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«Fra, ‘sta lavatrice è più intelligente di me». Chi è il Social Media Manager di Unieuro

“Lui, Lei, Loro”, oppure parafrasando Pirandello, “uno, nessuno e centomila”: chi si nasconde dietro la figura ormai iconica del Social Media Manager di Unieuro, divenuta star incontrastata del web? L’idea creativa della campagna digital travolge la rete: oltre 61mila reazioni, 13mila commenti e circa 11,5mila condivisioni per il post di lancio della lavatrice, fino a diventare trend topic su Facebook e Twitter. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, nessuno ne conosce l’identità. Un post divenuto virale in poche ore, trasformandosi in un vero e proprio caso di studio. Le chiavi del successo? Ironia e sarcasmo per una comunicazione che rompe gli schemi.

Il flusso di coscienza che sovverte le regole del Marketing

“Più leggete, più scriviamo. Diventa un girone dantesco”, scrive il Social Media Manager di Unieuro, mentre i commenti si moltiplicano. Un flusso di coscienza social, che quasi ricorda la dilatazione spazio-temporale di James Joyce, quasi in un risvolto psicoanalitico, immersi nella giornata infinita del Social Media Manager, in cui la lavatrice diventa pretesto per una narrazione che crea identificazione, sovvertendo le regole del Marketing digital.

Un “delirio comunicativo” che fa ridere, divertire, appassionare migliaia di persone. Un linguaggio con un tono of voice amichevole, familiare, moderno. Anche la lavatrice viene umanizzata e diventa “la ciaciona” a cui voler bene. Più che una strategia di advertising, la sensazione è di trovarsi di fronte allo script di una sceneggiatura, in un processo creativo in costante divenire, di cui l’autore è co-autore.

Abbiate il coraggio di innovare, di stravolgere, studiate bene i vari canali ed uscite dall’appiattimento

è l’invito di Alessandro Orlandi, Direzione Creativa Esecutiva BCube. “Mi auguro possa essere un invito per le agenzie a trovare nuovi stimoli. Il vantaggio dei social è la velocità, abbiamo feedback in real time. Spero che questa campagna dia una scossa. Qualcosa di diverso e altamente efficace si può fare, senza snaturare la logica prodotto-prezzo-descrizione. Le regole si possono cambiare”.

Alessandro, chi è il Social Media Manager di Unieuro? Chi si nasconde dietro i post?

«Dietro una figura mitologica c’è sempre un fondo di realtà. La realtà si chiama BCube, che si distingue da diversi anni per l’attività social. Conosciamo bene le regole di base, per cui ci piace rivoluzionarle. È possibile perché, alla base, c’è l’esperienza BCube che seleziona talenti e noi ne abbiamo tanti. È un’identità plurale, quindi. Insieme a me anche Andrea Stanich alla direzione creativa esecutiva, Alessandro Miasi e Piergiorgio Adragna (team creativo), Alessandro Miasi, Piergiorgio Adragna, Alessandro Saraceno, Alessandro Magnani (team scrittura), Alessandro Guarino (strategy director) e Alessandro Saraceno (project manager). Sarebbe impensabile dietro una campagna del genere l’assenza di una squadra».

Sorprendente la reazione dell’audience. Il lettore/utente diventa co-maker e parte integrante del processo creativo: è stato un effetto inaspettato o desiderato? Soprattutto come nasce l’dea della campagna?

«Nasce dal desiderio di uscire dalla routine, dall’ordinario. Dalla voglia di fare quello che devi fare, ma in un modo diverso. A volte si rischia di essere “dei ragionieri della comunicazione”. Abbiamo cercato questa risposta nel pubblico, volevamo dare una scossa al piattume di Facebook. I social network vanno ad una velocità incredibile, si pensi ai meme che hanno una vita brevissima, da uno a tre giorni, dopo i quali crolla l’hype. L’importante, essendo una strategia per il cliente, è che abbia una visione lunga. Unieuro è un bando vinto un anno fa. Un anno molto particolare, condizionato dal Covid. In genere dedichiamo qualche mese allo studio: se il cliente non funziona bisogna agire subito. Unieuro invece aveva già affezione da parte del pubblico, ma poteva funzionare ancora meglio. Quindi, come stimolare la fanbase?».

«Il talento si annoia. La comunicazione di prodotto-prezzo-descrizione comporta routine, day by day. È indispensabile uscire da questa quotidianità. Questo post, inoltre, è l’esplosione finale, ma la miccia l’abbiamo accesa nella comunicazione precedentemente».

Alessandro Orlandi, Direzione Creativa Esecutiva BCube

“Più leggete più scriviamo. Diventa un girone dantesco”: come si gestisce un processo creativo in cui l’utente diventa co-autore?

«La forza di questa idea creativa è che in genere i brand non parlano il linguaggio delle persone. Può una marca parlare come un essere umano? È normale che gli individui, condividendo lo stesso codice, rispondano e costruiscano un dialogo insieme. Abbiamo ipotizzato un tone of voice confidenziale. Ritorniamo al principio che, se conosci bene le regole dei media, puoi sovvertirle.

“Il mio è un flusso di coscienza”, scrive il Social Media Manager Unieuro, confessando di essere stato ad un corso per imparare come “si scrivono i post fighi”: in realtà la campagna pubblicitaria sperimenta un nuovo format per attrarre l’attenzione dell’utente?

«Il coinvolgimento, l’utilizzo di un linguaggio comune, la co-creazione insieme alle persone non rompe solo le barriere. Si diventa parte del palco, diventa una performance, in cui tutti aggiungono. Noi avevamo un’idea, che era il post, l’atteggiamento. I nostri commenti che si sono poi susseguiti non erano scritti a tavolino, sono andati tutti in freestyle, seguendo l’evoluzione della conversazione. Immaginavamo di intervenire come nella moderazione, con risposte all’utente. Abbiamo notato che l’apertura e il lancio di altre discussioni performavano meglio. Alcune regole del tipo “si risponde ad ogni commento” le abbiamo sovvertite in corso d’opera. Il punto in cui scrivevamo “a ragà vediamoci in teams che il cliente vuole altri comenti” era reale, ci rappresentava, perché simulava la chat del team creativo, tutti collegati in smartworking in un open space virtuale. Tutto ciò dimostra che la comunicazione tra le persone è in continua evoluzione. Anche quella dei brand, per farla funzionare e non creare un distacco, si deve evolvere. I vari social hanno regole, contenuti e codici che si basano sulla media dei successi delle campagne precedente. Sono quindi già il passato. Canoni che non sono certezza di successo, ma solo la scongiura dell’insuccesso. Quindi seguire le regole significa realizzare qualcosa di expected, ma se si vuole creare qualcosa di straordinario, occorre impararle, farle proprie e poi stravolgerle».

Dal “sei sprecato in questo ruolo”, all’essere definito “genio dell’onda d’urto” fino “mi vuoi sposare”: tutti vogliono il Social Media Manager

«È un gioco sottile, ma è divertente farlo. L’ironia vincente. La conduttrice Andrea Delogu ci ha detto che ci voleva sposare: abbiamo fatto una riunione di notte, un brainstorming concitato, per capire come rispondere. Così le abbiamo fatto recapitare una lettera, con una confezione con luci a led e dentro come anello uno stringitubo della lavatrice, con incisi i nomi. La follia insomma alla proposta di matrimonio».

team group

Da advertising a plot di una sceneggiatura?

«In effetti il primo post lo potremmo immaginare come un episodio pilota. Il vantaggio dei social, rispetto al cinema, è avere feedback in real time. Quindi la sceneggiatura si è mossa così come un teatro di improvvisazione. Un pièce teatrale con il pubblico che sale sul palco. È quasi arte dell’improvvisazione, ma devi conoscere bene le tue capacità e i limiti».

Continuerà la web series? Il Social Media Manager continuerà a vivere?

«È importante continuare a stupire e a stupirci, oltre il cliché di se stessi. Stiamo cercando di capire la possibile evoluzione del personaggio».

Come si è inserita la campagna digital all’interno della comunicazione dell’immagine dell’azienda Unieuro? A rischio la storia, l’identità? O la rimette in gioco e la rende smart, dinamica e giovane, migliorando la brand reputation?

«Il nostro vantaggio è che Unieuro ha sempre creduto nei social. Alla base c’è un po’ di follia che ha creato sinergia. Se non ci si mette in gioco non si può ottenere di più. L’azienda ha accolto il personaggio. L’idea è non farlo diventare una striscia quotidiana, ma creare un’aspettativa».

Non clichè di se stessi, quindi. Come si evolverà in futuro la figura del Social Media Manager?

«Per il successo editoriale non basta un Social Media Manager. C’è bisogno di uno strategist per capire come funzionano i canali per il settore di riferimento e il brand. Al di sopra una direzione creativa esecutiva, ma anche una coppia creativa che vada a comunicare la cosa migliore per il cliente. Poi ci sono “i Social Media Manager”, molti più di uno. È il team che è indispensabile».

L’errore digital da non commettere mai?

«La mancanza di rispetto. È intollerabile».

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Come la percezione che abbiamo dei brand condiziona le nostre scelte d’acquisto

  • Le nostre scelte di acquisto non dipendono pienamente dalla funzionalità del prodotto, ci aspettiamo dai brand una maggiore conoscenza delle nostre storie, dei nostri vissuti e delle nostre emozioni
  • L’influenza dei brand non segue un percorso verticale, con una comunicazione unilaterale ma avviene attraverso uno scambio di emozioni ed empatia
  • I prodotti dunque passano in secondo piano rispetto ai valori e alle emozioni attraverso cui ci immedesimiamo

Siamo abituati a pensare che le decisioni che portano a compiere l’acquisto di un prodotto siano il frutto di scelte razionali. E se invece a scegliere fossero le emozioni?

Il processo decisionale non segue un percorso lineare, non è totalmente il risultato di ricerche e analisi di mercato fondate sulla funzionalità del prodotto e sulla semplice necessità personale. O almeno, non è più così.

Il marketing è da sempre concentrato sullo studio dei consumatori, sui loro desideri e sulla percezione che questi hanno nei confronti dei brand. Negli ultimi anni la guerra dei marchi per differenziarsi dalla moltitudine è diventata spietata con i nuovi canali di comunicazione. Il problema fondamentale rimane quello di catturare l’attenzione, farsi ricordare, diventare un modello e infine entrare nelle nostre case. Costruire e mantenere la propria awareness è il compito più difficile per i brand.

La rivoluzione dei consumatori

Noi consumatori, del resto, siamo diventatati più furbi e più pretenziosi rispetto alle nostre esigenze. Non ci accontentiamo più dei messaggi unidirezionali, abbiamo spodestato il brand dal suo trono e lo abbiamo voluto mettere al nostro pari. Tempestati per anni da loghi, messaggi e immagini abbiamo ormai affinato le nostre preferenze e i nostri valori, imponendo le nostre personalità.

Ovviamente, in questa evoluzione le aziende hanno dovuto rivalutare le loro certezze, i loro studi ed anche le loro teorie economiche.

Le ricerche di mercato di tipo quantitativo trovano ormai uno spazio molto ristretto per intuire i comportamenti di acquisto. A muovere le preferenze sono le scelte personali legate al legame emotivo con il brand attraverso la condivisione dei valori, della sua storia e alla manifestazione che l’azienda ha rispetto ai cambiamenti sociali e alle evoluzioni culturali.

Basti pensare a Gucci con le sue modelle lontane dagli stereotipi di bellezza, a Dove con le sue testimonial rispecchianti la vera società fatta di donne normalmente “imperfette”. Come anche Nike: ricordiamo i manichini plus size o i diversi spot contro gli stereotipi o a favore dell’inclusività.

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Scelte razionali di cuore

Nel 1975 la Pepsi Company decise di avviare una ricerca di mercato per provare a spodestare la Coca-Cola dal primato dei soft drink. L’esperimento prevedeva l’offerta di due bicchieri anonimi di bevande (uno contenente Pepsi e l’altro Coca-Cola) a qualsiasi cliente dei supermercati di tutto il mondo, chiedendo quale bevanda fosse migliore. La raccolta dei dati fece ipoteticamente ben sperare in vendite superiori per Pepsi. Ma non andò così. Perché?

Nel 2003 il direttore dello Human Neuroimaging Lab di Houston riprese lo studio ma cambiando la modalità di raccolta dati. Decise di utilizzare su diverse persone l’fMRI (Risonanza Magnetica Funzionale) macchinario in grado di guardare all’interno del cervello umano, illuminandosi esattamente dove si verifica l’attività cerebrale in risposta ad uno stimolo. Durante la prima somministrazione di bevande anonime, il dottor Montague confermò le preferenze per Pepsi. Ma alla seconda somministrazione, dichiarando prima i nomi dei brand, il 75% delle preferenze andò invece a Coca-Cola. L’attività cerebrale “accesa” indicava la predominanza del pensiero emozionale.

L’esperimento di neuromarketing ha osservato come, sebbene il gusto più gradevole a livello inconscio fosse quello della Pepsi, le emozioni suscitate da Coca-Cola prevalevano sulla preferenza.

Da qui, le tecniche delle neuroscienze (come l’fMRI) sono state ampiamente usate nel marketing e nella comunicazione per osservare la percezione di un prodotto o l’efficacia di una campagna pubblicitaria.

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 Le emozioni scavalcano il prodotto

L’esperimento Pepsi-Coca-Cola ha dimostrato come la percezione di un brand possa influenzare inesorabilmente le nostre preferenze.

Un marchio che ci coinvolge emotivamente attraverso i suoi aspetti, che siano i colori, i ricordi suscitati, la musica, l’immedesimazione, sarà quella spinta invisibile, anzi irrazionale, che ci farà allungare la mano verso quel determinato prodotto. Ce lo ricordano ad esempio Harley-Davidson o P&G.

La leva è sì quella delle emozioni, ma da ricercare anche (e soprattutto) nella sfera sociale ed individuale. E questo, le aziende e il marketing lo hanno ben capito, trasformando la loro comunicazione verticale in una alla pari, vicino ai pensieri, a ciò che provano gli individui. D

a qualche anno assistiamo ad un cambiamento di ruolo dei brand, volto a supportare le persone nell’espressione della propria identità, composta da un lato dall’appartenenza ad una comunità o ad uno stile di vita, dall’altro da una sfera prettamente personale in cui affermare la propria individualità. Dal canto loro anche i brand definiscono la loro identity manifestando i loro valori per acquisire fiducia e fidelizzazione di uno specifico pubblico che si riconosce in essi.

Acquistare un brand oggi significa acquistare la storia, i valori e tutti gli elementi dello stesso. Una sorta di amicizia tra marca e individuo in cui ritrovarsi a vicenda, affidare le insicurezze per sentirsi meno vulnerabili. Si capisce che la relazione è di tipo emotivo, in cui la funzionalità del prodotto passa in secondo piano rispetto alla condivisione, rispetto alla persona.

Scegliamo noi stessi

Vendere un prodotto significa dunque vendere storie, emozioni condivise come paura, gioia, solidarietà, empatia. Ad esempio gli spot natalizi di grandi brand come John Lewis, CocaCola o Erste Group puntano su una narrazione totalmente emotiva volta sulla nostalgia, sugli affetti familiari, sui ricordi, sull’amicizia. Emozioni che la maggior parte di noi condivide e sente proprie (anche per il particolare momento dell’anno) immedesimandosi nello storytelling.

Il prodotto non è il protagonista, il messaggio emotivo si sviluppa insieme al racconto in cui si rivela alla fine con la realizzazione di un desiderio o di un bisogno grazie al prodotto. IKEA, ad esempio, fa emergere i sentimenti di nostalgia attraverso i ricordi. Momenti felici vissuti su una poltrona e che continueranno ad esistere dopo generazioni (grazie anche alla resistenza della poltrona).

Un ulteriore esempio sono stati gli spot durante la prima ondata di Covid-19. Tutto il mondo era coinvolto, le strade deserte, il silenzio delle città interrotto dalle sirene delle ambulanze. Le nostre emozioni erano negative, di paura, di solitudine. I brand si sono immedesimati con le nostre emozioni restituendoci spot che raccontavano di infermieri, corrieri, operai, persone sole in casa senza compagnia: raccontavano del vissuto delle persone. Ci hanno incoraggiato, hanno fatto sentire la loro presenza, hanno manifestato empatia.

LEGGI ANCHE: Qualcosa unisce le pubblicità post Covid dei brand (e le rende tutte un po’ simili)

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Un amico che ha empatia verso ciò che proviamo, che viviamo, verso ciò che vogliamo essere nel contesto della società. Ecco l’aggancio emotivo che ci fa avere interesse per un brand, identificarci con esso e ricordarlo nel futuro. Ricordarlo positivamente e riconoscerlo  porterà anche a preferirlo e molto probabilmente ad acquistarlo.

La comprensione delle preferenze di acquisto del consumatore deve essere dunque basata sulla conoscenza delle emozioni umane che influenzano il processo decisionale. Ancora una volta, al centro del messaggio, del prodotto, del brand e dell’acquisto finale ci sono le persone che attraverso le loro storie, le loro aspirazioni, i loro desideri, scelgono di acquistare emozioni: le loro.

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5 tips per creare Reels epici su Instagram

  • Il 5 agosto 2020 Instagram ha rilasciato Reels
  • Lanciato per diventare la risposta di Instagram a TikTok, offre agli utenti uno spazio creativo per creare e condividere brevi video
  • Su IG Reels è possibile registrare e modificare video di 15 secondi inserendo testo, audio, effetti speciali e adesivi

Gli Instagram Reels sono stati lanciati per la prima volta in Brasile nel 2019 e nel resto del mondo il 5 agosto 2020. “Ci auguriamo che Reels offra alle aziende nuovi modi per entrare in contatto con la loro community su Instagram”, scrivevano sul blog del social.

Cosa sono i Reels di Instagram e le differenze con TikTok

Reels è una funzione che permette di registrare e modificare video brevi inserendo testi, audio, effetti speciali e adesivi. Rappresenta la risposta che Facebook e Instagram hanno provato a dare a TikTok, affermandosi come suo competitor nel mercato dei video brevi.

Instagram e TikTok sono molto simili per alcuni aspetti. Entrambi offrono una serie di strumenti creativi per registrare e modificare multi-clip di 15 secondi permettendo un’elevata personalizzazione di testi, audio, effetti speciali e adesivi.

LEGGI ANCHE: Come TikTok e le Stories di Instagram stanno facendo crescere il valore degli Influencer

Per marketer, brand e creator rappresentano entrambi dei canali e contenuti da sfruttare per intercettare la Generazione Z.

Reel è (forse) più semplice di TikTok. Per chi ha già dimestichezza con gli applicativi di Instagram, l’utilizzo di Reel è più immediato. Infatti l’elevata personalizzazione di TikTok rischia di depistare il neofita che tenta di registrare un video per la prima volta. Un’altra differenza sta nell’utilizzo della musica in quanto alcuni account Instagram non possono inserirla mentre TikTok ha una vasta scelta di basi famose. Tanto che oggi TikTok è diventato uno strumento essenziale per il marketing e la promozione della musica.

instagram reels

Come ovviare al problema? Alcuni marketer consigliano di registrare il video su altre piattaforme di editing prima di caricarlo su Reel, così da poter inserire la musica preferita.

I passi da compiere per realizzare Reels Epici

Il successo di TikTok, che ha spinto Facebook a prendere provvedimenti e lanciare Reels, sta nel fatto che i marchi e i creator hanno mostrato il loro volto umano allontanando un po’ l’alone di mistero e perfezione che gira attorno alle celebrità. Quello che le persone si aspettano di trovare sui social sono contenuti interessanti, coinvolgenti, autentici e divertenti. Ecco spiegato il successo di TikTok che vale la pena replicare su Instagram seguendo alcuni step.

instagram reels

  1. Crea una strategia di comunicazione integrata. Ricorda che Reel è uno strumento e non un fine.
  2. Registra video divertenti. Sii creativo. Crea un format che ti renda riconoscibile.
  3. Testa più tipologie di contenuto. Mostra prodotti, crea contenuti informativi, riutilizza video di TikTok.
  4. Misura i risultati. Studia le statistiche e le perferomance dei tuoi reels.
  5. Metti in pratica ciò che hai imparato negli step precedenti. Migliora il tuo lavoro.

LEGGI ANCHE: Le novità di Instagram che non avresti dovuto perdere nell’ultimo anno

Reels Epici, 5 tipologie di contenuto

Se sei un marketer o un creator a questo punto ti starai chiedendo come puoi integrare i reels nella strategia digitale per migliorare il tuo business e quello dei tuoi clienti.

Ecco 5 tipologie di contenuto che puoi realizzare per sfruttare la piattaforma a tuo favore.

  1. Riutilizza i video di TikTok

    TikTok permette un’elevata personalizzazione dei video e se hai postato il contenuto su TikTok puoi condividerlo e riproporlo alla tua audience su Instagram. Avrai il vantaggio di proporre un nuovo tipo di contenuto ai tuoi follower di Instagram che non sono ancora su TikTok e potrai testare il contenuto proponendolo su due diversi canali.

  2. Condividi contenuti educativi

    Questo è un ottimo modo per iniziare a popolare il canale Reels. Ci sono tanti argomenti che possono essere condivisi con i follower: ricette, tips, consigli. Basta che il fil rouge sia offrire un’esperienza di apprendimento facile, veloce e divertente.

  3. Mostra e spiega i prodotti

    Reels è un prodotto che Instagram sta spingendo molto negli ultimi mesi. Il fatto che i video pubblicati su Reel siano visibili nella sezione Esplora, può dare al brand e all’influencer una bella impennata di visibilità. Si stima che il pubblico potenzialmente raggiungibile sia del 20%-30% in più rispetto a quello raggiunto da post e da stories. É un trend da non sottovalutare e sfruttare a proprio vantaggio per mostrare nuovi prodotti. Ricordati di usare nel video hashtag, testo e didascalie per aiutare l’algoritmo a capire qual è il tipo di argomento trattato nel video. Se hai prodotto un video in collaborazione con un creator, ricorda di fare il tag al suo profilo.

  4. Mostra i dietro le quinte

    Questa tipologia di video è studiata per creare una relazione intima con i follower. Mostrando il dietro le quinte del tuo lavoro aiuterai i follower a capire chi sei. Puoi provare a condividere brevi video su come scegli i materiali per il tuo prodotto oppure mostrare il processo di creazione del prodotto stesso. Può essere una buona idea pubblicare mini video sulla vita in team, raccontare la storia del marchio e tutto ciò che può avvicinare il lavoro del brand o del creator al suo pubblico potenziale.

  5. Annuncia sconti e saldi

    Per coinvolgere maggiormente gli utenti, gli Instagram Reels possono essere sfruttati per annunciare saldi e sconti esclusivi. La stessa cosa può essere lanciata anche dagli influencer che lavorano per il marchio. Alcuni brand stanno già testando questa tipologia di promo ottenendo un buon engagement da parte degli utenti. É fondamentale rimanere il più naturali possibili e non trasformare il video in una pubblicità vera e propria. Bisogna ricordare sempre che l’utente che guarda i Reels lo fa per distrarsi, intrattenersi e divertirsi.

5 cose che Elon Musk ha detto su Clubhouse

L’evento più atteso su Clubhouse è stato sicuramente l’incontro con Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX, che è riuscito ad attrarre grandi numeri, tanto da mettere a dura prova il limite massimo della piattaforma di 5000 persone a Room. I Ninja sono riusciti ad ascoltare l’intero intervento e abbiamo riassunto i punti salienti.

1. Il viaggio su Marte!

Elon Musk ha parlato in primis del progetto di costruire una civiltà autosostenibile su Marte, secondo le sue previsioni questa esperienza si concretizzerà tra 5 anni e mezzo circa, e sarà estremamente difficile e certo non un’esperienza di lusso. Inoltre, dice di non aver raccolto prove reali sullesistenza degli alieni ma ritiene plausibile la loro esistenza.

Nasa-Marte-Nucleare

2. L’importanza dei meme

Chi controlla i meme controlla l’universo: se un’immagine vale mille parole, un meme vale 10.000 immagini.

E se lo dice lui… c’è da crederci. Ha rivelato in esclusiva che possiede un team di amici come meme dealer, sottolineandone il forte valore simbolico e di impatto sulla società e sui costumi.

3. Aggiornamenti Neuralink

Ha annunciato che presto presenterà nuovi video di aggiornamento su Neuralink, alludendo alla possibile esistenza di test su scimmie con innesti wireless nel cervello in grado di giocare ai videogiochi. In ogni caso questi scenari fantascientifici sono di lungo termine, perché a breve termine Neuralink si concentrerà sul dare supporto alle persone con lesioni cerebrali e spinali.

4. Bitcoin e Dogecoin

Dogecoin (DOGE) entra in poco tempo nella top 10 della classifica per la capitalizzazione del mercato. Elon Musk si è autodefinito ritardatario sulla scena crypto ma crede nel potenziale dei bitcoin. In merito ai Dogecoin, nati puramente per scherzo, ha ricordato che la sorte ama l’ironia.

Potrebbero diventare un giorno la valuta universale del nostro pianeta?

elon musk

5. Intervista a Vlad Tenev, CEO di Robinhood

Nella room era presente anche Marc Andreessen di A16Z, investor sia in Clubhouse che in Robinhood. Sul finale dell’evento Elon ha chiamato sul palco il CEO di Robinhood Vlad Tenev, ed ecco perchè Techrunch ipotizza che forse questa room sia stata solo una non convenzionale attività di PR per A16Z. Vlad è stato interrogato da Elon Musk ed ha annunciato meno limitazioni sul trading di Robinhood a partire da oggi.

Abbiamo appena avuto un volume senza precedenti sul sistema. Ho dovuto trattare la cifra da dare alla NSCC (National Securities Clearing Corporation) per gestire il rischio del trading delle azioni “meme”,  da 3 miliardi a 700 milioni. Una volta depositata questa cifra sul conto abbiamo riavviato il trading su Robinhood.

Tra le domande degli utenti, di spicco quella sulle parole di incoraggiamento che darebbe a chi sta per iniziare un business:

Se ha bisogno di incoraggiamento, è meglio che non inizi un business!

Infine, quanti di voi si sono chiesti la routine quotidiana di un Re Mida come Elon Musk?

Ha rivelato che la sua giornata tipo è piena di task noiosi, e trova difficoltà a gestire il context switching tra un business e l’altro. Per rilassarsi, invece, su Netflix spazia tra diversi generi: dalla serie TV “Cobra Kai” all’ultimo film di Christopher Nolan “Tenet”, The Expanse e Guida Galattica per autostoppisti.

migliori annunci stampa di gennaio

Renault, Croma e SEAI, i migliori annunci stampa di gennaio

Gennaio è di per sé un mese molto carico di aspettative, il classico punto di svolta che ci spinge in una spirale di buoni propositi, irrealistiche intenzioni, velleitari obiettivi che non raggiungeremo, se non in qualche caso.

Nulla di cui preoccuparsi: niente di tanto grave che non possa essere curata da una buona dose di creatività. Una iniezione di succosi annunci stampa in grado di rimetterci in sesto, tanto da affrontare il piccolo febbraio con il piglio giusto. Ecco i best ad del mese di gennaio.

Renault – Don’t Drink and Drive

Ciò che cambia un’immagine può facilmente cambiare il tuo destino. Non sono necessari troppi giri di parole per spiegare che guidare sotto l’influenza di bevande alcoliche può comportare conseguenze disastrose.

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Advertising Agency: Rehab Comunicação, Natal, Brazil
Copywriter: Guilherme Varella
Art Director: Rodrigo Paim

Eureka! – Travel while reading

Si dice che il modo migliore di viaggiare sia con la fantasia. In effetti, in questo particolare momento storico condizionato dall’emergenza sanitaria, è probabilmente l’unico modo per farlo. D’altra parte, è anche il più economico: mete lontane, esotiche e suggestive diventano facilmente raggiungibili, grazie ai libri.

Advertising Agency: NEW!, Lithuania
Creative Director: Aistė Jūrė
Copywriter: Aistė Jūrė
Copywriter: Vytautė Petkevičiūtė
Illustrator: Justine Shirin
Designer: Ieva Paliukaitytė
Project Manager: Kęstutis Kuskys

Algafen – Get Relief

Mi sento come se qualcuno mi martellasse in testa“. In questa campagna di Algafen sono raccolti alcuni modi di dire spesso utilizzati per comunicare meglio agli altri un fastidioso mal di testa.

Anche la scelta grafica incornicia il concept, restituendo immagini stridenti e stilizzate, pungenti anche nella scala cromatica.

Advertising Agency: X3M IDEAS, Lagos, Nigeria
Chief Creative Officer: Steve Babaeko
Creative Director: Mike Miller
Deputy Creative Director: Anthony Wolve
Art Director: Macdonald Iheme, Abisoye Odewole, Sodiq Sheu
Illustrator: Sodiq Sheu
Copywriters: Olumide Aganga, Kelechi Uduma
Brand Managers: Victoria Buzube, Vivian Obiano

Croma – Dispose responsibly

Non sappiamo resistere all’acquisto dell’ultimo modello di smartphone, ci piace avere intorno l’ultimo ritrovato della tecnologia per ascoltare musica, lavorare, navigare su internet.

Quanto pesa questa scelta sul nostro pianeta? Molto: gli apparecchi tecnologi che non utilizziamo più possono, realmente, “rovinare l’ambiente“, così come suggerisce la campagna di Collateral per Croma.

Advertising Agency: Collateral – The Storytellers, Mumbai, India
Associate Creative Director: Harish Gadkari
Visualiser: Dipak Mane
Creative Director Copy: Vinayak Upadhyay
Copywriter: Moiz Dohadwala

SEAI – Don’t be a Fossil

Le auto a combustibile fossile sono sulla strada dell’estinzione. Nei prossimi anni, gli automobilisti irlandesi non potranno infatti comprare auto a benzina o diesel. Chiunque insista con un’auto a combustibile fossile rischia di rimanere bloccato nel passato, proprio come i dinosauri.

Advertising Agency: TBWA\Dublin, Dublin, Ireland
Art Director: Paul Arthurs
Copywriter: Martin Corcoran
Designer: Kyle Schouw
Finished Art: David Picquenot
Illustrator: Aleksey Baydakov

digital tool lavoro flessibile

Mailtolink, Readwise e Affinio, i digital tool della settimana

Riunioni, appuntamenti, videochiamate. E poi call, report da consegnare e scadenze.

La vita lavorativa può essere una vera corsa a ostacoli e raggiungere il traguardo diventa un’impresa. In questa lista abbiamo selezionato alcuni strumenti digitali in grado di darti una mano a superare indenne la competizione: piccoli consigli per migliorare la produttività, attraverso i tanti tool disponibili in rete.

Enjoy!

Piccoli segreti per facilitare la vita con le email

tool mailto

Può capitare quando si scrive un copy o un testo per un sito web, di dover inserire collegamenti ipertestuali che puntino direttamente all’email di un certo indirizzo. Mailtolink.me è un piccolo strumento intelligente per creare link ‘mailto’ precompilati con oggetto, corpo, copia conoscenza e copia nascosta

Leggere meglio, leggere di più e dimenticare di meno

tool_readwise

Se hai l’impressione che le tue letture non ti lascino nulla, o hai paura di dimenticare i passaggi più importanti dei tuoi libri preferiti, Readwise è l’app che ti aiuta a valorizzare note e passaggi chiave, riassumendoli poi con una “preziosa” email quotidiana.

Riconoscere gli hype

tool exploding tools

Produrre contenuti che interessino le persone è la chiave per far crescere i propri numeri sui social, ma non è sempre immediato. Ci viene in soccorso Exploding Topics, un nuovo e brillante strumento per individuare gli argomenti che stanno raggiungendo un picco di interesse.

Affinità elettive

tool affinio

Anche nel marketing esistono, ma servono a connettersi meglio con le persone utilizzando i dati sui loro interessi. Affinio è una piattaforma di marketing strategy che aiuta ad utilizzare al meglio questi dati.

Link sui video di TikTok

evry

In pochi anni è diventato un canale irrinunciabile anche per le aziende, ma molti stanno ancora scoprendo come usarlo al meglio. Un esempio? Aggiungendo link ai video. Per farlo potresti aver bisogno di un tool come evry.link, per mostrare i prodotti direttamente ai tuoi follower.

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Se hai trovato utili questi tool, attiva la prova gratuita di Ninja PRO Information. Riceverai ogni giorno le news sempre aggiornate (anche in versione audio), insight, analisi degli esperti e i nostri consigli sui migliori strumenti.

elon musk

Elon Musk inserisce #bitcoin nel profilo Twitter e il titolo vola

Il CEO di Tesla e di SpaceX, Elon Musk, inserisce nella sua biografia di Twitter l’hashtag “#bitcoin” accompagnata dal rispettivo logo e le azioni volano alle stelle.

Dopo il caso GameStop, il tweet di Musk viene considerato un forte endorsement alla criptovaluta, spingendone immediatamente il valore, che in meno di mezz’ora è tra i trending topic in tutto il mondo, con un’impennata del prezzo da circa 32 mila dollari a poco più di 38 mila dollari, per attestarsi poi intorno ai 36 mila, passando dal 14% al 18%.

LEGGI ANCHE: La strana storia di GameStop: business da old economy e azioni alle stelle

elon musk bitcoin

“In retrospect, it was inevitable”, ovvero “in retrospettiva era inevitabile”, twitta poco dopo lo stesso CEO di Tesla, riconosciuto da poche settimane come l’uomo più ricco al mondo, con un patrimonio da 187miliardi di dollari (sebbene conteso con Jeff Bezos, in base alle oscillazioni del valore delle azioni Tesla per Musk ed Amazon per Bezos).

La capacità di influire sulla finanza speculativa

Musk si conferma, così, una delle personalità più influenti nel direzionare i mercati finanziari. È bastato, infatti, un semplice cambio di status, per far arrivare il titolo alle stelle. Non è la prima volta, inoltre, che esprime il suo consenso verso la criptovaluta, avendo sempre sostenuto in passato, attraverso Twitter, di non aver problemi nel farsi pagare in Bitcoin, quando in passato il titolo ha raggiunto il suo massimo storico.

E se qualcuno immagina, in futuro, di poter comprare un’automobile Tesla utilizzando i Bitcoin, gli esperti di finanza speculativa evidenziano come sia ancora difficile da utilizzare come metodo di pagamento a causa delle forti oscillazioni del suo valore.

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Elon Musk, CEO Tesla

Il precedente: il caso GameStop

Il giorno precedente Musk si era schierato in sostegno del titolo GameStop contro gli short sellers e le società di brokeraggio, sostenendo la posizione di Alexandria Ocasio-Cortez, deputata democratica anti-establishment del partito di Biden, ed esprimendo il suo dissenso per quella è considerata una manipolazione di mercato.

Le forti posizioni di entrambi, attraverso Twitter, si erano opposte alla decisione di alcune grandi piattaforme di trading online di fermare l’acquisto dei titoli di GameStop, dopo i forti rialzi delle scorse settimane (avevano infatti annunciato la chiusura delle contrattazioni a causa della “straordinaria volatilità dei mercati”). All’origine della scelta, l’azione coordinata di piccoli investitori raccolti su un forum di Reddit, l’aggregatore di social news e forum di discussione molto popolare negli Stati Uniti, provocando prima un ribasso del 44% e poi un incremento esponenziale da un minimo di 112 dollari a un massimo di 483 nel giro di poche ore.

Un blocco considerato inaccettabile dalla deputata Alexandria Ocazio-Cortez, sostenuta anche da Elon Musk nel chiedere un’indagine dopo lo stop al trading dei titoli, con la proposta di un’audizione alla commissione servizi finanziari.

GameSTop, considerato “tra i titoli caldi”, con una crescita pari al 335%, prospetta ancora colpi di scena anche nelle prossime ore.

 

report

50+ report per farsi trovare pronti alle sfide del 2021

Le previsioni sui trend che condizioneranno i mesi futuri sono parte integrante di ogni processo di pianificazione. Conoscere come si stanno muovendo i mercati, in che modo si stanno comportando le diverse categorie di consumatori e quali strade percorreranno i settori industriali diventa ancora più importante in un momento storico ambiguo come il nostro, che fatica a fornire indicazioni chiare sugli sviluppi futuri anche a causa della pandemia di Covid, che sta sconvolgendo alcune delle certezze acquisite fino ad ora.

Sostenibilità ambientale, tecnologia, viaggi, nessun settore può sottrarsi all’incertezza della nuova situazione. La soluzione è, come sempre, affidarsi ai numeri, per cercare di gettare luce sul prossimo futuro.

Questa collezione, in continuo aggiornamento, di report e analisi per l’anno 2021 e per quelli a venire, punta proprio in questa direzione: fornire gli strumenti ideali per comprendere a fondo quello che sta succedendo intorno a noi e muoversi senza inciampo.

Puoi accedere a questa cartella per visionare tutti i report o cliccare sulle immagini raggiungere quello che ti interessa.

#1. ABI Research – 68 Tech Trends That Will Shape 2021

ABI Research - 68 Tech Trends That Will Shape 2021 -_EN

#2. ABTA’s – Six Trends for Travel in 2021

ABTA's - Six Trends for Travel in 2021

#3. Accenture-Fjord – Trends-2021

Accenture-Fjord - Trends-2021-Full -_EN

#4. Accupac – Sustainability Trends to Watch for in 2021

Accupac - Sustainability Trends to Watch for in 2021 -_EN

#5. ADA – The Next Ten Years_Tech Trends that Matter

ADA - The Next Ten Years_Tech Trends that Matter -_EN

#6. ARK – Invest BigIdeas 2021

ARK–Invest_BigIdeas_2021

#7. CISCO – 2021 Global Networking Trends Report

CISCO - 2021 Global Networking Trends Report -_EN

#8. Connecting the Dots 2021

Connecting the Dots 2021

#9. Contagious – Most Contagious 2020

Contagious - Most Contagious 2020 -_EN

#10. Content Marketing Institute – B2B Insights for 2021

Content Marketing Institute - B2B Insights for 2021 -_EN

#11. Deloitte – 2021 Global Marketing Trends

Deloitte - 2021 Global Marketing Trends -_EN

#12. Deloitte – Global Blockchain Survey 2020

Deloitte - Global Blockchain Survey 2020 -_EN

#13. Deloitte – Tech Media Telecom Predictions 2021

Deloitte - Tech Media Telecom Predictions 2021 -_EN

#14. Deloitte – Tech Trends 2021

Deloitte - Tech Trends 2021 -_EN

#15. Dentsu – Brave New Normal Creative Trends 2021

Dentsu - Brave_New_Normal_Creative_Trends_2021 -_EN

#16. EITO Western EU- 11 Tech Trends for 2021 and Beyond

EITO Western EU- 11 Tech Trends for 2021 and Beyond -_EN

#17. Fashion Snoops – 2021 Macro Cultural and Colour Trends

Fashion Snoops - 2021 Macro Cultural and Colour Trends -_EN

#18. Forrester Predictions 2021

Forrester_Predictions-2021_APAC

#19. GARTNER – Top Strategic Technology Trends for 2021

GARTNER - Top Strategic Technology Trends for 2021 -_EN

#20. Gartner & Ant Group -Top 10 Fintech Trends for 2021

Gartner & Ant Group -Top 10 Fintech Trends for 2021 -_EN

#21. Glassdoor – Workplace Trends 2021

Glassdoor - Workplace Trends 2021 -_EN

#22. GSMA – Global Mobile Trends 2021

GSMA - Global Mobile Trends 2021 -_EN

#23. HELABA – Capital Market Outlook 2021

HELABA - Capital Market Outlook 2021 -_EN

#24. Hootsuite – Social Trends 2021

Hootsuite - Social Trends 2021 -_EN

#25. HR Trends 2021

HRTrends2021-Ebook-EN_final

#26. IAB – Brand Disruption 2021

IAB - Brand Disruption 2021 -_EN

#27. Kantar – Predictions 2021 Media Trends

Kantar - Predictions 2021 Media Trends -_EN

#28. KANTAR – The State of Ecommerce 2021

KANTAR - The State of Ecommerce 2021-_EN

#29. KPMG China – 10 Macro Economic Trends in 2021

KPMG China - 10 Macro Economic Trends in 2021 -_EN

#30. Macorva – Learning & Development Trends to Know for 2021

Macorva - Learning & Development Trends to Know for 2021 -_EN

#31. MCKINSEY – The State of Fashion 2021

MCKINSEY - The State of Fashion 2021 -_EN

#32. MCKINSEY China – Consumer report 2021

MCKINSEY China - Consumer report 2021 -_EN

#33. Monetary Association Singapore – SG Blockchain Ecosystem Report 2020

Monetary Association Singapore - SG Blockchain Ecosystem Report 2020 -_EN

#34. Ogilvy – Shift – The_Future of Retail

Ogilvy - S_hift_-_The_Future_of_Retail -_EN

#35. Oliver Wyman – Singapore FinTech Landscape

Oliver Wyman - Singapore FinTech Landscape -_EN

#36. PANDORA – The 2021 Definitive Guide To Audio

PANDORA - The 2021 Definitive Guide To Audio -_EN

#37. Perspectives on Retail and Consumer Goods Issue

Perspectives-on-Retail-and-Consumer-Goods_Issue-8

#38. PWC APAC – Emerging Trends in Real Estate Asia Pacific 2021

PWC APAC - Emerging Trends in Real Estate Asia Pacific 2021 -_EN

#39. S&P_Global Banks 2021 Outlook

S&P_Global Banks 2021 Outlook -_EN

#40. Signals_Melanie Shreffler – Cultural & Consumer Shifts Defining 2021

Signals_Melanie Shreffler - Cultural & Consumer Shifts Defining 2021 -_EN

#41. Smartly.io – Global Social Media Advertising Trends 2021

Smartly.io - Global Social Media Advertising Trends 2021 -_EN

#42. SPARXOO – 2021 10 Digital Marketing Trends

SPARXOO - 2021 10 Digital Marketing Trends -_EN

#43. Synergy Flavours – Consumer Food Trends for 2021

Synergy Flavours - Consumer Food Trends for 2021 -_EN

#44. Trendhunter – 2021 Trend Report

Trendhunter - 2021 Trend Report -_EN

#45. UOB Asean – Fintech Get Up Reset Go

UOB Asean - Fintech Get Up Reset Go -_EN

#46. Visier – HR People Strategies for an Uncertain Future 2021

#47. We Are Social – Think Forward – Great Reset 2021

We Are Social - Think Forward - Great Reset 2021

#48. WGSN – Future Consumer 2021

WGSN - Future Consumer 2021 -_EN

#49. Willis Towers Watson – 2021 Global Medical Trends Survey Report

Willis Towers Watson - 2021 Global Medical Trends Survey Report -_EN

#50. WPP – Martech 2030_Five Trends in Marketing Technology for the Decade of the Augmented Marketer

WPP - Martech 2030_Five Trends in Marketing Technology for the Decade of the Augmented Marketer -_EN

#51. WVU Marketing Communications 2021 Trends

WVU Marketing Communications 2021 Trends

#52. YELP – 2021 Trend Forecast

YELP - 2021 Trend Forecast -_EN

 

#53. BUZZOOLE – La trasparenza nell’Influencer Marketing

buzzole

#54. DENTSU – The Age of Inclusive Intelligence

dentsu

#55. IAB Outlook 2021

iab outlook 2021

#56. 2021-Vidyard-Video-in-Business-Benchmark-Report

2021-Vidyard-Video-in-Business-Benchmark-Report

#57. OBE – Whitepaper Brabded Podcast

obe whitepaper branded podcast

3 consigli PRO per migliorare le performance degli annunci su Facebook

  • Facebook mostra gli annunci agli utenti che hanno una maggiore probabilità di intraprendere l’azione impostata dall’obiettivo
  • L’algoritmo di Facebook ritiene il copy del contenuto cruciale per capire se l’annuncio sia effettivamente rilevante per gli utenti e aumentarne le visualizzazioni
  • Un testo che riflette empatia e sensibilità nei confronti di determinati argomenti risulta molto più rilevante per l’algoritmo e verrà mostrato maggiormente sulla piattaforma

 

Quante volte vi è capitato di impostare un annuncio su Facebook seguendo scrupolosamente passo dopo passo le linee guida, prestando attenzione a ogni singolo dettaglio, scegliendo la grafica che meglio si presta al suo obiettivo… ma nonostante ciò le performance del contenuto non raggiungono il livello desiderato?

Niente panico, si tratta di una situazione più comune di quanto pensiate. Anche i marketer esperti, a volte, commettono degli errori – più o meno banali – nella gestione dei loro annunci su Facebook che possono compromettere il risultato.

Quali sono questi errori così comuni? E come possiamo rimediare? Ci siamo ispirati a questo video pubblicato da SocialMediaExaminer per capire come intercettarli nei nostri annunci su Facebook, ma soprattutto come evitarli per migliorare la performance dei contenuti.

#1 Il giusto obiettivo è la chiave del successo

Può sembrare un consiglio scontato, ma capita spesso che gli inserzionisti si confondano su quale sia il reale obiettivo del loro annuncio. L’obiettivo scelto è realmente ciò che definisce il risultato delle campagne su Facebook, si tratta quindi dell’elemento più importante da tenere in considerazione.

LEGGI ANCHE: Pubblicità e investimenti: cosa dicono le previsioni dopo un anno nero

Come funzionano gli obiettivi? La cosa fondamentale da capire è che Facebook mostra gli annunci alle persone che hanno una maggiore probabilità di intraprendere l’azione impostata proprio dal medesimo obiettivo.

Per esempio, con l’obiettivo Visualizzazioni video, Facebook mostrerà gli annunci alle persone che di solito guardano molti video sulla piattaforma.

In generale, sembra che uno degli errori più comuni sia impostare l’obiettivo Traffico quando in realtà si vogliono ottenere delle Conversioni.

Questi due obiettivi, in principio, fanno la stessa cosa: guidano le persone da Facebook o qualsiasi altra pagina web inclusa nella campagna. Ma c’è una sottile differenza che determina effettivamente il successo dell’annuncio.

Utilizzando l’obiettivo Traffico, Facebook mostrerà gli annunci agli utenti che sono propensi a cliccare più frequentemente sui contenuti pubblicitari, e risulta utile ad esempio per invitare gli utenti a visitare una nuova sezione di un sito web, o un articolo di un blog, o anche solo per testare un nuovo pixel.

Invece, con l’obiettivo Conversioni, gli annunci verranno mostrati alle persone che molto probabilmente intraprenderanno l’azione suggerita dal contenuto. Si utilizza quindi per richiedere all’utente una azione concreta, come ad esempio acquistare un prodotto, registrarsi ad un evento, etc.

#2 Le parole sono importanti

Abbiamo detto e ridetto in mille modi diversi che le immagini sono importanti nel determinare il successo di un annuncio pubblicitario, ma siamo sicuri di dare il giusto peso anche alle parole?

Di fatto, l’algoritmo di Facebook ritiene che il copy del contenuto sia cruciale per capire se l’annuncio sia effettivamente rilevante per gli utenti e di conseguenza aumentarne le visualizzazioni.

Risulta, per esempio, che l’utilizzo troppo frequente di parole come “tu” e “tuo” penalizzi pesantemente la performance dell’annuncio – al contrario di quello che invece avviene per l’Email-Marketing.

Quindi, al posto di scrivere “Vuoi scoprire come migliorare le vendite on-line della tua attività?” basterebbe riformulare la frase in “Aiutiamo le piccole e medie imprese a vedere i loro prodotti on-line. Clicca qui per saperne di più.” per iniziare a notare dei cambiamenti nella performance della sponsorizzazione.

Inoltre, ci sono altre parole problematiche che fanno riferimento a:

    • identificazione del sesso;
    • età;
    • religione;
    • tendenze politiche;
    • dieta o perdita di peso;
    • denaro;
    • ricchezza;
    • lavoro da casa (esempio “Scopri come lavorare comodamente da casa”);
    • schiavitù (esempio “Sei schiavo del tuo lavoro?”).

Anche le stesse parole “Facebook” e “Instagram” spesso causano un calo della performance quando vengono utilizzate nel testo pubblicitario.

#3 Empatia e sensibilità non devono mancare

Non solo le singole parole sono importanti, ma anche il modo in cui vengono espressi testualmente determinati concetti è un fattore che influenza l’algoritmo.

Molti marketer pensano che un testo maggiormente incisivo o impattante può beneficiare positivamente la performance di un annuncio in termini di click, ma Facebook non è particolarmente d’accordo su questo tema.

In effetti, un testo che riflette empatia e sensibilità nei confronti di determinati argomenti come denaro, salute e relazioni, risulta molto più rilevante per l’algoritmo e per questo verrà mostrato maggiormente sulla piattaforma.

Per esempio, se un’azienda di prodotti dimagranti sponsorizza un contenuto con un copy in stile “Sbarazzati dei tuoi 10 kg in più di grasso” – oltre ad essere estremamente offensivo e per nulla empatico – questo verrà penalizzato dall’algoritmo. 

Al contrario, un testo positivo e stimolante come “Ti aiutiamo a tornare in forma e sentiti favoloso grazie al nostro prodotto” sarà sicuramente visto in modo diverso e mostrato maggiormente agli utenti.

LEGGI ANCHE: Social Media Trend 2021: ecco le 5 tendenze chiave del prossimo anno

In generale, dopo lo sconvolgente l’anno che si è appena concluso, anche le più classiche tecniche pubblicitarie di Facebook stanno cambiando e rimanere al passo con le tendenze è fondamentale per ottenere un migliore ritorno sulla spesa pubblicitaria nel 2021.

Sempre SocialMediaExaminer – in un articolo recentemente pubblicato – prevede che i trend più importanti saranno: 

  • Contenuti pubblicitari creati a immagine e somiglianza dei contenuti organici presenti nel feed notizie degli utenti, in modo da rendere più naturale l’esperienza e “confondere” la sponsorizzazione tra le pubblicazioni degli amici e dei contatti;
  • Testi più informali e colloquiali, per avvicinarsi maggiormente al tipo di linguaggio utilizzato dal target di riferimento – che nella maggior parte dei casi è compreso tra i 18 e i 30 anni; 
  • Video brevi e con immagini autentiche, che non badano particolarmente alla qualità del girato ma piuttosto alla qualità del messaggio trasmesso. È noto che i contenuti video creati per Facebook non devono sembrare uno spot pubblicitario da mandare in TV, piuttosto devono riuscire a catturare l’attenzione dell’utente nei primi 3 secondi grazie alla loro unicità;
  • A/B test per provare diverse lunghezze nei testi pubblicitari o per sperimentare l’utilizzo delle emoji. 
La musica del mondo è nella tua tasca!

Cosa rivelano le tendenze video durante la pandemia sulle esigenze dei consumatori

Dall’inizio della pandemia, abbiamo osservato da vicino in che modo le persone di tutto il mondo hanno utilizzato le piattaforme come YouTube.

Siamo rimasti colpiti dal fatto che le persone hanno utilizzato i video per soddisfare le proprie esigenze, per far fronte all’isolamento sociale, per trovare nuovi modi per accedere a servizi essenziali, per assecondare le proprie passioni o semplicemente per sentirsi più vicini agli altri.

Poiché queste tendenze riflettono un cambiamento globale molto più ampio verso una nuova normalità, volevamo saperne di più sui comportamenti che le guidano.

Susan Kresnicka, un’antropologa culturale statunitense, ha sviluppato uno schema che studia la relazione tra i bisogni umani fondamentali e il comportamento dei consumatori, attraverso tre esigenze fondamentali che tutte le persone avvertono: cura di sé, connessione sociale e identità.

Per saperne di più su questi stati di necessità e su come si traducono nelle tendenze dei video di YouTube, ci viene in supporto Kresnicka!

1. Cura di sé

Molto più di un termine usato per indicare un bagno caldo a lume di candela, la cura di sési riferisce all’intera gamma di bisogni associati al sostegno e alla cura dell’individuo, un sé incarnato. Quando la pandemia ha sconvolto la quotidianità delle nostre vite, molti dei modi in cui eravamo abituati a soddisfare i nostri bisogni, sono diventati insostenibili. Quindi le persone stanno imparando nuove tecniche per lenire le loro menti ansiose“, spiega Kresnicka.

Su YouTube, il pubblico si è concentrato sui video che aiutano ad affrontare i fattori di stress, come i disturbi del sonno. Ad esempio, le visualizzazioni di video correlati ai suoni della natura sono aumentate del 25% perché le persone erano alla ricerca di qualcosa che li aiutasse a calmarli. Questo video di Dream Sounds è stato visto oltre 2 milioni di volte dal 15 marzo.

Un’altra tendenza legata alla cura di sé sono i contenuti sul cibo. Con così tanti ristoranti costretti a chiudere per motivi di sicurezza, gli spettatori hanno cercato video che li aiutassero a creare una cucina “in stile ristorante” a casa. L’India è stata al centro di questa tendenza. Creator come CookingShooking hanno dimostrato che emulare le cucine dei ristoranti permette alle persone di sperimentare il comfort di cenare fuori, senza però uscire di casa.

2. Connessione sociale

Secondo Kresnicka, i bisogni di connessione sociale derivano dalla natura profondamente sociale degli umani, e spiega: “Siamo una specie ultra sociale la cui sopravvivenza si basa sulla nostra capacità di mantenere una connessione attraverso strette relazioni interpersonali e un più ampio senso di appartenenza alla società”.

Poiché i requisiti di distanza hanno fortemente limitato la nostra capacità di connetterci gli uni con gli altri di persona, la tecnologia ha contribuito a colmare il divario. Su YouTube, gli spettatori hanno utilizzato i video per interagire tra loro direttamente e indirettamente, spesso in modi sfumati.

Il genere “With Me”– in cui gli spettatori condividono un’attività svolta da un creatore, è stato particolarmente pertinente per la vita in lockdown. Il pubblico di tutto il mondo lo ha letteralmente divorato. Le visualizzazioni dei video “#WithMe” sono aumentate del 600% dal 15 marzo. Stessa sorte per un sotto genere: i video “Get Ready With Me”, hanno avuto una “svolta da quarantena” poiché i creator del settore beauty hanno adattato i loro video allo stile di vita casalingo.

Anche per le persone che cercano la connessione attraverso l’arte e la cultura, le esperienze virtuali hanno offerto una soluzione. Le visualizzazioni giornaliere di video con “tour del museo” nel titolo, ad esempio, sono aumentate del 60% poiché gli spettatori e le loro istituzioni culturali preferite hanno cercato di replicare l’esperienza di visitare il museo.

Il Museo Van Gogh nei Paesi Bassi, ad esempio, ha condiviso un tour in più parti, accumulando oltre 200.000 visualizzazioni da metà marzo.

arte virtuale coronavirus

3. Identità

Spesso pensiamo al terzo bisogno fondamentale, l’identità, come un costrutto di categorie sociali come razza, etnia e genere, ma in realtà cela più espansività. Come spiega Kresnicka, “L’identità comprende l’intera esperienza e comprensione del sé, in tutta la sua complessità e capacità di cambiamento. Il modo in cui comprendiamo noi stessi e le nostre esperienze, determina fondamentalmente il modo in cui ci prendiamo cura di noi stessi, ci connettiamo con gli altri e operiamo nel mondo che ci circonda“.

Negli ultimi mesi, i video online si sono rivelati un modo interessante per le persone di esprimere chi sono e di informare su chi potrebbero diventare. Le tendenze video sull’imparare ad eseguire abilità specialistiche, come tagliare i capelli, ne sono un potente esempio. Il pubblico ha guardato diversi tutorial sul taglio dei capelli, con un picco di spettatori globali ad aprile. La lezione di un parrucchiere è stata vista più di 1,7 milioni di volte.

Anche l fede è un aspetto fondamentale dell’identità. Poiché i grandi raduni religiosi sono stati sospesi, i fedeli hanno cercato modi per pregare online, provocando un aumento nelle visualizzazioni settimanali dei servizi religiosi.

Il 27 marzo, la diretta in streaming Urbi et Orbi, un discorso papale pronunciato in occasioni solenni, ha offerto ai cattolici e ad altre persone di fede un modo per ricevere la benedizione di Papa Francesco mentre la diffusione della pandemia aumentava. Centinaia di migliaia di spettatori si sono sintonizzati sull’evento, determinando la più grande crescita di abbonamenti in un giorno per i canali YouTube del Vaticano.

Cosa significa per il tuo marketing e per il futuro

Sulla base di questo scenario, come dovrebbero rispondere i professionisti del marketing? Kresnicka raccomanda di concentrarsi su alcuni principi: “Gli esperti di marketing sanno che per avere successo, le loro offerte devono creare valore per le persone e spesso quel valore implica aiutarle a soddisfare le loro esigenze fondamentali. Perché un marchio di soda di 100 anni è ancora il leader di mercato? Perché aumenta la nostra energia e il nostro umore (cura di sé), ci riporta a tempi precedenti nella nostra vita (identità) e ci fa sentire in contatto con altri che hanno condiviso la stessa esperienza (connessione sociale). Pensare in questo modo ci costringe a comprendere, in modo profondo e olistico, come un prodotto o un servizio opera nella vita delle persone. Quando lo facciamo, apriamo nuovi modi per comunicare, connettersi e servire le persone”.

L’arrivo del COVID-19 e la scala globale hanno presentato ai professionisti del marketing sfide straordinarie, ma hanno anche creato un’opportunità tempestiva per riflettere su come presentarsi ai clienti in modo significativo. In qualità di promotori delle tendenze video, abbiamo riscontrato una notevole uniformità nei tipi di contenuti che le persone cercano su YouTube, rafforzando il fatto che, nonostante le nostre numerose differenze, condividiamo tutti le stesse esigenze fondamentali.

Indubbiamente, questa crisi continuerà a ricordarcelo, mentre noi ci impegniamo a darle un senso.