Trovare in un anno così complesso grandi opportunità di innovazione e di dialogo. Scoprire nuove prospettive da cui guardare il mondo e il business. Ci hanno insegnato questo prima di tutto gli illimity Talk che hanno costellato questi mesi vissuti all’insegna del digitale e che si chiudono con un ultimo appuntamento il prossimo 14 dicembre.
“Let’s talk about space”, il titolo dell’evento che vedrà due esploratori confrontarsi sul loro percorso di vita e sul momento che stiamo vivendo.
Il 14 dicembre all’interno di StartupItalia Open Summit l’illimity talk let’s talk about space affronterà un tema davvero affascinante insieme a Roberto Vittori, astronauta e generale dell’esercito, e Corrado Passera, founder & CEO di illimity, in collaborazione con Formiche.
Si partirà da alcune domande chiave per scoprire cosa lo spazio e la vita tra le stelle può insegnare nella vita, nel lavoro e nel business:
Da dove nasce la voglia di guardare oltre e come si alimenta?
Quali competenze servono per affrontare lo spazio e il nuovo mondo del lavoro?
Come gestire le relazioni in spazi molto piccoli?
Se nell’ultimo anno il digitale ha vissuto un’accelerazione senza precedenti, ed è servito per lavorare, socializzare, studiare, intrattenerci, insomma per vivere e restare in contatto con il mondo, oggi possiamo guardare oltre. E l’illimity Talk ci porterà proprio lì, nel futuro, nello spazio.
Uno spazio inteso come universo sì, ma anche come concetto grazie al quale approcciarsi a un mondo del lavoro che sta cambiando in modo sempre più veloce e che non sarà mai più come prima.
Lo spazio raccontato da illimity
Ci porterà oltre i confini per guardare il mondo da lontano e farci riflettere sul futuro Roberto Vittori, astronauta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) ed attuale addetto alle questioni spaziali a Washington. Il generale ha al suo attivo tre voli a bordo della Stazione spaziale internazionale, come pilota collaudatore ha accumulato circa 2.500 ore di volo su cinquanta differenti tipi di velivoli, elicotteri e alianti.
Accanto a lui, Corrado Passera, CEO di illimity, laureato in Economia alla Bocconi, ha improntato il suo percorso professionale sulla sfida per l’innovazione: da Olivetti ad illimity, passando per Poste, Intesa Sanpaolo e l’incarico di Governo. È oggi CEO della banca di nuovo paradigma.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/12/illimiti-talk-space.jpg5531229Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-12-10 12:00:342020-12-09 16:51:01Guardare oltre i confini: cosa possiamo imparare sul business da un astronauta
Albert Einstein, parlando del concetto d’infinità, credeva che due cose fossero infinite: l’universo e la stupidità umana, ma se fosse vissuto ai giorni nostri, probabilmente avrebbe inserito anche Internet. Viviamo in un mondo sempre più connesso e sempre più alla portata di tutti. Vogliamo fare una ricerca? Basta digitare delle parole su Internet e davanti a noi si aprono una moltitudine di soluzioni.
Parole, immagini e suoni si fondono creando un universo digitale facilmente consultabile. Ogni curiosità è svelata, ogni domanda potrebbe avere la risposta tanto cercata. Il web ci permette di conoscere tutto, o quasi, e di rimpicciolire i confini. Tutti possiamo essere, in qualche modo su Internet, e questo vale soprattutto per chi vuole promuovere il proprio brand.
PMI e professionisti: perché è così difficile essere online
La maggior parte delle piccole e medie imprese e i professionisti faticano a far emergere il proprio brand perché il mondo del lavoro è saturo e la competizione con la concorrenza è ardua, a volte spietata. Ognuno cerca di far conoscere il proprio nome, di pubblicizzare il ventaglio di servizi che ha da offrire, i prodotti che vende, ma spesso gli sforzi che si fanno sono vani. Sono tanti i problemi a cui vanno incontro le aziende oggi, anche perché viviamo un periodo delicato sotto tanti aspetti.
Il mondo è sempre più veloce, complice i grandi passi avanti della tecnologia, e sono tante le PMI che non riescono a star dietro a tutti questi cambiamenti. Ma se l’evoluzione è adattamento, le aziende e i professionisti devono imparare a navigare nel mare del web se vogliono finalmente emergere e imporsi rispetto agli altri.
Creare la propria identità digitale
Certo essere online è fondamentale, lo sanno tutti, ma non conta solo esserci, bisogna costruire la propria identità digitale con gli strumenti giusti. Ci sono così tanti servizi da poter utilizzare che non si ha la più pallida idea di quale scegliere.
Ma non temete, partiamo con ordine.
Per prima cosa bisogna creare un sito web professionale, il nostro biglietto da visita multimediale che ci permetterà di farci trovare su Internet da chiunque grazie ai motori di ricerca e a delle parole magiche chiamate parole chiave. Ma come facciamo a realizzarne uno senza combinare disastri?
Abbiamo sostanzialmente tre possibilità:
affidarci alle mani esperte di professionisti tramite una web agency tradizionale
cimentarsi da soli nell’ardua impresa
rivolgersi a Register.it e alle sue soluzioni smart e personalizzate
Smart Site: un modo semplice e smart per creare il proprio sito web
Smart Site è uno strumento facile da utilizzare, uno dei servizi di punta offerti da Register.it per dar vita al proprio sito web in modo semplice, personalizzato e intelligente. Ovviamente affidarsi a un’agenzia web tradizionale è un’ottima soluzione, ma non è detto che sia la scelta giusta per tutti.
Come funziona Smart Site?
È un servizio unico e innovativo, non dobbiamo far altro che raccontare al team Register.it il nostro brand e i nostri prodotti e come vogliamo sia il nostro sito web. I loro professionisti, in base alle informazioni ricevute, realizzeranno un sito semplice e intuivo, ma soprattutto veloce, le pagine si caricano in pochi secondi ed è ovviamente responsive, ossia si adatta a qualsiasi device da cui il sito verrà visualizzato.
Il sito web sarà flessibile, quindi possiamo modificare, aggiungere e implementare qualsiasi cosa, anche grazie all’editor “drang and drop”, un modo semplice di apportare modifiche tramite il rilascio dell’oggetto e non la creazione di un codice sorgente.
La piattaforma si aggiorna costantemente e quindi il nostro sito sarà sempre attuale e mai obsoleto, una cosa da non sottovalutare. Dulcis in fundo, i costi sono minimi rispetto a quelli di una web agency tradizionale.
Ma non è tutto. Dopo aver creato un sito internet, abbiamo bisogno di consolidare e far crescere la nostra presenza online. Un sito non basta? È un ottimo punto di partenza, certo, ma dobbiamo fare un altro piccolo sforzo e, anche qui, Register.it ha la soluzione per noi.
Web marketing: aumentare la visibilità del tuo sito
Il web marketing è fondamentale per far crescere il proprio business online, ma cosa prevede?
Include diverse attività che permettono di migliorare il posizionamento sui motori di ricerca o fare pubblicità su Google Adwords e sui social network, altri strumenti da tenere in considerazione perché aiutano a creare rapporti diretti con i clienti e potenziali clienti.
Google my business è un prodotto incluso nell’offerta Smart Site e ci permette di dare visibilità al nostro sito e alla nostra attività attraverso gli strumenti di web marketing fornendoci una marcia in più rispetto ai nostri competitors, ottenendo risultati inimmaginabili.
Inoltre è un’opportunità anche per essere trovati nella nostra zona di riferimento perché ci consente di essere presenti sulle mappe e sul motore di ricerca quando i clienti cercano e digitano il nome della nostra attività o attività simili.
Essere presenti online in modo professionale è sempre più importante, ma possiamo farlo diversamente, in modo smart e innovativo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/12/sito-web-smart.jpg501751Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-12-09 12:30:072020-12-10 05:54:19Sito web o non sito web? Fallo smart! Essere online non è mai stato così semplice
La proliferazione irrazionale di iper e supermercati ha portato, negli ultimi anni, alla chiusura di centinaia, se non addirittura migliaia, di piccoli negozi alimentari
La diminuzione dei salari e l’aumento del tasso di disoccupazione hanno richiesto una maggiore attenzione alla spese e una più oculata gestione del portafoglio
Fino agli anni 80′ fare la spesa nelle botteghe di paese era assolutamente normale e chi entrava in negozio, lo faceva anche per scambiare “quattro chiacchiere” con un amico oppure con un conoscente
La proliferazione irrazionale di iper e supermercati ha portato, negli ultimi anni, non solo allo stravolgimento del tessuto urbano ma anche alla chiusura di centinaia – se non addirittura migliaia – di piccoli negozi alimentari.
Le classiche “botteghe di paese”, di cui spesso sentiamo parlare, con nostalgia e rassegnazione.
L’affermazione della GDO in Italia e la spesa come necessità
Tuttavia, a favorire l’espansione e l’affermazione della GDO in Italia, a scapito delle piccole produzioni artigianali, siamo stati noi.
Proprio noi, che oggi ci lamentiamo di ciò che abbiamo perso.
In realtà, però, la nostra è stata una scelta obbligata: la diminuzione dei salari, infatti, e l’aumento del tasso di disoccupazione – soprattutto tra gli under 30 – hanno richiesto una maggiore attenzione alla spese e una più oculata gestione del portafoglio.
E la GDO, grazie al proprio potere contrattuale – di gran lunga superiore a quello delle piccole realtà commerciali – è riuscita a soddisfare questa necessità, che “fa le pulci” al centesimo.
È cambiato, dunque, il nostro modo di fare ed intendere la spesa, che da occasione di socialità è diventata attività routinaria: camminiamo a passo svelto lungo le corsie, con lo sguardo fisso sulle offerte, segnalate mediante cartellini ed etichette fluorescenti, e riempiamo il carrello di prodotti all’apparenza convenienti, della cui provenienza e composizione raramente ci interessiamo.
Insomma, ci mescoliamo tra la folla, cercando di mantenere, se possibile, l’anonimato. Un tempo, invece, la realtà era ben diversa – come i nostri nonni e genitori ci possono confermare.
Il valore sociale del “fare la spesa”
Fino agli anni 80′, infatti, fare la spesa nelle botteghe di paese era assolutamente normale.
La vita si svolgeva principalmente all’interno di piccoli centri urbani, dove ci si conosceva tutti, tanto che molte famiglie venivano identificate con soprannomi spesse volte stravaganti, legati a caratteristiche somatiche o comportamentali del capostipite.
Dunque, era difficile passare inosservati.
E chi entrava in negozio, lo faceva anche per scambiare “quattro chiacchiere” con un amico oppure con un conoscente, magari per ovviare a quella solitudine che oggi attanaglia molti di noi, nonostante le numerose soluzioni per tenerci in contatto.
Una quotidianità più semplice e, senza dubbio, meno pretenziosa di quella attuale, in cui le relazioni umane rivestivano ancora un ruolo importante, fondamentale.
Perfino con i negozianti si tendeva ad instaurare un rapporto sincero, di fiducia reciproca, che sottendeva la certezza di un buon acquisto. Poi, come vuole l’antico proverbio, il pesce grande ha mangiato quello più piccolo, e la “magia” è svanita in una nuvola di bolle.
Il riscatto dei piccoli negozi
Tuttavia, alla trama romantica – e a volte drammatica -, che possiamo costruire attorno ai piccoli negozi alimentari, dobbiamo aggiungere che, pian piano, queste realtà stanno tornando alla ribalta, anche grazie all’aumentata sensibilità delle persone verso temi come la sostenibilità ambientale e il chilometro zero.
Sempre più persone, infatti, ricercano prodotti dal gusto genuino ed autentico, provenienti da piccoli produttori locali che, alla sapienza artigianale, uniscono amore e passione per il proprio lavoro.
Un segnale, dunque, di ritorno alla semplicità, al piacere di conoscere e del mangiar bene, oltre che della socializzazione.
E anche se la GDO continuerà la propria espansione, offrendo una varietà sempre più grande di prodotti, c’è chi, nel proprio piccolo, cercherà di dare valore alle specialità regionali, soprattutto grazie alla propria personalità e alla capacità di “saper raccontare”, senza necessariamente dar adito a superflue forme di competizione.
Piccoli negozi: tra luoghi comuni e falsi miti
E se in questo periodo, in cui gli spostamenti sono stati limitati, proviamo ad entrare nella bottega più vicina a noi, potremmo accorgerci che:
I prezzi non sono così alti come ricordavamo, anzi, a volte risultano davvero convenienti;
Gli imballaggi spesso sono ridotti rispetto ai supermercati;
Andare a fare la spesa a piedi è piacevole, e per una volta possiamo lasciare l’auto in garage;
Dal fornaio di quartiere troviamo dell’ottimo pane fresco e dei prodotti tipici di cui ci eravamo dimenticati;
Fare la spesa sotto casa ci consente di comprare meno e meglio, e di avere a disposizione prodotti sempre freschi;
I proprietari di negozi specializzati possono diventare i nostri esperti di fiducia per la scelta di prodotti e regali;
Conoscere di persona i negozianti, le commesse e le cassiere, scambiando quattro chiacchiere, ci rende più umani, vitali e cortesi;
Alcuni negozianti si occupano personalmente di consegnare a domicilio il pane o la spesa: un servizio utile per gli anziani, per chi non ha l’auto e in caso di emergenza;
Fare la spesa nei piccoli negozi è meno stressante e ci porta ad essere più attenti alla qualità piuttosto che alla quantità.
A volte basta poco per smentire un luogo comune, quanto mai obsoleto. In ogni caso, ad oggi, sostenere un piccolo commerciante, significa anche garantire la sopravvivenza di quella micro-economia, senza la quale la macro-economia non esisterebbe.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/11/Bottega-alimentare.jpg6671000Kevin Feragottohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKevin Feragotto2020-12-02 17:00:312020-12-03 06:03:03Il quartiere torna ad essere centro con la riscoperta dei piccoli negozi
Ascoltatori sempre più giovani e presenza sempre più nutrita di professionisti
I “podcast lovers” sono profili socio-culturalmente qualificati, attenti e ricettivi ai contenuti
La bulimia del video inizia ad avere un’alternativa anche nel pubblico giovanile. Lo dicono i dati dell’ultima ricerca IPSOS “Digital Audio Survey” 2020, che ha confermato ancora una volta i tassi di crescita con un aumento del 4% del numero di ascoltatori di podcast nell’ultimo mese. Ma salta all’occhio da subito che su 8,5 milioni di ascoltatori mensili il 52% è rappresentato da giovani ascoltatori under 35 e un 19% di studenti.
È in forte aumento quindi l’abilità da parte del podcasting di intercettare un target sempre molto ricercato nella competizione così forte che esiste nel panorama digitale. Non solo, in ottica di employer branding e coinvolgimento di profili specializzati è interessante notare, stando ai dati della ricerca, quanto il podcast sia una piattaforma utile a comunicare con target qualificati, istruiti e curiosi, seppure distratti da tantissimi altri stimoli “videoformi”: il 61% ascolta un episodio per l’intera sua durata (rispetto al 45% del 2019) e il 71% un’intera serie.
Il target analizzato dalla ricerca vede complessivamente una platea di consumatori attenti e ricettivi, che si dimostrano influencer nei confronti dei propri pari di generazione (il 75% da con continuità consigli su film, giochi e musica), ma anche sensibili all’innovazione e alle dinamiche della premiumness (il 60% tende a preferire prodotti e servizi premium piuttosto che standard o free). La relazione con il brand, inoltre, è ancor meglio sottolineata dalle capacità di ricordare le pubblicità ascoltate durante la fruizione (69% del campione) in aumento sui podcast interamente centrati su un brand sponsor (29% rispetto al 26% della rilevazione 2019) e dalla capacità di attivazione/conversione rispetto all’acquisto di un prodotto o servizio (la metà degli ascoltatori compie un’azione verso il brand di cui ha ascoltato il podcast e il restante cerca informazioni, ne parla con amici e conoscenti e per una decima parte acquista).
La scelta di ascoltare un podcast è sempre guidata dall’interesse per argomenti specifici, anche rispetto alla presenza di un host più o meno riconosciuto; ma a confronto con lo scorso anno cresce anche l’effetto di condivisione e amplificazione di quei contenuti sui social da parte degli ascoltatori. Il 22% degli intervistati afferma, infatti, di aver visto un post che pubblicizzava il podcast sui social con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente.
Se vogliamo scoprire la prossima evoluzione di questi trend è utile guardare al mercato americano, dove si è già sviluppata largamente la cultura del podcasting, in maniera particolare nella fascia giovanile di popolazione: le statistiche sui podcast 2020 di Edison Research e Triton Digital sono state recentemente pubblicate come parte dello studio annuale “The Infinite Dial” è indicato che la metà (49%) degli americani di età compresa tra 12 e 34 anni ascolta almeno un podcast al mese rispetto al 42% del 2019 (prevalentemente su Spotify). Negli States, a livello scolastico e universitario, non è infatti insolito per gli studenti ricevere da parte degli insegnanti, oltre ai libri di testo, anche una serie di contenuti podcast da ascoltare.
Per spiegare questo felice binomio tra nuove generazioni e podcasting non dobbiamo pensare in maniera riduttiva al solo utilizzo dello strumento smartphone come facilitatore della diffusione (poiché non si tratta ormai di una sola prerogativa giovanile – ed inoltre, tra i dati IPSOS 2020 spicca sempre di più anche l’utilizzo degli smart speaker con un 15% rispetto al 9% dell’anno precedente) semmai nella ricerca di nuove frontiere di espressione da parte dei più giovani e nella potenza evocativa che risiede nell’audio, il quale avvicina notevolmente alla fruizione di contenuti autentici ed emozionali attraverso il potere della voce.
Un po’ come nel fenomeno delle radio libere degli anni ’70, un motivo di diffusione attraverso il target giovanile è individuabile probabilmente nell’opportunità, praticamente alla portata di tutti, di diventare producer di contenuti originali, “radiofonici” e alternativi rispetto alla carriera di vlogger/youtuber.
Il podcast, al contempo, si dimostra essere anche uno strumento di digital wellbeing. Indipendentemente dalla generazione di appartenenza, questo periodo storico ha permesso agli utenti di scegliere e fruire un canale diverso che aiuta a distaccare dal dispendio energetico, e dai disturbi dell’attenzione, che provoca l’esposizione agli innumerevoli video digitali e agli stimoli dei social network. Questa lettura è ulteriormente confermata dall’indagine IPSOS già citata, che descrive una fruizione multitasking (“ascolto podcast mentre navigo, sbrigo faccende domestiche, mangio, bevo, cucino”) da parte degli ascoltatori che sicuramente resta prevalente, ma che aumenta significativamente anche per il «tempo esclusivo» dedicato all’ascolto (“mentre mi rilasso o non faccio altro”) per un significativo 23%.
La pandemia ha sicuramente accelerato questa dinamica e anche in futuro, quando si tornerà a fruire di più dei podcast in mobilità, alcune abitudini di ascolto domestico (attraverso gli smart speaker, in casa la sera) rimarranno, con un’ulteriore opportunità di crescita dell’audio.
In termini distintivi tra Gen Z e Millennials, durante la primavera di quest’anno la pandemia ha evidenziato quanto, secondo i dati del Global Web Index, siano stati i giovani maggiori di 25 anni ad incrementare del 20% il consumo di podcast rispetto ai “cugini” più giovani (11%), ma sarà interessante osservare nei prossimi mesi se i giovanissimi inizieranno a dedicarsi maggiormente al podcasting oppure tenderà a rimanere uno strumento ad appannaggio di laureati e junior professional.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/12/podcast.jpg9221644Giulio Beroniahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiulio Beronia2020-12-01 10:54:162021-04-07 21:01:18Nuove Generazioni in ascolto: il podcast è il canale del futuro
Folle in attesa davanti ai negozi per tutta la notte, lunghe code e visite da record nei negozi fisici non sono scene che vedremo nel 2020
I Social Media sono stati ottimi alleati per tutti quei brand che hanno deciso di prepararsi al meglio online per il Venerdì più nero di sempre
Il giorno dopo il Ringraziamento negli Stati Uniti, ovvero il Black Friday, è da sempre il sogno di chi ama lo shopping. E da qualche anno questa tradizione è dilagata anche in Italia. Quasi tutte le aziende, ormai, offrono sconti e altri incentivi per fare acquisti. E i clienti possono iniziare a pensare ai regali di Natale per i loro cari e per loro stessi a prezzi speciali.
Quella che era iniziata come una tradizione americana è oggi un fenomeno mondiale. I consumatori di tutto il mondo si aspettano grandi offerte e i marchi non si fanno attendere e le offrono. A causa della pandemia globale, lo shopping di quest’anno è stato sicuramente diverso da quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Folle in attesa davanti ai negozi per tutta la notte, lunghe code e visite da record nei negozi fisici non sono scene che vedremo nel 2020, l’anno del distanziamento sociale. Il più grande evento di shopping si è spostato in uno spazio più sicuro dal punto di vista sanitario: Internet e i social media.
Per analizzare meglio il fenomeno, che fino allo scorso anno prevedeva due giornate di shopping ravvicinate, una reale nei negozi locali (il Black Friday) e una virtuale (il Cyber Monday), ma che quest’anno si è trasformata in un periodo di cyber shopping più lungo e dilazionato nel tempo, abbiamo scelto le migliori campagne social e ne abbiamo analizzato le tattiche che si sono rivelate vincenti.
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1. Preparare una guida per i regali
La fine di novembre è di solito il periodo dell’anno in cui la gente inizia a pensare allo shopping per le feste. L’eccitazione natalizia inizia a prendere il via e navigare in rete alla ricerca di idee regalo diventa un allegro passatempo.
Le guide ai regali, ben confezionate, sono il modo perfetto per attrarre utenti occasionali: sono contenuti ricchi ed esteticamente piacevoli e forniscono un valore reale con i loro suggerimenti.
Chi le ha pubblicate sui social media con qualche giorno di anticipo sul Black Friday ha dato ai follower il tempo di scegliere ed essere pronti per l’acquisto.
2. Creare senso di urgenza
Se si tratta di programmare “in anticipo”, bisogna anche cercare di creare un senso di urgenza intorno alle offerte del Black Friday. Iniziare in anticipo consente di informare i clienti che quello che si sta pubblicizzando sarà disponibile solo per un tempo limitato o fino a esaurimento scorte.
Le persone saranno spinte a fare acquisti non appena l’offerta diventerà disponibile, non un minuto dopo. Per mantenere alta l’eccitazione è bene dare a chi ci segui sui social anche un’anteprima di ciò che potranno godersi in sconto. ai follower una sbirciatina a ciò che sta arrivando.
eMail marketing, post del blog e, naturalmente, post sui social media sono i canali ideali per farlo. Includere un conto alla rovescia e comunque essere creativi nel rivelare a poco a poco le offerte è il segreto, e in questo le Instagram Stories possono rivelarsi uno strumento straordinario.
3. Infondi entusiasmo
Sì, quest’anno non è certo dei migliori e tutti non vediamo l’ora che finisca, ma chi l’ha detto che non possano esserci grandi occasioni nascoste anche dietro gli ostacoli? Per comunicarlo ai tuoi clienti e potenziali tali, il Black Friday è il giorno giusto per parlare con un tono di voce festoso e positivo.
In fondo stiamo parlando di godersi prodotti e servizi a un prezzo scontato, qualcosa da festeggiare finalmente può esserci!
4. Aggiungi omaggi agli acquisti
Chi non ama i regali? Il Grinch, probabilmente. Non preoccupiamoci di lui, però. È lecito supporre che i tuoi clienti saranno felici di ricevere un omaggio.
Se hai pensato ad aggiungere regali supplementari agli acquisti come parte della strategia per le feste, i social sono il posto ideale per comunicarlo, fallo sapere.
Durante il Black Friday ogni utente di Instagram è a caccia di offerte. Ecco come portare l’esperienza di acquisto direttamente nei loro feed, sfruttando al massimo la funzione Instagram Shopping.
La feature permette ai brand di creare cataloghi di prodotti e di presentare gli articoli nelle collezioni. La creazione di un negozio è gratuita e semplice, ma deve essere sottoposta a una revisione che di solito richiede alcuni giorni, quindi bisognava assicurarsi con anticipo di aver preparato il proprio negozio per il Venerdì Nero. Se quest’anno non hai fatto in tempo, tienilo a mente per il prossimo.
Suggerimenti extra
Una volta messa a punto una strategia social forte per il Black Friday, tutti questi brand hanno iniziato a generare buzz intorno alle loro offerte in anticipo. Conto alla rovescia, liste e hashtag sono stati tutti ottimi strumenti per farlo!
Una volta che le promozioni sono online, poi, bisogna assicurarsi che il team sia pronto e disponibile a fornire agli acquirenti un servizio clienti straordinario sui social media. Tassi di risposta brevi e risoluzione rapida dei problemi sono strumenti potenti per massimizzare le vendite, anche in queste giornate di shopping online.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/11/black-friday-2.jpg611954Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-11-27 14:54:012021-01-19 20:22:10Social Media per il Black Friday: ecco le tecniche usate da chi ha creato le migliori campagne
Abbiamo un lavoro importante da portare a termine ma non riusciamo proprio a concentrarci. Fissiamo il foglio bianco per ore, il cursore sullo schema sembra ridere di noi, ma non molliamo, l’ispirazione sta arrivando, o almeno è ciò che desideriamo. Per staccare decidiamo di rilassarci un po’, e cerchiamo qualcosa, qualunque cosa, possa sbloccarci, che sia un video divertente, o provare a rispondere a quesiti assurdi come scoprire la forma del proprio viso. Ogni cosa passa da internet, e le nostre dita digitano parole chiavi, domande e frasi alla velocità della luce, in un viaggio interplanetario tra byte e bit.
“Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti” disse una volta Andy Warhol, e in un mondo iperconesso non possiamo lasciarci scappare l’occasione di essere cercati e trovati, con un semplice click. Essere presenti online è cruciale per la propria azienda, lo sanno bene i professionisti che sono alla ricerca di nuovi modi per imporsi anche nell’universo digitale. Uno degli strumenti imprescindibili da avere per farsi conoscere, raccontare e far crescere il proprio business è il sito web.
L’importanza di avere un sito web
Il sito web è uno strumento che permette alle aziende e ai professionisti di essere reperibili online e raccontare chi sono e cosa fanno. Portare in rete la propria attività ha diversi vantaggi, in particolar modo ci offre:
visibilità, siamo raggiungibili e consultabili da chiunque navighi online;
credibilità, possiamo trasmettere i nostri valori e ciò che facciamo, rafforzando la nostra brand identity;
aumentare i nostri affari perché il pubblico di riferimento del nostro mercato sarà maggiore.
Una volta che abbiamo capito l’efficacia di un sito web, una domanda sorge spontanea: quanto cosa creare, lanciare e aggiornare un sito?
Prima di rispondere, dobbiamo sapere che possiamo dar vita alla nostra piattaforma in due modi diversi. Possiamo rivolgerci a:
un’agenzia tradizionale che lavora con metodi tradizionali e sul web
provare a rivolgersi a un’agenzia smart come il servizio offerto da Register.it
Agenzia tradizionale VS Smart agency
Per capire a quale servizio affidarci, dobbiamo innanzitutto capire cosa fa un’agenzia tradizionale e cosa fa un’agenzia smart, come si muovono, gli strumenti che possono offrirci, e le differenze che sussistono tra loro.
Agenzia tradizionale
Affidarsi a un’agenzia tradizionale, e quindi a persone competenti e a veri professionisti, non è mai sbagliato. Saremo seguiti da più figure che prenderanno in esame il nostro progetto e svilupperanno la nostra idea. Ma se siamo alla ricerca di qualcosa di diverso, un servizio che richiede tempi brevi, nuovi strumenti dinamici e un budget da investire non troppo oneroso, allora sarà meglio provare un’altra soluzione.
Possiamo affidarci a un’agenzia smart. In che modo?
Agenzia Smart
Register.it offre a chi vuole iniziare a muovere i primi passi sul web un pacchetto completo di servizi garantendo un sito web professionale, completo, ma soprattutto smart.
Come? Grazie alla competenza e all’esperienza della propria Smart Web Agency e allo Smart Site.
Stiamo parlando di una vera e propria smart agency digitale che realizza un sito web basandosi sulle esigenze del cliente a un prezzo molto abbordabile e con un flusso completamente online.
I punti forza della smart web agency
Lo Smart Site ci consente di avere un sito completo, perfetto per mostrarci al meglio e in modo professionale ai nostri clienti, ed essere allo stesso tempo competitivi con tutti i nostri competitors.
La possibilità di rivolgersi a un unico interlocutore, nello stesso momento, e con tempi di realizzazione rapidi e per nulla macchinosi, come potrebbero essere quelli dettati da un’agenzia tradizionale.
Per creare il proprio sito web avremo a disposizione un editor “drag and drop”, uno strumento di modifica semplice, intuitivo e veloce. Possiamo infatti trascinare comodamente gli elementi da creare o modificare sul nostro sito, invece di affidarci a un codice sorgente ad hoc, non aggiornabile in autonomia.
Il costo per la realizzazione è contenuto e per niente elevato, una gran differenza di budget rispetto ai prezzi richiesti da un’agenzia tradizionale.
La piattaforma si aggiorna e quindi sarà sempre innovativa.
Avremo lo stesso fornitore per sito, dominio e hosting, senza ricarico di agenzia.
Ovviamente il sito web sarà consultabile da qualsiasi device perché sarà responsive, ossia riconoscerà il dispositivo con cui ogni utente si sta collegando e si adatterà a esso per garantire una navigazione scorrevole e piacevole.
Come funziona il servizio di Smart Site?
Ognuno di noi ha in mente il proprio progetto web, ma non ha tutti i mezzi per realizzarlo. Con questi servizi possiamo dar vita al nostro business online con un sito web flessibile che cresce insieme a noi. Tutto quello che dobbiamo fare è raccontare la nostra idea, i nostri sogni e come vogliamo il nostro sito web, come e cosa vogliamo comunicare grazie a esso.
Una vera e propria occasione per creare il nostro sito ideale in modo semplice ma professionale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/11/cover-1.jpg500750Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-11-27 12:24:292020-12-09 15:58:42A chi rivolgersi per realizzare un sito web: agenzia smart o tradizionale?
Il Black Friday in Francia è stato rimandato di una settimana. In Italia, invece, si prevedono cifre da record
Tra i settori più richiesti dai consumatori, si trovano sul podio: elettronica e abbigliamento
Ci siamo quasi. Anche se gli sconti sono iniziati già da qualche giorno, la data ufficiale del Black Friday resta quella dell’ultimo venerdì di novembre e dunque il prossimo 27. Almeno per l’Italia, dato che in Francia anche Amazon ha accettato di rinviare il giorno dello shopping pre-natalizio su richiesta del ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, che aveva invitato supermercati, grande distribuzione e rivenditori online a posticipare il Black Friday per tutelare i negozi che vendono prodotti non essenziali obbligati a rimanere chiusi durante il lockdown.
Come andrà quindi questo Black Friday 2020 “scaglionato”? Quali sono le previsioni sulle vendite? E soprattutto, potrà davvero contribuire a compensare, almeno parzialmente, le perdite sull’offline anche per le piccole imprese?
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L’accelerazione digitale delle imprese italiane
Con una certa sorpresa (o forse no!), le aziende italiane che nel 2020 hanno accelerato sulla digital transformation toccano quota 85%, con una cifra decisamente superiore alla media europea (75,3%). A dirlo è il Digital Transformation Index di Dell Technologies.
“L’incertezza generata dalla pandemia sta portando i decision maker aziendali a immaginare nuove formule per restare competitivi in un mercato particolarmente sfidante. In Italia, l’81% del panel intervistato dichiara di essere impegnato a reinventare il proprio modello di business”.
Anche l’ultima ricerca di Casaleggio Associati su Food ed eCommerce ci aveva ricordato che ““Il Covid ha fatto accelerare il processo di trasformazione verso l’online almeno di 5 anni: chi non aveva ancora provato a comprare online lo ha fatto quest’anno”.
Insomma, un passo in avanti c’è già stato, ma ora dovranno essere le cifre a parlare sui risultati.
Le previsioni su Black Friday e Cyber Monday 2020
La stagione delle festività 2020 sarà diversa da tutte le altre, sostiene eMarketer in uno dei suoi ultimi report proprio sulle due giornate di shopping online. La pandemia incombe su tutto, creando venti contrari all’economia, complicando la catena di approvvigionamento e modificando i modelli di acquisto dei consumatori, rendendo imprevedibile quest’anno, in un momento in cui la posta in gioco non è mai stata così alta.
Quanto verrà speso durante le vacanze del 2020? Negli Stati Uniti la vendita al dettaglio, stando alle previsioni, aumenterà dello 0,9% fino a 1.013 trilioni di dollari. Se da un lato calerà del 4,7% quella dei negozi offline, le vendite nell’eCommerce saliranno del 35,8%, rappresentando alla fine il 18,8% del totale delle vendite nel retail.
Certamente anche lo spostamento in avanti (a ottobre) dell’Amazon Prime Day, non può essere lasciato da parte nelle valutazioni. Infatti, gran parte dei consumatori ha già cominciato a fare i suoi acquisti per il Natale in questa fase intermedia, complice un desiderio anticipato da parte delle persone di iniziare a gustare la tipica atmosfera festiva in un anno così particolare. Bisogno saggiamente intercettato da Amazon.
Sempre stando alle previsioni di eMarketer, il Cyber Monday sarà ancora una volta il più grande giorno di spesa online nella storia degli Stati Uniti, con un fatturato di 12,89 miliardi di dollari, in crescita del 38,3% rispetto all’anno scorso. E il Black Friday sarà il secondo giorno più importante della stagione, con un aumento delle vendite previsto del 39,4% a 10,20 miliardi di dollari.
Oltre ad Amazon anche le grandi catene che hanno adottato il modello del click-and-collect (cioè la possibilità di ordinare online un prodotto e di ritirarlo in negozio), come Walmart, Target e Best Buy riscuoteranno quest’anno un grande successo.
Secondo una ricerca effettuata da Shopify, ben il 96% degli italiani ha sentito parlare di Black Friday quest’anno e l’84% prevede di fare acquisti in questa occasione, con uno scontrino medio previsto che si aggirerà intorno ai 377 euro a testa, salendo a quota 478 euro per gli uomini e a 515 euro per le famiglie con bambini.
L’Italia sarebbe inoltre la nazione con il maggior livello di partecipazione attesa secondo una stima internazionale dello stesso Shopify, seguita da Stati Uniti (67%), Francia (67%), Australia (61%), Germania (61%), Canada (50%) e Inghilterra (47%).
Secondo i dati raccolti da Trustpilot, invece, la crisi legata alla pandemia ha portato alla formazione di due fasce di consumatori: da una parte quelli che acquisteranno come al solito (20,8%) e dall’altra quelli che non acquisteranno affatto (19,8%). Il 14,9% del campione si direbbe intenzionato a spendere meno, contro il solo 9,8% che penserebbe di spendere di più. In ogni caso, sarà il prezzo l’elemento essenziale per il 32,7% dei consumatori, prima ancora del prodotto e della sua utilità (22%). Altrettanto importanti nella valutazione di acquisto saranno in questo contesto le politiche di reso (15,9%), più che i tempi di consegna e il servizio clienti.
Elettronica e abbigliamento saranno ancora una volta ai primi posti dei desideri dei consumatori, con il 56% degli intervistati in Italia che sceglieranno queste categorie merceologiche. Alto l’interesse anche per il settore della salute e del beauty (43%). Seguono gli acquisti per libri e magazine (36%), elettrodomestici (33%) e giocattoli (30%).
Nonostante le restrizioni in molte regioni, il 49% degli italiani punta a fare shopping sia online sia offline, confermando la necessità per le imprese di rivedere le proprie strategie in ottica omnichannel. Se i Millennials e Generazione Z vedono nell’eCommerce il solo e unico canale d’acquisto (43%), il Black Friday intercetta la predisposizione allo shopping di una larga parte di over 55 (77%). Tra i più giovani (18-34 anni), invece, il 32% è già in cerca di affari e acquisterà soprattutto tramite mobile (64%), una percentuale che scende a quota 42% per la fascia 35-54 e a 30% per gli over 55.
Il Black Friday e il Cyber Monday, insomma, si preannunciano promettenti per il settore Retail, specialmente in un anno in cui moltissime aziende hanno saputo reinventarsi grazie al digitale. Ma dopo le previsioni, non ci resta che attendere i dati reali di vendita.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/11/black-friday-4.jpg615946Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-11-25 10:10:002021-01-19 19:54:14Black Friday e Cyber Monday aiuteranno a compensare le perdite dell'offline?
L’Email Marketing è uno strumento fondamentale ma, per renderlo veramente efficace, è necessario essere in grado di prevedere i comportamenti dei destinatari e mettere in pratica strategie utili a mantenere alto il loro livello di attenzione. Una sfida non da poco che è però cruciale per la buona riuscita di una campagna.
Con il nuovo studio Lifecycle Engagement, MailUp cerca di fare luce sul comportamento dei destinatari lungo tutto il loro arco di vita all’interno del database, così da offrire preziose indicazioni per mettere in campo azioni sempre più efficaci.
Qual è la relazione tra fidelizzazione e tempo?
La prima parte dello studio è dedicata alla variazione dell’engagement nel corso del tempo a partire dal momento dell’iscrizione e rivela come i primi due, tre mesi costituiscano un momento chiave nel processo di coinvolgimento e fidelizzazione del nuovo utente.
L’invio di comunicazioni errate o poco rilevanti, o l’assenza totale di comunicazioni, può trasformare in poche settimane un contatto fresco e ricettivo in un utente inattivo e disinterassato, che andrà a intaccare il database, non senza conseguenze in termini di deliverability e reputazione del mittente.
Dai dati emerge come nel caso di frequenza di invio giornaliera e settimanale, gli utenti tendano a rientrare nella categoria “poco attivi” mentre, nel caso delle frequenze quindicinali e mensili, i destinatari rientrano nella categoria “inattivi”.
Da ciò si deduce che una maggiore frequenza di invio è utile a contrastare il calo di interesse fisiologico dell’audience, mantenendo la parte più cospicua del database a un livello di engagement intermedio e quindi riducendo il peso del segmento completamente inattivo.
Come influisce sull’engagement il numero di comunicazioni ricevute?
La seconda parte dell’analisi si è concentrata sulla rilevazione delle variazioni di engagement in base al numero di comunicazioni ricevute. Ne emerge l’importanza della frequenza di invio nel determinare il coinvolgimento o meno di un contatto. Maggiore è la distanza tra un messaggio e l’altro, maggiore risulta essere la porzione di destinatari disingaggiata.
Quindi la soluzione è inviare più email possibile? Ovviamente no. I principi di rilevanza e coerenza del messaggio con gli interessi e le esigenze dell’utente rimangono un punto fermo. Tuttavia, è nelle prime settimane dopo l’iscrizione che si gioca il destino di un contatto: se vogliamo assicurarci di instaurare una relazione efficace e duratura, la frequenza di invio è un fattore da non sottovalutare.
Da cosa dipende la dinamicità di un database?
L’ultima analisi riguarda la variabilità interna al database nel suo complesso, cioè gli spostamenti che i singoli contatti fanno nel tempo da un livello di engagement all’altro.
Prima di tutto si scopre che la staticità di un database è solo apparente: sotto la superficie i contatti si muovono e, in base al modo in cui reagiscono alle comunicazioni, spostano continuamente i pesi e gli esiti di una campagna email. È fondamentale quindi tenere in considerazione i diversi livelli di engagement dei destinatari quando si definisce il target di un invio.
Inoltre, lo spunto forse più importante che si può trarre da questo studio è che un’alta frequenza di invio porta due vantaggi: riduce le transizioni da un livello all’altro, favorendo quindi la stabilità dei cluster, e incentiva la disiscrizione degli utenti poco interessati al brand e alle sue comunicazioni, incentivando su base spontanea la pulizia del database.
I consigli di MailUp per mantenere alto il livello di engagement
Per riassumere possiamo stilare un vademecum di come gestire al meglio le proprie campagne favorendo un alto livello di engagement:
Impostare una welcome series (o serie di email di benvenuto) per assicurarsi che i nuovi iscritti vengano ingaggiati subito e nel modo corretto;
Prevedere una frequenza di invio alta nei primi mesi successivi all’iscrizione: un ottimo modo per farlo è creare una campagna di onboarding per presentare ai nuovi iscritti i propri prodotti o servizi;
Monitorare costantemente i livelli di engagement del proprio database per verificare la possibile presenza di anomalie;
Segmentare il target delle campagne in base al livello di coinvolgimento per ottimizzare i costi e aumentare l’efficacia;
Avviare campagne periodiche di riattivazione per recuperare i contatti diventati inattivi ma non ancora persi del tutto;
Incentivare la disiscrizione dei contatti non più interessati alle comunicazioni: includere e rendere sempre ben visibile nel footer delle tue email il pulsante di disiscrizione.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2017/10/emailmarketing.jpeg7201080Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-11-23 10:00:032020-12-03 15:52:55Il Lifecycle Engagement: la relazione tra fidelizzazione e tempo
Tra i settori maggiormente colpiti dal COVID-19, c’è il turismo. Il virus ha influito con conseguenze catastrofiche sulla mobilità
Il 2021 sarà caratterizzato da spostamenti finalizzati al ricongiungimento con i propri cari
Il settore turistico è senza alcun dubbio il comparto che è stato messo maggiormente in ginocchio dalla pandemia di COVID-19 e dalla crisi sanitaria internazionale, che in questi mesi stanno colpendo l’intero pianeta.
In aggiunta ai numeri che possono destare non poche preoccupazioni, il virus sta modificando radicalmente la nostra società e con essa l’intero sistema economico.
Molte cose cambieranno e tante altre sono già cambiate. Gli scenari che dovremo affrontare saranno innumerevoli e le scelte che il virus ci imporrà di fare saranno numerose. Ma ciò che in realtà sta cambiando (e danneggiando) notevolmente, è il nostro modo di viaggiare e muoverci. Il comparto turistico sta vivendo una profonda crisi e lo stesso World Trade and Tourist Council ha affermato che la pandemia sta avendo un impatto così profondo tanto da danneggiare l’intera economia di paesi come l’Asia gli Stati Uniti e la stessa Europa.
Cosa cambierà nel comparto turistico nel 2021
Se nel 2020 la crisi sanitaria internazionale ha profondamente danneggiato l’intera industria turistica, nel 2021 gli scenari che si prospettano non sono di certo più rosei.
Le scelte che in questi mesi sono state messe in campo per limitare la pandemia, avranno delle conseguenze catastrofiche sui viaggi e più in generale sugli spostamenti. Un esempio su tutti è l’adozione della didattica distanza, che senza alcun dubbio muterà profondamente i periodi di vacanza e connessi gli spostamenti per lavoro o divertimento.
Altro aspetto da non sottovalutare sarà la pulizia, che senza alcun dubbio continuerà ad essere una prerogativa di tutti i viaggiatori. Sebbene molti Hotel abbiano assunto dei responsabili delle pulizie alla quale è possibile rivolgersi in caso di dubbi sulle sanificazioni e sulle procedure di messa in sicurezza, i viaggiatori continueranno a preferire gli appartamenti privati per evitare assembramenti e code.
Infine i viaggi a lungo raggio, che saranno inevitabilmente influenzati dal numero dei contagi, dalle zone rosse e limitazioni negli spostamenti. Dunque continueranno ad essere un sogno ancora troppo lontano.
Il viaggio: cambia forma e significato
La pandemia oltre ad offrire tutta una serie di limitazioni degli spostamenti, ha certamente mutato anche il significato stesso del viaggio. Nel 2021 viaggiare significherà avvicinarsi ai propri cari, ricongiungersi e rincontrarsi dopo mesi di lontananza forzata.
È in questa prospettiva che uno dei portali turistici più rivoluzionari degli ultimi anni, cioè Airbnb, offre e rilancia l’idea della condivisione degli spazi ed appartamenti privati, che oltre ad offrire un reddito extra potrebbero rappresentare (anche se in parte) uno slancio al settore turistico.
L’idea di Airbnb è supportata da un’indagine condotta negli Stati Uniti d’America chi ha essenzialmente portato a galla tre importanti aspetti.
La didattica distanza ed il lavoro in remoto hanno senza anche degli aspetti positivi, uno su tutti è la possibilità di svolgere queste due attività in qualunque angolo del paese. Ad esempio viaggiare senza interrompere gli studi dei propri figli è evidente che possa essere un grande vantaggio, come la possibilità di trasferirsi in un altro luogo per poter lavorare o studiare in remoto.
L’importanza di questi aspetti è sottolineata da uno studio fatto sulle recensioni degli ospiti nelle quali le percentuali delle persone (introno al 23% ed attualmente in aumento) confermano di aver usufruito del servizio per trasferirsi nelle aree rurali per lavorare in remoto o per spostamenti di lavoro.
2. Nuove destinazioni più vicine
La pandemia globale ha senza alcun dubbio scoraggiato i grandi viaggi gli spostamenti internazionali, favorendo mete più vicine ma senza rinunciare al divertimento e al relax.
Dunque il virus ha completamente riformulato il concetto di viaggio anche in questo senso incoraggiando l’esplorazione di località più vicine optando per destinazioni idonee per vacanze in ogni periodo dell’anno.
La riformulazione del concetto di viaggio e la scelta di destinazioni più vicine comporta e comporterà, due conseguenze molto importanti: la prima sarà la riduzione dell’inquinamento atmosferico determinato da viaggi essenzialmente più brevi, la seconda sarà una destagionalizzazione delle mete turistiche.
3. In viaggio anche con le emozioni
Le limitazioni della libertà personale e della possibilità di muoversi da un posto ad un altro, hanno certamente aumentato la voglia di muoversi e viaggiare. Ma quali sono i viaggi che le persone in questi mesi e nei prossimi vorrebbero intraprendere? Torneremo a viaggiare con le stesse motivazioni con le quali nei mesi e negli anni precedenti eravamo soliti fare?
La risposta è no. Viaggiare, come già accennato, significherà ricongiungersi con i propri cari, stare vicino ai propri amici e vivere la propria vacanza in un ambiente dei bassi rischi determinati dalla socializzazione con altri ospiti.
Viaggiare dunque in gruppo diverrà il nuovo modo di muoversi prevedendo attività di gruppo come esperienze creative, esperienze intellettuali e formative.
Quando sarà possibile nuovamente viaggiare lo faremo certamente con uno spirito diverso. Nonostante l’incertezza del momento presto torneremo a spostarci, ma lo faremo in modo del tutto inedito e ciò che non cambierà sarà la voglia di tornare ad abbracciarci.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/11/Come-il-Covid19-sta-radicalmente-cambiando-il-settore-turistico.jpg600800Luca Cannarozzohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Cannarozzo2020-11-20 16:33:512021-01-05 15:43:22Il COVID-19 e turismo: cosa cambierà nei prossimi mesi?
La famosa metropolitana di Londra è in funzione dal 1863 e la sua segnaletica rossa è immediatamente riconoscibile per chiunque si sposti in città alla ricerca di un treno.
Sony ha scelto proprio questo simbolo per il concept della sua ultima operazione di Ambient Marketing, rilevando la stazione della metropolitana di Oxford Circus in occasione del lancio della PS5 nel Regno Unito.
Play-station
L’operazione di marketing durata 48 ore ha visto la stazione della metropolitana cambiare il suo tradizionale marchio con le forme tipiche del controller della PlayStation. Le pareti della stazione della metropolitana sono cambiate, insieme alle insegne per i quattro ingressi della stazione a livello della strada.
La stazione scelta è a pochi passi dal grande negozio londinese di Microsoft.
Non è la prima volta che Transport for London (TfL) ha cambiato il nome delle stazioni della metropolitana per le aziende. Amazon ha brevemente rinominato Westminster in Webminster nel 2017, in occasione del lancio del suo centro dati di Londra. Anche la stazione della metropolitana di Canada Water è stata temporaneamente rinominata Buxton Water per la Maratona di Londra nel 2015.
Sorprende vedere un così grande sforzo di marketing proprio durante il lockdown nazionale in Inghilterra. La maggior parte dei londinesi sta lavorando da casa e sta evitando la città come parte delle restrizioni nazionali per frenare la diffusione del coronavirus, quindi molti non riusciranno a vedere le forme della PlayStation.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/11/playstation.jpg6321284Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-11-20 16:21:242020-11-25 09:32:27PlayStation ha sostituito i cartelli della metropolitana di Londra con le icone del suo controller
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