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Clubhouse esplode anche in Cina e si scatena il mercato degli inviti

I cinesi hanno scoperto Clubhouse e si stanno riversando in massa sull’app di chat audio in gruppo.

Chi c’è su Clubhouse in Cina? Soprattutto le élite cinesi: più precisamente, persone che lavorano in ambito tecnologico, opinion leader e influencer dei social media ma anche dissidenti e giornalisti.

L’esplosione della notorietà del nuovo social network in Cina è abbastanza recente: il giorno dopo che Elon Musk ha fatto il suo ingresso su Clubhouse, l’hashtag “Clubhouse Invite Code” era in cima ai trending topic su Weibo, il più grande portale di informazione cinese, di proprietà di Sina. L’apparizione del fondatore di Tesla, in particolare, ha acceso la curiosità per l’applicazione in Cina, dove gode di un grande seguito di fan.

Le persone si stanno confrontando prevalentemente su argomenti legati alla politica. Mentre la censura diventa sempre più invasiva nei confronti dei social media cinesi, i frequentatori di Clubhouse stanno utilizzando le stanze come una nuova piazza per confrontarsi su temi scottanti, come democrazia, identità cinese e la gestione della pandemia da parte del governo.

LEGGI ANCHE: Cos’è Clubhouse, il social audio su invito amato da VIP e Venture Capitalist

La vendita degli inviti

Clubhouse è diventato tanto popolare che chi ha a disposizione inviti per consentire l’ingresso ai propri contatti li ha messi in vendita su Xianyu, un’app cinese per la vendita di oggetti usati, anche se attualmente i venditori sembrano superare i compratori ed è necessario un’account Apple extra cinese per accedere.

Gli addetti ai lavori hanno subito fiutato l’affare e già ci si chiede chi sarà il primo a copiare la nuova app per realizzare la propria versione Made in China. Wu Yunfei di Dizhua, un’app simile a Clubhouse, ha scritto che ha testato l’applicazione e ha provato “sentimenti contrastanti” sentendo già la gente discutere su come copiarla. Justin Sun, un imprenditore cinese che ha fondato la piattaforma di criptovalute TRON, ha immediatamente annunciato su Twitter che stava costruendo un’app simile, chiamata “Two”, per replicare il successo di Clubhouse in Cina.

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Sebbene Clubhouse abbia riscosso enorme successo negli ultimi giorni, sono molte le applicazioni di chat vocali già presenti sul mercato cinese. Nessuna di loro, però, è riuscita a diventare mainstream.

Clubhouse è stato lanciato lo scorso aprile dall’imprenditore della Silicon Valley Paul Davison e dall’ex-Googler Rohan Seth. Grazie anche alle restrizioni e ai lockdown in tutto il mondo, molte persone hanno scaricato l’app, ancora in modalità beta, per discutere o ascoltare argomenti che vanno dalla politica alla tecnologia in una serie di chatroom. Insieme al fascino della sua esclusività, l’attrazione principale dell’app è la possibilità per gli utenti di partecipare a conversazioni ospitate da celebrità come Elon Musk e motli altri VIP che hanno sposato il nuovo sistema fin da subito.

Non solo digitale: il futuro dei pagamenti è nel proximity payment

Oramai ci abbiamo fatto l’abitudine: pagare senza denaro (cashless) e magari senza toccare nessun dispositivo (contactless) è diventata la quotidianità durante il periodo dell’emergenza. Ma ci ha anche aiutato a scoprire la comodità del proximity payment, ovvero dei pagamenti di prossimità.

Sicuri, comodi e veloci, rendono ancora più evidente che tutto può essere racchiuso in pochi essenziali strumenti: una carta o uno smartphone.

Ma andiamo con ordine e scopriamo cosa si intende per proximity payment e quali sono i trend che stanno guidando oggi il settore dei pagamenti.

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Che cos’è il Proximity Payment e come sta crescendo

I pagamenti oggi sono sempre più smart e uno dei comparti che ha registrato negli ultimi anni il miglior tasso di crescita è quello del proximity payment, ovvero la modalità con cui in negozio smartphone e carte sostituiscono i contanti.

Con il termine proximity payment, infatti, si intendono i pagamenti elettronici di prossimità, cioè quelli che richiedono una vicinanza fisica tra l’acquirente e il venditore del prodotto/servizio che si intende acquistare. Per avvenire, la transazione sfrutta il sistema contactless: il pagamento avviene attraverso la connessione a corto raggio del dispositivo mobile, quindi attraverso la tecnologia NFC (Near Field Communication). Ad esempio, basta avvicinare il telefono al POS senza toccare nulla per portare a termine la transazione.

Ma c’è di più, perché la prossimità va intesa non solo in senso digitale, ma anche fisico. In un settore come quello dei pagamenti, che si rivolge potenzialmente a persone diversissime tra loro, per età, competenze digitali e più semplicemente abitudini, anche la capillarità della rete fisica ha un peso. Mooney, ad esempio, grazie all’unione di SisalPay e Banca 5 (Gruppo Intesa Sanpaolo) permette di prelevare contanti, pagare bollettini, tasse e servizi PagoPA, fare ricariche, acquistare biglietti dei mezzi pubblici ecc., in oltre 45.000 punti vendita – bar, tabaccherie ed edicole – in modo perfettamente integrato con le più moderne piattaforme digitali.

Grazie all’offerta Mooney è possibile effettuare sia operazioni in contanti che attraverso i canali digitali ed elettronici di pagamento, integrando e rafforzando l’offerta commerciale di tabacchi, bar ed edicole abilitate con un ventaglio si servizi e soluzioni adatti praticamente a tutti i target (o quasi).

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Il mercato del Proximity Payment

Secondo l’Osservatorio Mobile Payment & Commerce, negli ultimi anni in Italia i pagamenti proximity sono aumentati del 650%, per un totale di oltre 15,6 milioni di transazioni in negozio effettuate via smartphone nel 2018.

Un recente white paper pubblicato da eMarketer ha dettagliato più nello specifico una preziosa visione del mercato dei pagamenti di prossimità in continua crescita. Secondo la ricerca, i consumatori di tutto il mondo stanno rapidamente adottando l’uso regolare del proximity. Tra gli altri dati, si stima che nel 2021, il 17,2% della popolazione globale sarà utente di pagamenti di prossimità mobile, con un valore compreso tra i 5 e i 10 miliardi di euro. Se verranno rispettate le attese, cioè, il proximity payment supererà di gran lunga il valore delle transazioni eCommerce e peer-to-peer.

Con un po’ di ritardo rispetto agli altri Paesi, anche l’Italia ha iniziato a seguire questo trend ed è aumentato sia il numero degli utenti che utilizza il proximity payment, sia quello degli esercenti che hanno compreso l’importanza di offrire ai consumatori opzioni di pagamento più semplici e comode, sia che avvengano attraverso canali fisici (nei punti vendita), sia che siano digitali o elettroniche (con smartphone o carta di credito), in un’ottica sempre più phygital.

Una carta che strizza l’occhio all’intrattenimento

Mooney ha reso i servizi di pagamento davvero di prossimità, vicini, a portata di mano, offrendo un’esperienza “onlife” al tempo stesso fisica e digitale anche grazie alla sua carta prepagata Visa per tutte le tue esigenze: contactless, con IBAN italiano, e che permette di gestire tutto tramite app. E l’attivazione è gratuita!

La carta Mooney si può usare per qualsiasi tipo di spesa, in tutti i negozi in modalità contactless e online grazie al servizio Visa Secure. Sempre online è anche possibile inviare bonifici, controllare il saldo, monitorare tutti i movimenti, ricaricare il telefono e pagare i bollettini dallo smartphone, risparmiando sulle commissioni.
Infine, per ricaricare la carta è sufficiente andare in uno dei tanti punti vendita abilitati o effettuare un bonifico.

Ma Mooney non si rivolge solo a chi vuole trovare soluzioni di pagamento comode, veloci e sicure: anche la rete degli esercizi convenzionati, infatti, ha accesso a servizi di supporto al business, investimenti diretti, formazione qualificata e un modello comunicativo bidirezionale e all’avanguardia, fondamentale per la digitalizzazione dell’impresa.

E non è tutto. Mooney parla davvero la nostra lingua e per questo ha anche lanciato un divertente Quiz Talk Show condotto da Rossella Brescia che prevede la partecipazione di 56 persone tra cui 4 manager Mooney, 2 influencer (Rudy Bandiera e Francesco Facchinetti) e 50 tra gli esercenti e i clienti che già si avvalgono del servizio. Insomma, il divertimento (e il pagamento) è assicurato.

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Come utilizzare Instagram Shopping: la guida completa

Dati alla mano, Instagram conta più di un miliardo di utenti attivi al mese ed è sempre di più in crescita: hai mai pensato che il social dei cuoricini potrebbe già essere uno dei tuoi migliori alleati per promuovere il tuo eCommerce? Ti spieghiamo qualcosa in più, caro Ninja.

Cos’è Instagram Shopping

Un insieme di veri e propri “negozi su Instagram”, un’opzione molto interessante  per chi ha un eCommerce e vuole vendere direttamente dalla piattaforma social. È un modo per interagire ma anche fare acquisti: immagina un grande shop, ma all’interno di Instagram, in grado di creare un’esperienza di acquisto più interattiva.

Come funziona lo shopping su Instagram

Instagram Shopping è molto più semplice di quanto tu possa immaginare. Ciò che devi proporti di fare è rendere i contenuti più allettanti, in modo che le persone trascorrano più tempo sull’app, controllando i negozi che amano e scoprendo nuovi marchi, quindi anche il tuo.

Pronto a iniziare? Per trovare i negozi che desideri esplorare o da cui acquistare, vai nell’app e clicca sulla piccola icona dello shopping simile a una borsa della spesa.

Da lì, vedrai negozi dei brand che già segui, oltre ad alcuni che sono consigliati in base alle tue interazioni su Instagram. Puoi anche cliccare su “Scelte degli editori” per scorrere le diverse categorie  (come le guide ai regali), e per esplorare le raccolte e altri consigli; se invece clicci su “Esplora gli shop”, vedrai inoltre un elenco di brand che già segui e che sono presenti tra gli i negozi.

Dopo aver cliccato su un negozio, vedrai i prodotti e le collezioni che hanno a disposizione e potrai saperne di più o scegliere di acquistare, proprio come faresti su un eCommerce.

LEGGI ANCHE: Come la percezione che abbiamo dei brand condiziona le nostre scelte d’acquisto

Come configurare un negozio Instagram

Per creare un negozio su Instagram per il tuo brand, devi avere un  account Instagram Business e devi essere idoneo a crearlo: secondo Instagram, devi operare in un mercato supportato  (a seconda della tua posizione) e avere un sito di eCommerce da cui vendere i prodotti. Ricorda sempre che Instagram Shopping è un’estensione del tuo negozio di eCommerce, non necessariamente un sostituto.

Dopo di ciò, dovrai connettere il tuo account Facebook (e più avanti ti spieghiamo perché!); segui i passaggi che Instagram suggerisce per configurare il tuo account, caricare le immagini dei prodotti e “attivare gli acquisti”.

Ecco alcuni suggerimenti da tenere a mente mentre esegui questi passaggi tecnici:

  • Usa immagini di alta qualità per i tuoi prodotti e le tue collezioni: pensa al tuo negozio Instagram come a una sorta di catalogo interattivo. Sii selettivo riguardo alle immagini che stai utilizzando per i tuoi prodotti. Assicurati che si distinguano e mostrino molti dettagli.
  • Inserisci tutte le informazioni sui prodotti: immagina sempre di comporre un catalogo, perciò dovrai inserire tutte le informazioni su ciascun prodotto, inclusi prezzi, colori, dimensioni, gusti, tipi, ecc. spedizione e altri dettagli.
  • Preparati a taggare: dopo aver configurato il tuo negozio, l’ultimo passaggio consigliato da Instagram è iniziare a taggare. Quando carichi un’immagine, seleziona “Tagga prodotti” e digita il nome del prodotto che desideri taggare in quel post. Potrai farlo anche su Instagram Stories.

Vantaggi di avere un negozio Instagram

Torniamo ai numeri. Secondo Instagram, il 60% delle persone intervistate ha dichiarato di scoprire nuovi prodotti grazie all’app in questione.

Facebook afferma invece che il 70% delle persone indicate come appassionati di shopping si rivolgono a Instagram per fare acquisti e il 36% di tutti gli utenti di Instagram considera lo shopping un appassionante hobby. Un buon inizio, non è vero?

Ecco alcuni altri vantaggi per investire su Instagram Shopping:

  • È gratuito: ci sono solo le commissioni sulle vendite effettive.
  • È un altro negozio online: un ulteriore punto di contatto con i tuoi clienti.
  • È un catalogo mobile: Instagram ha progettato queste funzionalità in modo semplice e pratico, per mettere a disposizione tutte le info in un colpo solo.
  • È un modo per costruire il tuo seguito: non solo hai la possibilità di vendere quindi di guadagnare, ma anche di far crescere la tua community.

Instagram Shopping vs. Facebook Shops

Seppure siano piattaforme diverse, sono entrambe sotto l’ombrello di Facebook.

Ricorda che Facebook possiede Instagram il che significa che Facebook alimenta Instagram Shopping: per questo motivo, per configurare il tuo negozio Instagram, dovrai collegarti al tuo account Facebook il cui pagamento sarà elaborato tramite Facebook Pay.

Sappiamo cosa ti stai chiedendo in questo momento: occorre aprire sia un negozio Instagram sia un negozio Facebook? Considerando che hai necessariamente bisogno di Facebook per avviare Instagram Shopping, potrebbe valere la pena avere prodotti su entrambe le piattaforme; è infatti possibile utilizzare gli stessi prodotti e le stesse collezioni. Inoltre, la tua target audience potrebbe trascorrere più tempo su Instagram che su Facebook, quindi vale la pena investire su entrambi.

LEGGI ANCHE: 5 tips per creare Reels epici su Instagram

Facebook Pay, al tuo servizio

Come si fa a comprare e vendere effettivamente con Instagram Shopping?

L’opzione più semplice è quella dell’acquisto diretto dal tuo sito di eCommerce. Gli acquirenti verranno quindi indirizzati al tuo sito web, in un browser all’interno dell’app Instagram, anziché elaborare l’acquisto tramite la piattaforma Instagram.

Tuttavia, se desideri “bloccare” gli acquirenti in questo passaggio, puoi impostare le opzioni di pagamento per consentire la transazione tramite Instagram. Quando configuri il tuo negozio, dovrai perciò collegarti a Facebook Pay. Quando una persona acquista dai negozi su Instagram, dovrà inviare le informazioni sulla carta di credito, carta di debito o PayPal per utilizzare Facebook Pay  e finalizzare la transazione.

Come promuovere il tuo negozio Instagram

Una volta che lo shop è attivo, non ti resta che iniziare a promuoverlo.

  • Punta sulle collezioni: Instagram consiglia di  puntare su stagioni, vacanze o momenti pop per creare collezioni che si colleghino e attirino gli acquirenti.
  • Semplifica gli acquisti: quando crei post e storie, assicurati di scegliere l’opzione “Tagga prodotto” per collegarti direttamente ai prodotti del tuo negozio. Inoltre, Facebook consiglia di  aggiungere call to action nei sottotitoli per ricordare agli acquirenti cosa fare. Un altro tip è aggiornare la tua biografia con le informazioni sugli acquisti.
  • Investi in pubblicità: vuoi raggiungere ancora più persone con il tuo negozio Instagram? Potresti considerare di lanciare un annuncio su Instagram  con tag cliccabili che attirano le persone nel tuo negozio.

Alternative allo shopping su Instagram

Mettiamo le cose in chiaro: Instagram Shopping non è universale e potrebbe non rappresentare la piattaforma giusta per il tuo brand. I motivi potrebbero essere vari:

  • Non ho l’età. È vero che Instagram è molto popolare, ma non tutti sono presenti sul social. Se il mercato di riferimento del tuo brand non è particolarmente social o non ha “l’età giusta” allora puoi evitare Instagram Shopping.
  • No catalogo, no party. Instagram Shopping funziona bene con le collezioni, consentendo ai brand di lanciare o promuovere gruppi di prodotti. Se vendi solo un articolo, potrebbe non valere la pena dedicare il tuo tempo ad aprire un canale shop. Tuttavia, anche un prodotto, se fotografato e promosso bene, potrebbe essere popolare lì.
  • L’anima non conta. I prodotti o servizi digitali non sono vendibili con l’app, è sempre necessario vendere un prodotto fisico.

Ricordati che il web è bello perché è vario: puoi sempre scegliere un’alternativa a Instagram Shopping. Gli esempi possono includere:

  • Like2Buy : Con Like2Buy, puoi creare soluzioni acquistabili, oltre a creare altri inviti all’azione, come la richiesta di indirizzi e-mail di potenziali clienti.
  • Yotpo : oltre a diversi strumenti di marketing per l’e-commerce, Yotpo offre uno strumento di integrazione di Instagram.
  • FourSixty : pubblicizzando un’estetica incentrata sul design, FourSixty fornisce strumenti di marketing per Instagram, comprese le gallerie acquistabili e la pianificazione.
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Mobile first indexing: cosa cambia con l’aggiornamento di Google

  • A marzo sarà effettivo il rilascio del nuovo aggiornamento mobile first annunciato da Google
  • Se prima la versione mobile di un sito era solo primaria, ora sarà l’unica considerata dal crawler
  • Tutti i contenuti ottimizzati solo per desktop non appariranno in SERP

 

Il numero di persone che possiede uno smartphone o più di uno ha superato nettamente il numero di persone che possiede un PC. Non solo la maggior parte delle ricerche viene effettuata da mobile, ma il dato più interessante è che il 77% delle ricerche effettuate da mobile avviene tramite una rete domestica o aziendale, dunque luoghi in cui è quasi certo che vi sia la possibilità di connettersi da desktop.

Attualmente nel mondo del web tutto sembra suggerire per il futuro una svolta dal mobile first al mobile-only. Per chi si occupa di SEO è fondamentale capire precisamente tutto ciò che questa transizione comporta ed essere coscienti che qualsiasi contenuto online sarà fruito prevalentemente (o esclusivamente?) da iPhone o smartphone.

Verso il mobile-only

La transizione di Google verso il mobile-first è iniziata già da alcuni anni, precisamente dal 2015, anno in cui i dai relativi al traffico mobile su Google ha superato per la prima volta quello da desktop. L’anno seguente, Google ha annunciato in via ufficiale la sua intenzione di rendere primaria l’indicizzazione mobile.

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Se dal 2018 la versione desktop è passata in secondo piano agli occhi del crawler, a partire da marzo 2021 verrà ignorata del tutto e il nuovo aggiornamento di Google sancirà il passaggio all’indicizzazione 100% mobile.

Tutti i contenuti (immagini, video, pdf, ecc.) che sono presenti solo nella versione desktop e non in quella mobile,  non costituiranno fattore di ranking per il motore di ricerca, sparendo quindi dalla SERP.

LEGGI ANCHE: La banca mobile-first, che vive unicamente nello smartphone

Come SEO Specialist, è bene prepararsi per tempo e fare in modo che questo aggiornamento non vada in qualche modo a penalizzare le pagine del tuo sito.

Costruire un sito mobile-friendly: cosa vuol dire?

Affinché i contenuti siano restituiti dal motore di ricerca in risposta alle query mobile è necessario che il sito sia ottimizzato per la user experience da dispositivi mobile. Quali sono le caratteristiche imprescindibili per un sito mobile friendly?

  • Veloce. Il tempo di caricamento di una pagina non deve superare i 3 secondi
  • Funzionale. Tutti i contenuti della pagina devono poter essere visualizzati e fruiti correttamente
  • Finger-friendly. Tutti i punti di contatto, siano link, pulsanti, form da compilare, devono essere “a prova di dito” ed essere posizionati nello spazio della pagina nell’ottica di un’interazione da un schermo touchscreen di piccole dimensioni
  • Libero da redirect ed errori. Le richieste URL devono restituire codici di stato 200, che notificano l’avvenuta ricezione e accettazione della richiesta da parte del server.

Per implementare la versione mobile di un sito, sono tre le strade consentite da Google, riconducibili a due approcci differenti, la prima che prevede l’utilizzo delle stesse URL per la versione mobile e quella desktop, il secondo che invece associa le due versioni a URL diversi.

  1. Responsive Web Design. Le pagine web conservano lo stesso URL per la versione mobile e quella desktop e il server restituisce sempre lo stesso HTML: l’output è lo stesso per tutti i dispositivi.
  2. Dynamic Serving o adapting design. Anche in questo caso gli URL rimangono invariati, ma il server risponde con output differenti, restituendo HTML e CSS diversi a seconda del dispositivo da cui avviene la richiesta.
  3. URL separate. A URL diverse corrispondono output diversi, con due versioni del sito distinte e ottimizzate per entrambi i dispositivi.

Il vantaggio principale di mantenere le stesse URL è che il sito mobile ha la possibilità di ereditare in modo più efficace le caratteristiche SEO della versione desktop.

Benché l’implementazione di una versione mobile distinta può risultare efficace per i tempi di caricamento della pagina, l’ottimizzazione dei contenuti e la user experience in generale, il primo dei 3 approcci è considerato il più sostenibile in termini di budget, sviluppo e manutenzione.

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Cosa c’è da sapere per prepararsi entro marzo 2021

A questo punto la domanda è: tutto questo come influenzerà l’indicizzazione di un sito web? Per rispondere in maniera esaustiva a questa domanda è bene enumerare alcuni punti chiave, importanti per comprendere in cosa si tradurrà in termini di risultati di ricerca.

1. L’indicizzazione mobile first non può essere disattivata

Una volta che il tuo sito viene spostato all’indicizzazione mobile-first non puoi tornare indietro. L’attivazione non viene effettuata manualmente, ma in modo automatico e irreversibile. Di conseguenza, dovrai assicurarti per tempo che il tuo sito sia correttamente indicizzato per i dispositivi mobile.

La buona notizia è che la maggior parte dei siti non richiederà modifiche significative, in particolar modo se si tratta di un sito responsive o dynamic serving, come confermato dagli sviluppatori di Google:

If you have a responsive site or a dynamic serving site where the primary content and markup is equivalent across mobile and desktop, you shouldn’t have to change anything.

Controllare se il tuo sito è già stato spostato su mobile-first è un modo molto semplice, mediante lo strumento di controllo degli URL della Search Console di Google (URL inspection).

priorità alla navigazione da mobile

2. L’indice di Google è uno e uno solo 

Si tratta di uno dei malintesi più frequenti, ovvero quello di credere che Google detenga due indici, riservati rispettivamente a desktop e mobile. In realtà, l’indice di Google è uno solo e quando si parla di “indicizzazione mobile-first” ci si riferisce alla scansione del Googlebot che considera la versione mobile come primaria, non all’indice di Google per i contenuti mobile.

Se le versioni del tuo sito per desktop e mobile sono equivalenti, il passaggio all’indicizzazione mobile-first non avrà nessun impatto sul posizionamento; al contrario se sono presenti due versioni distinte, gli utenti visualizzeranno in SERP soltanto gli URL mobile.

3. L’indicizzazione mobile first del sito può essere testata

Sempre all’interno della Search Console di Google puoi avere la possibilità di verificare che il tuo sito e sia indicizzato correttamente per i dispositivi mobile, servendoti del Mobile-friendly tool test.

aggiornamento di google

Mediante questo strumento puoi individuare facilmente eventuali problemi di usabilità mobile, come errori o risorse bloccate, che potrebbero ostacolare la comprensione della pagina da parte del motore di ricerca.

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È bene ricordare che usabilità mobile e indicizzazione mobile sono due cose ben diverse, ma se l’esperienza di navigazione è scadente, questo comporterà delle ripercussioni anche sulla capacità di posizionamento della pagina.

Allo stesso tempo, come ci ricorda John Mueller, Webmaster Trends Analyst di Google: “Un sito può essere o non essere indicizzabile dal punto di vista mobile, ma contenere comunque tutti i contenuti necessari per l’indicizzazione mobile-first.

L’esempio riportato per rendere meglio questo concetto è quello di un file PDF, la cui lettura e navigazione da dispositivi mobili può risultare molto ostica, ma di cui il testo può comunque essere perfettamente indicizzato per i dispositivi mobili.

4. Stessa esperienza di navigazione su mobile e desktop

Uno dei problemi più comuni deriva dal fatto che molto spesso, per offrire una user experience ottimale, sviluppatori e designer tendono a nascondere numerosi elementi presenti nella versione desktop, quando il sito viene visualizzato su dispositivi mobile.

Ma, dal momento che la versione mobile è primaria agli occhi del motore di ricerca, è importante restituire la stessa esperienza di navigazione su desktop e mobile e mantenere una coerenza tra le due versioni.

È necessario studiare le modalità di visualizzazione di determinati elementi, come immagini e video, piuttosto che rimuoverli, come raccomandano gli stessi sviluppatori di Google nella guida dedicata alle best practice per l’indicizzazione mobile:

Sebbene i progettisti potrebbero essere tentati di migliorare l’usabilità mobile rimuovendo i contenuti, ciò può comportare perdite di traffico.

La nostra raccomandazione è di dedicare del tempo alla formazione di tutte le parti interessate coinvolte in un sito e giustificare il motivo per cui è importante lavorare sulla visualizzazione dei contenuti in modo intuitivo per gli utenti mobili, piuttosto che nasconderli o rimuoverli.

Indicizzazione da mobile

5.  Assicurati che il tuo sito carichi velocemente sui dispositivi mobile

Quando si parla di indicizzazione mobile first, la velocità è sempre un vantaggio competitivo.

Per essere più precisi, non è la velocità del sito a costituire un fattore di ranking, ma sono piuttosto i tempi di caricamento troppo lunghi a giocare a sfavore dell’indicizzazione, costituendo un motivo di declassamento.

Assicurati di indicizzare correttamente per gli utenti oltre che per i motori di ricerca: pagine con tempi di caricamento troppo lunghi farebbero di certo aumentare la frequenza di rimbalzo, e di conseguenza sul traffico e sul tasso di conversione.

LEGGI ANCHE: La regola dei 15 secondi: ecco perché gli utenti lasciano il tuo sito

6. Gestire versioni desktop e mobile distinte

Quest’ultimo punto può interessarti se per il tuo sito sono state implementate due versioni separate per desktop e mobile, con URL differenti.

Normalmente, Google sconsiglia questa modalità, in quanto più onerosa in termini di sviluppo e manutenzione, ma se hai scelto questo approccio, ecco una serie di passaggi da seguire per assicurarti che il tuo sito non abbia problemi:

  • Implementa correttamente gli elementi rel = canonical e rel = alternate tra le versioni per dispositivi mobili e desktop del tuo sito
  • Verifica il set-up del file robots.txt per entrambe le versioni affinché non impedisca la scansione di contenuti chiave e, in generale, che non ostacoli il crawler
  • Configura e verifica entrambe le versioni del tuo sito nella Search Console per consentire l’accesso a tutti i tuoi dati, avvisi e messaggi
  • Assicurati che per ogni paginA desktop ce ne sia una corrispondente per dispositivi mobili. Se alcune pagine vengono escluse dalla versione mobile, non saranno incluse nell’indice di Google.

«Fra, ‘sta lavatrice è più intelligente di me». Chi è il Social Media Manager di Unieuro

“Lui, Lei, Loro”, oppure parafrasando Pirandello, “uno, nessuno e centomila”: chi si nasconde dietro la figura ormai iconica del Social Media Manager di Unieuro, divenuta star incontrastata del web? L’idea creativa della campagna digital travolge la rete: oltre 61mila reazioni, 13mila commenti e circa 11,5mila condivisioni per il post di lancio della lavatrice, fino a diventare trend topic su Facebook e Twitter. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, nessuno ne conosce l’identità. Un post divenuto virale in poche ore, trasformandosi in un vero e proprio caso di studio. Le chiavi del successo? Ironia e sarcasmo per una comunicazione che rompe gli schemi.

Il flusso di coscienza che sovverte le regole del Marketing

“Più leggete, più scriviamo. Diventa un girone dantesco”, scrive il Social Media Manager di Unieuro, mentre i commenti si moltiplicano. Un flusso di coscienza social, che quasi ricorda la dilatazione spazio-temporale di James Joyce, quasi in un risvolto psicoanalitico, immersi nella giornata infinita del Social Media Manager, in cui la lavatrice diventa pretesto per una narrazione che crea identificazione, sovvertendo le regole del Marketing digital.

Un “delirio comunicativo” che fa ridere, divertire, appassionare migliaia di persone. Un linguaggio con un tono of voice amichevole, familiare, moderno. Anche la lavatrice viene umanizzata e diventa “la ciaciona” a cui voler bene. Più che una strategia di advertising, la sensazione è di trovarsi di fronte allo script di una sceneggiatura, in un processo creativo in costante divenire, di cui l’autore è co-autore.

Abbiate il coraggio di innovare, di stravolgere, studiate bene i vari canali ed uscite dall’appiattimento

è l’invito di Alessandro Orlandi, Direzione Creativa Esecutiva BCube. “Mi auguro possa essere un invito per le agenzie a trovare nuovi stimoli. Il vantaggio dei social è la velocità, abbiamo feedback in real time. Spero che questa campagna dia una scossa. Qualcosa di diverso e altamente efficace si può fare, senza snaturare la logica prodotto-prezzo-descrizione. Le regole si possono cambiare”.

Alessandro, chi è il Social Media Manager di Unieuro? Chi si nasconde dietro i post?

«Dietro una figura mitologica c’è sempre un fondo di realtà. La realtà si chiama BCube, che si distingue da diversi anni per l’attività social. Conosciamo bene le regole di base, per cui ci piace rivoluzionarle. È possibile perché, alla base, c’è l’esperienza BCube che seleziona talenti e noi ne abbiamo tanti. È un’identità plurale, quindi. Insieme a me anche Andrea Stanich alla direzione creativa esecutiva, Alessandro Miasi e Piergiorgio Adragna (team creativo), Alessandro Miasi, Piergiorgio Adragna, Alessandro Saraceno, Alessandro Magnani (team scrittura), Alessandro Guarino (strategy director) e Alessandro Saraceno (project manager). Sarebbe impensabile dietro una campagna del genere l’assenza di una squadra».

Sorprendente la reazione dell’audience. Il lettore/utente diventa co-maker e parte integrante del processo creativo: è stato un effetto inaspettato o desiderato? Soprattutto come nasce l’dea della campagna?

«Nasce dal desiderio di uscire dalla routine, dall’ordinario. Dalla voglia di fare quello che devi fare, ma in un modo diverso. A volte si rischia di essere “dei ragionieri della comunicazione”. Abbiamo cercato questa risposta nel pubblico, volevamo dare una scossa al piattume di Facebook. I social network vanno ad una velocità incredibile, si pensi ai meme che hanno una vita brevissima, da uno a tre giorni, dopo i quali crolla l’hype. L’importante, essendo una strategia per il cliente, è che abbia una visione lunga. Unieuro è un bando vinto un anno fa. Un anno molto particolare, condizionato dal Covid. In genere dedichiamo qualche mese allo studio: se il cliente non funziona bisogna agire subito. Unieuro invece aveva già affezione da parte del pubblico, ma poteva funzionare ancora meglio. Quindi, come stimolare la fanbase?».

«Il talento si annoia. La comunicazione di prodotto-prezzo-descrizione comporta routine, day by day. È indispensabile uscire da questa quotidianità. Questo post, inoltre, è l’esplosione finale, ma la miccia l’abbiamo accesa nella comunicazione precedentemente».

Alessandro Orlandi, Direzione Creativa Esecutiva BCube

“Più leggete più scriviamo. Diventa un girone dantesco”: come si gestisce un processo creativo in cui l’utente diventa co-autore?

«La forza di questa idea creativa è che in genere i brand non parlano il linguaggio delle persone. Può una marca parlare come un essere umano? È normale che gli individui, condividendo lo stesso codice, rispondano e costruiscano un dialogo insieme. Abbiamo ipotizzato un tone of voice confidenziale. Ritorniamo al principio che, se conosci bene le regole dei media, puoi sovvertirle.

“Il mio è un flusso di coscienza”, scrive il Social Media Manager Unieuro, confessando di essere stato ad un corso per imparare come “si scrivono i post fighi”: in realtà la campagna pubblicitaria sperimenta un nuovo format per attrarre l’attenzione dell’utente?

«Il coinvolgimento, l’utilizzo di un linguaggio comune, la co-creazione insieme alle persone non rompe solo le barriere. Si diventa parte del palco, diventa una performance, in cui tutti aggiungono. Noi avevamo un’idea, che era il post, l’atteggiamento. I nostri commenti che si sono poi susseguiti non erano scritti a tavolino, sono andati tutti in freestyle, seguendo l’evoluzione della conversazione. Immaginavamo di intervenire come nella moderazione, con risposte all’utente. Abbiamo notato che l’apertura e il lancio di altre discussioni performavano meglio. Alcune regole del tipo “si risponde ad ogni commento” le abbiamo sovvertite in corso d’opera. Il punto in cui scrivevamo “a ragà vediamoci in teams che il cliente vuole altri comenti” era reale, ci rappresentava, perché simulava la chat del team creativo, tutti collegati in smartworking in un open space virtuale. Tutto ciò dimostra che la comunicazione tra le persone è in continua evoluzione. Anche quella dei brand, per farla funzionare e non creare un distacco, si deve evolvere. I vari social hanno regole, contenuti e codici che si basano sulla media dei successi delle campagne precedente. Sono quindi già il passato. Canoni che non sono certezza di successo, ma solo la scongiura dell’insuccesso. Quindi seguire le regole significa realizzare qualcosa di expected, ma se si vuole creare qualcosa di straordinario, occorre impararle, farle proprie e poi stravolgerle».

Dal “sei sprecato in questo ruolo”, all’essere definito “genio dell’onda d’urto” fino “mi vuoi sposare”: tutti vogliono il Social Media Manager

«È un gioco sottile, ma è divertente farlo. L’ironia vincente. La conduttrice Andrea Delogu ci ha detto che ci voleva sposare: abbiamo fatto una riunione di notte, un brainstorming concitato, per capire come rispondere. Così le abbiamo fatto recapitare una lettera, con una confezione con luci a led e dentro come anello uno stringitubo della lavatrice, con incisi i nomi. La follia insomma alla proposta di matrimonio».

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Da advertising a plot di una sceneggiatura?

«In effetti il primo post lo potremmo immaginare come un episodio pilota. Il vantaggio dei social, rispetto al cinema, è avere feedback in real time. Quindi la sceneggiatura si è mossa così come un teatro di improvvisazione. Un pièce teatrale con il pubblico che sale sul palco. È quasi arte dell’improvvisazione, ma devi conoscere bene le tue capacità e i limiti».

Continuerà la web series? Il Social Media Manager continuerà a vivere?

«È importante continuare a stupire e a stupirci, oltre il cliché di se stessi. Stiamo cercando di capire la possibile evoluzione del personaggio».

Come si è inserita la campagna digital all’interno della comunicazione dell’immagine dell’azienda Unieuro? A rischio la storia, l’identità? O la rimette in gioco e la rende smart, dinamica e giovane, migliorando la brand reputation?

«Il nostro vantaggio è che Unieuro ha sempre creduto nei social. Alla base c’è un po’ di follia che ha creato sinergia. Se non ci si mette in gioco non si può ottenere di più. L’azienda ha accolto il personaggio. L’idea è non farlo diventare una striscia quotidiana, ma creare un’aspettativa».

Non clichè di se stessi, quindi. Come si evolverà in futuro la figura del Social Media Manager?

«Per il successo editoriale non basta un Social Media Manager. C’è bisogno di uno strategist per capire come funzionano i canali per il settore di riferimento e il brand. Al di sopra una direzione creativa esecutiva, ma anche una coppia creativa che vada a comunicare la cosa migliore per il cliente. Poi ci sono “i Social Media Manager”, molti più di uno. È il team che è indispensabile».

L’errore digital da non commettere mai?

«La mancanza di rispetto. È intollerabile».

Buddybank partner dei PG Nationals spring, Summer split 2021

Buddybank, la banca per smartphone di UniCredit, affiancata da PG Esports (il più importante organizzatore di tornei dedicati al gaming competitivo), inizia il 2021 con una collaborazione innovativa che riguarda i primi due split dei PG Nationals 2021, il più amato e seguito torneo di League of Legends d’Italia.

Buddybank, ha deciso un anno fa di puntare con successo sulla forza comunicativa del settore degli Esports, iniziando le sue prime collaborazioni con i PG National e la Milano Games Week. Ad inizio 2021 buddybank, con una nuova veste grafica e sempre al fianco di PG Esports, ha rinnovato la sua collaborazione nel settore degli electronic sports con una ulteriore partnership ambiziosa ed innovativa.

Commenta l’Head of GroupM ESP, Luca Pravadelli:

“Siamo lieti della proficua e duratura collaborazione creatasi con buddybank. Nel 2020 abbiamo iniziato assieme questo percorso e adesso torniamo in campo in maniera ancora più solida e forte. In quanto unit specializzata nello sport marketing, negli ultimi anni abbiamo studiato e monitorato la crescita e le opportunità offerte del mondo Esports. Con l’arrivo della pandemia, si è resa ancora più evidente la volontà da parte dei clienti di GroupM (o del gruppo WPP) di instaurare nuove partnership in questo settore, e buddybank ne è la dimostrazione”.

streaming esports

Il team MediaCom, partner da anni di buddybank, si è attivato in completa sinergia con la unit dedicata ai progetti di branded entertainment MediaCom MBA per disegnare e ideare un progetto di esports. L’attività si è svolta avvalendosi della consulenza di GroupM ESP (Entertainment & Sports Partnerships), business unit di GroupM dedicata allo Sport Marketing. GroupM ESP ha supportato buddybank nella negoziazione della partnership e ne gestirà lo sviluppo attraverso la costruzione congiunta di un’efficace strategia di comunicazione.

“Siamo davvero felici di poter continuare a sostenere il mondo degli Esports, anche perché rappresenta in pieno una buona parte della nostra clientela smart e giovane. Non ci sentiamo solo partner, in buddybank siamo diventati dei veri fan degli Esports e non vediamo l’ora di vedere chi vincerà i PG Nationals”.

Afferma Massimo Bondanza, Head of Marketing & Products di buddybank.

Meno contanti più carte prepagate: soluzioni smart per piccoli e grandi acquisti

Siamo in fila al supermercato, ormai diventata una delle attività più mondane da quasi un anno a questa parte. Arrivati alla casa e dopo aver sistemato con abilità la spesa nelle buste, complice anni e anni passati su Tetris, ci accingiamo a pagare. Panico. Abbiamo lasciato i contanti a casa, sul tavolo. Riusciamo a rievocare col pensiero il momento esatto in cui chiudiamo la porta alle nostre spalle mentre le povere banconote vengono abbandonate al loro destino. E noi al nostro. Quante volte siamo incappati in una situazione del genere?

Il mondo degli acquisti sta cambiando, compriamo quasi tutto sul web, e usiamo sempre meno i contanti. Sono molte le iniziative finalizzate per agevolare l’uso delle carte prepagate, e lo stesso Stato ha creato dei programmi proprio per incentivare le transazioni elettroniche e scoraggiare l’utilizzo di monete e banconote.

Meno contanti più carte prepagate

Sempre più persone si affidano alla praticità delle carte prepagate a discapito dei contanti. Avere dei soldi con sé a volte diventa un peso, abbiamo paura di perdere monete in giro, o lasciare le banconote nelle tasche di giacche e cappotti. C’è chi, sbadatamente, dimentica i contati perfino sul cruscotto dell’auto, creando situazioni potenzialmente spiacevoli per sé e per la povera automobile.

Le carte prepagate evitano questi inconvenienti, sono comode, pratiche e sono sempre più collegate ad App e servizi appositi. Anche se dovessimo smarrirle, abbiamo diversi modi per gestire le nostre finanze senza perdere un centesimo.

Sono facili da gestire, non ingombrano e possiamo utilizzarle ovunque, ricaricandole con un semplice gesto. Ci permettono di acquistare davvero qualsiasi prodotto e in tutta sicurezza.

I vantaggi delle carte prepagate

L’esperienza d’acquisto incentrata solo ed esclusivamente sul prodotto non ci basta più, sono tanti gli elementi a cui stiamo prestando sempre più la nostra attenzione.

Comprare in modo sicuro non ha più un solo significato. Nell’era del COVID-19, abbiamo limitato i contatti e anche per quanto riguarda l’acquisto abbiamo la necessità di utilizzare sempre meno i contanti per evitare inutili scambi. In questo caso, le carte prepagate sono un’ottima soluzione grazie alla funzione contactless, ossia il pagamento senza contatto.

La comodità è un altro aspetto che non possiamo sottovalutare nelle nostre esperienze d’acquisto. Una carta prepagata ci consente di effettuare qualsiasi tipo di spesa, dalla più piccola, come pagare un cappuccino al bar prima di recarsi a lavoro, a quelle più impegnative. Per esempio, possiamo gestire tramite app i nostri bollettini risparmiando sulle commissioni, inviare bonifici e controllare le nostre finanze in pochi e semplici gesti, anche da casa. Per non parlare della comodità di poter ricaricare la carta nei punti vendita abilitati.

Le carte prepagate, inoltre, sono davvero convenienti perché hanno un canone annuo irrisorio e di conseguenza sono adatte anche per i più giovani e per chi ha un reddito non fisso e non possiede un conto in banca.

Una società senza contanti grazie a nuovi strumenti smart

Una delle ultime novità che rientra in questi nuovi metodi per fare acquisti e gestire le proprie finanze è la carta Mooney, una carta prepagata Visa con IBAN italiano.

Possiamo attivare la carta in uno dei tanti punti vendita specializzati: tabacchi, bar ed edicole abilitate in tutta Italia. L’attivazione è velocissima, occorrono solo 5 minuti, inoltre è gratuita,  il suo canone annuo è di soli 8€, ed è subito utilizzabile. È ad oggi la carta più vantaggiosa e comoda attivabile sul canale di prossimità.

Scaricando la app Mooney, si potrà inoltre tenere sempre a portata di mano il controllo delle proprie spese.

Grazie ai canali digitali e alla presenza fisica anche nei comuni più piccoli, garantisce l’accesso a un’ampia gamma di servizi di pagamento e transazioni. Questi canali digitali ed elettronici di pagamento integrano e rafforzano l’offerta commerciale tramite un ventaglio di servizi e soluzioni adatti a chiunque.  

Un modello insomma che risponde alle esigenze di tutti, senza lasciare indietro nessuno:

  • Coloro che preferiscono affidarsi al loro barista/tabaccaio/edicolante di fiducia che li accompagni nello svolgimento delle operazioni;
  • Chi ha voglia di andare oltre questi servizi, preferendo l’utilizzo di una App o di un portale online.

In conclusione…

Utilizzando le carte prepagate i benefici sono davvero tanti, in particolar modo:

  • Convenienza;
  • Comodità;
  • Sicurezza.

Acquisti facili, veloci, e sicuri in tutti i negozi in modalità contactless e anche online. Inoltre possiamo inviare bonifici, controllare il saldo, monitorare tutti i movimenti, ricaricare il telefono e pagare i bollettini dallo smartphone risparmiando sulle commissioni.

Fare a meno dei contanti non è una rinuncia, ma una semplice carta prepagata può essere un vero e proprio vantaggio in una società che non si ferma e cambia giorno dopo giorno.

reel ig

5 tips per creare Reels epici su Instagram

  • Il 5 agosto 2020 Instagram ha rilasciato Reels
  • Lanciato per diventare la risposta di Instagram a TikTok, offre agli utenti uno spazio creativo per creare e condividere brevi video
  • Su IG Reels è possibile registrare e modificare video di 15 secondi inserendo testo, audio, effetti speciali e adesivi

Gli Instagram Reels sono stati lanciati per la prima volta in Brasile nel 2019 e nel resto del mondo il 5 agosto 2020. “Ci auguriamo che Reels offra alle aziende nuovi modi per entrare in contatto con la loro community su Instagram”, scrivevano sul blog del social.

Cosa sono i Reels di Instagram e le differenze con TikTok

Reels è una funzione che permette di registrare e modificare video brevi inserendo testi, audio, effetti speciali e adesivi. Rappresenta la risposta che Facebook e Instagram hanno provato a dare a TikTok, affermandosi come suo competitor nel mercato dei video brevi.

Instagram e TikTok sono molto simili per alcuni aspetti. Entrambi offrono una serie di strumenti creativi per registrare e modificare multi-clip di 15 secondi permettendo un’elevata personalizzazione di testi, audio, effetti speciali e adesivi.

LEGGI ANCHE: Come TikTok e le Stories di Instagram stanno facendo crescere il valore degli Influencer

Per marketer, brand e creator rappresentano entrambi dei canali e contenuti da sfruttare per intercettare la Generazione Z.

Reel è (forse) più semplice di TikTok. Per chi ha già dimestichezza con gli applicativi di Instagram, l’utilizzo di Reel è più immediato. Infatti l’elevata personalizzazione di TikTok rischia di depistare il neofita che tenta di registrare un video per la prima volta. Un’altra differenza sta nell’utilizzo della musica in quanto alcuni account Instagram non possono inserirla mentre TikTok ha una vasta scelta di basi famose. Tanto che oggi TikTok è diventato uno strumento essenziale per il marketing e la promozione della musica.

instagram reels

Come ovviare al problema? Alcuni marketer consigliano di registrare il video su altre piattaforme di editing prima di caricarlo su Reel, così da poter inserire la musica preferita.

I passi da compiere per realizzare Reels Epici

Il successo di TikTok, che ha spinto Facebook a prendere provvedimenti e lanciare Reels, sta nel fatto che i marchi e i creator hanno mostrato il loro volto umano allontanando un po’ l’alone di mistero e perfezione che gira attorno alle celebrità. Quello che le persone si aspettano di trovare sui social sono contenuti interessanti, coinvolgenti, autentici e divertenti. Ecco spiegato il successo di TikTok che vale la pena replicare su Instagram seguendo alcuni step.

instagram reels

  1. Crea una strategia di comunicazione integrata. Ricorda che Reel è uno strumento e non un fine.
  2. Registra video divertenti. Sii creativo. Crea un format che ti renda riconoscibile.
  3. Testa più tipologie di contenuto. Mostra prodotti, crea contenuti informativi, riutilizza video di TikTok.
  4. Misura i risultati. Studia le statistiche e le perferomance dei tuoi reels.
  5. Metti in pratica ciò che hai imparato negli step precedenti. Migliora il tuo lavoro.

LEGGI ANCHE: Le novità di Instagram che non avresti dovuto perdere nell’ultimo anno

Reels Epici, 5 tipologie di contenuto

Se sei un marketer o un creator a questo punto ti starai chiedendo come puoi integrare i reels nella strategia digitale per migliorare il tuo business e quello dei tuoi clienti.

Ecco 5 tipologie di contenuto che puoi realizzare per sfruttare la piattaforma a tuo favore.

  1. Riutilizza i video di TikTok

    TikTok permette un’elevata personalizzazione dei video e se hai postato il contenuto su TikTok puoi condividerlo e riproporlo alla tua audience su Instagram. Avrai il vantaggio di proporre un nuovo tipo di contenuto ai tuoi follower di Instagram che non sono ancora su TikTok e potrai testare il contenuto proponendolo su due diversi canali.

  2. Condividi contenuti educativi

    Questo è un ottimo modo per iniziare a popolare il canale Reels. Ci sono tanti argomenti che possono essere condivisi con i follower: ricette, tips, consigli. Basta che il fil rouge sia offrire un’esperienza di apprendimento facile, veloce e divertente.

  3. Mostra e spiega i prodotti

    Reels è un prodotto che Instagram sta spingendo molto negli ultimi mesi. Il fatto che i video pubblicati su Reel siano visibili nella sezione Esplora, può dare al brand e all’influencer una bella impennata di visibilità. Si stima che il pubblico potenzialmente raggiungibile sia del 20%-30% in più rispetto a quello raggiunto da post e da stories. É un trend da non sottovalutare e sfruttare a proprio vantaggio per mostrare nuovi prodotti. Ricordati di usare nel video hashtag, testo e didascalie per aiutare l’algoritmo a capire qual è il tipo di argomento trattato nel video. Se hai prodotto un video in collaborazione con un creator, ricorda di fare il tag al suo profilo.

  4. Mostra i dietro le quinte

    Questa tipologia di video è studiata per creare una relazione intima con i follower. Mostrando il dietro le quinte del tuo lavoro aiuterai i follower a capire chi sei. Puoi provare a condividere brevi video su come scegli i materiali per il tuo prodotto oppure mostrare il processo di creazione del prodotto stesso. Può essere una buona idea pubblicare mini video sulla vita in team, raccontare la storia del marchio e tutto ciò che può avvicinare il lavoro del brand o del creator al suo pubblico potenziale.

  5. Annuncia sconti e saldi

    Per coinvolgere maggiormente gli utenti, gli Instagram Reels possono essere sfruttati per annunciare saldi e sconti esclusivi. La stessa cosa può essere lanciata anche dagli influencer che lavorano per il marchio. Alcuni brand stanno già testando questa tipologia di promo ottenendo un buon engagement da parte degli utenti. É fondamentale rimanere il più naturali possibili e non trasformare il video in una pubblicità vera e propria. Bisogna ricordare sempre che l’utente che guarda i Reels lo fa per distrarsi, intrattenersi e divertirsi.

5 cose che Elon Musk ha detto su Clubhouse

L’evento più atteso su Clubhouse è stato sicuramente l’incontro con Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX, che è riuscito ad attrarre grandi numeri, tanto da mettere a dura prova il limite massimo della piattaforma di 5000 persone a Room. I Ninja sono riusciti ad ascoltare l’intero intervento e abbiamo riassunto i punti salienti.

1. Il viaggio su Marte!

Elon Musk ha parlato in primis del progetto di costruire una civiltà autosostenibile su Marte, secondo le sue previsioni questa esperienza si concretizzerà tra 5 anni e mezzo circa, e sarà estremamente difficile e certo non un’esperienza di lusso. Inoltre, dice di non aver raccolto prove reali sullesistenza degli alieni ma ritiene plausibile la loro esistenza.

Nasa-Marte-Nucleare

2. L’importanza dei meme

Chi controlla i meme controlla l’universo: se un’immagine vale mille parole, un meme vale 10.000 immagini.

E se lo dice lui… c’è da crederci. Ha rivelato in esclusiva che possiede un team di amici come meme dealer, sottolineandone il forte valore simbolico e di impatto sulla società e sui costumi.

3. Aggiornamenti Neuralink

Ha annunciato che presto presenterà nuovi video di aggiornamento su Neuralink, alludendo alla possibile esistenza di test su scimmie con innesti wireless nel cervello in grado di giocare ai videogiochi. In ogni caso questi scenari fantascientifici sono di lungo termine, perché a breve termine Neuralink si concentrerà sul dare supporto alle persone con lesioni cerebrali e spinali.

4. Bitcoin e Dogecoin

Dogecoin (DOGE) entra in poco tempo nella top 10 della classifica per la capitalizzazione del mercato. Elon Musk si è autodefinito ritardatario sulla scena crypto ma crede nel potenziale dei bitcoin. In merito ai Dogecoin, nati puramente per scherzo, ha ricordato che la sorte ama l’ironia.

Potrebbero diventare un giorno la valuta universale del nostro pianeta?

elon musk

5. Intervista a Vlad Tenev, CEO di Robinhood

Nella room era presente anche Marc Andreessen di A16Z, investor sia in Clubhouse che in Robinhood. Sul finale dell’evento Elon ha chiamato sul palco il CEO di Robinhood Vlad Tenev, ed ecco perchè Techrunch ipotizza che forse questa room sia stata solo una non convenzionale attività di PR per A16Z. Vlad è stato interrogato da Elon Musk ed ha annunciato meno limitazioni sul trading di Robinhood a partire da oggi.

Abbiamo appena avuto un volume senza precedenti sul sistema. Ho dovuto trattare la cifra da dare alla NSCC (National Securities Clearing Corporation) per gestire il rischio del trading delle azioni “meme”,  da 3 miliardi a 700 milioni. Una volta depositata questa cifra sul conto abbiamo riavviato il trading su Robinhood.

Tra le domande degli utenti, di spicco quella sulle parole di incoraggiamento che darebbe a chi sta per iniziare un business:

Se ha bisogno di incoraggiamento, è meglio che non inizi un business!

Infine, quanti di voi si sono chiesti la routine quotidiana di un Re Mida come Elon Musk?

Ha rivelato che la sua giornata tipo è piena di task noiosi, e trova difficoltà a gestire il context switching tra un business e l’altro. Per rilassarsi, invece, su Netflix spazia tra diversi generi: dalla serie TV “Cobra Kai” all’ultimo film di Christopher Nolan “Tenet”, The Expanse e Guida Galattica per autostoppisti.

migliori annunci stampa di gennaio

Renault, Croma e SEAI, i migliori annunci stampa di gennaio

Gennaio è di per sé un mese molto carico di aspettative, il classico punto di svolta che ci spinge in una spirale di buoni propositi, irrealistiche intenzioni, velleitari obiettivi che non raggiungeremo, se non in qualche caso.

Nulla di cui preoccuparsi: niente di tanto grave che non possa essere curata da una buona dose di creatività. Una iniezione di succosi annunci stampa in grado di rimetterci in sesto, tanto da affrontare il piccolo febbraio con il piglio giusto. Ecco i best ad del mese di gennaio.

Renault – Don’t Drink and Drive

Ciò che cambia un’immagine può facilmente cambiare il tuo destino. Non sono necessari troppi giri di parole per spiegare che guidare sotto l’influenza di bevande alcoliche può comportare conseguenze disastrose.

renault annunci stampa renault annunci stampa renault annunci stampa

Advertising Agency: Rehab Comunicação, Natal, Brazil
Copywriter: Guilherme Varella
Art Director: Rodrigo Paim

Eureka! – Travel while reading

Si dice che il modo migliore di viaggiare sia con la fantasia. In effetti, in questo particolare momento storico condizionato dall’emergenza sanitaria, è probabilmente l’unico modo per farlo. D’altra parte, è anche il più economico: mete lontane, esotiche e suggestive diventano facilmente raggiungibili, grazie ai libri.

Advertising Agency: NEW!, Lithuania
Creative Director: Aistė Jūrė
Copywriter: Aistė Jūrė
Copywriter: Vytautė Petkevičiūtė
Illustrator: Justine Shirin
Designer: Ieva Paliukaitytė
Project Manager: Kęstutis Kuskys

Algafen – Get Relief

Mi sento come se qualcuno mi martellasse in testa“. In questa campagna di Algafen sono raccolti alcuni modi di dire spesso utilizzati per comunicare meglio agli altri un fastidioso mal di testa.

Anche la scelta grafica incornicia il concept, restituendo immagini stridenti e stilizzate, pungenti anche nella scala cromatica.

Advertising Agency: X3M IDEAS, Lagos, Nigeria
Chief Creative Officer: Steve Babaeko
Creative Director: Mike Miller
Deputy Creative Director: Anthony Wolve
Art Director: Macdonald Iheme, Abisoye Odewole, Sodiq Sheu
Illustrator: Sodiq Sheu
Copywriters: Olumide Aganga, Kelechi Uduma
Brand Managers: Victoria Buzube, Vivian Obiano

Croma – Dispose responsibly

Non sappiamo resistere all’acquisto dell’ultimo modello di smartphone, ci piace avere intorno l’ultimo ritrovato della tecnologia per ascoltare musica, lavorare, navigare su internet.

Quanto pesa questa scelta sul nostro pianeta? Molto: gli apparecchi tecnologi che non utilizziamo più possono, realmente, “rovinare l’ambiente“, così come suggerisce la campagna di Collateral per Croma.

Advertising Agency: Collateral – The Storytellers, Mumbai, India
Associate Creative Director: Harish Gadkari
Visualiser: Dipak Mane
Creative Director Copy: Vinayak Upadhyay
Copywriter: Moiz Dohadwala

SEAI – Don’t be a Fossil

Le auto a combustibile fossile sono sulla strada dell’estinzione. Nei prossimi anni, gli automobilisti irlandesi non potranno infatti comprare auto a benzina o diesel. Chiunque insista con un’auto a combustibile fossile rischia di rimanere bloccato nel passato, proprio come i dinosauri.

Advertising Agency: TBWA\Dublin, Dublin, Ireland
Art Director: Paul Arthurs
Copywriter: Martin Corcoran
Designer: Kyle Schouw
Finished Art: David Picquenot
Illustrator: Aleksey Baydakov