostra proposta editoriale, non può essere rinchiusa in un colore solo” continua Volanti.
Al progetto ha lavorato l’art director Sergio Pappalettera fondatore di Studio Prodesign:
“Non sono previste forme regolari, ma tagli e colori che quasi cancellano i confini e una mappa di tonalità per trasmettere profondità e movimento senza segnare dei limiti rigidi. Un disegno che rappresenta, per me, il lavoro della Radio nel panorama musicale italiano, capace da sempre di coinvolgere e promuovere tutti i suoi protagonisti”.
Per il lancio della nuova identità, il 27 e il 28 giugno, Radio Italia solomusicaitaliana e Radio Italia Tv sono state affidate nelle mani sapienti degli artisti, che hanno preso per un’ora il comando.
Un post condiviso da Radio Italia (@radioitalia) in data:
Un’esplosione di creatività attraverso la personalità e il talento dei cantanti italiani che da sempre contraddistinguono l’emittente e danno voce ai suoi palinsesti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/rebranding-google-foto-waze-radio-italia-13.png22514001Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2020-07-03 11:47:312021-07-21 14:59:42Rebranding di giugno: Google Foto, Waze, Radio Italia
Oggi ci troviamo a fare i conti con ciò che il lockdown ci ha lasciato alle spalle e la lenta ripartenza degli acquisti da parte dei consumatori.
I sondaggi sono utili per capire i cambiamenti interni, tra i clienti che già abbiamo acquisito, e valutare nuove possibilità del mercato.
In questo 2020 le abitudini di acquisto hanno subito un drastico cambiamento nel giro di pochi mesi per via dell’emergenza sanitaria. Per studiare la nuova customer journey possiamo affidarci alle statistiche dei sondaggi e delle ricerche di mercato.
Sono tante le ricerche che parlano di come è cambiato il rapporto tra i consumatori e le aziende: il poter effettuare ordini e consegne dagli store online è diventato fondamentale per moltissimi business che prima si affidavano solo alle visite nei negozi fisici.
Specialmente nel pieno lockdown si sono registrati picchi di ordini che riguardavano strumenti per l’home fitness, lo smart working e il food delivery.
Adesso ci troviamo a fare i conti con ciò che il lockdown ci ha lasciato alle spalle e la lenta ripartenza degli acquisti da parte dei consumatori. In momenti di incertezza economica, ogni valutazione all’acquisto diventa fondamentale e le aziende devono essere pronte a capire i nuovi bisogni e affrontare le nuove remore degli utenti.
I sondaggi sono utili per capire i cambiamenti interni, tra i clienti che già abbiamo acquisito, e valutare nuove possibilità del mercato. Servono ad esempio:
per valutare la pianificazione del lancio di un prodotto;
modificare dei servizi;
analizzare il sentimento verso l’azienda;
profilare fan e utenti.
Un’altra frontiera è usare i sondaggi per fare lead generation, intercettando l’audience che condivide la nostra mission e valori per aumentare la percezione di vicinanza tra il Brand e il pubblico e, nel frattempo, arricchire il database di contatti.
Le ricerche di mercato, invece, si pongono verso la possibilità di acquisire un nuovo pubblico e valutare le idee che abbiamo in mente per aprirci verso un nuovo mercato.
Perché profilare gli utenti e i fan in base agli interessi
Quando costruiamo un sondaggio la prima cosa da tenere in considerazione è il “Why”.
Perché lo stiamo facendo? Quali dati vogliamo ottenere? Quali ipotesi vogliamo verificare?
Nel caso della profilazione è utile segmentare il nostro pubblico per i cosiddetti “Interessi”.
Alcuni esempi di pubblici che abbiamo acquisito possono essere:
database di contatti (email e\o) numeri di telefono;
fanbase sui social;
community nei gruppi e forum.
Ottenere il contatto è solo il primo step di una strategia vincente. Adesso si parla sempre di più di marketing costruito sulla persona, per questo dobbiamo conoscere al meglio preferenze e gusti dei nostri utenti e, siccome non sono tutti uguali, fare un sondaggio ci aiuta a conoscerli meglio e creare delle “categorie” per fare delle comunicazioni ad hoc o costruire dei servizi mirati.
Sondaggi per fare Lead Generation
Per trasformare utenti in lead profilati è indispensabile fare un’attività di Lead Generation, ovvero di acquisizione di contatti. I sondaggi sono spesso usati come iniziativa per aumentare il numero di email all’interno dei propri database, unendo in un solo passaggio la fase sia di acquisizione che quella della profilazione.
Inoltre in questo particolare caso, la costruzione delle domande deve essere più legata alle sensazioni, alla vision e ai valori dell’audience per ottenere alti tassi di conversione.
In quest’ottica è utile fare un sondaggio le cui risposte sono dei video o delle immagini che possono essere:
emozionali;
descrittive;
di intrattenimento.
Indagini e ricerche di mercato su nuovi mercati
Quando l’azienda ha l’esigenza di approcciarsi a un pubblico sconosciuto potrebbe essere pericoloso farlo totalmente al buio, non conoscendo abitudini, insicurezze e demografia.
La ricerca serve per comprendere diversi aspetti del mercato di riferimento per evitare errori di valutazione. Per migliorare la qualità del prodotto, del servizio o anche solo comprendere come costruire la comunicazione è fondamentale iniziare un dialogo diretto.
In questo caso i dati acquisiti possono essere anche solo aggregati, in quanto non abbiamo bisogno di conoscere nome, cognome e\o email dei soggetti coinvolti ma ottenere un gran numero di dati per effettuare un’analisi precisa che serve per smentire o confermare le nostre ipotesi.
Alcuni consigli per la creazione delle domande
Dopo ad aver risposto al nostro “Why” sappiamo che non tutti i sondaggi sono uguali e devono essere costruiti in base a cosa vendiamo, al nostro stile di comunicazione, alla mission aziendale e soprattutto al target di riferimento.
Fare una profilazione per interessi è diverso da fare un’indagine di mercato per cui le domande devono essere pensate e non copia\incollate da modelli disponibili online, anche se possono essere una valida guida iniziale.
Ciò che ti suggeriamo è:
scrivi delle domande brevi e semplici;
falle leggere anche ai tuoi collaboratori e a un piccolo campione di persone per verificarne la chiarezza;
crea delle risposte coinvolgenti con immagini e\o video;
associa alle risposte a un interesse;
non creare un questionario troppo lungo.
Anche se la tua azienda in passato ha già effettuato un’operazione simile adesso i risultati potrebbero essere molto diverse per via del cambiamento sanitario, sociale, economico che stiamo vivendo giorno per giorno. Per affrontare la riapertura al meglio dobbiamo munirci di dati da analizzare e cambiare di conseguenza le nostre strategie.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/Depositphotos_231274060_s-2019-min.jpg6681000Antonella Passinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonella Passini2020-07-03 11:16:202020-07-06 21:14:23Come i sondaggi e le ricerche di mercato ci aiuteranno nella ripresa
Un eCommerce che voglia cavalcare l’ondata di piena degli acquisti online non può prescindere dal creare esperienze di acquisto su misura.
Una ricerca di Global Index rivela le aspettative più comuni degli online shopper e le strategie più efficaci per fidelizzare i clienti.
Ancor prima che arrivasse la crisi sanitaria del Covid-19, il panorama dello shopping online era già un luogo molto affollato e competitivo.
Il lockdown ha reso ancora più saturo il mondo eCommerce. Un dato particolarmente interessante ci viene in soccorso: in ben 17 mercati, il 36% dei potenziali clienti abituati a fare acquisti in luoghi fisici hanno spostato il loro interesse negli acquisti online.
La causa di questa saturazione è dovuta in grossa parte alla necessità di chiusura dei negozi fisici e alla conseguente fioritura spasmodica di eCommerce di categorie merceologiche un tempo lontane dal mondo digitale.
In alcuni casi, tuttavia, questa necessità sbatte con una poco valutata presenza online e una capacità di attrazione lontana dalle aspettative dei consumatori.
I consumatori sono molto meno disposti ad accettare un approccio generale all’acquisto, e a tutto ciò che lo anticipa. Pertanto, i marchi che si sforzano di offrire un’esperienza di acquisto online più personale sono i più attrezzati per resistere alla concorrenza.
Qui approfondiamo il motivo.
L’attuale panorama dello shopping online
È troppo presto per esprimere un giudizio analitico su cosa accadrà nel mondo e nella mente dei consumatori una volta superato questo momento di crisi globale ma possiamo certamente analizzare l’attuale panorama dello shopping online.
All’apice della gerarchia dei gruppi che acquista maggiormente ci sono sempre loro: i Millennial. Dall’inizio della pandemia la crescita degli acquisti è salita del 50% circa, le categorie merceologiche di riferimento sono pressoché tutte.
Dovendo analizzare l’andamento per genere troviamo che gli uomini concentrano i loro acquisti in alcol ed elettrodomestici, mentre le donne sono in vantaggio per i prodotti di bellezza e cosmetici. Ma qual è la motivazione che li spinge a scegliere questo o quel negozio online?
Perché la personalizzazione è un vantaggio per qualsiasi rivenditore
La personalizzazione è la risposta. Nell’ambito eCommerce consiste nel sfruttare il potere dei dati dei consumatori per fornire percorsi su misura agli acquirenti online. L’obiettivo finale è fornire un’esperienza che piaccia agli individui in base alle loro esigenze, priorità e preferenze. In altre parole, incentivare i clienti presentando un’offerta che non si può rifiutare.
Pertanto, la personalizzazione è fondamentale per attrarre, acquisire e incoraggiare i clienti ad effettuare un acquisto.
Un ricerca di global web index sugli utenti degli shop online sostiene che:
Il 16% scopre i marchi tramite raccomandazioni di acquisto personalizzate sui siti Web.
Il 50% tende a optare per premi fedeltà dei marchi.
Il 24% sarebbe più motivato a promuovere un marchio online quando i prodotti/servizi è rilevante per i propri interessi.
La segmentazione del cliente è la porta di accesso alla personalizzazione
I consumatori trascorrono circa 6 ore al giorno online, distribuiti equamente tra cellulari e PC. Mentre sono online, i consumatori passano in media 2 ore e mezza al giorno sui canali social.
Sebbene l’opportunità di raggiungere un pubblico diverso stia crescendo, specialmente online, non c’è dubbio che i consumatori stanno diventando sempre più esperti ed esigenti. Il loro rifiuto della pubblicità globale non è nuovo ma è pur vero che si aspettano:
Più contenuti su misura.
Customer journey senza soluzione di continuità.
Una relazione uno a uno con i marchi.
Fortunatamente il marketing personalizzato può aiutare i rivenditori a superare queste sfide.
Ogni segmento di consumatore (o “gruppo”) garantisce il proprio approccio personalizzato, determinato dai gusti, dai bisogni e dalle motivazioni di coloro che vi si trovano al suo interno. In pratica, ciò significa fornire un’esperienza di acquisto eCommerce end-to-end su misura in ogni punto di contatto. Sottoponendosi alla segmentazione, i marchi possono scoprire nuove opportunità per rafforzare il loro rapporto con i consumatori.
Ma non basta, poiché sebbene sia semplice da definire, è quasi impossibile cambiare o influenzare i comportamenti attraverso la pubblicità basata solo sulla segmentazione demografica. I consumatori sono semplicemente molto più complessi della loro età, reddito o posizione.
È possibile cambiare o influenzare i comportamenti attraverso la pubblicità basata sulla segmentazione comportamentale, ma solo fino a un certo punto. Piuttosto che osservare semplicemente le loro azioni, gli esperti di eCommerce devono sapere perché i consumatori fanno le cose, poiché questa è la chiave per raggiungerli a livello emotivo. Come? In questo caso, la segmentazione attitudinale aiuterà i marketer a scoprire in dettaglio ciò che i clienti apprezzano di più in un’esperienza di shopping online.
I rivenditori online devono adattarsi al proprio pubblico
Nonostante l’aumento della concorrenza e un mercato eccessivamente saturo, il profitto nelle vendite online si ottiene solo attraverso una corretta personalizzazione. La segmentazione attitudinale consente di attingere alle cose che interessano ai clienti e di amplificare questi fattori attraverso la funzionalità del sito Web.
Ma la personalizzazione non si limita nello sfruttamento della conoscenza dei potenziali clienti ma a mostrare come ci si adatta e si cambia con loro. Gli atteggiamenti e le motivazioni dei consumatori sono influenzati da una varietà di fattori, il che significa che i loro tratti non sono mai fissati. I segmenti target e i mercati in cui vivono cambiano costantemente, quindi vale la pena stare in allerta.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/shopping-online-3.jpg590865Federico Gambinahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFederico Gambina2020-07-02 12:01:222020-07-06 21:14:49La personalizzazione è la chiave dello shopping online (e le persone non vogliono più farne a meno)
Facebook ha comprato Giphy per 400 milioni di dollari, un’acquisizione che suscita non poche polemiche e fa suonare l’allarme dell’Antitrust.
L’attuale potenziale pubblicitario della piattaforma non sembra giustificare un così alto investimento da parte di Zuckerberg, il cui interesse parrebbe rivolgersi in un’altra direzione.
Il 15 maggio Facebook ha annunciato in un comunicato ufficiale di voler acquisire Giphy, tra le piattaforme più popolari del momento per la pubblicazione e la condivisione di GIF.
L’azienda ha dichiarato che Giphy verrà integrato nel “team Instagram”, che già da diverso tempo utilizzava la piattaforma come archivio a cui gli utenti accedono per condividere le immagini animate nelle IG Story.
Il gigante del web ha specificato che per gli utenti non ci saranno cambiamenti, la community creativa potrà continuare a produrre contenuti di qualità e utilizzare la piattaforma anche fuori da Instagram, così come continueranno a farlo tutti gli altri siti che utilizzano le API di Giphy.
Giphy manterrà il suo logo e la sua identità e, “continuerà a gestire la sua biblioteca (inclusa la sua raccolta di contenuti globali) e non vediamo l’ora di investire ulteriormente nella sua tecnologia e nei rapporti con i contenuti e i partner API”.
Ciò che Facebook non ha dichiarato è stato il costo di quest’acquisizione, che secondo quanto dichiarato da Axios si aggirerebbe intorno ai 400 milioni di dollari.
GIF e sticker, un trend in crescita durante il lockdown
GIF animate e stickers offrono alle persone modi sempre più creativi di comunicare, nonché il mezzo più immediato per dare una risposta emotiva. Il loro utilizzo è a dir poco esploso negli ultimi anni, diventando una delle forme d’espressione nelle conversazioni digitali.
Tra le piattaforme dedicate alla ricerca e condivisione di GIF, Giphy è sicuramente la più utilizzata del momento, con più di10 miliardi di contenuticondivisi ogni giorno, dati che, durante il periodo di lockdown, hanno visto una crescita esponenziale.
L’utilizzo della piattaforma ha registrato una crescita del 19% nel mese di aprile rispetto al mese precedente, che a sua volta aveva avuto un incremento del 65%.
Ma non è tutto: attraverso le ricerche effettuate dagli utenti è stato possibile anche costruire un quadro di come sono cambiate le routine delle persone durante la quarantena ed evidenziare i maggiori interessi.
Per riportarne alcuni esempi: le ricerche per “Film” e TV” nell’archivio Giphy sono aumentate rispettivamente del 643% e del 999%, la parola “gaming” è salita del 928% e gli hobby in generale del 225%.
Da poco tempo Giphy aveva iniziato ad inserire funzionalità per gli inserzionisti per la creazione di GIF sponsorizzate, ma l’attuale potenziale pubblicitario della piattaforma non sembrerebbe in grado di giustificare un così alto investimento da parte di Facebook.
Qual è il motivo dell’acquisizione?
Secondo quanto dichiarato da Michael Ostrovsky, docente di economia a Stanford, “ci vorrà del vero ingegno per Facebook e Instagram per far funzionare le GIF come prodotto pubblicitario”.
L’interesse di Zuckerberg parrebbe quindi rivolgersi in un’altra direzione. Il 50% del traffico di Giphy proviene già dalle app di Facebook, ma ora l’azienda avrà accesso ai dati di ricerca sulla piattaforma anche da tutte le altre app che utilizzano Giphy, tra cui iMessage, Snapchat, Telegram, Tinder, Slack e TikTok.
Sempre secondo Ostrovsky, le statistiche esistenti di Giphy sull’utilizzo delle GIF non forniranno a Facebook molto di più di quanto già non sappia in termini di targeting dei dati pubblicitari. Allo stesso tempo, però, Facebook potrebbe imparare molto su trend in crescita e topic caldi dal modo in cui le persone selezionano le GIF sulle varie piattaforme.
Inoltre, i dati Giphy, potrebbero essere in grado di rivelare la crescente popolarità di una nuova app che mostra una rapida espansione della sua base di utenti. D’altronde, si sa, Facebook è sempre molto attratto da tutto ciò che attira l’attenzione del web, e così come per le abitudini consumo e di navigazione degli utenti.
L’allarme antitrust
Quest’ultima mossa di Facebook parrebbe non andare molto a genio ad un gruppo di senatori americani appartenenti ad entrambi gli schieramenti, che si sarebbero già mobilitati per l’applicazione delle norme antitrust nei confronti del colosso social.
Il repubblicano Josh Hawley ha dichiarato a The Verge che la società di Zuckerberg “vuole Giphy in modo che possa raccogliere ancora più dati su di noi. Facebook non dovrebbe acquisire alcuna società mentre è sotto inchiesta antitrust per i suoi acquisti passati”.
È già stata annunciata da parte di un gruppo di senatori democratici l’intenzione di presentare un disegno di legge“Pandemic Anti-Monopoly Act”, che imporrebbe una moratoria sulle grandi fusioni fino a quando la Federal Trade Commission avrà accertato che le piccole e medie imprese e i lavoratori non sono più in gravi difficoltà finanziarie.
La senatrice democratica Elizabeth Warren, portavoce dell’iniziativa, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
L’acquisizione di Facebook è l’ennesimo esempio di azienda gigante che usa la pandemia per consolidare ulteriormente il potere – questa volta è una società con una storia di violazioni della privacy che ottiene un maggiore controllo sulle comunicazioni online.
Ma la richiesta dei democratici è già stata respinta dai repubblicani che in un appello alla Corte di Giustizia hanno chiesto di rifiutare qualsiasi modifica all’applicazione dell’antitrust fino a che l’emergenza Coronavirus sarà in atto.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/Depositphotos_194128582_s-2019-min.jpg6671000Federica D'Arpahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFederica D'Arpa2020-07-02 11:09:002020-07-02 11:12:25Non solo GIF: perché Giphy era così importante per Facebook
Si può tranquillamente dire che le Instagram Stories sono oggi uno dei migliori prodotti di Facebook.
A partire dallo scorso anno, circa la metà degli utenti di Instagram – ovvero 500 milioni di persone – ha interagito quotidianamente con questi contenuti. Si tratta di quasi il doppio dell’intera base di utenti attivi giornalieri di tutta Snapchat, che per prima ha reso popolare il formato effimero.
Ora, sembra che Instagram stia testando un modo per espandere l’esperienza delle Stories, rendendola più centrale nell’applicazione.
La società sta testando una nuova funzionalità che permetterà agli utenti di Instagram di vedere più Storie in una sola volta, sia sulla schermata iniziale che in una nuova esperienza dedicata.
Nel test, gli utenti vedranno inizialmente due righe di Stories invece di una nella parte superiore dello schermo quando apriranno per la prima volta l’app Instagram. Un pulsante apparirà anche sotto quest’area estesa di Storie che permette di cliccare su “Vedi tutte le Storie”.
In questo modo si aprirà una nuova schermata in cui è possibile visualizzare e scorrere tutte le Storie disponibili in un’esperienza a tutto schermo.
La funzione è stata individuata per la prima volta dal social media manager californiano Julian Gamboa alla fine della scorsa settimana, che ha condiviso uno screenshot della nuova interfaccia su Twitter.
Non è una sorpresa che Facebook cerchi di sviluppare nuove idee che gli consentirebbero di spingere un numero maggiore di utenti ad utilizzare e interagire con le Stories, dato l’enorme appeal del prodotto, la sua crescita e la crescente importanza per gli inserzionisti.
Nel terzo trimestre del 2019, Facebook ha definito le Stories una delle sue aree di maggiore crescita, notando che allora 3 milioni dei suoi 7 milioni di inserzionisti totali facevano pubblicità su Facebook, Instagram e Messenger Stories messi insieme. Nel quarto trimestre, il numero di inserzionisti che utilizzano Story Ads è cresciuto fino a 4 milioni.
Per soddisfare le esigenze degli inserzionisti, lo scorso anno Facebook ha introdotto anche nuovi modelli personalizzabili in cui le aziende possono caricare le loro foto e video, quindi scegliere tra diversi layout, colori e opzioni di testo per rendere più coinvolgenti le Stories.
Il numero totale di impression pubblicitarie nei servizi di Facebook è cresciuto del 39%, secondo quanto emerge dai dati del primo trimestre 2020. E l’azienda ha attribuito il salto anche alle Stories.
Tuttavia, Facebook ha spesso affermato che gli annunci di Stories monetizzano a tassi più bassi rispetto al News Feed – qualcosa che l’azienda ritiene che cambierà a lungo termine con la migrazione di un maggior numero di inserzionisti verso i contenuti volatili.
Se Instagram decidesse di lanciare pubblicamente la nuova schermata dedicata alle Storie, potrebbe catturare più utenti giornalieri e quindi, a sua volta, più inserzionisti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/stories-instagram-test.jpg588913Daria D'Acquistohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaria D'Acquisto2020-07-02 08:36:542020-07-02 13:46:54Tutte le Stories in un'unica pagina: è l'ultimo test di Instagram
Hai finalmente messo su il tuo sito, hai chiuso tutte le pratiche burocratiche e sei pronto a cominciare con il tuo business online. E ora? Come lanciare il tuo prodotto o il tuo servizio? E da che parte dovrebbero arrivare i clienti?
Bene, è qui che entra in gioco il Digital Marketing, un fattore che sarà sempre parte del tuo business e che ha moltissimi elementi da conoscere, organizzare e pianificare per ottenere i risultati sperato.
Anche quando invii una email con la firma della tua azienda stai facendo marketing, o quando qualcuno scrive una recensione online sui tuoi prodotti, anche quello è marketing.
Ed è fondamentale per il successo della tua azienda.
Se sei corso a digitare su Google: “Come fare Digital Marketing per il mio business online“, probabilmente ora sarai un po’ confuso e avrai pensato già di rinunciare all’impresa. Ma non scoraggiarti, e inizia con ordine.
Innanzitutto, devi conoscere quali sono i canali di marketing che puoi utilizzare per il tuo business online. Solo una volta che avrai queste coordinate, potrai scegliere quale strategia adottare e attraverso quali canali raggiungere i tuoi clienti.
Ecco quindi alcuni dei canali di marketing più efficaci per un business online.
Se la gente non conosce il tuo prodotto o la tua attività, come può prendere in considerazione di acquistare da te?
Se offri un prodotto o un servizio digitale che risolve un problema per molte persone, devi far sapere a quelle persone che ci sei. Devi generare consapevolezza della tua attività e del tuo marchio (brand awareness).
Devi poi educare le persone, spiegare esattamente ciò che offri, perché è di valore (o più prezioso di altre opzioni simili o concorrenti) e come migliorerà la loro vita. Ecco perché il marketing è fondamentale e devi usarlo per il tuo business online.
A chi dovresti rivolgerti con la tua strategia di Digital Marketing?
Vendi un prodotto destinato ad altre aziende (B2B – Business to business)? Oppure vendi un prodotto destinato a un utente finale (B2C – Business to consumer)?
Il tuo prodotto è destinato a madri, padri, figli o nonni? Il tuo servizio di consulenza è adatto a ragazzi giovani, bambini, o adulti?
Queste sono solo alcune delle domande che dovresti porti per iniziare a conoscere il tuo pubblico potenziale. Il che è fondamentale per decidere quali canali di marketing dovresti usare.
Qualsiasi dato esistente sui tuoi attuali clienti ti aiuterà a definire chi sono. Non hai dati? Mettiti in contatto con il tuo pubblico esistente per saperne di più: ad esempio, puoi condurre un breve sondaggio via email con diverse domande che ti aiuteranno a scoprire chi è il tuo pubblico.
Parla con i tuoi clienti, impara a conoscerli e approfondisci quali sono i loro obiettivi e le loro difficoltà. Potresti anche scoprire quali sono i canali di marketing che i tuoi clienti utilizzano abitualmente, e raggiungerli con i tuoi messaggi proprio lì dove si trovano già.
Una volta che avrai capito meglio chi sta già utilizzando il tuo prodotto, sarai in grado di delineare un cliente ideale, o una serie di potenziali clienti (buyer personas).
Alcuni canali ti permettono di rivolgerti proprio a loro, quindi a un pubblico specifico, in modo da poter utilizzare più efficacemente il Digital Marketing.
Aspetta… cosa sono i canali di marketing?
I “canali” di marketing sono chiamati anche “medium” dalle agenzie pubblicitariee media. In sostanza, è il mezzo utilizzato per distribuire un messaggio a un pubblico specifico.
Quasi tutti i canali e i media possono essere suddivisi in tre gruppi: paid(a pagamento), owned (proprietario) ed earned (guadagnato).
I canali a pagamento (paid) sono servizi e collocamenti che sono stati letteralmente pagati. Sei tu a controllare i contenuti che vanno negli spazi a pagamento, ma non sei proprietario dello spazio.
I canali di proprietà (owned) sono direttamente controllati da te. Qui hai quindi il controllo di ciò che va dove e di come il tuo business è rappresentato in quello spazio. Sei proprietari dello spazio (o in alcuni casi di un account).
I media guadagnati (earned) sono gratuiti, ma non sono controllati da te. Sono a discrezione di altri. E si può dire che questa è l’esposizione più preziosa che si possa ottenere.
Vediamo alcuni dei canali di marketing più efficaci per i business online in ciascuna di queste categorie.
Il Search Engine Marketing (SEM) è la pubblicità a pagamento attraverso i motori di ricerca. Gli annunci che promuovono il tuo business online appariranno quando determinate parole chiave o frasi vengono cercate dagli utenti dei motori di ricerca. Pagherai per questo tipo di pubblicità sulla base di quante volte quel risultato viene visualizzato (impression) o cliccato.
Il SEM è eccellente per aumentare la consapevolezza (awareness). Gli annunci a pagamento sui motori di ricerca incoraggiano i click e possono portare ad una maggiore esposizione. Questo potrebbe includere link da altri siti, condivisione sui social media, e così via; tutti questi elementi contribuiscono poi ad aumentare il ranking organico di ricerca e quindi a migliorare il posizionamento del sito tra i risultati di ricerca organici (non a pagamento).
Non c’è un minimo di spesa da investire in SEM, e puoi mettere in pausa la tua pubblicità in qualsiasi momento, se ad esempio ti accorgi che non stai raggiungendo i risultati sperati o vuoi modificare qualcosa.
Display e retargeting / remarketing
Il Display è la pubblicità sul web come meglio la conosciamo: in pratica è quella che si presenta sotto forma di banner e annunci visuali sui siti web. Più nello specifico il retargeting è un canale a pagamento che aiuta a convertire i cosiddetti “window-shopper” in clienti. Rintraccia e si rivolge a persone che hanno già visitato il tuo sito web. Il Retargeting mostra a queste persone un annuncio pubblicitario per il tuo prodotto o la tua attività. Queste persone sono probabilmente già interessate al tuo prodotto, in quanto hanno già visitato il sito.
Un display pubblicitario è di solito un’immagine, che può avere elementi grafici e testo. Ci sono varie dimensioni e formati.
I servizi di retargeting attingono alle grandi reti pubblicitarie con un gran numero di siti web che vendono spazi pubblicitari sui loro siti. Questi siti web vengono poi suddivisi in categorie per facilitare il targeting. Il Google Display Network, ad esempio, ha una delle più grandi reti di visualizzazione al mondo.
Owned
Email marketing
L’Email Marketing è uno dei canali di marketing proprietari più popolari. Inserendo un modulo di iscrizione sul tuo sito, e collegandolo ad un servizio di email marketing, puoi raccogliere gli indirizzi email dei potenziali clienti e creare una mailing list di persone interessate.
La posta elettronica è ancora oggi uno dei metodi di comunicazione più utilizzati. Quasi tutti gli utenti di posta elettronica controllano la loro posta ogni giorno In questo caso hai il pieno controllo del contenuto che è incluso nell’email, e del pubblico a cui viene inviato: il modo migliore per usarlo è infatti inviare messaggi personalizzati a gruppi specifici di persone, in determinati momenti della giornata.
In generale l’email marketing è più personale di altri canali, è conveniente e le persone della mailing list sono convalidate – cioè hanno fornito il loro indirizzo email spontaneamente in modo che possiate comunicare direttamente con loro.
Piattaforme di Social Media
I Social Media sono un altro canale owned che permette di creare connessioni con le persone. Apre l’opportunità di avere discussioni con follower o clienti in tempo reale o quasi, e alcune persone preferiscono interagire con le aziende sui social media per un’esperienza più personale.
È possibile comunicare rapidamente con le persone che ti seguono in massa o direttamente ai singoli inviando loro un messaggio diretto (direct message). Ed è gratuito creare un account e iniziare a pubblicare.
La maggior parte dei canali delle piattaforme di social media ha anche ottimi dati di audience, che puoi utilizzare per conoscere meglio gli interessi e i comportamenti delle persone che seguono la tua azienda. La maggior parte dei canali di social media offre, inoltre, opportunità di pubblicità a pagamento per estendere ulteriormente il tuo raggio d’azione a un pubblico estremamente mirato.
Il tuo sito web
L’unico canale su cui hai il completo controllo è il tuo sito web. E avere le giuste informazioni sul tuo sito web determinerà se un visitatore rimane o se se ne va. Quante volte hai aperto il sito web di un’azienda solo per chiuderlo quasi istantaneamente, perché non era rilevante per quello che cercavi, oppure non era abbastanza attraente per rimanere?
Ecco, il tuo sito web è un po’ la tua casa su internet. Il volto principale della tua attività. È anche il luogo in cui trasformare i visitatori in clienti.
Il sito web dovrebbe fornire informazioni importanti su ciò che fai o vendi. Dovrebbe descrivere in dettaglio il valore che offri e i problemi che i tuoi prodotti risolvono (i vantaggi).
Sul sito web è inoltre possibile piantare le basi per l’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO). Assicurati di utilizzare parole chiave e frasi nei contenuti (pagine di prodotti, articoli di blog, video, ecc.) che i tuoi clienti ideali cercherebbero su un motore di ricerca. Questo migliorerà il tuo posizionamento nella ricerca organica.
Il Content Marketing è uno dei modi più efficaci per comunicare con le persone attraverso il sito. La pubblicazione di articoli preziosi, utili e pertinenti aprirà altre strade per comunicare con i clienti. I contenuti che crei e le pagine dei tuoi prodotti appariranno infatti nei risultati di ricerca. Quando pubblichi regolarmente i contenuti, instaurerai un rapporto di fiducia con i tuoi clienti.
Infine sul sito web cerca di offrire anche i dettagli per il tuo servizio clienti: la Customer Care è un canale di marketing a sé stante, un punto di contatto essenziale per i clienti, che può aiutare a creare o interrompere la relazione con i clienti.
Inoltre, questo canale permette spesso di attivarne un altro earned: il WOM (word of mouth), ossia il passaparola.
Earned
Riunire una community intorno al tuo brand, alla tua azienda, al tuo business online o al tuo prodotto è una vera vittoria sul web. Le persone che credono e si fidano completamente di ciò che fai o vendi dovrebbero essere il tuo obiettivo finale.
Queste persone infatti comunicheranno i loro sentimenti positivi sul brand anche ad altri, innescando una potente amplificazione dei tuoi messaggi promozionali online.
Passaparola (WOM)
Si tratta di un canale di marketing non comprato ma naturale, e capace di passare dall’online all’offline.
Il passaparola è la forma di marketing più affidabile, da un utente o cliente a un altro. Con il word of mouth, il tuo marchio o prodotto diventa la prima cosa che viene in mente a qualcuno, di solito a causa dell’esperienza positiva (o negativa) che ha avuto con esso.
Attenzione però, perché il WOM positivo è tanto influente sulla decisione di acquisto di un nuovo potenziale cliente quanto quello negativo e su questo canale non avrai pressoché nessun controllo.
Articoli e recensioni su altri siti
Gli articoli positivi e non sollecitati scritti da altre persone e pubblicati sui loro siti web si riflettono positivamente sul tuo business online. Le recensioni positive hanno un impatto su come le persone si sentono nei confronti della tua azienda quando sono ancora in fase di valutazione.
Sia che questi articoli e recensioni vivano sui social media, sia che siano pubblicati su siti di terze parti, sono una risorsa guadagnata incredibilmente potente che può influenzare la decisione di un cliente di scegliere la tua azienda rispetto a quella di un concorrente.
Testimonianze e prove sociali
Quando un cliente è al settimo cielo per il tuo prodotto, servizio, azienda o tutto quanto sopra, sarà più che felice di fornire una testimonianza. I testimonial entusiasti dovrebbero avere un posto d’onore sul sito web, mettili in homepage.
Non è un atteggiamento arrogante se è vero!
Come scegliere i canali di marketing giusti per te
Il Digital Marketing è una maratona, non uno sprint. Si tratta sempre di programmare strategie che richiedono periodi più o meno lunghi per dare risultati e pianificazioni complessive che prevedono spesso l’utilizzo di più canali tra quelli che abbiamo elencato, combinati tra loro.
Anche se sono moltissimi i fattori che possono influenzare la scelta dei canali di marketing da usare per un business online, questi tre elementi sono eccellenti per restringere le opzioni:
Obiettivi aziendali – quali sono le principali priorità da raggiungere? Consapevolezza del marchio? Educazione dei clienti? Traffico sul sito? Vendite?
Budget – quanto puoi spendere per le tue attività di marketing? Questo fattore deve essere valutato in anticipo per poter destinare poi i budget adeguati a ciascun canale, investire troppo poco, o al contrario puntare troppo su un canale, può rivelarsi alla fine uno spreco di risorse.
Talenti e risorse disponibili – quale personale sarà dedicato a queste attività? Quali risorse tecnologiche saranno richieste? Quali risorse creative?
Per capire cosa funziona davvero per te, infine, dovrai provare, testare e tracciare. Una cosa rende davvero speciale il Digital Marketing: la possibilità di misurare in qualsiasi momento i risultati che si stanno ottenendo, per capire cosa sta funzionando e cosa si può migliorare, in modo da determinare il tuo personale mix, quello in grado di darti i frutti i migliori.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/canali-di-marketing-digitale.jpg531749Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-07-01 15:03:242020-07-01 22:02:22Effective Marketing: quali sono i canali giusti per il tuo business online
In questo momento di ripartenza ciò che è essenziale è non fermarsi e continuare a comunicare i valori e le iniziative della propria azienda.
Utilizza i social media e il blog aziendale per mettere al corrente la tua community di tutti i cambiamenti che hai dovuto affrontare nella tua azienda.
Onestà, sincerità, chiarezza e umanizzazione sono valori fondamentali per costruire una community attiva e coinvolta.
Se si dovesse descrivere questo momento economico e sociale con due parole, quelle giuste sarebbero di sicuro: incertezza e ripartenza. Il mondo sembra essersi fermato e, a tratti, si fa fatica a capire come rimetterlo in modo.
Dal punto di vista professionale, ciò che è essenziale in questa fase è non fermarsi, continuare a comunicare i valori e le iniziative della propria azienda e, magari, reinventarsi. Almeno per i primi tempi.
In questo periodo, affidarsi – ancor di più – ai canali social, ai blog e ai professionisti per rilanciare o mantenere viva la comunicazione della tua impresa è davvero fondamentale. Per questo motivo, è utile tenere a mente alcuni consigli per la ripartenza.
Gli ultimi mesi hanno messo a dura prova moltissime attività commerciali ed altrettanti professionisti: nella tua comunicazione non negarlo, non far finta di niente e comunica che qualcosa è cambiato.Racconta al tuo pubblico e ai tuoi clienti in che modo hai modificato la tua attività o il modo di relazionarti ad essi.
Utilizza i social media per mettere al corrente la tua community di tutti i cambiamenti che hai dovuto affrontare o raccontali in un articolo sul tuo blog aziendale. Ricorda, però: cerca sempre di mantenere un tono “leggero”, non essere drammatico e cerca di infondere positività.
…ma non spaventare il tuo pubblico
La situazione per molti è davvero complicata. La rabbia di aver perso molto economicamente e umanamente potrebbe pervaderti e trasparire nella tua comunicazione. Eppure, questo non è il modo giusto di interfacciarti al tuo pubblico sui social e tramite blog. Se hai un ristorante, ad esempio, ciò che ti auguri è che le persone tornino a passare dei momenti felici da te. Cerca di comunicare la possibilità che tutto ritorni come prima, o quasi.
Anche se è difficile, siamo in fase di ripartenza. E – più o meno – siamo tutti sulla stessa barca. Punta sul senso di comunità che lega imprenditori e professionisti, clienti e dipendenti. Sii gentile con il tuo pubblico. E, se puoi, renditi utile per gli altri.
Hai bisogno di nuove risorse e nuovi strumenti a cui affidarti. In questi mesi, video call e dirette social sono diventate fondamentali per rimanere in contatto con il proprio pubblico. Le consulenze in azienda si sono trasformate in consulenze online, i seminari in webinar e i corsi di formazione in video lezioni.
La tecnologia nasce per abbattere le distanze, ma molto spesso la utilizziamo nel modo sbagliato. Questo è il tempo di cogliere le sue reali potenzialità e sfruttarle al massimo, nel migliore dei modi.
Condividi con il tuo pubblico le tue competenze, le tue risorse, mettici la faccia e dialoga con loro attraverso i tuoi canali social.
Ripensa i tuoi servizi in modo che siano funzionali alla situazione: in questi mesi, se sei in grado di farlo, potresti mettere a disposizione delle prove gratuite dei tuoi prodotti, delle offerte pensate per i tuoi clienti o fornire dei servizi aggiuntivi per aiutare persone e clienti in crisi.
Una strategia di comunicazione interna per ripartire
Prima di rivolgerti al tuo pubblico, potrebbe essere una buona idea quella di progettare una nuova strategia di comunicazione interna. Se all’esterno è cambiato e sta cambiando qualcosa, prima di tutto quel qualcosa si è modificato all’interno della tua azienda. Comunica ai tuoi dipendenti cosa è diverso dal passato, solo in questo modo riuscirai a comunicare la situazione in maniera ottimale anche al tuo pubblico.
In che modo procedere? Organizzare riunioni con i tuoi dipendenti è un modo per informarli della situazione e parlare con loro “faccia a faccia”, rispondendo alle loro domande o ponendo soluzioni ai loro problemi. Individuare le criticità che la situazione di emergenza ha fatto sorgere all’interno della tua azienda è un ottimo punto di partenza. Purtroppo, nel peggiore dei casi sarai costretto a dover dare delle cattive notizie al tuo team: cerca di essere sincero e di prevedere un margine di ripresa.
Umanizza il tuo brand in ottica di ripartenza
Questo è un consiglio utile in ogni caso. Umanizzare un brand può rivelarsi davvero una scelta intelligente per abbattere quelle distanze che, in molti casi, si creano tra azienda e clienti. Soprattutto adesso, non devi mostrarti invincibile. Anche perché rischieresti di risultare agli occhi del tuo pubblico tutt’altro che onesto e sincero e questo è sempre un male per la tua impresa.
Onestà, sincerità, chiarezza e umanizzazione sono valori fondamentali per costruire una community attiva e coinvolta.
Navigare in un mare di incertezza può essere davvero una situazione difficile da affrontare, anche per le aziende più solide. Eppure mantenendo un contatto diretto con clienti e dipendenti, cercando di essere più onesto possibile con loro ed essendo aperto al cambiamento e alla riorganizzazione riuscirai sicuramente a farcela!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/social-media-ripartenza.jpg576813Martina Masullohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMartina Masullo2020-07-01 11:54:382020-07-01 16:03:42Blog e social media ti aiutano a comunicare la ripartenza
Il Content Marketing nel B2B aiuta le aziende ad attrarre, educare e costruire una relazione con l’utente lungo tutto il percorso d’acquisto;
Nella maggior parte delle aziende non c’è una persona dedicata full-time al Content Marketing, il 50% esternalizza la creazione del contenuto;
Casi Studio e Webinar, due tipologie di Contenuto usate nel B2B per catturare l’attenzione dell’utente e aumentare la reputazione e l’affidabilità dell’azienda.
I processi di acquisto nel mercato B2B sono molte volte più lunghi e costosi che nel B2C. Pensiamo per esempio a un software, a un macchinario per la produzione in azienda, a una consulenza specialistica.
Oltre il tempo maggiore dal contatto iniziale all’acquisto, nel B2B si affrontano anche complessità nel far capire cosa si propone, le caratteristiche del prodotto e del servizio a più stakeholder, non solo tecnici e utilizzatori finali, ma anche ad altri attori che entrano nel processo decisionale, come per esempio manager non tecnici, ufficio acquisti, ecc.
Questa complessità si sposa nel marketing con l’approccio inbound, che vede nel contenuto informativo ed educativo un elemento centrale della strategia, per educare l’utente al prodotto e servizio e poi accompagnarlo e rassicurarlo durante tutto il customer journey, fino alla retention e il referral.
Il content marketing nel B2B è quindi una strategia cardine, con il sito web luogo ideale di contenuto, seguito da social, email, ma anche conferenze e incontri dal vivo.
Nei prossimi paragrafi esploreremo il contesto e le dinamiche del content marketing nel B2B, quali strategie di contenuto vengono maggiormente utilizzate, quante persone sono dedicate ai contenuti, quali riscontri portano.
Successivamente ci focalizzeremo su due tipi di contenuto molto utilizzati nel B2B: i casi studio e i webinar.
Inbound Marketing
Un breve recap sull’inbound Marketing. Si tratta di una metodologia, approccio, filosofia, codificata da Hubspot, azienda B2B di software, per attrarre potenziali clienti e successivamente farli diventare promotori spontanei della nostra attività. Non è obbligatorio utilizzare l’inbound marketing, ma soprattutto nel caso di acquisti complessi come nel B2B, aiuta ad accompagnare l’utente nel percorso di acquisto e promozione.
Il cuore dell’inbound marketing sono i contenuti e le esperienze su misura con l’utente al centro, grazie all’utilizzo di strumenti di marketing automation e analisi approfondite. Segue una logica di attrazione, con l’utente che trova il brand, grazie proprio a un contenuto di valore, che risponde a eventuali problemi che potrebbe incontrare. Il contrario è l’outbound marketing che approccia all’attenzione dell’utente con l’interruzione, come nel caso dei banner pubblicitari.
Un esempio pratico di inbound marketing. Un’azienda ha difficoltà a organizzare, proteggere, aggiornare la propria documentazione cartacea, dall’altra parte c’è un software che permette di digitalizzare e gestire la documentazione. L’utente cerca su Google “consigli per organizzare la documentazione” trova un’infografica dell’azienda software con i “10 consigli per…” (lead magnet) e lascia la mail per scaricare il contenuto. L’utente è contento di aver trovato una risposta e allo stesso tempo è entrato in contatto con il brand, che sa ora che quell’utente ha un problema da risolvere e che il software potrebbe fare al caso suo. Una volta ottenuto il lead, viene nutrito sempre con il contenuto, lungo tutto il funnel, anzi utilizzando l’approccio di Hubspot, viene nutrito nel percorso del modello flywheel.
Si crea quindi con il tempo una relazione che porta alla conoscenza e fiducia, fino alla chiusura con l’acquisto del prodotto e servizio. Se e quando ciò accade, la relazione continua anche nel post-vendita con il cliente che viene aiutato a raggiungere il successo e diventa un promotore spontaneo dell’attività.
I numeri del Content Marketing nel B2B
Una ricerca del Content Marketing Institute, ha indagato lo stato e i trend del Content Marketing nel B2B con un survey che ha coinvolto oltre 650 marketers.
I top 3 obiettiviraggiunti dagli intervistati con il content marketing nel 2019 sono stati: creare brand awareness (86%); educare l’audience (79%); costruire credibilità/ fiducia (75%). Obiettivi top-of the funnel insomma, dall’altra parte tra gli obiettivi meno raggiunti: costruire audience abbonate/ iscritte (45%); generare vendite/ ricavi (53%), costruire fedeltà con i clienti acquisiti (63%). Dati comunque alti e in crescita rispetto l’anno precedente.
Un altro dato interessante è l’allocazione delle risorse e la struttura del team dedicato al contenuto in azienda. Nelle aziende più grandi c’è sia un team centralizzato che team individuali che si occupano di content marketing per l’organizzazione (36%). Nelle aziende medie (52%) e piccole (70%) prevale un team di poche persone o con solo una persona. Per almeno 1/3 degli intervistati non c’è una figura dedicata full-time al content marketing. Il 50% di aziende B2B esternalizza una parte del lavoro diContent Marketing, in particolare l’attività di creazione contenuti.
Solo due terzi (66%) dei programmi di content marketing dà priorità alle esigenze informative del proprio pubblico rispetto al messaggio commerciale/promozionale della propria organizzazione. Sarebbe bene in questo caso arginare le richieste dei commerciali che spingono in questa direzione promozionale, soprattutto quando i lead acquisiti non hanno ancora compreso bene o acquisito fiducia con un percorso di contenuti adeguato.
I canali preferiti per la distribuzione dei contenuti nel Marketing B2B. Social media (91%), Sito web e Blog (89%), Email (87%), Eventi, Conferenze (63%), Guest post (48%), Relazioni con media e influencer (34%). Per quanto riguarda le campagne a pagamento sui contenuti, l’84% ne usufruisce, soprattutto con social media adv (72%), sponsorship per esempio di workshop (66%), Search Engine Marketing (61%).
I casi studio nel B2B
I casi studio nel content marketing B2B aiutano a costruire credibilità e fiducia verso il brand. Nel B2B gli acquisti spesso sono complessi, lunghi e hanno un notevole impatto economico. La riprova sociale, con recensioni, casi studio, pagina clienti, aiuta ad aumentare la fiducia verso il brand e diminuire le barriere di ingresso per un nuovo potenziale cliente.
Inoltre i casi studio consentono di costruire uno storytelling intorno al brand. Pensate alla struttura classica del caso studio, il cliente aveva questo problema, con il nostro aiuto è riuscito a risolverlo e a raggiungere il successo. I casi studio con la loro struttura narrativa possono raccontare non solo come lavora il brand, ma anche i suoi valori e come li applica concretamente. Possono aiutare inoltre a far immedesimare il prospect nella storia, attraverso la condivisione di problemi comuni. Per questo ogni caso studio che si rispetti presenta nella struttura un problema e una soluzione.
I casi studio possono essere rappresentati nelle forme più diverse, dal testo sul blog, al video racconto, al podcast con l’intervista, ad un evento live e anche in momenti diversi del Customer Journey, sia sul sito web come primo contatto sia anche offline nelle presentazioni del commerciale al potenziale customer.
Stabilisci l’obiettivo che vuoi raggiungere prima di iniziare e affronta diversi aspetti e soluzioni che il tuo prodotto o servizio aiutano a risolvere. Per esempio aderenza alle normative, aumento della produttività, aumento della qualità, ecc.
Prova diversi canali e mezzi. Lo stesso caso studio può essere un video per il tuo sito web, un’infografica per Pinterest, un post per i social.
La scelta del cliente. Un’azienda cliente conosciuta sicuramente porta maggiore autorevolezza al tuo brand, inoltre un’azienda che ha raggiunto risultati notevoli con il tuo prodotto, con cui sei maggiormente a contatto e ben istruita sul tuo prodotto.
Autorizzazioni e approvazioni. Sia prima della creazione del caso studio che alla fine della realizzazione è importante avere sia l’autorizzazione, sia l’approvazione dell’azienda cliente. Molte aziende hanno infatti policy che non permettono di pubblicare i loro loghi o nomi da parte dei fornitori. Inoltre il consiglio è coinvolgere pienamente il cliente fin da subito, dichiarando il tuo obiettivo e incentivandolo a partecipare, sia con vantaggi a livello di reputation che magari con benefit.
L’esempio di Facebook e Mercedes
Un esempio interessante di Caso Studio è quello di Facebook e Mercedes nella sezione Success Story di Facebook for Business. Il Caso studio è semplice da leggere e utilizza testo, icone, immagini, video e numeri. Parte con l’immagine di copertina e subito una frase con l’obiettivo raggiunto da Mercedes “Attrarre più lead con Facebook Custom Audience e Lookalike audience”. Interessanti anche i numeri messi in risalto per dimostrare il successo raggiunto. Screen e video che raccontano come hanno lavorato insieme le due aziende. I risultati raggiunti e infine i commenti da parte del cliente che racconta l’esperienza e la soddisfazione.
I Webinar
Prima della pandemia, qualcuno si chiedeva se nel 2020 il Webinar fosse ormai in fase di declino. In questi mesi la situazione è totalmente cambiata e la formazione in aula si è spostata completamente sul digitale, con il webinar strumento principale insieme alle dirette social per entrare in relazione con gli utenti.
Nel Content Marketing B2B, il Webinar è uno dei migliori mezzi per generare lead di qualità per i commerciali, soprattutto se si scelgono argomenti specifici che rispondono all’offerta di valore dell’azienda e al bisogno del potenziale cliente. Il Webinar inoltre può essere utilizzato in diversi punti del customer journey, sia in fase di awareness, che di lead nurturing, così come di retention e per il referral.
Altre caratteristiche positive del Webinar sono l’alto contenuto educativo e informativo che si può trasmettere sul proprio prodotto e servizio, la possibilità di entrare direttamente in contatto con i potenziali clienti, soprattutto in fase di live e il fatto di poter mostrare la propria esperienza e autorità in un determinato campo.
Alcuni tips per i webinar
Argomento. Scegli un tema specifico su cui hai molta esperienza e puoi trasmettere reale valore all’utente. Il tema dovrebbe inoltre rispondere alle domande che solitamente vengono poste dal possibile cliente. Per questo è importante allinearsi con il team commerciale per scegliere l’argomento da trattare. Può essere interessante anche organizzare webinar in partnership con altre aziende con cui collabori.
Strumento. Nel momento in cui decidi di organizzare un webinar, scegli il tool più adatto considerando il numero di partecipanti, la possibilità di registrazione, ma anche l’interazione che lo strumento consente tra speaker e utente.
Giorno e orario, tempo. Molto importante tenere in considerazione, è la possibilità di partecipazione dell’audience al Webinar. Puoi per esempio basarti sui dati di Analytics per capire il momento migliore di affluenza sul sito in caso di utenti sconosciuti, o se il webinar è indirizzato a lead iscritti o clienti, puoi inviare un sondaggio chiedendo il giorno e orario di preferenza. Secondo ON24 il giorno e orario migliore è giovedì 10-11. Il consiglio è di mettere a disposizione la registrazione, per chi non potesse partecipare, soprattutto nel caso del B2B dove l’84% guarda il video successivamente.
Promozione. Sempre facendo riferimento alle statistiche di GoToWebinar, molte registrazioni avvengono il giorno stesso dell’evento, comunque la promozione dovrebbe svolgersi almeno una settimana prima. Un consiglio è di prevedere anche email di reminder e anche di inserire l’evento nel calendario del partecipante.
Partecipazione. Non creare webinar con presentazioni piene di testo e uno speaker che non coinvolge l’audience, potresti rischiare una perdita immediata di attenzione. Per esempio una pratica interessante potrebbe essere quella di chiedere ai partecipanti prima dell’evento di porre domande a cui lo speaker risponderà in diretta e di farli intervenire in diretta creando confronti costruttivi.
Rimani in contatto. Dopo il webinar, rimani in contatto con la tua audience, invia il materiale, la registrazione, ma richiedi anche un feedback e/o un sondaggio per futuri webinar.
Insight. Una volta finito il webinar è importante allinearsi con le vendite e condividere il comportamento dei partecipanti, per stabilire azioni mirate verso il prospect e proseguire nell’accompagnamento alla vendita.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/02/webinar.jpg12381883Silvia Di Gennarohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSilvia Di Gennaro2020-06-30 12:13:422020-07-02 08:52:07Il ruolo del Content Marketing nel B2B tra numeri, esempi e casi di studio
Riprendono i viaggi in sicurezza, ma nulla sarà come prima. I consumatori, in questo periodo, sono ancora riluttanti a volare.
Un’attenta analisi, rivela che la maggior parte dei viaggiatori cambierà i propri comportamenti e anche gli operatori del settore Travel devono adeguarsi.
Il 13 maggio 2020, la Commissione europea ha pubblicato una guida per la ripresa dei viaggi in sicurezza. Ora che la filiera del Travel, compatibilmente con le norme vigenti, ha ricominciato la programmazione e la vendita di viaggi, è il momento di guardare ai primi dati del settore, per ipotizzare le sorti delle vacanze estive 2020.
Secondo Nicky Kelvin, Content Director di The Points Guy UK:
Il mondo che vediamo non sarà più lo stesso di prima che entrassimo nel lockdown. Da come prenotiamo, a dove e perché viaggiamo, dalla nostra scelta dei posti sull’aereo, a quali rischi finanziari e di sicurezza siamo disposti ad assumere… sicuramente da questa crisi mondiale emergeranno viaggiatori diversi rispetto a prima dell’inizio della pandemia.
Secondo un’indagine del Confturismo Confcommercio, in collaborazione con Swg, gli italiani che oggi pensano di fare le valigie tra giugno e agosto è passata dal 19% di aprile al 48%, ma siamo ancora molto lontani dal 70% dello stesso periodo dell’anno scorso. L’UNWTO ha avvertito che gli arrivi di turisti in tutto il mondo potrebbero scendere fino al 30%.
Interessante l’indagine condotta da Ipsos, per capire il “mood” degli italiani di fronte alla pandemia: alla domanda “Se si dovesse sbloccare la possibilità, lei pensa di fare una vacanza di almeno una settimana lontano da casa questa estate?” il campione esaminato ha risposto SI al 39%, NO al 38% (nella metà dei casi per paura, mentre un terzo per mancanza di soldi); e FORSE al 23%.
Attualmente, a livello mondiale, oltre la metà dei consumatori ha ritardato la prenotazione di una vacanza. In Francia, ad esempio, i ritardi negli acquisti delle vacanze sono passati dal 28% a metà marzo al 48% a metà aprile. Questo numero sale al 60% tra i consumatori in Cina e Singapore.
1. Le vacanze sono ancora un acquisto prioritario, nonostante l’epidemia
Secondo il Global Web Index Custom Research, un’indagine effettuata a fine aprile su 15.274 utenti in Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Irlanda, Italia, Giappone, Nuova Zelanda, Filippine, Sud Africa, Singapore, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, compresi tra i 16 ed i 64 anni.
I consumatori danno ancora la priorità alla prenotazione di una vacanza (23%) rispetto ad altri acquisti come l’acquisto di vestiti (17%), di un nuovo smartphone (13%), elettrodomestici (12%), dispositivi elettronici (11%) e automobili (9%). La prenotazione di una vacanza è la massima priorità per quasi tutti i mercati intervistati, a parte l’India e il Sudafrica, dove prevale l’acquisto di vestiti. Inoltre è stato notato che, più il consumatore è anziano, più è probabile che abbia la priorità di prenotare una vacanza (con boomers che segnano il 29%, contro la Gen Z che registra un 18%). I giovani privilegiano l’acquisto di abbigliamento (25%) e smartphone (20%).
2. I consumatori sono riluttanti a volare
Le compagnie aeree sono destinate a subire il colpo maggiore: mentre il 23% dei consumatori dà la priorità all’acquisto di una vacanza dopo l’epidemia, solo l’8% afferma lo stesso della prenotazione di un volo. Questo è principalmente dovuto a problemi di sicurezza perché è quasi impossibile mantenere la distanza interpersonale all’interno degli aeroporti e del mezzo.
John-Holland Kaye, l’amministratore delegato dell’aeroporto Heathrow di Londra, ha avvertito che il distanziamento sociale negli aeroporti potrebbe richiedere code di imbarco lunghe un chilometro: ciò si traduce in un aumento della domanda di vacanze nazionali, come confermato da un’indagine di Astoi Confindustria viaggi. Restano provvisori, ma pur sempre significativi, i dati dell’outgoing, per il quale le mete ad oggi più richieste sono la Grecia, l’Egitto e la Spagna. Per chi vuole andare all’estero, infatti, è necessario valutare le politiche di protezione dal virus adottate nei vari Paesi e le restrizioni ai turisti adottate.
3. La maggior parte delle persone cambia i propri comportamenti in viaggio
Solo il 18% dei consumatori afferma di non avere intenzione di apportare modifiche ai propri comportamenti durante le vacanze. Il paese più incline a cambiare i suoi comportamenti riguardo al mondo travel, invece, è la Cina. Il 65% degli utenti cinesi, normalmente si recavano in vacanza all’estero almeno una volta ogni 6 mesi, mentre ora prediligono vacanze nazionali (42%), che richiedono meno di 3h di volo (25%) anziché ai viaggi internazionali. Wuhan è in cima alle liste dei desideri, i viaggiatori, infatti, affermano di voler contribuire allo sviluppo economico nella regione a seguito della pandemia.
In generale, i consumatori sono alla ricerca di luoghi non troppo affollati, viste le misure di distanziamento sociale da rispettare, luoghi “immersi nella natura” o “all’aperto” dove potersi rilassare. Solo il 49% prediligerà vacanze al mare, aumentando le preferenze per la montagna (scelta dal 23% contro il 18% dell’anno precedente). Il 17% degli intervistati sceglierà una città d’arte, ma solo il 15% visiterà musei, monumenti e mostre, contro il 37% dello scorso anno.
In Italia, se da una parte sono crollate del 60% le richieste di informazioni per gli specialty travel (turismo enogastronomico, ecoturismo, viaggi avventura) e per il settore del bus o del car rental, sono esplose le ricerche di case in affitto con piscina in Sicilia, Liguria e Toscana. Un altro “best seller” annunciato sono le case con giardino in Veneto, Campania e Lazio (dato elaborato dall’agenzia di performance marketing ByTek in collaborazione con Parchi Permanenti Italiani).
Inoltre, si prediligeranno vacanze brevi (in particolare il 33% degli indiani opta per viaggi di soli 3 giorni). Secondo la ricerca, molte persone punteranno anche alle vacanze più economiche, viste le difficoltà finanziarie affrontate in questo periodo (in particolare il 27% popolazione delle Filippine).
4. La sicurezza rimane una priorità per i consumatori nel settore Travel
Le vacanze sono ancora in primo piano per molti consumatori, ma la sicurezza è diventata una questione prioritaria ed è qualcosa che le compagnie aeree, gli aeroporti e il settore dei viaggi in generale dovranno considerare attentamente. Solo il 28% dei consumatori afferma che la riapertura dei confini li farà sentire abbastanza sicuri da poter viaggiare di nuovo. Il 66% dei rispondenti, invece, ritiene che tornerà a viaggiare soltanto quando si sentirà totalmente tranquillo di poterlo fare. Alla domanda su “cosa darebbe loro la fiducia necessaria per viaggiare di nuovo”, il 60% della Gen X e il 65% dei Baby Boomers risponde la “sicurezza personale”. La percentuale minore (17% dei Baby Boomers) afferma “la sicurezza finanziaria”.
I viaggiatori, in questa fase, vanno suddivisi in quattro categorie: gli “esploratori”, che sono alla ricerca del prossimo viaggio e saranno i primi a ripartire; i “sognatori”, che anche se non sono alla ricerca di viaggi ora, lo erano prima della crisi e adesso vanno identificati, per iniziare a ispirarli; gli “esperienziali”, che non sono alla ricerca di viaggi, ma sono attivi nella ricerca di nuove esperienze travel e i “bookers”, categoria che identifica chi è pronto a prenotare e si sente sicuro a partire una volta tolte le restrizioni. Secondo Monica Mailander Macaluso, presidente di Mailander “bisognerà concentrarsi sui consumatori, ascoltarli, intercettarli e ispirarli, così da favorire la ripresa del settore”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/travel.jpg579836Monica Brignolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMonica Brignoli2020-06-30 11:08:402020-07-01 22:03:484 fattori che i brand dovrebbero considerare per la ripartenza nel settore Travel
Lui è Luca Scarcella, classe ’89, giornalista investigativo con un innato interesse per politica, temi sociali, Medio Oriente, e impatto dell’innovazione sulla società.
Dopo essere stato a lungo contributor per Ninja, ha collaborato con grandi quotidiani italiani e da qualche mese anche con americani, come il The Wall Street Journal.
A febbraio 2020 vince una fellowship in giornalismo alla UCLA e contemporaneamente inizia a lavorare su “Childfood”, un libro di cucina per bambini (età indicativa 5-13), che conterrà 23 ricette offerte da altrettanti top chef internazionali, seguite da 23 storie che racconteranno il viaggio nei secoli delle materie prime più usate in cucina.
Nel suo percorso professionale e umano di crescita, Luca ci racconta: “Mi piace fare una distinzione tra obiettivi e sogni. Gli obiettivi sono tali perché dipendono solo dalle mie capacità, e dalla mia visione. I sogni sono quelli in cui serve anche un’altra persona 🙂
Pertanto, il mio più grande obiettivo è quello di dare voce, spazio e aiuto alle comunità più vulnerabili nel mondo, attraverso il giornalismo e progetti come “Childfood”. Il mio sogno è invece quello di creare una famiglia dove ci sia amore”.
Scoprendo Childfood
Childfood – Recipes for young Coolinary Explorers, dicevamo, è un libro di cucina per bambini e per finanziarlo Luca, appassionato di digitale e di innovazione, non poteva non pensare alla piattaforma di raccolta fondi più usata a livello internazionale: Kickstarter.
La campagna è stata lanciata il 16 giugno, e dopo appena 30 minuti il progetto è stato inserito nella home page di Kickstarter come “Project we love”, riconoscimento che spetta ai prodotti più innovativi e di alta qualità.
Childfood vuole essere uno strumento di divertimento ed educazione, e una possibilità concreta per i bambini di creare ricordi con i propri genitori, fratelli e sorelle più grandi, o affidatari, che possano aiutarli nel preparare i piatti (e non mandare a fuoco la cucina!). Oltre a ricette, storie e illustrazioni, ci saranno anche disegni da completare e colorare, e pagine in cui i bambini potranno reinventare le ricette.
“Ma Childfood sarà anche un progetto che supporterà due grandi cause benefiche. Grazie alla partnership con Charity:Water, no-profit leader mondiale in progetti di purificazione dell’acqua per le comunità in difficoltà, ogni 5 libri venduti, verrà portata acqua pulita a un bambino in più. Secondo l’Unicef, ogni giorno nel mondo più di 700 bambini sotto i 5 anni muoiono a causa della bassa qualità dell’acqua, molte più vittime di quelle causate da guerre e malattie”.
La seconda importante collaborazione è quella con Share The Meal, progetto del World Food Programme: all’interno del libro sarà possibile trovare un QR code da scannerizzare col proprio dispositivo mobile, che permetterà a tutti di unirsi al Coolinary Explorers team, e donare 40 centesimi di euro per sfamare per un giorno intero un bimbo in difficoltà.
Tra i 23 grandi chef coinvolti troviamo l’italiano Massimo Bottura, l’indiano Gaggan Anand, il russo Vladimir Mukhin, la francese Dominique Crenn, l’argentino Francis Mallmann, il peruviano Virgilio Martinez, conosciuti dal grande pubblico anche grazie alla serie Netflix di successo, Chef’s Table.
Tra gli artisti coinvolti, spiccano i nomi di Pascal Campion, illustratore per Dreamworks, Disney, Warner Bros. e molti altri grandi network, e Nikkolas Smith, il cui ritratto di George Floyd ha fatto il giro del mondo, ripreso tra gli altri anche da Michelle Obama. Tra gli italiani, Giacomo Bevilacqua e Giulia Rosa.
Come contribuire alla campagna su Kickstarter
Ancora fino al 16 luglio, il libro è acquistabile solo su Kickstarter, al prezzo di $35 (spedizione in tutto il mondo inclusa), ed è disponibile in 4 lingue: italiano, inglese, spagnolo e portoghese.
Per chi avesse difficoltà nell’utilizzare la piattaforma, c’è anche un video tutorial in italiano.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/childfood-3.jpg461664Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-06-29 17:16:302020-06-30 11:55:40Childfood- Ricette per giovani esploratori Coolinary: il progetto su Kickstarter
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