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Creative trends 2022

Giornata Internazionale della Donna 2022: le campagne contro pregiudizi e stereotipi

La Giornata Internazionale della Donna quest’anno propone il tema #BreakThe Bias, promuovendo la rottura di ogni genere di pregiudizio.

Una giornata che fa da eco alla celebrazione di un mondo equo e inclusivo a favore delle donne, una società libera da stereotipi e discriminazioni. Un mondo in cui la diversità non è più messa da parte ma al contrario, valorizzata.

IWD (International Women’s Day) 2022 con il suo tema si focalizza sul combattere i pregiudizi negativi che avvolgono le donne.

Nella società, nel lavoro, nei rapporti sociali. Per questo le immagini simbolo di #BreakTheBias sono quelle di una donna, di una madre, di una lavoratrice, di una manager, che rifiuta questi preconcetti che non la rendono al pari degli uomini.

giornata internazionale della donna 2022

 

Anche i brand hanno celebrato la donna con diversi messaggi di incoraggiamento, spronando ognuna di loro a realizzarsi e ad affrontare tutte le fasi naturali della vita senza mai mettersi da parte.

 

BARBIE | Role Models

Il brand di bambole più famose al mondo è da sempre vicino alle bambine e ai loro sogni. Già nel 2018 ha istituito il Barbie Dream Gap Project, un’iniziativa globale nata per aumentare la consapevolezza sui limiti che impediscono alle ragazze di raggiungere il loro potenziale.

In questo progetto, Barbie si è legata ad organizzazioni senza scopo di lucro, investendo oltre un milione di dollari per incrementare l’istruzione e la capacità di leadership a favore dell’equità di genere.

Per la Giornata Internazionale della Donna 2022, Barbie ha presentato Role Models,  la sua collezione di 12 bambole ispirate ad altrettante donne pioneristiche scelte in tutto il mondo. Attraverso le loro storie di successo, queste donne fungono da esempio per responsabilizzare la prossima generazione di leader femminili. Nei settori di tecnologia, benessere, istruzione, moda, lifestyle, riconosciamo leader come:

  • Sonia Peronaci (Italia) – Fondatrice di “GialloZafferano”;
  • Shonda Rhimes (Stati Uniti) – Fondatrice della società di produzione televisiva americana Shondaland;
  • Ari Horie (Stati Uniti/Giappone) – Fondatrice e CEO Women’s Startup Lab e Women’s Startup Lab Impact Foundation;
  • Pat McGrath (Regno Unito) – Truccatrice e fondatrice di Pat McGrath Labs; Melissa Sariffodeen (Canada) – CEO e co-fondatrice di Canada e Ladies Learning Code;
  • Adriana Azuara (Messico) – Fondatrice di All4Spas; Doani Emanuela Bertain (Brasile) – Docente e Fondatrice di Sala 8; Jane Martino (Australia) – Presidente e co-fondatrice di Smiling Mind; Lan Yu (Cina) – Stilista;
  • Butet Manurung (Indonesia) – Fondatrice e Direttore di SOKOLA; Tijen Onaran (Germania) – CEO e fondatrice di Global Digital Women e co-fondatrice di ACI Diversity Consulting; Lena Mahfouf (Francia) – Creatrice digitale, videografa e autrice di “Always More”.

giornata internazionale della donna 2022_Barbie role models

 

LEGO | Designer Stories

Lego continua il suo progetto “Rebuilt the world”. Per la Giornata Internazionale della Donna 2022 il brand di costruzioni celebra il fondamentale contributo delle donne nel design dei suoi prodotti.

A supporto delle potenzialità femminili delle prossime generazioni, Lego condivide le storie di designer e le difficoltà nel relativo settore dovute ai diversi pregiudizi di genere.

Ci fa notare inoltre l’enorme mancanza femminile nel campo ingegneristico. Partendo da una progettazione non stereotipata si potranno creare prodotti molto più inclusivi e che aiutino il mondo a rispondere al meglio alla necessità di equità di genere.

PREGA NEWS India | #SheCanCarryBoth

Prega News, il brand di test di gravidanza più conosciuto in India, fa di nuovo sentire la sua voce. Quest’anno la sua campagna #SheCanCarryBoth incoraggia le donne a combattere il pregiudizio della gravidanza nel mondo del lavoro. Questo è un argomento molto discusso ultimamente.

Una donna non deve sentirsi costretta a scegliere tra costruire un suo percorso lavorativo e costruire una famiglia, diventare madre. Il brand sprona dunque le donne a rompere gli stereotipi della dicotomia carriera\famiglia.

Nello spot sono rappresentate tre diverse personalità: la prima ambiziosa e dedita completamente alla carriera, un’altra è una neo mamma e l’ultima, indecisa e insicura su una possibile scelta tra i due ambiti.

Ciò che si evincerà è che l’unica scelta giusta è quella di non rinunciare alle proprie aspirazioni e assecondare ogni singola ambizione.

 

ADIDAS | I’mPossible

È  di recente uscita la campagna Adidas per promuovere la sua vasta gamma di reggiseni. Criticata, apprezzata, discussa: sicuramente di grande effetto. Il brand ha voluto dare la sua visione di inclusività nello sport, senza vergogna, senza discriminazione.

I seni mostrati riflettono la realtà di qualunque donna per cui “Niente è impossibile”. A favore delle donne, contro il body shaming. Ogni seno ha bisogno del suo sostegno: #SupportIsEverything.

 

La celebrazione della donna per Adidas continua, regalandoci uno spot le cui protagoniste sono atlete e donne di successo che, nonostante le diversità oggettive, di genere e di identità, sono riuscite ad abbattere le barriere discriminatorie.

Forte il claim che trasforma la parola “Impossible” in “I’mPossible”. Lo sport unisce, costruisce una comunità basata sull’inclusione, crea l’azione “Per me è possibile” contro quella “è Impossibile”.

 

Giornata Internazionale della Donna 2022: VIVO India | #JoyOfEquality

È ora di smettere di dire alle donne come porsi nella società. È ora di combattere quei pregiudizi che le accompagnano. È ora di andare contro una società preconfezionata che si aspetta che la donna rispetti ogni ruolo stereotipato.

Giocare con le bambole, tingersi i capelli, rimanere un passo dietro l’uomo: tutto questo deve essere (eventualmente) una libera scelta e non una gabbia sociale discriminatoria.

Ogni donna ha il diritto di scegliere come porsi: solo iniziando da questo possiamo parlare di equità di genere.

 

LEGGI ANCHE: Le pubblicità più inclusive per la Giornata Internazionale della Donna (2021)

 

CPB LONDON | Imagine

La creative agency di Londra ha collaborato con l’agenzia di ricerca Perspectus Global per capire come i bambini siano ancora influenzati dagli stereotipi sociali e di genere.

La ricerca ha evidenziato come i diversi ruoli vengano percepiti in modo distinto: “I dottori sono uomini, le infermiere sono donne”. Su 1000 bambini tra i 6 e gli 11 anni, il 45% ritiene che il lavoro di infermiera sia prettamente femminile, Il 60% ritiene che un elettricista sia un uomo, il 39% pensa che chi si debba occupare della casa sia la mamma e il 38% ritiene giusto che sia il papà ad andare al lavoro.

CPB ha creato così la sua campagna “Imagine” in cui, date situazioni comuni e ruoli, suggerisce a chi siano rivolte, rispecchiando il più delle volte il pregiudizio sociale.

CPB london Imagine IWD2022_ninja marketing

 

ALEXA | Donna del Giorno

Alexa qual è la donna del giorno?”, basterà fare questa domanda per conoscere ogni giorno, a partire dall’8 Marzo, le eccellenze femminili tutte italiane.

Alexa celebra le donne e ci racconterà di Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Bebe Vio e tantissime altre che si sono distinte nel proprio campo, dallo sport, alla letteratura, alla tecnologia.

giornata internazionale della donna 2022_ninja marketing

 

COCA-COLA Filippine | Kababae mo’ng tao (2021)

Kababae mo’ng tao” significa “Sei una donna” ma… ancora esiste un ma. Nello spot vediamo donne nella loro semplice quotidianità in cui però aleggia il solito pregiudizio di genere e di comportamento.

Sei una donna ma “non comportarti in modo così sconveniente, non tornare tardi la sera”, si sente ripetere nel video mentre scorrono le immagini di donne che lavorano, che inseguono i loro sogni, che si mettono in situazioni pericolose per seguire le loro passioni.

Coca-Cola è fortemente convinta che le donne abbiamo un ruolo fondamentale nella creazione di comunità ed economie proficue. Infatti, il brand ritiene che per creare un mondo più inclusivo ed abbattere le diseguaglianze, sia necessario lasciare spazio alle donne e costruire una società in cui è gli sia possibile raggiungere il successo.

copertina digital tool

Searchable, MyReaderNumber e Local: i digital tool della settimana

Saresti sorpreso dalle statistiche che misurano quanto tempo perdiamo in attività non strettamente legate al lavoro a causa di una scarsa organizzazione. Per fortuna, ci sono digital tool e strumenti in grado di abbattere queste percentuali e renderci più produttivi (ma anche meno stressati).

Questa settimana vedremo insieme alcune app salva vita, che contribuiranno a ridurre lo stress grazie alle loro geniali intuizioni.

Ecco i digital tool di oggi!

LEGGI ANCHE: Stripo, Spoke e Pitch: i digital tool della settimana

Tutto e subito

Searchable

Sai che rischiamo di sprecare fino al 20% della nostra settimana lavorativa cercando i file di cui abbiamo bisogno tra email, chat, cloud e storage locale? Searchable ti permette di ottimizzare la ricerca grazie all’intelligenza artificiale.

Occhio allo schermo

digital tool della settimana my reader number

Se usi computer, smartphone e tablet per molte ore al giorno e sei preoccupato per la tua vista, puoi testare la tua capacità di lettura con MyReaderNumber.

Si tratta di un test per smartphone alimentato da AR che offre risultati personalizzati, per capire se si ha bisogno di un controllo più approfondito e magari di un paio di occhiali.

Video animati

simplified - digital tool della settimana

I progetti per i social media richiedono sempre nuove risorse. Simplified Animation Maker è il tool che ti permette di creare brevi animazioni in pochi click, condividendoli poi con tutto il team in tempo reale.

Digital tool della settimana: vendere di più con il meteo

digital tool - meteo sales

Tra i punti saldi delle strategie di automazione c’è l’influenza del tempo sul comportamento dei consumatori. L’algoritmo di MeteoSales e la sua AI lavorano per associare prodotti, banner e CTA del tuo eCommerce a specifiche condizioni atmosferiche, convertendo di più. Da testare!

Think globally, act locally

local digital tool della settimana

Vuoi acquistare prodotti del territorio sostenendo l’economia locale senza rinunciare alla comodità della ricerca su Amazon? Local ti permette di fare proprio questo: goderti i tuoi acquisti online contribuendo ad abbattere le emissioni di CO2.

Come sarà leadership del futuro? Gentile e Intergenerazionale

 

  • L’innovazione chiave del lavoro è nella “ripensabilità” della leadership
  • I modelli di leadership cambiano verso l’adattività e lo scambio tra generazioni
  • Una “Age-ile Leadership” per il futuro intergenerazionale

 

Più di cento anni fa, i manager e i leader sapevano esattamente cosa fare: trovare persone che svolgessero il lavoro richiesto, dire loro cosa fare e accertarsi che seguissero con precisioni gli ordini.

L’approccio ingegneristico gestionale di Taylor rese scientifico questo approccio: gli ingegneri industriali mappavano i processi di lavoro efficienti e i capi si accertavano che il lavoro venisse svolto. Col passare del tempo le cose sono cambiate e i lavoratori hanno portato nuove abilità e attitudini al lavoro, con tutta la reticenza nell’accettare delle istruzioni in maniera passiva.

La famosa teoria Y di Douglas Mc Gregor rappresentava già negli anni ‘80 uno stile diverso: ascoltare, avere fiducia nei dipendenti, incoraggiare, far assumere delle responsabilità erano i mantra; ma per quanto se ne sia parlato negli anni, la versione applicata fino ad oggi è forse un ibrido, dove in molti casi si alza meno la voce e non si impartiscono degli ordini militareschi, ma non ci sono dubbi su chi è che prende le decisioni e quale sia la piramide gerarchica delle responsabilità.

C’è da dire che i manager degli ultimi trent’anni non potevano comportarsi in modo diverso, poiché si è continuato a giudicarli e a premiarli in base a indicatori di risultato (obiettivi di vendita, di costo e i budget, etc.) Ed è così che i manager, come i capi fabbrica di cento anni fa, hanno continuato a interpretare il loro ruolo di “leader” assicurandosi che gli altri facessero il loro lavoro; in molte occasioni si sono messi a lavorare senza sosta e facendo lavorare anche gli altri nello stesso modo, indicando dettagliatamente i compiti ai propri sottoposti e addirittura, facendo alcune mansioni al posto loro.

 

trend della formazione

Gli stili di leadership che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare le organizzazioni odierne, esprimono sostanzialmente la capacità di dare stabilità a dei piani prestabiliti, sintetizzabile nella parola “execution”.

Le pratiche di management su cui si fonda la leadership, la cultura che ne deriva, i sistemi di misurazione e controllo e (non ultimo) il processo decisionale collegato alle responsabilità, non sono state disegnate per configurarsi negli attuali sistemi valoriali che sono invece altamente dinamici, interconnessi e complessi, ma processi che hanno come principio la massima efficienza ed efficacia, dovuto proprio all’approccio “predict and control”, che si è sviluppato con la visione tayloristica delle organizzazioni produttive, imprese-macchina.

Oggi è palese che non è più possibile mantenere questo stile di gestione.

Il business è cambiato radicalmente e più volte: alcune realtà sono crollate, mentre l’ecosistema startup è cresciuto a dismisura. Per imprevedibilità degli eventi, mutevolezza degli obiettivi, velocità dell’innovazione e della tecnologia, ma anche soprattutto per cambiamento culturale.

Come ricorda Matteo Sola nella prefazione al volume di Michael Lopp, oggi la leadership è in crisi.  L’idea di un capo superuomo, che ha sempre la decisione giusta in tasca e che vede più lontano di tutti è un’illusione che tutti abbiamo compreso.

I “capi” di oggi sono sfiniti, inarrivabili, affannati e appesantiti da una mole di perdite di tempo, di gangli burocratici e politici all’interno dell’organizzazione. Le soluzioni che vengono continuamente proposte e i “modelli” di leadership sono ormai centinaia e il “Leader” deve assurgere a decine di ruoli attitudinali in contemporanea: attento ai risultati ma anche alle persone, deciso ma gentile, visionario ma situazionale, aperto ma carismatico, innovatore ma garante della tradizione culturale aziendale, e così via.

Il cambiamento epocale è stato segnato anche da alcuni effetti inevitabili che oggi si palesano ancora di più.

Come veniva espresso nel 2015 dagli studi Gallup, il 75% delle persone lasciava il lavoro per “allontanarsi dal proprio manager” a un certo punto della propria carriera. Molte persone che abbandonano il proprio lavoro continuano a farlo anche a causa di un cattivo manager.

In pratica, i dipendenti possono essere attratti dai brand (e oggi forse meno di prima) ma fuggono dai manager.

LEGGI ANCHE: Lasciare il lavoro è virale: la Gen Z festeggia il licenziamento sui social

Oggi potremmo dire che con la vita “pandemica”, la causa non sia solo nella cattiva leadership. Questa è solo l’esemplificazione di quello che è un modello manageriale e organizzativo che negli anni non ha tenuto conto del benessere psico-fisico, della complessità e dell’evoluzione culturale a cui siamo arrivati.

colloquio di lavoro - leadership

Leadership = Management?

Un peccato originale che viene spesso compiuto in ambito aziendale è quello di utilizzare Management e Leadership come sinonimi.

Considerare la leadership come la caratteristica di chi ha il compito di guidare dei “follower” e quindi proporzionarla semplicemente alla gestione delle anime che lavorano in un team, o in un dipartimento, può essere fuorviante.

Fino a non molto tempo fa, la leadership era considerata come un ambito con competenze e caratteristiche molto distanti da quelle che contraddistinguevano il management. Principalmente a causa del tipo di funzione attribuita ai due ambiti: il management, più focalizzato sulla ricerca delle modalità operative ottimali e della corretta pianificazione per svolgere precise attività (come l’efficientamento dei processi, con orizzonti temporali definiti e guidati dal rispetto dei piani operativi); la leadership, invece, interessata a trovare il perché delle cose e con un orizzonte più ampio, alla ricerca di nuovi spazi e con una prospettiva visionaria.

Ma il vero nodo cruciale sta nel concetto di responsabilità: questa sempre di più riguarda decisioni prese in condizioni di incompletezza informativa, di incertezza e dubbio.

Quando i manager non possiedono strumenti per essere certi dell’esito delle strategie, e devono comunque decidere senza essere sicuri di poter allineare gli altri, allora in quei momenti possono dimostrare di essere anche dei leader. Si tratta di quei meccanismi di presa delle decisioni che non è il sistema (o le regole dell’organizzazione) a richiedere: perché fanno sì che il “leader” debba prenderle senza che derivino da richieste precise, e dal fatto che si deve andare oltre il confine dell’esistente, come quando si innescano i trigger dell’innovazione.

leadership e lavoro

Quest’ultima, infatti, richiede l’applicazione di una leadership dalle caratteristiche più condivise e condivisibili: sfidare lo status quo, avere una visione di lungo periodo, favorire il cambiamento, saper ispirare, lavorare con le idee e le persone, e così via.

Ma come cambiano le prospettive con le situazioni, ormai consolidate, di gestione di una forza lavoro sempre più multigenerazionale?

LEGGI ANCHE: Una “workforce a 5G”: le sfide generazionali nel mondo del lavoro

Leadership e nuove generazioni

Per la maggior parte delle loro carriere, ai Baby Boomers e alla Gen X è stato detto di fare le cose, raggiungere i risultati, indipendentemente da ciò che dovevano sacrificare a livello di processo. I leader sono stati identificati con quelli che lavorano a tarda notte e nei fine settimana a scapito del sonno, dell’esercizio fisico, del tempo personale e familiare.

Poiché questo è tutto ciò che sanno e che hanno imparato con l’esperienza, spesso si aspettano lo stesso dai loro dipendenti: il che purtroppo li fa apparire insensibili e indifferenti e contribuisce inevitabilmente alla discordia tra le generazioni.

Un primo cambiamento di mindset dovrebbe mirare ad aiutare i leader a capire che il loro approccio al lavoro non è salutare o sostenibile. A causa del modo in cui sono stati cresciuti e della pressione che hanno esercitato su sé stessi, le generazioni più anziane hanno un forte senso del dovere e credono che il loro team si aspetti che siano le prime a presentarsi “in ufficio” e le ultime ad andarsene, come un sergente o un capitano di una nave (tra l’altro oggi un numero significativamente inferiore di giovani ha esperienza o familiarità con la leva militare, il che aiuta a spiegare perché in strutture e luoghi di lavoro formali e gerarchici potrebbero non sentirsi a loro agio).

Spesso i senior manager non comprendono che per trovare l’energia per soddisfare le crescenti richieste della loro squadra, devono diventare più sensibili ai propri bisogni.

Colmare il divario tra generazioni deve iniziare con la convinzione che tutti i dipendenti, indipendentemente dall’età, hanno un bisogno innato di trovare uno scopo e un equilibrio nella loro vita.

Il ricambio generazionale come motore del cambiamento

Purtroppo, la maggior parte dei Baby Boomers e della Gen X è cresciuta con l’idea distorta che queste cose non siano importanti (i problemi di salute mentale, ad esempio, fino a poco tempo fa, e tuttora in molti contesti, sono considerati un tabù e non è opportuno parlarne) e questo impedisce loro di entrare in connessione con le nuove generazioni.

Se i leader hanno uno scopo e trovano un significato in ciò che fanno, influenzeranno l’intera squadra.

Se i leader hanno un’elevata energia che gestiscono bene attraverso l’alimentazione, il sonno e l’equilibrio tra lavoro e vita, desidereranno lo stesso anche per i loro dipendenti. Sfortunatamente, in pochi sono in grado di ammetterlo per paura che questo influisca negativamente sulla propria carriera.

Naturalmente, questo provoca danni su più fronti: i dipendenti senior, induriti da queste pratiche “tossiche”, si concentrano nel fare solo ciò che sanno fare meglio, sentendosi inadatti se vengono inseriti in nuovi ruoli, perdendo interesse e motivazioni. I giovani dipendenti, attratti dalla promessa di leader stimolanti che sosterranno il loro sviluppo, si sentono ingannati e se ne vanno.

 

 

Le nuove generazioni al lavoro oggi, non si accontentano di certo di una relazione “benefattore-beneficiario”, (“caro giovane, ti faccio un favore a farti crescere e lavorare con noi”): vogliono lavorare al fianco di leader che possano ispirarli, che siano autentici, con cui possono relazionarsi informalmente, e che possano sfruttare i loro attributi unici dati dall’esperienza per aiutarli a sbloccare il loro vero potenziale e diventare dei “leader del futuro”.

Da bambini, molti Millennial hanno ricevuto più attenzione da genitori e insegnanti rispetto alle generazioni precedenti. Inoltre, le nuove generazioni sono più istruite ma con meno esperienza lavorativa.

E può capitare che, al di là delle figure scolastiche e accademiche, non abbiamo mai avuto un “capo”. Questo influisce sulle loro aspettative relative a feedback, tutoring, supporto da parte dei leader e altre esperienze sul posto di lavoro.

Ricordiamo inoltre che, sebbene Internet e i social media abbiano avuto un impatto su tutte le generazioni, i Millennial e la Generazione Z non hanno mai conosciuto un mondo senza il riconoscimento immediato e continuo e l’infinita disponibilità di informazioni a cui ora abbiamo accesso. Questo non può che contribuire alle aspettative dei giovani dipendenti di una comunicazione e una conoscenza più continue e coerenti.

Secondo Lindsey Pollak,  lo stile di leadership più efficace per ottenere i migliori risultati da tutte le generazioni è quello di essere dei coach. Gli allenatori guidano e supportano (invece di comandare e controllare) ogni persona per il suo più grande sviluppo del potenziale e per ottenere un risultato vincente condiviso.

Come suggerisce inoltre Rachele Focardi per far crescere tra le nuove generazioni in azienda nuovi leader è importante:

  • Non “modellarli” alle regole aziendali ma aiutarli a scoprire i loro veri potenziali.
  • Fare loro Empowerment e farli sentire “al sicuro”.
  • Offrire loro un percorso multidimensionale verso la leadership e attraverso le esperienze di più stili manageriali diversi fra loro.
  • Dare loro visibilità interna e consentire loro di avere un impatto: dalla partecipazione ai board meeting alle challenge interne su progetti trasversali.

In merito a quest’ultimo punto, come illustra Alessia Canfarini, sarà capitato a molti di essere stati coinvolti in compiti più grandi rispetto alla mansione principale del proprio lavoro: ad esempio partecipare a un evento aziendale riservato a un livello organizzativo più alto, far parte di una community professionale su temi di innovazione o a una task force per risolvere un problema specifico.

Sono queste le situazioni nelle quali per l’individuo è necessario determinare una responsabilità personale importante. In questi contesti, la capacità di esprimere “leadership” da parte di chi ha una minore seniority o esprime una posizione manageriale subalterna è soprattutto fondata sulla competenza e sulla capacità di portare un nuovo punto di vista nella risoluzione di un problema.

Le distanze organizzative si riducono fino ad annullarsi in queste circostanze e il contributo dato dal singolo viene valorizzato a prescindere da quelli che sono i job title e gli anni di vita aziendale.

In definitiva, l’abbinamento di successo tra manager e dipendente è un processo delicato, che richiede tempo e un’attenta considerazione. Non si tratta solo di obiettivi e competenze condivisi, ma di interessi, valori, rituali e stili di comunicazione complementari comuni.

Senza queste accortezze, l’organizzazione finisce per perdere sia le singole risorse senior che i giovani talenti ad alto potenziale. Allo stesso tempo, le esperienze critiche rafforzano la sfiducia reciproca e il velato risentimento tra le generazioni e, per finire, il brand subisce un enorme danno.

 

I leader di domani dovranno affrontare una serie completamente nuova di sfide e richiederanno una serie completamente nuova di skills per prosperare, in particolare in un mondo post-Covid. Sarà particolarmente importante essere in grado di identificare manager con una visione per il futuro e una forte mentalità intergenerazionale per supportarli in questo viaggio. Soprattutto perché le generazioni più anziane dovranno preparare le nuove generazioni a sfide che loro stesse non hanno mai dovuto affrontare.

Una “Age-ile Leadership” per il futuro intergenerazionale nelle organizzazioni

La realtà è che se il mondo è così VUCA, anche la formula magica del leader probabilmente non esiste.

Iniziano a vedersi casi in cui alcune organizzazioni hanno deciso di disfarsi della figura mitologica del leader, puntando su una crescita delle dinamiche di self-management, di governance distribuita, di gruppi di lavoro che funzionano anche senza un manager “preposto”.

Già qualche anno fa Frederic Laloux descriveva le “Teal organizations” come modello di integrazione che a “matrioska” non si pone in alternativa ai modelli già esistenti ma li racchiude e integra attraverso una visione sistemica e olistica fondata sui principi di self-management, pienezza e di proposito evolutivo.

Mentre le organizzazioni si trovano ad affrontare sfide sempre più complesse, la leadership può iniziare ad assumere caratteristiche più collaborative, assicurando una comunicazione aperta e fondata sulla fiducia, che renda possibile una vera innovazione umana e non solo tecnologica.

Edgar e Peter Schein invitano a una forma ripensata di leadership che richiama addirittura all’umiltà, basata su una profonda comprensione delle complessità legate alle relazioni interpersonali, e dove l’attenzione si focalizza sulle dinamiche di gruppo.

Sta poi prendendo forma nell’ultimo periodo anche la declinazione di una leadership “gentile”, caratterizzata dallo spirito di squadra, dal riconoscimento dei fallimenti, dal raggiungimento degli obiettivi senza imposizione di idee e metodi, non colpevolizzante e che sa ascoltare e gratificare.

Ed ecco che le parole chiave come fiducia, sincerità, trasparenza, pazienza, sensibilità e gentilezza sembrano essere gli ingredienti per una nuova leadership a più livelli: una vera chiave di volta per favorire la creatività, l’adattabilità, e l’agilità di cui le organizzazioni hanno bisogno per sopravvivere e crescere, accompagnata necessariamente da buone pratiche di feedback e delega, di gestione del tempo, dei meeting, dei one-to-one periodici, ma anche dello storytelling, della gamification e del networking.

Ma il cambio di passo per rendere attuative e concrete queste linee tracciate dagli studiosi di leadership risiede nella prospettiva intergenerazionale unita ai principi di adattività Agile HR. Tutte le generazioni vogliono, in fondo, la stessa cosa: essere riconosciute e vivere il proprio lavoro con crescita e benessere.

La disciplina Agile propone di gestire le organizzazioni sempre di più come organismi dotati di comportamenti circostanziati e le pratiche di leadership dovranno fare sempre più riferimento all’adattività e sempre meno a strutture gerarchiche rigidamente definite.

leadership

E un gruppo dirigente agile è una componente essenziale per un’impresa che sia davvero intergenerazionale.

I membri, infatti, che agiscono come un team di strategia agile sono dediti al bene superiore piuttosto che agli interessi dei propri silos e il loro scopo è quello di aiutare l’intera organizzazione ad avere successo, agendo in maniera inclusiva, comunicando in maniera autentica e trasparente, facendo da allenatori e costruendo cicli continui di apprendimento. La collaborazione trasversale tra expertise dei senior e nuove conoscenze dei junior rappresenterà sempre di più l’ibridazione delle competenze che richiedono le nuove dinamiche di mercato.

La transizione “age-ile” dei leader passa anche sulla riflessione in termini di creazione di valore per i propri team: aiutare le persone ad imparare facendo, a renderli autonomi e capaci di gestire l’azienda, concentrandosi sulla definizione delle priorità e sulla rimozione delle barriere che ostacolano i team.

Infine, abbracciare il fallimento come strada di apprendimento e miglioramento continuo rappresenta ormai il quotidiano per le organizzazioni che vogliono essere costantemente alla ricerca di un purpose: insegnare a fallire nello sviluppo di iniziative senza esporre a rischi troppo alti la propria organizzazione è un obiettivo che può essere seguito se si lavora sul cambiamento culturale tra la prospettiva di performance senza fragilità della visione adulta con la vulnerabilità e l’incertezza propria dell’impulso giovanile senza esperienza.

best adv febbraio 2022

Volkswagen, Superdrug e Women’s Aid: i migliori annunci stampa di febbraio 2022

Quando si pensa a febbraio, uno degli appuntamenti che salta subito all’attenzione è il giorno di San Valentino. Nella selezione dei migliori annunci stampa del mese, non poteva quindi mancare una campagna a tema, anche se qui il taglio è abbastanza singolare: al centro, l’importanza di individuare per tempo i comportamenti “mascherati da amore”, che invece identificano un potenziale rischio, rendendo tossica la relazione.

Affrontiamo anche il tema della prevenzione del cancro al seno con la campagna di Superdrug che invita all’autopalpazione per accorgersi il prima possibile di eventuali anomalie.

Poi guida sicura, influenza e trading. Ecco i best ad di febbraio selezionati per voi dai Ninja.

LEGGI ANCHE: SKY express, Happy Dog e Sirona Hygiene: i migliori annunci stampa di gennaio

Superdrug – Itty Titty

Superdrug ha lanciato Itty Titty, la sua nuova campagna per incoraggiare le giovani dai 18 ai 35 anni alla prevenzione, controllando periodicamente il proprio seno.

Con quasi due terzi (64%) delle donne tra i 18 e i 35 anni che non fanno questo tipo di auto-controllo ogni mese e con una donna su sette colpita dal cancro al seno nel corso della sua vita, la pratica va assolutamente incentivata.

L’intenzione è quella di aumentare il livello di consapevolezza incoraggiando le donne a controllarsi regolarmente.

La campagna Itty Titty prevede la consegna di un volantino gratuito Itty Titty quando vengono ordinate online dai Superdrug Online Doctor o ritirate pillole contraccettive   in quattro delle farmacie Superdrug – London The Strand, Battersea, Islington e Manchester-Piccadilly.

L’opuscolo include 12 paia di adesivi Itty Titty e incoraggia le persone ad attaccarne un paio su ogni blister, come promemoria visivo per controllare il seno alla ricerca di eventuali anomalie.

annunci stampa di febbraio Itty Titty

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Advertising Agency: Grey, London, UK

Annunci stampa di febbraio: Saham Rakyat – Let’s Talk Stocks

Il trading azionario è spesso considerato una questione complicata: linguaggio tecnico, spesso in una lingua straniera, tendono ad allontanare il settore dalle persone comuni.

Saham Rakyat di Samuel Sekuritas (una società di consulenza finanziaria con sede in Indonesia) è convinta che ognuno di noi possa comprendere meglio il trading azionario e ha sviluppato un’applicazione per “educare” il popolo indonesiano sul tema.

Con il messaggio “Let’s Talk Stocks” abbiamo voluto rompere lo stigma e la confusione sull’argomento e aiutare a comprendere il linguaggio del trading azionario. Che non è affatto una lingua aliena.

annunci stampa di febbraio 2022 - let's talk stocks 06

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Agency: LUP, Jakarta, Indonesia

Women’s Aid – Love Is…

La campagna pro bono Digital Out of Home e social di Engine Creative è stata realizzata per Women’s Aid e diffusa a livello nazionale il giorno di San Valentino.

Il brief ha l’obiettivo di sconvolgere le aspettative delle persone sulla festa degli innamorati, momento in cui le relazioni sentimentali sono sotto i riflettori, mostrando apertamente i segnali di relazioni malsane, controlli coercitivi, spie d’allarme.

In un giorno in cui tutti si affannano a spiegarci cos’è l’amore e cosa dovrebbe essere, Engine Creative ci mostra quello che amore proprio non è.

love is not 01

love is not love is not love is not love is not love is not love is not

Advertising Agency: Engine Creative
Creative Director: Christopher Ringsell
Creative Team: Charlotte Watmough, Holly Fallows
Strategy: Katherine Morris, Kathryn Loosley
Account Management: Marianne Roberts, Katherine Thompson
Project Management: Penny McNally
Design: Tony Cianci, Joe Chakravorty, Maya Summers
Partner Credits
Marketing Assistant, J&M Brands (Netherlands): Sophie Hoyng
Brand Manager, Rocket Licensing (UK): Melissa Satterly
Joint Managing Director, Rocket Licensing (UK): Charlie Donaldson
Licensing Co-ordinator, Rocket Licensing (UK): Emily Morgan

Annunci stampa di febbraio: Volkswagen – See everything. Miss nothing.

Gli innovativi fari a matrice LED IQ.Light sono dotati di un controllo interattivo della luce che rende la guida notturna più confortevole, in modo da aumentare al massimo la sicurezza.

Vedere tutto per non perdersi nulla (proprio come farebbe un gufo).

Migliori annunci stampa di febbraio 2022 - volkswagen

Advertising Agency: DDB Azerbaijan, Baku, Azerbaijan
Creative Director: Vassilis Panagiotopoulos
Senior Art Director: Shahin Aliyev
Copywriter: Vassilis Panagiotopoulos

Pitkin County COVID-19 Response and Recovery – Oh, the places Flu will go

“Oh, the places Flu will go” è la campagna di Pitkin County COVID-19 Response and Recovery per sottolineare quanto sia importante non sottovalutare la necessità del vaccino anti influenza, anche se i riflettori sono stati per lungo tempo puntati sulla profilassi contro il COVID.

In questa creatività, “Influenza” viene personificata e collocata in ambienti familiari che tutti frequentiamo, come autobus e supermercati. Per questo, conviene adottare misure in grado di difenderci dal contagio.

FLU - annunci stampa di febbraio 03

FLU - annunci stampa di febbraio 03

FLU - annunci stampa di febbraio 03

FLU - annunci stampa di febbraio 03

Advertising Agency: Wedeln Design Company, Aspen, Colorado, United States of America
Copy Writing: Rachel Brenneman, Tracy Trulove

I segreti per far funzionare una strategia digitale: segui le dirette Ninja su Instagram

Con lo sviluppo incessante delle tecnologie e l’aumento progressivo della concorrenza, essere costantemente informati e aggiornati diventa un’esigenza imprescindibile tanto per le aziende quanto per le singole persone.

Il ritorno di questo investimento in termini di produttività è altissimo e i rischi di sottovalutarne l’efficacia possono condizionare seriamente la salute di un’impresa ma anche il percorso professionale di ogni professionista.

Le occasioni di specializzarsi attraverso upskilling e reskilling non mancano: esistono percorsi formativi consistenti e strutturati in grado di permetterci di acquisire competenze totalmente nuove o rinforzare gli aspetti che abbiamo tralasciato nel tempo.

LEGGI ANCHE: Digital Factory: il miglior percorso pratico per diventare Digital Strategist

formazione aziendale nel 2020

A nostra disposizione ci sono molte opportunità per non rimanere indietro: webinar gratuiti, talk e seminari possono essere seguiti online in diretta (o in differita) per assicurarsi di ottenere una panoramica globale sulle novità e, perché no, individuare i temi da approfondire successivamente in un percorso più formale.

Le dirette Instagram di Ninja Academy

Per questo Ninja Academy ha stilato un calendario di appuntamenti settimanali per scovare alcuni dei più interessanti case study e commentarli con i migliori esperti di Digital Marketing in circolazione.

Il primo appuntamento è in programma mercoledì 2 marzo alle ore 13, con la Instagram Live “Fare community oggi: ironia, disagio e altri trend”.

dirette ninja - cose brutte impaginate belle

Mirko Pallera e Adele Savarese faranno una chiacchierata con Andrea Antoni, Founder di Cose Brutte Impaginate Belle, un progetto grafico e di storytelling nato in pieno lockdown e diventato celebre con la raccolta di stories “La Situa”, e con Orazio Spoto, Instagram Expert & Presidente di Instagramers Italia, nonché docente del corso “Instagram Royale” e co autore, con Antoni, del libro “Instagram Community Creatività”.

Ecco alcune delle domande a cui Andrea e Orazio risponderanno durante la diretta:

  • Cosa fa funzionare oggi una community?
  • Quali sono le parole chiave per scatenare l’interazione?
  • Quali i migliori case study a cui ispirarsi?

Al termine della live, ci sarà un annuncio importante per chi vuole rendere ancora più profondo e completo l’aggiornamento nel Digital Marketing.

<< Vuoi partecipare alle dirette e inviare le tue domande agli ospiti? Segui la pagina Ninja Academy <<

 

diretta instagram Ninja Academy - cose brutte impaginate bene

Le prossime dirette Ninja in programma

Venerdì 4 marzo ore 13

Da pagina social ad agenzia creativa: il caso Legolize

con Mattia Marangon, Samuele Rovituso & Pietro Alcaro, Co founder di Legolize

Dirette Instagram Ninja Academy


Lunedì 7 marzo ore 13

Come creare un business da zero e renderlo scalabile

con Mario Di Girolamo, Business & Growth ZERO e con Alessio Pieroni, Digital Strategist, già Apple e Mindvalley


Mercoledì 9 marzo ore 13

Come costruire un piano di Influencer Marketing perfetto

con Giorgia Di Basilio, Influencer Marketing Specialist e con Lorenzo Ferrari, Founder di smarTalks


Giovedì 10 marzo ore 13

Content e social: le keyword che influenzano l’engagement

con Sergio Tranchino, Founder di Amore Asintomatico e con Gaia Banfi, SEO Copywriter

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Gli appuntamenti sono work in progress e altri eventi in diretta verranno aggiunti alla lista.

Nuovi ospiti ed esperti metteranno a disposizione della community Ninja esperienze e consigli attraverso casi di studio e best practice.

>> Segui la pagina Instagram Ninja Academy per non perdere le live e scoprire le prossime novità <<

tiktok video 10 minuti

Novità TikTok: ora i video possono durare 10 minuti

Ci sono tanti cambiamenti in atto nel mondo delle piattaforme social e tra queste non poteva di certo esimersi una delle più amate e utilizzate dalla gen Z, TikTok. L’annuncio è di qualche ora fa e riguarda, nella fattispecie, la durata dei video. TikTok infatti ha deciso di estendere la durata massima dei video fino a 10 minuti e non limitarla più a 3 minuti, come deciso la scorsa estate.

Come sta cambiando TikTok

TikTok nasce come piattaforma di video brevi, ma nel tempo è mutata sempre più. Una realtà che è cresciuta e sta crescendo insieme ai suoi giovanissimi utenti, anche se sempre più persone di diverse generazioni si stanno avvicinando a questo social.

E infatti sta testando da un po’ nuovi caricamenti video sempre più lunghi. Nel luglio scorso aveva esteso la durata dei video fino a 3 minuti, ma questo ultimo aggiornamento è l’aumento più grande mai realizzato, e sarà presto disponibile per tutti.

TikTok

Perché estendere sempre più la durata dei video

Un portavoce dell’azienda, in una recente dichiarazione, ha affermato che l’idea di fondo di questa nuova possibilità di video più estesi è dovuta al fatto di voler aiutare le persone a esprimere senza freni tutto il proprio potenziale creativo. E con la possibilità di caricare video della durata massima di 10 minuti, non ci saranno più quei limiti che impongono un tipo di contenuto a volte troppo ridotto. Lo scopo quindi è quello di offrire alla propria community più tempo per creare e divertirsi su TikTok.

Aumentare la durata dei video per essere più competitivi con gli altri social

Sebbene la rapida ascesa di TikTok sia stata fondata su un flusso infinito di video brevi e su misura per catturare l’attenzione degli utenti, il social sta spingendo sempre più verso contenuti più lunghi da un po’ di tempo ormai. I video più lunghi consentono a TikTok di competere meglio soprattutto con YouTube, che tende a contenuti lunghi, oltre al desiderio di rivolgersi a un pubblico più variegato e aumentare il tempo di coinvolgimento complessivo sull’app.

Attenzione però…

Sta di fatto che il passaggio a contenuti più lunghi potrebbe influire negativamente su TikTok limitando la quantità di dati che può raccogliere sulle abitudini di visione degli utenti. Questo è ciò che le consente, in primo luogo, di personalizzare gli algoritmi che utilizza per attirare il suo pubblico. Ottenere la giusta lunghezza del contenuto è una sorta di equilibrio da raggiungere per rendere l’App unica.

E gli altri social?

Ironia della sorte, mentre TikTok si espande per offrire ai creator e utenti in generale dei contenuti più lunghi, i suoi rivali, spinti proprio dal suo successo, stanno facendo il contrario. Instagram ha lanciato video in forma abbreviata sotto forma di Reels, stessa cosa, di pochi giorni fa l’annuncio, anche per Facebook. YouTube ha i suoi “cortometraggi” chiamati YouTube Shorts e Snapchat i suoi Spotlight. Tutte queste realtà stanno cercando di capire come utilizzare al meglio la potenzialità dei video.

LEGGI ANCHE: I Reels arrivano anche su Facebook

Come TikTok presenterà i contenuti più lunghi?

C’è da sottolineare che i contenuti in formato più lungo sono, in generale, anche più facili da monetizzare e mantengono le persone sulla piattaforma più tempo. TikTok dovrà però capire esattamente come posizionare e presentare adesso questi video sulla sua piattaforma. Forse creerà una sezione dedicata ai video più lunghi? Gli utenti si abitueranno o si stancheranno di guardare un video più esteso non avendolo mai fatto su questo social?

Noi siamo curiosissimi!

posizionamento seo - copertina TIM

TIM e la SEO che fa da “cane da guardia” ai risultati

Il posizionamento SEO come cuore della strategia digitale di un brand ad alta notorietà. Quali sono i segreti e le sfide di un SEO Specialist di un colosso delle telecomunicazioni?

Ne abbiamo parlato con Eduardo Del Gado, Specialista SEO di TIM, una delle organizzazioni protagoniste dell’edizione 2021 della Digital Factory di Ninja Academy.

eduardo del gado posizionamento seo tim

LEGGI ANCHE: Unicef: la sfida di fare Lead Generation e Growth Hacking per il non profit

Quali sono le funzioni e le sfide del posizionamento SEO per un brand leader di settore?

Agire sulla parte on-site del sito di una grande azienda non è un’attività che può essere facilmente gestita dall’esterno. Inoltre, per un leader di settore, la principale sfida non si riduce all’acquisizione di backlink che, al contrario, proliferano con una certa spontaneità, dato l’alto livello di notorietà del marchio e di conseguenza al lancio delle nuove offerte.

Per questo motivo diventa assolutamente determinante gestire alla perfezione quello che lo spider di Google recepisce durante la fase di scansione e sfruttare, quindi, al massimo la popularity che deriva dalla brand awareness per lo sviluppo dei posizionamenti.

Quante figure concorrono alla strategia SEO dell’azienda?

Attualmente la parte di strategia viene gestita dal SEO Specialist, che è parte del team che si occupa della performance su tutti i canali digital. Questo ci permette di portare avanti un approccio universale nell’ottimizzazione, che a mio avviso è una prerogativa fondamentale per ottenere risultati sia sul breve che sul lungo periodo.

Per quanto riguarda la parte operativa, di chi effettivamente si occupa dell’implementazione degli interventi, possiamo dire che tutti i gruppi della Tribe che gestisce il sito sono coinvolti nelle attività SEO. Inoltre, per quello che riguarda i contenuti e la strategia keyword, vengono coinvolti anche i settori di Marketing, Comunicazione e Legali.

Quali sono i fattori di posizionamento SEO e quanto è importante oggi aggiornare periodicamente la strategia?

Gli ultimi studi sui fattori di posizionamento portati avanti dai principali blog di settore hanno dovuto adottare delle tavole periodiche degli elementi per classificarli e sintetizzarli.

Si parla di oltre 200 elementi per cui si è costruito un indice di correlazione basato sugli esperimenti e le osservazioni degli esperti del settore. Le ultime risposte ufficiali di Google sull’argomento parlano di un numero infinito di fattori che variano di ricerca in ricerca.

Per mia esperienza, la prerogativa fondamentale per lo sviluppo del posizionamento organico è appunto l’aggiornamento periodico della strategia keyword. In parole povere: puntare la giusta keyword con la giusta pagina. Fermo restando che lo stesso vale per gli aspetti legati ai link esterni, quindi, il monitoraggio e la pulizia continui del profilo off-site.

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Quali sono i principali ostacoli a un buon posizionamento e come eluderli?

Il principale problema che noto analizzando siti grandi e piccoli riguarda l’architettura delle informazioni e il modo in cui vengono organizzati i contenuti e la navigazione fra le diverse sezioni.

Soprattutto nel caso in cui l’aggiornamento sia frequente, risulta spesso difficile rispettare una struttura razionale e coerente nel tempo. La ricetta più efficace, a mio avviso, risiede nello studio di una strategia a lungo termine, aggiornata periodicamente, che garantisca la copertura dei diversi topic di posizionamento.

posizionamento seo

Best practice e strumenti per la ricerca keywords

Personalmente trovo determinante l’utilizzo dei dati forniti da Google sui volumi di ricerca medi mensili. La copertura di tutte le ricerche che rientrano nella stessa macro-categoria con le diverse pagine di una sezione, a mio avviso, è l’unica strada per vincere la concorrenza sulle ricerche più competitive.

Tutta questa analisi diventa ancora più efficace se si ha la possibilità di conoscere i volumi effettivi guardando i dati relativi agli annunci di Google Ads.

Oggi gli UGC possono essere preziosi alleati del posizionamento: come integrarli efficacemente?

Credo che l’integrazione di contenuti generati dagli utenti sia ormai una necessità imprescindibile, soprattutto per un sito di eCommerce. Ci sono specifiche piattaforme che sono cresciute tanto negli ultimi anni, seguendo il modello di Tripadvisor, e diventa quindi altrettanto determinante aggregare più dati possibili, per fornire recensioni efficaci ed affidabili.

Questo comporta però sicuramente l’utilizzo di ulteriori chiamate javascript che vanno ottimizzate rispetto alla timeline di caricamento della pagina. Inoltre, diventa anche importantissimo l’utilizzo di Schema.org per trasferire queste informazioni direttamente sui risultati di ricerca ed influenzarne quindi positivamente il CTR.

Quanto è utile l’auto referenziamento esterno?

Le citazioni del proprio brand sono parte fondamentale dello sviluppo del profilo off-site. In passato si lavorava nello specifico per ottenere link in corrispondenza delle citazioni. Con l’avvento degli aggiornamenti dell’algoritmo che puntavano a penalizzare i link non naturali (Penguin ed i suoi vari roll-out), a mio avviso è diventato rischioso.

Rimane però fisiologico citare il proprio brand in occasione, ad esempio, di un’intervista, quanto può apparire poco naturale inserire un link che punti al proprio sito. In determinate circostanze, però, quando risulta utile all’utente, può avere senso farlo e lo stesso Google ne è stato protagonista.

ecommerce marketing

Come condurre una corretta analisi dei competitor lato SEO?

La questione fondamentale fa sempre capo alla strategia keyword, bisogna infatti selezionare le giuste keyword non-brand che abbiano significativi volumi di ricerca. In secondo luogo, occorre selezionare i fattori di posizionamento da indagare per capire come fanno i competitor a posizionarsi più in alto su determinate ricerche oppure gli elementi che ci consentono di vincere la competizione.

Infine, il risultato di quest’analisi risiede nella definizione dei giusti interventi per l’aumento del traffico e delle conversioni dai risultati organici dei motori di ricerca.

Quali competenze non possono mancare oggi a uno specialista SEO?

La pazienza. Perché è sempre difficile trovare il tempo ed il budget necessari per l’implementazione degli interventi tecnici. Inoltre, bisogna svolgere la funzione del cane da guardia per evitare che ulteriori azioni inficino i risultati raggiunti.

La perseveranza. Perché molto spesso il valore del proprio lavoro e dei risultati ottenuti si osservano sul lungo periodo.

La versatilità. Perché questa è indispensabile per confrontarsi con le varie figure che lavorano alla realizzazione delle pagine di un sito internet.

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Stripo, Spoke e Pitch: i digital tool della settimana

Ottimizzare i tempi e le modalità di task e procedure può fare la differenza tra una giornata storta e una proficua sessione lavorativa. Per questo, la selezione dei nostri digital tool è sempre a disposizione ogni settimana: trucchi e consigli per trasformarti un PRO della scrivania, del computer e dei file excel.

Nella selezione di oggi troviamo tool per creators, strumenti per ottimizzare le presentazioni e per creare messaggi di posta accattivanti.

LEGGI ANCHE: Ovy, Dino Game e Yat: i digital tool della settimana

Sottotitoli

digital tool della settimana spoke

Sono ormai un must have per qualsiasi video. Anzi forse possono essere addirittura più importanti per le clip brevi, che gli utenti vedono scorrere senza audio nei feed social. Per creare sottotitoli in modo semplice e veloce puoi provare Spoke, un’app che in contemporanea può registrare il video e trascrivere in tempo reale. Disponibile con un’opzione free.

I trend per YouTube e TikTok

digital tool della settimana trend watchers

Ci sono molte piattaforme che tracciano le tendenze di internet, ma Trend Watchers si concentra specificamente sui creativi e mostra i trend in crescita allo scopo di creare video. L’app fornisce dati molto utili soprattutto grazie alla funzione “Discover” che mostra le parole chiave specifiche all’interno di un argomento più ampio.

Presentazioni da urlo online

digital tool della settimana pitch

I tool per la creatività e il design non sono mai abbastanza. Pitch è un creatore di presentazioni online veloce, flessibile e gratuito, per costruire in modo rapido slide che catturino l’attenzione. Disponibile anche in una versione gratuita con limitazioni.

Il digital tool per una bio perfetta

digital tool della settimana biolink

Presentarsi nel modo giusto è il primo passo verso un contatto produttivo. Bio Link è un potente strumento di link bio progettato per creatori che aiuta a inserire link di ogni piattaforma che

Email Marketing

Anche nel 2022 non potremo farne a meno. Per creare messaggi di posta accattivanti e gradevoli anche senza competenze di graphic design puoi provare Stripo. Uno strumento di modelli drag & drop che aiuta a personalizzare le email in modo veloce e professionale.

 

cosa le persone si aspettano dai brand sui social

Cosa si aspettano le persone (e cosa dovrebbero fare i brand) sui social

Tutti siamo consapevoli di quanto sia importante essere online, specialmente le aziende. I social media hanno aperto un nuovo mondo di vivere il rapporto tra cliente e brand. È possibile connettersi con i propri clienti ovunque e in tempo reale.

Grazie ai social media si ha la possibilità di vedere ciò che gli utenti pensano, sentono, fanno e dicono in un dato momento e, di conseguenza, modulare i messaggi e le azioni della propria azienda in base alle loro aspettative. Conoscere dati che fino a qualche decennio fa non si potevano minimamente immaginare è di certo vantaggioso.

A volte, però, sapere tutto, o quasi, di quello che i clienti pensano di un brand potrebbe portare ad ansie da prestazione. E se infatti un’azienda non riesce a soddisfare e superare le aspettative dei clienti, finirà per danneggiare il proprio marchio anziché migliorarne il valore.

Ecco perché è importante conoscere le aspettative dei consumatori che hanno dei brand sui social.

LEGGI ANCHE: Dimensioni immagini social 2023: la guida aggiornata

Cosa vogliono i consumatori dai brand sui social media

consumatori brand social

Secondo le ricerche del team di Sprout Social e in base al suo ultimo report “Social Index“, si evincono una serie di tendenze chiave nel social media marketing. La ricerca evidenzia infatti in che modo i marchi possono sfruttare al meglio i canali dei social media per massimizzare la consapevolezza e la connessione con i consumatori.

LEGGI ANCHE: Come la tua impresa dovrebbe agire sui Social Media (anche se non è una Big)

Il report si mostra illuminante per diversi motivi. Incorpora non solo le risposte di marketer e consumatori al fine di fornire una prospettiva su ciò che le persone cercano dai marchi online, ma anche su come i marketer stanno attualmente utilizzando le piattaforme social per venire incontro a questi stessi cambiamenti.

Scopriamo insieme come le persone si approcciano ai social e cosa i consumatori si aspettano dai brand.

Siamo sempre più connessi

Negli ultimi mesi a causa delle restrizioni abbiamo sperimentato sempre più modi di comunicare per restare in contatto con i nostri cari, per lavorare e acquistare beni necessari, cambiando del tutto le nostre abitudini. Di conseguenza tutto questo ha reso le persone più dipendenti dalle piattaforme social in tanti modi. Il 71% dei consumatori si è ritrovato a utilizzare i social media più che mai nell’ultimo anno. Non sono solo i consumatori ad aumentare il loro tempo online, ma anche i marchi stanno raddoppiando il loro utilizzo dei social.

Ciò significa che attirare l’attenzione dei clienti e affermarsi come leader di un certo mercato diventa sempre più competitivo tra un pubblico in crescita esponenziale.

Sempre più affollati

Quando i brand approfondiscono le conversazioni e le interazioni disponibili sui social, scopriranno i dati necessari per stare al passo con la concorrenza e allo stesso tempo soddisfare le aspettative dei consumatori di domani. Distinguersi dalla folla resta l’obiettivo principale dei brand ma come emergere in questo caos? Il 90% dei marketer afferma che i dati provenienti dai social sono ciò che consente loro di differenziarsi dai propri competitors.

Come utilizzare i dati social per abbattere la concorrenza

In qualsiasi ambiente competitivo, ma soprattutto sui social, i migliori sono determinati dalla loro capacità di differenziarsi. In che modo quindi i dati social sono utili ai marketer per capire cosa i clienti pensano dei propri competitors? E soprattutto come utilizzeranno i brand questi dati per prevalere su di essi?

Questi dati sono preziosissimi perché:

  • raccontano la fedeltà di un cliente al marchio;
  • rivelano i punti di forza e di debolezza dei prodotti o servizi di un concorrente
  • mostrano i punti salienti in cui un brand può differenziarsi dai propri competitors
  • informa sullo stato del servizio clienti dei brand
  • fornisce informazioni sulle prossime mosse dei concorrenti.

Analizzando queste informazioni, le aziende possono prendere le distanze dai propri competitors e diventare i più performanti per il loro consumatore target.

Come i clienti vedono i brand sui social

I social media sono importanti perché forniscono alle persone una voce e un mezzo per essere ascoltati. Ecco perché esaminare i dati e stillare dei report diventa fondamentale per capire come i clienti percepiscono i brand. Ecco le informazioni che le aziende possono ricavare osservando i dati pervenuti dai social media:

  • mostrano loro come i clienti utilizzano i loro prodotti o servizi;
  • evidenziano cosa non piace ai clienti del loro marchio;
  • racconta anche cosa piace ai clienti del loro brand. Non parliamo solo di prodotti ma soprattutto dei servizi offerti e del tipo di comunicazione che si instaura tra brand e cliente;
  • fornisce informazioni su ciò che i clienti si aspettano dai marchi in futuro e mostra le tendenze a cui sono interessati;
  • consente loro di conoscere i propri clienti a livello personale;
  • specifica che tipo di contenuto social è il più gettonato.

Piattaforme social: le preferite dai consumatori e le più utilizzate dai brand

Parte della connessione con il proprio pubblico di destinazione, tuttavia, include anche le tipologie di piattaforme social utilizzate. Quali sono le piattaforme social che usano i brand rispetto a quelle che i consumatori vorrebbero che i marchi utilizzassero di più?

Al primo posto si piazza Facebook. Il 60% dei consumatori preferisce trovare il proprio brand preferito su questo social. In questo caso però le aspettative non sono disattese, perché l’83% delle aziende comunica con i propri clienti proprio su questa piattaforma. Al secondo posto c’è Instagram, seguito da YouTube, Twitter e LinkedIn.

Crescono i consumatori che vorrebbero trovare le aziende su Pinterest che sono ancora troppo poche rispetto alle aspettative dei clienti. A pari merito Snapchat e Tic Toc, anche se le aziende sono più presenti sul primo social rispetto al secondo.

Se pensate che conoscere quali sia la piattaforma social preferita del proprio pubblico non sia indispensabile, sappiate che 9 consumatori su 10 acquisteranno da brand che seguono sui social, e l’86% sceglierà quel marchio rispetto a un altro che non segue sulle piattaforme online.

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Obiettivi e social media: cosa si aspettano i brand

Quali sono gli obiettivi che hanno i brand nel momento in cui sbarcano sui social?

A questa domanda, le aziende hanno indicato come priorità l’aumento della consapevolezza del marchio, ben il 58% concorda su questo punto. Il 41% punta al coinvolgimento della propria community e il 35% all’aumento del pubblico.

E come possono i brand raggiungere questi risultati a cui aspirano? Ovviamente con contenuti mirati e personalizzati tenendo sempre presente le aspettative dei consumatori.

I contenuti migliori per conquistare il proprio pubblico

Possiamo creare una miriade di contenuti ma non tutti sono efficaci per raggiungere il cuore dei nostri clienti e attirare la loro attenzione. Quali sono quindi i contenuti più preziosi per il raggiungimento degli obiettivi da parte dei brand sui social media?

Il contenuto è al centro di ogni strategia social. È così che le aziende entrano in contatto per la prima volta con i clienti sui social media.

Esso rappresenta quell’ingrediente essenziale con cui i marchi comunicano e si connettono con i nuovi clienti e con quelli già fidelizzati.

I contenuti che arrivano subito e attirano l’attenzione dei clienti sono sicuramente i video. Dopodiché troviamo le immagini, i post di testo, le storie e infine i video in diretta.

consumatori brand social

Fonte: Sprout Social Index

Il potere comunicativo dei video

Secondo il 54% dei marketer, il video è il formato più prezioso per raggiungere gli obiettivi sui social. Nonostante la crescente domanda di questo formato tra i consumatori e il valore del video nel raggiungimento degli obiettivi social, le strategie social si basano su contenuti formati da immagini e post contenenti link.

Solo il 14% dei post di Facebook, l’11% dei post d’Instagram e il 5% dei post di Twitter include contenuti video.

Perché i video funzionano così tanto sui social

La stragrande maggioranza dei marketer afferma che il video ha contribuito ad aumentare le vendite, il traffico sul proprio sito Web e la comprensione da parte degli utenti del proprio prodotto o servizio.

Se gli obiettivi sono più incentrati sul coinvolgimento della community, i contenuti video sui social possono essere una risorsa preziosa su cui fare affidamento.

I video di Instagram ottengono il 49% di coinvolgimento in più rispetto a post con immagini. Le persone hanno anche il doppio delle probabilità di condividere video con i propri amici rispetto a qualsiasi altro tipo di contenuto.

Se la popolarità di Tik Tok e Instagram Reels è indicativa, i video a basso impatto, in stile creator, possono aggiungere un livello di riconoscibilità che gli spettatori apprezzano davvero molto.

Le immagini restano i contenuti più pubblicati e immediati

Le immagini sono al secondo posto nella classifica dei format più preziosi da pubblicare sui social. Sono però anche il tipo di contenuto più pubblicato e apprezzato sui social network.

A differenza della maggior parte dei video, le immagini vengono viste nell’immediato, e fissate in un istante. I colori, il testo e altri dettagli danno agli utenti un’impressione forte e ben definita del brand. Di conseguenza le aziende dovrebbero includere sempre le immagini nella propria strategia per ogni social network che usano.

Instagram e Pinterest sono le piattaforme che meglio si prestano alle immagini e hanno vantaggi unici.

Perché utilizzare Instagram e Pinterest

Sebbene si sia evoluto per essere molto di più, Instagram ha esordito come una piattaforma di condivisione d’immagini. Queste costituiscono l’87% dei contenuti Instagram condivisi dai brand, e dato che il 48% dei consumatori desidera che i brand utilizzino di più questa piattaforma per la loro comunicazione sui social, è bene aumentare la frequenza delle immagini pubblicate per essere competitivi con gli altri brand.

Diverso il discorso su Pinterest. Solo il 20% dei consumatori segue i marchi su Pinterest, ma ciò non dovrebbe dissuadere i brand dal condividervi immagini. La maggior parte degli utenti di Pinterest non è alla ricerca di un brand, ma di ispirazione.

Gli utenti infatti vagano alla ricerca di contenuti visivi che suscitano il loro interesse e trovano ispirazione per acquisti futuri.

Sia Pinterest che Instagram hanno anche funzionalità di social commerce che consentono alle aziende di taggare i prodotti, trasformando le immagini in contenuti acquistabili.

Le parole sono importanti. Sempre

È importante che le aziende diano la priorità ai contenuti visivi, ma non dovrebbero mai perdere di vista il potere delle parole. Quasi un terzo dei marketer afferma che i post basati su testo sono il tipo di contenuto più prezioso che un’azienda deve integrare nella propria strategia social.

Il contenuto scritto richiede la stessa attenzione e coerenza dei precedenti formati. Lo sviluppo di un tono e di una voce distintivi che si allineano con le immagini di un brand, aiuterà i contenuti scritti a distinguersi dal chiacchiericcio che affolla le piattaforme social.

Perché i post basati su testo funzioneranno sempre anche sui social

I consumatori vogliono informazioni, sempre e ovunque. Il 53% dei consumatori apprezza o segue le pagine di un brand sui social per conoscere nuovi prodotti o servizi. Il 52% lo fa per rimanere aggiornato sulle novità dell’azienda. I post di testo sono il modo più diretto per dare queste informazioni ai propri follower.

I contenuti scritti possono essere estremamente preziosi per avviare conversazioni che aiuteranno a conoscere meglio clienti e potenziali clienti.

Cosa rende un brand il migliore sui social

Un servizio clienti efficiente definisce un marchio il migliore sui social e la collaborazione tra esperti di marketing e team di assistenza clienti può garantire un’esperienza coerente sia online che offline. I brand non devono solo garantire servizi e prodotti esclusivi, ma esperienze coinvolgenti.

Cosa vogliono i consumatori dai brand che seguono sui social e cosa si aspettano da loro?

Il 47% dei consumatori cerca un servizio clienti valido e che si distingua. Il servizio clienti, quindi, è un punto focale chiave. Il 46% si aspetta che i brand sui social coinvolgono il loro pubblico. La comunicazione deve essere spontanea e diretta e mai unilaterale. Le persone vogliono che i brand, oltre a essere chiari, siano trasparenti. Lo pensa ben il 44% dei consumatori.

Attenzione però anche al tipo di contenuti. Il 39% si aspetta contenuti memorabili. Per gli utenti i brand devono avere una personalità distinta, devono differenziarsi dagli altri brand non solo per ciò che offrono ma per come si presentano.

Originalità prima di tutto, ma l’utente si aspetta che un brand sia sempre sul pezzo, che faccia tendenza e che abbracci le novità, soprattutto quelle social.

Stare al passo con i clienti

Come abbiamo visto, un tratto distintivo di molti marchi forti sui social è un eccellente servizio clienti, in cui la reattività è fondamentale.

Confrontando i tempi di risposta medi del settore, i marketer acquisiscono una chiara comprensione di come confrontarsi coi propri competitors. I feedback e le recensioni lasciate sui social consentono ai brand di connettersi meglio con il proprio pubblico di destinazione e identificare le aree di crescita.

Sapevate che l’88% dei consumatori acquista un prodotto da un marchio dopo aver letto le recensioni di altri clienti sui social media? E infatti il 31% degli utenti lascia il proprio feedback sull’esperienza avuta con un brand proprio sui social.

Cosa fanno le persone dopo aver visitato i social

Quando un brand soddisfa le aspettative dei consumatori sui social, i suoi vantaggi si estendono ovunque. Ed è qui che avviene la magia…

Dopo aver spulciato per bene i canali social, gli utenti passano al setaccio il sito web di un brand o l’app. Dopodiché, colpiti dall’esperienza avuta sui social, e dai feedback positivi di altri utenti, acquistano un prodotto.

Se il brand ha anche un negozio fisico nelle vicinanze degli utenti, è molto probabile che essi vi si recheranno per dare un’occhiata e acquistare ulteriori prodotti. Se l’esperienza sarà positiva e i prodotti acquistati soddisfacenti, i consumatori parleranno bene dell’azienda, ne consiglieranno i prodotti a familiari e ad amici, creando il famoso passaparola.

Il legame tra brand e consumatori si forma e si costruisce col tempo diventando così solido e duraturo.

I consumatori vogliono essere visti e compresi dai brand da cui acquistano e si aspettano che tali interazioni si manifestino sui social.

Cosa dovrebbero fare i brand sui social secondo gli utenti

Quasi tutti i brand ormai sono sui social e distinguersi dai propri competitors diventa sempre più difficile, anche su queste piattaforme. Come possono i brand convincere i consumatori a preferire i propri servizi e prodotti rispetto alle altre offerte?

Ecco cosa si aspettano gli utenti sui social da parte di un’azienda:

  • rispondere alle domande del servizio clienti in modo tempestivo;
  • dimostrare di comprendere ciò che i clienti vogliono e quello di cui hanno bisogno;
  • creare contenuti più rilevanti dal punto di vista culturale;
  • realizzare contenuti educativi sul loro prodotto o servizio;
  • interagire di più con il proprio pubblico sui social.

In che modo i marketer utilizzano i dati social

Se l’88% dei marketer concorda sul fatto che la propria strategia social influenzi positivamente i propri profitti, solo il 15% dei marketer utilizza i dati social per misurare il ROI. Il social infatti è ancora trattato come una risorsa di marketing.

Come vengono letti e analizzate queste informazioni?

Il 58% degli specialisti cerca di capire il proprio pubblico di destinazione, mentre il 48% preferisce concentrarsi su contenuti creativi. Molti utilizzano questi dati per analizzare le tendenze, creare campagne di social marketing e promuovere la connessione con i clienti.

Crescere più velocemente grazie ai social media

Il social continuerà ad accelerare la concorrenza in quasi tutti i settori, lasciando ai marchi due opzioni:

  • abbracciare il social e prosperare
  • non fare nulla e rimanere indietro.

Ogni conversazione e interazione sui social fornisce ai brand nuovi dati a cui attingere per rafforzare le relazioni con i clienti, raccontare il proprio prodotto e perseguire nuove opportunità di business.

Con i social, i marchi possono superare le aspettative dei loro clienti di oggi e innovarsi per i clienti di domani.