L’industria del turismo globale sta vivendo un periodo molto difficile a causa del COVID-19, stime OCSE valutano un crollo del 45% dell’economia dei viaggi;
Le destinazioni in tutto il mondo adottano una strategia di Brand Protection, cercando di ingaggiare i viaggiatori in pausa forzata offrendo nuovi stimoli su territorio e cultura.
Tra frontiere serrate, divieti di viaggio e distanziamento sociale, il turismo internazionale sta vivendo una crisi senza precedenti. Basti pensare che le stime OCSE valutano un crollo del 45% dell’economia dei viaggi in questo 2020, tanto atipico quanto drammatico.
Se il turismo è fermo a causa dell’emergenza sanitaria, i viaggiatori esploranocontenuti social e piattaforme digitali sognando nuove rotte da percorrere quando tutto questo sarà finito. Per il momento, ritardano l’acquisto di viaggi e li annullano nel breve periodo, come riportato dal Global Web Index.
In questo scenario, gli enti turistici ragionano su come adeguare le proprie strategie di marketing e comunicazione. L’obiettivo attuale non è promuovere offerte o strutture turistiche, ma mantenere una relazione costante e positiva con quei globetrotter in pausa forzata, puntando su messaggi di responsabilità, speranza, selfcare.
Le destinazioni attorno al globo sono per lo più allineate: stanno tutte adottando una strategia di Brand Protection. Cercano di rafforzare il posizionamento della destinazione arrivando al cuore del turista, creando engagement e intrattenendolo con contenuti di valore ed esperienze digitali innovative. È il momento di offrire nuovi stimoli e punti di vista originali sul territorio e sulla sua cultura.
“Le persone vogliono tornare a viaggiare al più presto, ed è proprio questo il momento giusto per le destinazioni di comunicare i propri punti di forza, in modo da attrarre e coinvolgere tutti i turisti target”.
Ha commentato Armando Travaglini, docente Ninja Academy ed esperto di Digital Marketing turistico, su questa strategia.
Ho provato a viaggiare anche io tra la comunicazione digitale delle destinazioni: vediamo insieme come affrontano questo periodo gli enti turistici di alcuni paesi attorno al mondo.
Iniziamo dal grande nord. La Finlandia (o Suomi, chiamiamola con il nome proprio) è la terra dei 188.000 laghi, delle aurore boreali e del sole di mezzanotte. Della sauna, del circolo polare artico e della popolazione percepita come la più felice al mondo dal Sustainable Development Solutions Network, il network dell’ONU che ogni anno mappare la felicità in 156 paesi analizzando parametri economici, sociali e culturali.
Visit Finland, l’ente che si occupa della promozione turistica del paese, ha lanciato la campagna “Rent a Finn goes Virtual”, un percorso di cinque dirette programmate sulla pagina Facebook ufficiale. Durante gli appuntamenti social otto finlandesi, esperti ad esempio di sport e cucina, offrono consigli su come raggiungere la felicità adottando il Finnish Lifestyle: tra i temi trattati l’alimentazione sana, il fitness, le attività per il tempo libero, la ricerca del benessere interiore. Ma c’è di più: è possibile prenotare delle videocall individuali con gli otto esperti su Zoom o Skype, per approfondire gli argomenti trattati nelle live.
Un’iniziativa che avvicina il turista ad una cultura e un lifestyle che vede nella tranquillità e nella cura di se stessi il fulcro principale.
Il tour da remoto nelle remote Faroe Island
Restiamo sempre in terre e acque nordiche. Ci spostiamo nelle Isole Faroe, arcipelago subartico autonomo parte della Danimarca nel bel mezzo dell’Oceano Altantico del Nord, tra Islanda, Scozia e Norvegia.
Visit Faroe Island ha creato un’esperienza turistica interattiva: Remote Tourism. Si tratta di tour in diretta sia su Facebook che sul website dedicato. In ogni tour, i local, equipaggiati di videocamera, fanno scoprire i paesaggi incredibili, le città e i musei di queste incredibili lande subpolari scoperte dai Vichinghi. L’esplorazione del territorio diventa un videogioco in cui è possibile controllare attraverso il proprio smartphone, come fosse un joypad, i movimenti della guida locale in tempo reale, per scoprire le peculiarità di questo territorio selvaggio e incontaminato.
Il virtual tour si tiene una volta al giorno in diretta durante il periodo del lockdown. Durante il tour il social media team resta online per rispondere in tempo reale a domande e curiosità degli utenti.
Le isole Canarie
Spostiamoci un (bel) po’ più a sud nell’Altantico, verso isole decisamente più calde. Le Canarie puntano sulla responsabilità, sull’empatia e sul selfcare.
Portogallo: Can’t Skip Hope
Turismo de Portugal ha trasformato la campagna di destination awareness da “Can’t Skip Portugal” in #CantSkipHope, lanciando un messaggio di speranza a turisti internazionali, operatori turistici e ai Portoghesi stessi: è tempo di fermarsi, rifocalizzarsi e unire le forze per andare avanti. Il video emozionale, che racconta i migliori scorci del territorio, è stato prodotto dal team dell’ente (operativo in smart working) con immagini d’archivio, mentre il voiceover è stato registrato con uno smartphone.
“È tempo di capire e rispettare i nostri tempi. Rispettarci. Più velocemente ci fermiamo, prima torneremo ad abbracciarci. È tempo di sognare quei giorni fantastici che devono ancora arrivare. E quando arriveranno, potremo dire di nuovo: VisitPortugal”
Anche Dubai Tourism punta su un video emozionale che mostra gli scorci futuristici dell’emirato invitando i turisti a rallentare, a stare a casa finché non sarà sicuro viaggiare di nuovo.
“For now, we have to take a breath, slow down and stand still. But when you return, we promise to make your stay truly extraordinary”.
Tra raggae e ska: la Giamaica fa viaggiare con la musica
Finiamo il nostro viaggio nel mar dei Caraibi dove tra spiagge borotalco e natura selvaggia, la musica è da sempre al cuore della cultura. Jamaica Tourist Board a gennaio 2020 ha lanciato la nuova campagna di brand positioning “Jamaica heartbeat of the world” per rafforzare il posizionamento dell’isola come destination brand tra le destinazioni mesoamericane. Su questa linea, lancia una playlist su Spotify di oltre 200 canzoni per 15 ore di musica: tra raggae, ska, rocksteady o dancehall, invitando l’utente a rilassarsi e viaggiare con la mente grazie alle sonorità tipiche del paese.
“Every little thing is gonna be alright”, l’iconico verso di Bob Marley, forse il giamaicano più famoso al mondo, è il titolo della playlist ascoltabile a questo link.
Ma non è tutto: sulla IGTV di VisitGiamaica è possibile scoprire altri aspetti culturali dell’isola, seguendo ad esempio lezioni di cucina con chef locali, lezioni di Fitness con personal trainer o DJ Session.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/turismo-covid-19.jpg598919Federica Bulegahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFederica Bulega2020-05-21 11:43:202020-05-25 22:37:22Dalla Finlandia alla Giamaica, come comunicano le destinazioni in tempi di COVID-19
Finora Twitch e YouTube avevano goduto del dominio incontrastato nel regno delle piattaforme di streaming per le community di gaming;
Tra il dicembre 2018 e il dicembre 2019, le ore di gioco su Facebook sono aumentate del 210%;
A seguito del periodo di lockdown, Facebook ha anticipato il lancio di Facebook Gaming App da giugno ad aprile;
Zuckerberg conta di farsi strada nel settore del gaming, puntando sulla forte espansione del live streaming.
L’avvento della nuova app mobile Facebook dedicata alle comunità di gioco online, avvenuta il mese scorso, non è passato inosservato.
Secondo il New York Times, la mossa di Facebook sarebbe stata accelerata dall’esigenza di venire incontro alle mutate abitudini online degli utenti nel periodo del lockdown.
La crescita di Facebook Gaming e l’impennata dei contenuti streaming avrebbero spinto la società di Zuckerberg ad anticipare il lancio dell’app, inizialmente programmato per giugno.
Secondo quanto dichiarato dal manager di Facebook Gaming App, Fidji Simo: “Investire nel settore del gaming è diventata una priorità perché vediamo questo mondo come una forma di intrattenimento in grado di connettere le persone. Il gioco non è solo una forma di intrattenimento passivo, è interattivo. Ed è questa componente a stabilire un contatto autentico tra le persone”.
Per anni, Facebook aveva continuato a investire nel settore gaming, cercando di costruire la sua comunità di streaming, collaborando con diversi streamer e ospitando tornei di eSport.
Nonostante l’ampia base di utenti – oltre 2,5 miliardi di persone al mese – Facebook Gaming era rimasto in forte ritardo rispetto a Twitch e YouTube (rispettivamente di proprietà di Amazon e Google) in termini di ore di gioco rilevate.
Detto questo, oggi Facebook Gaming cresce vertiginosamente.
Stando al rapporto della società StreamElements, il tasso di crescita delle ore di gioco registrate tra il dicembre 2018 e il dicembre 2019 è del 210%.
Inoltre, lo streaming di contenuti su Facebook ha visto un incremento del 6% degli streamer e un + 78% di spettatori medi in un’ora.
Per ottenere questi risultati, Facebook avrebbe seguito la strategia di Twitch e YouTube, collaborando esclusivamente con i migliori streamer, tra cui l’ex di Twitch Gonzalo “ZeRo” Barrios, Corinna Kopf di YouTube e l’ex campionessa UFC, Ronda Rousey.
È la tesi di Doron Nir, CEO di StreamElements, che afferma: “Facebook Gaming ha fatto passi da gigante perché ha sfruttato la sua presenza globale e ha acquisito nomi strategici per rafforzare la propria quota di mercato. In un settore in cui è il contenuto a far da padrone, aggiungere Ronda Rousey, una celebrità molto conosciuta nella comunità del gaming, è senz’altro un colpo da maestro. Tuttavia, se il contenuto è il re, non è da sottovalutare il regno”.
Per il momento, Twitch e YouTube continuano a dominare il settore.
Twitch detiene il 61% delle ore di gioco in streaming, rilevate nel dicembre 2019, mentre YouTube ha mantenuto il 28% del mercato. Il lancio di una nuova feature potrebbe tuttavia aiutare Facebook a farsi strada nel duopolio.
Questo, cercando semplificare agli utenti l’avvio dello streaming attraverso l’aggiunta del un pulsante GoLive. Per usare le parole di Vivek Sharma, vicepresidente di Facebook Gaming: “Bastano pochi clic e sei uno streamer”.
Secondo il Times, la funzione consentirebbe agli utenti di caricare stream di altri giochi mobile sullo stesso dispositivo in pochi click: “Una volta che le persone sono in diretta, gli stream appariranno sulle loro pagine personali, rendendone più semplice la fruizione per amici e follower. Come YouTube e Twitch, Facebook offre possibilità di guadagno ad alcuni dei suoi streamer. Simile allo stato di affiliazione di Twitch e a quello di YouTube, il “Level Up” di Facebook è progettato per consentire ai creatori di contenuti di monetizzare”.
È il momento del live streaming
Ciò che emerge dalle nuove statistiche pubblicate ogni giorno è che il live streaming è in forte espansione.
Secondo quanto dichiarato dall’esperto di Twitch di Verge, Bijan Stephen, ” è il momento del live streaming, Facebook spera chiaramente di poter soddisfare la crescente domanda con un nuovissimo progetto che possa spopolare tra gli utenti”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/gaming-1.jpg570946Giulia Migliettahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiulia Miglietta2020-05-21 11:09:182020-05-22 10:42:24Gaming App e Go Live: la nuova competizione di Facebook con Twitch e YouTube
In queste settimane di lockdown abbiamo capito che la socializzazione non si sovrappone necessariamente alla presenza fisica
La realtà virtuale aggiunge un nuovo elemento nella comunicazione a distanza: la spazialità
La condivisione di uno spazio, con la sua narrazione e una temporalità precisa, ci permette di sfruttare al massimo alcune capacità del nostro cervello
Distanziamento sociale. Queste due parole, pronunciate da tutti come un mantra nelle ultime settimane, stanno cambiando in modo profondo le nostre abitudini e il nostro modo di stare con gli altri, con possibili ripercussioni anche nel lungo periodo. Ma la socialità è alla base della nostra vita, dalla sfera lavorativa a quella professionale, e si è da subito fatto ricorso alle tecnologie per fronteggiare la situazione di emergenza: video lezioni, meeting digitali, aperitivi social e connessi.
In questi mesi di emergenza abbiamo continuato a comunicare, in alcuni casi forse anche più di prima, ma lo stare insieme è sempre stato filtrato dalla piattezza di uno schermo, dalla mancanza di contatto e dall’assenza di condivisione di uno spazio comune. Anche a questi limiti, però, c’è una risposta tecnologica: la realtà virtuale.
Troppo spesso associata solo al mondo dei videogiochi, questa tecnologia sta vivendo un vero e proprio boom e potrebbe beneficiare dell’emergenza portata dal nuovo Coronavirus per trovare nuovi ambiti di applicazione e affermarsi in diversi settori.
Un mercato ricco e in forte crescita: il digitale 2.0
Nata con i videogiochi e trainata dal loro ricco mercato, la realtà virtuale già prima dell’emergenza rappresentava un settore in forte espansione. I numeri, stimati dalla società di consulenza Pricewaterhouse Cooper nel report “Seeing is beliving” – vedere per credere, dicono che entro il 2030 la VR porterà 1.500 miliardi di dollari e 23,3 milioni di nuovi posti di lavoro all’economia mondiale. A beneficiarne saranno diverse industrie tra cui manifatturiero, sanità, energia, retail e formazione.
Ci stiamo dirigendo verso un futuro, dunque, in cui reale e virtuale si fondono, creando nuove possibilità come ci ha spiegato Simone Arcagni, professore all’università di Palermo, giornalista, consulente ed esperto di nuovi Media.
“La strada verso il futuro è immersiva. Ci sarà sempre di più un accesso misto tra reale e virtuale. – ha raccontato Arcagni – Più questi ambienti saranno naturali nell’esperienza e semplici negli accessi, più ci sarà una spinta da questo punto di vista”.Secondo Arcagni il futuro del digitale, quindi, sarà qui: “Il digitale 2.0 sarà quello immersivo, diciamo olografico. Immagine solida, con un ambiente interattivo e partecipato”.
A questo punto, però, una precisazione è d’obbligo ed è relativa alla distinzione tra digitale e virtuale. Il primo, attraverso il web, collega e connette spazi diversi, mentre il virtuale permette di entrare nello spazio di un altro o ne costruisce di nuovi, dove coesistere. È prima di tutto una simulazione della presenza, che ci consente di interagire non solo con le persone, ma anche con l’ambiente.
La lezione del Covid-19: distanti ma uniti
Il nuovo Coronavirus ci ha portato ad accelerare l’adozione di alcune innovazione e ha spinto verso l’impiego massiccio di strumenti tecnologici, anticipando dei cambiamenti che di fatto erano già in atto. È anche il caso della realtà virtuale, che ha trovato nell’emergenza una situazione ideale per esprimere tutto il suo potenziale. Ne abbiamo parlato con Valentino Megale, CEO di Softcare Studios, PhD in neurofarmacologia e impegnato nell’ambito della digital health e delle tecnologie immersive.
“C’è una cosa che abbiamo compreso in questo periodo: socializzare con altri non è qualcosa che si sovrappone per forza con la vicinanza fisica. – ci ha detto – Significa soprattutto comunicazione: possiamo essere lontani pur rimanendo vicini. È fondamentale stabilire canali di comunicazione di qualità per intrattenere relazioni che siano, a loro volta, di qualità. Da questo punto di vista la realtà virtuale spinge la comunicazione e le relazioni su nuovi livelli”.
La VR, infatti, è in grado di creare nuove dinamiche di fruizione, comunicazione e socializzazione, perché aggiunge un nuovo e fondamentale elemento rispetto agli altri media: la spazialità.
Condividere uno spazio per vivere un’esperienza
Il confinamento sociale vissuto da tutta Italia durante la quarantena è stato spesso paragonato a quello a cui sono costretti gli astronauti durante le loro missioni spaziali. Ma questa condizione è purtroppo nota anche ai pazienti lungodegenti con cui Valentino Megale e Softcare Studios lavorano da tempo.
“La percezione svolge un ruolo importante nel processo di cura e la duplice condizione di confinamento spaziale e isolamento sociale è un fattore rilevante. In questo contesto la realtà virtuale può dare moltissimo e non è un caso che siano stati in molti a scriverci in queste settimane, comprendendo finalmente a pieno il potenziale di questa tecnologia”.
Il fatto di poter progettare spazi e interazioni offre opportunità in tantissimi altri campi, dalla sfera personale a quella lavorativa. Questo anche alla luce di alcuni meccanismi che si attivano a livello cerebrale.
“Il cervello è come un muscolo, – ha proseguito Megale – solo che invece di volere variabilità di stimoli meccanici ha necessità di nuovi stimoli sensoriali. Se vogliamo semplificare all’estremo potremmo dire che la VR è una palestra per la mente. La piattezza dello schermo restituisce un’esperienza sensoriale che è lontana dalle dinamiche di percezione naturali del cervello. Potremmo quasi fare un parallelismo: il digitale, attraverso lo schermo, sollecita il cervello un po’ come i muscoli vengono sollecitati da un elettrostimolatore. Il virtuale, al contrario, è paragonabile al sollevamento pesi: associamo alla stimolazione muscolare tutta la complessità del movimento”.
La realtà virtuale, dunque, ci consente di vivere un’esperienza all’interno di un luogo, con una sua narrazione e temporalità. In questo modo siamo in grado di sfruttare maggiormente alcune abilità del nostro cervello: concentrazione, memoria, capacità di apprendimento, comunicazione, creatività. Tutti elementi fondamentali per studio e lavoro.
Lavorare in ambienti virtuali: oltre lo smart working
Una lezione che abbiamo appreso negli ultimi mesi è che lavoro da remoto non è sinonimo di lavoro intelligente, o meglio smart. Non è sufficiente utilizzare gli strumenti ma apportare nelle aziende un cambio di mentalità, che spesso si traduce in nuovi processi. Questo vale anche per la formazione, dove non basta replicare sul digitale le dinamiche del lavoro in aula.
La realtà virtuale, però, aggiunge un ulteriore elemento, facendoci vivere la presenza.
“Non tutti i lavori o processi – spiega Megale – sono ugualmente dipendenti dallo spazio: in una fabbrica non si può prescindere dalla presenza fisica. In altri casi lo spazio funge un ruolo di ottimizzazione: è qui che la realtà virtuale può aiutare a migliorare il lavoro da remoto”.
Ci sono attività e processi , infatti, per cui una presenza fisica (o simulata) può rappresentare un vantaggio notevole. “Mi riferisco in particolare a brainstorming e progettazione, dove la condivisione di uno spazio attiva una serie di dinamiche di interazione che sono importanti nello stimolare idee e soluzioni innovative”.
Come cambiano gli eventi?
Se i luoghi di lavoro, pur con nuove norme e dinamiche, stanno lentamente tornando a popolarsi, nel mondo degli eventi gli impatti del Covid-19 si sentiranno ancora per molto tempo: appuntamenti in cui, molto spesso, più che i contenuti, le presentazioni e le attività ad essere centrali sono i momenti di networking e relazione. Ma anche in questo senso la realtà virtuale offre una soluzione concreta, a cui in molti hanno fatto ricorso in queste settimane.
“È possibile creare degli ambienti, in cui fare incontrare le persone e farle interagire, accessibile sia attraverso visore sia con lo schermo. – ha detto Megale – Partecipare a meeting e presentazioni, ma anche mostrare oggetti e prodotti. Il tutto con costi contenuti grazie a piattaforme già impostate e facilmente personalizzabili”.
Una conferma arriva dal successo dell’evento Virtual Market 4, la più grande esposizione digitale del mondo che si è svolta dal 29 aprile al 10 maggio sulla piattaforma VR Chat. Nel lungo catalogo di espositori figurano anche nei colossi come Audi, Netflix, Panasonic e Sega, a testimonianza del fatto che questo tipo di iniziative iniziano ad attirare l’attenzione anche di grandi marchi. E non potrebbe essere altrimenti visto che l’edizione 2019 della rassegna aveva coinvolto 710,000 persone e che nel 2020 ne erano attese più di un milione.
Sfide etiche e normative: questa volta siamo in tempo
Le sfide tecnologiche non mancano (connessioni, server in grado di gestire molto traffico, visori performanti e leggeri, migliorare la risposta fisica del nostro corpo), ma gli aspetti normativi, culturali, etici e sociali sono urgenti e complessi.
L’elemento positivo è che forse, questa volta, ce ne siamo accorti in tempo. Grazie anche all’esperienza vissuta sulla nostra pelle con i social network, visti troppo a lungo come giochi e diventati a tutti gli effetti un fenomeno sociale, un business, un canale di maketing e vendita diretta, uno strumento politico.
La VR, da questo punto di vista, non deve essere presa sotto gamba: il fatto di vivere un’esperienza all’interno di ambienti sempre più naturali e definiti potrebbe amplificare maggiormente gli impatti delle emozioni negative e nascondere nuove insidie.
L’incontro virtuale tra una madre e la figlia defunta, progetto che ha visto la luce in Corea del Sud qualche mese fa, offre solo un assaggio della complessità delle sfide che ci troviamo di fronte.
“Ci sarà una sfida normativa e intellettuale. – ha chiuso Simone Arcagni – Servirà una chiamata alle armi di antropologi, etnografi, geografi culturali, filosofi. Bisognerà andare a definire l’identità degli ambienti, ma anche la nostra identità all’interno di questi spazi. Un’identità molteplice che dovrà essere tutelata”.
Altri aspetti importanti da definire sono quelli relativi alla proprietà intellettuale e ai dati, non più solo informazioni personali ma anche comportamentali ed emotive.
Inoltre, andranno affrontati gli aspetti normativi e studiati, anche attraverso la ricerca scientifica, gli impatti sociali e psicologici, che potrebbero rivelarsi cruciali con l’arrivo di veri e propri social network su VR, come “Horizon” di Facebook.
Quali norme saranno applicate in questi mondi senza confini e bandiere? Saremo sempre in grado di cogliere il confine tra reale e virtuale? Cosa succede se il mondo virtuale ci piace più di quello in cui viviamo?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/realtà-virtuale-2.jpg615937Impactscoolhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngImpactscool2020-05-20 18:56:222020-05-24 16:13:06Distanti ma uniti, grazie alla realtà virtuale
È possibile che questa emergenza da Covid-19 cambierà, anche nel lungo periodo, determinate abitudini di acquisto dei consumatori;
Analizzando e osservando alcune ricerche, è possibile individuare almeno 3 trend, in cui potrebbero immedesimarsi i consumatori: acquisto maggiore di FMGC, avvicinamento ai canali digitali e ricerca di qualità ed empatia con i brand;
Gli strumenti digitali rappresentano una grande opportunità per le aziende che riusciranno ad accelerare tutti i processi di digital transformation.
La diffusione del Covid-19 in quasi tutte le nazioni del mondo, ha costretto le persone a cambiare le proprie abitudini di vita, dalle più semplici come andare a fare la spesa al supermercato fino all’utilizzo delle tecnologiedigitali, sia per lavoro che per intrattenimento. In ogni caso si sta andando verso una semplificazione degli spostamenti fisici per le attività abituali di ogni giorno.
Negli ultimi tre mesi e in quasi ogni parte del mondo, gli store fisici appartenenti a brand di molti settori merceologici, hanno chiuso i propri battenti al pubblico ed hanno conseguentemente generato una maggiore distanza fra i loro prodotti e servizi, e i rispettivi clienti: l’effetto è stato amplificato nei casi in cui non è stato possibile attuare un’adeguata strategia di business e di marketing digitale.
La percezione è che questa situazione di distanziamento sociale, senza precedenti, si stia avviando verso una soluzione (non immediata) e che, con le dovute precauzioni e nel pieno rispetto dei vari Dpcm, in materia di contenimento dell’epidemia, i clienti stiano tornando a frequentare le strade delle città italiane che fino a qualche giorno fa erano considerate off-limits.
Secondo molti pareri, gli effetti e le conseguenze di questa pandemia, che ha fortemente scosso il mondo intero, difficilmente svaniranno nel breve periodo o in un arco temporale riconducibile alle riaperture degli store fisici e alla ripresa della vita commerciale delle città: è possibile presupporre che questo Covid-19 cambierà, anche nel lungo periodo, determinate abitudini di acquisto dei consumatori sia italiani che di tutto il globo.
In Italia, come in altri paesi, è incerta la qualità dello stato d’animo dei consumatori che a breve potranno liberamente scegliere dove effettuare acquisti e come modulare le proprie priorità in termini di carrello e compere.
Sembrerebbe che il Coronavirus stia accelerando, in molti campi di applicazione, la digital transformation dei brand e dei servizi ad essi connessi, ridefinendo le necessità e i concetti di spesa degli utenti.
Durante i giorni che le persone hanno trascorso fra le mura domestiche, lontane dal mondo esterno, è stato osservato da alcune ricerche un aumento del numero di consumatori che hanno acquistato online e che si sono interfacciati con strumenti digitali. Questo trend potrebbe confermarsi anche nei prossimi mesi, rappresentando una valida alternativa al negozio fisico e configurandosi come una grande opportunità per le aziende che riusciranno a optare in velocità per soluzioni digitali e ad accelerare tutti i processi di digital transformation: gli italiani, per necessità, stanno acquisendo know-how.
Tre possibili trend nel lungo periodo per le abitudini di acquisto
A tal proposito, analizzando e osservando alcuni dati, è possibile individuare almeno 3 trend, in cui potrebbero immedesimarsi i consumatori che stanno avvertendo una graduale modifica delle proprie abitudini e propensioni di acquisto.
1. Riempire la dispensa di beni di largo consumo
Analizzando i dati di ricerche Nielsen sul mercato italiano, emerge che dal 17 febbraio al 15 marzo 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, le vendite di FMGC in Italia sono aumentate del 12% offline e del 79,8% online (e ancora non si era raggiunto l’ulteriore picco di crescita di questo trend, che verrà successivamente illustrato).
Questo dato potrebbe far credere che, anche dopo la fase acuta della pandemia, quando l’emergenza da Covid-19 andrà verso il termine, le persone continueranno a riempire le proprie dispense di FMGC (Fast-moving consumer goods).
Gli FMGC sono i beni di largo consumo e secondo una definizione contemporanea corrispondono a prodotti alimentari, bevande, prodotti per l’igiene della casa e della persona, per citarne alcuni.
2. Utilizzo dell’eCommerce e strategia omnicanale
Sempre secondo Nielsen, questa volta dai dati della ricerca “Nielsen eCommerce tracking, andamento vendite a valore, totale Italia online Week 16 2020 vs. Week 16 2019” si vede che nella settimana da lunedì 13 a domenica 19 aprile, le vendite online di prodotti di largo consumo in Italia sono aumentate del +217,3% rispetto al medesimo periodo del 2019.
Dati del genere definiscono delle nuove opportunità nel mercato sia per i produttori che per i rivenditori di beni di largo consumo: puntare con forza su una strategia di eCommerce sostenuta da un altrettanto valida strategia di marketing omnicanale, potrebbe rappresentare un valore aggiunto nel secondo semestre del 2020.
Una strategia di marketing omnicanale potrebbe costituire una delle chiavi per interpretare le nuove abitudini di acquisto dei consumatori post Covid-19: essere presenti su più punti strategici, dai social alle app, passando per gli store fisici, farà sì che l’utente potrà avere un’esperienza d’acquisto più immediata, completa e trasparente. La customer journey tradizionale potrebbe subire una trasformazione.
3. Ricerca di qualità ed empatia nei brand
Forse le persone focalizzeranno le proprie attenzioni sui brand che amano e sui prodotti che realmente desiderano: da qui l’importanza di stabilire ancora di più una connessione con loro, tramite una strategia che porti all’empatia con il consumatore, senza snaturare la qualità dei messaggi corporate del brand utilizzati fino ad ora, aggiornandoli però con il sentiment di questo periodo.
Il prezzo resterà uno dei fattori determinanti nei processi d’acquisto dei consumatori, ma è comunque possibile che in molti si informeranno di più prima di procedere alla “conversion”, e valuteranno con maggiore interesse l’aspetto qualitativo. Probabilmente questo avverrà su canali digitali.
Solo il tempo sa quanto cambieranno le nostre abitudini di acquisto
Solo il tempo potrà dire quando sarà possibile riprendere tutte le vecchie abitudini di vita e di conseguenza d’acquisto.
Questa pandemia ha indiscutibilmente accelerato il processo di digital transformation sociale (oltre che di brand): le persone si sono prima approcciate e poi hanno imparato ad utilizzare strumenti digitali per tante attività come effettuare il pagamento di un’utenza domestica o inviare una somma di denaro in beneficenza via smartphone.
La proposta è di non trascurare, nella definizione delle prossime manovre di marketing, questo know-how digitale acquisito dal consumatore. Andando sempre più incontro alle necessità di tutti. Aiutando chi è rimasto indietro in questo processo di digitalizzazione.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/Depositphotos_60118273_s-2019-min.jpg6991000Luca Maucionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Maucione2020-05-20 14:04:022020-05-20 14:04:10Come potrebbero cambiare le abitudini di acquisto in Italia (nel lungo periodo)
In una diretta, Mark Zuckerberg ha annunciato il lancio di Facebook Shops e ha dichiarato che l’espansione dell’eCommerce sarà importante per iniziare a ricostruire l’economia mentre la pandemia continua;
La creazione di uno shop su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio.
Mentre eravamo ancora impegnati a creare i nostri Avatar, Mark Zuckerberg ha deciso di sganciare la vera bomba per Facebook e ha lanciato Shops.
La piattaforma sta attuando una nuova importante spinta verso l’eCommerce, dopo le funzioni Checkout e i tag Shopping per Instagram.
In una diretta oggi, l’amministratore delegato ha dichiarato che l’espansione dell’eCommerce sarà importante per iniziare a ricostruire l’economia mentre la pandemia continua. “Se non si riesce ad aprire fisicamente il negozio o il ristorante, si possono ancora prendere ordini online e spedirli alle persone”, ha detto. “Stiamo vedendo molte piccole imprese che non hanno mai avuto un’attività online, farlo per la prima volta”.
I just announced that we’re launching Facebook Shops today – the basic idea is that any small business can easily start…
La sfida e le opportunità dell’eCommerce durante la pandemia
Il lancio di Shops arriva in un momento di vero boom per l’eCommerce, a livello globale, legato al lockdown. Se la pandemia è stata devastante per le piccole imprese, un terzo delle quali ha riferito di aver smesso di operare in un sondaggio condotto da Facebook, un ulteriore 11% afferma che potrebbe fallire nei prossimi tre mesi se la situazione attuale dovesse continuare.
Le vendite online sono state invece un punto luminoso per le piccole imprese. Etsy, dove a vendere sono i piccoli artigiani locali, ha raddoppiato il suo fatturato rispetto a tre anni fa e ora Facebook scommette che portare un maggior numero di imprese locali online le aiuterà a sopravvivere, creando al tempo stesso nuove grandi opportunità di business per l’azienda, come aveva già anticipato lo scorso anno Zuckerberg, parlando degli interessi della compagnia verso l’eCommerce.
Nelle intenzioni di Zuckerberg, Shops dovrebbe migliorare l’esperienza standard del commercio online, memorizzando le credenziali di pagamento degli utenti in un unico luogo, per poi utilizzarle su qualsiasi vetrina di Facebook o Instagram. Un potenziale enorme, considerando che attualmente ci sono più di 160 milioni di piccole imprese che utilizzano le app della società.
Come funziona Facebook Shops
Facebook Shops dovrebbe rendere semplice per le aziende la creazione di un negozio online a cui i clienti possono accedere sia su Facebook che su Instagram.
La creazione di un negozio su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio con un’immagine di copertina e colori in linea con il brand. Questo significa che qualsiasi venditore, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal suo budget, può portare la sua attività online e connettersi con i clienti ovunque e in qualsiasi momento.
Le persone possono trovare i negozi Facebook Shops sulla pagina Facebook di un’azienda o sul profilo Instagram, oppure scoprirli attraverso storie o annunci. Da qui, è possibile sfogliare l’intera collezione, salvare i prodotti che ti interessano e fare un ordine – sia sul sito web dell’azienda che senza lasciare l’applicazione, se l’azienda ha attivato il checkout negli Stati Uniti.
Proprio come in un negozio fisico, per chiedere assistenza basterà inviare un messaggio all’azienda attraverso WhatsApp, Messenger o Instagram Direct per fare domande, ottenere supporto, monitorare le consegne e altro ancora. In futuro, sarà possibile anche visualizzare il negozio di un’azienda e fare acquisti direttamente in una chat su WhatsApp, Messenger o Instagram Direct, secondo quanto si legge sulla nota diffusa dall’azienda.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/facebook-shop.jpeg501890Daria D'Acquistohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaria D'Acquisto2020-05-19 22:39:472020-05-20 19:20:44Arriva Facebook Shops, per creare eCommerce direttamente sul social
Il distanziamento sociale e la paura del contagio ci fanno sentire fragili, ma possiamo migliorare il nostro umore e le nostre giornate grazie alla creatività;
Un elenco di attività creative da fare tutti i giorni per non scoraggiarci e abbandonarci alla noia in modo positivo.
Raymond Carver una volta disse: “In definitiva, le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste, con la punteggiatura nei posti giusti in modo che possano dire quello che devono dire nel modo migliore”.
E aveva perfettamente ragione, perché quest’anno ce lo ricorderemo anche per l’uso di alcune parole e di come il loro significato abbia definito dei confini precisi nella nostra vita.
La definizione corretta di distanziamento sociale, due delle parole che nelle ultime settimane sentiamo e leggiamo praticamente ogni giorno, è questa: l’insieme di azioni di natura non farmacologica per il controllo delle infezioni volte a rallentare o fermare la diffusione di una malattia contagiosa.
Una frase che spaventa un po’. L’obiettivo del distanziamento sociale è di diminuire la probabilità di contatto tra le persone. Lo sappiamo, in questi mesi è assolutamente necessario, ma ciò comporta qualcosa di innaturale perché gli esseri umani sono animali sociali.
Siamo evolutivamente collegati per la vicinanza reciproca, e non avere interazioni sociali può danneggiare il nostro benessere fisico e mentale.
Già da qualche giorno assistiamo a una piccola e graduale ripresa di alcune attività lavorative, ma anche sociali, come poter far visita ai propri congiunti, altra parola gettonatissima che entrerà a far parte di diritto nella top 10 di questo anno incredibile. Abbiamo assistito alle prime trasgressioni in questo fatidico passaggio dalla fase 1 alla fase 2 e ci sono ancora delle cose che non ci sono chiare, perché in fondo questa pandemia ci ha stravolto completamente, catapultandoci in un universo surreale, in cui non sappiamo ancora muoverci bene.
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Sopravvivere al distanziamento sociale
Restare lucidi in momenti come questi non è facile, ci sono giornate in cui ci sembra di rivivere lo stesso giorno ogni giorno. Non sempre si può avere un atteggiamento positivo, e anche se ci dicono che andrà tutto bene, possiamo lasciarci andare ogni tanto, perché siamo umani e non dobbiamo dimenticarlo. Quello che probabilmente ci fa stare più male è la perdita di opportunità che stiamo vivendo, le esperienze che avremmo dovuto fare e il rammarico per ciò che abbiamo rimandato. Ci sentiamo bloccati da qualcosa d’invisibile che ci travolge.
Dobbiamo cambiare punto di vista. Dedicarci a qualcosa che avremmo voluto sempre fare ma che la vita frenetica di prima ci impediva di provare. Potremmo scoprire interessi e passioni di cui non conoscevamo l’esistenza. In quante cose insospettabili potremmo riversare il nostro tempo, noi che non eravamo abituati ad averlo e invece adesso ne abbiamo in abbondanza? Non sprechiamo gli attimi, perché se questo virus ci ha insegnato qualcosa è che tutto può cambiare, da un momento all’altro.
Il distanziamento sociale non è una pratica nuova, e questa non è la prima volta che succede una cosa del genere.
Nel 1918, quando scoppiò l’influenza spagnola che avrebbe causato fino a 100 milioni di vittime in tutto il mondo, alcune città si adoperarono a implementare le procedure di distanziamento sociale. Chiusero scuole, campi da gioco, biblioteche, aule di tribunale e chiese. Bandirono le riunioni pubbliche di oltre 20 persone, i cosiddetti assembramenti. Il risultato? In queste città il tasso di mortalità per influenza era nettamente inferiore rispetto a quelle zone in cui furono ignorate le politiche di allontanamento sociale.
La morale, come allora, è sempre la stessa: restiamo a casa e, aggiungiamo, approfittiamo del tempo per fare ciò che avremmo sempre voluto fare.
Anche nella fase 2, infatti, è necessario mantenere la cautela e limitare i contatti per proteggere se stessi e gli altri.
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Come incrementare la creatività
Il modo migliore per trascorre ore piacevoli è quello d’impegnarsi in qualcosa di produttivo, magari di nuovo. Questo è il periodo giusto per rispolverare un hobby che avevamo abbandonato anni fa.
Organizzare un collage di foto da inviare ai propri cari
Tutti scattiamo foto, lo facciamo per tener vivi i ricordi, le persone e i posti. Viaggiamo attraverso immagini immortalate per sempre, è qualcosa di nostalgico, dolce e può essere anche stimolante. Organizzare le foto ingiallite in vecchi album, sceglierne alcune da appendere in casa, trasformarle in cartoline per poi inviarle ai familiari e agli amici. Tutti abbiamo bisogno di una nota positiva in questo momento.
Creare la playlist perfetta
Creare playlist da ascoltare in diversi momenti della giornata durante la stesura di un progetto lavorativo, quando ci alleniamo, o mentre cuciniamo, può essere davvero utile, oltre che divertente.
Alcune ricerche affermano che ci sono tre tipi di musica motivazionale: musica pre task per aiutarci ad entrare nel mood giusto prima di fare qualcosa. Musica da ascoltare durante l’attività per migliorare le prestazioni, e musica post attività che è quella che ci aiuta a calmarci, recuperare e riprenderci dopo un intenso compito.
Pulizie di primavera
Non abbiamo più scuse, ora è il momento ideale per pulire ogni angolo della casa e liberarsi di tutte le inutili cianfrusaglie che abbiamo sempre fatto finta di non vedere. Gli scienziati del Neuroscience Institute dell’Università di Princeton hanno dimostrato che il disordine fa perdere la concentrazione. Uno studio condotto dalla rivista Current Psychology ha scoperto che chi ha troppa confusione in casa tende a procrastinare di più.
Il tempo c’è, non ci resta che armarci di buona volontà e di olio di gomito. Affrontiamo una stanza alla volta: partiamo dall’armadio, come veri e proprio discepoli di Marie Kondo, dedichiamoci al famigerato cambio di stagione fino a rivoluzionare il garage, la dispensa in cucina con tutte quelle spezie e confetture mai aperte.
E perché non passare al setaccio anche il proprio smartphone, il tablet e il portatile?
Sbarazziamoci di vecchi programmi e app che non usiamo, ripristiniamo il computer, ma prima non dimentichiamo di fare un backup.
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Stabilire e raggiungere i propri obiettivi
Scrivere su un quaderno i propri obiettivi aiuta a capire cosa abbiamo davvero a cuore.
Una ricerca condotta dalla Dominican University of California ha dimostrato che solo scrivere gli obiettivi aumenta le probabilità di raggiungerli del 42%. Ma se non conosciamo quali sono, ora abbiamo il tempo di scoprirli davvero.
Un suggerimento? Possiamo disegnare una ruota degli obiettivi e dividerla per aree. L’area del lavoro, dell’amicizia, delle passioni, e segnare da 1 a 5, il nostro grado di soddisfazione in quell’ambito. Questo ci farà capire quanto teniamo a qualcosa e dove possiamo impegnarci di più per migliorare quello che ancora non ci soddisfa.
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Munirsi di carta e penna
Siamo distanti con gli altri, ma niente ci vieta di riconnetterci con noi stessi e perché no, magari fare pace con le nostre fragilità. Avete mai provato a fare journaling?
Uno studio del 2017 dell’Academy of Management Journal ha seguito 63 professionisti, recentemente disoccupati, per otto mesi. Ad un gruppo è stato detto d’iniziare a scrivere un diario sulla propria quotidianità. All’altro gruppo di controllo no. I risultati sono sorprendenti. Il 52% di coloro che ha tenuto un diario ha trovato un lavoro a tempo pieno. I partecipanti che hanno scritto delle loro difficoltà nel trovare un nuovo lavoro sono stati in grado di elaborare meglio le loro emozioni. Ciò ha permesso loro di visualizzare le proprie motivazioni e assumere un atteggiamento più positivo.
Tenete sempre un taccuino sul comodino. Prima di andare a letto, annotate le parti più importanti della giornata, cosa volete realizzare il giorno successivo, i vostri desideri e paure, tutto ciò che vi passa per la testa. Scrivere per noi stessi aiuta a conoscerci davvero.
Distanti ma vicini
Dobbiamo rispettare le distanze, ma possiamo essere vicini agli altri attraverso la tecnologia con videochiamate, messaggi, e telefonate. Uno studio ha scoperto che la mancanza di connessioni sociali ha riscontri peggiori dell’obesità, del fumo e della pressione alta. Non rinunciamo ad una chiacchierata, seppur virtuale, a chi sa sempre strapparci un sorriso.
A proposito di call
Con chi abbiamo bisogno di parlare? Che sia il nostro migliore amico, o nostra nonna, la parola d’ordine è una sola: videochiamali.
Possiamo chiamare in gruppo i nostri amici e uscire come una volta… più o meno. E se stare a telefono vi sembra riduttivo, perché non fare qualcosa tutti insieme via Skype? Guardare un film, leggere un libro, mangiare una pizza fatta in casa, o ordinarla da asporto.
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Fare volontariato online
Sapevate che è possibile fare volontariato stando seduti comodamente in poltrona?
Il volontariato fa bene alla mente, al corpo e allo spirito. L’International Journal of Epidemiology ha condotto uno studio su 308.733 coppie sposate di età superiore ai 25 anni. Le persone che hanno svolto volontariato, avevano un tasso di mortalità più basso rispetto alle altre, e ciò che è ancora più affascinante è che questi risultati sono indipendenti dalle condizioni di salute dei partecipanti.
Implementare le proprie skill
Approfittare del distanziamento sociale per imparare nuove cose e farlo bene. Restare più tempo a casa ci permette di essere più concentrati e di avere meno distrazioni in modo da poterci dedicare maggiormente su una cosa. Ormai è assodato che essere multitasking non è necessariamente un dono, anzi, fare più cose contemporaneamente disperde energie e tempo.
Guarda un documentario su qualcosa che non conosciamo
Un sondaggio del 2019 riporta che su 1.027 americani, il 70% degli intervistati ha condiviso con gli altri qualcosa che ha imparato da un documentario. Il 44% degli intervistati ha affermato che guardare documentari li ha ispirati per apportare un cambiamento nella propria vita. Su Netflix ce ne sono tantissimi, dal design alla musica.
Il richiamo dei libri
Anni a comprare libri su libri e adesso possiamo buttarci a capofitto in avventure su carta e inchiostro. Come il canto delle sirene che attira i marinai, i libri ci ammaliano con il fruscio delle loro pagine e ci invitano a letture intense. Ora possiamo terminare quel romanzo insormontabile, o avvicinarci ad un genere del tutto nuovo. I libri sono il nostro tappeto magico verso terre inesplorate.
Questo è il momento migliore per apprendere nuove competenze con corsi gratuiti messi a disposizione da diverse piattaforme. Basta scegliere un argomento e via, che la lezione cominci.
Imparare una nuova lingua
Imparare una nuova lingua non è semplicissimo, ma è utile. Secondo OptiLingo le persone che conoscono da 250 a 500 parole hanno un livello linguistico base, da principiante. Chi ne conosce da 1.000 a 3.000 può portare avanti conversazioni quotidiane, mentre conoscere da 4.000 a 10.000 parole vi rende utenti di lingue avanzate. Le persone che conoscono più di 10.000 parole parlano fluentemente una lingua.
Ciò significa che se impariamo 18 parole al giorno saremo dei principianti, e se ne impariamo 30 allora potremmo iniziare ad avere delle vere e proprie conversazioni quotidiane. Andiamo per gradi, all’inizio ogni cosa nuova è complicata, ma non impossibile.
Shake your body
Restare chiusi in casa ci fa sentire soffocati. Avvertiamo i nostri passi sempre più pesanti, il nostro corpo schiacciato dal peso della noia e dell’ansia. Ci sentiamo irrequieti pensando ad una giornata lunga e monotona. Abbiamo bisogno di scuoterci un po’ e un buon workout può essere una soluzione giusta.
In un’analisi di 70 studi pubblicati su Psychological Bulletin, i ricercatori hanno scoperto che le persone che si esercitavano regolarmente miglioravano i loro livelli di affaticamento rispetto a quelli che non si allenavano. Fare allenamento almeno tre volte a settimana, ci rende più carichi e positivi. Possiamo imparare a ballare con dei tutorial su Youtube o scaricare delle app apposite per il controllo del peso corporeo. Meglio ancora abbonarsi a qualche corso online di Yoga, Tai Chi o meditazione.
Rappresentare con uno sketchboard un discorso significativo
Avete mai sentito parlare di sketchboarding?
Lo sketchboard è un modo per visualizzare un concetto attraverso disegni o grafici. Spesso usando una lavagna o un blocco da disegno, i progettisti spiegano concetti complessi con semplici disegni.
Un’idea da cui trarre spunto? Prendete il vostro discorso TED preferito, o uno qualsiasi che vi ha particolarmente colpito, e provate a rappresentarlo graficamente.
Creare una vision board
La solitudine prolungata non è un’esperienza piacevole. Un buon modo per ritrovare un po’ di sano ottimismo e focalizzarsi su qualcosa di piacevole, come la creazione di una vision board, una vera e propria tavola delle visioni. Non è solo un collage di immagini e frasi motivazionali, ma uno strumento per realizzare desideri e progetti.
Una tavola piena di sogni, un collage composto da immagini, parole e frasi. Un riflesso di speranze e desideri. È progettata per ispirarci e motivarci. Una rappresentazione ideale di chi vogliamo essere e diventare, e mai come ora è importante averla tutti i giorni davanti agli occhi.
Come realizzarne una? Procuriamoci un cartoncino o un foglio, forbici, colla e varie foto, immagini e citazioni da riviste, giornali e libri. Non dimentichiamo penne, pennarelli, e matite.
Possiamo visitare lo Smithsonian Museum of Natural History e perderci tra le opere del Guggenheim Museum. Attraverso Google Arts & Culture, viaggeremo da Parigi a Nuova Delhi o goderci l’incantevole Casa Azul in Messico, la dimora dell’iconica Frida Kahlo.
Possiamo fare un salto a Disney World e provare le montagne russe virtuali senza paura e senza dover fare la fila.
Liberare il nostro artista interiore
Dalla pittura, agli sketch veloci, immergiamoci nella bellezza dell’arte per provare qualcosa di nuovo. Possiamo migliorare la nostra calligrafia, imparare a disegnare in stili differenti, creare origami o dedicarci alla poesia e riprendere le lezioni di chitarra che avevamo abbandonato da piccoli.
Sfoggiare un nuovo look
Passare tanto tempo in casa non ci vieta di sperimentare nuovi look. Il nostro taglio di capelli ci sembra banale? Proviamo ad accorciare la frangia o a ravvivare le nostre ciocche. Possiamo provare nuove routine per la nostra skin care. Avete mai provato la skin care coreana? Prevede circa 10 passaggi tra detergenti, esfolianti, tonici, essenze, maschere e crema contorno occhi.
Creatività in cucina
Il nostro sogno è quello di cucinare una pasta al forno coi fiocchi?
Adesso è il nostro momento. Il cibo è uno dei modi migliori per nutrire la propria anima creativa. Vogliamo provare a mangiare cibo vegano? Sul web ci sono tantissime ricette deliziose da sperimentare. Non abbiamo trovato il pane fresco per il pranzo? Possiamo farlo in casa, e magari aggiungere qualche contorno sfizioso inventato al momento.
Se la cucina non è il vostro forte, magari avete il pollice verde, non resta che provare.
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L’isolamento, il distanziamento sociale, e la pandemia, per quanto possono fare paura, ci hanno mostrato non solo la nostra fragilità, ma anche la nostra forza.
Ci siamo trasformati da eterni corridori, pedine in movimento da un punto all’altro a piccoli puntini immobili. Abbiamo rimandato i nostri piani o in realtà stiamo scoprendo solo ora, in questa paralisi, cosa vogliamo davvero?
Stiamo riscoprendo le piccole cose che la frenesia quotidiana ci ha fatto dimenticare, come bere un caffè senza dover correre all’ennesimo appuntamento di cui non ci importa nulla.
Prima di ripartire, usiamo saggiamente questo tempo. Dopo la più nera delle notti sorge sempre un sole fulgente.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/isola.jpg501751Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-05-19 17:45:402020-05-20 19:21:46Distanziamento sociale, come non impazzire e aumentare la creatività
Il Coronavirus colpisce e modifica anche il mercato dell’eCommerce. È quanto emerge dal report “E-commerce in Italia 2020 – Vendere online ai tempi del Coronavirus”della Casaleggio Associati, presentato questo pomeriggio durante un evento in streaming agli operatori del settore e al grande pubblico.
Giunta alla XIV edizione la ricerca ha analizzato i dati relativi alle vendite online nel 2019 che registrano una crescita del fatturato del 17% per un totale di 48,5 miliardi di euro.
Un focus è stato dedicato all’andamento del mercato negli ultimi mesi durante i quali l’obbligo di rimanere a casa ha portato a modificare fortemente le abitudini di acquisto in tutto il mondo. Il 54% delle aziende eCommerce intervistate, però, ha visto calare il proprio fatturato a causa del Coronavirus, mentre solo il 21% lo ha incrementato. Chi ha perso fatturato lo ha dimezzato, in media -54% del fatturato.
Cosa racconta l’ultimo report sul mercato italiano
Il report, realizzato mediante l’elaborazione di studi e ricerche di mercato, articoli di attualità ed esperienza sul campo di Casaleggio Associati, nonché attraverso una survey online e interviste di approfondimento con alcuni dei principali operatori del mercato, ci dice che agli italiani acquistare online piace. Il 76% dei consumatori acquista da mobile, il 98% ha acquistato almeno una volta sui marketplace e oltre 31,6 milioni di persone nel 2019 hanno acquistato online da siti esteri, in particolare da Cina, UK, Stati Uniti e Germania.
“Da 15 anni l’e-commerce in Italia cresce a doppia cifra – spiega Davide Casaleggio, Presidente della Casaleggio Associati – ma negli ultimi mesi è stato registrato un calo fortissimo di transazioni in settori fino ad oggi dominanti online quali il turismo, a favore di altri fino a questo momento considerati marginali come l’alimentare che ha avuto una crescita a tre cifre. Ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale che durerà nel tempo e che modificherà fortemente l’economia e l’organizzazione del business di molte aziende oltre che la società intera. Se fino ad oggi era normale ricevere una pizza a casa, da oggi in poi sarà normale ricevere anche un cacciavite”.
I dati
Le aziende eCommerce italiane che vendono all’estero sono state il 61% (+5% dallo scorso anno), mentre il 39% vende solo in Italia. La carta di credito è il mezzo di pagamento più diffuso (28%), seguita dai digital wallet (23%), dal bonifico (19%), dal pagamento alla consegna (17%), pagamento via mobile (7%) e altri per il 6%.
Nel 2019 il Tempo libero è stato il settore più importante per l’eCommerce (rappresenta il 42,7% del fatturato totale), seguito dal Turismo (25,6%). Il primo cresce del 21% rispetto all’anno precedente, mentre il turismo che è un settore maturo in termini di eCommerce del 7%. I centri commerciali rappresentano il 15,5% con una crescita del 25%.
Gli altri settori rappresentano tutti dati più bassi del 5% dello share e raggiungono complessivamente il 16,2% del totale del fatturato. Le Assicurazioni, che crescono del 4% in fatturato, rappresentano il 4,6% dello share. Salute e bellezza cresce del 27%, seguendo il trend dello scorso anno ma rappresenta ancora solo lo 0,4% sul totale. Casa e arredamento cresce del 25% e arriva a rappresentare lo 0,9% del totale. Alimentare cresce del 19%, grazie sia al food delivery che al largo consumo, e rappresenta il 3,1% del totale. Elettronica di consumo cresce del 17% (3,3% del totale), Moda cresce del 16% (2,1% del totale), Editoria dell’11% (1,8% del totale) dove più di un libro su quattro oggi viene venduto online.
Ma con l’avvento del Coronavirus tutto è cambiato e l’alimentare, con il suo 3,1% del totale del fatturato dell’eCommerce in Italia diventato il settore merceologico con più transazioni.
In crescita il settore Salute e Bellezza, soprattutto grazie al pharma, e l’Editoria, grazie ai contenuti in streaming. L’elettronica non si ferma e vede crescere in particolare gli acquisti di laptop, notebook, stampanti, e piccoli elettrodomestici, ma con scontrini più bassi. Il settore Moda subisce un impatto negativo dovuto alla mancanza di necessità del prodotto che impatterà su tutto l’anno. Il tempo libero sta subendo l’influenza della limitazione delle opportunità di gioco fisiche. Gli ordini di giocattoli sono aumentati considerevolmente, così come di accessori per gli hobby casalinghi o gli ordini di sex toys. L’acquisto di articoli sportivi è limitato, mentre il comparto eventi subisce un impatto fortemente negativo a causa della sospensione degli stessi. Fanalino di coda il turismo.
L’emergenza Coronavirus per l’eCommerce in Italia
“Ma se la gente in questi mesi sta incrementando gli acquistionline, dall’analisi condotta da Casaleggio Associati su 58 operatori rappresentativi di tutti i settori merceologici, emerge che la maggior parte delle aziende non vede un miglioramento dei propri affari – spiega Davide Casaleggio – E chi ha incrementato il proprio fatturato fa fatica a stare dietro agli ordini con un +96% di incremento medio in settori come l’intrattenimento online e la formazione, o i negozi online di alimentari che da soli hanno visto un +300%”.
Le aziende eCommerce italiane hanno dovuto riorganizzarsi per gestire il momento critico. In particolare gli ambiti valutati più sotto stress sono legati all’organizzazione con lo smart working (31%), la logistica (27%) e l’approvvigionamento di prodotto (21%). Ma il tema che sembra inquietare anche chi ha visto un aumento delle vendite è la questione finanziaria, sia per uno scoraggiamento generale degli investitori che per una generale maggiore rigidità nei pagamenti per paura di non incassare da parte delle altre aziende con cui collaborano.
“L’esperienza Covid spingerà a ripensare i canali di comunicazione a partire dal ruolo dei social fino all’integrazione con un modello fisico digitale dei punti vendita – spiega Luca Eleuteri, Socio fondatore della Casaleggio Associati – Ci dovrà essere una spinta verso l’utilizzo di canali proprietari che oggi ha un peso del 50% sui fatturati rispetto ai marketplace più blasonati che sottraggono margine ai brand. Un equilibrio da trovare per le Piccole e medie imprese e i commercianti tra investimenti per incrementare la visibilità del prodotto attraverso la presenza sui social e margine da cedere ai marketplace”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/eCommerce-2019-e-coronavirus.jpg607937Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2020-05-19 16:37:332021-01-05 15:54:56eCommerce: +17% nel 2019, ma il Coronavirus stravolge il settore
La popolazione mondiale vede nella pandemia un momento che ci cambierà per sempre: dai comportamenti d’acquisto, alle possibilità economiche e al mondo del lavoro, fino al modo di viaggiare;
Per l’estate 2020 si punta tutto sul turismo di prossimità con incentivi economici e iniziative promosse dalle più note organizzazioni per tornare a #viaggiareinitalia riscoprendo posti inesplorati e poco conosciuti;
Non possiamo permetterci di far entrare in crisi un comparto economico che vale circa 230 miliardi di euro.
Ormai è chiaro, questa pandemia ha cambiato e cambierà le nostre vite e non solo nei rapporti umani, ma anche gli scenari economici di un intero mondo.
Il sentiment mondiale diffuso è di pessimismo e panico, soprattutto in termini di “impatto economico” che il COVID avrà sul mondo del lavoro e sulle economie.
La fase 2 è iniziata, ma la fase 3 sembra ancora molto lontana. Ecco allora che ogni individuo fa previsioni su quella che sarà la sua nuova vita dopo Covid e un tema, in particolare, vista la stagione, si fa caldo: come sarà la mia estate? Potrò andare al mare? Potrò uscire dai confini della mia regione?
Le risposte non sono ancora chiare, ma le iniziative a sostegno del cosiddetto turismo di prossimità si fanno avanti.
Nulla sarà come prima: meno ottimismo, ma più importanza agli acquisti online e vicino casa
Se tra fine febbraio ed inizio marzo si pensava che il Covid fosse come un influenza invernale, solo “più forte”, oggi lo scenario è completamente diverso: una pandemia mondiale che ha rinchiuso un intero pianeta in casa, confinato.
Come è evoluta, in peggio, la convivenza mondiale e l’economia globale, così sono cambiate le aspettative e l’atteggiamento delle persone che in questo mondo ci abitano.
L’ottimismo della popolazione mondiale verso quello che sarà dalla fase 3 in poi è precipitato del 40% da marzo, un sentimento di incertezza sta dilagando con particolare attenzione al mondo economico e del lavoro: tra il 25 e il 63% dei soggetti crede che le possibilità economiche continueranno a calare anche nel prossimo futuro.
La tendenza, quindi, è quella di concentrare il proprio potere di spesa nei comparti:
food, con un incremento di flussi più sui prodotti base a vantaggio dell’homemade, rispetto al cibo da asporto con ovviamente conseguenze negative su tutto il settore ristorazione e delivery;
prodotti per la casa, moltissime persone hanno approfittato di questo lockdown per ritornare a vivere la propria casa riorganizzandola al meglio per smart working e tempo libero;
prodotti per l’igiene anche personali, il virus ci ha insegnato e ci ha portato a dare un vero valore a sanificazione e pulizia;
Home Entertainment, la fruizione in streaming di contenuti audiovisivi ha registrato incrementi anche di più del 50% in alcune zone del mondo.
Online – Delivery – Corner Shop, le tre parole che stanno caratterizzando questo periodo di reclusione e che dai sondaggi potrebbero rappresentare anche il futuro della spesa post-Coronaviurs. In generale il ritorno ad acquistare in grandi centri commerciali affollati non è tra gli obiettivi futuri.
Le abitudini dei consumatori si sono dirottate sugli acquisti di prossimità nei piccoli negozi, se la presenza fisica è necessaria, perché più controllati e con spazi ridotti, gli stessi negozi che grazie a questa pandemia si sono organizzati con un servizio delivery: un piccolo servizio a volte anche alquanto improvvisato, ma che ha rappresentato quasi una mossa di marketing per qualcuno (ne approfitto per farmi conoscere dalla mia città e attiro una nuova e diversa clientela che probabilmente non avrei mai intercettato).
L’online, invece, non è solo rappresentativo degli acquisti a distanza, ma anche delle nuove abitudini lavorative e di relazione sociale, fatto di smart working e di video aperitivi con gli amici.
L’ottimismo italiano ha subito una brusca frenata in questo periodo: la maggior parte degli italiani si dividono tra incerti e pessimisti, con solo un piccolo spiraglio di positività concentrato da marzo in poi.
Le preoccupazioni si concentrano per la maggior parte sul rimbalzo economico negativo che il Covid rappresenterà e i comportamenti di spesa si uniformano a quelli mondiali per attenzione al delivery e spesa di prossimità oltre che per i settori merceologici (food, igiene, casalinghi e intrattenimento).
Abbiamo lasciato per ultimo, ma non per importanza, uno dei temi tra i più discussi da qui in poi, il cosiddetto turismo di prossimità.
Con il periodo estivo alle porte fa capolino anche l’industria del turismo con tutti i temi che il viaggiare comporta e che cambierà sicuramente dopo questa pandemia. Scordiamoci, quindi, almeno per ora, il viaggio come l’abbiamo sempre fatto: grandi distanze, folla, contatto umano, mete celebri e iniziamo a pensarlo come vicino e di prossimità, lento e alla scoperta di luoghi inesplorati.
Un nuovo modo di viaggiare Undertourism e Staycation
Se quello che troveremo dopo il passaggio del Covid-19 è ancora incerto, una cosa è sicura e lo è già dall’estate 2020, il turismo sarà un’industria che sarà cambiata in modo radicale e che dovrà superare una crisi senza eguali, fatta di incertezze oltre che di cambiamento.
Gli studi stimano che il turismo sia un settore che prima della pandemia ricopriva a livello globale circa il 10% delle attività economiche con un contributo attestato tra gli 8 e i 9 miliardi di dollari.
Ma ora?
I primi segnali vengono dati dal mondo aereo e navale con il fallimento di diverse compagnie aeree, oltre che di quelle del comparto crociere accusate tra le altre cose di essere stati focolai virali inconsapevoli all’inizio della pandemia, seguiti dalla crisi economica registrata da quei Paesi, a volte anche meno sviluppati, che avevano fatto del turismo incoming la loro forza. Si basti pensare alle più famose mete esotiche come Filippine, Maldive o Coste Africane.
Sicuramente il viaggio come lo conoscevamo prima con voli intercontinentali e cambio di emisferi sarà da accantonare almeno per un po’, con il rischio che non si torni più al passato.
Ecco allora che si parla di turismo di prossimità, ossia il movimento che porta il turista a riscoprire il suo Paese e a ripartire dalle origini per ritornare ad esplorare il mondo.
Ma prima un po’ di dati per capire il rimbalzo che la pandemia avrà anche sul nostro Paese, considerato tra i più belli al mondo.
Se il turismo di prossimità porterà ad un incremento di turismo italiano, escluderà la fetta del turismo internazionale, soprattutto quello europeo, che per l’Italia rappresenta più del 75% del numero di notti consumate. Prima su tutte la Germania con il suo turismo lacustre dalla primavera fino al raggiungimento del picco durante la stagione calda, giugno – agosto, trimestre nel quale si concentrano il 50% di tutte le prenotazioni dell’anno.
Il turismo è un’industria stagionale e, per il significato stesso del termine, concentra i suoi ricavi e costi nella stagione estiva: una mancata apertura o un’apertura con il numero della clientela dimezzata potrebbe essere davvero un grave problema, si prevedono perdite di 7,5 miliardi di euro. Riaprire in uno scenario come questo significa stessi costi ma minori incassi. Quindi cosa fare?
Due le parole fondamentali: salvataggio e ripresa.
Salvataggio, compito del governo e delle associazioni di categoria, con iniezioni di capitali e finanziamenti a fondo perduto.
La ripresa, anche compito nostro, la fase in cui ripartire, limitati e diversi, ma ripartire tornando a privilegiare la prossimità, l’italianità, il km 0, anche nel tempo libero.
Ecco che proprio nell’ambito della ripresa torniamo a parlare di staycation e undertourism.
Per staycation si intende, appunto, turismo locale e di prossimità con mete a corto raggio e vicino casa. Potremmo dire l’Italia agli italiani, la Francia ai francesi, la Spagna agli spagnoli, e così via.
Per undertourism, invece, intendiamo quella modalità di viaggio contrapposta all’overturism, per cui i viaggiatori andranno a cercare posti inesplorati, poco affollati, “nuovi”. Una bella opportunità per quei comuni che ospitano borghi storici poco valorizzati o per spazi nella natura in cui organizzare attività di esplorazione.
Insomma un viaggio più consapevole per un viaggiatore più attento.
E anche il Governo punta ad aiutare nella ripresa con il Bonus Vacanze, fino a 500 euro di incentivo per chi soggiornerà in Italia per le sue vacanze. Il voucher verrà assegnato, però, per reddito e nucleo familiare e sarà confermato nel nuovo decreto in uscita a maggio.
Nonostante le incertezze sia in materie di regole e di istruzioni per la riapertura sicura di stabilimenti balneari e strutture ricettive, bar, ristoranti e servizi turistici compresi, la voglia di ripartire c’è e gli italiani iniziano, nonostante tutto, a pensare alle vacanze.
Dall’hashtag #ripartiamodallitalia a tutte le altre iniziative per il turismo
Da ogni momento buio nascono le migliori opportunità e lo voglio pensare anche in questo caso e forse è la stessa scintilla che ha spinto FTO, Google e gli altri che hanno trovato in campagne fotografiche ed Hashtag che stanno facendo il giro del mondo un’opportunità per farsi e far conoscere.
Le iniziative nate a favore e dall’industria turistica sono molteplici e in pochissimo tempo hanno saputo raccogliere migliaia di post generando altrettanti commenti ed interazioni perchè, si sa, il viaggio unisce.
Citiamo alcuni esempi.
Il primo caso è quello di FTO, Federazione del Turismo Organizzato, che insieme ad ASTOI Confindustria Viaggi e alcuni dei più grandi touroperator hanno lanciato “Il manifesto per il turismo Italiano” che con l’hashtag #ripartiamodallitalia vogliono chiamare a raccolta operatori del settore ed instancabili viaggiatori che sponsorizzino la bellezza italiana nel mondo sostenendo gli operatori del settore.
La petizione, disponibile online e che ha già raccolto più di 56.000 firme, ha come obiettivo quello di promuovere l’Italia come meta per sostenere tutto il comparto turistico, non solo le strutture ricettive, ma anche tutta la filiera dell’accoglienza turistica, dalla ristorazione ai servizi dell’accoglienza dal valore di circa 220 miliardi di euro.
Il secondo obiettivo è quello di salvare il turismo italiano e l’Italia tra le mete da visitare almeno una volta nella vita, andando a raccontare non solo le mete più conosciute, ma anche l’Italia nascosta, inesplorata.
Infine l’appello vuol arrivare anche alle istituzioni e al governo che, mai come ora, devono avere un ruolo centrale nella ripresa creando anche dei fondi dedicati all’emergenza o sospendendo il pagamento di imposte e tasse per questo periodo.
Sempre di FTO ma con Travelgram, Yallers e TrustForce è il contest #viaggiainitalia.
Un contest fotografico tramite Instagram che mette in palio per le migliori 7 foto pubblicate vacanze in catamarano e barca a vela in collaborazione con Be2Sea.com. Il contest è aperto fino al 14 giugno e ha già raccolto migliaia di interazioni con centinaia di post scatenando la partecipazione anche di agenti di viaggio e operatori del settore con del materiale fotografico in grado di scatenare l’interesse di nuovi e potenziali clienti.
I Travel Blogger italiani ed Emergency, invece, si sono uniti per creare una guida digitale sui 270 luoghi e più da non perdere in Italia che sarà disponibile per tutti coloro che doneranno al progetto. I soldi raccolti saranno utilizzati da Emergency per iniziative benefiche, non solo per il Covid, ma anche per le altre iniziative in cui la no profit è impegnata.
Google, infine, punta su quello che sa fare meglio: il digitale, fornendo gratuitamente ai suoi naviganti la possibilità di visitare città e mostre in tutto il mondo comodamente dal divano di casa per una cultura ed un viaggio senza limiti.
Ultime, ma per la difficoltà di organizzazione, saranno le grandi città culturali italiane come Firenze o Venezia che dovranno ripensare ad un nuovo modo di fare vivere le loro bellezze ai turisti provenienti da tutto il mondo e, perché no, dalla città stessa. Forse quando ci vivi in città come queste, dopo un po’ ti perdi la poesia di esplorarle, ecco che questo periodo di chiusura forzata ha ridato le città in mano ai loro abitanti.
Una cosa è certa, dopo questa pandemia, in ogni settore economico, la produzione e il servizio local sembrano aver vinto sul global cambiando anche i comportamenti d’acquisto della clientela nazionale ed internazionale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/lighthouse-4082369_1280.jpg8531280Emikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngEmiko2020-05-19 13:24:012020-05-20 19:21:01Undertourism e turismo di prossimità, le nuove tendenze per viaggiare ai tempi del Coronavirus
La presenza e visibilità digitale dei propri dipendenti è percepita come la reale estensione di un’azienda;
L’avvio di un’attività di Social Selling che includa l’intero team, può rivelarsi un’azione più che vincente. Formidabile.
Su LinkedIn i dipendenti sono la tua arma in più: ecco la rivoluzione social. Coinvolgere i tuoi dipendenti a sviluppare ed ottimizzare i loro profili social può rivelarsi un’ottimo modo per rafforzare una brand reputation coerente e vincente, agli occhi di tutti. Specialmente se ciò avviene all’interno della piattaforma professionale per eccellenza.
La presenza e visibilità digitale dei propri dipendenti, anche su Linkedin, è percepita come la reale estensione della tua azienda. Può inoltre rappresentare un campo fertile per sviluppare anche il cosiddetto Talent Brand, coinvolgendo, così, nuovi follower della pagina aziendale e migliorando anche la diffusione di eventuali offerte di lavoro.
Il concetto è ben riassunto da Mark Burgess, speaker TEDx ed autore di The Social Employee. Grazie anche al supporto della moglie Cheryl, descrivono tutto ciò attraverso il configurarsi di una vera e propria rivoluzione social: “Con la trasparenza e la possibilità delle connessioni personali, offerte dai Social Media, tentare di vendere con promozioni costruite e non autentiche non funziona più. Stiamo invece assistendo alla crescita di un team social che crea e offre al cliente una proposta win/win facendo leva sul suo personal branding per creare fiducia ed aumentare la superficie digitale del brand per cui lavora”.
Oggi, il messaggio più “socialmente credibile” è quello su misura, quello personale e che proviene da una fonte attendibile. Ha più valore, dati alla mano, l’intera forza lavoro, non includendo i vertici aziendali o del dipartimento marketing. Ecco di seguito alcuni studi che confermano ciò:
già nel 2015Edelman Trust Barometer riscontrava che i consumatori hanno il doppio delle probabilità di fidarsi di un dipendente rispetto al CEO o alla relativa agenzia di PR.
Lo stesso studio, nel 2018, che trova ancora oggi un continuo e crescente riscontro, ha confermato come le voci più autorevoli all’interno di un’azienda, stanno riguadagnando credibilità.
Secondo il Pew Research Center, i dipendenti, quelli più fidati, hanno una media di 634 persone nei loro canali social media che sono potenzialmente “influenzabili”.
Uno studio di Dell ha rilevato, inoltre, come il 90% della audience social di un dipendente è solitamente nuovo per il brand.
Ogni dipendente riflette un potenziale di 570 nuovi collegamenti alla tua azienda.
Andiamo oltre… L’avvio di un’attività di social selling che includa l’intero team, può rivelarsi un’azione più che vincente. Formidabile.
In questa strategia aziendale gli sforzi ripagheranno tutti. Dapprima il brand, ma di conseguenza anche i dipendenti.
Ecco i cinque motivi concreti da spiegare ai dipendenti. La migliore chiave verso il successo aziendale è dimostrare, dapprima ai tuoi dipendenti, che grazie alla loro partecipazione più attiva in ambito social media e la relativa ottimizzazione dei propri profili LinkedIn potranno:
avere più valore all’interno di un network professionale che riconosca il loro ruolo di esperti;
rafforzare ed incrementare la propria autorevolezza;
fungere da magnete per altri esperti di talento che potrebbero unirsi al team;
assorbire nuove competenze ampliando la rete di contatti;
supportare l’attività di caring e risolvere i problemi ai clienti, elevando la notorietà ed il consenso positivo verso il brand.
Ancora oggi, purtroppo, in numerosi casi i profili dei manager dei brand non sono allineati sulle potenzialità di LinkedIn dato che lo percepiscono solo come l’ennesima attività all’interno dei loro plan settimanali. Insomma, un mero refresh delle proprie abilità ed esperienze.
Ecco, quindi, che presentare e spiegare loro gli innumerevoli vantaggi di un’ottimizzazione concreta dei propri profili, premiandone gli sforzi e riconoscendo loro anche un premio in taluni casi, può rivelarsi efficace per il successo aziendale e del singolo che, oggi come non mai, risulta essere di gran lunga migliore e facile da intuire e gestire, grazie alla digital transformation: essa mette a disposizione, ogni giorno, nuovi strumenti per facilitare tutto ciò.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/linkedin-employee-branding.jpg594935Luca Maggipintohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Maggipinto2020-05-19 11:25:552020-05-20 19:21:19Come sostenere i dipendenti e rafforzare la presenza del brand su LinkedIn
I ristoranti di Burger King hanno riaperto da oggi gli oltre 220 punti in Italia e per festeggiare questo importante momento il brand ha lanciato il Social Distancing Whopper®, il panino con tre strati di cipolla che aiuta gli altri a starti lontano, disponibile in tutti i punti vendita allo stesso prezzo del classico Whopper®.
Burger King non manca di riaccogliere i suoi clienti con lo spirito e anche l’umorismo che lo contraddistingue da sempre e così, proprio quando la distanza sociale rappresenta una delle regole fondamentali per affrontare la Fase 2, sforna una “profumata” ricetta.
Nuovo Whopper e misure di sicurezza nei ristoranti Burger King
Porte aperte da oggi dunque, dopo aver predisposto le condizioni e messo in atto tutte le misure di sicurezza richieste dalle attuali disposizioni di legge e rispondere alle nuove regole imposte nella Fase 2 a seguito dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19: sanificazione dei locali, delle cucine e delle attrezzature più volte al giorno, distanziamento dei tavoli, dispositivi di sicurezza per i dipendenti, percorsi sicuri per i clienti, controllo della temperatura a dipendenti e clienti che accedono ai locali, gel igienizzanti e guanti, oltre a una formazione specifica che in questi due mesi ha coinvolto tutto il personale in modalità eLearning e in pre-apertura.
“Abbiamo messo in atto tutte le procedure necessarie per poter riavviare la nostra catena di ristoranti e riaccogliere i clienti in tutta sicurezza– afferma Andrea Valota, Amministratore delegato Burger King® Restaurants Italia –. In sala abbiamo ridotto e predisposto i tavoli adibiti alla consumazione distinguendoli da quelli che non possono essere utilizzati in modo da poter garantire le corrette distanze fra i clienti. Oltre a questo, siamo pronti ad aggiungere sui tavoli ulteriori plexiglass ove se ne verificherà la necessità.”
All’entrata il cliente troverà un vero e proprio check-point, con un addetto alla misurazione della temperatura con termometro ad infrarossi e alla verifica del corretto utilizzo dei DPI. Successivamente il cliente potrà sanificarsi le mani, indossare i guanti, e seguendo un percorso guidato, raggiungere i kiosk digitali per fare il suo ordine e pagare anche in modalità contactless. L’ordine verrà comunicato telematicamente in cucina dove verrà prodotto e consegnato al cliente in un sacchetto chiuso con safety sticker attraverso un ulteriore pannello di plexiglass.
“Abbiamo riorganizzato anche le cucine spostando i macchinari per garantire il corretto distanziamento tra i dipendenti marcando sui pavimenti e sulle pareti le aree di confinamento delle singole persone. In alcuni punti vendita il personale è stato addirittura diviso in gruppi di lavoro distinti per ulteriore sicurezza” – continua Valota-. “Inoltre, abbiamo rinforzato le nostre procedure di igiene e sicurezza già molto rigide: ad esempio tutto il personale, oltre ad indossare maschere e guanti, deve lavarsi le mani ogni mezz’ora. Mi preme sottolineare infine, che per primi abbiamo messo le basi per una grande rivoluzione: abbiamo predisposto un’app – disponibile da quest’estate – che consentirà ai nostri clienti direttamente dallo smartphone di riservare un posto a sedere in modo da poter consumare in tutta tranquillità e sicurezza all’interno del punto vendita, saltando eventuali file all’ingresso. Tramite l’app sarà anche possibile ordinare, prenotare l’asporto e pagare.”
Negli ultimi tre anni Burger King® ha investito enormemente nell’innovazione tecnologica: dalla nuova app ai kiosk digitali, alla corsia drive, che oggi rappresenta il metodo di consumo più sicuro sul mercato visto che garantisce un’esperienza totalmente contactless. Proprio grazie a questa strategia e agli investimenti fatti, oggi siamo in grado di reagire meglio e più rapidamente alla crisi del momento”.
Da oggi dunque diventano attivi tutti i servizi di Burger King®: ristoranti, home delivery attraverso le principali piattaforme e le 114 corsie di King-drive, le corsie dedicate che permettono l’acquisto senza scendere dall’auto.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/social-distancing-whipper-burger-king.jpg573813Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2020-05-18 19:33:082020-05-18 21:58:14Burger King riapre al pubblico e lancia la novità: il Social Distancing Whopper
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