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Post Lockdown eCommerce Marketing: inizia la nuova sfida

La sfida dell’eCommerce Marketing nel post-lockdown

  • L’eCommerce ha conosciuto una nuova spinta durante l’emergenza;
  • La Digital Transformation impone oggi più che mai rapidità e competenze per fronteggiare una nuova domanda d’acquisto.

 

Il crollo degli incassi nei negozi fisici e l’esplosione del traffico sull’eCommerce rappresentano nuovi rischi ed opportunità, figli di questo periodo. Valutare un nuovo modus operandi per accelerare il percorso di acquisto finale rappresenta oggi una vera e propria missione digitale.

Dal tradizionale “Drive To Store” al “Drive To Online Store”, l’eCommerce trova una nuova luce.

Il nuovo capitolo digitale ha già notevolmente stimolato gli acquisti online, motivo per cui, per imprese e professionisti del web, si è presentata l’esigenza di elaborare nuove modalità gestionali. L’eCommerce, con le dovute messe a punto può diventare la fonte di sostentamento per una nuova economia dall’eccezionale peculiarità. L’epidemia ha accelerato i processi di una Digital Transformation che ha imposto rapidità e nuove competenze per allineare domanda e offerta.

Per capire al meglio tutto ciò, bisogna ricercare le cause all’interno dei nuovi atteggiamenti degli utenti: “Quando la situazione non è sotto controllo, tendiamo ad eseguire azioni e nuove attività per aumentare, in noi, un senso di controllo”, in risposta alla nuova dimensione che ci circonda.

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Cosa non perdere di vista nell’eCommerce

Paul Marsden, Consumer Psychologist – University of the Arts di Londra, tenta di fornire una spiegazione, attraverso cui l’attuale utente è mosso da ben tre diversi tipi di “necessità”, che si configurano nei seguenti princìpi:

  • autonomia (per tenere sotto controllo la situazione);
  • relazionalità (quel senso senso di stare bene facendo del bene per la propria famiglia);
  • competenza (l’idea di essere in grado di acquistare “le cose giuste”);

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Il vedere gli altri che acquistano o comunque notare la scarsità di certi prodotti, a partire dai supermercati, ci fa credere di dover acquistare “per non restare senza”. Alcuni studi di settore hanno evidenziato che il nuovo approccio d’acquisto si presenta diversamente anche tra le diverse generazioni: per la Generazione Z e millenial, si assiste, ad una minore spesa (a fronte di un utilizzo più spiccato dei canali digitali), mentre gli appartenenti alla Generazione X ed i Baby-Boomers dichiarano che la pandemia ha avuto un impatto sul “cosa comprare” e non sul “quanto”.

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La chiave (anche nell’eCommerce) è la comunicazione

Cercare di orientare al meglio le aspettative dei propri clienti, riflette, quindi, l’esigenza di valutare una nuova chiave in merito alla comunicazione aziendale.

Innanzitutto, valutare possibili ritardi prioritariamente alla presa in carico di qualsiasi ordine. Bisogna, inoltre, valutare se continuare le campagne attive, e per gli ordini già presi in carico diventa necessario informare i clienti in merito a potenziali ritardi sopraggiunti, causa Covid-19.

In tal senso, anche l’OMS è intervenuta, confermando che non c’è nessun rischio nell’aprire o maneggiare prodotti spediti dalla Cina.

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Come fronteggiare al meglio la crisi

Ecco alcune buone norme e consigli:

  • Scegliere una piattaforma intuitiva all’interno della quale sviluppare il proprio sito, tramite una chiave semplice e sicura.
    Rendere visibile, in primis, il numero di step necessari prima della convalida dell’ordine e limitare il numero dei campi da riempire, richiedendo solo i dati necessari.
  • Assicurare lo stock di prodotti.
    Generare un Business Plan che tenga conto delle nuove richieste e contattare i propri fornitori per un recap della situazione, aumentando, possibilmente, le scorte di prodotti per soddisfare la domanda.
  • Scegliere il partner a cui affidare la logistica.
    Tempi brevi e tempistiche sicure devono essere elementi prioritari, e nel caso in cui i tempi di consegna si prolungassero, risulta indispensabile avvisare i consumatori per evitare episodi di Chargeback (forma di tutela per i clienti truffati dai commerciati riguardo gli acquisti effettuati sul web o comunque tramite carte di credito).
  • Trasparenza sulle condizioni di vendita, specificando le modalità di consegna, restituzione e consegna.
    Valutare, quindi, dato il periodo, di prolungare i tempi di restituzione, e qualora non si fosse in grado di soddisfare alcuni ordini, procedere al rimborso.
  • Configurare una pagina di pagamento personalizzata e sicura.
    In fase di pagamento, il visitatore che è già stato convertito in una lead e che ha pensato di concludere positivamente il processo di acquisto (Bottom of Tunnel – BOFU), tende ad abbandonare il carrello e non concludere la transazione, se proprio in questa fase, viene reindirizzato su una pagina impersonale, rispetto al sito del negozio. Meglio, quindi, tentare di eliminare processi di registrazioni ed informazioni richieste troppo complicate.
  • Offrire diverse modalità di pagamento.
    Risulta positivo, il cercare di offrire più soluzioni di pagamento nei confronti degli utenti: bonifico bancario, portafoglio elettronico, carta di credito. Caratteri quali la notevole personalizzazione, compatibilità e semplicità di acquisto, sembrano essere ottimi ingredienti. Una delle ultime soluzioni più innovative, in tal senso, prende il nome di Payplug. Nata in Francia nel 2012, ha già ricevuto più di 12 milioni di euro di sovvenzioni e conta, oggi, oltre 10.000 clienti tra Francia ed Italia. Per tutti gli E-Merchants, permette di realizzare pagine a pagamento ottimizzate, ed usufruire, così, di un’esperienza unificata, attraverso un portale di gestione su cui seguire lo stato dei pagamenti.
  • Richiesta di pagamento per ordini al telefono o via mail.
    Si presentano nuove modalità, come la cosiddetta funzionalità “richiesta di pagamento” (RDP): si tratta di inviare in pochi click un link all’utente per reindirizzarlo ad una pagina di pagamento Payplug, in questo caso, 100% sicura, così da definire la transazione.

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Sicurezza e buone norme per gli acquisti eCommerce

I criminali informatici stanno fiutando le numerose informazioni veicolate verso i siti web, poiché sempre più utenti rimangono online per tanto tempo, condividendo dati succulenti e preziosi e per hackers affamati dell’ultima ora.

A supporto di ciò, Tim Mackey, Stratega della Sicurezza presso il Synopsys CyRC (Cybersecurity Research Center), indica alcune misure da adottare per tutti coloro che utilizzano le carte per attività di E-Shopping:

  • non archiviare i dati della carta di credito su alcun sito.
    Se sopraggiungesse un eventuale hackeraggio del sistema, i propri dati potrebbero essere manomessi.
  • Limitare l’utilizzo di metodi di pagamento monouso di terze parti come Apple Pay , Google Wallet, PayPal.
    È preferibile che l’utente visualizzi che il prompt della pagina web presentato dal metodo di pagamento prescelto sia ben visibile così da evitare reindirizzamenti anomali.
  • Abilitare avvisi di acquisto su tutte le carte per monitorare costantemente le transazioni.
    Si riduce, così, il tempo in cui, eventuali hackers, potrebbero utilizzare una carta rubata (numerosi episodi a riguardo, si sono registrati a danno del colosso Tupperware).
  • Disabilitare tutti gli acquisti internazionali per tutte le carte di credito.
    Così da perseguire al meglio, da parte delle forze dell’ordine, eventuali malintenzionati.
  • Utilizzare soltanto la rete del provider di casa/cellulare per attività di eShopping.
    Le reti WI-FI aperte sono convenienti ma rischiano di configurarsi come il luogo migliore per eventuali compromissioni delle impostazioni DNS.
L'evoluzione delle Personas al tempo del Coronavirus

L’evoluzione delle Personas al tempo del Coronavirus

  • GroupM ha realizzato un progetto per disegnare un framework che possa servire sia come strumento di analisi, che come strumento di pianificazione e di misurazione della comunicazione;
  • Il report racconta le reazioni degli ultimi due mesi degli italiani che navigano in rete, e giunge alla definizione di quattro macro-aree e di sette personas.

 

Il virus, la pandemia, il lockdown. Il tempo che stiamo vivendo ci ha insegnato che non è più possibile ragionare attraverso le categorie tradizionali, tanto nella politica quanto nell’economia e di conseguenza anche nel marketing e nella comunicazione.

L’emergenza da COVID-19 ha creato nuove differenze, definendo uno scenario che può essere affrontato solo a partire da un quadro generale, una visione che aiuti a semplificare la complessità delle reazioni umane senza banalizzarla.

Proprio in quest’ottica GroupM ha realizzato un progetto il cui obiettivo non è solo ottenere nuove informazioni, quanto mettere in prospettiva l’enorme mole di dati che vengono prodotti ogni giorno, per disegnare un framework che possa servire sia come strumento di analisi, che come strumento di pianificazione e di misurazione della comunicazione.

In concreto, questo report racconta le reazioni degli ultimi due mesi della popolazione italiana maggiorenne che naviga in rete, e giunge alla definizione di quattro macro-aree e di sette personas, che descrivono come stanno reagendo gli italiani alla crisi attuale.

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Personas al tempo del Coronavirus

Le Personas dopo al tempo del Coronavirus

I Protector – sono 11,8 milioni (rappresentano il 28,8% della popolazione online)
Il tema che li guida è garantire la sicurezza personale e dei propri familiari da un punto di vista sanitario. Non contagiarsi, non ammalarsi.

I Defender – sono 9,5milioni (rappresentano il 23% della popolazione online)
Sono preoccupati di dover difendersi dai pericoli (reali e immaginari, che spesso sono ancora più profondi) che stanno insorgendo e che possono insorgere dal punto di vista sociale ed economico. Oltre che sanitario.

Gli Escapist – sono 6,4 milioni, (rappresentano il 15,6% della popolazione online)
Tendono ad usare il tempo della crisi per trovare tempo per sé stessi ed approfondire i propri interessi e le proprie passioni.

I Calm Keeper – sono 4,9 milioni, (rappresentano il 11,9% della popolazione online)
Non lasciarsi travolgere dalle emozioni e ricostruire una nuova normalità, un equilibrio psicologico innanzitutto, è la loro priorità.

I Committed – sono 4,1 milioni, (rappresentano il 10,1% della popolazione online)
Sono quelli che non si sono mai fermati e si sono dati da fare per trovare soluzioni per sé (lavoro), per i figli (studio) e per la vita quotidiana.

I Communitarian – sono 2,1 milioni, (rappresentano il 5,2% della popolazione online)
Preoccuparsi, fare qualcosa di concreto per gli altri, non lasciare indietro nessuno: questi i loro obiettivi

I Surrender – sono 2,2 milioni, (rappresentano il 5,4% della popolazione online)
Sono i sommersi, coloro che sono andati sott’acqua, sono sprofondati in una zona oscura. Una precisazione su quest’ultimo segmento. Anche se le cifre sono destinate a cambiare di mese in mese, Istat dichiarava nel 2019 (dati 2018) che gli italiani in condizioni di povertà assoluta erano 14 milioni di cui 5 sotto soglia di povertà assoluta (dati ISTAT 2019). 2 milioni di Surrender sono solo la punta dell’iceberg, ovvero la parte di persone in difficoltà che può essere intercettata con uno strumento come questo, ovvero con una ricerca sulla popolazione online. Se teniamo ferma la cifra ISTAT all’appello mancano più di 10 milioni di persone, persone “digitalmente invisibili”.

Personas al tempo del Coronavirus

Le quattro aree in cui si muovono le nuove Personas

Le sette diverse Personas si posizionano all’interno di un contesto caratterizzato da due dimensioni: l’asse temporale che indica la prospettiva di uscita dalla fase più acuta della crisi. In particolare, risponde alla domanda se usciremo da questa fase prima o dopo l’estate. Una dimensione più di speranza che fa riferimento alla fiducia nella capacità delle istituzioni di governare la situazione.

Si delineano così quattro macro-aree, “abitate” con attitudini diverse dalle sette Personas, per raggiungere le quali le aziende devono adeguare la propria comunicazione scegliendo nuovi messaggi, tone of voice, mezzi e strumenti.

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Personas al tempo del Coronavirus

1. L’avanguardia

È quella dove si trovano i Communitarian schierati – come in una frontiera – nel ruolo di messaggeri della fine della crisi.

Rappresentano la parte più attiva della GenX. Sono coloro che si sono dati da fare concretamente per aiutare persone in difficoltà: tra loro, ad esempio, c’è chi ha fatto la spesa e chi ha raccolto e distribuito computer e tablet ai ragazzi più poveri per seguire le lezioni scolastiche. Sono molto fiduciosi sulla possibilità di chiudere la fase più acuta della crisi in tempi brevi e danno un giudizio positivo su come si stanno comportando le istituzioni pubbliche.

Sono anche tra coloro che, per primi, potrebbero riprogrammare i piani futuri di un ritorno alla normalità. Quello che li spinge così avanti nella speranza è la convinzione che “ci si salva tutti assieme”, un sentimento molto importante per bilanciare coloro che, invece, sono rimasti intrappolati nella paura e nello scoraggiamento.

Rispetto agli altri segmenti hanno ridotto la fruizione della cronaca più allarmistica, poco vicina alla loro sensibilità e alla loro attitudine pratica. Sono il target ideale ed aspirazionale delle tante comunicazioni valoriali presenti oggi su tutti i media, messaggi legati alla visione collettiva e di lungo periodo.

2. Il Mainstream

Attivo, popolato in maniera più articolata, da Calm keeper, Committed e Escapist, che valgono in totale 15,4 milioni di persone. Ognuno di questi profili esprime un diverso progetto per affrontare la crisi, tre modi differenti di stare nella situazione senza subirla.

I Calm keeper fin dalle prime fasi della pandemia hanno cercato di non farsi travolgere dagli eventi per conservare o ritrovare il senso di una nuova quotidianità. Il loro mantra è: “preoccuparsi oltre il necessario rende la vita ancora più difficile”. Si tratta di Boomer anziani e Senior evoluti con istruzione elevata, che vivono soprattutto in provincia.

Condividono con i Communitarian la fiducia in una fine rapida della crisi ma sono più pessimisti sulla tenuta della società nelle fasi successive all’emergenza, perché grazie alla loro età e alla loro esperienza ne hanno viste tante e anche se, alla fine, se la sono cavata ricordano ancora le ferite e le cicatrici del passato. Facendo di necessità virtù, molti di loro hanno iniziato ad acquistare online, colmando il digital gap rispetto alla popolazione più giovane. Per non perdere la loro immunità psicologica e non essere sovrastati dall’infodemia anche loro, come i Communitarian, si sono schermati da un’esposizione eccessiva ai media, in particolare dalla cronaca che enfatizza troppo gli aspetti allarmistici e sensazionalistici. Proprio per questo è importante rivolgersi a loro usando una comunicazione e dei toni pacati e realistici.

Personas al tempo del Coronavirus

I Committed, giovani adulti (25-34 anni), prevalentemente uomini, metropolitani e di istruzione e livello socioculturale superiore. Il loro tema è essere proattivi e trovare soluzioni. Sono la parte più giovane e intraprendente della popolazione, pieni di energia e mentalmente aperti. Hanno reagito alla crisi attrezzandosi attraverso le tecnologie digitali per il lavoro o per lo studio dei figli e sono diventati il popolo dello smartworking e dell’e-learning evoluto. Sono l’immagine di un’Italia che ha saputo stare al passo con l’innovazione. Sono tra quelli che dall’inizio della crisi hanno ridotto di più i loro acquisti fisici, incrementando ancora di più lo shopping online. Hanno utilizzato i servizi di food delivery anche per fare la spesa e sono tra i maggiori sottoscrittori di servizi d’intrattenimento. Il loro mondo mediale è dominato dal video: TV tradizionale, streaming, siti. Per comunicare con loro è importante bilanciare valori d’immagine e soluzioni pratiche che aiutano a ripensare le nuove condizioni di vita, usando un tono di voce concreto e positivo.

Gli Escapist, che hanno approfittato della quarantena per dedicare ancora più tempo alle proprie passioni e interessi. Sono il gruppo più giovane. Si sono ritagliati una sorta ambiente-nido alternativo al mondo di fuori. Per questa ragione sono tra i meno preoccupati per la situazione e hanno maturato, al limite, una sorta d’indifferenza. Abituati a mangiare spesso fuori casa prima della crisi, molti di loro hanno dovuto abituarsi a cucinare tra le pareti domestiche incrementando gli acquisti di beni di prima necessità. Sono i massimi consumatori d’intrattenimento in tutte le sue forme: film in TV, YouTube, Netflix, Amazon Prime.

Sono il core target di social, Instagram in particolare, e sono anche il pubblico ideale degli influencer e degli Youtuber, del gaming, degli eventi digitali su piattaforma. Per comunicare con loro è fondamentale costruire relazioni leggere e ludiche, evitando messaggi drammatici e presidiando l’intrattenimento.

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Personas Coronavirus

3. Il Mainstream

Passivo, un’area in cui prevalgono le emozioni negative e le preoccupazioni. La crisi è vista soprattutto come qualcosa che si subisce. Qui troviamo i Protector e i Defender.

I Protector sono prevalentemente donne, di età centrale e anziana, più concentrate nei piccoli centri. Il loro tema principale è seguire tutte le precauzioni possibili dal punto di vista sanitario per proteggersi e tenere in sicurezza se stessi e i propri cari. Sono i più assidui nelle pratiche igieniche, evitano ogni mezzo di trasporto pubblico e il contatto con gli oggetti nei luoghi comuni. Sanificano la spesa dopo essere rientrati dal supermercato e disinfettano spesso le superfici di casa. Il livello di paura e di preoccupazione verso il contagio è tra i più elevati. L’ansia e la paura li rende molto critici verso le istituzioni e vedono l’uscita dalla crisi molto in là nel tempo. Hanno incrementato gli acquisti di prodotti per la cura e la salute sia on che offline e di alimentari nei negozi fisici. Sono il pubblico dei media generalisti e sono uno dei target elettivi dell’infodemia. Proprio per questo, hanno un’alta esposizione mediale e hanno grande bisogno di soluzioni pratiche e rassicuranti sulla soluzione dei problemi quotidiani.

I Defender, profilo adulto con una presenza massiccia di anziani e una maggiore concentrazione nel Nord e nei centri più grandi. La loro preoccupazione fondamentale è difendere sé stessi e i propri casi da ogni rischio e pericolo economico e sociale, oltre che sanitario. Non sono tra le persone più in difficoltà, ma hanno una gran paura di trovarcisi: il loro livello di paura è il più elevato e la fine della crisi è proiettata molto in là nel tempo. Hanno costruito delle trincee che presidiano e nelle quali si sono attrezzati per resistere a lungo, facendo ad esempio scorte significative di beni di prima necessità, soprattutto nei negozi fisici. Sono il pubblico ideale dell’infodemia e da quando è iniziata la crisi hanno incrementato in modo significativo il consumo di tv, in particolare di news e di Facebook.

Come per i Protector, sono un pubblico sovraesposto ai media che cerca praticità, concretezza e rassicurazioni sulla soluzione dei problemi e sulle procedure di sicurezza e trasparenza.

L'evoluzione delle Personas al tempo del Coronavirus

4. La Zona buia

È l’area della paura, dello sconforto e dell’impotenza, popolata da coloro che non hanno né mezzi, né risorse per andare avanti.

Qui si trovano i Surrender. Questa ricerca ne conta solo 2 milioni di persone perché il campione è stato reclutato con interviste online. Ma di fatto sono solo la punta dell’iceberg degli oltre 10 milioni di italiani in condizioni di povertà.

Quella parte dei Surrender che è stato possibile intervistare è rappresentata prevalentemente da adulti, in maggioranza donne, di età trasversale, disoccupati o separati o divorziati delle medie città e dei piccoli centri. Una minima parte dei precari che, già fragili e in difficoltà prima della crisi, sono stati letteralmente travolti. Non hanno nessuna fiducia nel futuro e sono decisamente ostili alle istituzioni. Impauriti e sfiduciati, tendono a isolarsi e a sopravvivere. Sono quelli che hanno attinto alle loro già scarse riserve per fare scorte di beni di prima necessità. E, rispetto alla media, hanno ridotto anche il consumo di tutti i media (TV, digital, notizie, intrattenimento) entrando in una sorta di isolamento. Per questo è fondamentale cercare di rassicurarli e di raggiungerli con offerte, agevolazioni, promozioni. Se possibile in collaborazione con le istituzioni e le iniziative dei leader di mercato.

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L'evoluzione delle Personas al tempo del Coronavirus

Verso la Fase 2

Allo stato attuale i segmenti che potrebbero crescere di più nel breve periodo sono quello dei Protector e dei Calm Keeper. I primi sono predittivi dell’intenzione di mantenere le abitudini prese durante la fase di emergenza; i secondi esprimono la necessità di recuperare una qualche forma di equilibrio dopo la fase iniziale.

Tutto questo in uno scenario nel quale l’orizzonte temporale di uscita dalla fase acuta della crisi si sposta oltre l’estate e la fiducia nella tenuta del clima sociale è in calo.

“Nonostante il momento che stiamo vivendo, la maggior parte della popolazione continua a chiedere di non fermare la comunicazione commerciale – commenta Federica Setti, Chief Research Officer di GroupM Italia. Questo dipende dalle funzioni fondamentali della comunicazione: identificazione e orientamento, delle quali le persone oggi hanno più che mai bisogno. Una lettura integrata di tutti questi elementi ci consentirà di definire l’evoluzione dei prossimi mesi. E la prima cosa che capiremo riguarda la profondità e l’impatto delle abitudini prese durante la quarantena. Per comprendere se queste abitudini sono destinate a volatilizzarsi, persistere (ma solo per il periodo della crisi), diventare definitive o per capire quali nuovi e inaspettate reazioni potrebbero sorgere”.

nike campagna coronavirus

Perché la campagna di Nike durante il lockdown è una di quelle che ci sono piaciute di più

“Play inside, play for the world” questo è lo slogan della campagna Nike per l’emergenza Coronavirus.

E questo è il messaggio pubblicato dal brand sul proprio sito web: “È quando il gioco si ferma che ci rendiamo conto che siamo una sola squadra. E in questo momento, il lavoro di squadra è più importante che mai”. 

Lo slogan “gioca rimanendo a casa, gioca per il mondo”, l’immancabile spirito di squadra, il valore della resilienza secondo cui ci si può piegare, ma mai spezzare e il concetto secondo il quale “piccole azioni danno vita a grandi risultati” rappresentano -da sempre e soprattutto in questo caso –  i quattro punti fondamentali su cui si fonda la campagna di Nike. L’obiettivo è quello di restare vicino ad atleti, sportivi e semplici amanti dello sport in questo momento così difficile per tutti continuando a fornire loro consigli, tutorial e strumenti utili per rimanere attivi e in allenamento, pur rimanendo dentro casa.

Ma quello che stiamo attraversando è un momento complesso, più che dal punto di vista fisico, dal punto di vista psicologico e – come sempre – Nike punta su quel senso di comunità che, negli anni, ha fatto davvero grande il brand. Sentirsi parte di una stessa squadra e resistere, muovendosi insieme verso un obiettivo comune – in questo caso lo sport – è uno dei modi migliori per mostrare vicinanza alla propria community. E Nike questo lo sa bene. Anche perché il benessere mentale passa anche da quello fisico.

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La campagna di Nike, in pratica

“Se avete sognato di giocare per milioni di persone, è il vostro momento” lo scrive Cristiano Ronaldo, testimonial del brand, sui suoi canali social. E questo è, infatti, ciò che Nike intende comunicare: rimanere a casa ad allenarsi per aiutare milioni di persone a combattere l’emergenza. Questo è il “gioco” a cui fa riferimento la campagna e questi sono i “milioni di spettatori” a cui fa riferimento Ronaldo.

 

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If you ever dreamed of playing for millions around the world, now is your chance. Play inside, play for the world. #staysafe #playinside #playfortheworld

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Ma passiamo ai fatti: Nike ha messo a punto una serie di strumenti, allenamenti, consigli sugli allenamenti e sull’alimentazione a cui tutti possono avere libero accesso. Basta scaricare un’app: Nike Training Club (NTC), disponibile sia per IOS che per Android. Attualmente, l’app contiene quattro programmi di allenamento dalla durata variabile, dalle 4 alle 6 settimane.

Gli allenamenti sono flessibili e adattabili alle varie esigenze delle persone e sono tutti illustrati dai Nike Master Trainer certificati dall’azienda. Le sessioni di allenamento vanno dai 15 ai 45 minuti e sono strutturate su forza, resistenza, mobilità e yoga. 

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Un’ode alla coerenza e all’inclusività

Uno dei rischi più grandi in momenti di emergenza e di crisi per i brand è quello di avere un comportamento schizofrenico e di perdere la propria identità nell’intento di voler a tutti i costi manifestare la propria presenza. Il pericolo è di muoversi in modo scoordinato, lanciando messaggi lontani dai valori di marca.

Non è questo il caso di Nike, la cui campagna Play inside, play for the world è un inno alla coerenza.

Non solo uno spot, ma una serie di iniziative e attività messe in atto per aiutare la propria community, anche attraverso la voce dei grandi atleti mondiali.

Nel corso degli anni, Nike ha perfezionato la sua capacità di pubblicare contenuti di ispirazione. Come dice il marchio stesso, “Nike si sforza di portare innovazione e ispirazione a tutti gli atleti del mondo”. In questo caso però il brand va oltre: qui non si tratta solo del mondo, ma di una emergenza globale che riguarda tutti. Atleta allora diventa chiunque abbia un corpo. Questa definizione semplice ma inclusiva è ciò che attira le persone verso Nike.

Anche la palette di colori – in bianco e nero – contribuisce a create un ulteriore legame emotivo con il pubblico. Così, nel complesso, Play for the World celebra la ricerca umana dell’eccellenza sportiva. Si tratta di come gli atleti continuano a mettercela tutta nonostante la permanenza in casa, esattamente come ognuno di noi.

assistenti vocali

Google Home e gli altri assistenti vocali: ecco cosa faranno al posto nostro

  • Dati i cambiamenti nella sensibilità dei consumatori dopo la pandemia, ci sono i settori già maturi per l’interazione contactless e attivata dalla voce;
  • Il 31% degli adulti statunitensi utilizzerà i pagamenti vocali entro il 2022 e lo shopping vocale raggiungerà i 40 miliardi di dollari;
  • Gli assistenti vocali si preparano a invadere aree sempre più ampie del nostro quotidiano.

 

La comodità dei touchscreen e dei pulsanti è evidente in quasi tutti gli aspetti della nostra vita, ma la situazione sta cambiando rapidamente, complice la pandemia mondiale che ci ha fatto scoprire la pericolosità potenziale di questi “tap”.

Così le interfacce fisiche, il contante e persino le carte di credito fisiche potrebbero presto diventare mezzi secondari di interazione e transazione, poiché gli utenti sceglieranno sempre più spesso interfacce contactless e abilitate alla voce.

Dopo l’inizio dell’emergenza Coronavirus, l’iper-consapevolezza del nostro ambiente fisico, il desiderio di una maggiore comodità e una maggiore attenzione nel fornire accesso alle persone con disabilità creeranno probabilmente una domanda di interazioni hands-free in generale.

Dati i cambiamenti nella sensibilità dei consumatori, ci sembra utile analizzare quali sono i settori già maturi per l’interazione contactless e attivata dalla voce e quali azioni potremo fare nel quotidiano attraverso assistenti vocali come Google Home e Amazon Alexa.

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1. Dispositivi intelligenti abilitati alla voce nelle aree pubbliche

Oltre a trarne convenienza, le aziende e gli enti istituzionali beneficeranno dell’aumento della produttività e della redditività dei luoghi di lavoro e degli spazi pubblici che ogni anno sono meno colpiti dall’assenteismo a causa della minore diffusione di germi e batteri, e dunque di malattie.

2. Pagamenti contactless in aumento

Secondo il Business Insider’s Voice Payments Report, il 31% degli adulti statunitensi utilizzerà i pagamenti vocali entro il 2022. Le case automobilistiche stanno già sviluppando assistenti vocali in auto che possono pagare il rifornimento permettendo ai clienti di accostare alla pompa specificata e ottenere il pieno senza interagire con il sistema di pagamento.

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3. Ordini hands-free nei ristoranti

Le interfacce senza contatto attraverso l’avanzata intelligenza artificiale vocale forniranno ai ristoranti un modo per mantenere bassi i costi, fornire un modo conveniente per i clienti di presentare ordini complessi con un’ampia gamma di modifiche e soddisfare l’esigenza di igiene e sicurezza alimentare.

4. Acquisti vocali attraverso applicazioni e chioschi in negozio

Secondo le prime stime, lo shopping vocale raggiungerà i 40 miliardi di dollari negli Stati Uniti entro il 2022. Queste previsioni sono già in fase di adeguamento per tenere il passo con il crescente numero di assistenti vocali in uso e con l’accelerazione dell’attività di ricerca vocale.

5. Alberghi e navi da crociera abilitati alla voce

Fornire a ciascun ospite un assistente vocale in camera può ridurre l’onere per il personale dell’hotel, fornendo al contempo risposte più rapide alle richieste e risposte immediate alle domande più comuni. Oltre a migliorare le comunicazioni tra gli ospiti, la pulizia dell’ambiente, stimolare l’uso del servizio in camera e il contatto con la reception, i sistemi vocali possono far sì che le operazioni interne si svolgano senza intoppi e che i dipendenti possano trascorrere del tempo prezioso faccia a faccia con gli ospiti che lo richiedono.

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Cosa cambia nel nostro quotidiano con un assistente vocale

Lo scorso Natale circa 6.8 milioni di persone, dati alla mano, hanno acquistato un assistente vocale Google.

L’azienda di Mountain View, in questo momento ha in commercio tre diversi dispositivi: Google Home Mini, Google Home e Google Home Max, tutti con l’assistente artificiale di Google integrato. L’incredibile crescita nelle vendite non è dovuta semplicemente a un trend, ma all’effettivo valore che questi dispositivi sembrano poter apportare nelle nostre vite. Ecco, ad esempio, una serie di attività che potrebbero diventare la normalità.

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Riprodurre rumori bianchi mentre dormi

Mentre dormi o per aiutarti ad addormentarti, puoi dire al tuo assistente: “Hey Google, riproduci il suono della pioggia”. E il tuo dispositivo riprodurrà il rumore di un acquazzone costante. Questo fino a quando non ti sarai addormentato definitivamente.

Sincronizzare ogni dispositivo

Se possiedi più di un dispositivo Google o Amazon, potrai sincronizzarli tutti contemporaneamente. In particolare Google Home può essere utilizzato come un interfono per annunci del tipo: “Ok Google, è pronta la cena”! Oppure, “Ok Google, sono sulla strada di casa“, e lui attiverà tutti i dispositivi prima del tuo arrivo.

Controllare la tua abitazione

Ad oggi l’assistente di Google è compatibile con più di 100 dispositivi di aziende diverse, come: LG, Whirpool, GE e altre. Questo ti permetterà di collegare interamente la tua casa al dispositivo e controllare, temperatura, illuminazione o robot domestici interamente con il comando vocale.

Ricordarti di allenarti

Se sei uno che dimentica, o fa finta di dimenticare, puoi ricorrere all’aiuto di questi dispositivi ad attivazione vocale, a cui puoi chiedere di ricordarti che in un determinato giorno ad una determinata ora dovrai allenarti. Niente più scuse ora!

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Chiamare in tranquillità

Potrai collegare i tuoi contatti all’assistente virtuale e basterà un semplice comando per effettuare una chiamata senza l’uso dello smartphone. Questi strumenti sono in grado di riconoscere il timbro di voce, quindi, se il dispositivo è condiviso con altre persone, saprà riconoscere chi effettuerà il comando, per esempio.

Parlare in diverse lingue

Google Home, ad esempio, può comunicare in diverse lingue, come: italiano, spagnolo, francese, portoghese e tante altre. Puoi trovare la lista completa sul Blog.

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Effettuare ricerche

Forse è l’aspetto più scontato, ma gli assistenti vocali sono i migliori amici delle nostre ricerche online. Ci basterà fare una domanda per effettuare una ricerca a livello locale se, ad esempio, abbiamo bisogno di un idraulico, o per acquistare qualche prodotto online.

Ricordare gli appuntamenti della giornata

Quando ti svegli la mattina e pronunci: “Hey Google, buongiorno!” Il dispositivo ti elencherà tutti gli appuntamenti della giornata, leggerà le notizie in rilievo, calcolerà il tempo di arrivo al lavoro e naturalmente, le previsioni meteo della giornata. Ugualmente, prima che tu vada a letto, al comando “Ok Google, buonanotte”. Abbasserà il termostato e ti ricorderà gli appuntamenti del giorno dopo.

Non dimenticare più niente

Se hai lucchetti, password complesse o molto altro, ti basterà pronunciare “Hey Google, ricordami la combinazione di …”, e lui ricorderà al posto tuo tutte quelle cose che troppo spesso dimentichiamo.

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Collegare la TV

Tramite la sincronizzazione tra Google e la TV o di Alexa e Fire Tv Stick, potrai spegnerla o accenderla in qualsiasi momento, ma ancora più importante, potrai chiedere al dispositivo di ricordarti gli appuntamenti televisivi a cui tieni particolarmente.

Non perderemo mai più nessuna puntata della nostra serie preferita!

assistenti vocali

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Gli assistenti vocali potrebbero aiutare nella diagnosi

Tornando al capitolo iniziale di questo articolo, oggi Amazon Alexa potrebbe anche aiutare a diagnosticare il COVID-19, come riporta TheVerge.

Domande come “Alexa, cosa faccio se penso di avere il coronavirus?” o “Alexa, cosa faccio se penso di avere COVID-19?” indurranno l’assistente vocale a chiedere informazioni sui sintomi, sulla storia dei viaggi e sulla possibile esposizione al virus. Il dispositivo offrirà quindi una consulenza basata sulle informazioni ufficiali dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie.

La funzionalità è un passo avanti rispetto alle informazioni che Alexa offriva in precedenza. L’annuncio di Amazon segue una mossa simile di Apple, il cui assistente vocale Siri è stato aggiornato per offrire consigli sulla diagnosi.

competitor analyisis

Come ottenere informazioni di Marketing dal traffico dei siti dei competitor

In un mondo in rapido movimento è di fondamentale importanza adattare rapidamente la propria strategia. Questo significa per gli esperti di marketing ottimizzare campagne, budget e strategia, il che include naturalmente il monitoraggio delle attività digitali dei concorrenti.

Nel mondo digitale, proprio come in natura, non sono sempre i più forti a sopravvivere, bensì coloro che riescono ad adattarsi in modo migliore al cambiamento.

In qualsiasi momento occorre essere certi che la tua strategia digitale ti aiuterà a superare i tuoi competitor. In questi frangenti devi in particolare assicurarti che il marketing mix da te scelto ottimizzi le spese, che il focus delle tue campagne si conformi al cambiamento della domanda e che il tuo messaggio sia recepito in modo chiaro dal tuo pubblico.

La strategia da te precedentemente adottata può diventare obsoleta e potrebbe essere necessario agire con determinazione. Sarà utile innanzitutto verificare cosa non dovresti fare.

Cosa è possibile capire attraverso l’analisi del traffico

Ciascuno di questi punti può essere supportato dall’analisi del traffico dei siti dei tuoi competitor.

Immaginiamo un rivenditore online di arredamento per la casa che desidera raggiungere i risultati ottenuti dal suoi concorrenti online. Inserendo cinque siti web dei competitor in Analisi traffico di SEMrush, potremo esaminare:

  • se il competitor in prima posizione è rimasto invariato (nel nostro caso ad esempio se ikea.com è rimasto alla posizione #1 nell’elenco);
  • quali fluttuazioni hanno influito sulla concorrenza negli ultimi mesi;
  • in che misura ogni competitor ha accresciuto (o ridotto) la sua popolarità nell’intervallo di tempo considerato.

Nel nostro esempio ikea.com rimane leader indiscusso in Italia. I siti manomano.it e leroymerlin.it mostrano però però un buon aumento del traffico sul loro sito web.

Quali canali di marketing hanno fornito risultati migliori per il traffico dei competitor

Nel nostro esempio possiamo vedere che la pubblicità online apporta circa lo stesso traffico per ikea.com e manomano.it.

Prima di trarre delle conclusioni, clicca sui periodi precedenti per vedere le variazioni mese per mese e anno per anno – questo per assicurarti che queste non siano tipiche fluttuazioni stagionali.

Per comprendere in modo ancora più profondo le strategie e le prestazioni digitali dei competitor, analizza in modo più dettagliato le loro Pagine migliori. In questi giorni potrebbe succedere che i tuoi concorrenti si siano focalizzando sulla promozione dei loro servizi di consegna o sulle opzioni per restare a casa e i beni essenziali piuttosto che sui prodotti premium. Potrebbero inoltre cercare di convogliare traffico a post di blog rilevanti, fornire software e abbonamenti gratuitamente nonché partire con le vendite.

Se hanno creato e promosso una pagina web per ciascuno di questi obiettivi, puoi vedere anche questo nelle Pagine migliore e analizzare i risultati di tale azione. Puoi poi decidere a botta sicura se concentrati o meno su un’offerta simile.

Nel nostro esempio leroymerlin.it ha mostrato una capacità di adattarsi senza precedenti: i loro prodotti di punta a marzo 2020 non sono stati mobili per la casa o attrezzature da giardino, bensì respiratori e mascherine. Dall’analisi delle loro fonti di traffico vediamo che la maggior parte delle loro visite è rappresentata dalla ricerca, ma è arrivato traffico anche da riferimenti e persino da canali di sponsorizzazione a pagamento.

Per una comprensione migliore del mercato, potresti volere controllare fino a cinque competitor diversi. In SEMrush Market Explorer ti basta inserire un sito web nel campo di ricerca e lo strumento cercherà di completare il resto del campo.

In questa fase potrai:

  • mappare il panorama competitivo nella chiara forma del Growth Quadrant;
  • classificare i tuoi competitor in base alle attuali dimensioni del loro pubblico e al potenziale di mercato;
  • passare da “All Market” a “Narrow Focus” per rilevare le quote di mercato online dei tuoi concorrenti più vicini e ricercare le loro strategia di marketing digitale in modo più dettagliato.

Nel nostro esempio ikea.com sembra avere molte cose in comune con altri siti di negozi di mobili, design e attrezzi come manomano.it o leroymerlin.it, mentre allo stesso tempo siti web più piccoli come mondoconv.it o maisonsdumonde.com mostrano una tendenza a crescere a un ritmo più sostenuto, il che significa che mostrano una buona crescita del traffico mese per mese nella sezione Operatori rivoluzionari, come mostrato dagli strumenti di analisi della concorrenza .

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EnerTech, NeN annuncia il lancio del suo servizio di fornitura

A metà tra una tech company e una energy company – tanto da definirsi “la prima startup EnerTech in Italia – NeN ha lanciato il suo servizio di fornitura elettrica e di gas, con la promessa di “sorprendere, stravolgere e ripensare da zero il mondo dell’energia”.

La startup è profondamente diversa dai tradizionali fornitori di energia. Nasce infatti con l’obiettivo di esprimere al meglio i valori di digitalizzazione, semplicità e trasparenza in un settore spesso percepito come ermetico e complicato, e per offrire una fornitura davvero green e sostenibile, con energia proveniente solo da fonti solari, eoliche e idriche sparse sul territorio italiano.

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Come funziona NeN

Grazie alla sua piattaforma digitale, NeN semplifica l’intera esperienza di gestione della fornitura di luce e gas. Lo smartphone e il pc sostituiscono interamente la burocrazia, i moduli da compilare a mano e le tradizionali bollette difficili da capire: con NeN basta una scansione dell’ultima bolletta per dare il via al tanto famigerato “switch”. Non solo, NeN elimina i conguagli “a sorpresa” e le voci di costo criptiche, attraverso la creazione di un’offerta di fornitura che funziona come un abbonamento: ogni cliente ottiene una rata personalizzata al centesimo, basata sui propri consumi e all inclusive, che garantisce prevedibilità della spesa domestica per ogni anno di fornitura.

L’app di NeN, inoltre, permetterà all’utente di monitorare i consumi in qualsiasi momento: questo renderà le eventuali variazioni alla rata dell’anno successivo prevedibili, ma, soprattutto, aiuterà l’utente a capire l’origine dei propri consumi, migliorando abitudini e comportamenti quotidiani in ottica di un uso efficiente e responsabile dell’energia.

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Gli obiettivi

“NeN nasce per trasformare radicalmente l’esperienza di gestione e fornitura dell’energia. La digitalizzazione sta cambiando completamente l’approccio ai servizi del cliente, che ha aspettative sempre più alte e vuole semplicità, velocità e trasparenza; il settore dell’energia è fermo a modelli tradizionali, e non offriva nulla che rispondesse a questi bisogni – spiega Stefano Fumi, CEO di NeN – Il mondo energy è in grande fermento, con la liberalizzazione definitiva dei servizi di energia e gas prevista per il 2022: ci sembrava il momento migliore per lanciare un progetto così innovativo e offrire all’utente un’alternativa. Il mercato è affollato, ma abbiamo obiettivi importanti: puntiamo a 50.000 utenti domestici nei primi 12 mesi, che auspichiamo diventino più di 500.000 entro il 2024″.

A ulteriore garanzia degli utenti, la presenza e il coinvolgimento nell’assetto societario della startup del gruppo A2A, che ha creduto nell’idea e ha scelto di sostenere e investire nel progetto, con un’operazione di corporate entrepreneurship:

“Abbiamo dato vita ad un’iniziativa, dotata di autonomia, agilità e velocità necessarie ad interpretare in modo autenticamente innovativo necessità emergenti dal mercato – commenta Valerio Camerano, Amministratore Delegato di A2A – In un certo senso NeN vuole anche essere il nostro contributo di investimento, sviluppo e ripartenza in questa delicata fase che vive il nostro paese, contribuendo a dare più certezza e affidabilità ai bisogni concreti di individui e famiglie”.

Il servizio di fornitura elettrica e di gas di NeN è attivo in tutta Italia: è possibile ottenere una rata personalizzata in pochi minuti sul sito o, a breve, scaricando l’app NeN, disponibile per iOs e Android.

risparmio fintech gamification

La gamification applicata a spese, risparmi e investimenti

  • Negli anni ’90 gli Italiani erano tra i maggiori risparmiatori dell’Unione Europea ma oggi il tasso di propensione al risparmio è crollato
  • Una ricerca condotta da Columbia Threadneedle ha identificato nei millennial, la fascia di popolazione maggiormente preoccupata per questioni economiche
  • La gamification ha già cambiato il fitness, l’apprendimento e il corteggiamento: lo farà anche sulle questioni economiche?

Ping! Viene visualizzata una notifica sul telefono.

Ciao, sto solo facendo il check-in per farti sapere che sto per fare il tuo primo salvataggio automatico di € 20,59.

Cinguetta un chatbot.

Ching! Punteggio!
La dopamina ti attraversa le vene mentre senti il ​​brivido della vittoria e l’approvazione del chatbot.
Ancora meglio, quel denaro extra che hai risparmiato significa che puoi fare shopping, andare fuori a cena o semplicemente hai più fondi.

Ben soddisfatto, accedi a un’altra app e parte la caccia al tesoro in realtà aumentata in stile Pokémon Go intorno alla città.

Ecco che ti imbatti in un poster dallo strano aspetto; lo scansioni con la fotocamera del telefono, rivela un modello 3D di un paio di scarpe da ginnastica non ancora rilasciate.
Congratulazioni! Puoi acquistarle prima di chiunque altro: basta inserire i dettagli della tua carta come indicato sull’app, oltre al tuo indirizzo di consegna ed eccole già in viaggio verso il tuo appartamento.

Sembra fantascienza ma non lo è. È la gamification applicata al risparmio e investimento.

Il FinTech, il risparmio e le nuove generazioni: amore e odio

La crisi del 2008 ha cambiato la percezione delle vecchie e nuove generazioni rispetto le istituzioni bancarie tradizionali e i mercati di capitali. Allo stesso tempo, le nuove generazioni sono più propense a spendere in viaggi ed esperienze piuttosto che investire nel mattone come i nostri nonni.

Specialmente in Italia, fino a prima dell’impatto COVID-19, miglioravano redditi e consumi, ma nessuno metteva più da parte. Negli anni ’90 eravamo tra i maggiori risparmiatori dell’Unione Europea (con una propensione al risparmio del 13,88% nel 2008 contro una europea dell’11,19%) ma oggi il tasso di propensione al risparmio è crollato ( nel 2017, il 9,71% Italiano contro il 9,97% Europeo).

Le cause sembrano riportare a quei giovani-adulti che guadagnano poco, ma non vogliono rinunciare al loro tenore di vita. Il reddito disponibile delle famiglie è infatti cresciuto, dell’1,5% e 1,7% nel 2016 e 2017, la spesa per consumi finali dell’1,6% e del 2,5%, gli investimenti del 3,4% e 2,4%, dopo un lungo periodo negativo. Nell’Unione Europea in media si è verificato un progresso del 15,1%, in Germania del 38,8%, in Francia del 13,9%.

Il risparmio come risultato di mentalità e conoscenza

La “classe aspirazionale” è quella crescente parte della società che ha fatto del mantenimento di un tenore di vita molto alto uno standard cui non vuole e non può rinunciare. Questa è fatta di consumi non vistosi, principalmente in servizi più che in prodotti, in esperienze, viaggi, ristoranti, aperitivi, master, che di lussuoso hanno spesso poco e che vengono preferiti a vecchi status symbol in disuso come una bella automobile o anche un vestito firmato. Insomma, la definizione propria delle spese di un millennial tipo.

Questo ceto in espansione ha caratteristiche ben definite: lo scollamento tra il reddito percepito, il consumo e la frequenza del consumo stesso. Spende cifre non enormi, preferendo il weekend low cost o alla vacanza al mare, invece di risparmiare soldi per una casa.

Da un lato, risparmiare significa privarsi di qualcosa oggi per avere qualcosa domani, ma se non si capisce il senso e gli effetti di tale sacrificio è difficile trovare la giusta motivazione. Il mondo in cui viviamo, le nuove generazioni, vogliono tutto e subito; questo, combinato all’espansione della nuova “classe aspirazionale”, e al fatto che ben il 62% dei Millennial soffre di insonnia causata dalla difficoltà di arrivare a fine mese e pianificare il proprio futuro finanziario.

C’è molto di sociale e non solo di economico in questa crisi del risparmio, che è probabilmente qui per restare a prescindere da come andrà l’economia nei prossimi anni.

Rispetto alla media internazionale gli italiani mostrano un grave ritardo nell’apprendimento di nozioni e abilità economico-finanziarie, collocandosi all’ultimo posto tra i Paesi OCSE e al penultimo tra quelli del G20, come spiega Lorenzo Bandera. Secondo Standard & Poor’s nel 2014 un italiano su tre non era in grado di leggere un estratto conto o di distinguere tra le diverse forme di mutuo. 

Educazione significa Inclusione. Capire la finanza personale e gli strumenti a disposizione apre un ventaglio di possibilità per il nostro futuro: aprire un impresa, comprare una casa o investire nella nostra istruzione. Ma come possiamo capire di più senza dover acquisire conoscenze troppo tecniche? Come si possono trovare i corretti incentivi ad applicare un comportamento coerente con questa nuova esigenza?

La gamification sembra essere la risposta.

Gamification of Savings

Il Trend

“Gamify” significa utilizzare concetti di gioco, come punti e premi, per coinvolgerci e motivarci in attività specifiche. Basti pensare a Fitbit che migliora l’esercizio assegnando medaglie per le gli obbiettivi prefissati. Hinge fa il “gioco delle coppie” con il suo sistema di “mi piace”. Duolingo permette l’apprendimento delle lingue con livelli diversi da completare e un sistema di punti che premia l’utilizzo quotidiano. Una nuova generazione di app, bot e siti web sta ora facendo lo stesso con le nostre tasche.

Il risparmio può essere reso coinvolgente e gratificante come le app che attualmente  sono le più usate dagli utenti di smartphone. Per incoraggiare i giovani a risparmiare, paradossalmente, serve qualcosa che offra gratificazione immediata. I risparmiatori hanno bisogno dello stesso tipo di eccitazione che ottengono giocando ad un videogame con gli amici o raggiungendo il livello successivo in Candy Crush.

La gamification utilizza elementi del mondo dei giochi – come sfide e competizioni – per premiare azioni positive nel mondo reale, che si tratti di 10.000 passi compiuti o 1.000 euro risparmiati.

Gamification implica necessariamente competizione, che quasi sempre si traduce in motivazione.

Tante app popolari riguardano la valutazione e il confronto e la valutazione del servizio, di chi lo offre e di chi lo riceve (si pensi alle semplici app di taxi) ma ciò che amiamo ancora di più è confrontarci con l’altro: sapere cosa stanno facendo i nostri coetanei per essere sicuri che non siamo da meno ed anzi sentirci migliori.

Questo sicuramente suona vero per molte persone quando si tratta di esercizio fisico. Infatti il successo di molte app è ottenuto anche con la condivisione dei risultati con gli amici nei social network. Possiamo misurare la nostra salute (ma anche i nostri risparmi) non nel vuoto, ma in base ai risultati – e alle aspettative – di amici e familiari.

Anche se non scegli di condividere le tue informazioni, queste app rendono più semplice che mai impostare obiettivi di risparmio personali, segnare i tuoi progressi e essere premiato per i tuoi sforzi.

Alla base c’è, d’altronde, uno studio della psicologia umana. La dopamina è il neurotrasmettitore che controlla il centro di ricompensa e piacere del cervello e si attiva quando “vinci”, una vulnerabilità che aziende tecnologiche come Facebook hanno ammesso di sfruttare per tenerti agganciato.

Simon Rabin stesso, fondatore di Chip, afferma che “la comunicazione di Chip è progettata per far sentire l’orgoglio e il senso di realizzazione ad ogni salvataggio”. Le notifiche di congratulazioni che inducono dopamina creano dipendenza. La psicologa dei consumi Carolyn Mair sottolinea l’effetto della ricompensa: “Quando desideriamo qualcosa, le nostre aspettative sull’avere o possederlo rendono più forte la nostra eccitazione e quindi aumentano il rilascio di dopamina. Una volta che abbiamo l’oggetto e sperimentiamo il piacere, la dopamina diminuisce in modo tale che abbiamo bisogno di un altro episodio emozionante per innescare di nuovo la dopamina”.

Le Startup

Queste app, così come FinTech multimilionarie come Monzo e Revolut, sfruttano le nuove regole dell’Open Banking dell’Autorità della concorrenza e dei mercati. Consentono ai clienti delle maggiori banche di fornire a terzi un accesso sicuro ai dati del loro conto, mantenendo al contempo i loro soldi al sicuro con la crittografia. Tra le startup da tenere sott’occhio abbiamo identificato:

  • Chip – utilizza l’intelligenza artificiale (AI) per calcolare un importo conveniente che può essere salvato automaticamente senza influire sulle solite abitudini di spesa quotidiane. Chip ha recentemente infranto l’obiettivo di crowdfunding sulla piattaforma CrowdCube raccogliendo 2,9 milioni di euro da un target di 1,1 milioni.
  • Qapital – consente di impostare “trigger” per risparmiare automaticamente quando hai raggiunto un determinato obiettivo, come, ad esempio, correre cinque miglia. Puoi anche impostare i trigger di “colpevolezza” per penalizzarti per comportamenti scorretti, come spendere troppo sulla tua carta di credito.
  • Cash Coach – un’app AI progettata per aiutare le persone a risparmiare e incoraggiarle ad investire, sostituendo il budget con un’esperienza completamente gamificata. Cash Coach offre agli utenti sfide di risparmio mensili, calibrate in modo intelligente e personalizzato. Gli utenti sono classificati in base alle loro prestazioni di risparmio, consentendo loro di confrontarsi tra di loro.
  • Thriv – si concentra sull’aiutarti a risparmiare abbastanza denaro “per le cose che vorresti davvero in futuro”. Puoi impostare obiettivi a breve e lungo termine, inclusi titoli, cartellini dei prezzi, immagini, descrizioni e collegamenti, e tenere traccia delle tue spese e risparmi personali con facilità. Un promemoria accurato e barre di avanzamento ti aiutano a rimanere motivato.
  • Fortune City – ti piacciono i tipi di giochi che ti consentono di costruire la tua città virtuale? Fortune City è un’app di contabilità che ti premia con le funzionalità di costruzione della città per l’uso quotidiano dello strumento.

Big Players

I big players come sempre non stanno a guardare, soprattutto negli Stati Uniti dove i maggiori esempi di gamification arrivano da Ally Bank e Indiana Centier Bank.

Ally Bank ha adottato diverse campagne usando giochi per mettere in evidenza i consumatori sulla finanza personale. La banca si è anche superata con il suo gioco di realtà aumentata “Ally + Monopoly“. Il gioco ha trasformato sei città degli Stati Uniti – Charlotte, Detroit, New York, Chicago, Seattle e Dallas – in tavoli da gioco dal vivo Monopoli. Pokémon Go incontra il settore bancario e il denaro.

Centier Bank dello Stato dell’Indiana ha offerto la propria gamma di risparmi, con tanto di premi in denaro, attraverso un’app chiamata Billinero. Il nome dell’app di gioco è una composizione di “Bill”, come in valuta, e “Dinero”, spagnolo per soldi.

Anche le nuove banche stabilite come Monzo aprono la discussione direttamente nei loro forum mostrando non solo un forte interesse nello sviluppare tali soluzioni, ma la volontà di svilupparle proprio come i loro consumatori più fedeli le preferiscono.

Le Critiche

Se sembra tutto divertente e giochi, anche la gamification ha i suoi critici. Alcuni studi dimostrano che i giochi e le loro ricompense estrinseche (trofei, badge, ecc.) possono essere dannosi per la nostra motivazione intrinseca, che generalmente ci motiva a fare qualcosa senza il ronzio della ricompensa o delle congratulazioni. Tra i maggiori detrattori, Ian Bogost, professore presso il Georgia Institute of Technology e autore di Play Anything. Ian ha criticato la gamification ed il modo in cui “trasforma il noioso in straordinario. Prendi il tuo lavoro: ottenere punti per tenere in ordine la tua scrivania lo rende divertente?”.

Conclusione

La gamification può rendere divertente il risparmio, ma può aiutare i consumatori a raggiungere i loro obiettivi? Ci sono alcune prove che suggeriscono che funzioni. Commonwealth, un’organizzazione che aiuta le persone a diventare finanziariamente sicure, ha condotto studi e sviluppato giochi come SavingsQuest, uno strumento online e mobile considerato il primo “Fitbit per il risparmio”.

Non esiste alcuna garanzia che la gamification aiuterà ogni consumatore a costruire o far crescere un fondo di emergenza. Ma potrebbe fornire la motivazione necessaria per spendere meno e risparmiare di più.

In ogni caso i segnali che la gamification può potenziare un business sono molteplici e ormai assodati. Per una azienda B2C potrebbe essere una possibilità ulteriore da inserire nei propri servizi al cliente in quei settori che vogliamo far crescere o in cui un maggiore coinvolgimento del cliente risulterebbe portare vantaggi a lui e all’azienda.

Decreto liquidità, accordo Banca Sella-Credimi per finanziamenti “Liquidità 100”

In questi giorni abbiamo compreso sempre meglio quanto sia essenziale questo aspetto per le aziende per un reboost di tutte le attività.

Banca e Fintech oggi sono insieme per favorire l’accesso alla liquidità alle ditte individuali, in modalità totalmente digitale, senza andare in succursale, e in tempi molto veloci. Banca Sella, già attiva nell’open banking, nell’ambito delle iniziative che sta avviando per supportare l’economia e i clienti in difficoltà a causa dell’emergenza covid-19, ha firmato un accordo con la Fintech Credimi, leader europeo del finanziamento digitale alle imprese, nella quale detiene anche una partecipazione.

Grazie a questa partnership Banca Sella potrà garantire ai propri clienti, che svolgono attività economica rientrante nel perimetro previsto dal cosiddetto decreto liquidità, tempi ancora più rapidi per la gestione delle domande di finanziamento previste dal decreto, che prevede la possibilità di richiedere un prestito fino a 25 mila euro o comunque non superiore al 25% dei ricavi 2019, con la copertura del Fondo di garanzia del 100%.

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Come funziona l’accordo

Le ditte individuali, clienti di Banca Sella, potranno richiedere questo finanziamento direttamente dall’internet banking, senza passaggi in filiale e senza presentare alcun modulo o documento cartaceo. A questo punto la domanda verrà presa in carico dai sistemi di Credimi, che processerà la richiesta in maniera quasi automatica, interfacciandosi digitalmente con il Fondo Centrale di Garanzia, senza alcun aggravio per il cliente, escluse le firme (tutte digitali) richieste dalla legge. La risposta arriverà sempre in pochi giorni e l’erogazione avverrà immediatamente dopo il rilascio della garanzia. Questo processo di lavorazione – dedicato alla partnership con Banca Sella – è stato messo a punto e rilasciato in una settimana.

“L’accordo con Credimi – ha dichiarato Andrea Massitti, Head of Corporate and Small Business di Banca Sella – rientra nell’ambito delle iniziative che la nostra Banca ha messo in campo nelle ultime settimane per supportare l’economia e i clienti in difficoltà a causa dell’emergenza Covid-19. In particolare, rispetto alle domande di finanziamento previste dal decreto liquidità, ci siamo organizzati per garantire ai nostri clienti tempi rapidi nella gestione delle richieste sia al nostro interno che attraverso la partnership strategica con Credimi. Questa organizzazione ci permette di rispondere alle esigenze dei clienti ed evadere le richieste nel minor tempo possibile”.

Bambini curiosità

La curiosità è importante e stimolarla nei bambini porta a un migliore apprendimento

  • È stato dimostrato come la curiosità, unita a un corretto approccio all’apprendimento, possa essere fondamentale in un bambino per apprendere nuove conoscenze;
  • Uno studio dellaUniversity of Michigan ha cercato di dimostrare come solo la curiosità, intesa come componente socio-emozionale, può effettivamente garantire maggiore propensione all’imparare in un bambino con conseguenti migliori risultati scolastici.

 

Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso.

Diceva Albert Einstein, un uomo straordinario che indubbiamente ha lasciato un segno indelebile sul mondo. La parola curiosità, e quindi anche l’aggettivo curioso, deriva dal latino curiosus, che a sua volta deriva da cura, ovvero “sollecitudine”. Il curioso è qualcuno che si cura, che è sollecito nell’investigare e nel ricercare i fatti. Potremmo sintetizzare la definizione epistemologica di “curioso” come qualcuno che è desideroso di sapere, quindi. Tutto ciò si collega alle parole del padre della teoria della relatività, che ci può far pensare che dietro a un genio, oltre al talento, c’è sempre curiosità.

Molte ricerche hanno portato una grande consapevolezza sull’importanza delle componenti socio-emozionali di un individuo quando si tratta di apprendere nuove conoscenze. In particolare, si è notata una correlazione con una maggiore predisposizione dei bambini a imparare e ottenere buoni risultati scolastici. Tra le componenti socio-emozionali da considerare c’è senza dubbio la curiosità, intesa come capacità di immaginare e inventare. Un’importanza fondamentale, poi, la riveste la capacità di autoregolazione dei comportamenti, anche detta “effortful control“, che si collega all’attenzione e tenacia nel portare a termine dei compiti. A queste si collegano i comportamenti pro-sociali, quindi l’abilità a formare e mantenere relazioni, e l’autoregolazione emotiva.

Come si collegano queste componenti alla capacità di apprendere di un bambino? Esistono correlazioni reali e tangibili tra la curiosità e la capacità di imparare cose nuove?

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Che cos’è la curiosità?

La curiosità è caratterizzata dalla gioia di scoprire cose nuove, dalla motivazione di cercare risposte a qualcosa che ancora non si conosce.

Se guardiamo alle moltissime storie di successo di imprenditori, scienziati, sportivi o qualunque altra personalità, ci possiamo accorgere che hanno in comune il fatto di aver scoperto qualcosa di nuovo, o di averlo fatto in modo diverso dall’ordinario: hanno avuto la curiosità di esplorare l’ignoto, di andare oltre, portando innovazione. La curiosità, infatti, è fondamentale per l’apprendimento ed è per questo che è importantissima per i bambini, i quali la sviluppano sin da molto piccoli. Lo psicologo Jean Piaget li ha definiti come dei “piccoli scienziati“, per la loro fame di conoscenza.

Si può definire la curiosità come uno stato motivazionale, un approccio personale, associato all’esplorazione. Può essere collegata a più dimensioni, riferendosi alla persona o a una situazione specifica. Nel primo caso si parla di tratti caratteriali, qualcosa di profondo, insito in un individuo. Una persona può essere curiosa per natura, risultando aperta alle esperienze, desiderosa di novità, propensa ad accogliere tutto ciò che è inaspettato. La curiosità, però, può anche essere situazionale, relativa agli interessi più eccentrici di una persona, e può essere influenzata dal contesto individuale e sociale in cui si trova.

È stato dimostrato, infatti, come le persone possano diventare più curiose se coinvolte in attività a cui danno effettivamente molto significato dal punto di vista personale. Quindi, si potrebbe presupporre che intrattenere i bambini con attività legate a esperienze per loro significative può stimolare la loro curiosità. 

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Bambini curiosità

Come la curiosità stimola l’apprendimento: lo studio

Ci sono molti studi che hanno provato come la curiosità, unita a un corretto approccio all’apprendimento (l’autoregolazione dei comportamenti o effortful control), possa essere fondamentale in un bambino per apprendere nuove conoscenze, soprattutto in età pre-scolastica. Ma la curiosità, da sola, può effettivamente garantire maggiore propensione all’imparare?

È la domanda a cui hanno cercato di rispondere alcuni studiosi della University of Michigan in uno studio del 2018. Se effettivamente la curiosità spinge un bambino a cercare di conoscere qualcosa che ancora non conosce, allora spingendolo a essere sempre più curioso e incoraggiando certi suoi atteggiamenti lo si potrebbe favorire nel suo percorso di apprendimento, scolastico e non.

Ecco quindi che lo studio ha cercato di dimostrare come la curiosità possa diventare un vero e proprio indicatore di risultati per l’apprendimento. Nello specifico, sono stati presi in esame i risultati in matematica e capacità di lettura. Non solo: gli studiosi hanno cercato di analizzare il fenomeno anche considerando alcune variabili, come i livelli di effortful control di un bambino (la sua attitudine verso l’apprendimento), il suo genere, e il suo stato socio-economico. Questo per comprendere come la curiosità possa essere incentivata anche in situazioni e contesti specifici, non solo per sottolinearne l’importanza come tratto di personalità.

6200 bambini hanno preso parte allo studio, che consisteva in alcuni assessment di matematica e lettura per testarne le loro capacità. Genitori e insegnanti, invece, si sono visti somministrare dei questionari legati al comportamento dei bambini. Analizzando i risultati in periodi di tempo diversi (a 9 mesi, a 2 anni, all’asilo, ecc.), si è potuto comprendere pattern e correlazioni tra risultati scolastici e curiosità.

curiosità bambini

I risultati dello studio

Lo studio ha evidenziato come ci sono effettive correlazioni tra curiosità e ottimi risultati scolastici. Ciò è risultato indipendente dai livelli di effortful control dei bambini: chi risultava più curioso apprendeva più facilmente nuove conoscenze e otteneva migliori risultati. In particolare, si è notato che questo accade soprattutto in bambini con uno status socio-economico non elevato.

Dallo studio è stato evidenziato come non sia solo l’approccio all’apprendimento a essere importante per un bambino, ma anche la sua curiosità. Il “mostrare desiderio di imparare nuove cose” diventa fondamentale, soprattutto prima di entrare in un percorso scolastico. Ecco quindi che sarebbe opportuno identificare maggiori opportunità per coltivare la curiosità nei bambini, incoraggiando soprattutto quelli più piccoli.

curiosità

Il fatto che i bambini in condizioni socio-economiche meno rilevanti siano più soggetti a queste correlazioni tra curiosità e apprendimento, poi, può farci riflettere. In un’epoca in cui si è bombardati da fatti e notizie in tempo reale è inevitabile pensare come siamo sempre più circondati da meno curiosità. Può sembrare un paradosso, ma se da un lato abbiamo maggiori possibilità di esplorare il mondo, allo stesso tempo le informazioni a cui siamo esposti non sempre sono significative, di valore. Non solo: diamo per scontato che ottenere un’informazione sia facilissimo, basta un click o pronunciare la parola “Alexa”. Questa facilità ci porta a un calo della voglia di esplorare, del desiderio di sapere, di tuffarsi nella conoscenza di qualcosa. Scoprire qualcosa di nuovo è ormai troppo facile, e non sempre implica uno sforzo.

Una minore esposizione alla tecnologia o una minore interazione con strumenti che ci consentono questo accesso immediato alla conoscenza, forse, potrebbe farci modificare il modo in cui “utilizziamo” la nostra curiosità. Quest’ultima è la nostra sete di sapere, la nostra volontà di scoprire ciò che non si conosce, la voglia di impegnarsi per apprendere qualcosa di nuovo. Può bastare solo quella per portarci a un ottimo apprendimento, e lo studio illustrato precedentemente ha cercato di dimostrarlo. Meno si ha, più si avrà volontà di conoscere qualcosa di nuovo.

Un bambino non ha esperienza, è solo all’inizio di un percorso che dovrà costruirsi, cercando di seguire i suoi interessi e le sue passioni. Per questo, è importante stimolare la voglia di sapere dei bambini, sin dalla tenera età. La curiosità sarà qualcosa che potrà poi accompagnarli per tutta la vita. Se nasce nell’infanzia, con raffiche di domande e richieste, si rafforza nell’adolescenza, accompagnando i ragazzi nella loro crescita. Negli adulti, poi, è uno degli indicatori principali che può portare verso la capacità di innovare e il sentirsi realizzati, fino ad alimentare la voglia di vivere negli anziani. La curiosità, quindi, non è solo qualcosa che può portare i bambini ad apprendere più facilmente la matematica o a leggere meglio, ma una componente emotiva di enorme potenza e valore, che va coltivata continuamente.

creative challenge reply

Reply Creative Challenge: aperte le registrazioni alla competizione a squadre

Si sono già aperte  le registrazioni per l’edizione 2020 della Creative Challenge, la competizione a squadre parte del programma Reply Challenges.

Si tratta di una serie di sfide aperte a chiunque ami la tecnologia e i concorsi online, pensate per divertirsi, mostrare il proprio talento nel campo della Codifica, della Sicurezza, della Creatività e molto altro ancora, e per vincere dei fantastici premi. Le Challenges si inseriscono nel costante impegno di Reply per promuovere nuove modalità di apprendimento, completamente digitali, nei confronti dei giovani.

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In cosa consiste la Creative Challenge

La Creative Challenge, che nell’edizione del 2019 ha visto più di 3500 partecipanti e 350 progetti realizzati, chiama a confrontarsi studenti e giovani creativi nello sviluppo di un concept ideato da alcuni tra i più affermati art director e professionisti del settore.

Per partecipare alla sfida online, in programma da venerdì 22 a domenica 24 maggio, sarà necessario registrarsi al sito challenges.reply.com. I team partecipanti avranno a disposizione 48 ore per sviluppare e inviare la loro proposta creativa in una delle categorie assegnate: “Employer Branding”, “Brand Activation”, “Service Design”, “Branded Content” e “Social Media – Instagram”.

Una giuria di professionisti, composta dalle agenzie creative del gruppo Reply e dai referenti creativi Partner della competizione – tra cui Ducati Scrambler, FCA, Martini, MSC e OBI – identificherà per ogni categoria il team che accederà alla fase finale, in programma nel mese di luglio, e che avrà l’opportunità di presentare il proprio progetto.

Come partecipare

Innovazione, creatività, originalità, aderenza al brief e qualità della presentazione finale sono i criteri in base ai quali la giuria decreterà, durante il round finale, il team vincitore della Creative Challenge 2020 di ogni categoria.

I migliori delle cinque categorie per le quali si può gareggiare si sfideranno poi il primo giugno in una super finale.

Maggiori informazioni sulla Creative Challenge 2020 al sito challenges.reply.com. Le iscrizioni sono aperte fino al 22 maggio.