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Rebranding di marzo: OnePlus, BMW, Qvc e WINDTRE

  • Il restyling soft di OnePlus per comunicare in maniera più coerente con i propri consumatori
  • Dopo oltre 20 anni, il marchio BMW ha una nuova identità aziendale per la comunicazione online e offline
  • Qvc cambia volto dopo 10 anni con un logo in linea con i nuovi trend digitali
  • WINDTRE lancia il nuovo brand unico e si prepara alla sfida del 5G

 

Sono diverse le ragioni per cui un’azienda decide di attuare un processo di rebranding, prima fra tutte la necessità di comunicare meglio al pubblico i propri valori e la propria filosofia; ma anche la possibilità di emergere in un mercato sempre più saturo e creare un’esperienza costantemente positiva e di alta qualità tra il brand e i consumatori.

Scopriamo nel dettaglio le riprogettazioni del mese appena concluso.

LEGGI ANCHE: Rebranding di febbraio: Durex, Google Maps, Connexia e xister Reply

Il rebranding soft di OnePlus

Fondata nel 2013, OnePlus è diventata presto popolare per la progettazione, produzione e vendita al dettaglio del proprio smartphone.

La società con l’operazione rebranding intende assicurarsi che l’immagine e il messaggio siano più coerenti in tutti i punti di contatto. Le modifiche sono poche, infatti la composizione principale del logo rimane la stessa.

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“Sappiamo che la nostra community ama il nostro logo, quindi il nostro obiettivo era chiaro: mantenere il design generale risolvendo alcuni dei problemi che abbiamo identificato che renderebbero il nostro logo più accessibile a più persone” si legge sul loro forum.

In generale emerge un forte senso di fiducia che intende valorizzare ancora di più al posizionamento premium del brand.

Le modifiche hanno lo scopo principale di creare un’associazione chiara tra il logo e il marchio migliorando la leggibilità e la visibilità. Per raggiungere questo obiettivo, è stato aumentato lo spessore del logo, dando al numero 1 una curva in più per renderlo riconoscibile.

Rebranding di marzo: OnePlus, BMW, Qvc e WINDTRE

Un rebranding soft che prevede tra i piccoli ritocchi anche la rimozione del box dietro la parola “OnePlus”. Anche il peso dell’intero logo è stato rivisto per migliorare l’equilibrio generale.

Nella sua interezza, il logo è molto più bilanciato e uniforme. Il posizionamento sui vari punti di interazione appare giocoso, colorato e cool, con applicazioni interessanti e del tutto inaspettate.

Un’altra modifica sostanziale riguarda lo slogan, di cui è stato aggiornato lo stile e il carattere, avvicinando le lettere e scambiando le maiuscole con le minuscole.

Il rebranding è anche l’occasione per cambiare il carattere tipografico. Partendo da OnePlus Slate, altamente funzionale e versatile, sono stati inseriti una gamma di caratteri diversi per garantire una migliore esperienza di lettura per l’utente.

Tutti questi elementi sono stati combinati per ottenere un’immagine più coerente, unica e riconoscibile. Il risultato è un migliore utilizzo dei colori del marchio che trasmette una finitura audace ma di alta qualità, mantenendo un approccio visivo fresco e vivace.

BMW presenta il nuovo logo di comunicazione

Dopo oltre 20 anni, il marchio BMW ha una nuova identità aziendale per la comunicazione online e offline. Il nuovo logo segna il più grande cambiamento nel marchio dell’azienda da quando l’emblema iconico è stato introdotto nel 1917.

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I loghi di comunicazione della casa automobilistica tedesca sono stati completamente rielaborati, con un nuovo logotipo e nuovi principi di progettazione. L’estetica è moderna e si ispira allo stile di tendenza ultra-minimalista e flat.

Il nuovo marchio BMW non delude le aspettative e lo stile visivo contemporaneo è adatto all’era digitale.

Il design è espressione dell’identità rivisitata del brand che pone il cliente al centro di tutte le attività. Ridotto e bidimensionale, trasmette apertura e chiarezza. BMW ritorna a un design più piatto ed elimina gli effetti e le ombre 3D molto datate.

“BMW sta diventando un marchio di relazione. Il nuovo logo di comunicazione è sinonimo di apertura e chiarezza” afferma Jens Thiemer, Vicepresidente senior per il cliente e il marchio BMW.

La versione trasparente del logo è un invito aperto ai clienti a unirsi al mondo BMW. Il cambiamento riflette la transizione dell’azienda dal centrarsi esclusivamente sul mondo automobilistico a quello della tecnologia e delle connessioni.

Un’identità orientata alle sfide e alle opportunità della digitalizzazione. Il logotipo ridisegnato esprime apertura e forza del carattere per garantire una presenza contemporanea, a prova di futuro, sia online che offline.

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Il cambiamento più grande è la perdita dello sfondo nero, che ha reso l’immagine di BMW così iconica ed elegante durante il corso del tempo. Questo nuovo contrasto ha destato subito lo stupore del pubblico, abituato al vecchio emblema, che è intervenuto sui social.

Il lancio globale del nuovo design è partito i primi di marzo e si completerà a maggio 2021. Il nuovo logo è un nuovo marchio multimediale e verrà utilizzato in aggiunta al logo esistente.

Sul loro sito è possibile scoprire il significato dell’emblema BMW e come il cambiamento del marchio si riflette nel nuovo logo di comunicazione.

Qvc cambia volto dopo 10 anni

Nel mese di marzo cambia aspetto anche Qvc. Presente in nove paesi, il retailer multimediale coinvolge ogni giorno milioni di acquirenti in un viaggio alla scoperta di nuovi marchi e prodotti: dagli oggetti per la casa all’abbigliamento, passando per bellezza, elettronica e gioielli.

Rebranding Qvc

La strategia di rebranding prevede il rinnovo del logo e dell’identità su tutte le piattaforme: TV, eshop e social.

Dopo aver analizzato le abitudini d’acquisto dei suoi consumatori, ormai sempre più multiscreen e mobile, Qvc ha creato un’immagine in linea con i nuovi trend digitali.

Al centro di tutto c’è il cliente sempre più informato e propenso ad adottare nuove tecnologie. Questa strategia è indirizzata a utenti sensibili al video storytelling che rappresenta lo strumento per scoprire e conoscere al meglio i prodotti dei loro desideri.

I nuovi elementi del rebranding di Qvc sono progettati per catturare l’attenzione già dallo schermo dello smartphone.

Il nuovo logo combina tre elementi geometrici: un quadrato che rappresenta i diversi schermi attraverso i quali i clienti entrano in contatto con il mondo Qvc; un cerchio che riflette l’idea di networking e di dialogo costante con i consumatori; una linea che fa eco e rimanda all’immagine di una porta aperta sulla vasta community del retailer, al contempo ricorda l’impugnatura di una lente di ingrandimento che simboleggia ricerca e innovazione.

Rebranding di marzo: OnePlus, BMW, Qvc e WINDTRE

Il risultato è una “Q” reinventata in un formato elegante e ottimizzato per dispositivi mobili e una combinazione di colori che sottolinea l’approccio social-first e shopping video di Qvc.

Il nuovo brand unico WINDTRE

WINDTRE lancia il nuovo brand unico e la nuova infrastruttura ‘Top Quality’ di ultima generazione per prepararsi alla sfida del 5G.

“Il lancio di WINDTRE in un unico nuovo marchio rappresenta una svolta decisiva per la nostra azienda, l’inizio di una nuova fase per i nostri clienti consumer e business” dichiara il Ceo Jeffrey Hedberg.

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Sul sito corporate, così come su tutti gli altri principali touchpoint digitali dell’azienda, è online da marzo una pagina dedicata al brand unico che permette di esplorare la genesi del marchio, i suoi valori, la forza del suo network e la capillarità della sua rete vendita.

Il nuovo marchio consumer WINDTRE e la nuova veste grafica di WINDTRE Business puntano al concetto di tecnologia più vicina alla vita quotidiana delle persone. Forme arrotondate e liquide consolidano il posizionamento valoriale dell’azienda anche grazie al colore arancione, eredità del vecchio logo Wind.

Il risultato del rebranding è un vero e proprio mix tra i loghi precedenti delle aziende, da notare le striature che hanno contraddistinto il marchio TRE sin dalla sua nascita diventano più lineari e vengono applicate anche sulla W.

 

La nascita del nuovo brand unico WINDTRE è annunciata da una campagna media on air dai primi marzo. Il primo spot, diretto da Gabriele Muccino, proietta lo spettatore in una storia emozionante che descrive come la tecnologia possa avvicinare generazioni e riunire un gruppo di amici da tempo lontani. Tra gli storici brand ambassador ritroviamo Rosario Fiorello.

 

Il claim ‘molto più vicini’ è in linea con il posizionamento valoriale del marchio:

“Il ruolo di un’azienda di tlc come la nostra deve essere quello di facilitatore delle relazioni umane. Con il nuovo brand unico e l’infrastruttura mobile più grande d’Italia, potremo proporre nuove ed efficaci soluzioni commerciali, attraverso una rinnovata rete di negozi su tutto il territorio nazionale” afferma Gianluca Corti, Chief Commercial Officer.

Social Media: ecco come li usano le diverse generazioni

  • Dai baby boomer alla generazione Y, fino ai post millennial: come cambia l’uso dei social media, generazione per generazione
  • Le generazioni Y e Z sono più reattive al fascino delle celebrities sui social rispetto non solo ai baby boomers ma anche alla generazione X

 

Li usiamo tutti per informarci, intrattenerci, per farci i fatti degli altri, per guardare foto e viaggiare con la mente, per saperne di più su qualcuno, per pubblicizzare noi stessi e la nostra azienda. I social media sono entrati a far parte della vita di ognuno di noi in modi e tempi differenti. L’uso dei social varia, infatti, da generazione in generazione. Ogni fascia generazionale introietta caratteristiche e potenzialità dei social in modo personale e soggettivo.

La percezione del sé, rispetto ai contenuti di cui fruiamo quotidianamente attraverso i social, varia, in particolar modo, se parliamo dei baby boomer e delle generazioni Y e Z.

Baby boomer, generazione Y e post millennial: chi sono?

  • I baby boomer, nati tra gli anni ’40 e gli anni ’60, sono i cosiddetti “immigrati digitali” , secondo la definizione del 2001 di Marc Pensky. Coloro che non sono nati “immersi” nelle nuove tecnologie e che hanno imparato ad utilizzare da adulti, cioè quando coscienza critica, percezione del sé e identità erano già formate da un pezzo.
  • La generazione Y, invece, comprende i nati tra gli anni ’80 e il 2000 ed è rappresentata dai “nativi digitali” – sempre secondo Prensky – i figli delle nuove tecnologie, eternamente connessi.
  • La generazione Z è quella dei post millennial, dei nati dopo il 2000, iperconnessa e multimediale.

Ciò che accomuna la generazione Z e la generazione Y e ciò che differenzia queste due da quella dei baby boomer è, sicuramente, il rapporto con le nuove tecnologie e quindi con i social media.

LEGGI ANCHE: Cosa significa Street Culture e come fa un brand a parlare con le nuove generazioni

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Generazioni social: strumenti o veicoli d’informazione

La differenza sostanziale nell’uso dei social  da generazione in generazione è la percezione, che va da “strumenti” di informazione a “veicoli” di informazione. Sì, perché se per alcuni informarsi tramite i social significa che i social in sé forniscono il contenuto dell’informazione, la realtà è ben diversa. I social sono piattaforme che riempiamo con ciò che vogliamo, ciò che ci piace e ciò che è più vicino ai nostri modi di pensare. Le pagine d’informazione, ad esempio, sono diverse da utente a utente, in base a quelle che si preferisce seguire. Di conseguenza, anche le informazioni saranno – tendenzialmente e pressappoco – diverse.

La generazione dei baby boomer – mediamente, s’intende – tende ad interpretare i social network come fonti informative a cui fornisce una fiducia e una credibilità molto elevata. Questo deriva dal fatto che avendo imparato ad utilizzarli successivamente, non riescono a “governarli” nella loro totalità e il loro utilizzo diventa, quasi, un gioco forza tra piattaforma e utente.

Le generazioni Y e Z, invece, – sempre mediamente – riescono ad avere un quadro più completo del luogo digitale dove si trovano, percependo come fonte non il social network in generale, ma la pagina o l’utente che pubblica il contenuto.

Si tratta di un problema – o meglio di una variazione – della percezione.

Instagram VS Facebook

Le nuove generazioni – gli under 23, soprattutto – si stanno spostando in massa su Instagram, questo è chiaro. Fino a qualche anno fa, Facebook era il social network più utilizzato. Oggi la differenza è netta: generazione Y e Z sono su Instagram, i baby boomer sono su Facebook.

Secondo Marketing Charts, le generazioni adottano comportamenti differenti sui social. In particolare, i baby boomer hanno un comportamento meno interattivo: pubblicano foto e post, non allo scopo di “chiacchierare” con gli altri utenti. Millennial e post millennial, invece, tendono ad usare i social per interagire.

Influencer marketing ed eCommerce

Il concetto di influencer è molto più familiare alle nuove generazioni, per questo esse sono più sensibili all’influencer marketing. In particolare, le generazioni Y e Z sono più reattive al fascino delle celebrities sui social rispetto non solo ai baby boomers ma anche alla generazione X.

Invece, per quanto riguarda gli acquisti online – come accadde per la nascita della Pepsi Generation, pensata preventivamente per i baby boomer di domani – si potrebbe pensare che siano ancora loro ad avere maggiori risorse per acquistare. Eppure, i baby boomer non si lasciano andare agli acquisti tramite eCommerce che guardano ancora non proprio di buon occhio e rimangono ancorati ai negozi fisici.

I giovani, nonostante non dispongano di grandi risorse economiche, rappresentano il principale target di chi fa vendita online.

Ancora una volta, ciò che traspare è il valore dell’interattività. Quell’interattività che differenzia, in sostanza, il comportamento dei baby boomers sui social da quello delle generazioni dei millennial e post millennial.

La musica del mondo è nella tua tasca!

YouTube vuole lanciare una sua applicazione in risposta a TikTok

  • YouTube sta pianificando il lancio di una funzione di condivisione video di breve durata entro la fine del 2020;
  • La funzione, chiamata “Shorts”, vivrà come un feed all’interno dell’applicazione mobile di YouTube esistente, il che significa che gli utenti potranno utilizzare la musica e le canzoni di YouTube su licenza;
  • TikTok si avvicina ai 2 miliardi di download in tutto il mondo. L’app è esplosa in popolarità e influenza, soprattutto come piattaforma per la Generazione Z basata sulla creatività e sulla community.

 

Secondo quanto riferito da diverse The Infrmation, YouTube sta pianificando di lanciare un’applicazione in-app rivale di TikTok per la condivisione di video virali. Si chiamerà Shorts e dovrebbe arrivare prima della fine del 2020.

La feature dovrebbe vivere all’interno della stessa applicazione mobile esistente di YouTube. A quanto è dato di capire, sembra che la funzionalità si ispiri al concetto di TikTok: un feed di video super-brevi che fungono da alternativa a vlog e clip più lunghi che appaiono su YouTube.

Con quasi 2 miliardi di download, TikTok è diventato il palcoscenico per la creatività da quando è stato lanciato nel settembre 2017. Meno di un anno dopo la piattaforma ha debutatto negli Stati Uniti, dove è diventato subito un must per i creator, che sentivano la mancanza di uno strumento simile a Vine dopo la decisione di Twitter ne aveva deciso la chiusura nel 2016.

Oggi quei video brevi, con la loro capacità di adattarsi ai temi più svariati, dal beauty alla salute, dall’intrattenimento all’educational, iniziano a rappresentare una vera e propria minaccia per YouTube, la condivisione di condivisione video più longeva.

LEGGI ANCHE: A casa con TikTok: al via le live streaming con artisti e creator

YouTube-TikTok

Come funzionerà la feature di YouTube

La scelta di mantenere i video all’interno dell’app madre, permetterà agli utenti di sfruttare la vasta libreria di musica e colonne sonore su licenza della piattaforma.

Ciò significa anche che YouTube non dovrà convincere gli utenti a scaricare un’altra app sui loro telefoni per utilizzare Shorts, e i creator che hanno accumulato milioni di iscritti sui canali YouTube esistenti non dovranno convincere la loro fanbase a migrare verso un’altra app per avere più contenuti.

YouTube Smartphone

Tutti alla rincorsa di TikTok

Altre aziende e startup con sede negli Stati Uniti hanno fatto diversi tentativi con le proprie app per imitare TikTok, ma nessuna è riuscita a raggiungere il livello di popolarità che TikTok ha raggiunto e sta continuando a costruire.

Anche Facebook ha rilasciato un concorrente di TikTok nel novembre 2018, Lasso, ma senza troppo clamore dal suo debutto. Il cofondatore di Vine ha lanciato un’app chiamata Byte all’inizio del 2020, che ha visto un certo successo iniziale nei numeri di download, ma non ha ancora dato vita a stelle di internet o a meme virali.

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5 TED Talks da guardare se sei un Social Media Manager

  • Approfitta di questa pausa forzata e concentrati su come puoi migliorare il modo di lavorare online, creando giuste strategie
  • Ecco i 5 TED Talks che non puoi assolutamente perdere

 

Abbiamo selezionato cinque TED Talks che potranno ispirare e donare un po’ di ispirazione per sfruttare a pieno il vero potenziale dei social media, soprattutto in questi giorni sospesi, in cui ci ritroviamo a casa a dover fronteggiare una crisi, consigliare i clienti, gestire giorno per giorno le nostre attività, trasformando il nostro lavoro.

Può essere interessante, oggi forse più che mai, usare il nostro nuovo tempo libero per la formazione, per lavorare sul domani, pensare alla ripartenza e a cosa fare dopo, quando speriamo inizieremo a lasciarci piano piano tutto alle spalle. Ripensare al valore e al ruolo dei social media nella società.

A cosa dovrebbe prestare attenzione un social media marketer per migliorare il suo modo di lavorare online? Come riflettere sulle difficoltà e trovare soluzioni efficaci per le proprie strategie? Vediamo insieme i TED Talks che ci potranno aiutare a trovare delle risposte.

1. Veronica Civiero: “How social media can share energy”

LEGGI ANCHE: Come cambia il ruolo del social media manager in situazioni di emergenza.

Docente di digital marketing e social media nelle principali università italiane, Verona Civiero lavora per Facebook. Ha strutturato la sua strategy sulla forza positiva dei social media, considerati come veicoli di energia, forza, tenacia e resilienza.

In una realtà virtuale sempre più inquinata da fake news, pubblicità, haters e cyberbullismo, Veronica ci mostra in che modo e quanto questa vicinanza virtuale possa fare la differenza nel mondo offline. Facebook ha ridotto i 6 gradi di separazione della teoria di Frigyes Karinthy a 3,5. Oggi più che mai questo Talk risulta attuale.

2. Jennifer Golbeck: “Your social media likes expose more than you think”

Jennifer  Goldbeck è un’esperta di informatica capace di creare modelli per predire varie caratteristiche su tutto ciò di cui condividiamo dati e informazioni sui social media. L’interpretazione di questi dati si usa per semplificare il modo in cui gli utenti interagiscono fra loro, ma anche per scopi meno altruistici, senza che gli utenti abbiano alcun controllo. Si possono prevedere le preferenze politiche, il tipo di personalità, il genere, l’orientamento sessuale ecc.

Come i video virali, anche i “mi piace” si diffondono e contagiano altri utenti come una malattia grazie alla teoria sociologica dell’omofilia e ad altre teorie del comportamento. Qualcuno è in grado di ottenere molte informazioni su di noi. Non è forse arrivato il momento di segnalare agli utenti il rischio delle proprie scelte di  condivisione di certi dati e renderli consapevoli sul potere che hanno aziende come Facebook sulle nostre vite?

3. Ruby Bandiera: “Le 7 regole per vivere online”

Autore di libri su innovazione, tecnologia e comunicazione, Rudy Bandiera spiega come ottimizzare la propria presenza online. Siamo tutti online, ma siamo sicuri di conoscere le regole educative comuni per viverci bene?

L’effetto della disibinizione online permette di non sentirsi stressati nell’insultare e diffamare altre persone online, cosa che non sarebbe possibile fare dal vivo. Come ci possiamo proteggere da questi fenomeni? È importante curarsi di ciò che pensano gli altri ma solo di ciò che non giudica. Da questo assioma Bandiera declinca 7 regole per comunicare online in modo consapevole, educato ed efficace per i propri obiettivi, focalizzandosi sull’offrire un’esperienza positiva invece che chiedere qualcosa in cambio.

4. Simon Sinek: “How great leader inspire action”

Lo scrittore e saggista Simon Sinek affronta la questione della comunicazione online codificando il modello del cerchio d’oro, ossia il modo di agire e di comunicare dei grandi leader mondiali. Esso è diviso in tre aree come nella sezione di un cervello umano. Spesso le aziende e i leader comunicano spiegando cosa producono, poi come lo fanno e infine perché, mentre per essere efficaci è importante partire dal motivo per cui facciamo ciò che facciamo, che stimola direttamente la parte più antica del nostro cervello, che guarda caso si trova all’interno: il sistema limbico.

Questo è colui che ci fa prendere decisioni, ma non si esprime con il nostro linguaggio razionale. Le persone compreranno i nostri prodotti o servizi ispirati da ciò in cui crediamo e ci seguiranno più per la nostra capacità di essere guide ispirate da un sogno e da una forte fede piuttosto che leader con un piano preciso, ottime qualifiche e lauti finanziamenti.

LEGGI ANCHE: 7 Ted Talks che ogni social media marketer dovrebbe seguire

5. Raffaele Gaito: “Il segreto del successo è la pazienza”

In questo periodo di quarantena, forse potrà risultare utile rispolverare un’antica virtù: la pazienza. Il digitale, infatti, sembra averci portati a rincorrere la cosiddetta gratificazione istantanea, seguita spesso nei più giovani da problemi di scarsa autostima e scarsa capacità di attenzione. In questo ultimo video Raffaele Gaito, imprenditore digitale, punta i riflettori sull’arte della pazienza: la qualità che ci aiuterà a contrastare la smania di velocità e di scorciatoie verso il successo, che i social media sembrano aver più o meno consapevolmente alimentato.

Essa ci donerà 4 vantaggi, che speriamo potranno tornarci utili quando tutto questo sarà finito:

  • la tolleranza verso i propri errori;
  • il tempo per innamorarci del processo (lavorativamente parlando e sì, anche quello da casa);
  • la riflessione adeguata per prendere decisioni ponderate e
  • qualche lezione da imparare e portare con sé nel porci obiettivi a lungo termine.

Bonus TED Talks

Ma non poteva terminare qui questo elenco. Perché il mondo dei social media manager è un universo complesso, che non si ferma alle piattaforme e a come utilizzarle, ma spazia dalle visioni sul futuro delle tecnologie a quelle sul marketing e sulla sua evoluzione. Ecco perché abbiamo voluto aggiungere a questa lista altri due contenuti davvero Ninja.

Adele Savarese: “Onde Esponenziali”

Mirko Pallera: “Il nuovo paradigma del marketing trans-personale”

google my business covid 19

COVID-19: come gestire la chiusura temporanea delle schede di Google My Business

  • Google ha contrassegnato le schede GMB “temporaneamente chiuse”
  • I proprietari possono aggiornare le schede con le info suggerite
  • Intanto è aumentato il tempo necessario per l’assistenza e il supporto

 

Causa COVID-19,  “chiuse temporaneamente” o “chiuse definitivamente”, gettando nel panico moltissimi proprietari di attività e marketer.

A quanto si legge nei thread dei forum delle Community di Google My Business si tratterebbe di un’azione intrapresa dal motore di ricerca per verificare quali esercizi commerciali non aggiornano le informazioni relative alla propria attività da tempo, a maggior ragione dopo l’emergenza sanitaria. Sono sempre di più le persone che cercano online quali sono le attività aperte:

Aperto ora Google Trends

Google vuole lasciare spazio alle attività aperte, per aiutare le aziende, ma soprattutto gli utenti che vogliono usufruire del prodotto o del servizio.

La cura della scheda è da sempre fondamentale, ma in questo periodo di emergenza è molto utile fornire informazioni accurate, perché possono risultare molto preziose per i potenziali fornitori o clienti.

Per definire la chiusura di un’attività la società ha affermato sfruttare i dati ricevuti dalle fonti autorevoli, come ad esempio i governi nazionali, le amministrazioni locali, le organizzazioni non-profit, le istituzioni educative, etc. Alla fine dell’emergenza, questo status verrà tolto in automatico tuttavia, in qualsiasi momento, la singola attività può collegarsi al pannello di controllo e riaprirla immediatamente.

Perché è un problema avere la scheda “chiusa”? Contrassegnare la scheda con questo status può causare la perdita di traffico, ranking e visibilità. Una volta riaperta la scheda riacquisterà il proprio posizionamento, seppur con qualche fluttuazione iniziale.

LEGGI ANCHE: Cos’è Google My Business e come funziona

Google My Business vs covid19

Quali sono le modifiche da fare sulla scheda?

Riaprire la scheda Google My Business

In caso la scheda risultasse “chiusa definitivamente” riaprite la sede della vostra attività, cliccando sul messaggio che appare nella tab “informazioni”. Successivamente segnalarla come “chiusa temporaneamente” (nel caso l’attività sia soggetta a chiusura a causa dell’ordinanza), oppure lasciare aperta segnalando le variazioni.

Scheda GMB chiusa

Modificare gli orari dell’attività

Se il vostro orario di lavoro è cambiato modificatelo, in modo che i clienti sappiano se la vostra attività è normalmente aperta o usufruisce di orari ridotti (orari speciali). Se gestite molte località, potete utilizzare il caricamento collettivo o utilizzare l’API Google My Business.

orari speciali GMB

 

Gestire le informazioni personali

Spiegate se la vostra attività è influenzata dall’emergenza sanitaria: grazie agli attributi e alla descrizione potete condividere informazioni su eventuali precauzioni extra che la vostra azienda sta prendendo, come lavorare a porte chiuse e passare al take away, oppure se state riscontrando ritardi nelle consegne.

descrizione GMB

 

Creare uno o più post di aggiornamento

Condividi gli aggiornamenti più dettagliati e tempestivi sulle scelte intraprese dall’attività, tramite dei post: in questo modo sarà più chiaro se il business è aperto e come opera in questo periodo.

Google ha anche lanciato una nuova tipologia di post dedicata al COVID-19, che al momento è solo testuale, ma non è escluso che possa subire variazioni nel corso delle prossime settimane.

Vi suggerisco di creare un messaggio formale, comprensivo di recapiti, ad esempio “In ottemperanza al DPCM dell’11 marzo 2020 e fino a cessata emergenza operiamo a porte chiuse. Contattateci al numero xxxxxxx”.

Attualmente questa tipologia di post sarà disponibile per 14 giorni, ma potrà variarne la durata in base alle effettive necessità dipendenti dal virus. Ad esempio, Fastweb ha lanciato questo messaggio:

Fastweb Coronavirus

LEGGI ANCHE: Cinque consigli per affrontare l’emergenza coronavirus

Le modifiche su Google My Business sono immediate?

Come affermato da Google, verrà data precedenza alla modifica delle schede delle attività relative alla salute, in secondo luogo alle modifiche essenziali, ovvero relative agli orari, allo status, alle descrizioni e agli attributi, delle restanti attività verificate.

Queste modifiche potrebbero subire ritardi, ulteriori a tre giorni. In seguito alla riduzione del team di assistenza di Google, a causa della situazione, infatti, è aumentato il tempo necessario per l’assistenza, come riportato ufficialmente da Google nella pagina di supporto.

Le recensioni e le domande, invece, non saranno disponibili per tutto questo periodo. Vista la costante variabilità della situazione raccomandiamo di verificare gli aggiornamenti sull’argomento sulla pagina del Centro Assistenza.

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8 campagne che mostrano l’importanza del copy nella pubblicità

  • Ci aspettiamo che le grandi campagne pubblicitarie vivano prima di tutto di un grande lavoro di elaborazione grafica. Non sempre però è così: spesso basta un buon copy per decretare il loro successo
  • Grazie ad un concept forte ed una frase ben studiata è possibile costruire una pubblicità di effetto e così le copy based campaign vengono ricordate per molto tempo

 

Chi ha detto che le campagne pubblicitarie di successo sono solo quelle super elaborate? Di certo, visual affascinanti, tecniche innovative e contenuti di impatto rendono il messaggio completo e avvincente. Ma in alcuni casi abbiamo visto che la semplicità di un copy sortisce effetti di notevole impatto e che vengono ricordati più a lungo.

Il minimalismo di alcune campagne, inoltre, conferma la riconoscibilità del brand: spesso non è difficile riconoscere il marchio, anche se non esposto. Il font, i colori, il mood e la modalità di comunicazione a cui i marchi ci hanno “assuefatto” fanno sì che a colpo d’occhio riusciamo a riconoscere ogni distinta e univoca identità: anche questa è la forza di un brand. E senza bisogno di mostrare il prodotto.

Negli anni, le copy based campaign hanno decretato il successo di alcune brand. A dimostrazione che anche un semplice testo ben fatto, senza troppe “distrazioni” grafiche, può ancora essere vincente.

Abbiamo scelto alcune delle campagne il cui focus è il copy: immediato, riconoscibile e di impatto.

1. McDonald’s

Il famoso fast food lo è anche in fatto di creatività delle campagne pubblicitarie. L’agenzia Leo Burnett UK in collaborazione con il tipografo David Schwen ha ideato una serie di billboard realizzati attraverso un elenco di parole.

Parole immediatamente riconoscibili e che rimandano agli ingredienti dei panini e delle altre leccornie McDonald’s. Nella la campagna Type Sandwiches, i colori del font accompagnano ogni ingrediente, in ordine di composizione dei prodotti.

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2. Nike

Di pochi giorni fa, la campagna – o meglio l’invito – di Nike e della agenzia Wieden + Kennedy Portland a restare a casa in questo drammatico momento che tutto il mondo sta vivendo. Per debellare il Covid-19, tutti gli Stati raccomandano di rimanere a casa. Nike manda un messaggio ai runner, agli amanti del calcio e agli sportivi in generale, esortando tutti a continuare ad allenarsi ma senza uscire di casa. Sui social media, il marchio ha pubblicato il messaggio: “Se hai sognato di giocare per milioni di persone in tutto il mondo, ora è la tua occasione. Gioca dentro, gioca per il mondo”. 

Poche parole, un copy semplice, ma di grandissimo effetto. Un’esortazione a sfidare come sempre i propri limiti, a sognare in grande. Questa volta però è una sfida di tutto il mondo, da casa, contro un unico avversario.

 

3. Swiss Life

Ancora un lavoro tutto di parole, questa volta di Leo Burnett per Swiss Life. La campagna “twist and turn” per il marchio di assicurazioni svizzero, gioca con le parole sui cambiamenti improvvisi della vita.

Frasi con duplice e invertibile senso grazie anche alla mancanza di punteggiatura, che suggeriscono di essere pronti ad ogni “colpo di scena” della vita. La campagna, graficamente minimal (per non dire nulla), si è aggiudicata un Oro ai Cannes Lion del 2013.

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4. Wonderbra

Nel lontano 1996, l’agenzia TBWA France ha realizzato una campagna per Wonderbra, celeberrimo brand di reggiseni push-up che da sempre sfida con rigide impalcature la forza di gravità.

Dunque, quale messaggio più semplice ma di super sostegno per il brand?

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LEGGI ANCHE: Il progetto di design di questo artista ci mostra la vera forza di un logo

5. Durex

Durex non sbaglia mai un colpo, sia nelle sue campagne visual che in quelle più semplici, in cui pochissime righe riescono a far arrivare il messaggio in modo diretto e divertente.

L’agenzia Lowe di Cape Town nel 2016, in occasione della festa del papà, fa gli auguri a modo suo. Ancora oggi è una delle campagne solo copy che ricordiamo con piacere.

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6. Penguin Books

L’agenzia Young & Rubicam nel 2014 per la casa editrice brasiliana ha ideato una campagna copy based, per stimolare la fantasia dei lettori.

L’invito alla lettura è riassunto in modo semplice, diretto, simpatico ed efficace.

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LEGGI ANCHE: 6 libri sul branding che non possiamo non leggere

7. Moulinex

Come dimostrare di essere il miglior frullatore elettrico in cucina? Semplice, basta frullare il concept e il copy è servito.

Agenzia BBR Saatchi & Saatchi Tel Aviv, 2010.

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8. Volkswagen

La campagna 2015 del brand di auto e dell’agenzia Ogilvy & Mather Cape Town è completa e immediata.

Non c’è bisogno di visual o elaborazioni grafiche per un messaggio tanto semplice quanto importante dato da un breve copy.

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Una campagna efficace non sempre necessita di grandi elaborazioni. A volte solo poche e mirate parole possono bastare. Come abbiamo visto, un concept forte e una frase ben studiata sono sufficienti per diventare memorabili.

Sul Coronavirus: riflessioni sulla libertà e sulla coercizione

  • L’ammissione del nostro deficit informativo e la delega a terzi delle risposte è un processo normale in tempi ordinari;
  • Le situazioni emergenziali, invece, sono ottimi esempi per costringere le persone a fare quello che si vuole, senza lasciar loro il tempo di pensare a quello che stanno facendo;
  • Il prof. Carlo Lottieri, docente di Filosofia del Diritto all’Università di Verona e Filosofia delle Scienze Sociali a Lugano, ci offre qualche riflessione sulla libertà nell’emergenza Coronavirus.

 

Una canzone di Brunori spalmata su una sequenza di Instagram Stories degli italiani dai balconi, eppure la conduttrice di SkyTG 24 mi aveva promesso che avrebbe aperto con una buona notizia. Cambio canale, su History trovo opportuna la réclame di un documentario sui gulag cinesi.
“The Chinese virus”. La trovata comunicativa del presidente Trump sembra perfetta nella sua semplicità, tagliente ed esplosiva allo stesso tempo. Perché si ostina a chiamarlo virus cinese? Gli chiede una giornalista; perché viene dalla Cina risponde lui, passando alla prossima domanda.

Un amico mi chiama da Milano, vittime in famiglia a causa del virus cinese. Scrollando Facebook vedo un meme che dà la nuova definizione del “butterfly effect”: un orientale che mangia un pipistrello e tu che ti trovi a cantare l’inno di Mameli in pigiama sul balcone.

Da emergenza sanitaria a dittatura sanitaria?

Immaginate di trovarvi in una situazione di confusione: avete appena tamponato la macchina di fronte a voi, tuttavia la precedenza non è chiara, l’altro guidatore scende e vi insulta, quel foglio della constatazione amichevole dove sarà finito chissà. Decidete di fare la foto alla targa col cellulare e di ripartire. Non vi siete presi la colpa, non avete agito d’impulso, non avete replicato agli insulti; adesso siete a casa e chiamate il vostro amico avvocato specializzato in sinistri. Quando non siete sicuri della scelta da fare di solito vi affidate a una persona di fiducia o a un professionista che ne sa più di voi e che può consigliarvi al meglio.

L’ammissione del nostro deficit informativo e la delega a terzi delle risposte è stata finora una leva intelligente per fare rete (tra persone o imprese) e progredire.

Adesso immaginate di trovarvi in una situazione totalmente nuova: non è la pandemia zombie che aspettavate, è una cosa molto più banale, ma tragica dal punto di vista del numero di lutti: una pandemia di polmonite. Non avete amici che possano consigliarvi, i virologi sono pochi e li vedete solo in TV, la politica dà retta agli “scienziati”, che ora sono gli ospiti fissi dei talk show. Optate per la via più semplice: mettere il cervello in “pilota automatico” e delegate il pensiero a chi esercita il potere.

Per chi sei essenziale?

Mentre scrivo cerco il codice ATECO della mia ditta, non so se potrò rimanere aperto. Ma cosa intendono per servizi essenziali? Il bar che mi permette di fare eccellenti colazioni al mattino è essenziale per me. Se è l’individuo a comporre lo Stato, il concetto di “essenziale” dovrebbe essere un concetto privato.

Riprendo in mano Ludwig Von Mises, pensatore ed economista di scuola austriaca, che sfoglio sempre quando cerco qualche nuova, vecchia risposta: esiste solo l’individuo, mi conferma: solo l’individuo pensa, ragiona, agisce. Lo Stato e la società, di fatto, non esistono come soggetti a sé stanti: «La società non esiste che nelle azioni degli individui». Dunque esiste una società che possa operare indipendentemente dagli individui? Può lo Stato esserne il portavoce? Mises ritiene questa ipotesi «Un’assurdità pericolosa sia dal punto di vista etico che politico».

Il pericolo di una dittatura sanitaria è proprio quello che Marcello Veneziani ha scritto per primo in un recente editoriale, chiedendosi le ragioni profonde della paura.

«Se il modo in cui spendi la vita vale più della vita stessa, se l’aspettativa dell’Aldilà supera la difesa della pelle qui e ora, ad ogni costo, allora magari puoi scommettere fino in fondo. Se sei disposto a rischiare anche la vita hai una libertà che nessuno può toglierti. Ma se tutto è qui e non ci aspetta altro, né la gloria né l’eternità, allora la vita è l’assoluto e per lei siamo disposti a tutto, in balia di chiunque possa minacciarla o proteggerla».

Se tutto il significato della nostra vita fosse il “qui e ora” allora il nostro attaccamento al presente potrebbe portarci a un conformismo acritico nei confronti di chi dice di “farlo per il nostro bene”. Ma se la qualità della vita e una prospettiva eterna valessero invece più della vita stessa? Allora avremmo maggiore propensione a prenderci qualche rischio. Le situazioni emergenziali sono ottimi esempi per costringere le persone a fare quello che si vuole, senza lasciar loro il tempo di pensare a quello che stanno facendo.

Non sono un virologo ma…

Ho finito le telefonate: dottoresse, biologi, giornalisti, colleghi e clienti che vivono nelle aree più colpite.
Quale sarà il reale costo umano di questa crisi, una volta che l’emergenza sanitaria sarà passata? Oltre a migliaia di tremendi lutti e agli imponenti danni economici, come conteremo i danni inflitti alle libertà fondamentali? Quanti ragazzi dovranno tornare a vivere con i propri genitori, quante piccole aziende chiuderanno i battenti? Quanti imprenditori decideranno di farla finita, come dopo la crisi del 2008?

«Ciao David!», la voce del prof. Carlo Lottieri mi ricorda quegli anni, sinceri e senza compromessi, in cui pensi di fare la rivoluzione. Carlo insegna Filosofia del Diritto all’Università di Verona e Filosofia delle Scienze Sociali a Lugano, in Svizzera. Ma sogna ancora la rivoluzione.

«Sai qual è la metafora più efficace per descrivere questo periodo? È quella di un paziente in coma (da debito pubblico, nel nostro caso) che si becca pure il coronavirus».

Ci avevano detto che la fortuna della nostra generazione era la libertà: non aver conosciuto restrizioni, non aver avuto a che fare con le tragedie dei regimi o della guerra civile. Adesso vediamo dirette del presidente del Consiglio su Facebook e gli old media bypassati definitivamente.
Quella brutta abitudine di leggere i “commenti” su Facebook: tutti a volerne di più, di restrizioni, di Stato. I militari in strada? Una grande idea.

Carlo, abbiamo bisogno dei carri armati?

«Non c’è mai bisogno dei carri armati: di fronte a un’emergenza adatti i tuoi comportamenti. Hai notato i cinesi in Italia, ad esempio? Sono spariti prima ancora che la pandemia esplodesse».

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Tutto il mondo lo fa, perché non dovremmo farlo noi?

«Mi chiedi chi ha ragione? Noi cittadini non abbiamo strumenti per decidere in un senso o nell’altro. Certamente da noi le ipotesi più catastrofistiche sono molto apprezzate da politici che adottano soluzioni autoritarie per mettere sotto sequestro le libertà fondamentali».

La mia domanda a Carlo è forse un po’ ingenua nella sua semplicità, ma sincera: perché questo bisogno di limitare le libertà individuali?
«Perché sia le persone che lo Stato sottovalutano la forza dei sistemi adattivi. Stiamo sperimentiamo una fragilità della società».

Mi sto già perdendo. «Ti spiego: la convivenza si basa su dei diritti: tuttavia, in questo frangente, sappiamo cosa è realmente legittimo? Abbiamo degli oggettivi problemi conoscitivi che rendono peculiare la situazione. Solitamente, sappiamo ciò che è lesivo dei diritti altrui e ciò che non lo è. In questo caso però lo Stato qualifica come illegittimo perfino fare visita alla propria fidanzata e in tal modo non trova più barriere di fronte a sé. In nome del nostro bene assume decisioni che sono oggettivamente liberticide e non necessariamente giustificate».

Eppure, nonostante tutto, le persone chiedono più Stato: «Perché lo Stato si basa sulla promessa della tutela dell’incolumità, ma questa tutela non può esserci se non esercitando l’uso sulla forza, di cui lo Stato detiene il monopolio».

In sostanza Carlo mi spiega che ci hanno fatto credere di non essere in grado di badare a noi stessi e allo stesso tempo ci hanno tolto, per legge, la possibilità di difenderci.

Nel frattempo, ho trovato il mio codice ATECO, posso tenere aperta la mia ditta, sono un’attività essenziale. Mi sento quasi lusingato e immagino Conte che mi strizza l’occhiolino. Domani prenderò la macchina e andrò in ufficio, come tutte le mattine.  Mi concedo un’ultima battuta con Carlo e gli confesso di aver sentito analisti che davano la colpa della pandemia al libero mercato: troppe connessioni, dicono.

Carlo si mette a ridere: «Certo, se eravamo cacciatori raccoglitori probabilmente tutto questo non sarebbe successo».

Come ci giudicherebbe Tintoretto?

Il prof. Lottieri sta tornando a casa, a Venezia. Le lezioni adesso sono diventate video-lezioni. Il suo treno è quasi a S. Lucia e noi ci diamo appuntamento a “Quando sarà tutto finito”, come si dice adesso.  Mi manca non poter camminare per Venezia in queste settimane, cosa te ne fai di una cura per il dolore se non ne puoi goderne nei momenti di sofferenza? 

Appoggio il telefono nella scrivania dell’ufficio, accanto al libro sul Tintoretto, che tengo sempre lì, in evidenza, per ricordarmi che in ogni campo della vita si può essere una rock star. Tintoretto nonostante la peste, tenne aperta la propria bottega e continuò lavorare, creare, fare la storia. Era il 1575 e, mentre i cadaveri riempivano le calli, il Robusti finiva da solo il suo lavoro più imponente: il ciclo di affreschi della Scuola di San Rocco. Nemmeno Michelangelo aveva finito da solo la Cappella Sistina. Grazie a lui, e al coraggio di tanti come lui, Venezia non si era fermata nemmeno durante l’epidemia più devastante della sua storia.

Il risultato? La bellezza assoluta, che quando tornerete in Laguna vedrete di nuovo con i vostri occhi.

tiktok live at home

A casa con TikTok: al via le live streaming con artisti e creator

  • Un programma di dirette quotidiane su TikTok: appuntamento tutte le sere alle ore 18.00;
  • Tanti creator popolari, tra cui Elisa Maino e Gabriele Vagnato e gli special guest Mahmood, Francesca Michielin e Ghali.

 

Tutti a casa, ma tutti connessi per fare quattro chiacchiere con i propri beniamini. Questo è quello che accade su TikTok, tutte le sere alle 18.00.

La piattaforma punta ad accorciare le distanze portando allegria e creatività, grazie a un programma di dirette intitolato “A casa con TikTok” che vede la partecipazione dei creator più popolari e artisti.

L’iniziativa, inaugurata con Cecilia Cantarano, prosegue con un ricco e variegato palinsesto che vede numerosi ospiti tra cui, come special guest di oggi lunedì 30 marzo, il cantante Mahmood e, il 2 aprile, Ghali.

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tiktok

Cosa succede a casa con TikTok

Musica, make-up, intrattenimento, ma anche sport e fashion. Questi i temi delle live serali, che daranno occasione agli utenti di avvicinarsi a top creator e cantanti, porre loro domande e chiedere consigli.

Ad alternarsi ai creator, anche i principali artisti musicali della scena italiana. Tutti presenti attivamente su TikTok, i cantanti si presteranno per una chiacchierata informale e intima con i loro fan.

Altra coppia, questa volta di innamorati, saranno gli ospiti delle live di martedì 31 e mercoledì 1 aprile. Virginia Montemaggi intratterrà i suoi oltre 4 milioni di follower con un fashion tutorial; training session invece sotto la guida di Vincenzo Cairo. L’intrattenimento torna venerdì 3 aprile con Gabriele Vagnato e la stand-up comedy: si preannunciano sketch ad alto tasso di ironia. Il fine settimana, vede la top creator con quasi 5 milioni di follower Elisa Maino con un make-up tutorial; domenica 5 aprile sarà Vincenzo Tedesco, da sempre noto per la sua travolgente allegria e spontaneità, a chiudere le dirette.

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I trend del social

La community ha risposto con entusiasmo e partecipazione, arrivando puntuale al rendez-vous con la creatività. A casa con TikTok è andata ad aggiungersi agli altri trend nati spontaneamente in queste ultime settimane sulla piattaforma per avvicinare le persone e creare momenti di allegria in perfetto stile TikTok.

Trainate dall’hashtag #iorestoacasa – con oltre 640.000 contenuti creati e oltre 950 milioni di visualizzazioni – si sono aggiunti #lavatilemani, #distantimauniti, #andràtuttobene, #plankchallenge e #smartworking, oltre alle risorse a disposizione delle community di TikTok in merito all’emergenza Coronavirus.

a casa con tiktok

Qui il programma dei prossimi giorni:

Lunedì 30 marzo
Mahmood – Q&A musica

Martedì 31 marzo
Virginia Montemaggi – Fashion tutorial

Mercoledì 1 aprile
Vincenzo Cairo – Fitness

Giovedì 2 aprile
Ghali – Q&A musica

Venerdì 3 aprile
Gabriele Vagnato – Comedy

Sabato 4 aprile
Elisa Maino – Make-up tutorial

Domenica 5 aprile
Vincenzo Tedesco – Intrattenimento

Il programma di live streaming è attivo anche in altri Paesi in cui la piattaforma è presente tra cui Inghilterra con #HouseofTikTok, Australia e Stati Uniti con l’hashtag ufficiale #HappyAtHome.

week in social

Week in Social: una quarantena tra lotta alla disinformazione e intrattenimento

Anche questa settimana i social si sono attivati, ognuno a modo proprio, per contrastare la disinformazione sul coronavirus, e non solo.

Torna, puntuale come ogni settimana, la nostra Week in Social. Vediamo insieme cosa è accaduto negli ultimi giorni.

Twitter supporta il giornalismo

Mentre Twitter sta registrando un aumento di utenti in piattaforma, dall’altra parte, a causa del COVID-19, il numero dei moderatori è diminuito. Per cui il social si affiderà sempre più a tool automatici per monitorare i contenuti, almeno finchè l’attuale situazione non tornerà alla normalità.

Nel frattempo, pensando a uno dei settori che rischia di essere colpito duramente dall’attuale crisi, decide di devolvere 1 milione di dollari a due organizzazioni chiave nel campo del giornalismo.

Facebook contro la disinformazione

Sono molte le misure che Facebook sta prendendo per supportare utenti e aziende.

Intanto, offrirà assistenza gratuita alle agenzie sanitarie che desiderano utilizzare Messenger per diffondere informazioni sul COVID-19.

week in social
Continua la sua battaglia alla disinformazione, per far si che i 2,89 miliardi di persone che accedono alle sue app ogni mese, ricevano informazioni tempestive e accurate sulla pandemia in evoluzione.

Nel frattempo, Zuckerberg prova a espandere la sua presenza in India.

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Instagram lancia lo sticker Stay Home e il Co-watching

Mentre da pochi giorni è arrivato lo sticker “Stay home“, Instagram lancia un nuovo modo per permettere alle persone di restare in contatto online, nonostante la quarantena. È in arrivo la funzione ‘Co-Watching‘, che permetterà agli utenti di restare connessi tramite video, scorrere insieme il news feed, e condividere i contenuti più interessanti.

social network

Non avrai accesso al tuo regolare news feed durante la videochat, ma sarà comunque un modo divertente per commentare insieme foto e video.

Notizia delle ultime ore: Instagram sta testando una nuova opzione per promuovere la vendita di buoni regalo o fare donazioni tramite il profilo aziendale. Si chiamerà “Link“.

TikTok e Snapchat, tra entertainment e donazioni

In seguito alla partnership annunciata di recente con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), TikTok si è impegnata a donare 10 milioni di dollari all’OMS per aiutare i suoi sforzi in risposta al coronavirus.

Mentre Snapchat aggiunge:

  • una sezione dedicata agli aggiornamenti sul COVID-19.
  • un proprio canale dedicato alle informazioni sul COVID-19 chiamato “Coronavirus: Slow the Spread“, per evidenziare  i messaggi ufficiali sull’epidemia e condividere stories su come gli utenti stanno affrontando i cambiamenti delle ultime settimane.
  • un nuovo gioco AR, per dissipare alcuni dei più comuni miti sul coronavirus.- una risorsa chiamata “Here For You“, per fornire assistenza agli utenti della piattaforma.

Su Pinterest arriva “Today”

In un momento come questo, in cui trascorriamo tutti molto tempo in casa, Pinterest ha pensato bene fosse utile lancire un nuovo tool. Arriva “Today“, che raccoglierà tutti gli ultimissimi trend. Today mostrerà anche informazioni sul Covid-19, almeno inizialmente.
E anche per questa settimana, dal mondo dei social è tutto.

Stay home. Stay inspired.

leggereacasa iniziative case editrici

#Leggereacasa ai tempi del COVID-19: i libri da leggere e le iniziative solidali delle case editrici

  • Le case editrici si stanno mobilitando per offrire accesso gratuito e sconti, con le iniziative che invitano a #leggereacasa
  • L’editoria riscopre la centralità del tempo nella lettura, in qualsiasi formato
  • Ecco un elenco (temporaneo) di libri gratuiti e scontati!

 

Dalla Solidarietà Digitale all’accesso gratuito e agli sconti dedicati ai lettori, l’editoria diventa un porto sicuro nel quale rifugiarsi, che accoglie lettori deboli e forti che sentono il bisogno di leggere, senza distinzione di formato, contenuto e lingua. I libri diventano una cura alla quarantena con un hashtag che invita a “leggere a casa”.

Leggere è la cura?

Probabilmente, un lettore forte non avrebbe avuto bisogno di una pandemia per riflettere sul potere terapeutico dei libri. Il Covid-19, però, ha sconvolto le nostre vite e ha reso sospeso il tempo che trascorriamo in casa, ridefinendo le nostre giornate e la routine quotidiana.

Per mitigare il senso di solitudine, la noia e le difficoltà che la diffusione del virus ha disseminato anche nelle nostre anime, è possibile attingere alla piattaforma Solidarietà Digitale del Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, nella quale molte aziende italiane mettono a disposizione i propri prodotti o servizi in modo grauito.

LEGGI ANCHE: #IoRestoaCasa: ecco le risorse gratuite messe a disposizione dalle aziende italiane per l’emergenza Coronavirus

Dalle prime pubblicazioni de Il Maggio dei Libri, una campagna ideata nel 2011 dal Centro per il libro e la lettura, si sono moltiplicate in rete innumerevoli iniziative che hanno sottolineato il potere salvifico della lettura come uno strumento utile alla riflessione e alla crescita.

Oggi, tutte le case editrici stanno incoraggiando i propri lettori a non uscire, per poter #leggereacasa.

libri editoria iniziative quarantena

Leggere a casa: tutte le iniziative

Dai libri gratuiti agli sconti degli store online come IBS (dove è possibile acquistare ebook e libri cartacei con sconti fino al 45%), Bookrepublic (con #ioleggoacasa… gratis, concedendo un ebook gratuito fino al 5 aprile) e Mondadori Store (spese di spedizione gratuite), la scelta spazia dai classici ai temi di attualità, con le iniziative solidali di grandi catene e piccole case editrici.

Mondadori ha anche lanciato un bello spot, Io esco con la fantasia, per ricordare – con tono positivo e strappando anche un sorriso – che leggere permette di crescere e liberare la mente. Tra le pagine di un libro si possono vivere infinite storie senza uscire di casa, come recita l’hashtag che firma il progetto: #IoEscoConLaFantasia.

Tra i primi grandi marchi della filiera editoriale a scendere in campo (digitale) si schiera Mondadori con un ebook gratuito a scelta nel vasto catalogo e il Gruppo Feltrinelli che lancia l’iniziativa #leggiamoacasa: una sorta di palinsesto editoriale in onda sugli account social del gruppo, per veicolare non solo titoli in sconto ma anche eventi online, consigli di lettura e presentazioni in compagnia di libri e autori.

#leggiamoacasa_IBS

Mentre le Edizioni E/O rendono gratuito il download di alcuni ebook (come “Vita su un pianeta nervoso” di Matt Haig), la casa editrice Adelphi rende disponibile, attraverso l’iscrizione alla newsletter, il titolo“In cerca di guai” di Mark Twain e altri ebook a scelta tra Moby Dick” di Hermann Melville o Suite francese” di Irene Némirovsky.

Il Saggiatore consente di scaricare gratis un ebook con cadenza regolare e anche Add Editore offre libri in sconto fino al 5 aprile, con una scelta di titoli dedicati soprattutto alla riflessione di temi come il tempo, l’attesa, l’ascolto e la solidarietà.

Sempre fino al 5 aprile sarà possibile acquistare anche gli ebook scontati di NN Editore: la casa editrice milanese si è unita all’inziativa #ioleggoacasa di Bookrepublic.

Las Vegas Edizioni racconta il titolo del giorno attraverso le stories dei propri account social e consente di scaricare quotidianamente un ebook gratuito fino al 3 aprile.

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Ai lettori più piccoli ci ha pensato Gallucci, che ha reso disponibile una selezione di ebook gratuiti.

L’Orma Editore, invece, propone una “passeggiata letteraria” per scaricare liberamente i libri digitali dal loro sito web, con un calendario di pubblicazioni da leggere tenendo lo stesso passo, insieme.

All’appello solidale risponde anche Bao Publishing con #Iostoacasaconbao, offrendo un prezzo scontato (e fisso su tutti gli store) per alcuni titoli in formato digitale: la lista completa può essere consultata negli account social ufficiali.

Una pioggia di fumetti anche da Sergio Bonelli Editore che, dal 23 marzo al 4 aprile, propone l’inziativa “un Bonelli al giorno” ai propri lettori per poter scaricare un nuovo fumetto gratuito ogni 24 ore.

Coconino, invece, ricorre alla piattaforma Issuu per rendere la fruizione dei titoli completamente gratuita con il progetto solidale “Una quarantena di fumetti”.

Se la quarantena diventa un’opportunità per riscoprire le piccole cose, anche per la filiera editoriale diventa un’occasione per rendere visibile l’operato delle piccole case editrici. Anche queste ultime, infatti, stanno attingendo ai propri cataloghi per rendere accessibili i propri titoli ai lettori, come Cartabianca Publishing che presenta i libri gratuiti come un “antivirus”, offrendo una copia di uno degli ebook a scelta dal proprio catalogo (la richiesta può essere effettuata attraverso l’invio di una mail o compilando il form nel sito web).

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Ebook a scelta su richiesta anche dal catalogo Bibliotheka Edizioni, consultando il sito web della casa editrice e inviando un’email per indicare il titolo scelto.

Tra le altre piccole case editrici, anche Cliquot – che regalerà fino al 25 marzo l’ebook Il cavaliere con gli stivali azzurri” di Rosalía De Castro – e La Nuova Frontiera – con l’invio di tre racconti gratuiti attraverso l’iscrizione alla newsletter dal 15 al 29 marzo e le spese di spedizione gratuite per gli acquisti effettuati sul sito web. Invece, Intra Moeniacasa editrice e caffè letterario di Napoli – dedica una sezione del proprio sito web ai libri gratuiti, fruibili e scaricabili (in pdf) alla voce di menu #leggiamoacasa.

La casa editrice bookabook ha raccolto l’appello solidale regalando un libro digitale gratuito: i lettori possono scegliere l’ebook e scaricarlo gratuitamente inserendo un codice dedicato al momento dell’acquisto, fino al 3 aprile.

La Rai dà il suo contributo con Rai Cultura, per dimostrare che “la letteratura non si ferma” riunendo contenuti, speciali e approfondimenti su scrittori ed eventi dedicati all’editoria.

Alcune iniziative mostrano il lato più concreto della solidarietà, come quella di Castelvecchi: con la pubblicazione del titolo “Coronavirus” (a cura di Benedetta Moro), la casa editrice risponde alle domande sul Covid-19 attraverso le parole dell’autrice Maria Capobianchi, direttrice dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, la prima biologa italiana ad aver isolato il virus. Un volume che prova a fare chiarezza sulle prime nozioni acquisite dalla scienza sul virus e che mira a sostenere la ricerca devolvendo i diritti d’autore del volume al laboratorio di Virologia dell’Istituto Spallanzani di Roma.

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La campagna #IoLeggoaCasa promossa da VisVerbi: i giornalisti italiani raccontano le proprie letture

Restiamo a casa e creiamo un dibattito culturale in rete. Questo l’obiettivo della campagna #ioleggoacasa lanciata da VisVerbi, società milanese di strategie di comunicazione diretta da Barbara Castorina e Valentina Fontana, che da anni promuove D’Autore, circuito di rassegne culturali estive realizzate a Ponza, in Liguria e sul Lago di Garda.

L’iniziativa sta coinvolgendo numerosi giornalisti e personaggi dello spettacolo da Gianluigi Nuzzi a Veronica Gentili, Serena Bortone, Alessandro Giuli, Pierluigi Battista, Chiara Maci e Filippo La Mantia, Gianluigi Paragone, Simona Ventura e Giovanni Terzi, Francesca Cheyenne, Alessandro Bonan, Sabrina Scampini, Roberto Parodi e tanti altri.

Perché la cultura unisce ed ora più che mai abbiamo bisogno di sentirci una comunità.

Sulla pagina Facebook e Instagram di D’Autore vengono pubblicati foto e video di giornalisti che consigliano libri e letture. Un modo per incontrarsi virtualmente in un club del libro aperto a tutti.

“Sí, viaggiare…” con un libro

“Books are the plane, and the train, and the road. They are the destination, and the journey. They are home.”

L’autrice e giornalista Anna Quindlen ha utilizzato queste parole in “How Reading Changed My Life” per descrivere i libri che si trasformano in passaporti, porte e ponti, che ci consentono di viaggiare ancora, anche durante la quarantena.

Lonely Planet deve aver pensato proprio ai viaggiatori incalliti nella realizzazione della sua ultima guida home made che invita, con un copy ironico, a restare fermi in casa e a scaricare gratuitamente “Viaggiare in poltrona”, il volume che guida il lettore in una selezione di film, libri e canzoni che possono trasportarci in luoghi lontani, pur restando in casa.

Per viaggiare ancora con le storie, possiamo anche indossare le cuffie e ascoltare gli audiolibri gratuiti su Audible – la piattaforma di Amazon – o attingendo al podcast gratuito “Storie dalla quarantena” realizzato da Letizia Bravi per Storytel disponibile anche su tutte le piattaforme free, come Spotify e Spreaker.

Per un’editoria senza confini, i poliglotti più curiosi possono attingere al repertorio reso accessibile gratuitamente dall’Unesco, con una fruizione gratuita di centinaia di libri, documenti e materiali fotografici della World Digital Library.

Chi, invece, vuole sfruttare il tempo a disposizione per imparare una nuova lingua, può attingere alle risorse gratuite di Zanichelli, che aderisce alle iniziative di solidarietà digitale rendendo disponibili per 90 giorni cinque dizionari (in italiano, inglese, Francese, tedesco e spagnolo).

libri da leggere in quarantena coronavirus

Risorse, tempo e blocco del lettore in quarantena

Le case editrici hanno risposto all’appello della solidarietà digitale rendendo più accessibili o, addirittura, gratuiti i propri cataloghi. A questa quantità di risorse disponibili si contrappone, però, un paradosso vissuto da alcuni lettori in quarantena che stanno sperimentando l’impossibilità di leggere.

Deconcentrazione, indolenza, una sorta di “blocco” che contrasta con l’amore per la lettura, che sembra non rappresentare più un sollievo e un rifugio in questo momento difficile.

Per tutti questi lettori non esiste un antidoto né un rimedio, perché non esiste nessuna “sindrome” che possa descrivere questi momenti durante i quali la lettura diventa un’azione ostica. Bisogna ritrovare il proprio ritmo, rispettare i propri tempi e avere pazienza, anche quando non riusciamo più a trovare risposte o conforto nei libri. Anche la quarantena ci sta insegnando che l’unico modo per comprendere le sensazioni contrastanti è affrontarle, accoglierle, darsi del tempo per analizzarle.

libri quarentena per i più piccoli

Tutti i libri che non abbiamo letto: il tempo per leggere

Questa lista non ha alcun intento esaustivo ed è solo un piccolo contributo per rendere la quarantena un punto di partenza per tutti i viaggi che vorremmo fare, tutte le storie che ci piacerebbe condividere e tutta la bellezza che un giorno ritroveremo anche fuori dalle nostre case e non solo dentro di noi.

Fino ad allora, potremo interrompere l’isolamento rifugiandoci in un libro, nel formato e nelle lingue che preferiamo, cercando un ritmo diverso di una nuova realtà nel tempo dilatato della letteratura.

“Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile dire qualche parola ragionevole.” Goethe