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  • «Fra, ‘sta lavatrice è più intelligente di me». Chi è il Social Media Manager di Unieuro

    L’onda d’urto digital che rompe le regole della comunicazione social nella nuova campagna pubblicitaria, divenuta virale

    3 Febbraio 2021

    “Lui, Lei, Loro”, oppure parafrasando Pirandello, “uno, nessuno e centomila”: chi si nasconde dietro la figura ormai iconica del Social Media Manager di Unieuro, divenuta star incontrastata del web? L’idea creativa della campagna digital travolge la rete: oltre 61mila reazioni, 13mila commenti e circa 11,5mila condivisioni per il post di lancio della lavatrice, fino a diventare trend topic su Facebook e Twitter. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, nessuno ne conosce l’identità. Un post divenuto virale in poche ore, trasformandosi in un vero e proprio caso di studio. Le chiavi del successo? Ironia e sarcasmo per una comunicazione che rompe gli schemi.

    Il flusso di coscienza che sovverte le regole del Marketing

    “Più leggete, più scriviamo. Diventa un girone dantesco”, scrive il Social Media Manager di Unieuro, mentre i commenti si moltiplicano. Un flusso di coscienza social, che quasi ricorda la dilatazione spazio-temporale di James Joyce, quasi in un risvolto psicoanalitico, immersi nella giornata infinita del Social Media Manager, in cui la lavatrice diventa pretesto per una narrazione che crea identificazione, sovvertendo le regole del Marketing digital. Un “delirio comunicativo” che fa ridere, divertire, appassionare migliaia di persone. Un linguaggio con un tono of voice amichevole, familiare, moderno. Anche la lavatrice viene umanizzata e diventa “la ciaciona” a cui voler bene. Più che una strategia di advertising, la sensazione è di trovarsi di fronte allo script di una sceneggiatura, in un processo creativo in costante divenire, di cui l’autore è co-autore.
    Abbiate il coraggio di innovare, di stravolgere, studiate bene i vari canali ed uscite dall’appiattimento
    è l’invito di Alessandro Orlandi, Direzione Creativa Esecutiva BCube. “Mi auguro possa essere un invito per le agenzie a trovare nuovi stimoli. Il vantaggio dei social è la velocità, abbiamo feedback in real time. Spero che questa campagna dia una scossa. Qualcosa di diverso e altamente efficace si può fare, senza snaturare la logica prodotto-prezzo-descrizione. Le regole si possono cambiare”.

    Alessandro, chi è il Social Media Manager di Unieuro? Chi si nasconde dietro i post?

    «Dietro una figura mitologica c’è sempre un fondo di realtà. La realtà si chiama BCube, che si distingue da diversi anni per l’attività social. Conosciamo bene le regole di base, per cui ci piace rivoluzionarle. È possibile perché, alla base, c’è l’esperienza BCube che seleziona talenti e noi ne abbiamo tanti. È un’identità plurale, quindi. Insieme a me anche Andrea Stanich alla direzione creativa esecutiva, Alessandro Miasi e Piergiorgio Adragna (team creativo), Alessandro Miasi, Piergiorgio Adragna, Alessandro Saraceno, Alessandro Magnani (team scrittura), Alessandro Guarino (strategy director) e Alessandro Saraceno (project manager). Sarebbe impensabile dietro una campagna del genere l’assenza di una squadra».

    Sorprendente la reazione dell’audience. Il lettore/utente diventa co-maker e parte integrante del processo creativo: è stato un effetto inaspettato o desiderato? Soprattutto come nasce l’dea della campagna?

    «Nasce dal desiderio di uscire dalla routine, dall’ordinario. Dalla voglia di fare quello che devi fare, ma in un modo diverso. A volte si rischia di essere “dei ragionieri della comunicazione”. Abbiamo cercato questa risposta nel pubblico, volevamo dare una scossa al piattume di Facebook. I social network vanno ad una velocità incredibile, si pensi ai meme che hanno una vita brevissima, da uno a tre giorni, dopo i quali crolla l’hype. L’importante, essendo una strategia per il cliente, è che abbia una visione lunga. Unieuro è un bando vinto un anno fa. Un anno molto particolare, condizionato dal Covid. In genere dedichiamo qualche mese allo studio: se il cliente non funziona bisogna agire subito. Unieuro invece aveva già affezione da parte del pubblico, ma poteva funzionare ancora meglio. Quindi, come stimolare la fanbase?». «Il talento si annoia. La comunicazione di prodotto-prezzo-descrizione comporta routine, day by day. È indispensabile uscire da questa quotidianità. Questo post, inoltre, è l’esplosione finale, ma la miccia l’abbiamo accesa nella comunicazione precedentemente».
    Alessandro Orlandi, Direzione Creativa Esecutiva BCube

    “Più leggete più scriviamo. Diventa un girone dantesco”: come si gestisce un processo creativo in cui l’utente diventa co-autore?

    «La forza di questa idea creativa è che in genere i brand non parlano il linguaggio delle persone. Può una marca parlare come un essere umano? È normale che gli individui, condividendo lo stesso codice, rispondano e costruiscano un dialogo insieme. Abbiamo ipotizzato un tone of voice confidenziale. Ritorniamo al principio che, se conosci bene le regole dei media, puoi sovvertirle.

    “Il mio è un flusso di coscienza”, scrive il Social Media Manager Unieuro, confessando di essere stato ad un corso per imparare come “si scrivono i post fighi”: in realtà la campagna pubblicitaria sperimenta un nuovo format per attrarre l’attenzione dell’utente?

    «Il coinvolgimento, l’utilizzo di un linguaggio comune, la co-creazione insieme alle persone non rompe solo le barriere. Si diventa parte del palco, diventa una performance, in cui tutti aggiungono. Noi avevamo un’idea, che era il post, l’atteggiamento. I nostri commenti che si sono poi susseguiti non erano scritti a tavolino, sono andati tutti in freestyle, seguendo l’evoluzione della conversazione. Immaginavamo di intervenire come nella moderazione, con risposte all’utente. Abbiamo notato che l’apertura e il lancio di altre discussioni performavano meglio. Alcune regole del tipo “si risponde ad ogni commento” le abbiamo sovvertite in corso d’opera. Il punto in cui scrivevamo “a ragà vediamoci in teams che il cliente vuole altri comenti” era reale, ci rappresentava, perché simulava la chat del team creativo, tutti collegati in smartworking in un open space virtuale. Tutto ciò dimostra che la comunicazione tra le persone è in continua evoluzione. Anche quella dei brand, per farla funzionare e non creare un distacco, si deve evolvere. I vari social hanno regole, contenuti e codici che si basano sulla media dei successi delle campagne precedente. Sono quindi già il passato. Canoni che non sono certezza di successo, ma solo la scongiura dell’insuccesso. Quindi seguire le regole significa realizzare qualcosa di expected, ma se si vuole creare qualcosa di straordinario, occorre impararle, farle proprie e poi stravolgerle».

    Dal “sei sprecato in questo ruolo”, all’essere definito “genio dell’onda d’urto” fino “mi vuoi sposare”: tutti vogliono il Social Media Manager

    «È un gioco sottile, ma è divertente farlo. L’ironia vincente. La conduttrice Andrea Delogu ci ha detto che ci voleva sposare: abbiamo fatto una riunione di notte, un brainstorming concitato, per capire come rispondere. Così le abbiamo fatto recapitare una lettera, con una confezione con luci a led e dentro come anello uno stringitubo della lavatrice, con incisi i nomi. La follia insomma alla proposta di matrimonio». team group

    Da advertising a plot di una sceneggiatura?

    «In effetti il primo post lo potremmo immaginare come un episodio pilota. Il vantaggio dei social, rispetto al cinema, è avere feedback in real time. Quindi la sceneggiatura si è mossa così come un teatro di improvvisazione. Un pièce teatrale con il pubblico che sale sul palco. È quasi arte dell’improvvisazione, ma devi conoscere bene le tue capacità e i limiti».

    Continuerà la web series? Il Social Media Manager continuerà a vivere?

    «È importante continuare a stupire e a stupirci, oltre il cliché di se stessi. Stiamo cercando di capire la possibile evoluzione del personaggio».

    Come si è inserita la campagna digital all’interno della comunicazione dell’immagine dell’azienda Unieuro? A rischio la storia, l’identità? O la rimette in gioco e la rende smart, dinamica e giovane, migliorando la brand reputation?

    «Il nostro vantaggio è che Unieuro ha sempre creduto nei social. Alla base c’è un po’ di follia che ha creato sinergia. Se non ci si mette in gioco non si può ottenere di più. L’azienda ha accolto il personaggio. L’idea è non farlo diventare una striscia quotidiana, ma creare un’aspettativa».

    Non clichè di se stessi, quindi. Come si evolverà in futuro la figura del Social Media Manager?

    «Per il successo editoriale non basta un Social Media Manager. C’è bisogno di uno strategist per capire come funzionano i canali per il settore di riferimento e il brand. Al di sopra una direzione creativa esecutiva, ma anche una coppia creativa che vada a comunicare la cosa migliore per il cliente. Poi ci sono “i Social Media Manager”, molti più di uno. È il team che è indispensabile».

    L’errore digital da non commettere mai?

    «La mancanza di rispetto. È intollerabile».

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