Sotto-tag Specialist di Personas

social media marketing

Social media marketing: 25 previsioni che segneranno il 2021

  • Che anno sarà il 2021? Le piattaforme social subiranno tanti cambiamenti trasformandosi completamente
  • 25 previsioni per il social media marketing da non perdere per il prossimo anno

 

Ammettiamolo, questo 2020 è stato un anno difficile. Definirlo complicato è un eufemismo, ed è vero, non vediamo l’ora di dimenticarlo, accartocciare il calendario e bruciarlo definitivamente, ma temiamo, visto l’andazzo, di dar fuoco alla casa. Ci limiteremo a scacciarlo via dalla nostra testa, ma prima di farlo concediamoci un minuto e congratuliamoci con noi stessi per quello che, nonostante tutto, siamo riusciti a fare in questi giorni da incubo.

Certo, non è stato un anno facile nemmeno per le aziende. C’è chi ha dovuto chiudere tutto dopo tanti sacrifici, e c’è chi ha resistito e stretto i denti il più possibile. Molte aziende hanno rimodellato tutta la propria struttura e il modo di lavorare, accelerando il processo digitale, e ci sono poi quelle attività che ci si sono approcciate per la prima volta ottenendo risultati incredibili.

E proprio riguardo al mondo iperconnesso, il 2021 si prefigge come un anno di grandi cambiamenti. Non saremo gli unici, quindi, che dovranno stilare la famosa lista dei buoni propositi dà mantenere, perché le piattaforme social saranno le vere protagoniste di questi prossimi 12 mesi.

Vediamo allora quali saranno le previsioni del nuovo anno riguardo il social media marketing e prendete i vostri laptop, cari social media marketer, perché ne avete di cose da segnare!

LEGGI ANCHE: Le 20 competenze di Digital Marketing che non possono mancarti nel 2021

Previsioni di social media marketing: come cambiano le piattaforme Social

Quest’anno abbiamo rivoluzionato le nostre giornate e cambiato le nostre abitudini.

Abbiamo imparato a lavorare da casa, destreggiandoci tra famiglia, impegni e tempo libero e abbiamo scoperto nuove forme d’intrattenimento per tenerci occupati. Anche le principali piattaforme social si sono evolute rapidamente adattandosi alle esigenze degli utenti durante la pandemia. Ciò ha accelerato molti dei loro piani, ma per la maggior parte i nuovi strumenti e le opzioni introdotte erano già in fase di sviluppo. Dove sono dirette, adesso, le piattaforme social?

Ecco pronta per voi una raccolta di previsioni per il 2021 che sembra destinato a essere un anno di crescita e sviluppi senza precedenti. 

1. Social media marketing: Facebook non si ferma

Facebook è stata una piattaforma social protagonista di un anno pieno di sfide, e ancora una volta le ha superate tutte migliorandosi. Nonostante il contraccolpo sul ruolo che ha svolto nell’esacerbare la divisione politica e nell’amplificare l’incitamento all’odio, non vuole fermarsi.

Eppure, nonostante un boicottaggio pubblicitario, un documentario critico di Netflix (The Social Dilemma) e la rimozione forzata di alcuni gruppi, continua sulla sua strada e nel prossimo anno vedremo alcuni importanti sviluppi.

Tutto sul nuovo Design del sito di Facebook

LEGGI ANCHE: The Social Dilemma: cosa possiamo imparare dall’ultimo successo di Netflix

La nuova vetrina Facebook

L’eCommerce sarà al centro dell’attenzione di Facebook.

Abbiamo già visto le prime fasi della prossima grande spinta alle entrate di Facebook, con l’introduzione degli Shops, sia su Facebook che su Instagram. Tutto questo semplificherà il processo di creazione di un punto vendita eCommerce sulla piattaforma social più utilizzata al mondo.

Ciò darà a ogni azienda la possibilità di creare rapidamente la propria vetrina digitale, con opzioni utili e strumenti di pagamento semplificati, alimentando una nuova ondata di business online.

Per Facebook, sono stati anni di duro lavoro, con gli Shops che essenzialmente sono un’estensione della sua offerta di Marketplace, dando a più aziende la possibilità di connettersi con gli acquirenti in-stream. Ma Shops è anche altro.

social media marketing

Pagamenti tramite Facebook

Il grande focus qui sarà in mercati come l’India e l’Indonesia dove Facebook sta acquisendo sempre più utenti, e dove il passaggio al digitale è solo all’inizio. Se Facebook può diventare la destinazione di tutte le forme di transazioni online, ciò la renderebbe una piattaforma essenziale nelle regioni in via di sviluppo.

Questo comporta un ampliamento delle opportunità, sia per Facebook che per le aziende di tutto il mondo, per massimizzare il proprio potenziale.

Un ulteriore sviluppo di Facebook Pay porterà a delle semplificazioni di alcune opzioni di acquisto con un clic, e nuove opportunità pubblicitarie che evidenziano i prodotti da acquistare all’interno dei post. 

Facebook cercherà anche d’integrare più post di acquisto nei feed degli utenti, al fine d’invogliare più attività di acquisto, mentre la probabile fusione delle sue app di messaggistica fornirà maggiori opportunità per facilitare l’eCommerce.

Ciò comporterebbe un cambiamento importante, alimentando una nuova ondata di attività di eCommerce, motivo per cui le aziende devono tener presente gli Shops nella propria strategia di social media marketing.

L’unione delle chat Messenger e Instagram e WhatsApp

Facebook continua a lavorare sulla fusione delle sue app di messaggistica e durante tutto l’anno abbiamo visto sempre più suggerimenti sulla graduale interconnettività di Messenger, Instagram Direct e WhatsApp

Ciò, in sostanza, significa che ogni nuova funzione introdotta in una qualsiasi di queste piattaforme social sarà alla fine disponibile nelle altre, il che faciliterà nuove opportunità di eCommerce e più modi per eseguire campagne pubblicitarie multipiattaforma e push. 

Ciò renderà molto facile per i marchi espandere le loro campagne e funzioni, ad esempio, su WhatsApp, ampliando il loro pubblico in modi che non avevano precedentemente considerato. 

social media marketing

Occhiali AR di Facebook

A settembre, Facebook ha annunciato che i suoi occhiali AR indossabili “Project Aria” sarebbero stati disponibili nel 2021. La Realtà Aumentata è destinata a diventare un campo di battaglia nel settore tecnologico, e anche Apple sta lavorando ai propri occhiali AR, che dovrebbero essere rilasciati nello stesso periodo. 

Facebook ha lavorato sullo sviluppo di ambienti AR completamente immersivi e alla possibilità d’incorporare nuovi tipi di annunci, promozioni, e altro ancora, tutti collegati alla sua app.

L’ascesa della Realtà Virtuale nelle piattaforme social

I visori per realtà virtuale Oculus di Facebook hanno visto un notevole aumento delle vendite nel 2020. Ciò è stato dovuto all’impossibilità di fruire dei soliti intrattenimenti, e chi ha potuto, si è approcciato alla AR. Ovviamente non è una cosa a cui, economicamente, possiamo accedere tutti. Per questo Facebook ha abbassato il prezzo dei suoi dispositivi VR autonomi, rendendola un’opzione più accessibile.

In questo modo Facebook aggiunge più utenti VR, apre anche nuove strade per la pubblicità e la promozione e porta più consumatori nella fase successiva della connessione digitale, incontrandosi in ambienti completamente immersivi online.

Cambiamenti di algoritmo

Uno dei quesiti più enigmatici per Facebook sarà come affronterà il suo famigerato algoritmo di feed e se farà qualcosa per rispondere alle lamentele che hanno alimentato l’ascesa di pericolosi discorsi di odio sulle piattaforme social.

Facebook ha intrapreso alcune azioni al riguardo, bandendo QAnon e vari gruppi correlati, a cui avevano permesso per anni di proliferare sulle proprie piattaforme social, nonostante gli avvertimenti degli esperti.

Ma sotto un governo degli Stati Uniti guidato da Biden, Facebook dovrebbe intraprendere più azioni e limitare ulteriormente la disinformazione e l’incitamento all’odio, al fine di evitare crescenti pressioni e sanzioni imposte dal governo e dai gruppi di regolamentazione.

Il New York Times ha recentemente riferito che, nei giorni successivi alle elezioni negli Stati Uniti, Facebook ha implementato un News Feed tweak che ha assicurato che le notizie autorevoli apparissero in modo più prominente, riducendo la portata di alcuni siti più estremisti e centristi.

È importante fare molto più passi avanti per ridurre la divisione sociale più in generale, ed evitando la polarizzazione sulle piattaforme social.

2. Twitter

Anche dopo tutti questi anni, è ancora difficile definire Twitter, quali siano i suoi punti di forza e dove e se crescerà in futuro. Perché nonostante la sua continua popolarità, non ha fatto grossi passi avanti.

Ha modificato la lunghezza dei tweet ne 2018, e ha provato lo streaming live, i Moments e tweet audio, tra le varie opzioni. Ma nessuno di loro ha davvero fatto la differenza e Twitter è rimasto lo stesso di ciò che era all’inizio: un flusso live di aggiornamenti brevi, ma ottimo per rimanere aggiornati con le ultime informazioni. 

social media marketing

Quindi come può Twitter evolversi? Probabilmente non vedremo alcun cambiamento importante su questa piattaforma social nel corso dei prossimi 12 mesi.

Aggiornamento dei Fleets di Twitter

I Fleets di Twitter sono delle storie realizzate con testi, foto o video che rimangono visibili per 24 ore. Non ci sono retweet e nemmeno like, e le risposte sono solo in privato.

Twitter probabilmente aggiungerà vari strumenti, assistito dalla sua acquisizione di Chroma Labs a febbraio. Ma molte di queste aggiunte non faranno la differenza perché le persone hanno già una gamma di effetti e strumenti visivi su Snapchat, Instagram e TikTok.

È un componente aggiuntivo interessante, senza dubbio, ma Fleets non determinerà un aumento significativo dell’utilizzo o dell’interesse per l’app.

Audio Spaces

Twitter sta anche lavorando su Audio Spaces, che sarà una funzione di meetup audio simile a una clubhouse, offrendo agli utenti un altro modo d’interagire. Cioè? Stanze virtuali per chat vocali.

Interessante, sì, ma è improbabile che diventi una funzionalità di trasformazione nell’app.

Topic Focus

Twitter ha anche cercato di espandere il suo potenziale di coinvolgimento fornendo agli utenti più consigli sugli argomenti da seguire nei loro feed, anziché sui profili.

Nel 2021, non sarebbe sorprendente vedere Twitter fare un ulteriore passo avanti e aggiungere Topic dove raccoglierà tweet pertinenti su un argomento, curato dal team di Twitter, in una pagina o sezione dedicata nell’app.

L’obiettivo è quello di fornire un elenco più coinvolgente e mirato di tweet e profili chiave su ciascun argomento, che potrebbe aiutare a migliorare il coinvolgimento.

Indicatore di stato sui profili

Twitter li sta testando da un po’ e sembra un’aggiunta logica, soprattutto in linea con il lancio di Fleets. Non è un elemento importante, ma potrebbe fornire maggiori opportunità di connessione e coinvolgimento, soprattutto in occasione di eventi importanti.

Categorie di verifica

La piattaforma social ha spiegato che sta lavorando a nuove categorie di verifica, oltre alla semplice spunta blu di base. Ciò potrebbe vedere nuovi tipi di account verificati, che potrebbero includere indicatori specifici basati su ciò che ciascuno rappresenta.

La principale aggiunta qui potrebbe essere un nuovo identificatore per gli account dei bot. Nell’ottobre dello scorso anno, Twitter ha affermato che stava lavorando a un possibile identificatore per i profili dei bot, per dimostrare agli utenti con chi o con cosa hanno a che fare.

Potrebbe essere un grande cambiamento, che andrebbe a migliorare il coinvolgimento nell’app. 

Bot Crackdown

I bot rimangono un grosso problema su Twitter perché molti vengono utilizzati per manipolare il coinvolgimento e influenzare l’opinione degli utenti.

Ma cosa succederebbe se, come parte del suo nuovo processo di verifica dei bot, Twitter stabilisse una soglia su ciò che si qualifica come account bot?

Ciò infastidirebbe molti utenti, ma potrebbe anche far sì che più utenti condividano più dei propri pensieri, invece di amplificare semplicemente i commenti esistenti. Staremo a vedere.

Trump potrebbe essere bandito da Twitter?

Questa è una previsione casuale ma Twitter potrebbe fare il grande passo e bandire l’account di Donald Trump a titolo definitivo dalla sua piattaforma social.

Molti lo chiedono e con l’ex presidente che presto twitterà come “civile”, Twitter ha già detto che prenderà provvedimenti.

3. Social media marketing: Instagram cambia volto

Instagram sta cambiamento totalmente volto e con l’integrazione di nuovi strumenti di eCommerce sembra destinata a portare il suo potenziale di guadagno in una nuova stratosfera. Da tenere assolutamente d’occhio nella propria strategia di social media marketing.

Ma allo stesso tempo, alcuni hanno suggerito che tutte queste aggiunte d’IGTV, Reels e shopping hanno iniziato a ingombrare quella che una volta era una semplice app incentrata sulla fotografia, snaturandola.

Acquisti in-stream

L’ eCommerce è ovviamente l’obiettivo principale d’Instagram, con una nuova scheda Shop e funzionalità dedicate per facilitare un comportamento di acquisto più immediato in risposta ai post IG.

Instagram promuoverà lo sviluppo dei suoi strumenti di acquisto al fine d’incoraggiare ulteriormente il comportamento di acquisto abituale. Le previsioni possono vertere su acquisti avanzati con un clic, nuovi strumenti di prova AR, basandosi sulle sue opzioni di acquisto AR esistenti e tag video per i prodotti, offrendo ad aziende e ai creator più modi per facilitare l’acquisto diretto.

Instagram è già il luogo in cui molte persone scoprono nuovi prodotti e marchi e le sue opzioni di acquisto avanzate potrebbero aprire tutta una serie di nuove possibilità. 

Modifiche al feed della Home

Con la continua popolarità delle storie, ci si aspetta che Instagram provi un nuovo approccio al feed della Home.

Potrebbe provare ad allineare il feed della home con le preferenze del singolo utente. Ad esempio, se visualizziamo molto le storie, Instagram potrebbe passare a un feed iniziale di storie, con la possibilità di tornare al feed dei post regolari. Alcuni utenti potrebbero invece aprire un feed Reels, e altri la scheda Shops.

Instagram potrebbe cercare di fornire opzioni, che possono aiutare ad aumentare il coinvolgimento all’interno di ogni elemento.

Reels

Abbiamo visto l’arrivo dei Reels, il clone di TikTok di Instagram, e il consenso generale sembra suggerire essere uno strumento abbastanza interessante, ma non buono come lo stesso TikTok.

Reels rimarrà in circolazione e sarà un modo per accaparrarsi più utenti?

Probabilmente troverà la sua nicchia e rimarrà popolare per esempio in India dove TikTok è stato bandito. Instagram cercherà di potenziarlo ulteriormente attraverso accordi esclusivi con influencer e nuove funzionalità adatte al social media marketing.

4. Snapchat

Snapchat continua a essere popolare nella sua nicchia soprattutto grazie all pubblico più giovane. Nuove partnership di app e opzioni interattive hanno fornito ulteriori possibilità di miglioramento, ma l’AR rimane la chiave per aumentare l’attrattiva dell’app.

E nonostante abbia un budget più limitato rispetto alle altre piattaforme social, è rimasto un innovatore chiave nello spazio AR.

Nuovo approccio all’intrattenimento

Una delle principali aree di forza di Snapchat è stata la crescita costante della sua programmazione Snap Originals, brevi programmi allineati verticalmente che attirano gli spettatori più giovani.

Una delle previsioni del prossimo anno sarà la maggior concentrazione proprio su Snap Originals e ci saranno importanti editor e studi cinematografici che si avvicineranno al formato, per trovare nuovi modi per restare in contatto con un pubblico più giovane.

Ciò potrebbe vedere alcuni importanti annunci per Snap Originals, con l’arrivo di celebrità e grandi nomi. E questo porterà ancora più spettatori all’app, ampliando le sue opportunità di pubblicità e visibilità e migliorando le proprie tecniche di social media marketing.

Focus sull’eCommerce

Poiché Instagram e Facebook cercano d’incorporare più strumenti di eCommerce, anche Snapchat potrebbe allinearsi a questo cambiamento, cercando di fornire al suo pubblico maggiori opportunità di vendere prodotti direttamente in-stream.

Snapchat lavora da tempo su varie opzioni di eCommerce, inclusa la sua integrazione con Amazon, ma poiché lo shopping in-feed diventa sempre più abituale, ha senso che la piattaforma possa includere strumenti simili, al fine di massimizzare le proprie opportunità.

Avanzamento dell’AR

L’AR rimane la chiave per massimizzare la crescita di Snapchat, ecco perché vedremo sempre più funzionalità e strumenti AR.

Snapchat ha già iniziato a implementare la capacità di scansionare codici a barre ed etichette per fornire più informazioni contestuali attraverso la sua fotocamera, e cercherà di aggiungere al suo database sempre più elementi scansionabili, collegando quelle scansioni a strumenti AR avanzati, tra cui promozioni e offerte.

Partnership tra Apple e Snap

Snapchat lavora con Apple da anni per aiutare a sviluppare la funzionalità AR di Apple. Nel 2017, al lancio dell’iPhone X, Apple ha spiegato come avevano lavorato con Snapchat per sviluppare lenti e aggiunte visive basate sugli ultimi progressi del dispositivo, mentre con il lancio dell’iPhone 12 all’inizio di quest’anno, Apple ha annunciato che Snapchat sarebbe stato tra i primi partner per la sua nuova capacità LiDAR.

Gli occhiali AR di Apple saranno disponibili entro il 2022. Potremmo vedere i due collaborare per lanciare una nuova versione di Spectacles abilitata per AR? 

5. Social media marketing: TikTok

TikTok è diventato uno dei social più amati nel 2020, passando da 500 milioni di utenti nel dicembre 2019 a contare oggi quasi un miliardo. Nonostante abbia dovuto affrontare divieti, restrizioni e accuse di censura, TikTok non demorde e continua ad andare avanti.

Una piattaforma social da tenere presente nella propria strategia di social media marketing.

Focus sull’eCommerce

Come la maggior parte delle altre piattaforme social, anche TikTok si concentrerà sull’eCommerce nel 2021. L’app ha bisogno di trovare più modi per garantire che i suoi migliori creatori vengano pagati, altrimenti si sposteranno su altre piattaforme social dove possono fare soldi veri. 

In Cina, la versione locale di TikTok, chiamata Douyin, ha avuto un grande successo su questo fronte incorporando opzioni di acquisto in-stream ed eCommerce.

Collegamenti all’industria musicale

TikTok cercherà anche di stabilire legami più forti con l’industria musicale, al fine di ospitare lanci ed eventi più esclusivi e attirare più fan. La piattaforma social ha già collaborato con diversi musicisti in concerti digitali esclusivi e la sua partnership siglata si occupa di diverse etichette importanti.

Man mano che i musicisti riconoscono il potere promozionale della piattaforma, le connessioni diventeranno ancora più forti e ciò potrebbe portare a nuove opportunità, non solo per TikTok, ma anche ai marchi che cercano di avvicinarsi a queste tendenze attraverso sponsorizzazioni e partnership.

6. Social media marketing: LinkedIn

La piattaforma ha superato i 700 milioni di membri nel 2020 aumentando i record di coinvolgimento che sembrano destinati ad aumentare solo sulla scia della pandemia. LinkedIn è in una posizione di forza, come piattaforma social chiave per i professionisti, e cercherà di trarne vantaggio con nuove, prossime versioni. Un canale da considerare nella propria strategia di social media marketing.

Eventi Live

Gli eventi virtuali sono stati fondamentali nel 2020 e LinkedIn ha implementato i propri strumenti integrando una funzionalità di live streaming. Nel 2021 cercherà di fornire, di conseguenza, più strumenti e opzioni video.

Il video in diretta è il tipo di contenuto più coinvolgente sulla piattaforma e questo può portare più aziende a incorporare i loro eventi in base alle funzionalità della stessa app.

Sezione video dedicata

Come con tutte le piattaforme social, il video è il tipo di contenuto più coinvolgente su LinkedIn. Gli utenti sono circa 20 volte più propensi a condividere un video sulla piattaforma rispetto a qualsiasi altro tipo di post.

Detto ciò è ovvio che LinkedIn ne tragga vantaggio con una sezione video dedicata all’interno della sua app, che si concentrerà maggiormente sui contenuti video professionali, per settore, e fornirà maggiori opportunità ai creatori su LinkedIn di costruire consapevolezza e presenza del proprio marchio.

E potrebbe anche diventare un’opportunità di guadagno. Se LinkedIn offrisse uno spazio dedicato ai creatori di video, potrebbe anche fornire annunci pre o mid-roll, dando loro più incentivi a continuare a pubblicare. Ciò potrebbe vedere molti più contenuti video professionali aggiunti alla piattaforma, aumentando ulteriormente il coinvolgimento.

Nuove informazioni sui dati

LinkedIn ha il più grande database professionale e di carriera nella storia, che gli permette l’accesso a una serie d’informazioni approfondite su come sono progredite le carriere delle persone, quali ruoli hanno cambiato nel tempo, in che modo ciò si riferisce a punti in comune e interessi, ecc…

Questo è un grande punto di forza per la piattaforma social. Nel 2021 potrà affinare ulteriormente la corrispondenza dei dati per fornire maggiori informazioni e guidare gli utenti verso il loro percorso di carriera ideale. LinkedIn ha già compiuto un recente passo in questa direzione con il suo strumento Career Explorer, che evidenzia potenziali percorsi di carriera in base alle competenze che si posseggono.

Più LinkedIn unirà questi strumenti nei suoi sistemi, migliori saranno gli avvisi pertinenti e contestuali di questo tipo e ovviamente più aumenterà il coinvolgimento degli utenti e delle aziende che troveranno sicuramente nei vantaggi nella propria strategia di social media marketing.

illimity talk space

Guardare oltre i confini: cosa possiamo imparare sul business da un astronauta

Trovare in un anno così complesso grandi opportunità di innovazione e di dialogo. Scoprire nuove prospettive da cui guardare il mondo e il business. Ci hanno insegnato questo prima di tutto gli illimity Talk che hanno costellato questi mesi vissuti all’insegna del digitale e che si chiudono con un ultimo appuntamento il prossimo 14 dicembre.

“Let’s talk about space”, il titolo dell’evento che vedrà due esploratori confrontarsi sul loro percorso di vita e sul momento che stiamo vivendo.

>> Scopri l’illimity Talk “Let’s talk about space” e inizia il tuo viaggio spaziale nel business <<

spazio illimity talk

Come portare il business oltre i confini

Il 14 dicembre all’interno di StartupItalia Open Summit l’illimity talk let’s talk about space affronterà un tema davvero affascinante insieme a Roberto Vittori, astronauta e generale dell’esercito, e Corrado Passera, founder & CEO di illimity, in collaborazione con Formiche.

Si partirà da alcune domande chiave per scoprire cosa lo spazio e la vita tra le stelle può insegnare nella vita, nel lavoro e nel business:

  • Da dove nasce la voglia di guardare oltre e come si alimenta?
  • Quali competenze servono per affrontare lo spazio e il nuovo mondo del lavoro?
  • Come gestire le relazioni in spazi molto piccoli?

Se nell’ultimo anno il digitale ha vissuto un’accelerazione senza precedenti, ed è servito per lavorare, socializzare, studiare, intrattenerci, insomma per vivere e restare in contatto con il mondo, oggi possiamo guardare oltre. E l’illimity Talk ci porterà proprio lì, nel futuro, nello spazio.

Uno spazio inteso come universo sì, ma anche come concetto grazie al quale approcciarsi a un mondo del lavoro che sta cambiando in modo sempre più veloce e che non sarà mai più come prima.

Lo spazio raccontato da illimity

Ci porterà oltre i confini per guardare il mondo da lontano e farci riflettere sul futuro Roberto Vittori, astronauta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) ed attuale addetto alle questioni spaziali a Washington. Il generale ha al suo attivo tre voli a bordo della Stazione spaziale internazionale, come pilota collaudatore ha accumulato circa 2.500 ore di volo su cinquanta differenti tipi di velivoli, elicotteri e alianti.

Accanto a lui, Corrado Passera, CEO di illimity, laureato in Economia alla Bocconi, ha improntato il suo percorso professionale sulla sfida per l’innovazione: da Olivetti ad illimity, passando per Poste, Intesa Sanpaolo e l’incarico di Governo. È oggi CEO della banca di nuovo paradigma.

Non vedi l’ora di dare uno sguardo al futuro? Iscriviti ora all’illimity Talk!

Gianluca Fracasso Alibaba

Alibaba e la cultura Cinese, raccontate dal Senior Content Manager di AliExpress

  • Lavorare presso il quartier generale ad Hangzhou significa affrontare difficoltà e differenze iniziali rispetto al sistema di lavoro europeo
  • Come fare per comprendere il mindset cinese e creare collaborazioni lavorative? Partiamo da uno sguardo sul gigante dell’eCommerce asiatico

 

Negli ultimi anni abbiamo scoperto AliExpress, il gigante dell’eCommerce asiatico controllato da Alibaba Group. AliExpress unisce imprese cinesi e offre un servizio di vendita al dettaglio a un mercato internazionale, rivolgendosi prevalentemente a compratori europei.

Per comprendere a fondo la cultura cinese ed addentrarci nel cuore di Alibaba abbiamo intervistato Gianluca Fracasso, Senior Content Manager italiano, che attualmente lavora presso il quartier generale ad Hangzhou (China). Gianluca ha raccontato le difficoltà e le differenze iniziali riscontrate rispetto al sistema di lavoro europeo, ha svelato gli elementi fondamentali per comprendere il mindset cinese e ha dato alcuni spunti sul marketing con qualche ipotesi anche su un’improbabile collaborazione con TikTok (ByteDance).

Dall’Europa alla Cina: ecco cosa cambia davvero

Raccontaci cosa fai in Alibaba e come sei arrivato in Oriente

«Attualmente lavoro in Alibaba come Senior Content Manager per una delle nostre app internazionali – AliExpress -, mi occupo con il mio team della localizzazione e UX design, in diversi formati multilingua. Sulla nostra piattaforma puoi trovare diverse promozioni come 11.11 (Single’s Day) e Black Friday – ma sperimentiamo anche format nuovi come giochi online, social e live-streaming.

Lavoro in Cina stabilmente dal 2011. Nei miei primi anni ho lavorato nella pubblicità per agenzie di diverse dimensioni, da agenzie boutique di branding & design, fino a realtà più complesse come Dentsu Aegis dove nel 2015 ho cominciato a occuparmi di Digital Strategy ed eCommerce.

Tecnologia a parte, ho sempre avuto una passione per lingue e culture orientali. Poco più che ventenne ho fatto il primo viaggio in Cina (nota: non fu un grande successo), ma dopo un secondo viaggio zaino in spalla ho praticamente deciso di “mollare tutto” e cominciare a coltivare una carriera in Cina. Il General Manager di una piccola agenzia cinese di Marketing & PR ha avuto la pazza idea di assumermi ed è cominciato tutto da lì».

Quali sono state le prime difficoltà che hai riscontrato in Asia?

«Sicuramente lingua e cultura, che sono due elementi imprescindibili per avere un buon impatto con l’Asia. La lingua cinese è un elemento importante per capire comportamenti ma anche il mindset cinese. E purtroppo si tratta di una lingua molto ardua, dalle molte sfumature.

Adattarsi alla cultura locale di conseguenza non è facile: non vuol solo dire capire usanze e storia del luogo, imparare a usare WeChat e studiare la filosofia confuciana… Vuol dire capire come funziona il sistema Cina, come vengono organizzate le aziende locali, e i processi di decision-making, la leadership, le relazioni sociali, e la strategia degli ecosistemi come Alibaba, Tencent.

Questo è davvero difficile in Cina, e a parere mio il percorso vincente non è cercare di competere o “dominare” contro i colleghi cinesi – anche perché è oramai impossibile – ma cercare di collaborare e imparare dal loro modus operandi».

Quali sono le differenze socio culturali con l’Europa?

«La Cina ha una forte propensione al digitale, i cittadini sono giovani e intraprendenti. Il governo centrale ha una posizione molto stabile e radicata, il che permette di pianificare lo sviluppo strategico in cicli quinquennali. Questo è più difficile per le piccole democrazie occidentali. Insomma, ci troviamo in un momento di forte apertura mentale e ottimismo verso il “futuro”.

Questa è una cosa in cui alcuni paesi europei sono rimasti indietro, perché provenienti da molti decenni di benessere economico e sociale. In un certo senso, in Europa c’è una più forte tendenza a guardare e studiare il passato.

La Cina può inoltre contare su una forte identità collettiva, che si da anni si è sviluppata all’estero anche in America & Europa. Per questo esistono grosse comunità satelliti anche a Singapore, San Francisco, Londra, etc.

Ti cito un aneddoto – quando ho cominciato a lavorare in Cina, il mio primo capo e mentore cinese mi disse una cosa interessante:

In Europa, il governo è povero, e i cittadini sono affluenti.
In Cina, il governo è ricco e potente, ma i cittadini sono poveri…

Ovviamente si tratta di una battuta, e le cose sono piuttosto cambiate negli ultimi dieci-quindici anni (il GDP pro-capite adesso è in rapida ascesa). Ma penso ci sia un fondo di verità, che può provare a spiegare le differenze socio-economiche fra la “piccola” Italia e il gigante che è oggi la Cina».

Alibaba Hangzhou (China)

Business e lavoro in Cina, da Alibaba a TikTok

Quale consiglio daresti a chi come te vorrebbe lavorare in aziende cinesi?

«Considera attentamente quali sono le tue vere motivazioni e inclinazioni. Lavorare in un’azienda cinese in Cina non è decisamente per tutti, comporta sacrifici e molte sfide. Si tratta di un paese lontano, in transizione, non ancora pronto alla multiculturalità.

Allo stesso tempo non bisogna avere paura del diverso; un sacco di aziende cinese sono attive con uffici in Europa, e l’atmosfera di lavoro è spesso amichevole e informale, molto più che in alcune organizzazioni più tradizionali. Questa è un’ottima opportunità per chi vuole saperne di più sulla Cina, senza necessariamente essere sempre in loco.

Individua un settore di tuo interesse, e comincia a cercare opportunità per proporti e collaborare.
Cerca di creare un piano d’azione… e buttati!»

Credi che TikTok potrebbe avviare delle collaborazioni con Alibaba o Aliexpress nel prossimo futuro effettuando campagne di marketing all’interno?

«Al momento TikTok & Alibaba sono due ecosistemi diversi, e in competizione. Quindi Alibaba non ha un forte interesse a portare traffico e condividere dati con TikTok – e viceversa. Vedo la collaborazione (nel senso di partnership strategica) abbastanza difficile.

Entrambi stanno cercando di integrarsi con altre piattaforme minori, per sopperire ai propri punti di debolezza. In questo senso, TikTok ha cominciato a collaborare con Shopify, per poter offrire un touch point di vendita e-commerce sulla propria app.

Viceversa, Alibaba ha bisogno di Facebook & Instagram per avere visibilità “social” verso gli utenti internazionali. In questo senso sì, Alibaba sta cercando di studiare il formato del “short video” e degli influencer di TikTok. Attualmente stiamo cercando di avvicinarci a influencer internazionali, con il fine ultimo di portare più traffico sui nostri canali, ovviamente.

Per esempio in occasione dell’11.11 abbiamo collaborato con Chiara Ferragni su diversi contenuti, post e live streaming – ma questo ha principalmente avuto luogo su Instagram, che per il momento resta il social più adatto a questo tipo di attività.

Seguendo questa direzione, gli influencer di AliExpress potrebbero idealmente monetizzare i loro contenuti, sponsorizzati dai venditori della nostra piattaforma».

Quale percorso di studi hai fatto per lavorare in queste realtà?

«Ho studiato storia e cultura di Cina e Giappone, quindi non ho un titolo di studio estremamente tecnico. Ho poi integrato gli studi in Italia con un periodo di studio e viaggi in Cina, e un corso di marketing in Inghilterra, il che è stato piuttosto utile.

Anche viaggiare da solo in Cina è stato molto formativo… la chiamerei la Università delle “esperienze”. Questo background misto mi ha permesso di arrivare qui con una buona preparazione culturale e psicologica.

Tuttavia lo scenario di business/marketing è molto diverso dalle realtà occidentali, e questo aspetto va quindi imparato sul campo».

Raccontaci la tua giornata di lavoro, come si svolge e che orari e mansioni svolgi?

Come anticipavo in apertura, il nostro team creativo gestisce i contenuti dell’app di AliExpress – localizzata in 18 lingue. Il che vuol dire seguire un fitto calendario di promozioni e attività di marketing. Abbiamo un piccolo team in-house, per facilitare la comunicazione all’interno del quartier generale, dove il cinese è la lingua principale.

Allo stesso tempo, ci affidiamo ad agenzie e copy writers freelance sparsi in tutto il mondo – abbiamo un team a Shanghai e in altri stati esteri. Negli ultimi mesi mi sono occupato di migliorare i nostri processi per la localizzazione, il che ha anche richiesto di assumere e addestrare nuovi collaboratori, durante la crisi del Covid-19.

Impostiamo il nostro lavoro secondo OKR (Objectives & Key Results) e investiamo su progetti solo se ci sono dati numerici a supportare la strategia di business. Per esempio quest’anno c’è una forte tendenza alla gamification e live streaming, con l’obiettivo di aumentare i volumi di vendita sulla nostra app.

Adottiamo uno stile di lavoro abbastanza agile – poche email e molta messaggistica istantanea – e utilizziamo in maggioranza strumenti di lavoro creati da noi stessi in Alibaba – il che ci permette di collaborare facilmente, in alcuni casi anche da remoto.

Ovviamente persistono alcune sfide, legate al nostro ruolo di designers occidentali in una azienda dominata da ingegneri e tecnici cinesi. Ma questo è dopotutto parte dell’esperienza di lavorare in un gruppo complesso come Alibaba!»

Disclaimer: “le opinioni contenute in questa intervista sono di natura personale, e non rappresentato le posizioni ufficiali dell’azienda”.

Frontiers Health 2020: accelerazione globale della Salute Digitale ed ecosistema innovazione in risposta alla pandemia

  • Frontiers Health è una delle principali conferenze globali sulla digital health. L’edizione 2020 si è appena conclusa, con un innovativo format ibrido che ha affiancato lo streaming globale a local hub fisici
  • La pandemia ha chiarito, ancora una volta, che non può esistere economia, e di conseguenza società, senza salute

 

Oggi essere parte dell’ecosistema internazionale della Salute Digitale vuol dire assumere la responsabilità e il compito di trasformare la salute e l’assistenza sanitaria per realizzare un futuro più umano, ovvero sostenibile, accessibile ed equo.

La pandemia ha chiarito, ancora una volta, che non può esistere economia, e di conseguenza società, senza salute. È sempre più evidente come il digitale sia uno strumento strategico che faciliti e, in molti casi, favorisca il rapporto medico-paziente, garantendo così la continuità dell’accesso alle cure non solo per i pazienti Covid, ma anche per tutte le altre patologie i cui trattamenti e terapie sono attualmente stravolti, per cui occorre ripensarne le prospettive.

Un momento importante di dibattito e confronto sul prossimo futuro della salute è stato Frontiers Health, conferenza internazionale sull’innovazione in ambito sanitario, la cui quinta edizione si è tenuta lo scorso 12 e 13 Novembre 2020 con la partecipazione, sia fisica che virtuale, di oltre 1.000 esperti in ambito globale. 

Frontiers Health 2016, vieni a scoprire il futuro della sanità

LEGGI ANCHE: Col Biotech avremo medicina personalizzata e agricoltura sostenibile (e un mercato enorme su cui investire)

L’edizione 2020

Frontiers Health è riconosciuta come una piattaforma unica di discussione su cui le innovazioni nei diversi settori stanno convergendo, provocando una trasformazione radicale. In questi mesi di incertezza,  il team di Healthware, co-host della conferenza, ha lavorato in maniera sinergica con il gruppo di lavoro di Frontiers Health per dar vita ad un’edizione 2020 che fosse ibrida e riuscisse a conservare il suo carattere distintivo di “piattaforma”.

Attraverso la collaborazione con partner internazionali siamo riusciti a combinare lo streaming globale online con eventi e attività svolte in presenza in local hub dislocati in diversi Paesi tra cui Italia, Germania, Finlandia, Malta, Spagna, Svizzera e USA. Ogni hub ha avuto un proprio focus tematico:  Berlino si è concentrata, ad esempio, suii progressi tedeschi alla luce del Digital Healthcare Act; Losanna ha approfondito il tema degli studi clinici virtuali, mentre Helsinki sulle ultime conquiste finlandesi nello sviluppo del vaccino per il Covid-19 e su altre soluzioni innovative. In Italia, come lo scorso maggio in occasione dell’edizione “Fight the pandemic”, l’ Healthware Life Hub di Salerno ha curato la regia del programma dell’intera conferenza.

Quest’edizione 2020 è stata per molti motivi diversa dalle altre a cui finora ho partecipato come Chairman, ma è stato solo un modo diverso di per raggiungere gli stessi obiettivi: scambiare sapere e conoscenza, imparare, ispirarsi e legarsi come community. Non dobbiamo infatti dimenticare, noi attori della filiera dell’innovazione, che l’obiettivo finale della salute digitale è umanizzare l’assistenza sanitaria democratizzando l’accesso, ridisegnando intorno al paziente e rendendo la salute più importante della cura stessa. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo bisogno di una grande spinta collettiva piena di energia, scopo, capacità di scalare ed empatia.

Più di 250 relatori protagonisti di Frontiers Health, tra CEO e fondatori di startup e scale-up, leader del settore delle Life Science, professionisti della salute, investitori e policy maker che hanno contribuito attivamente a generare opportunità, condividere best practices di successo e produrre conoscenza a beneficio di tutta la comunità internazionale della Salute Digitale.
Focus dell’agenda 2020, senza dubbio, la riflessione su come digitalizzare l’assistenza sanitaria per le persone e renderla un pilastro del prossimo futuro, non solo nell’ambito di azione specifica, ma per l’intera società.

I tanti keynotes e gli oltre 60 diversi momenti tra masterclass, tavole rotonde e deep dive hanno fornito una panoramica esaustiva delle innovazioni sanitarie digitali. I principali temi discussi si sono concentrati su sviluppo delle terapie digitali, necessità di politiche sanitarie per promuovere l’innovazione, sperimentazioni cliniche virtuali ad alta tecnologia, soluzioni avanzate centrate sul paziente basate sull’IA (intelligenza artificiale) e sulla realtà virtuale, strategie di investimento e applicazioni della Scienza dei dati in ambito sanitario.

La conferenza è stata aperta dal Dr. Gottfried Ludewig, Direttore Generale Digitalizzazione e Innovazione del Ministero Federale della Salute tedesco, che ha spiegato quanto la salute digitale sia un tema centrale della Presidenza tedesca del Consiglio dell’UE e in Germania, con focus su terapie digitali e l’European Data Space per la circolazione in sicurezza dei dati sanitari in Europa.

A contraddistinguere l’evento una line-up di speaker di altissimo livello tra cui David Benshoof Klein – CEO di Click Therapeutics; Jeff Dachis – CEO e fondatore di OneDrop; Carlos Nueno – Presidente di Teladoc International; Grace Park – Co-fondatrice e Presidente di DocDoc; Kuldeep Singh Rajput – CEO e fondatore di Biofourmis; Andrew Thompson – Amministratore Delegato di Spring Ridge Ventures; David Van Sickle – CEO di Propeller Health.

LEGGI ANCHE: Medicina predittiva e personalizzata: ecco come sarà i futuro nell’Health

Il ruolo dell’innovazione

Dalle storie e dai case history di ciascuna company è emerso fortemente come le tecnologie ci consentano di ripensare la prevenzione, le terapie, l’assistenza sanitaria alla luce della trasformazione digitale e della potenza dei dati. Allo stesso tempo il lavoro di medici e dei professionisti della salute sarà potenziato dalle tecnologie, con la possibilità per il singolo paziente di avere accesso ad un percorso di cura specifico e personalizzato rispetto alle proprie esigenze.

Ampio spazio, come per ogni edizione di Frontiers Health, alle presentazione di startup digitali da tutto il mondo impegnate nella ricerca di soluzioni al Covid-19 e nella gestione di tutte le altre patologie con tecniche innovative di digital health.

Previste 10 sessioni di Startup Discovery virtuali che hanno visto la partecipazione di 50 start-up e scale-up specializzate in terapie digitali e biomarkers, mental health, telemedicina, monitoraggio da remoto, monitoraggio delle malattie e analisi predittiva, diagnostica e rilevamento delle patologie, virtual trials, realtà virtuale, genetica e genomica personale.

Tra le company partecipanti anche l’italiana Paginemediche, rappresentata dal Dr. Emanuele Urbani, medico di Medicina Generale che ha illustrato l’impegno della startup, sin dai primi giorni dell’emergenza sanitaria, nel supportare professionisti del settore medico e pazienti con chatbot per il triage, visite a distanza e telemonitoraggio. Ad oggi sono oltre 11.000 i medici connessi in Italia che hanno gestito oltre 245.000 pazienti con Covid-19 utilizzando la piattaforma Paginemediche. Molte altre le startup italiane presenti all’evento, tra cui PatchAi, 1000Farmacie, ComfTech, GenomeUp, Empatica, Movendo.

lavoro remoto coronavirus

La sostenibilità dei modelli di lavoro distribuito: priorità per le aziende

  • Le aziende devono riconsiderare le strategie relative alle risorse umane
  • La produttività non è stata ostacolata, ma molti dipendenti e collaboratori hanno difficoltà a comunicare in un ambiente distribuito e ibrido
  • Molti dirigenti sono chiamati a far fronte alle fluttuazioni della domanda, a sostenere i dipendenti nel lavoro a distanza

 

Parlare di incremento dello Smart Working in epoca di Covid-19 è quasi una banalità, più che altro il focus va posizionato sulla qualità del lavoro da casa, a prescindere dalla posizione geografica nella quale ci si trova, la keyword di questa transazione è la sostenibilità.

La gestione della forza lavoro remota su larga scala è una sfida. I business model non erano programmati al repentino passaggio del lavoro distribuito. Per sostenere questo modello professionale, le aziende devono riconsiderare le strategie relative alle risorse umane e ai processi  interni consentendo il successo dei dipendenti, in qualità di e Key Performance Indicator e soddisfazione personale.

In merito a ciò sono stati resi noti i dati della ricerca di IBM Institute for Business Value e Oxford, studio inerente l’arco temporale: aprile – luglio 2020.

Ma cosa include la sostenibilità lavorativa? Vediamo insieme alcuni quesiti

elearning e smart working

LEGGI ANCHECome far evolvere l’organizzazione dal Remote Working allo Smart Working: scopri la Guida Interattiva Ninja

Ogni lavoratore ha una serie unica di sfide in base alle proprie circostanze casalinghe. Nonostante le difficoltà, il lavoro quotidiano deve continuare. I dati dello studio indicano che la produttività non è stata ostacolata, ma molti dipendenti e collaboratori hanno difficoltà a comunicare in questo ambiente distribuito e ibrido. Un crescente numero di risorse si rivolge ai leader aziendali per aggiornamenti più chiari e una condivisione delle informazioni semplificata.

Le aziende utilizzano strumenti più collaborativi?

L’adozione è aumentata. La  previsione per il mese di ottobre 2020  ha stimato che il 69,0% delle aziende statunitensi con oltre 100 dipendenti dovrebbe aver utilizzato strumenti di comunicazione e collaborazione digitali. Si tratta di un aumento di 15 punti percentuali rispetto al 2019, quando il 54,0% delle aziende utilizzava in parte tali applicazioni.

Qual è il futuro del lavoro dopo il coronavirus?

La trasformazione del posto di lavoro si sta sviluppando a un ritmo rapido e plasmerà il mondo aziendale per decenni. Il futuro sarà probabilmente un modello ibrido di lavoro remoto e in ufficio in cui i dipendenti hanno una maggiore flessibilità e l’ufficio è riservato per check-in e riunioni occasionali. Alcune aziende stanno già eseguendo programmi pilota per vedere come potrebbe essere un ritorno in ufficio.

Cosa evidenzia la ricerca?

La pandemia ha plasmato molte rigidità regolamentari che ogni azienda adottava, per passare a un modello di dipendenti distribuiti in modo meno brusco. Il  rapporto descrive in dettaglio le migliori strategie rispetto alle persone e ai processi per rendere sempre più sostenibile il lavoro a distanza.

Adattarsi alla sostenibilità del lavoro distribuito è un passo avanti che migliorerà i rapporti umani all'interno dei team.

Metodologia

I dati inerenti al rapporto dell’IBM Institute for Business Value e Oxford Economics intitolato: “COVID-19 e il futuro del business”, coinvolgono 3.450 dirigenti in di 22 Paese che sono stati intervistati telefonicamente tra aprile e luglio 2020 e 13.374 adulti di età superiore ai 18 anni  (di 8 Paesi) 

Alcuni top manager emergenti e particolarmente proattivi, intraprendono azioni volte a restare competitivi per continuare a crescere in termini di sostenibilità.

Miglioramento della scalabilità e della flessibilità operativa

La discontinuità generata dalla pandemia COVID-19 ha dimostrato l’importanza di essere preparati a gestire i cambiamenti. Molti dirigenti sono chiamati a far fronte alle fluttuazioni della domanda, a sostenere i dipendenti nel lavoro a distanza e tenere conto della necessità di ridurre i costi. Lo studio rivela anche che la maggior parte delle organizzazioni sta modificando in modo permanente la propria strategia organizzativa. Ad esempio, il 94% degli Executives prevede di adottare modelli di business platform-based entro il 2022 e molti aumentano la partecipazione agli ecosistemi e alle reti di partner.

Mettere in atto queste nuove strategie potrebbe richiedere un’infrastruttura IT più scalabile e flessibile. Gli Executive si sono già attivati su questo fronte: secondo la ricerca, la tecnologia cloud registrerà una crescita del 20% nei prossimi due anni. Inoltre, i dirigenti migreranno in cloud un numero sempre maggiore di attività, tra cui il customer engagement e il marketing.

Intelligenza artificiale, automazione e altre tecnologie esponenziali per migliorare i flussi di lavoro

La tecnologia dell'Intelligenza Artificiale avrà un ruolo sempre più prioritario, e registrerà un incremento del 20%

LEGGI ANCHEInvestire su sostenibilità e responsabilità sociale oggi è ancora più importante per i brand

La pandemia COVID-19 ha causato l’interruzione di molti flussi di lavoro tradizionali e di processi critici che erano al centro delle organizzazioni. Tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’automazione e la sicurezza informatica possono rendere i flussi di lavoro più intelligenti, reattivi e sicuri – e hanno sempre maggiore priorità secondo i top manager intervistati. Lo studio rivela inoltre che:

  • La tecnologia AI avrà un ruolo sempre più prioritario, e registrerà un incremento del 20%;
  • Il 60% dei dirigenti intervistati ha già accelerato l’automazione dei processi e nel corso dei prossimi 2 anni questa riguarderà tutte le funzioni aziendali; gli italiani, in linea con lo scenario globale, prevedono di introdurre l’automazione in tutte le aree aziendali, con particolare riferimento a quella degli acquisti, dei rischi, della supply chain e della R&S;
  • Il 76% dei dirigenti intervistati prevede di dare la priorità alla sicurezza informatica, che duplicherà il valore rispetto all’attuale.

Si assiste a un incremento degli investimenti in cloud, AI, automazione e altre tecnologie esponenziali: per questo, secondo IBM, è fondamentale tenere conto delle necessità di chi ne fruisce, come ad esempio i dipendenti, garantendo un’esperienza positiva a favore di innovazione e produttività.

La sicurezza sul lavoro, che fino a 2 anni fa rappresentava una priorità per il 2% dei top manager italiani, è destinata ad accrescere progressivamente la sua importanza. Se oggi è oggetto di particolare attenzione da parte del 18% dei dirigenti italiani, si prevede che nel 2022 possa arrivare al 53%.

Guidare, coinvolgere e abilitare in modo sostenibile la forza lavoro

 

Le 5 persone da includere nel tuo digital marketing dream team

La ricerca rivela una rinnovata attenzione verso le persone durante la pandemia, che ha portato i dipendenti a lavorare al di fuori dei contesti abituali e affrontare situazioni di stress e incertezza.

Viene dimostrato come la pandemia abbia modificato le aspettative dei dipendenti nei confronti dei loro datori di lavoro, chiamati ad esercitare un ruolo attivo nel contribuire al benessere fisico e mentale, così come nel fornire la competenza necessaria per imparare a lavorare in modo diverso. Gli Executive collocano il benessere dei dipendenti tra le loro massime priorità.

In questo contesto secondo IBM è fondamentale la presenza di dirigenti che mettano al primo posto il benessere dei dipendenti. I leader empatici sono in grado di incoraggiare la responsabilità personale e stimolare i dipendenti a lavorare in team, applicando metodologie Agile e di Design Thinking e strumenti e tecniche di DevOps. Le organizzazioni dovrebbero anche considerare l’adozione di un modello olistico e multimediale di sviluppo delle competenze per aiutare i dipendenti a sviluppare le abilità comportamentali e le tecniche necessarie per lavorare nella nuova normalità e promuovere una cultura dell’apprendimento continuo.

Le sfide che le aziende oggi si trovano ad affrontare sono in netto aumento, ma sarà proprio il cambiamento a far aumentare i profitti e il valore dei brand, perché adattarsi alla sostenibilità del lavoro distribuito  è un passo avanti che migliorerà i rapporti umani all’interno dei team e avrà ricadute positive in termini economici e sociali per tutto il Paese.

Il quartiere torna ad essere centro con la riscoperta dei piccoli negozi

  • La proliferazione irrazionale di iper e supermercati ha portato, negli ultimi anni, alla chiusura di centinaia, se non addirittura migliaia, di piccoli negozi alimentari
  • La diminuzione dei salari e l’aumento del tasso di disoccupazione hanno richiesto una maggiore attenzione alla spese e una più oculata gestione del portafoglio
  • Fino agli anni 80′ fare la spesa nelle botteghe di paese era assolutamente normale e chi entrava in negozio, lo faceva anche per scambiare “quattro chiacchiere” con un amico oppure con un conoscente

 

La proliferazione irrazionale di iper e supermercati ha portato, negli ultimi anni, non solo allo stravolgimento del tessuto urbano ma anche alla chiusura di centinaia – se non addirittura migliaia – di piccoli negozi alimentari.

Le classiche “botteghe di paese”, di cui spesso sentiamo parlare, con nostalgia e rassegnazione.

L’affermazione della GDO in Italia e la spesa come necessità

Tuttavia, a favorire l’espansione e l’affermazione della GDO in Italia, a scapito delle piccole produzioni artigianali, siamo stati noi.

Proprio noi, che oggi ci lamentiamo di ciò che abbiamo perso.

In realtà, però, la nostra è stata una scelta obbligata: la diminuzione dei salari, infatti, e l’aumento del tasso di disoccupazione – soprattutto tra gli under 30 – hanno richiesto una maggiore attenzione alla spese e una più oculata gestione del portafoglio.

E la GDO, grazie al proprio potere contrattuale – di gran lunga superiore a quello delle piccole realtà commerciali – è riuscita a soddisfare questa necessità, che “fa le pulci” al centesimo.

È cambiato, dunque, il nostro modo di fare ed intendere la spesa, che da occasione di socialità è diventata attività routinaria: camminiamo a passo svelto lungo le corsie, con lo sguardo fisso sulle offerte, segnalate mediante cartellini ed etichette fluorescenti, e riempiamo il carrello di prodotti all’apparenza convenienti, della cui provenienza e composizione raramente ci interessiamo.

Insomma, ci mescoliamo tra la folla, cercando di mantenere, se possibile, l’anonimato. Un tempo, invece, la realtà era ben diversa – come i nostri nonni e genitori ci possono confermare.

Retail et consommation: quel lendemain ?

Il valore sociale del “fare la spesa”

Fino agli anni 80′, infatti, fare la spesa nelle botteghe di paese era assolutamente normale.

La vita si svolgeva principalmente all’interno di piccoli centri urbani, dove ci si conosceva tutti, tanto che molte famiglie venivano identificate con soprannomi spesse volte stravaganti, legati a caratteristiche somatiche o comportamentali del capostipite.

Dunque, era difficile passare inosservati.

E chi entrava in negozio, lo faceva anche per scambiare “quattro chiacchiere” con un amico oppure con un conoscente, magari per ovviare a quella solitudine che oggi attanaglia molti di noi, nonostante le numerose soluzioni per tenerci in contatto.

Una quotidianità più semplice e, senza dubbio, meno pretenziosa di quella attuale, in cui le relazioni umane rivestivano ancora un ruolo importante, fondamentale.

Perfino con i negozianti si tendeva ad instaurare un rapporto sincero, di fiducia reciproca, che sottendeva la certezza di un buon acquisto. Poi, come vuole l’antico proverbio, il pesce grande ha mangiato quello più piccolo, e la “magia” è svanita in una nuvola di bolle.

Vecchie botteghe italiane - Il Post

Il riscatto dei piccoli negozi

Tuttavia, alla trama romantica – e a volte drammatica -, che possiamo costruire attorno ai piccoli negozi alimentari, dobbiamo aggiungere che, pian piano, queste realtà stanno tornando alla ribalta, anche grazie all’aumentata sensibilità delle persone verso temi come la sostenibilità ambientale e il chilometro zero.

Sempre più persone, infatti, ricercano prodotti dal gusto genuino ed autentico, provenienti da piccoli produttori locali che, alla sapienza artigianale, uniscono amore e passione per il proprio lavoro.

Un segnale, dunque, di ritorno alla semplicità, al piacere di conoscere e del mangiar bene, oltre che della socializzazione.

E anche se la GDO continuerà la propria espansione, offrendo una varietà sempre più grande di prodotti, c’è chi, nel proprio piccolo, cercherà di dare valore alle specialità regionali, soprattutto grazie alla propria personalità e alla capacità di “saper raccontare”, senza necessariamente dar adito a superflue forme di competizione.

American Express sostiene i piccoli esercenti » inno3

Piccoli negozi: tra luoghi comuni e falsi miti

E se in questo periodo, in cui gli spostamenti sono stati limitati, proviamo ad entrare nella bottega più vicina a noi, potremmo accorgerci che:

  • I prezzi non sono così alti come ricordavamo, anzi, a volte risultano davvero convenienti;
  • Gli imballaggi spesso sono ridotti rispetto ai supermercati;
  • Andare a fare la spesa a piedi è piacevole, e per una volta possiamo lasciare l’auto in garage;
  • Dal fornaio di quartiere troviamo dell’ottimo pane fresco e dei prodotti tipici di cui ci eravamo dimenticati;
  • Fare la spesa sotto casa ci consente di comprare meno e meglio, e di avere a disposizione prodotti sempre freschi;
  • I proprietari di negozi specializzati possono diventare i nostri esperti di fiducia per la scelta di prodotti e regali;
  • Conoscere di persona i negozianti, le commesse e le cassiere, scambiando quattro chiacchiere, ci rende più umani, vitali e cortesi;
  • Alcuni negozianti si occupano personalmente di consegnare a domicilio il pane o la spesa: un servizio utile per gli anziani, per chi non ha l’auto e in caso di emergenza;
  • Fare la spesa nei piccoli negozi è meno stressante e ci porta ad essere più attenti alla qualità piuttosto che alla quantità.

A volte basta poco per smentire un luogo comune, quanto mai obsoleto. In ogni caso, ad oggi, sostenere un piccolo commerciante, significa anche garantire la sopravvivenza di quella micro-economia, senza la quale la macro-economia non esisterebbe.

social intelligence

Come trasformare i contenuti web e le conversazioni social in dati, informazioni e insight utili per il business

Con l’espressione Social Media Intelligence si intendono tutte le analisi che utilizzano i contenuti prodotti in rete dagli utenti attraverso ogni tipo di fonte web e social per scoprire il “mood” espresso dal popolo della rete rispetto alla propria azienda e ai competitor. Non solo, questi dati sono essenziali per intercettare nuovi trend ed esigenze di mercato. Per i brand e le imprese, la Social Media Intelligence è uno strumento importante poiché consente di attivare strategie digitali mirate ottimizzando i budget investiti.

In questo scenario Extreme – azienda italiana specializzata nella web e social media data intelligence – ha saputo cogliere l’opportunità per progettare e fornire servizi innovativi e completi, al pari dei propri competitor internazionali, mirati anche alle PMI soprattutto in ambito italiano.  

social intelligence

Un progetto ambizioso quello di Extreme, che prende forma nel 2003 e che dopo tre anni di attività di ricerca e sviluppo avvia il suo percorso nel mondo del web e della social media data intelligence.

In oltre 10 anni di attività, con oltre 300 progetti realizzati nel mercato nazionale e internazionale e oltre 1000 attivazioni dei suoi servizi di social intelligence, l’azienda ha messo a punto un sistema integrato di tecnologie, analisi dati, metodologie di lavoro e automazione che sfrutta la forza dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione continua.

Weblive 4.0, la piattaforma che analizza i big data

 Gli strumenti di ascolto e analisi che l’azienda mette a disposizione sono tantissimi:

  • soluzioni per monitorare l’analisi dei contenuti e delle immagini su web e social
  • servizi per l’influencer marketing
  • progetti di analisi e ricerche di mercato
  • data rooms labs, progetti di ricerca e osservatori di mercato
  • API stream data “as a service” per system integrator
  • analisi delle immagini e analisi real time degli stream video

Oggi attraverso l’utilizzo della piattaforma Weblive 4.0 è possibile comprendere e monitorare in maniera agevole e funzionale tutto ciò che accade sui social e sul web grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale in grado di esplorare e analizzare ovunque e in maniera automatica milioni di contenuti in tempo reale costituiti da testi e immagini provenienti da siti di news, blog, forum, canali social come TikTok, Twitter, Instagram, Facebook, YouTube, Reddit, LinkedIn, Pinterest, Tumbler e molto altro ancora, sempre nel rispetto del GDPR e dei vincoli imposti dalle diverse piattaforme social. 

Weblive 4.0 oltre a svolgere le attività di monitoraggio e analisi a livello globale delle diverse fonti web e social consente anche di creare e condividere grafici, dashboard e report immediati, scoprire e misurare cosa accade online su temi, campagne, prodotti, brand, hashtag e competitor del proprio mercato di rifermento.

social intelligence

Social Media Intelligence e il potere delle immagini

Se un’immagine vale più di 1.000 parole, gli oltre 3 miliardi d’immagini che ogni giorno vengono condivise sui social media hanno molto da dire. La conversazione dei consumatori in rete è infatti sempre più visiva. In tutti i canali, il modo in cui gli utenti dei social media “parlano” di marchi, prodotti e di qualsiasi altro argomento ha molto più a che fare con la fotocamera dello smartphone che con le tastiere.

Per questo la piattaforma Extreme WebLive 4.0 integra un potente motore di analisi delle immagini in grado di comprenderne il contenuto, riconoscere oggetti, celebrity e loghi.

Chi ha già scelto i servizi di Extreme?

Extreme si propone con un modello di business che punta alla flessibilità dei servizi e dell’offerta commerciale, alla qualità del supporto per i clienti e alla formazione.

Sono tante le aziende che collaborano con Extreme impegnate in diversi settori, come pure le organizzazioni e la pubblica amministrazione centrale e locale. Nel tempo sono stati avviati progetti in partnership con il mondo accademico nazionale e internazionale ma anche attività di ricerca e complessi progetti on premises in contesti mission-critical.

Come ottenere il massimo dalla Social Media Intelligence

La raccolta dei dati dal web e dai social media, con la piattaforma WebLive 4.0 comporta diversi vantaggi e consente alle aziende e ai brand di essere più incisivi e competitivi nel mercato.  Ciò consente di estrapolare conoscenza e dati rispetto al “mood” espresso dalla rete.

Cosa è possibile monitorare e analizzare?

  • Analisi Competitiva
  • Strategia creativa
  • Ricerca di prodotto

L’importanza della Web e Social Media Intelligence

L’overflow informativo che caratterizza il nostro tempo fluido non può più essere sottovalutato o ascoltato in maniera discontinua e disaggregata.

Osservare, porre attenzione, raccogliere feed, tracciare trend, definire nuove strategie e raggiungere obiettivi sempre più complessi deve diventare un modus operandi di ciascuna realtà. Ecco perché dotarsi di piattaforme intelligenti come Weblive 4.0 può significare partire con il piede giusto!

podcast

Nuove Generazioni in ascolto: il podcast è il canale del futuro

  • Ascoltatori sempre più giovani e presenza sempre più nutrita di professionisti
  • I “podcast lovers” sono profili socio-culturalmente qualificati, attenti e ricettivi ai contenuti

La bulimia del video inizia ad avere un’alternativa anche nel pubblico giovanile. Lo dicono i dati dell’ultima ricerca IPSOS “Digital Audio Survey” 2020, che ha confermato ancora una volta i tassi di crescita con un aumento del 4% del numero di ascoltatori di podcast nell’ultimo mese. Ma salta all’occhio da subito che su 8,5 milioni di ascoltatori mensili il 52% è rappresentato da giovani ascoltatori under 35 e un 19% di studenti.

È in forte aumento quindi l’abilità da parte del podcasting di intercettare un target sempre molto ricercato nella competizione così forte che esiste nel panorama digitale. Non solo, in ottica di employer branding e coinvolgimento di profili specializzati è interessante notare, stando ai dati della ricerca, quanto il podcast sia una piattaforma utile a comunicare con target qualificati, istruiti e curiosi, seppure distratti da tantissimi altri stimoli “videoformi”: il 61% ascolta un episodio per l’intera sua durata (rispetto al 45% del 2019) e il 71% un’intera serie.

Il target analizzato dalla ricerca vede complessivamente una platea di consumatori attenti e ricettivi, che si dimostrano influencer nei confronti dei propri pari di generazione (il 75% da con continuità consigli su film, giochi e musica), ma anche sensibili all’innovazione e alle dinamiche della premiumness (il 60% tende a preferire prodotti e servizi premium piuttosto che standard o free). La relazione con il brand, inoltre, è ancor meglio sottolineata dalle capacità di ricordare le pubblicità ascoltate durante la fruizione (69% del campione) in aumento sui podcast interamente centrati su un brand sponsor (29% rispetto al 26% della rilevazione 2019) e dalla capacità di attivazione/conversione rispetto all’acquisto di un prodotto o servizio (la metà degli ascoltatori compie un’azione verso il brand di cui ha ascoltato il podcast e il restante cerca informazioni, ne parla con amici e conoscenti e per una decima parte acquista).

La scelta di ascoltare un podcast è sempre guidata dall’interesse per argomenti specifici, anche rispetto alla presenza di un host più o meno riconosciuto; ma a confronto con lo scorso anno cresce anche l’effetto di condivisione e amplificazione di quei contenuti sui social da parte degli ascoltatori. Il 22% degli intervistati afferma, infatti, di aver visto un post che pubblicizzava il podcast sui social con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente.

LEGGI ANCHE: Podcast revolution: raddoppia il consumo su Spotify

Se vogliamo scoprire la prossima evoluzione di questi trend è utile guardare al mercato americano, dove si è già sviluppata largamente la cultura del podcasting, in maniera particolare nella fascia giovanile di popolazione: le statistiche sui podcast 2020 di Edison Research e Triton Digital sono state recentemente pubblicate come parte dello studio annuale “The Infinite Dial” è indicato che la metà (49%) degli americani di età compresa tra 12 e 34 anni ascolta almeno un podcast al mese rispetto al 42% del 2019 (prevalentemente su Spotify). Negli States, a livello scolastico e universitario, non è infatti insolito per gli studenti ricevere da parte degli insegnanti, oltre ai libri di testo, anche una serie di contenuti podcast da ascoltare.

Per spiegare questo felice binomio tra nuove generazioni e podcasting non dobbiamo pensare in maniera riduttiva al solo utilizzo dello strumento smartphone come facilitatore della diffusione (poiché non si tratta ormai di una sola prerogativa giovanile – ed inoltre, tra i dati IPSOS 2020 spicca sempre di più anche l’utilizzo degli smart speaker con un 15% rispetto al 9% dell’anno precedente) semmai nella ricerca di nuove frontiere di espressione da parte dei più giovani e nella potenza evocativa che risiede nell’audio, il quale avvicina notevolmente alla fruizione di contenuti autentici ed emozionali attraverso il potere della voce.

Un po’ come nel fenomeno delle radio libere degli anni ’70, un motivo di diffusione attraverso il target giovanile è individuabile probabilmente nell’opportunità, praticamente alla portata di tutti, di diventare producer di contenuti originali, “radiofonici” e alternativi rispetto alla carriera di vlogger/youtuber.

Il podcast, al contempo, si dimostra essere anche uno strumento di digital wellbeing. Indipendentemente dalla generazione di appartenenza, questo periodo storico ha permesso agli utenti di scegliere e fruire un canale diverso che aiuta a distaccare dal dispendio energetico, e dai disturbi dell’attenzione, che provoca l’esposizione agli innumerevoli video digitali e agli stimoli dei social network. Questa lettura è ulteriormente confermata dall’indagine IPSOS già citata, che descrive una fruizione multitasking (“ascolto podcast mentre navigo, sbrigo faccende domestiche, mangio, bevo, cucino”) da parte degli ascoltatori che sicuramente resta prevalente, ma che aumenta significativamente anche per il «tempo esclusivo» dedicato all’ascolto (“mentre mi rilasso o non faccio altro”) per un significativo 23%.

La pandemia ha sicuramente accelerato questa dinamica e anche in futuro, quando si tornerà a fruire di più dei podcast in mobilità, alcune abitudini di ascolto domestico (attraverso gli smart speaker, in casa la sera) rimarranno, con un’ulteriore opportunità di crescita dell’audio.

In termini distintivi tra Gen Z e Millennials, durante la primavera di quest’anno la pandemia ha evidenziato quanto, secondo i dati del Global Web Index, siano stati i giovani maggiori di 25 anni ad incrementare del 20% il consumo di podcast rispetto ai “cugini” più giovani (11%), ma sarà interessante osservare nei prossimi mesi se i giovanissimi inizieranno a dedicarsi maggiormente al podcasting oppure tenderà a rimanere uno strumento ad appannaggio di laureati e junior professional.

intelligenza artificiale marketing ads agency

La creatività non è morta, ma oggi si fonde con AI e Tech

  • L’intelligenza artificiale si fonde con la creatività e viene usata in mondi e modi non convenzionali
  • La creatività non è morta: si fonde col tech, che la supporta per essere al passo coi tempi

 

L’avete vista tutti Futurama, la sitcom statunitense creata da Matt Groening e trasmessa da FOX (negli USA) e su Italia 1 (in Italia).

Philip J. Fry, il protagonista, fattorino di una pizzeria, finisce accidentalmente in una capsula per il sonno criogenico, risvegliandosi mille anni dopo. Ha un robot come migliore amico, Bender.

Tra navicelle e avventure nello spazio, la sitcom è andata avanti per ben otto stagioni.

Spesso irriverente, induceva riflessioni su quello che avrebbe potuto essere il futuro.

No, oggi i tempi non sono maturi abbastanza per avere un robot come migliore amico, ma per l’automazione assolutamente sì.

Ads & Automation

Automation. Dove? È un po’ trasversale: dall’automotive all’health, dall’energia allo spazio. Ed è da qualche anno che se ne parla anche nell’advertising e nella comunicazione.

Qual è il futuro delle agenzie di comunicazione e dell’advertising?

In effetti, il destino delle agenzie, nella configurazione di come siamo abituati a conoscerle oggi, potrebbe essere profondamente segnato se non dovessero trasformarsi per rispondere alle nuove esigenze, stando al passo con le nuove tecnologie di automazione.

intelligenza artificiale agenzie ads

LEGGI ANCHE: L’intelligenza artificiale può aiutarci a sconfiggere la povertà

Machine learning, intelligenza artificiale (AI) e l’accesso a molteplici informazioni e sorgenti di dati stanno cambiando tutti gli aspetti del mondo dell’ads.

Facciamo però un passo indietro. Partiamo dalle basi: un compito ripetitivo può essere automatizzato. Le macchine, in effetti, saranno in grado di fare meglio e in minor tempo.

Secondo un report di Forrester, AI e automazione faranno sì che le advertising agency gestiranno più task con meno personale già durante il 2021.

E il trend continua verso questa direzione: l’11% delle agenzie creative sarà automatizzato entro il 2023.

Artificial intelligence marketing

Sempre Forrester prevede che le ads agency statunitensi taglieranno 52.000 posti di lavoro e le principali holding taglieranno 49.000 dipendenti a livello globale.

Con meno lavoratori le agenzie aumenteranno i loro investimenti in AI e automazione per gestire una più ampia gamma di attività.

Ampia perché la crisi sanitaria ha costretto e costringerà (anche per il prossimo anno) la clientela delle agenzie a essere molto intraprendente e sofisticata nelle campagne di marketing.

In effetti, si prevede che i marketers B2C aumenteranno la spesa per il marketing di fidelizzazione (l’aumento previsto per il prossimo anno è del 15%), riducendo il marketing basato su prodotti e prestazioni.

C’è chi parla di AI marketing, ovvero di Artificial Intelligence Marketing. Si tratta del settore del marketing che utilizza tecniche di AI per interagire con i clienti, migliorare la comprensione del mercato e suggerire azioni da intraprendere per affinare la strategia.

intelligenza artificiale marketing ads agency

LEGGI ANCHE: 5 buoni motivi per scegliere la Marketing Automation

L’agenzia del futuro, dunque, attraverso l’AI è in grado di ottimizzare il processo creativo, rendendo la comunicazione sempre più mirata e personalizzata.

E non abbiamo ancora considerato app e social!

Già. Si stima che tre quarti dell’intera popolazione internet (oltre 4 miliardi) saranno “mobile only” entro il 2025. Le principali app di messaggistica, cioè Whatsapp, FB Messangers, Wechat e Viber hanno superato per numero di utenti attivi le quattro principali app social: FB, Twitter, Linkedin e Instagram.

Inoltre, l’accesso ai social network da mobile è in forte crescita: 2,5 miliardi di utenti nel mondo. Mentre sono 28 milioni gli Italiani che accedono a Facebook da smartphone almeno una volta al mese.

Risultato? Facebook punta sull’intelligenza artificiale e chat robot per sviluppare brand experience coinvolgenti basate sulle conversazioni.

Sì, sono quasi ormai lontani i tempi in cui team di creativi erano composti solo dai copywriter e dall’art director. Oggi è abbastanza frequente contemplare nei team delle agenzie anche la figura del data analyst e del creative technologist.

Be tech, be creative

Qual è il risvolto della medaglia? Insomma, qual è il downside di tutto ciò?

So cosa state pensando: potrebbe essere la fine della creatività?

Si sa, l’ambiente delle ad agency è sempre stato un po’ reticente nei confronti dell’hi-tech. Come se il tech non fosse “creative friendly”. Sì, perché vi era l’abitudine di confrontarsi con i dati e i numeri solo alla fine di un processo creativo, non prima, a monte.

Oggi, invece, un messaggio si cambia al volo e in tempo reale si misura l’impatto delle scelte creative sui consumatori.

L’esempio è Alibaba che per il Blackfriday del 2019 ha prodotto 400 milioni di varianti per uno stesso messaggio pubblicitario, grazie ad un uso pesantissimo di algoritmi che permettono di realizzare versioni diverse di uno stesso messaggio.

intelligenza artificiale marketing agenzie ads

Inoltre, con l’AI, i messaggi che funzionano vengono usati sempre più spesso, mentre tutto ciò che non funziona viene cancellato dalla memoria del software, che impara e valorizza l’esperienza.

Più che contro la creatività, sembra che il tech sia a supporto della stessa.

Non credete, perciò, all’alternatività delle due cose. Piuttosto, oggi più che mai, si tratta di aspetti interconnessi dell’ad e della comunicazione.

Beh, certo, forse tra qualche anno ci ritroveremo a raccontare i nostri segreti a BFF come Bender, ma per il momento la creatività è ancora salva.

Social Media per il Black Friday: ecco le tecniche usate da chi ha creato le migliori campagne

  • Folle in attesa davanti ai negozi per tutta la notte, lunghe code e visite da record nei negozi fisici non sono scene che vedremo nel 2020
  • I Social Media sono stati ottimi alleati per tutti quei brand che hanno deciso di prepararsi al meglio online per il Venerdì più nero di sempre

 

Il giorno dopo il Ringraziamento negli Stati Uniti, ovvero il Black Friday, è da sempre il sogno di chi ama lo shopping. E da qualche anno questa tradizione è dilagata anche in Italia. Quasi tutte le aziende, ormai, offrono sconti e altri incentivi per fare acquisti. E i clienti possono iniziare a pensare ai regali di Natale per i loro cari e per loro stessi a prezzi speciali.

Quella che era iniziata come una tradizione americana è oggi un fenomeno mondiale. I consumatori di tutto il mondo si aspettano grandi offerte e i marchi non si fanno attendere e le offrono. A causa della pandemia globale, lo shopping di quest’anno è stato sicuramente diverso da quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Folle in attesa davanti ai negozi per tutta la notte, lunghe code e visite da record nei negozi fisici non sono scene che vedremo nel 2020, l’anno del distanziamento sociale. Il più grande evento di shopping si è spostato in uno spazio più sicuro dal punto di vista sanitario: Internet e i social media.

Per analizzare meglio il fenomeno, che fino allo scorso anno prevedeva due giornate di shopping ravvicinate, una reale nei negozi locali (il Black Friday) e una virtuale (il Cyber Monday), ma che quest’anno si è trasformata in un periodo di cyber shopping più lungo e dilazionato nel tempo, abbiamo scelto le migliori campagne social e ne abbiamo analizzato le tattiche che si sono rivelate vincenti.

>> Dalla Digital Strategy al Social Media Marketing, tutti i Corsi e Master Ninja Academy scontati oltre il 50%! Scopri il Black Friday di Ninja Academy, solo 100 coupon disponibili <<

1. Preparare una guida per i regali

La fine di novembre è di solito il periodo dell’anno in cui la gente inizia a pensare allo shopping per le feste. L’eccitazione natalizia inizia a prendere il via e navigare in rete alla ricerca di idee regalo diventa un allegro passatempo.

Le guide ai regali, ben confezionate, sono il modo perfetto per attrarre utenti occasionali: sono contenuti ricchi ed esteticamente piacevoli e forniscono un valore reale con i loro suggerimenti.

Chi le ha pubblicate sui social media con qualche giorno di anticipo sul Black Friday ha dato ai follower il tempo di scegliere ed essere pronti per l’acquisto.

2. Creare senso di urgenza

Se si tratta di programmare “in anticipo”, bisogna anche cercare di creare un senso di urgenza intorno alle offerte del Black Friday. Iniziare in anticipo consente di informare i clienti che quello che si sta pubblicizzando sarà disponibile solo per un tempo limitato o fino a esaurimento scorte.

Le persone saranno spinte a fare acquisti non appena l’offerta diventerà disponibile, non un minuto dopo. Per mantenere alta l’eccitazione è bene dare a chi ci segui sui social anche un’anteprima di ciò che potranno godersi in sconto. ai follower una sbirciatina a ciò che sta arrivando.

eMail marketing, post del blog e, naturalmente, post sui social media sono i canali ideali per farlo. Includere un conto alla rovescia e comunque essere creativi nel rivelare a poco a poco le offerte è il segreto, e in questo le Instagram Stories possono rivelarsi uno strumento straordinario.

3. Infondi entusiasmo

Sì, quest’anno non è certo dei migliori e tutti non vediamo l’ora che finisca, ma chi l’ha detto che non possano esserci grandi occasioni nascoste anche dietro gli ostacoli? Per comunicarlo ai tuoi clienti e potenziali tali, il Black Friday è il giorno giusto per parlare con un tono di voce festoso e positivo.

In fondo stiamo parlando di godersi prodotti e servizi a un prezzo scontato, qualcosa da festeggiare finalmente può esserci!

4. Aggiungi omaggi agli acquisti

Chi non ama i regali? Il Grinch, probabilmente. Non preoccupiamoci di lui, però. È lecito supporre che i tuoi clienti saranno felici di ricevere un omaggio.

Se hai pensato ad aggiungere regali supplementari agli acquisti come parte della strategia per le feste, i social sono il posto ideale per comunicarlo, fallo sapere.

LEGGI ANCHE: Black Friday e Cyber Monday aiuteranno a compensare le perdite dell’offline?

5. Sfrutta la potenza di Instagram Shops

Durante il Black Friday ogni utente di Instagram è a caccia di offerte. Ecco come portare l’esperienza di acquisto direttamente nei loro feed, sfruttando al massimo la funzione Instagram Shopping.

La feature permette ai brand di creare cataloghi di prodotti e di presentare gli articoli nelle collezioni. La creazione di un negozio è gratuita e semplice, ma deve essere sottoposta a una revisione che di solito richiede alcuni giorni, quindi bisognava assicurarsi con anticipo di aver preparato il proprio negozio per il Venerdì Nero. Se quest’anno non hai fatto in tempo, tienilo a mente per il prossimo.

Suggerimenti extra

Una volta messa a punto una strategia social forte per il Black Friday, tutti questi brand hanno iniziato a generare buzz intorno alle loro offerte in anticipo. Conto alla rovescia, liste e hashtag sono stati tutti ottimi strumenti per farlo!

Una volta che le promozioni sono online, poi, bisogna assicurarsi che il team sia pronto e disponibile a fornire agli acquirenti un servizio clienti straordinario sui social media. Tassi di risposta brevi e risoluzione rapida dei problemi sono strumenti potenti per massimizzare le vendite, anche in queste giornate di shopping online.