Tag Funnel

marketin plan sostenibile

Perché la tua azienda ha bisogno di un Marketing Plan sostenibile

L’investimento globale in aziende sostenibili (noto anche come ESG, cioè Environment, Social, Governance) è cresciuto esponenzialmente negli ultimi sette anni.

Nel 2014, la cifra si attestava a meno di 20 trilioni di dollari. Nel 2020, questo era salito a oltre 30 trilioni di dollari.

Allo stato attuale, c’è una quantità maggiore di investimenti su aziende che possono certificare la propria sostenibilità rispetto a quelle che non lo sono e questo aumento dell’interesse degli investitori per la sostenibilità non mostra segni di arresto.

Si tratta di un indicatore davvero importante, che impone di prendere in considerazione la creazione di un piano di marketing sostenibile per la propria azienda.

Secondo le stime di Bloomberg, entro il 2025 saranno investiti più di 50 trilioni di dollari in asset ESG. L’affermazione dell’ESG come sistema di misurazione universale per la sostenibilità è stato un fattore chiave nell’aumento della fiducia degli investitori.

ESG e sviluppo sostenibile

Quando parliamo di crescita economica, non stiamo considerando lo sviluppo nel suo complesso e il concetto rimane incompleto.

Ogni azienda, così come la società, ha certamente bisogno di puntare alla crescita economica, ma questo non basta: sono necessari anche miglioramenti nella qualità della vita e negli standard di vita.

La crescita economica non accompagnata da un contributo al miglioramento delle condizioni di vita risulta incompleta ed egoista. Questo dipende, in gran misura, dal fatto che lo sviluppo economico è sempre stato preferito alla crescita a tutto tondo.

A livello governativo, la situazione è in evoluzione: ci sono trilioni di dollari investiti nella sostenibilità dei processi. Ad esempio, nel dicembre 2020, l’Unione Europea ha concordato un Green Deal da 1,82 trilioni di euro per sostenere una maggiore attenzione ai fattori ambientali e una “ricrescita verde”.

Nel febbraio 2021, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato un Green New Deal da 2.000 miliardi di dollari.

Il Governo britannico si è impegnato in obiettivi legalmente vincolanti nella sua legge sul cambiamento climatico del 2008 e mostrerà i suoi sforzi alla conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico COP26 a Glasgow, in Scozia, questo novembre.

C’è anche una rara cooperazione tra i governi occidentali e la Cina, proprio sui temi legati alla sostenibilità.

Anche le persone comuni stanno contribuendo a fare la loro parte, forzando il cambiamento.

Un recente rapporto di Growth for Knowledge (“L’eco-attivismo nel FMCG è in aumento”), ha mostrato come la consapevolezza ambientale e l’eco-attivismo stiano aumentando considerevolmente tra i consumatori globali.

Per esempio, il 24% dei consumatori sta prendendo misure immediate per ridurre la produzione personale di rifiuti di plastica.

Inoltre, la pandemia di Covid-19 ha sostenuto un aumento della consapevolezza ambientale, in quanto le persone hanno cominciato a farsi domande sulla qualità dell’aria che respirano e si sono mossi verso la riscoperta di una vita più naturale.

growth for knowledge

Questi cambiamenti stanno spingendo le aziende verso pratiche più sostenibili in tutte le catene di approvvigionamento.

Nell’area B2B, i team stanno lavorando su come migliorare e misurare con efficacia la sostenibilità della catena di approvvigionamento.

Unilever, ad esempio, è un’azienda che sta investendo moltissimo per rendere la sua catena di approvvigionamento sempre più sostenibile e, tra le tante attività in programma, ha recentemente annunciato che chiederà ai suoi fornitori di aggiungere la loro impronta di carbonio alle fatture.

Programmi di questo tipo sono in corso in molte industrie allo scopo di ridurre la quantità di rifiuti totali prodotti nelle diverse fasi della vita dell’azienda.

Per i consumatori B2C e i clienti B2B, la sostenibilità sta diventando un’esigenza chiave insieme a bisogni come il costo e l’esperienza del marchio.

Perché la sostenibilità deve essere presa sul serio dai marketer

La sostenibilità sta rimodellando il panorama del marketing, perché le esigenze dei clienti sono cambiate.

Una ricerca di GfK (Crisis as Catalyst report, 28 Apr 2021, by Growth From Knowledge) suggerisce che le esigenze dei consumatori si stanno orientando su temi come la riduzione dei rifiuti, la conservazione e il rispetto della natura, e una maggiore efficienza energetica stanno aumentando di importanza.

Aziende come Unilever iniziano a chiedere ai fornitori migliori piani di marketing e proiezioni più accurate su come diventeranno più sostenibili. L’incapacità di produrre piani fattibili e di seguire i progressi dell’implementazione potrebbe portare alla rinuncia di un fornitore a vantaggio di player più pronti in merito.

La sostenibilità sta cambiando la domanda dei clienti

Un esempio evidente di come le attenzioni dei consumatori alla sostenibilità stiano cambiando la domanda è rappresentato dal mercato dei veicoli elettrici, per il quale è previsto un aumento di 13 volte del numero di EV sulle strade a livello globale, entro la fine del decennio.

Ma il cambiamento non sta avvenendo solo nel settore automobilistico: secondo un rapporto di Deloitte del 2020, una percentuale compresa tra il 28 e il 45% delle persone ha già acquistato prodotti a chilometro zero o scelto di acquistare da marchi sostenibili o etici. Oppure, ha smesso di utilizzare prodotti di un determinato brand a causa di motivazioni legate all’etica o alla sostenibilità.

Questi cambiamenti stanno guidando la comparsa di nuovi segmenti, nuovi prodotti e servizi e nuovi concorrenti.

obiettivi sostenibili

Nel mondo del marketing, è necessario che il cambiamento parta dai CEO e dai CFO, per tradursi, a cascata, in un adeguamento della catena di approvvigionamento e della supply chain, passando per la nuova figura del Chief Sustainability Officer.

Le aziende “peggiori” in questo senso, creano strategie di marketing intorno ai magri investimenti nella sostenibilità con operazioni di puro greenwashing, con il misero compito di comunicare al pubblico e agli altri stakeholder il presunto impegno dell’impresa.

Nelle aziende più impegnate, invece, come Unilever e Pepsi, anche il marketing gioca un ruolo centrale nel rimodellare la strategia di mercato in chiave più sostenibile per l’azienda e per l’intera catena di fornitura.

Stephen Mangham, esperto di Branding del Masters of Scale International, riassume bene questa visione quando dice: “Lo scopo del marketing è sempre stato quello di produrre crescita. Il ruolo dei CMO oggi è quello di produrre una “buona crescita” dove la sostenibilità è un imperativo strategico misurabile e guidato dal cliente“.

Perché abbiamo bisogno di piani di marketing sostenibile

Dopo tutto l’impegno e gli sforzi economici profusi nel marketing che la tua azienda ha affrontato negli anni, quanto credi che il tuo marchio sia “convincente” in termini di sostenibilità?

Secondo il rapporto GfK, solo il 25% dei consumatori è convinto che le aziende dicano loro la verità, mentre il 64% delle persone si fida degli accademici e il 34% si fida dei media.

Il 25% è una percentuale superiore di appena due punti alla fiducia che le persone ripongono in VIP e celebrità. Davvero molto poco.

È ora che i marketer smettano di essere gli spin doctor del marchio e diventino i coraggiosi sostenitori della sostenibilità.

I marketer devono aiutare la loro azienda a trovare i migliori segmenti eco-sostenibili, introdurre e far crescere nuovi prodotti e servizi più verdi, cambiare purpose e raccoglierne i frutti dai clienti, dagli investitori e dagli incentivi governativi disponibili.

L’esperienza di aziende leader come Unilever e Pepsi è che essere veramente sostenibili non è un compromesso tra i profitti e il pianeta, è un viaggio reciprocamente inclusivo che guida una crescita più forte.

Pooja Khosla, vicepresidente dello sviluppo clienti di Entelligent Smart Climate Investing, insiste su questo punto: “Molte aziende stanno lottando per definire l’impatto reale e misurabile delle loro offerte sull’ambiente e sulla società. I marketer possono aiutare a raggiungere questo obiettivo e potenziare la sostenibilità“.

Il pensiero sostenibile deve essere presente nella maggior parte delle aree del piano di marketing: nella mission, nelle proiezioni finanziarie, nella panoramica del mercato, nella SWOT, nell’analisi dei concorrenti, negli obiettivi, nelle strategie, nelle strategie di marketing digitale, nelle risorse, nellle azioni e nella misurazione dei risultati.

Così facendo, si sviluppa un percorso di crescita migliore per l’azienda in grado di produrre effetti positivi per il cliente, per l’azienda stessa, per il brand, per la catena di approvvigionamento e, soprattutto, per il pianeta.

Sviluppare competenze nella sostenibilità può rappresentare per i marketer anche una svolta professionale: la domanda di personale con competenze specifiche sulla sostenibilità è infatti alle stelle.

Conclusione

I marketer possono giocare un ruolo enorme in questa transizione agendo come i leader del vero cambiamento sostenibile. Devono spostarsi dal bordo al centro della scena impegnandosi nella costruzione di aziende realmente sostenibili e basate su una “buona crescita”.

In tal senso, lo strumento chiave per raggiungere l’ambizioso obiettivo, è partire dalla creazione di un piano di marketing sostenibile.

 

nuovi lavori

Creator, SEO specialist e Chief Diversity Officer: i lavori più richiesti per il futuro

L’anno scorso la pandemia di COVID-19 ha sconvolto i mercati del lavoro a livello globale e le conseguenze a breve termine sono state improvvise e spesso gravi. Milioni di persone hanno perso il lavoro e altre si sono rapidamente adattate al lavoro da casa e allo smart working dopo la repentina chiusura degli uffici. Altri lavoratori invece sono diventati essenziali per via dei vari lavori e delle professioni svolte, ma soprattutto per le proprie skills e hanno continuato a lavorare ovunque.

Il nostro modo di lavorare è cambiato e di conseguenza anche i ruoli hanno subito e stanno subendo delle grosse trasformazioni. La rivoluzione del lavoro è appena iniziata e nuove professioni stanno facendo il loro ingresso nel grande mercato del lavoro.

L’accelerazione e in molti casi l’adozione della tecnologia, i nuovi modelli di business e l’aumento della domanda di determinate competenze e professioni all’interno delle organizzazioni, ha cambiato molto il modo in cui lavoriamo, ma ha anche cambiato gli stessi lavori che stiamo facendo.

Come è cambiato e sta cambiando il mondo del lavoro

La pandemia ha spinto aziende e consumatori ad adottare rapidamente nuovi comportamenti, ed è probabile che il lavoro a distanza e le riunioni virtuali continuino, anche se meno intensamente rispetto al picco della pandemia. L’e-commerce e altre transazioni virtuali, invece, sono in forte espansione.

Molti consumatori hanno scoperto la convenienza e la facilità di acquistare online e di altre attività sul web durante la pandemia. Sono decollati anche altri tipi di transazioni virtuali come la telemedicina, l’online banking e l’intrattenimento in streaming.

Le tendenze accelerate dal COVID-19 potrebbero stimolare maggiori cambiamenti sulle richieste delle competenze. Dopo la pandemia infatti potrebbe emergere un mix marcatamente diverso di occupazioni e professioni. Il maggiore impatto negativo della pandemia è ricaduto sui lavoratori nei servizi di ristorazione e nei ruoli di vendita e assistenza ai clienti. Le richieste di lavoratori nei magazzini e nei trasporti, invece, stanno aumentando proprio a causa della crescita dell’e-commerce e dell’economia delle consegne. 

LEGGI ANCHE: Ingegneri, informatici e le altre professioni di cui le aziende hanno bisogno

Il nuovo ruolo del mondo digitale: opportunità da non sottovalutare e nuove professioni

colloquio di lavoro

Se pensiamo a qualche anno fa il digitale non aveva l’importanza che ha assunto oggi a causa della pandemia. Visto come uno strumento valido ma non necessario, un’opportunità che avrebbe potuto portare dei vantaggi sui propri competitors, la presenza digitale, adesso, è sempre più indispensabile.

Questa nuova visione del web, la necessità di essere online sia come professionista che come azienda, è la leva che porterà a diminuire la crescente disoccupazione, specialmente tra i più giovani, creando nuove figure lavorative che operano e si muovono proprio nel mare del web. 

Di fatti le professioni digitali saranno quelle più richieste, per farsi un’idea basta collegarsi a LinkedIn per vedere quante domande ci sono su lavori che fino a qualche anno fa erano sconosciuti o quasi. La Digital Transformation che stiamo vivendo sta spingendo le aziende a sviluppare nuove conoscenze e professionalità, un mix tra conoscenze tecnologiche e competenze trasversali. È evidente che in questo nuovo mondo la tecnologia non è una scelta, ma una strategia aziendale fondamentale che deve essere intrecciata in ogni parte di un’organizzazione.

I lavori più richieste in futuro

In questo anno gli esperti prevedono che l’economia si espanderà di circa il 7% e sono tanti i dipendenti che prevedono di cambiare lavoro nel prossimo futuro. 1 lavoratore su 4 si sta preparando a cercare nuove opportunità lavorative una volta che la minaccia della pandemia si sarà finalmente placata.

Questa pandemia ha avuto così tante ripercussioni, anche a livello psicologico, che ancora non siamo ben consapevoli degli effetti a lungo termine che avrà sul nostro modo di vivere e di approcciarci al mondo che verrà. Ma una cosa è certa, ci ha fatto vedere il mondo del lavoro con occhi diversi e i dipendenti hanno tastato con mano l’immobilità, la mancanza di avanzamento di carriera e la preoccupazione per lo sviluppo delle proprie competenze.

Sono tante le persone che negli anni passati hanno lavorato duramente ma non hanno avuto l’opportunità di avanzare professionalmente nella loro attuale azienda a causa delle vicende dell’ultimo anno e mezzo. 

Quali saranno le professioni più richieste nei prossimi mesi e come prepararsi all’ennesima evoluzione nel mondo del lavoro? Fino al 2030 saranno 100 milioni di persone che dovranno approcciarsi a queste nuove professioni, acquisendo nel tempo nuove e specifiche competenze per poter diventare competitivi sul mercato.

Ruoli per facilitare il nuovo modo di lavorare

La pandemia ha portato a un certo boom della mobilità. Chi abitava in grandi città ma viveva in piccoli appartamenti ha iniziato a spostarsi verso posti più tranquilli e circondati dal verde o sul mare. Alcuni hanno approfittato del lavoro a distanza per fare questa mossa tanto a lungo desiderata.

In effetti, c’è stata una crescita del 600% nella quotazione per “assistente di trasloco” dal 2017 al 2020. Prima della pandemia, la crescita era alimentata dai trasferimenti dell’azienda in città secondarie, principalmente per risparmi fiscali e un costo della vita sostenibile. Nel 2020, i governi locali hanno cercato assistenti di ricollocazione per aiutare le persone a basso reddito che stavano affrontando sfratti o senzatetto.

Inoltre, emergeranno nuovi ruoli per il modo in cui lavoriamo ora e gli strumenti che utilizziamo, afferma Jeanne Meister, partner fondatore di Future Workplace, una società di consulenza del lavoro. 

Ruoli come consulente per l’immersione nella realtà virtuale e futuro leader del lavoro aiuteranno anche le persone a navigare in un ambiente di lavoro in evoluzione. 

Plant manager

Il capo progetto è responsabile di tutte le operazioni di un impianto di produzione. Ciò include la gestione e il coordinamento delle attività quotidiane per garantire sempre elevate prestazioni e produzione. Altri compiti includono la garanzia del rispetto delle politiche e delle procedure aziendali, nonché l’assistenza nel processo di onboarding dei nuovi assunti e la fornitura di materiale formativo e didattico ai membri del personale.

Data scientist

I data scientist sono delle figure fondamentale in azienda perché raccolgono e analizzano grandi insiemi di dati strutturati e non strutturati. Combinano informatica, statistica e matematica e analizzano, elaborano e modellano i dati, quindi interpretano i risultati per creare piani attuabili per aziende e altre organizzazioni. Il compito più importante è quello di dare un senso a dati disordinati e non strutturati, da fonti come dispositivi intelligenti, feed dei social media e mail che non si adattano perfettamente a un database.

Category manager

Il category manager è il collante di qualsiasi buona azienda che vende beni al pubblico o vende beni ai rivenditori, lavora con marketing, società di ricerca, trade marketing, supply chain e dipartimenti commerciali per garantire che un messaggio e una strategia di categoria comuni siano compresi e implementati. Motiva l’acquirente su quali tendenze ci sono nella categoria, cosa stanno facendo i nostri concorrenti, quali strategie stanno implementando i rivenditori, e altro. Queste informazioni sono fondamentali nel processo decisionale in cui le aziende devono capire su chi e cosa puntare, come categorie, gamma o prodotto.

Cyber Security Expert

Una professione molto importante e richiesta, il cyber security Expert è colui che protegge le informazioni da accessi non autorizzati, duplicazioni illegali e furti. Analizza dove sono i rischi e quindi escogita una strategia per prevenire le violazioni.

professioni

Professionisti della logistica e del magazzino

La pandemia ha messo a dura prova la catena di approvvigionamento e ha stimolato la crescita di aziende che forniscono prodotti, forniture e materiali.  Monster, una piattaforma di lavoro, sta vedendo un aumento di tutti i tipi di professionisti riguardo la logistica, dagli specialisti e coordinatori della logistica agli analisti della catena di approvvigionamento. Anche se il mercato del lavoro complessivo ha perso 140.000 posti di lavoro a dicembre, l’occupazione nel settore dei trasporti e del magazzinaggio è aumentata di 47.000 posti.

I dati di Monster confermano anche che la domanda professionale di logistica, magazzino e supply chain sta crescendo su tutta la linea.

Growth hacker

Un growth hacker esplora sistematicamente nuove opportunità di crescita in qualsiasi parte del percorso del cliente, dalla consapevolezza al marketing fino agli ambasciatori del marchio, ottimizzando il prodotto. Si occupa di ideare e sviluppare strategie di crescita per le aziende per cui lavora. Un team di growth hacking è composto da esperti di marketing, sviluppatori, ingegneri e product manager che si concentrano sulla creazione e sul coinvolgimento della base di utenti di un’azienda. Il growth hacking può essere applicato allo sviluppo del prodotto e al miglioramento continuo dei prodotti, nonché alla crescita di una base di clienti esistente.

Lavori nel settore ambientale

Sempre Monster prevede anche che le assunzioni aumenteranno su tutta la linea nel settore ambientale, principalmente a causa delle priorità delle nuova leadership di focalizzarsi sulla green economy. Sono infatti quasi 500mila le imprese che negli ultimi anni hanno investito sull’economia verde. Crescono tutte quelle professioni che comprendoni ingegneri e scienziati ambientali fino a esperti in gestione dell’energia ma anche i promotori dei materiali sostenibili e gli esperti in contabilità green.

Non parliamo però solo di professioni nuovi, ma vi è proprio un nuovo approccio ai compiti tradizionali nel rispetto dell’ambiente.

LEGGI ANCHE: La svolta sostenibile dei brand verso un’economia sempre più circolare

Focus sull’eCommerce

Quanti di noi hanno acquistato quasi esclusivamente online nell’ultimo anno e mezzo? La pandemia ha esercitato una particolare pressione sui ruoli dell’e-commerce poiché le aziende cercavano modi sicuri per continuare a lavorare senza mettere in pericoli né i lavoratori né i clienti. E proprio con il boom del digitale che gli e-commerce hanno fatto registrare più del 50% di assunzioni nel settore. Ci sono stati cambiamenti a breve termine dalla crisi COVID in questo campo perché la maggior parte degli acquisti sono avvenuti proprio sul web.

Quando un settore è in piena espansione, si verifica una maggiore divisione del lavoro. Di conseguenza, si stanno rafforzando professioni come social media manager, nell’ottimizzazione dei motori di ricerca e nel marketing digitale specificamente correlati alle funzioni di e-commerce. Gestire un e-commerce non è per niente facile e infatti richiede figure diverse tra loro che si occuperanno delle diverse mansioni.

Le figure più richieste in questo campo? Ecommerce success manager, virtual assistant e marketplace account manager, ma anche specialisti nell’e-commerce revenue, esperti di logistica e organizzazione aziendale, ecommerce data analysts, esperti in CRM e marketing automation.

Broadband architect

Conosciuto meglio come l’architetto della web TV. Coloro che vogliono addentrarsi in questo campo dovranno essere costantemente aggiornati sulle ultime tendenze e sugli strumenti utili all’informazione e alla comunicazione online. Una figura che si occuperà di tutto ciò che riguarda i contenuti della web TV e delle sue interazioni.

Cloud architect

Il cloud architect è un professionista IT responsabile della supervisione della strategia di cloud computing di un’azienda. Ciò include piani di adozione del cloud, progettazione di applicazioni cloud e gestione e monitoraggio del cloud. Supervisiona l’architettura e l’implementazione delle applicazioni in ambienti cloud, inclusi quello pubblico, privato e ibrido.

Fintech Expert

Il FinTech è il settore in cui tecnologia e finanza si uniscono per garantire alle persone soluzioni facili ed efficaci per la gestione del credito, delle finanze personali o per la gestione dei pagamenti online.

Professioni orientate alla cultura della diversità sul lavoro

L’anno scorso ha anche portato una rinnovata attenzione all’importanza dei ruoli di diversità, equità e inclusione (DEI) all’interno delle organizzazioni.

Cosa vuol dire DEI?

DEI è sinonimo di diversità, equità e inclusione. La diversità è la presenza di differenze all’interno di un dato ambiente. L’equità è il processo che garantisce che i processi e i programmi siano imparziali, equi e forniscano uguali risultati possibili per ogni individuo. L’inclusione è la pratica di garantire che le persone provino un senso di appartenenza sul posto di lavoro.

C’è una crescente domanda per quei professionisti, in particolare i chief diversity officer dovuta in parte per alle tendenze socio-politiche, ma anche perché c’è una crescente consapevolezza tra i dirigenti che nelle aziende in cui ci sono voci diverse e non la solita omologazione, vengono prese decisioni migliori perché analizzate da diversi punti di vista e di conseguenza ci sono migliori prestazioni finanziarie.

Assumere una forza lavoro diversificata è solo una minima parte per creare diversità e inclusività nella propria azienda. La chiave per un ambiente di lavoro inclusivo è assicurarsi che ogni dipendente si senta parte del team senza sentirsi addosso un pregiudizio becero e dannoso per tutti coloro che fanno parte di un’organizzazione.

LEGGI ANCHE: Da dove cominciare per portare le diversità (e il talento) nel mondo del lavoro

Nei prossimi 5 anni emergeranno più ruoli riguardo alla cultura della diversità sul lavoro, l’inclusione e la gestione dei pregiudizi. Una figura molto richiesta sarà quella del revisore dei pregiudizi dell’algoritmo e il responsabile dei pregiudizi umani. Inoltre anche il ruolo delle risorse umane cambierà e salirà di livello perché sovrintenderà la cultura aziendale garantendo un posto di lavoro più equo e coinvolgente.

Project manager

I project manager svolgono il ruolo principale nella pianificazione, esecuzione, monitoraggio, controllo e chiusura dei progetti. Sono responsabili dell’intero ambito del progetto, del team e delle risorse ma anche del successo o fallimento del progetto. Sono persone organizzate, appassionate e orientate agli obiettivi. Riescono a passare facilmente dal “quadro generale” ai dettagli piccoli ma cruciali, sapendo quando concentrarsi su ciascuno di essi.

Quali sono i suoi compiti?

  • pianificano il lavoro da svolgere, quando e chi dovrà farlo;
  • esaminano i rischi coinvolti in un particolare progetto e come gestire questi rischi;
  • si assicurano che il lavoro sia svolto secondo gli standard corretti;
  • motivano il team di persone coinvolte nel progetto;
  • coordinano il lavoro svolto da persone diverse;
  • si assicurano che il progetto rientri nei tempi e nel budget;
  • affrontano le modifiche al progetto quando necessario.

UX designer

Un UX Designer si concentra su tutti gli aspetti dello sviluppo di un prodotto, inclusi design, usabilità, funzionalità e persino branding e marketing. Il loro lavoro tocca l’intero percorso end-to-end dell’interazione di un utente con un prodotto e include l’identificazione di nuove opportunità per il prodotto e il business.

Social Media e Content Creator

La comunicazione è una necessità fondamentale per ogni azienda e le figure di social media manager e content creator sono richieste sempre di più. Sono delle professioni che sono partite piano piano ma che oramai hanno subito tantissimi cambiamenti.

Le professioni più richiesti e indispensabile che fanno parte di questo campo sono:

  • social media manager
  • creatori di contenuti
  • chi si occupa di editing photo ed editing video
  • copywriter

E a proposito dei copywriter…

SEO Specialist

La SEO è importante, tutti ne parlano ma pochi la conoscono davvero. Il compito di chi si occupa di SEO è quello di migliorare il posizionamento dei siti Web sui principali motori di ricerca, ma non si tratta solo di editare testi e titoli di un sito web, è molto di più. Garantisce l’ottimizzazione on-page per produrre risultati di ricerca pertinenti e un’esperienza utente positiva, aumentando il traffico del sito, il volume di lead e la consapevolezza del marchio.

Social Advertiser e SEM

Il marketing per i motori di ricerca (SEM) è correlato alla SEO in quanto entrambi si occupano del marketing digitale su motori di ricerca. La SEO si riferisce all’ottimizzazione organica del sito Web interna, mentre il marketing sui motori di ricerca è comunemente noto come pubblicità attraverso un budget per i media a pagamento. Mentre la SEO aiuterà ad aumentare il traffico di un sito web attraverso mezzi algoritmici naturali, la SEM guadagna traffico attraverso il processo di acquisto di annunci sui motori di ricerca.

Per Social Advertiser invece si intende il processo di creazione e distribuzione di annunci cliccabili per raggiungere il pubblico di destinazione. Si possono raggiungere tramite piattaforme di social media, app di messaggistica, feed di notizie e persino app e siti Web esterni. Le aziende utilizzano le campagne pubblicitarie sui social per aumentare la consapevolezza del marchio, generare lead e acquisire ricavi dalle vendite.

Advertising Manager di Sky Media: la nuova era della pubblicità

La pubblicità è il modo migliore per parlare ai propri clienti. Quante volte siamo rimasti incantati di fronte a uno spot in TV, o ci siamo convinti ad acquistare un prodotto dopo aver visto i benefici di un servizio sponsorizzato sui social media?

A cosa serve la pubblicità?

Stiamo parlando di uno strumento potente che sa come parlare alle persone. La pubblicità racconta la storia e la mission di un brand attraverso i suoi prodotti e i suoi servizi, dimostrando a chi guarda come questi possono risolvere un problema o migliorare la quotidianità di chiunque. Consente alle aziende di rivolgersi ai propri clienti e creare una connessione duratura con loro. Infonde un senso di familiarità e fiducia nel consumatore, utilizzano immagini, parole e ideali vicini a esso.

La pubblicità però non è rimasta immutata, ma con gli anni si è evoluta sempre di più. Ha cambiato le sue parole, si è affidata a nuove immagini e sensazioni. Sta veicolando sempre di più messaggi adatti a tutti e a tutte, senza distinzioni, ma soprattutto ha cambiato i sui mezzi, i veicoli di diffusione, le tecniche e i metodi.

Come è cambiata la pubblicità con i social media

Pensate a quanto la pubblicità sia cambiata anche con l’affermarsi dei social media. Abituati a spot televisivi quasi sensazionalistici, con la comunicazione che ormai è sempre più veloce, ci ritroviamo invasi da video di pochissimi secondi che spopolano sui nostri PC, tablet e smartphone.

Siamo così pieni di messaggi, immagini e suoni che non riusciamo davvero a immaginare un mondo senza pubblicità, e le aziende e i brand ne sono pienamente consapevoli. Per non parlare poi della nostra soglia dell’attenzione, che man mano, diminuisce sempre di più. Pensate, siamo più distratti di un pesciolino rosso!

E persi in questo mare di annunci e immagini technicolor, come fanno brand e aziende a distinguersi?

Advertising Manager

 

Immaginate di poter creare una campagna video con un semplice click grazie a uno strumento in grado di pianificare le campagne pubblicitarie su tutti i canali, dai siti web, alle App, alla TV e perfino alla radio.

È davvero possibile? Adesso sì, grazie ad Advertising Manager di Sky Media.

Advertising Manager: pianificare campagne digital video con un click

Quando vediamo annunci pubblicitari forti e positivi, soprattutto sotto forma d’immagini e video, siamo più disposti ad acquistar un prodotto e affidarci a quel brand. Investire in pubblicità significa credere nella propria azienda e nella forza dei propri servizi e prodotti.

La nuova piattaforma di Sky Media, Advertising Manager è pensata proprio a coloro che vogliono creare spot video pianificando le proprie campagne pubblicitarie in modo semplice ma soprattutto rivoluzionario.

Che cos’è Advertising Manager

Advertising Manager è il primo sistema in Italia che ci consente di pianificare direttamente online la nostra campagna multicanale nell’intero portafoglio di contenuti del network Sky, su qualunque dispositivo, con semplicità e grande efficacia.

In passato per poter pianificare una campagna pubblicitaria in TV era necessario non solo disporre di un enorme budget, ma bisognava necessariamente fare riferimento a poche e inaccessibili agenzie media. Tutte cose che erano riservate a grandi investitori e non facilmente accessibili a chiunque.

Grazie ad Advertising Manager di Sky Media adesso tutti possiamo creare, pianificare e avviare le nostre campagne pubblicitarie multicanale in piena autonomia e su tutti canali media con un semplice click.

I servizi di Advertising Manager: cosa offre la piattaforma

Advertising Manager di Sky Media è la nuova piattaforma innovativa e multicanale, realizzata con il contributo tecnologico di Hic Mobile, che permette ad agenzie, imprese e media buyer di pianificare online la propria campagna in modo semplice e autonomo su tutto il portafoglio gestito da Sky Media.

Come funziona?

Utilizzarla è davvero semplicissimo, la piattaforma consente ad agenzie e aziende di pianificare la propria campagna selezionando contenuti, canali e audience desiderate in funzione dei propri target e su molteplici media con differenti formati.

Uno strumento innovativo e davvero smart che è in grado di massimizzare l’efficacia delle campagne, garantendo il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Un plus unico sul mercato è la possibilità non solo di segmentare le proprie campagne nei minimi dettagli, scegliendo a chi, dove, quando e con quale soluzione mostrarle, ma sta nel fatto che il risultato di come andrà quella campagna lo conosceremo in anticipo. Un sistema predittivo unico nel suo genere e che non si era mai visto.

Come pianificare una campagna pubblicitaria con Advertising Manager di Sky Media

Adesso però passiamo alla pratica e vediamo insieme come pianificare una campagna di digital video con Advertising Manager di Sky Media.

1. Definizione strategia

Prima di tutto dobbiamo definire la nostra strategia selezionando il canale pubblicitario più adatto alle nostre specifiche necessità. Tra le voci possibili nel pannello troveremo:

  • Addressable Tv, prevede la diffusione delle campagne durante un programma sui canali free to air TV8 e Cielo, con una permanenza di 20”.
  • Digital video, campagne video preroll sul network Sky e sui siti affiliati del network Fluid Content con oltre 30 milioni di visitatori unici al mese.
  • Mobile Hyperlocal, grazie al proximity mobile è possibile pianificare tramite Sky tutto il mondo delle App, di Facebook e Google in prossimità di uno o più punti vendita.
  • Display Banner, campagne che verranno erogate sui siti web di Sky con oltre 29 milioni di visitatori unici al mese e sul network Fluid con oltre 30 milioni di visitatori unici al mese.
  • Radio, campagna audio sulle frequenze di Radio Kiss Kiss.

Dopodiché ci sarà l’identificazione dell’audience, scegliendo nello specifico target e obiettivi da raggiungere prendendo in considerazione il pubblico a cui siamo interessati, la definizione budget e periodo di on air.

L’intero processo si basa su una tecnologia che permette d’impostare la campagna garantendo sempre la performance voluta.

2. Pianificazione della campagna

Dopo aver scelto i canali e definita la strategia, si può proseguire direttamente con la pianificazione, affidandosi alle ottimizzazioni della piattaforma. Inoltre, come vi avevamo anticipato, dopo aver selezionato l’audience è possibile ottenere una previsione veritiera dei risultati che saranno raggiunti in campagna.

3. Selezione dell’inserzione

Una volta completato il percorso di pianificazione della campagna, si deve effettuare il caricamento dei file. Il video non deve superare i 15 secondi.

4. Conferma e invio dell’ordine

Definiti tutti i parametri, la piattaforma riassume in modo chiaro tutte le scelte fatte per assicurare massima chiarezza prima della messa in onda. Budget grande o piccolo non importa, ogni brand sarà sempre il vero protagonista delle grandi storie Sky Media.

Perché dovremmo provare la piattaforma Advertising Manager di Sky Media

La piattaforma Advertising Manager di Sky Media è il modo più efficace per realizzare una campagna pubblicitaria multicanale in piena autonomia.

Un modo nuovo e al passo coi tempi che rompe col passato e ci offre la possibilità di creare campagne personalizzate sulla base dei propri target e obiettivi, nonché di contare su risultati di campagna garantiti.

La rottura con i vecchi schemi la si evince anche dall’inclusione del mezzo radio per quanto riguarda i canali di diffusione delle campagne. Quasi tutte le aziende stanno integrando nelle proprie strategie di marketing la componente audio. In fondo audio is the new black!

L’iscrizione alla piattaforma è del tutto gratuita, ma pagheremo solo successivamente a campagna avvenuta e a risultati ottenuti.

Davide Reinecke

Spiegare l’AI alle PMI (e fare 1 milione di views). Intervista al tiktoker Davide Reinecke

Man mano che l’Intelligenza Artificiale entra a far parte delle nostre vite, impariamo ad apprezzare come le potenzialità di questa tecnologia siano applicabili alle esigenze quotidiane. Ormai lontana l’idea di super computer onniscienti in grado di prendere il sopravvento sull’umanità, lo sviluppo di sistemi di apprendimento automatico e di algoritmi intelligenti consente di velocizzare e migliorare molti aspetti legati all’analisi e all’interpretazione dei dati e all’elaborazione di strategie predittive.

Poter conoscere in anticipo l’impatto di alcune decisioni e individuare le possibili relazioni di causa-effetto diventano sempre più una possibilità reale e niente affatto fantascientifica. La cosa, assume un valore ancora più importante quando le conseguenze di una decisione sbagliata possono mettere a serio rischio un business.

Nonostante l’argomento sia avvincente, riuscire a comunicare agli imprenditori le potenzialità di strumenti specificamente progettati per questi scopi può diventare arduo, anche perché, di solito, la comunicazione B2B viene associata a qualcosa di noioso e poco avvincente.

La vera sfida è infatti riuscire a coinvolgere il pubblico su temi “complicati” con un messaggio semplice e diretto, che sia in grado di attirare l’attenzione e, perché no, di divertire e intrattenere.

@davidereineckeSono tornato… #davidereinecke♬ Scary Sounds – Bobby Cole

Davide Reinecke è sbarcato su TikTok nel 2020 e ha conquistato una community di oltre 800.000 followers con i suoi trickshot fatti in casa e il suo slogan “certo certo!” ed è anche l’Head of Social Media di Vedrai, startup innovativa fondata nel 2020 dal 26enne Michele Grazioli e specializzata nello sviluppo di piattaforme per il miglioramento dei processi decisionali.

Con video sviluppati per lo più in format di 30 secondi che raccontano in maniera originale, pratica e curiosa le molteplici applicazioni dell’Intelligenza Artificiale e tutte le sfumature della tecnologia, Davide è riuscito a far raggiungere all’azienda per cui lavora 1 milione di visualizzazioni organiche con più di 150 mila interazioni in sei mesi.

L’intento è quello di parlare non solo a un pubblico maturo, ma anche e soprattutto alle nuove generazioni, con un tone of voice fresco ma allo stesso tempo capace di comunicare temi complessi come quelli legati alle nuove tecnologie e all’AI.

Gli abbiamo chiesto come si raggiungono questi numeri ma anche, per dirla con le sue parole, come si fa “a trasmettere l’idea che l’intelligenza artificiale sia un qualcosa di fico“.

LEGGI ANCHE: Artificial Mindset: cosa è cambiato (e cambierà ancora) con l’Intelligenza Artificiale

Per cominciare, cosa c’entrano i trickshot con l’intelligenza artificiale?

Come nei miei video io prevedo il numero che uscirà al lancio del dado, la riuscita di un bottle flip o l’entrata di un CD all’interno della console facendolo rimbalzare sul muro, così VEDRAI prevede l’impatto delle decisioni sul business.

Dietro tutto questo non c’è magia, ma matematica avanzata. Un esempio può essere il format  #larubricadeldottorLelli che abbiamo ideato con il dottor Lelli, Data Scientist di Vedrai,  in cui diamo una spiegazione matematica e probabilistica dei miei video su TikTok.

Quanta preparazione ci vuole per essere presenti con successo su un canale come TikTok? Come si arriva dall’ideazione alla pubblicazione di ogni video?

Tutti possono pubblicare video su TikTok, ma in pochi “spaccano”.

Secondo me ci sono tre aspetti fondamentali per avere successo:

  • avere un format proprio che ci differenzi dagli altri;
  • avere costanza, anche se la mia strategia di pubblicazione è differente rispetto alla maggior parte degli altri creator, perché pubblico pochi video ma efficaci: ogni video che faccio deve spaccare;
  • caratterizzarsi con uno slogan, un metodo super efficace per dare solidità al proprio personaggio. Molte persone, ad esempio, non sanno nemmeno come mi chiamo, ma mi gridano “certo certo!!” quando mi incontrano per strada.

Certo (a proposito!), trovare un format per una azienda è sicuramente difficile e più complesso rispetto a trovarne uno per un creator. Qui in VEDRAI, per trovare il format più adatto a noi, ci sono voluti molto impegno e tempo: abbiamo iniziato a vedere i primi numeri dopo 2/3 mesi.

Riguardo a me, ogni volta che mi viene un’idea, dal tipo di trickshot alle battute da dire, la scrivo nelle note del telefono e con il tempo cerco di elaborarla al meglio. Non pubblico mai un video se non sono soddisfatto del contenuto al 100%. Mentre, nel caso di VEDRAI, si cercano spunti leggendo articoli e notizie di intelligenza artificiale, da trasformare in video, che possano risultare interessanti anche per persone che non sanno niente di AI.

Un esempio sono i video che descrivono il ruolo dell’AI in settori produttivi che sembrano  distanti, come quello della moda, oppure quelli che spiegano perché nei videogiochi è meglio non applicare troppo machine learning.

Sempre più spesso sentiamo parlare di collab house di tiktokker. Tu credi in questo modello o pensi che si tratti di una estremizzazione?

Appena si pensa a collab house viene in mente un’unione tra creator per creare un team invincibile. Il concetto è semplice ma la realizzazione davvero complessa, a mio parere.

Mi è capitato di ricevere proposte di contratto da varie collab house in Italia. Credo che la maggior parte di questi progetti siano destinati a un flop totale, in quanto mancano organizzazione e mentalità adeguate. Tranne una in realtà, con la quale tra l’altro ho lavorato da dietro le quinte. Progetto molto figo, un sacco di sponsor e molto più internazionale rispetto alle altre house italiane. Sono forti.

Da LinkedIn a TikTok, oltre al target, come dovrebbe cambiare la comunicazione per un brand?

Noi di VEDRAI pubblichiamo gli stessi video sia su LinkedIn che su TikTok.

Chiaramente, è fondamentale per la comunicazione di un brand, capire a che tipo di pubblico ti stai rivolgendo e il tipo di linguaggio adatto alle varie piattaforme social. Infatti, ad esempio, creiamo spesso dei contenuti extra per LinkedIn, leggermente più “seri”, in cui trattiamo argomenti adatti ad un pubblico più adulto.

Uno dei nostri obiettivi su TikTok è rivolgerci ad un pubblico più giovane, cercando di trasmettere l’idea che l’intelligenza artificiale sia un qualcosa di fico, in modo tale che il ragazzino possa andare a casa e raccontarlo ai propri genitori.

Come nasce una collaborazione di influencer marketing? Bastano semplicemente i numeri?

No, non bastano semplicemente i numeri. Il creator deve sempre avere quel lato di serietà che lo distingue, un brand si deve fidare del creator per poter attivare una collaborazione proficua. Ci sono creator che hanno numeri molto alti ma lavorano poco, mentre altri con un pubblico più ridotto, trattando argomenti di nicchia, hanno moltissime collaborazioni.

Allora, ce lo spieghi il segreto di un perfetto bottle flip?

Ovviamente il segreto ruota attorno ad una variabile… la parola “certo” .

No, a parte gli scherzi… se volete la spiegazione fisica per fare un perfetto bottle flip, sul profilo di VEDRAI il dottor Lelli soddisferà al 100% la vostra sete di conoscenza!

4 modi in cui la pandemia ha cambiato i comportamenti di acquisto

Se sei come me, hai già abbandonato alcune abitudini nate con la diffusione del covid-19, come svaligiare gli scaffali degli alimentari o cercare allenamenti all’aperto o in casa adatti alla pandemia. Tuttavia, quel che sto continuando a fare è acquistare online, sia per la consegna della spesa che per i nuovi attrezzi per gli allenamenti. In qualità di responsabile globale per le ricerche e gli studi commerciali di Google, noto che i comportamenti come il mio sono largamente diffusi tra le centinaia di milioni di persone che fanno acquisti su Google ogni giorno. 

Per molte aziende è difficile sapere quali di questi comportamenti di acquisto dei consumatori siano soltanto transitori e quali siano destinati a durare nel tempo. Per aiutare i rivenditori a orientarsi in questa situazione, abbiamo esaminato i dati di ricerca di Google per creare la nostra guida ai cambiamenti di acquisto nel 2021 e abbiamo identificato quattro tendenze chiave per le quali tutti i commercianti dovrebbero prepararsi. Ecco cosa abbiamo scoperto.

1. L’ispirazione digitale alimenta il customer journey

Lo shopping online non è più solo un modo conveniente per acquistare prodotti con consegna a domicilio. È anche il luogo in cui i clienti scoprono nuovi prodotti e trovano ispirazione. Quando i clienti vagano per le corsie dei negozi virtuali sperano di rimanere entusiasti di fronte a ciò che vedono, cercano ispirazione o a volte la trovano per caso in posti inaspettati, quando non la stanno nemmeno cercando.

Lo vediamo sulle nostre piattaforme, dove il 70% dei consumatori ha acquistato un prodotto di un brand dopo aver visto un video su YouTube.

2. I valori dei clienti guidano gli acquisti solidali

Sempre più spesso, i clienti acquistano prodotti che rispecchiano i loro valori – che si tratti di sostenibilità, responsabilità aziendale o uguaglianza razziale. Non sorprende che l’interesse di ricerca per “marchi etici” e “acquisti etici online” nel 2020 sia cresciuto rispettivamente del 300% e del 600% rispetto al 2019. Inoltre, il numero di ricerche globali di “negozi di proprietà di persone di colore” nel 2020 è cresciuto di 9 volte rispetto all’anno precedente.

3. I consumatori guardano alla comodità più che mai

Se moltissime attività di vendita al dettaglio hanno chiuso o si trovano in grave difficoltà, il ritiro sul marciapiede e la consegna in giornata sono diventati punti fermi per molte persone. Le ricerche globali di opzioni quali “lungo il mio percorso” (+1000%) e “ritiro sul marciapiede” (+3000%) sono aumentate di anno in anno. La comodità è diventata un elemento distintivo essenziale per i rivenditori che sono riusciti a cambiare rapidamente.

I consumatori si sono abituati ad avere più opzioni di acquisto e probabilmente continueranno a utilizzarle, anche quando ritorneremo a comportarci come prima della pandemia, dando vita a un nuovo comportamento di acquisto post-pandemico.

4. L’imprevedibilità guida la domanda dinamica

Una cosa che possiamo sicuramente prevedere è che il mondo rimarrà imprevedibile. I governi di tutto il mondo si adattano ai cambiamenti locali e lavorano per riaprire in sicurezza, e i bisogni dei clienti si adattano di conseguenza. Lo abbiamo visto durante il lockdown, quando la gente ha riscoperto vecchi hobby e ha adottato nuove abitudini. Per esempio, rispetto al 2019, nel 2020 le ricerche di “kit per fare candele” sono aumentate del 300%, mentre le ricerche di “riscaldamento per esterni” sono aumentate del 600% perché la gente ha iniziato a mangiare all’aperto.

Articolo di: Sarah Bradley

Traduzione a cura di: Debora Melania Martuccio

gaming market

eSports e Videogame Industry, nuovi canali per una strategia multichannel

Ci sono mercati che hanno registrato dei grandi rialzi durante e conseguentemente alla pandemia.

Uno di questi è decisamente il mercato di eSports e videogame che, grazie alla sua capacità di connettere le persone, è diventato l’arena in cui migliaia di gamer, non solo professionisti, si sono potuti incontrare.

Il Covid-19 ha agevolato una diffusione massiva del gaming online in cui si è modificata la demografia delle persone che si sono avvicinate a questo mondo, non più solo nerd incalliti, ma anche donne in età adulta o intere famiglie.

Non dobbiamo incappare nell’errore di considerare il comparto “videogame” come la sola produzione e diffusione di videogiochi, ma è necessario includere anche tutte le forme di intrattenimento che a questi girano intorno, come canali Twitch o Youtube dedicati allo streaming di gamer professionisti in azione, o ancora ai video tutorial dedicati al gioco stesso.

Così, anche le big companies come Apple o Google, mai fortemente impegnate nel settore del gaming, si sono fatte avanti con le loro soluzioni basate su servizi cloud in aperta concorrenza alle più classiche consolle.

Per fare quindi un marketing multicanale nel 2021 è necessario pensare (anche) agli eSports e al suo pubblico di non solo gamers.

Lo stato dell’arte nell’industria del gaming

Come abbiamo detto prima, l’industria del gaming online ha subito una decisa impennata di ricavi e penetrazione durante il periodo pandemico, accelerando i trend di crescita già previsti.

La tipologia che più tra tutte ha tratto beneficio da questa condizione è quella del gioco d’azzardo online (i cosiddetti videocasinò), in cui si è registrato un incremento di pubblico di centinaia di migliaia di utenti.

Crescita importante anche dei giochi mobile a livelli in cui, grazie a microtransazioni, si è in grado di sbloccare livelli o procedere più velocemente nel gioco. Sono eGames a modello freemium, in grado di rispondere velocemente a un desiderio di intrattenimento e di investimento di tempo, figlio della pandemia.

In assoluto, però, i vincitori nell’industry sono gli eSports con una community mondiale, eterogenea, in grado di organizzare veri e propri tornei virtuali in cui i giocatori possono giocare in team o sfidarsi l’uno con l’altro.

LEGGI ANCHE: eSport e Gaming crescono su Twitter: ecco tutti i dati anche in Italia

Per quanto riguarda la modalità di gioco, invece, siamo davanti ad un vero e proprio scontro tra il servizio Cloud, come quello di Google Stadia, in cui a fronte di un abbonamento mensile il giocatore può, anche usando solo il proprio cellulare come consolle, usufruire di un’ampia libreria di giochi online (mercato che si attesta su un miliardo di dollari) e le nuove release di Microsoft e Sony in materia di consolle fisica, comparto che ancora tiene la sua posizione e numeri.

Completano il quadro i giochi da e con PC è il segmento più lucrativo con un mercato che raggiungerà 32 miliardi entro il 2023.

Parliamo ora del pubblico.

Gli ultimi 3 anni hanno avvicinato agli eSports circa 500 milioni di nuovi giocatori con un profilo demografico diverso da quello che ci si aspettava, il 60% infatti sono donne di cui il 30% con meno di 25 anni.

É l’aspetto di socializzazione, il social gaming, che ha avvicinato questo nuovo pubblico al settore: l’84% dei gamer presi in considerazione nelle diverse statistiche, infatti, mette al centro la possibilità di connessione con altri giocatori in qualunque parte del mondo.

Con una media di 16 ore la settimana spese giocando direttamente ad un videogioco e circa 10 ore settimanale utilizzate per fruire di contenuti affini a quel videogioco, il comparto degli eSports apre un segmento importante per i brand, non solo per i creatori di contenuti, ma per tutti coloro che iniziano a pensare al gaming online come un vero e proprio media pubblicitario.

Si inizia, quindi, a parlare di “watchers, coloro che guardano un videogioco, o i contenuti ad esso correlato, come se fosse un film o un episodio di una serie tv. I contenuti più “streammati” sono sessioni di live playing dei propri idoli all’opera, highlights o tutorial.

Le motivazioni di visione sono diverse: c’è chi lo fa per passare il tempo come davanti a un vero e proprio media di intrattenimento, chi vuole migliorare le sue performance imparando i classici trucchetti, o ancora per rimanere connessi alla propria community o al proprio giocatore di riferimento.

Ora che abbiamo inquadrato il nuovo mercato del videogame, iniziamo con quelli che sono i primi tips per chi vuole approcciarsi a questo nuovo media e gli aspetti da tenere in considerazione per partire con la nostra nuova strategia.

  • Sempre più digitale e interconnessione: internet, smartphone e digitalizzazione dei contenuti portano i consumatori a fruire dei contenuti online, perdendo quella che è la fisicità del disco di gioco
  • Smartphone al centro: l’utilizzo del proprio cellulare per giocare, anche online, è la tendenza più diffusa.
  • Social Gaming: un videogioco diventa sempre di più un modo per socializzare e con la possibilità di condivisione dei risultati tramite social network diventa sempre di più accentratore di community online di appassionati e amici. Da qui la possibilità di raggiungere un pubblico immerso nel gioco e quindi molto interessato.
  • Popolarità equa: grazie a Youtube o Twitch chiunque può diventare creatore di contenuti.
  • Dati, dati, dati: analizzare il pubblico e il loro comportamento online, grazie anche alla possibilità di gioco in cloud, dà ai brand tutta la forza necessaria per creare contenuti dedicati e basati sulle cosiddette “personas”.
  • Conoscere il proprio pubblico è d’obbligo: se conosci il tuo pubblico e le sue diverse sfaccettature, insieme alle nuove possibilità di pubblicità online, puoi sia trattenere il pubblico già presente, ma anche essere attrattivo sui nuovi giocatori.

Le big companies della gaming industry

Oggi il mercato del videogioco è 8 volte più importante, anche per volume d’affari, del mercato della musica e 60% più grande del mercato dei film, attestandosi quindi come uno dei media più importanti al mondo.

Quali sono oggi i brand più presenti sulla scena?

Se Microsoft e Sony sono ancora i nomi top of mind per le console, Apple, Google, Amazon e, recentemente, Netflix hanno puntato sul cloud, mettendolo al servizio del gioco online.

Il loro vantaggio risiede non solo nella rete online che possiedono, ma anche e soprattutto nella capacità di raccogliere dati e mapparli, e tracciare in modo molto puntuale il comportamento di gioco del pubblico frammentato.

Partiamo da Apple e il suo servizio Arcade. Apple si colloca sul mercato sia con il servizio di gaming, sia con il device per giocarci, un servizio in abbonamento a 5 dollari/mese in esclusiva per i possessori di hardware Apple. La maggior diffusione è registrata in Asia e la company ha dichiarato che finanzia il servizio grazie ai proventi dei celebri device della mela.

Google ha già lanciato sul mercato Stadia, la possibilità di giocare online anche solo con il proprio smartphone. Stadia è un servizio di streaming di giochi con una libreria in continua crescita e alcuni giochi in esclusiva. Anche Stadia è corredato di un joystick il quale è utile per la comodità di utilizzo, ma non è una condizione esclusiva per il gioco, infatti il servizio di streaming può poi essere proiettato anche sulla televisione.

Poi c’è Amazon che sembra dire “non potevo certamente rimanere fuori” e lo fa lanciando un web service in abbonamento per gli sviluppatori.

LEGGI ANCHE: Come la cultura digitale sta cambiando l’arte in ogni dimensione

Infine, news più recente, è il lancio di Netflix dal mondo delle serie tv e film, a volte anche interattivi, al mondo dei videogame in streaming con il servizio “Netflix for Games”. Già la piattaforma aveva condiviso con i developers parte dei propri contenuti esclusivi come quelli riguardanti Stranger Things, ma chiaramente una piattaforma di gioco è un’altra storia.

Gaming Industry e marketing, come creare un matrimonio perfetto

Sembra chiaro, quindi, che i brand devono iniziare a considerare il mercato del videogioco non come un canale di marketing, ma più come una forma di intrattenimento su cui mettersi in vetrina con campagne dedicate.

Il panorama dei videogame è cambiato durante la pandemia, non solo con un incremento di valore economico o percentuali sempre maggiori di pubblico, ma soprattutto per il suo aspetto social e family, con la nascita e la diffusione di giochi in cui genitori e figli vengono intrattenuti, come Animal Crossing.

Il caso Animal Crossing, lanciato nel 2017, ha visto il suo successo tra marzo e aprile 2020 con un numero di download di circa mezzo milione.

McKinsey stima che i ricavi della gaming industry raggiungeranno più del miliardo di dollari tra il 2020 e il 2021 e che il 58% di questa cifra sarà imputabile agli sponsor.

Compreso che bisogna essere pronti per sfruttare al massimo il canale anche in termini di ROI e numeri, iniziamo a scendere più nello specifico in quelle che sono le tipicità della gaming industry se guardata con gli occhi di un marketing manager.

Innanzi tutto sarà necessario individuare e mappare il nostro target di giocatori.

Per farlo, possiamo iniziare con il pensare che ogni appassionato di un determinato videogioco rappresenta un piccolo membro di una tribù: generalmente, se ti appassiona un certo tipo di videogame o eSport avrai interessi che ad esso si collegano, prescindendo dal sesso, età o geolocalizzazione.

Le persone pretendono che lo sponsor in game sia genuinamente, almeno all’apparenza, coinvolto sul tema e ne condivida i valori in modo trasparente ed affidabile.
Tip: puntare sul leader della community, sul player più forte o più seguito, condurrà tutta la community in modo spontaneo a seguirti.

Fare marketing nella gaming industry deve essere una strategia multicanale essendo il gioco disponibile sa cloud, per console o da mobile. Ma non solo: il tema videogioco si apre anche su tutti quei media come Youtube o Twitch in cui non c’è una fruizione diretta di gioco, ma una visione di un contenuto video correlato.

Ecco allora che sarà necessario creare contenuti per le piattaforme di streaming, come quelli per esempio creati per Twitch, meno invasivi che non interrompono la visione in modo brusco o continuo, ma che sono contenuti che si inseriscono nel flusso della diretta e quindi più accettati.

Se si parla di mobile gaming, poi, moltissime volte l’annuncio pubblicitario ha lo scopo di sbloccare livelli o regali all’interno del gioco stesso, invece di pagare per lo stesso avanzamento.
Infine, non va sottovalutato il più tradizionale metodo di “product placement” in cui i protagonisti del gioco indossano abiti e divise o usano oggetti sponsorizzati da un determinato brand.

Vediamo alcuni esempi di brand nella Gaming Industry

  1. Il videogioco non solo come mezzo per giocare, ma anche come canale per nuove esperienze: Trevis Scott e la collaborazione con Fortnite.
    Un vero e proprio concerto per i giocatori che dava loro la possibilità di sbloccare abbigliamento sponsorizzato e in serie limitata, da far indossare ai personaggi del gioco.
    27.7 milioni di utenti hanno partecipato
  2. Il fashion nella gaming industry: le divise personalizzate di Jeremy Scott per gli EA games e l’abbigliamento Moschino per the Sims o gli outfit personalizzabili marchiati Valentino per Animal Crossing: New Horizons
  3. Come nella vita reale gli sponsor a bordo campo: Redbull, Intell, Mastercard
  4. Influencer. Sponsorizzare i più famosi giocatori online chiaramente porterà la community di gioco a seguire il leader con grandi ritorni di guadagni e visibilità per i brand coinvolti.
    Vedi il caso di Andres Vejrgang, baby fenomeno di FIFA, sponsorizzato da Redbull, che negli scorsi giorni ha pubblicato un post in cui diceva di aver donato 300.000 dollari all’Unicef grazie al suo sponsor.

 

digital tool

Spend Elon Musk’s Fortune, Search Atlas e Loomly: i digital tool della settimana

Lavorare nel digitale significa anche potersi permettere di realizzare qualche sogno nascosto. Quale? Ad esempio quello di spendere tutti i soldi di Elon Musk come se fossero i tuoi! Se stai già strabuzzando gli occhi, sappi che si tratta solo di un digital tool. Un pochino di ebbrezza, però, c’è comunque.

Tra gli altri strumenti digitali che la redazione di Ninja ha selezionato questa settimana ci sono anche quelli per automatizzare le risposte nei messaggi diretti su Instagram, per gestire il piano editoriale con piccoli social team e per trasformare l’impegno della squadra di lavoro a ritrovare la forma fisica in uno sforzo per l’ambiente.

Infine, un interessante esperimento SEO, per confrontare i risultati di ricerca su Google nelle differenti lingue e aree culturali.

LEGGI ANCHE: Forest, Flora Zebra e Praxis: i digital tool della settimana

Automazione su Instagram

Con oltre un miliardo di persone che lo usano quotidianamente e 400 milioni di messaggi inviati in media alle aziende ogni giorno, il social è un canale da valorizzare. Con Instagram DM Automation by ManyChat potrai gestire in maniera automatizzata le tue comunicazioni.

Per i piccoli social team

Calendari integrati, scadenze e flussi di lavoro condivisi rendono sia la programmazione che il brainstorming dei contenuti più semplici. Con Loomly riuscirai anche a creare idee di contenuti freschi per gli utenti sulla base di argomenti di tendenza e conversazioni su Twitter.

Da provare con la demo free.

Risultati di ricerca divergenti

Due studenti della Carnegie Mellon University e del MIT hanno sviluppato uno strumento chiamato Search Atlas, che permette agli utenti di vedere come i risultati di Google Search differiscono a seconda del paese o della lingua di origine.

Un modo per riflettere su come Internet condizioni la nostra vita.

Come spenderesti i soldi di Elon Musk?

Il web designer Nino Trivelli ha creato un sito chiamato “Spend Elon Musk’s Fortune” che ti permette di fare proprio questo. Il simulatore consente di aggiungere articoli a un carrello fittizio fino a raggiungere il patrimonio da 164 miliardi di dollari di Musk.

Da provare, subito!

Salute = Sostenibilità

Molte aziende stanno muovendo i primi passi verso la sostenibilità e per farlo possono coinvolgere anche tutto il team. Sādu è una soluzione ESG (Environmental, Social and Governance) per le aziende che vogliono investire in nuovi modelli attenti all’ambiente. L’applicazione mobile premia uno stile di vita attivo piantando alberi.

Sincronizza il tuo fitness tracker o inserisci il tuo ultimo allenamento nell’app per guadagnare alberi con ogni attività di fitness.

Artificial Mindset: cosa è cambiato (e cambierà ancora) con l’Intelligenza Artificiale

Undicesimo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

L’argomento di questa puntata è l’Intelligenza Artificiale e le sue varie applicazioni: ne abbiamo parlato con Gianluca MaruzzellaCEO e Co-founder di Indigo.ai. Una piattaforma di intelligenza artificiale che utilizza chatbot e machine learning al fine di aiutare le aziende ad automatizzare la comunicazione con i propri clienti tramite la chat.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Come l’AI ha supportato l’emergenza COVID-19: min 05,00
  • Le infinite applicazioni dell’Intelligenza Artificiale: min 11,00
  • Le discriminazioni sui chatbot: min 15,00
  • L’impatto degli assistenti vocali nel mondo bancario e assicurativo: min 17,20
  • Il futuro dell’AI in Italia e nel Mondo: min 24,40

email marketing

Outreach e Digital PR: come scrivere email d’effetto ed ottenere backlink

Ottenere backlink non è un lavoro facile. Lo specialista di Outreach e di link building lo sa bene! Una cosa è però certa, un’email noiosa non ti farà ottenere mai nulla.

Prendiamo quest’email ad esempio:

Quante email simili hai letto nel corso della tua carriera come marketer? Sono quasi sicura che la risposta sia: “Troppe!”

Talmente tante che molte sono finite direttamente nel cestino perché il tempo era poco e le deadline imminenti.

Abbiamo sempre meno attenzione da dedicare alle email che riceviamo, perciò la prima email che mandiamo deve avere tutte le caratteristiche di un’email vincente.

Questa è una lezione imparata sul campo in anni e anni di esperienza come Marketing Specialist. Le mie prime email erano proprio come quella qui sopra… ammetterlo è difficile,  ma dicono che l’accettazione sia il primo passo perciò condivido questo mio errore volentieri. 

Nel nostro campo si scherza spesso dicendo che non facciamo altro che mandare email ogni giorno, e seppur ciò non sia totalmente vero… va detto, in parte lo è! 

Per questo motivo se mi capita di leggere un’email diversa, che si distingue, e mi sorprende in qualche modo, la mia giornata lavorativa diventa automaticamente più interessante.

Cosa bisogna tenere a mente per scrivere email di Outreach d’effetto? In quest’articolo affronteremo alcuni elementi chiave:

  • Consigli utili per scrivere email di Outreach migliori di quella riportata a inizio articolo
  • Per quale motivo personalizzare le email è essenziale per creare relazioni con chi le riceve
  • L’importanza dell’umorismo e del carisma

Iniziamo subito con qualcosa di essenziale.

La vita del Digital Marketer ha bisogno di humour

La nostra professione è senza dubbio la migliore al mondo, ma può sicuramente essere noiosa di tanto in tanto.  

Certo, lo stress e le deadline ci tengono sempre attivi, tuttavia alcune parti del nostro lavoro sono macchinose e non particolarmente ‘fun’. 

Io lo so bene! Lavorando da remoto come Content Writer per Packhelp, un’azienda specializzata in packaging personalizzato, passo le mie giornate nella mia stanza a fissare due schermi e creare contenuti senza poter scambiare battute frequenti con i miei colleghi. 

Non mi lamento, adoro quello che faccio! Ma ogni tanto la vita lavorativa ha bisogno di brio, di stimoli, di scambi che diano una scossa emotiva a giornate a volte blande e ben poco divertenti.

Ricevere un’email diversa, personalizzata, che si distingue, e che mi strappi un sorriso mi renderà felice! Perciò, questo è uno degli obiettivi che pongo per me stessa quando contatto altri marketer o clienti per collaborazioni di vario tipo. 

email personalizzate per outreach e ottenere backlink

Le email personalizzate hanno una percentuale maggiore sia di essere visualizzate, sia di ricevere risposta. Credits: https://sujanpatel.com/business/perfect-outreach-email/

 

Per fare ciò, l’umorismo e il non prendersi troppo sul serio sono entrambe caratteristiche essenziali. 

Abbiamo voglia di ridere, di scherzare, di onestà e trasparenza. Nella vita come a lavoro. 

Le nostre email devono rispecchiare tutto ciò e mostrare chi siamo! Del resto, se il contatto va a buon fine, avremo diverse altre email da scambiarci prima di ottenere il nostro obiettivo.. quindi dare un’immagine non veritiera di noi stessi è in realtà controproducente, non trovi?

Come scrivere email di Outreach d’effetto ed ottenere backlink: 6 consigli utili

Dopo questa introduzione decisamente troppo lunga, direi che è ora il caso di parlare dei passaggi effettivamente utili per scrivere email di Outreach che ti facciano ottenere backlink, guest post, collaborazioni con influencer o qualsiasi cosa tu voglia (nel limite del possibile, si intende!).

1. Capire chi contattare è fondamentale

È abbastanza facile oggigiorno trovare i contatti che ci servono online. Tuttavia, se il sito dell’azienda in questione non rende questo step ‘easy peasy’, ci sono diversi tool da poter utilizzare.

Il mio preferito è Hunter.io: basta inserire il link del sito e questo magico strumento ti darà un elenco di email per ogni componente di quell’azienda o dipartimento.

hunter.io gif: outreach e backlink

Hunter.io in azione

Una volta ottenuta la lista, bisogna decidere chi contattare!

Le possibilità sono spesso molteplici, ma non tutte rappresentano la scelta ideale per raggiungere il tuo scopo. Solitamente, optare per scrivere al dipartimento più affine è la cosa più adatta. Se vogliamo ottenere backlink, i dipartimenti di Marketing e PR sono ideali.

Tuttavia, i dipartimenti di Customer Service possono spesso essere una buona opzione! Infatti, questi non sono abituati a ricevere email simili ogni giorno, quindi ci sono maggiori probabilità che le notino e le passino poi a chi di competenza all’interno dell’azienda! 

Infine, se ci si sente coraggiosi, si può sempre puntare a scrivere direttamente al CEO. Funziona! È così che ho ottenuto la mia chance di scrivere un guest post qui (shoutout a Mirko per avermi messa poi in contatto con Fabio!)

Ad ogni modo, è importante tenere a mente che qualcuno troverà le tue email poco professionali, e tendenzialmente da queste persone non riceverai risposta. Tuttavia, dicono spesso che “il rifiuto è ridirezione”, perciò forse è meglio così! Del resto, chi ha voglia di collaborare con persone troppo serie che non condividono il nostro senso dell’umorismo stellare!

2. Sperimenta con il soggetto della tua email di Outreach

Secondo uno studio, il 47% delle persone decide se aprire un’email in base al suo soggetto.

Questa cosa non è sorprendente. Oggi infatti leggiamo il soggetto dell’email in primis, e da li decidiamo o meno di aprire l’email e dedicare 2 minuti della nostra giornata estremamente piena a quel testo.

Perciò, se il soggetto non funziona, avrai sprecato tempo.

Personalmente, utilizzo spesso a rotazione soggetti per email che so essere d’effetto per l’obiettivo specifico che voglio ottenere. 

In generale però, ci possono essere diversi approcci: 

  • Andare controtendenza scrivendo come soggetto (nessun soggetto) e provocare sentimenti di nostalgia in chi riceverà la tua email, che ormai non ricorderà nemmeno più i tempi in cui il soggetto dell’email non era per nulla rilevante.
  • Puoi mostrarti sicuro di te, pur restando umile: “Un’email che vale la pena leggere!” o “Ti farò una proposta che non potrai rifiutare!” sono opzioni viabili. L’ultima è perfetta per interlocutori che sapete essere grandi fan del “Padrino”! Non ho visto nessuno dei film eppure questo soggetto è un icebreaker che per me ha funzionato in diverse occasioni nel corso degli anni (‘fake it till you make it’, come dicono in inglese!)
  • La trasparenza ha sempre il suo perché: “Scambio di link reciproco” e varianti simili sono anch’esse efficaci, nella maggior parte dei casi.

3. Presta attenzione alla struttura della tua email

Il format della tua email è molto importante! Nessuno ha voglia di leggere email troppo lunghe, con un testo accorpato e per nulla invitante.

struttura email outreach e backlink

L’aspetto visivo dell’email conta, soprattutto considerando che la tua email è spesso inaspettata e non ha inizialmente valore apparente per chi la leggerà.

Perciò, per quanto ovvio, ricordati di lasciare spazi adeguati tra una frase e l’altra, dare rilevanza agli elementi importanti usando il grassetto o sottolineando le parti chiave, e assicurati che l’aspetto della tua email sia funzionale nel complesso. 

Creare una struttura per il tuo contenuto che sia invitante è essenziale! Non vorrai mica che la tua email finisca nel cestino al primo sguardo.

4. Vai dritto al punto

L’onestà e la trasparenza sono la chiave per tutto.

A questo proposito, è importantissimo rispondere a ipotetiche domande che i tuoi interlocutori avranno: 

Chi sei?

Per chi lavori?

Perchè mi stai scrivendo? 

Queste sono solitamente le prime 3 che ci balzano in testa quando riceviamo un’email da colleghi marketer. 

Perciò, dopo una breve frase introduttiva che catturi l’attenzione e imposti il tono per la tua interazione, sii chiaro e diretto. Vuoi ottenere backlink? Dillo. Vuoi scrivere un post sul loro blog? Proponilo. Qualsiasi sia l’obiettivo, rendilo c r i s t a l l i n o. 

Non c’è tempo da perdere, nè voglia di perderne. Spiega chi sei e cosa vuoi ottenere con la tua email in maniera concisa e diretta. Chi riceverà l’email te ne sarà riconoscente e probabilmente sarà più volenteroso di aiutarti ad ottenere backlink o raggiungere il tuo obiettivo, qualsiasi esso sia. 

Infine, anche in questo caso, non dilungarti. La voglia di parlare del packaging ecosostenibile che offre Packhelp, o del fatto che sia stata nominata azienda n.1 in Europa nella graduatoria Deloitte Technology Fast 50 2020 è sempre tanta. Tuttavia, questi dettagli non sono sempre rilevanti e spesso allungherebbero le mie email di Outreach, senza aggiungere valore alcuno.

5. Sii coordiale: l’umorismo non è mai sinonimo di maleducazione.

Ricorda che stai cercando di ottenere qualcosa e il tuo obiettivo è fare una bella impressione e catturare l’attenzione, strappando magari un sorriso qua e là.

Usare l’umorismo e il carisma come armi non deve mai risultare maleducato. Resta umile, ma determinato e vedrai quante porte ti aprirà il mondo!

Questo elemento è importante anche al momento dei saluti iniziali e finali. Sicuramente non vorrai optare per locuzioni tipo ‘Gentile dottore’ e simili, ma va da sè che neanche ‘Bella lì!’ o ‘Ciao cara!’ funziona…

Trova il giusto compromesso tra ‘sono una persona amichevole ed alla mano, ma al contempo un professionista di marketing che ti sta proponendo una collaborazione di valore’, mi raccomando! 

email personalizzate per outreach e ottenere backlink

Le email personalizzate vengono aperte il 26% in più di quelle standard. Credits: https://www.campaignmonitor.com/resources/guides/email-marketing-new-rules/

6. Personalizza la tua email

Le email personalizzate, di qualsiasi tipo, solitamente vengono aperte più spesso: il 26% in più secondo diversi studi sull’email marketing. 

Perciò, se puoi, rendi l’email il più personale possibile. 

Una volta deciso a chi mandare l’email, fai un po di sano internet stalking! Grazie alle piattaforme social e LinkedIn potrai scoprire dettagli interessanti da usare per la tua email, senza risultare invadente.

Questo consiglio è, a mio avviso, soprattutto rilevante per chi lavora in Influencer Marketing.

Gli influencer ricevono centinaia di email al giorno per collaborazioni di vario tipo, e dovendo scegliere, valuteranno aziende che mostrano di tenere ad avere davvero loro per sponsorizzare un prodotto, piuttosto che una figura qualunque.

Un’email generalizzata darà l’idea di un brand poco attento ai dettagli e poco interessato all’influencer in questione come individuo, oltre che come mezzo di strumento pubblicitario e potenziale collaboratore. Perciò, fai le tue ricerche e dimostra di sapere a chi ti stai rivolgendo. Farà una differenza enorme, vedrai!

Ho inviato la mia email. Ora?

Follow-up. Follow-up. Follow-up. 

Mandare email di follow-up nelle settimane successive è importante! Magari la tua email è vincente, ma la persona che hai scelto di contattare era in vacanza, o troppo impegnata con progetti e deadline imminenti e si è persa il brio di leggere la tua email. 

Ricontattali nelle settimane successive e ricorda loro che vuoi ottenere backlink, ed hai una proposta valida da fare! Secondo uno studio, solo il 30% delle persone interessate risponderà alla tua prima email. Diverse altre risponderanno alla seconda, terza, quarta o addirittura, come dimostra il grafico qui sotto, all’ottava email di follow-up. 

follow-up in outreach

Credits: https://sujanpatel.com/business/perfect-outreach-email/

Pare che rincorrere le persone non sia una strategia potenzialmente valida solo nel dating!

Il succo è, non mandare email di follow-up può precluderti dall’ottenere backlink o la collaborazione che desideri, mentre il margine potenziale di successo nel mandarle è del 70%… quindi non ci sono scuse. Va fatto! 

Ottenere backlink non è mai stato così facile

Ora che ho condiviso alcuni degli accorgimenti a mio avviso necessari per scrivere un’email d’effetto e fare Outreach nel modo efficace, non ti resta che sperimentare! 

L’unica cosa da fare è provare: diverse combinazioni di email funzioneranno per diversi scopi e diverse aziende

Chissà, magari anche tu avrai modo di scrivere un guest post per uno dei blog che leggevi sempre da inesperto di marketing. 

Se puoi sognarlo, puoi farlo… o meglio, se ci provi, magari ci riesci!

Rap, Hip Hop e Trap: la storia di un’industria milionaria raccontata da Dj Delta

Il protagonista dell’Unbreakable Story di oggi è l’artista, Dj Delta, dj resident di N-Conference che ha accompagnato l’evento con la sua selezione musicale.

Dj Delta, che è un dj-sociologo, che racconta delle “resistenze” del contesto siciliano all’hip hop e del ritardo, rispetto ad altre zone d’Italia, nell’acquisizione di informazioni dagli Stati Uniti da cui prendere ispirazione: “Eravamo molto primordiali nel fare hip hop qui in Sicilia”.

Due linee di sviluppo dell’hip hop in Italia, quella di Jovanotti, per intenderci, e quella “anti-sistema” dei centri sociali, in realtà si sono mosse parallelamente. Jovanotti ha sfruttato una diffusione mediatiche che è arrivata prima della linea di sviluppo a contenuto politico. Lui riprendeva dall’hip hop quello che negli Stati Uniti era ‘combattere per il tuo diritto a fare festa’, l’idea dell’hip hop di passarsela bene. Solo dopo, nei primi anni ’90, è arrivato il modello legato alla contestazione”.

> Iscriviti al canale Unbreakable Tour per seguire tutte le tappe del viaggio alla scoperta delle aziende indistruttibili <<

Secondo Dj Delta, negli anni ’90 il legame con la musica locale era molto forte: erano tempi molto diversi da quelli di adesso quando, con internet, riesci ad accedere allo stesso bacino musicale al quale può accedere una persona che si trova dall’altro lato del mondo. I dischi li trovavi solo nel tuo negozio di quartiere e quindi il tuo stile musicale si definiva anche in base ai titoli che avevi a disposizione.

LEGGI ANCHE: Podcast, Steve Jobs e stampa 3D: intervista a Massimo Temporelli

dj delta unbreakable company

Faccio il Dj da 25 anni“, racconta Delta, “di pensiero divergente, di attitudine unbreakable, ne dovevi avere per immaginare che il giradischi, che per la maggior parte delle persone era un elettrodomestico, potesse diventare un vero e proprio strumento musicale“.

Quando avevo 10, 11 anni, andavo a lezione di chitarra e il maestro mi insegnava la pentatonica. Dietro di lui però c’era un giradischi, e io non potevo fare a meno di fissarlo. Alla fine cedetti alla tentazione di chiedergli se fosse uno strumento musicale. La risposta del maestro fu che non lo era: serviva ‘solo a riprodurre la musica“.

Così, Dj Delta ha smesso di prendere lezioni di chitarra e si è messo in testa che quella “roba lì” poteva suonare davvero. Una decisione che lo ha portato a vivere tante esperienze, nazionali e internazionali, fino alla vittoria del Red Bull Thre3Style 2016, una delle più importanti competizioni al mondo nel settore.

>> Viaggia assieme a Mirko Pallera sul Ninja Van per scoprire le aziende Unbreakable. Iscriviti qui <<