Tag personas

Ogury: Fabien Magalon nominato Chief Publisher Sales Officer

Ogury, azienda creatrice del Personified Advertising, annuncia oggi la nomina di Fabien Magalon in qualità di Chief Publisher Sales Officer. Con questo incarico, il manager sarà responsabile della definizione della strategia di offerta globale, guidando il team internazionale dedicato agli editori e influenzando lo sviluppo dei prodotti dedicati a questo target.

Siamo molto felici della nomina di Fabien in un momento in cui stiamo ampliando la portata del nostro business verso gli editori premium, nelle soluzioni in-app e su siti mobile. Ogury sta assistendo a un periodo di grande interesse per le sue soluzioni dedicate a tutti quei publisher che sono alla ricerca di un partner in grado di offrire qualità e ricavi pubblicitari incrementali. La sua notevole esperienza professionale con gli editori online aggiungerà ulteriore valore all’azienda.

Commenta Thomas Pasquet, CEO di Ogury.

Nel 2017 il manager ha lanciato Alliance Gravity Data Media, una Media and Data Platform leader per la quale ha poi ricoperto il ruolo di Managing Director. 

LEGGI ANCHE: Città del futuro: dalle case alla mobilità, come potrebbe cambiare la nostra vita

Strategia e sviluppo

Nel corso della sua carriera, Fabien ha occupato diversi incarichi di rilievo presso alcune delle più grandi aziende tecnologiche del mondo, tra cui posizioni a livello EMEA presso Microsoft e Facebook. Il manager ha anche lanciato la sede francese dell’azienda adtech The Rubicon Project, di cui ha guidato lo sviluppo nel mercato editoriale dal 2010 al 2012. In seguito, è stato amministratore delegato di uno dei primi marketplace di programmatic ADV in Francia, La Place Media, fino al 2015. 

Fabien si è detto entusiasta della soluzione Personified Advertising di Ogury, che garantisce precisione, sostenibilità e tutela della privacy. Il manager entra a far parte del team con l’obiettivo di sostenere il continuo sviluppo dell’azienda, che nel primo semestre del 2021 ha registrato una crescita dei ricavi di circa il 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Sono onorato di avere l’opportunità di entrare in una realtà all’avanguardia come Ogury, guidata da professionisti di grande talento. Viviamo un momento interessante per il settore che sta sperimentando un cambiamento epocale dettato dalla necessità del rispetto della privacy. Ogury è stata costruita proprio partendo proprio da questa necessità. Il nostro posizionamento è decisivo nella mia missione di costruire delle solide partnership con i principali editori a livello globale.

carlo ratti le città del futuro - smart city

Città del futuro: dalle case alla mobilità, come potrebbe cambiare la nostra vita

Meno parcheggi perché ci saranno meno auto in circolazione. Sensori ovunque, anche nelle fogne (sì hai letto bene). Garage che diventano case e proprietari che costruiscono nuovi appartamenti nei loro cortili per abbassare il costo degli affitti. E ancora una pittura speciale che evita l’eccessivo riscaldamento delle case.

Le città del futuro si costruiscono, giorno dopo giorno, sotto i nostri occhi. La loro evoluzione è così rapida che lo stesso termine smart cities non sembra più adatto a definirle, come ci racconta Carlo Ratti, architetto e ingegnere che ha fondato lo studio CRA, a Torino e New York, e dirige il Senseable City Lab presso il MIT di Boston:

«Negli ultimi anni Internet è entrato nello spazio fisico – lo spazio delle nostre città, in primo luogo – e si sta trasformando nel cosiddetto “Internet of Things”, l’Internet delle cose, portando con sé nuovi modi in cui interpretare, progettare e abitare l’ambiente urbano. Alcuni definiscono questo processo con il nome ‘smart city’, la città intelligente. Ma temo che questa definizione rischi di relegare la città a un mero accidente tecnologico e per questo preferisco parlare di Senseable City», spiega Ratti.

Per l’architetto, una città “senseable” è al tempo sensibile e capace di sentire. E favorisce la creazione e diffusione di modelli partecipativi, dalla mobilità al consumo energetico, dall’inquinamento allo smaltimento dei rifiuti, dalla pianificazione urbana alla partecipazione civica. 

Un futuro tra dati,  partecipazione, spazi green e mobilità facile

città del futuro

Il futuro delle città si scrive attorno a quattro parole chiave. La prima è dati, l’infinita quantità di informazioni che come cittadini produciamo ogni giorno con i nostri telefoni.

I dati saranno usati dalle amministrazioni pubbliche per formulare nuovi paradigmi per il disegno delle città che vedranno la partecipazione di tutti: dai semplici cittadini, alle startup, imprese, centri di ricerca. Il coinvolgimento di più soggetti è la base della Senseable City, un modello che è incentrato non più esclusivamente sull’aspetto tecnologico, ma soprattutto sui modelli partecipativi. 

LEGGI ANCHE: 4 modi in cui la pandemia ha cambiato i comportamenti di acquisto

Partecipazione è non a caso un’altra parola chiave della città del futuro. Nella capitale islandese, Reykjavik, per esempio, i cittadini hanno a disposizione un forum di consultazione, e “Better Reykjavík”, nel quale possono comunicare direttamente con la pubblica amministrazione per presentare idee sui servizi e attività cittadine.

Poi c’è l’efficientamento energetico, con le città che si sono date l’obiettivo di ridurre il loro impatto sull’ambiente, per portare a zero le emissioni di CO2 entro pochi anni. “Energia” si accompagna a “green”, con sempre più natura in città: coltivazioni idroponiche, orti verticali, spazi di urban farming sono alcune delle soluzioni per aumentare la presenza del verde nelle città.

Il futuro delle città infine si scrive intorno alla parola mobilità: auto elettriche e a guida autonoma, scooter e bici  elettriche, posti per la ricarica, saranno i cardini intorno ai quali si costruiscono le strade del futuro:

«Siamo in una fase di grande sperimentazione. Ogni città sta esplorando l’innovazione da punti di vista diversi. Per esempio, Singapore ha intrapreso progetti molto interessanti sulla mobilità del futuro, Copenhagen sulla sostenibilità, Boston sulla partecipazione dei cittadini, Milano sull’integrazione tra natura e architettura e così via», prosegue Ratti.

carlo ratti

Di liftconferencephotos from Geneva, Switzerland – Carlo Ratti, CC BY 2.0

I trasporti pubblici a guida autonoma e la rivoluzione dei parcheggi

Immagina di essere a casa tua e di dover raggiungere il tuo lavoro nell’unica settimana in un mese in cui è prevista la tua presenza in ufficio. Cosa fai oggi lo sai, invece pensiamo a come ti comporterai in futuro.

Avrai la tua app a portata di telefono. Lì digiterai il veicolo a trasporto autonomo che preferisci (sia esso pubblico o privato, un SUV, come un veicolo elettrico) che verrà a prenderti e ti accompagnerà in ufficio, per poi riaccompagnarti comodamente a casa.

Sembra fantascienza, ma stando a un’inchiesta di The Wall Street Journal, alcune sperimentazioni di questo tipo già esistono e funzionano. Ad Arlington in Texas, il servizio di “self driving shuttles” è già attivo e ha una tariffa abbordabile di 3 dollari a corsa.

In un mondo dove sempre meno persone avranno un’auto di proprietà (che non è più una priorità dei Millennials e della generazione Z), a congestionare il traffico saranno gli spedizionieri del delivery. Con le persone in smart working e l’abitudine a comprare online, è molto probabile che il numero di spedizionieri sulle strade sia destinato a crescere nel prossimo futuro, paralizzando le strade. 

smart working nelle città del futuro

Ad Aspen nel Colorado, la cittadina ha lanciato, a tal proposito, un programma davvero originale. La sosta degli spedizionieri in città diventa smart grazie a un’app che l’autista utilizza per avvertire della sua presenza e prenotare la sosta in una zona dedicata, “una smart delivery zone”. In questo modo il comune può collezionare dati e comprendere statisticamente quando c’è un picco della domanda in città, oltre a mettere anche soldi nelle casse comunali, dato che le soste, come i parcheggi, sono a pagamento.

Secondo un dato di The Wall Street Journal, la domanda dei parcheggi nelle grandi città potrebbe diminuire del 30% rispetto al livello pre-pandemico. A contribuire a questa drastica riduzione, l’abitudine delle persone a spostarsi con bici elettriche e e-scooter, al posto dell’auto. I parcheggi pubblici e privati esistenti sono destinati a cambiare la loro natura, trasformandosi in hub multiuso.

 A Las Vegas, per esempio, per bilanciare la sperequazione tra una domanda più bassa di parcheggi e un’offerta sempre alta, alcuni spazi in eccesso sono stati trasformati in aree di ristoro per alcune categorie specifiche di autisti, come i lavoratori Uber che si recano in alcune aree, che trovano in un’app apposita, per ascoltare musica, rilassarsi in un bar, servirsi di bagni pubblici o ancora fare shopping.

Per chi invece non vuole rinunciare all’auto e vive l’incubo del parcheggio, un’app a Philadelphia ti guida in tutto il processo. Attraverso un comando vocale, l’autista dialoga con l’app che, prima di trovare il parcheggio più adatto nelle vicinanze, fa alcune domande, del tipo, “Vuoi parcheggiare nei pressi della tua destinazione? Oppure preferisci fare qualche passo a piedi?”.

Case più piccole, costruite nei cortili per abbassare gli affitti

Le case del futuro saranno più piccole di quelle a cui siamo abituati. La crescita della domanda di abitazioni e un’offerta di spazi per costruirle sempre più bassa sul mercato, porterà le case a ridurre la loro volumetria.

A Pasadena, in California, il problema è stato affrontato con una soluzione ingegnosa. La città offre prestiti fino a 150mila dollari per i proprietari che vogliono trasformare i loro garage oppure lo spazio in più nei loro giardini, in abitazioni da mettere poi in affitto. Nello stesso tempo, la città offre un prestito di 75mila dollari per le persone che hanno salari più bassi e sono alla ricerca di case in affitto.

Sempre di case piccole si parla ma questa volta con uno scopo sociale. Sono le mini case costruite dal comune a Salt Lake, dei veri e propri rifugi per togliere i senzatetto dalle strade e dare dignità alla loro vita.

smart city

Le fogne 4.0 e una pittura speciale

Le città del futuro saranno piene di sensori (dai semafori fino alle fogne). A South Bend, una città dello Stato dell’Indiana i sensori invadono ogni cosa, perfino le fogne, per risolvere un problema molto sentito: lo straripamento dei fiumi in caso di piogge forti o dello scioglimento della neve. Un sistema hitech fatto di sensori e di valvole rileva quando il sistema è in pericolo e direziona le acque di scarico in modo da diminuire la quantità di queste che finisce fuori dalle fogne. Risultati: da 7,5 miliardi di litri che finivano mediamente nei fiumi ogni anno in media, a 1,28 miliardi lo scorso anno, grazie all’installazione dei sensori.

Altra soluzione di ingegno, questa volta per ridurre il caldo in alcune città e risparmiare sul costo dei condizionatori, riducendone al contempo l’impatto sull’ambiente, è quella realizzata da un’università americana nel Purdue Project. In pratica si tratta di una pittura che ha la capacità di non assorbire il calore dalla luce del sole e di portare a un risparmio fino al 70% dei costi dei condizionatori.

Anche se, la soluzione migliore per abbassare le temperature infernali estive in molte città, resta il caro vecchio albero. Non è un caso che molti città del mondo, si stiano dando da fare per piantarne tanti lungo le loro strade. La forestazione urbana è il nuovo obiettivo ambientale di molti comuni, anche italiani. 

Alla ricerca di un’integrazione tra artificio e natura

lavorare all'aperto, smart cities

La città del futuro che si staglia davanti ai nostri occhi si distinguerà dalla sua capacità di trovare una maggiore integrazione, una convergenza tra naturale e artificiale. Come sul nostro corpo sono aumentate le appendici tecnologiche, con cellulare, tablet, dispositivi da polso ecc., qualcosa di simile sta avvenendo alla scala urbana:

«Da un lato il mondo digitale – con le sue reti, i suoi sensori/attuatori e i suoi sistemi di intelligenza artificiale – ci permette di far sì che il mondo dell’artificiale – quello delle nostre città e dei nostri edifici, per intenderci – si comporti sempre più come un organismo vivente. I nostri spazi diventano responsivi, capaci di adattarsi in tempo reale alle condizioni circostanti. Dall’altro lato, le nuove tecnologie ci consentono di incorporare la natura nei nostri edifici e nelle nostre città».

Un processo di convergenza tra naturale e artificiale che è per Ratti al centro del concetto di sostenibilità oggi, “probabilmente la nostra unica via d’uscita dalla crisi ambientale dell’antropocene”.

Supersalone: l’evento speciale 2021 del Salone del Mobile.Milano

Dal 5 al 10 settembre, nei primi quattro padiglioni di Fiera Milano, Rho (complessivamente 68.520mq), oltre 1.900 progetti (di brand espositori, designer auto-produttori e giovani laureatisi nel 2020/2021), un ricchissimo public program con più di 40 voci illustri (tra architetti, innovatori, visionari, imprenditori, artisti e politici), una rassegna cinematografica in collaborazione con il Milano Design Film Festival, quattro food court ideate da Identità Golose e animate da nove dei più grandi interpreti della cucina italiana e una grande mostra dell’ADI/Compasso d’Oro hanno l’obiettivo di capitalizzare i punti di contatto tra settori differenti, sperimentare nuovi format espositivi, coinvolgere e motivare i visitatori.

Arredo e design

E, soprattutto, riaccendere – metaforicamente parlando – i motori della città del design per eccellenza: Milano. Questo, in sintesi, il “supersalone”, evento fortemente voluto dal Salone del Mobile.Milano e curato dall’architetto Stefano Boeri.

LEGGI ANCHE: Rebranding di Agosto: Yelp, Rockit, Dropbox e Microsoft Paint

La forza del Salone del Mobile.Milano è sempre stata la volontà di fare squadra, di sperimentare e anche di rischiare, senza mai, però, perdere di vista l’obiettivo finale: il bene per le nostre aziende e per i nostri espositori. Ho sempre vissuto un Salone che, in ogni edizione, è stato capace di mettersi in discussione, di guardare alle trasformazioni della società, di analizzare sfide e cogliere opportunità. Di cambiare punto di vista. È ciò che abbiamo fatto scegliendo la strada di un supersalone.

Afferma Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano. 

Abbiamo rotto gli schemi per non restare fermi in una situazione che avrebbe potuto impoverire il sistema e compromettere il primato di Milano. Non è stato facile, ma l’aver scelto una nuova strada e colto l’occasione di fornire nuove visioni di brand e prodotti è segno di quanto grande sia la forza del nostro design, che, coniugando tradizioni culturali, creatività dei protagonisti, capacità innovativa dell’industria e dei territori, ci permette di guardare al futuro con fiducia.

Un “supersalone” che raccoglie ed esibisce le migliori ricerche, produzioni e sperimentazioni realizzate da un intero settore in questi ultimi 18 mesi, ma che è, contemporaneamente, proiettato verso il futuro, rappresentando un importante momento di visibilità corale e un driver di rilancio per il comparto dell’arredo e del design.

Il riconoscimento di tale importanza e del suo valore simbolico è confermato dalla presenza di alte autorità governative e istituzionali – prima fra tutte il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – che, da sempre, testimoniano quanto il Salone rappresenti uno dei motori dell’economia italiana, grazie al fertile rapporto che riesce a creare tra impresa, città e territori.

A lui il Salone del Mobile.Milano porgerà in dono una riproduzione del manifesto della prima edizione del Salone (1961) in una cornice d’eccezione, progettata dal duo di designer Formafantasma e realizzata dal giovane architetto-artigiano Giacomo Moor e dagli ebanisti Gigi Marelli e Giordano Viganó con il legno degli abeti abbattuti dalla tempesta Vaia in val di Fiemme.

Il Mercato Centrale apre a Milano: un nuovo modo di vivere il food

Tutto nasce a Firenze, nel 2014, con la riapertura del “Primo Piano” dello storico Mercato di San Lorenzo. L’obiettivo era chiaro dal principio. Creare attorno al cibo uno spazio aperto, sentito, vissuto. Dare anima a un contenitore di conoscenza e di arte, di saperi e di emozioni. Di proporre relazioni durature con le città e chi le vive e offrire un’esperienza culturale e sensoriale sempre nuova, buona, elementare.

Un obiettivo realizzato non solo a Firenze, ma anche a Roma, Torino e finalmente anche a Milano. La comunicazione al Mercato Centrale gioca un ruolo importantissimo. Ogni Mercato è diverso dall’altro. Sono simili per forza e diversi per scelta. Hanno tutti una voce, un colore, uno stile e un linguaggio unici sviluppati negli anni, in azione sinergica dal genio creativo di almagreal e dall’esperienza nella comunicazione digitale di Viralbeat.

LEGGI ANCHE: Just Eat svela i food trend a domicilio che hanno caratterizzato l’estate italiana 2021

Un concept alla ricerca del gusto

Questo perché ogni progetto di comunicazione – interna ed esterna – è progettato e realizzato ad hoc e site specific, per dialogare con la città: dal marchio alle insegne del Mercato e dei singoli artigiani, dalle infografiche degli spazi comuni alle personalizzazioni delle botteghe, dal wayfinding alle illustrazioni, dall’ADV ai progetti digital. 

Per questo quarto progetto di comunicazione, il concept, la strategia e la direzione creativa di almagreal trovano forma e sostanza in artwork unici in un ideale viaggio che rintraccia il vissuto, le memorie, i segni che un frammento di muratura ha raccolto e raccoglierà nel corso degli anni, passati e a venire. Il cliente viene invitato e sollecitato a guardare e riguardare gli spazi, in un continuum senza tempo, nella distanza, nella ripetizione, nel ritorno.

Per uscire dalla molteplicità dei messaggi presenti oggi e omaggiare la città in coerenza con lo spirito di Mercato Centrale, almagreal si è lasciata ispirare da grafica e arte degli anni ’50 interpretandola con diversi sistemi di rappresentazione dell’immagine: illustrazioni, pittura, segni, fotografia mescolati a colore, concetti, materiali, con spunti dal collage, dall’arte concreta, dalla Art Brut. 

Anche per il Mercato Centrale Milano Viralbeat interviene a gestire con talento propositivo tutte le properties digitali, con l’obiettivo di comunicare il concept in modo chiaro e coerente alla vocazione di marca, e di coinvolgere così i milanesi – come prima i fiorentini, i romani, e i torinesi – e i visitatori accomunati dalla ricerca del gusto, del convivio e di stimoli estetici e culturali tanto cari al Mercato Centrale. 

LEGGI ANCHE: Diamonds Factory, Bisco e McDonald’s: i migliori annunci stampa di agosto

Viralbeat ha lavorato e lavora per portare Mercato Centrale a distinguersi nel mondo digitale, reso ancora più fluido e affollato dalle vicende pandemiche. È il caso della realizzazione del sito dedicato mercatocentrale.it/milano che coniuga il concept e la creatività di almagreal all’identità di brand, dei suoi canali social e delle sue iniziative digitali, di campagna ed editoriali. 

Con il medesimo spirito, Viralbeat lavora in termini strategici per sostenere il lancio del nuovo punto vendita, per promuovere awareness e lead, e per comunicare progetti non ordinari e complessi da veicolare, attraverso campagne di influencer marketing e iniziative speciali. Per contribuire, infine, in modo misurato e verificabile al successo di eventi che fanno e faranno la storia del marchio Mercato Centrale, che già oggi possiede una identità forte, riconoscibile e preminente nel settore dei food hall. 

La campagna opening del Mercato Centrale Milano ha visto una pianificazione che va dal digital advertising all’outdoor, dalla stampa alla dinamica, dalla metro fino agli spot su circuito Grandi Stazioni. Dal 2014 ad oggi la partnership tra almagreal e Viralbeat ha contribuito e continua a contribuire all’affermazione del brand Mercato Centrale. Una sinergia di intenti e visioni che lascia il segno.

Just Eat svela i food trend a domicilio che hanno caratterizzato l’estate italiana 2021

Da sempre l’estate rappresenta la stagione in cui più si può godere delle meraviglie del territorio e delle eccellenze gastronomiche che il Belpaese offre, potendo viaggiare e approfittare delle tanto desiderate ferie estive. Il meritato relax concesso dalle vacanze permette di abbandonare anche le rinunce e le rigide diete e coccolarsi dal punto di vista culinario.

Il food delivery rimane sempre il miglior alleato per soddisfare qualsiasi voglia anche durante la bella stagione, sia in vacanza che in città. Lo dimostrano anche i dati di Just Eat, app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia e nel mondo, e parte di Just Eat Takeaway.com, leader mondiale nel mercato della consegna di cibo a domicilio e top player assoluto fuori dalla Cina, che ha analizzato gli ordini degli italiani per scoprire trend e differenze che hanno caratterizzato le abitudini di consumo a domicilio degli italiani nei mesi più caldi. 

Ferragosto, cos’hanno mangiato gli italiani?

Nella giornata preferita dell’estate italiana, Ferragosto, quest’anno non ci sono state solo tradizionali grigliate e picnic, ma anche ordini a domicilio, cresciuti del 40% rispetto allo scorso anno. Sono stati ordinati oltre 11.000 kg di pizze (+18%), oltre 4.000 kg di pietanze cinesi (+31%), oltre 1.200 kg di hamburger (+18%), 400 kg di gelato (+51%) e 322 kg di insalate (+39%). L’ordine più grande è stato registrato da un ristorante giapponese a Messina e composto da 35 piatti, mentre nel 2020 era stato registrato a Torino con 24 pietanze di cucina cinese.

Classifica delle città dove si è ordinato di più a Ferragosto:

  1. Roma;
  2. Bologna;
  3. Genova;
  4. Milano;
  5. Torino;
  6. Trieste;
  7. Napoli;
  8. Palermo;
  9. Firenze;
  10. Rimini.

La regina indiscussa del Ferragosto rimane la pizza margherita, che si conferma in piatto più ordinato nelle principali città italiane. A Milano sono stati molto apprezzati anche i piatti internazionali come ravioli al vapore, involtini primavera, cheeseburger e kebab, mentre a Roma hanno vinto specialità regionali come olive ascolane, fiori di zucca e supplì. A Bologna si è preferita la pizza in varie declinazioni con golose aggiunte come la salsiccia, alla diavola o con wurstel. A Torino, oltre a pizze e patatine fritte, prediletti anche piatti della cucina cinese come gli involtini primavera, ma anche gelato e poke bowl, che non sono mancate neanche a Napoli, seguite da piatti tipici regionali come crocchè e frittatina. A Palermo invece si è optato per la classica parmigiana.

LEGGI ANCHE: Dark Kitchen, eGrocery e FoodBox: com’è cambiata l’Italia a tavola con la pandemia

Tra cucine regionali e internazionali: le preferenze degli italiani lungo la penisola

Gli italiani amano le cucine regionali, in particolare quando sono in vacanza. Le città di mare, infatti, mostrano molta più varietà tra i piatti regionali più ordinati che rappresentano le pietanze tipiche del posto. Tra le specialità spiccano: crocchè e frittatine a Napoli, brioche con gelato e anelletti al forno a Palermo, piatti a base di prosciutto San Daniele e salame Viennese a Trieste. Roma rimane comunque la città in cui si sono ordinati più piatti tipici, con ben 2.211 kg di supplì ordinati durante l’estate e consumati principalmente a cena (96%), una preferenza che si ritrova anche nelle città di mare che ordinano le specialità regionali soprattutto durante questo pasto della giornata (89%).

Mentre le città di mare si sono orientate di più verso la cucina regionale della tradizione italiana, le città metropolitane sono invece risultate essere più aperte alle cucine internazionali con il 64% in più di piatti internazionali ordinati. Infatti, oltre la metà dei piatti più popolari ordinati nelle città sono piatti della cucina cinese (riso alla cantonese, ravioli al vapore o alla griglia), giapponese (sushi), mediorientale (kebab) oppure hamburger. La cucina italiana rimane la scelta migliore per la cena, mentre le cucine internazionali sono preferite principalmente a pranzo sia in città (61%) che al mare (73%). 

Oltre a scelte più golose, gli italiani d’estate preferiscono anche pietanze più leggere e salutari: infatti, la cucina vegetariana e vegana hanno visto un aumento del 130% durante i mesi caldi. Tra i nuovi piatti di tendenza troviamo non solo hamburger in versione vegana, ma anche piatti della tradizione rivisitati in chiave vegetale come le lasagne, il pesto e zucchine ripiene di lenticchie. In crescita anche piatti mediorientali come falafel, hummus e pita.

annunci stampa di Agosto

Diamonds Factory, Bisco e McDonald’s: i migliori annunci stampa di agosto

Settembre è un po’ il “capodanno del lavoro”. Si torna dalle vacanze e ci si riprepara alla ripartenza con nuove idee, buoni propositi e tanta, tanta carica.

Come ogni nuovo inizio, però, si può fare un po’ fatica a riprendere il ritmo pre-tintarella. Lasciamoci quindi ispirare dalle creatività del mese di agosto negli annunci stampa pubblicati dalle agenzie di tutto il mondo, per alleggerire i primi giorni del rientro.

Se con McDonald’s siamo ancora, con la testa, al nostro ultimo viaggio, con le altre campagne di questa selezione mettiamo subito i piedi per terra e torniamo a occuparci di rispetto per gli animali e diritti.

Ecco i Best Ad di questo mese.

Big Cat Rescue – Tiger Cub Petting Truth

Accarezzare un cucciolo di tigre può sembrare un’esperienza fantastica e irripetibile. Tuttavia, è un gesto meno innocente di quanto si possa pensare, perché fa parte di una vita di crudeltà e abusi, durante la quale questi animali sono sfruttati per profitto.

La campagna si pone l’obiettivo di comunicare la realtà: le tigri sono sottratte all’ambiente al quale appartengono, la natura, e costrette a vivere una vita infelice.

big cat adv

Advertising Agency: PPK, Tampa, United States of America
Agency President/CEO: Tom Kenney
Executive Creative Director: Paul Prato
Creative Director/Writer: Michael Schillig
Associate Creative Director: Javier Quintana
Senior Art Director: Pat Floyd

Diamonds Factory – Insta-Queens

Ti sei mai chiesto che aspetto avrebbe il profilo Instagram della regina Elisabetta I o di Maria Antonietta?

Diamonds Factory ha re-immaginato i ritratti di alcuni dei personaggi più controversi e affascinanti della storia e riassunto le loro fantastiche storie in alcuni scatti.

Queste magiche ricostruzioni mostrano Maria Antonietta, la regina Elisabetta I, Cleopatra, Boudica, Wu Zeitan, Caterina la Grande e Maria Regina di Scozia sotto una nuova luce.

Credits: In-house

The Voice Newspaper – Tick it to change it

The Voice Newspaper ha diffuso una nuova campagna per promuovere il completamento del progetto Black British Voices, la prima indagine nazionale completa sull’esperienza britannica “nera”, sviluppata in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Cambridge e il gruppo di consulenza I-Cubed.

L’iniziativa “Tick it to change it” è stata creata in collaborazione con M&C Saatchi.

the voice

the voice

the voice

Advertising Agency: M&C Saatchi, London, United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland

Bisco – Heart to Heart, let nothing keep us apart

Diciamoci la verità: tutti amano i dolci! Anziani, giovani e meno giovani sono i protagonisti di questo visual pensato per risvegliare le papille gustative.

Gustiamoci insieme anche i dettagli di queste elaboratissime illustrazioni.

bisco

bisco 02

bisco 03

Advertising Agency: Icon Advertising, Dubai, United Arab Emirates
Creative Director: Firas O.Tirhi
Associate Creative Director: Hossam Anwar
Copywriter: Rajeevan Vickneswaran
Art Director: Ahmed Shaker
Concept Artist: Ahmed Ali
Creative Retoucher: Hesham Adel
3D Artist: Momen Elwan

McDonald’s – Enjoy Your Holiday!

Basta girare un po’ per il mondo per rendersi conto che McDonald’s è dovunque. Il brand, riconoscibilissimo dal logo ad archi e dall’inconfondibile gusto dei suoi prodotti può essere una buona alternativa anche in vacanza, come suggerisce l’eloquente campagna di DDB Wien.

Guardandosi intorno, infatti, il logo storico è visibile dappertutto.

mc donald's advertising

mc donald's advertising

mc donald's advertising

mc donald's advertising

Advertising Agency: DDB Wien, Vienna, Austria
Executive Creative Director: Andreas Spielvogel
Executive Creative Director: Thomas Tatzl
Art Director: Marina Mrvka
Concept: Marina Mrvka

core web vitals cosa sono

Core Web Vitals: cosa sono le metriche Google per la UX delle pagine web

Le Core Web Vitals (in italiano tradotti come “segnali vitali per il web”) rappresentano il nuovo set di metriche delle prestazioni di un sito che aiutano a evidenziare gli aspetti dello sviluppo di pagine Web che influiscono sulla user experience UX, come caricamento della pagina, interattività e stabilità visiva.

Attenzione, non si tratta di un nuovo algoritmo quale ad esempio il recentemente citato MUM: Multitask Unified Model che sostituirà Bert, ma di tre metriche strettamente legate alla UX, molto importanti per il ranking, dato che Google da tempo punta a migliorare la qualità della navigazione degli utenti.

Qui di seguito ho riproposto una slide che ormai tutti conosciamo, divulgata da Google il 28 maggio 2020 quando vennero annunciati i CVW, riguardante tutte le metriche che influiscono sulla UX di una pagina web, dal mobile friendly (mobile first ormai) alla velocità di caricamento del sito (TTFB Time TO First Byte), fino all’adozione dell’ HTTPS, ai CWV e tanto altro.

Metriche Core Web Vitals

Descrizione delle metriche dei Core Web Vitals

Quindi, avendo assodato che i Web Vitals sono fattori di ranking, passiamo a vedere quali sono e quali aspetti della navigazione riguardano.

Le metriche che rientrano nei Core Web Vitals sono:

  • Largest Contentful Paint (LCP)
  • First Input Delay (FID)
  • Cumlative Layout Shift (CLS)

LEGGI ANCHE: Google Analytics 4: configurazione passo passo ed esplorazione demo account

Largest Contentful Paint (LCP)

Il Largest Contentful Paint è la metrica che descrive la velocità di caricamento di una pagina web. Possiamo paragonare questa metrica ad un centometrista nella corsa.

Infatti il LCP è il tempo di rendering dell’elemento più grande in termini di Kb (Largest) visibile all’interno del viewport. Inutile dire che minore è il tempo di caricamento, migliore il ranking. 

Entriamo nel dettaglio, se il vostro sito presenta LCP fino a 2,5 secondi allora non avete ottimizzazioni da fare. Se supera questo valore e raggiunge i 4 secondi allora dovere analizzare la struttura della pagina per le dovute ottimizzazioni. 

Nel caso di valori superiori, cancellate il sito! Scherzo ovviamente, ma andrebbe rivista tutta la logica, la struttura del sito, le ottimizzazioni dei video, delle immagini ma anche la presenza di banner pubblicitari invasivi, popup e altro.

Largest contentful paint dei Core Web Vitals

Descrizione della metrica largest contentful paint dei Core Web Vitals

Scendiamo un po’ nel dettaglio per capire meglio quali contenuti vengono esaminati dal LCP. In particolare, facciamo riferimento ad una serie di elementi posizionati in “above the fold”, quali:

  • elementi di tipo immagini <img>
  • elementi di tipo immagini <image> dentro a elementi di tipo <svg>
  • elementi di tipo video <video>
  • elementi di immagini in background caricati attraverso la mitica funzione url() che si usano dentro i CSS
  • Un elemento di blocco (Block-level) che contiene testo o altri elementi

Alcuni, non proprio addetti ai lavori, avranno storto il naso davanti l’espressione “above the fold”. Chiariamo subito: con tale termine indichiamo l’area più importante del sito, la parte superiore della pagina web, quella visibile dall’utente subito in primo piano, senza necessità di usare la barra di scorrimento del browser.

Quindi tutto quello che viene mostrato in quest’area, deve essere caricato entro i 2,5 secondi.

First Input Delay (FID)

Il First Input Delay (FID), è la metrica preferita da tutti i surfisti del web, perché misura il tempo trascorso fra la prima interazione di un utente con la pagina del vostro sito e il momento in cui il browser risponde all’input. 

In pratica, misura quanto tempo impiega il browser a rispondere agli input dell’utente che naviga su una pagina web.

Come per la metrica LCP, anche quella FID hai dei range entro i quali possiamo dire di aver superato il test e in questo caso parliamo di un tempo che va fino ai 100 millisecondi per interazione, cioè: 

  • Click su un link
  • Touch da mobile su un bottone
  • Qualsiasi listener JavaScript
  • Un filtro

La metrica FID misura il ritardo dell’ input, o meglio la latenza che si verifica quando il thread principale del browser è impegnato a fare altro, ad esempio caricare, analizzare oppure eseguire un file JavaScript oppure un CSS di grandi dimensioni e nel frattempo non può rispondere all’utente.

Questa metrica spingerà molti sviluppatori verso la programmazione asincrona che consente di eseguire simultaneamente più richieste senza che una blocchi le altre.

Core Web Vitals first input delay

Descrizione della metrica first input delay dei Core Web Vitals

Cumulative Layout Shift (CLS)

Il CLS misura tutti quei fastidiosissimi cambiamenti di layout che arrivano all’improvviso e che si verificano durante l’intera durata della visita della pagina. 

Abbiamo mai notato, durante la navigazione di una pagina web, che alcuni elementi della pagina si spostino improvvisamente oppure cambino di dimensione ? Alcuni attribuivano questi sgradevoli effetti come dovuti alla lentezza di caricamente della pagina web.

A differenza delle due metriche precedenti, calcolate secondo unità di tempo, il CLS viene misurato in termini di “spazio” con un parametro di confronto creato appositamente, una sorta di benchmark.

Immaginiamo di avere un modulo di richiesta informazioni con due pulsanti molto vicini che consentono due azioni differenti, quali “completa ordine” e “annulla ordine”. Quante volte succede che, nel momento in cui si sta per cliccare su “accetta ordine”, termina il caricamento del secondo pulsante, la pagina si adatta a visualizzare il nuovo contenuto e, involontariamente, clicchiamo sul pulsante “annulla ordine” ?

Di solito gli elementi oggetto di questo shifting sono contenuti nella sezione di onload e onpage quali:

  • caratteri
  • immagini
  • video
  • moduli di contatto
  • pulsanti e altri tipi di contenuti

Secondo gli ingegneri di Google, i motivi che determinano una variazione cumulativa del layout sono i seguenti:

  • Immagini o video di dimensioni sconosciute / non impostate correttamente.
  • Annunci, embeds e iframe senza dimensioni.
  • Contenuto iniettato
  • Web font che causano FOIT / FOUT
  • Azioni in attesa di una risposta di rete prima di aggiornare DOM

Questa metrica rappresenta quindi la distanza misurata e la frazione del viewport che si sposta a causa della manipolazione del DOM o della mancanza di attributi di dimensione per i principali elementi multimediali.

Core Web Vitals, il cumulative layout shift

Descrizione della metrica cumulative layout shift dei Core Web Vitals

Queste sono le tre metriche con cui avremo a che fare in futuro per la realizzazione di pagine web ineccepibili in termini di user experience UX.

A questo punto viene naturale chiedersi come analizzare il proprio sito sotto il profilo dei Core Web Vitals.

Nessun problema, ecco alcuni dei principali strumenti che vi aiuteranno in questo lavoro e che sono stati realizzati proprio da Google:

  1. Page Speed Insight
  2. LightHouse
  3. Google Search Console
  4. Chrome Web Tools

Detto questo, quando progettiamo e sviluppiamo un sito web, ricordiamo che il nostro fine è quello di realizzare sempre una facile esperienza di navigazione per gli utenti e di consentire loro di trovare le informazioni che cercano nel minor tempo possibile.

consigli di storytelling

Come raccontare una storia in modo efficace: 7 consigli di storytelling

Prima che le persone imparassero a scrivere, si raccontavano storie. Raccontare una storia è come dipingere un quadro con le parole. Le storie connettono, ispirano, guidano, creano cambiamento e guariscono. Lo storytelling ha permesso alle persone di dare un senso al mondo e di trarre un significato più profondo dalle loro vite sin dall’inizio della storia dell’umanità. Cambiano le tecniche e i metodi di narrazione, così come i modi di comunicare e i soggetti, ma il potere dello storytelling di commuoverci e provocare un senso più profondo di connessione tra tutti noi non è mai cambiato.

Indipendentemente dai media, siamo tutti fruitori di storie e, in fondo, lo siamo sempre stati.

LEGGI ANCHE: Le cinque regole fondamentali per uno storytelling efficace

Perché raccontiamo storie?

La narrazione è una forma d’arte antica come il tempo e ha un posto in ogni cultura e società. Come mai? Perché le storie sono un linguaggio universale che tutti, indipendentemente dal dialetto, dalla città natale o dall’eredità, possono capire. Le storie stimolano l’immaginazione e la passione e creano un senso di comunità tra ascoltatori e narratori.

Le storie consolidano concetti astratti e semplificano messaggi complessi. In un mondo diviso da una moltitudine di cose, le storie uniscono le persone e creano un senso di comunità. Le storie ci rendono umani, e lo stesso vale per i brand. Ecco perché creare una narrativa specifica e pensata ad hoc sul proprio marchio o prodotto non solo lo umanizza, ma ci permette di farlo conoscere meglio ai clienti e potenziali clienti.

storytelling

Come raccontare una storia in modo efficace

Sviluppare le proprie capacità di narrazione e imparare a trasformare le esperienze in una storia richiede pratica, ma ci sono metodi efficaci per migliorare l’arte dello storytelling. Proprio come l’arte, la narrazione richiede creatività, visione e abilità, ma è soprattutto disciplina. Chi crede che la scrittura sia solo genio o improvvisazione si sbaglia di grosso. Sapevate che Stephen King, uno degli autori più proliferi di sempre, scrive ininterrottamente quattro ore ogni mattina tutti i giorni?

LEGGI ANCHE: Blocco dello scrittore: 30 idee per superare la paura del foglio bianco

La narrazione è uno strumento potente che i leader usano per motivare le masse, e gli scrittori si ingegnano per creare la propria letteratura. Attingere alle emozioni delle persone e mettere a nudo sia il bene che il male è il modo in cui le storie ispirano e motivano e, infine, guidano all’azione.

7 consigli di storytelling per storie indimenticabili

Se avete appena iniziato a scrivere e a raccontare storie, ecco 7 consigli di storytelling che possono aiutarvi a rafforzare le vostre narrazioni e a coinvolgere il pubblico. Non dimenticate che una storia implica un’interazione bidirezionale tra un narratore e uno o più ascoltatori. Le risposte degli ascoltatori influenzano il racconto della storia. Lo storytelling difatti emerge dall’interazione e dagli sforzi cooperativi e coordinati tra narratore e pubblico e di certo non crea una barriera immaginaria tra chi parla e chi ascolta

1. Scegliere un messaggio centrale ben definito

Una grande storia di solito progredisce verso una morale o un messaggio centrale. Quando create una storia, dovreste avere un’idea precisa di cosa state costruendo. Se la vostra storia ha una forte componente morale, vorrete di certo guidare gli ascoltatori o i lettori verso quel messaggio. Se state raccontando una storia avvincente, provate ad aumentare la tensione drammatica e la suspense fino al culmine della narrazione. Indipendentemente dal tipo di storia che state raccontando, è importante essere molto chiari sul tema centrale o sul punto della trama attorno al quale si sta costruendo la storia.

La storia serve per vendere un prodotto o raccoglie fondi, o far conoscere un servizio? Qual è il punto della storia? Per aiutarvi a definirlo, provate a riassumere la vostra narrazione in massimo 10 parole. Se non ci riuscite, beh, non avete un messaggio centrale.

2. Il conflitto non è un male nello storytelling

Come narratore, non si può evitare il conflitto. I grandi narratori creano storie che hanno ogni sorta di ostacoli e difficoltà disseminati sul percorso dei loro protagonisti. Per essere soddisfatto di un lieto fine, il pubblico deve guardare i personaggi principali che lottano per raggiungere i loro obiettivi. Va bene essere crudeli con i personaggi principali, anzi, è necessario. Le trame avvincenti sono costruite sul conflitto ed è imperativo abbracciare il dramma e lo scontro per diventare un narratore migliore.

3. Avere una struttura chiara della storia

Ci sono molti modi diversi per strutturare una storia, ma i tre ingredienti che danno vita a un racconto sono:

  • un inizio
  • una parte centrale
  • una fine.

Nello specifico una storia di successo inizierà con un incidente d’incitamento che porterà a un’azione crescente, dopodiché raggiungerà un climax e alla fine si stabilirà in una soluzione soddisfacente. Ci sono molti libri e risorse online che possono aiutare a comprendere meglio questi termini, ma il modo migliore per capire come scrivere una storia e leggere tante storie.

LEGGI ANCHE: Leggere più libri senza impazzire: una guida in 25 punti

Il mondo è pieno di grandi narratori della letteratura e del cinema da cui possiamo attingere per imparare come danno forma alla struttura di ogni storia.

4. Prendere spunto dalle proprie esperienze personali

Qualunque sia la storia che stiate raccontando, potete sempre prendere ispirazione dalla vostra vita o guardare le esperienze e le vicende di chi avete vicino per trovare cosa e come raccontare. Pensate agli eventi importanti della vostra vita e a come potreste essere in grado di trasformarli in narrazioni. A volte qualcosa che ci è accaduto all’apparenza banale può diventare un incipit emozionante di una storia avvincente.

5. Coinvolgere il pubblico per uno storytelling efficace

Una grande narrazione richiede che chi racconta sia connesso con chi ascolta. Attenzione però, gran parte del modo in cui si attirano gli ascoltatori dipende dalla modalità di narrazione scelta. Se state leggendo un racconto di fronte a un pubblico, potreste provare a distogliere lo sguardo dalla pagina ogni tanto per stabilire un contatto visivo con esso. Se state registrando un podcast narrativo, molto dipende dall’espressività della voce e dalla capacità di trasmettere emozioni con il proprio tono.

Comunque si scelga di raccontare la propria storia, bisogna stabilire una relazione con le persone che ascoltano.

6. Osservare i bravi narratori

Le nostre storie personali saranno sempre uniche e specifiche per noi, ma non c’è modo migliore per imparare a creare una grande storia che guardare come i narratori che tanto amiamo raccontano le loro storie.

La maggior parte di noi conosce persone che consideriamo narratrici eloquenti e coinvolgenti. Che si tratti di un familiare che intrattiene tutti a tavola con racconti d’infanzia o di un amico che eccelle nel parlare in pubblico, è probabile che abbiamo incontrato più di una manciata di narratori di talento nella nostra vita. Scoviamo i bravi narratori, ascoltiamoli e impariamo attraverso l’osservazione. Come fanno a creare una storia di successo?

7. Restringere la portata della tua storia

Se state raccontando una storia reale che vi riguarda, può essere difficile scegliere i punti principali importanti da includere. Molte persone hanno la tendenza a riportare ogni dettaglio e finiscono per inondare il pubblico di fatti che diluiscono l’arco narrativo centrale. Definite un inizio e una fine chiari per la vostra storia, quindi scrivete gli eventi chiave della trama come punti elenco tra di loro. Abbiate fiducia nel fatto che il vostro pubblico sarà in grado di seguire la storia senza sopraffarlo con inutili retroscena o punti di trama devianti.

 

customer journey

Perché è fondamentale creare una customer journey map

Un progetto digitale e fisico vincente mette al centro del processo le persone e l’esperienza che vivono a contatto con il prodotto e il servizio.

Integrare marketing e User Experience Design è oggi fondamentale per affrontare le sfide del mercato e i cambiamenti sociali con diverse prospettive, una mentalità aperta, proattiva e non perdendo mai di vista le persone. 

La Customer Journey Map è uno strumento grafico proveniente dal mondo UxD, particolarmente potente e trasversale. Aiuta a mappare i percorsi che le persone compiono verso un determinato obiettivo, a collaborare, elaborare strategie e nuovi modelli di business, fornire esperienze e contenuti di valore

Human-centered, Omnichannel, Customer Journey Map

Vagare o essere guidati in un percorso?

Customer Journey Map

Quando incontriamo un brand iniziamo un percorso che può portarci o meno al raggiungimento di un obiettivo, come l’acquisto. 

Durante il percorso, quasi mai lineare, entriamo in contatto con il brand attraverso diversi punti (touchpoint) e canali, per esempio un volantino, una ricerca google, un articolo di blog, il passaparola, pagine social.

In un contesto, fisico e digitale i punti di contatto possibili sono innumerevoli ed è importante per le aziende, mettersi nei panni delle persone, comprendere il bisogno e creare esperienze fluide e coerenti, in una strategia omnichannel. Guidare insomma le persone in un percorso e un’esperienza di valore, senza lasciare nulla al caso.

LEGGI ANCHE: Omnichannel Marketing, una guida per principianti

Le customer journey map consentono di progettare sistemi integrati e coerenti con al centro le persone. Permettono infatti di mappare le azioni, le scelte, le emozioni e le conseguenze che le persone attuano per soddisfare un bisogno: dall’acquisto di un prodotto alla compilazione di un form.

Perché è fondamentale creare una Customer Journey Map

Sono almeno 5 i motivi per cui dovresti utilizzarle

1. Visualizzi e comunichi le motivazioni, i fattori trainanti e i punti deboli delle persone

Attraverso le Customer journey map puoi visualizzare con l’aiuto di un supporto grafico la complessità delle azioni, motivazioni e emozioni umane rispetto un prodotto e servizio. Ciò ti garantisce una visione di insieme e facilita l’allineamento e la condivisione con il resto dell’azienda. 

Pensate a presentare al team sales, o al customer service, report pieni di dati su tendenze, analytics, tassi di apertura, pensate invece a comunicare con una mappa, evidenziando ciò che i clienti pensano, vogliono e fanno in ogni fase specifica del loro viaggio. Come questa qui in basso, che descrive l’esperienza di un utente dalla ricerca, all’acquisto, viaggio e post-viaggio di una azienda ferroviaria.

customer journey map

2. Aiuta a collaborare, strutturare processi trasversali e eliminare i silos in azienda

Le Customer Journey Map migliori sono progettate e utilizzate non solo dal team UX o dal team Marketing, anche se spesso partono da lì, ma sono collaborative e arricchite con il punto di vista di più reparti a diretto contatto con il cliente.

Inoltre aiutano a intervenire su logiche e processi, delineando responsabilità, obiettivi comuni e punti di contatto tra i vari reparti. che spesso nelle aziende sono poco chiari e causano non solo attriti nell’esperienza dell’utente, che magari viene rimbalzato come una pallina da ping pong nei reparti Marketing, Vendite, Customer Service, ma anche inefficienza e perdite di tempo.

3. Conosci meglio i tuoi clienti

Le customer journey Map, partono da un approccio human-centered. Le persone sono al centro del processo, con la loro sfera di azione ed emotiva. Per costruire una mappa, dobbiamo fare ricerca, conoscere chi sono i nostri clienti, quali azioni compiono sui nostri canali, quali contenuti stanno scaricando e quali percorsi compiono per soddisfare il proprio bisogno. 

Questa conoscenza e ricerca vale anche nel monitoraggio del percorso verso l’obiettivo, in un processo di continua acquisizione di informazioni.

Tutto questo condiviso con i reparti coinvolti nel processo di acquisto e produzione, crea una conoscenza e un consenso condiviso per ridurre eventuali attriti e rendere più fluida l’esperienza.

4. Elimini i gap e converti più visitatori in clienti

Le Customer Journey Map evidenziano delle criticità con un approccio problem-solving. Mappando le esperienze delle persone, si individuano eventuali gap che condivisi con il resto dell’azienda, possono essere non solo colmati ma anche valorizzati.

La riduzione degli attriti, aiuta a creare esperienze più fluide e maggiori conversioni, perché facilitiamo il raggiungimento dell’obiettivo, ascoltando i bisogni delle persone.

5. Migliori i tuoi prodotti e servizi

Mappare i percorsi delle persone ti aiuta a comprendere perché compiono determinate scelte e quale aspetto del tuo prodotto o servizio è più prezioso per loro.

Allo stesso modo, le customer journey map possono aiutarti a capire come e quando aggiornare il tuo prodotto/servizio o aggiungere nuove funzionalità. Da un customer journey possono venir fuori anche nuovi modelli di business.

6. Migliori il tuo Content Marketing

Quante volte capita di non sapere quale contenuto creare, non si hanno idee e se ne crea magari uno di tendenza “sperando” che faccia colpo sul pubblico. Un approccio che a volte può andare bene, ma tutte le altre rischia di disperdere risorse ed energie preziose per una manciata di visite. 

Quando creiamo contenuti, produciamo materiale che i nostri prospect possono esaminare durante le loro ricerche. Li stiamo aiutando a prendere le loro decisioni di acquisto.

scelte d'acquisto

Con un processo di inbound Marketing, dove lo scopo è attirare il cliente sui nostri canali attraverso i contenuti organici è fondamentale conoscere il bisogno dell’utente, le azioni e le emozioni per creare contenuti e risorse di valore pertinenti al punto di contatto e al canale.

LEGGI ANCHE: Cosa si aspettano i più giovani dal tuo Content Marketing

Mappare il percorso del cliente aiuta a migliorare la tua strategia di content marketing, perché il contenuto creato non è prezioso solo per te, ma soprattutto per i tuoi potenziali clienti. Pensiamo a un ebook gratuito nel momento giusto del percorso, una newsletter ben fatta, post social sulla tua pagina ufficiale.

Risorse per creare la tua Customer Journey map

In questo articolo non ci siamo soffermati a spiegare come realizzare una Customer Journey Map. Ti lasciamo delle risorse gratuite per iniziare a lavorarci su.