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Cina, l’Antitrust valuta sanzione record per il gigante del fintech Alibaba

La Cina progetta di domare il gigante tecnologico Alibaba Group Holding Ltd., società fondata dal magnate Jack Ma, versione cinese di Amazon.com Inc.

Secondo alcune fonti, l’Autorità di regolamentazione cinese starebbe ipotizzando anche la cessione di alcuni asset aziendali non legati alla vendita online, oltre alla multa, la più alta nella storia della Cina, che supera i 975 milioni di dollari, cifra che Qualcomm Inc. ha pagato nel 2015 per pratiche anticoncorrenziali.

Alibaba sarà tenuta, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, a porre fine a una pratica che è stata soprannominata “er xuan yi” – letteralmente “scegli uno su due” – in base alla quale, secondo i regolatori, il gigante della tecnologia ha punito alcuni commercianti che vendevano beni su entrambe le piattaforme, Alibaba e le sue rivali come JD.com.

La Cina ridimensione le spinte monopolistiche dei giganti del fintech

Pechino sarebbe determinata, infatti, a combattere le tendenze monopolistiche di gruppi privati, le cui piattaforme di vendita online sono utilizzate da centinaia di milioni di cinesi.

Nel mirino del regime cinese, da oltre un anno insieme alla sua società Ant Group., Jack Ma, l’uomo d’affari più famoso in Cina, con un patrimonio valutato in 58 miliardi di dollari, che nel 1999 ha fondato la società di eCommerce Alibaba in un appartamento di Hangzhou con pochi soldi presi in prestito da amici, dopo un viaggio negli Stati Uniti, intuendo l’opportunità dello scambio di merci online.

alibaba

Jack Ma, founder e ceo di Alibaba

L’ascesa del magnate Jack Ma, oggi nel mirino del regime cinese

Da lì una veloce ascesa per il fondatore Jack Ma, simbolo in Cina del self made man, pioniere del pagamenti elettronici da smartphone, con il servizio Alipay.

L’azienda di e-commerce dovrà affrontare un trattamento più delicato rispetto alla sua affiliata Ant Group Co, a condizione che prenda le distanze da Jack Ma.  I regolatori cinesi si sono già scontrati duramente con Ant, che considerano un rischio per il sistema finanziario, costringendola a fare cambiamenti che ne ostacoleranno gravemente prospettive.

Alibaba, tuttavia, sembra destinata a un trattamento più delicato. Secondo alcuni funzionari, Pechino non vorrebbe schiacciare una centrale tecnologica popolare sia tra le famiglie cinesi che tra gli investitori globali, a patto che si dissoci dal suo fondatore e si allinei più strettamente con il Partito Comunista.

L’Amministrazione statale per la regolamentazione del mercato, non prevede misure tese a paralizzare l’azienda, le cui attività includono vendita al dettaglio online, intrattenimento, media e cloud computing. A differenza di Ant, che le autorità di regolamentazione individuano come “un disgregatore e una minaccia alla stabilità del sistema finanziario”, Alibaba è considerato l’orgoglio della Cina, una vetrina per l’innovazione tecnologica, vitale per l’economia della nazione. L’anno scorso circa 780 milioni di consumatori cinesi, ovvero metà della popolazione del paese, hanno effettuato acquisti tramite le piattaforme dell’azienda.

Adesione all’agenda politica della Cina e correzione comportamento anticoncorrenziale

Duplice sfida per Alibaba: correggere il comportamento anticoncorrenziale asserito dalle autorità di regolamentazione e aderire all’agenda politica del governo. La pressione riflette la volontà della leadership del presidente cinese Xi Jinping di imporre prerogative stataliste sull’economia.

Un’incertezza normativa che sta destabilizzando Alibaba, le cui azioni, quotate a New York e Hong Kong, hanno perso più di 200 miliardi di dollari, ovvero un quarto del loro valore di mercato, dalla fine dello scorso anno dagli inizi della repressione dei leader cinesi nel riconfigurare il proprio rapporto verso i giganti hi-tech del Paese, sottolineando la “preoccupazione per la sicurezza nazionale” per l’enorme posse dei dati, gli enormi profitti e gli effetti in tutti gli aspetti della vita cinese.

Lo stato sostiene l’innovazione e lo sviluppo delle società di piattaforme”,

ha affermato lo scorso 5 marzo il premier cinese all’apertura del Congresso Nazionale del Popolo, evidenziando tuttavia che i giganti dell’innovazione dovranno, allinearsi con lo stato sostenendo cause come l’alleviamento della povertà.

Obiettivo, quindi, impedire alle grandi aziende tecnologiche di monopolizzare il credito e le altre risorse, rafforzando gli sforzi antimonopolio e prevenire l’espansione disordinata del capitale”.

Alibaba in valore finanziari: transazioni per 1 trilione di yuan

Il valore totale delle transazione della merce venduta tramite le piattaforme online cinesi di Alibaba, secondo l’azienda, consiste in 1 trilione di yuan (circa 153,7 miliardi di dollari) secondo le proiezioni al 31 marzo, chiusura dell’anno fiscale.

Con oltre 110.000 dipendenti, Alibaba vanta un’attività di intelligenza artificiale in rapida espansione ed è uno dei principali fornitori cinesi di cloud storage, settori considerati fondamentali per il futuro della Cina (core commerce 62 miliardi; cloud computing 5,7 miliardi; media digitali e divertimento 3,8 miliardi di dollari; tot 949 milioni per l’anno fiscale che termina il 31 marzo 2020).

Secondo le persone vicine all’azienda, l’ufficio personale di Jack Ma avrebbe sospeso la maggior parte delle interazioni con il Comitato centrale del partito con cui era in contatto regolare. Il dipartimento di pubbliche relazioni di Alibaba avrebbe istituito un ufficio per definire un’immagine pubblica che molti regolatori hanno considerato arrogante.

Nel 2015, pochi mesi dopo che Alibaba è stata quotata in borsa alla Borsa di New York in quella che all’epoca è stata considerata la più grande vendita di azioni al mondo, il principale regolatore di mercato cinese ha criticato i suoi sforzi per eliminare le merci contraffatte dalle sue piattaforme.

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Presidente cinese Xi Jinping

Il conflitto tra Jack Ma e il Partito

Un primo accenno che Jack Ma stesse perdendo il favore di Pechino è arrivato alla fine del 2018, quando il presidente cinese Xi Jinping ha invitato circa 50 imprenditori (tranne Jack Ma) a confutare le critiche secondo cui le sue politiche stessero danneggiando il settore privato. Il gruppo includeva Pony Ma, fondatore di Tencent Holdings Ltd., rivale di Alibaba e proprietario della popolare app WeChat; Robin Li, capo del motore di ricerca Baidu Inc.; Lei Jun, co-fondatore del produttore di smartphone Xiaomi Corp, sottolineando successivamente la missione dell’autorità cinese di trasformare la Cina in una “potenza di Internet“.

Un rapporto divenuto più conflittuale nel maggio del 2020 quando l’Amministrazione cinese per il cyberspazio ha sottolineato in un report, indirizzato alla leadership cinese, quanto Alibaba avesse usato “il capitale per manipolare l’opinione pubblica“.

Autorità e i rivali convinti, quindi, che Alibaba stia usando le sue partecipazioni nei social media, nelle società media e nel suo dipartimento di pubbliche relazioni, per fare pressione contro le politiche governative.

Intanto Jack Ma, scomparso dalle scene dopo il forum economico di Shanghai del 24 ottobre scorso, in cui aveva pesantemente criticato  il sistema bancario cinese, ha già gradualmente ridotto la sua partecipazione in Alibaba, detenendo meno del 5% a luglio. Si è ritirato da presidente di Alibaba nel 2019, sebbene abbia mantenuto un’influenza significativa sull’azienda. Rimane l’azionista di controllo di Ant.

Alla fine gennaio, è riemerso in un video pubblicato online da Tianmu News, in dialogo con gli insegnanti rurali in un evento filantropico. Alibaba ha venduto con successo le sue obbligazioni all’inizio di febbraio. Una parte dei proventi, ha detto la società, sarà utilizzata per progetti che coinvolgono “edifici verdi, in risposta alle crisi Covid-19, energie rinnovabili“, tutte priorità del governo.

Le sfide future per Alibaba

Alibaba dovrà ancora affrontare delle sfide. Una legge sulla sicurezza dei dati potrebbe costringerla a fornire i dati dei consumatori al governo centrale. La società ha ricevuto di recente un certificato governativo che lo riconosce come un “modello” per sradicare la povertà. Nel frattempo, Jack Ma è stato escluso da un elenco di dirigenti d’azienda compilato dallo Shanghai Securities News controllato dal governo. Il messaggio che la Cina vuole trasmettere è di seguire non l’uomo, ma il Partito.

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Arriva Levissima R-PET: la prima bottiglia in plastica riciclata

Un impegno concreto per un mondo più sostenibile è quello che Levissima mette in atto producendo la prima bottiglia realizzata con il 100% di plastica riciclata. Dopo essere stata la prima in Italia ad aver lanciato il BIO based PET nel segmento bevande non alcoliche, l’azienda attua ora una rivoluzione nel ridurre l’utilizzo di materie prime.

Grazie alla nuova normativa entrata in vigore a gennaio 2021, si è reso possibile l’utilizzo di bottiglie e vaschette ad uso alimentare in Pet riciclato fino al 100%, ampliando il limite fissato al 50% della precedente legge.

La prima bottiglia riciclata al 100%

Levissima da sempre impegnata nella tutela dell’ambiente e nella promozione di una economia circolare, si è quindi immediatamente attivata e ha realizzato la prima bottiglia di acqua minerale in Italia composta da Plastica PET riciclata al 100% (RPET 100%).

Siamo orgogliosi di essere i primi realizzare una bottiglia fatta con il 100% di plastica riciclata (R-PET), che rappresenta un grande passo avanti per Levissima e un impegno concreto per un mondo più sostenibile, nei confronti di coloro che hanno a cuore il riciclo e l’utilizzo delle risorse. Un traguardo che si lega al progetto Regeneration, il piano di sostenibilità con cui Levissima coinvolge le persone in un percorso di consumo responsabile e di tutela dell’ambiente, a partire dall’educazione al corretto riciclo.

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Spiega Stefano Marini, CEO Sanpellegrino Group Nestlé:

La plastica, se adeguatamente riciclata, non è un rifiuto, ma una risorsa da cui possono nascere nuove bottiglie o oggetti utili per la comunità: per rendere ancora più visibile questo impegno, l’etichetta delle bottiglie Levissima RPET 100% contiene un forte messaggio: “Ricicliamo Insieme”. Siamo orgogliosi di mettere a disposizione la forza del nostro brand per comunicare un messaggio così importante.

Il termine R-PET (Recycled polietilene tereftalato) indica un polimero ottenuto attraverso processi di recupero e riciclaggio del comune PET post consumo utilizzato per contenere alimenti. Si tratta di un materiale identico per qualità, sicurezza e resistenza al PET tradizionale, che è uno dei materiali migliori in grado di mantenere inalterate le caratteristiche uniche di purezza originaria dell’acqua minerale, garantendo che arrivi sulle tavole dei consumatori così come sgorga alla fonte. Il R-PET, inoltre, come il PET vergine, può essere riciclato un numero di volte quasi infinito.

In questo modo, ogni bottiglia può rientrare nel ciclo produttivo come componente di valore per la tutela e il rispetto dell’ambiente. Il PET riciclato, infatti, permette di abbassare i valori dell’impronta di CO2 legata alla produzione: secondi i dati del The New Plastics Economy Global Commitment 2019 Progress Report, la produzione di 1 tonnellata di R-PET consente di risparmiare cinque barili di petrolio ovvero di 1,6 tonnellate di CO2, l’equivalente di quanta CO2 produce una citycar che percorre quasi 15.000 chilometri in un anno.

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Concetto che sposa Coripet a cui aderisce il Gruppo Sanpellegrino. Coripet, è, infatti, il consorzio volontario, riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente – tra imbottigliatori, converter e riciclatori – che si occupa della raccolta e del riciclo delle bottiglie in PET in nuove bottiglie con l’obiettivo di trasformare un potenziale rifiuto in una preziosa risorsa da immettere nuovamente nel ciclo produttivo attraverso un approccio di economia circolare “bottle to bottle”, ovvero tramite l’attivazione di una filiera italiana chiusa per il riciclo del PET.

Levissima, da sempre impegnata nel promuovere un’economia circolare della plastica, è stata la prima azienda in Italia a utilizzare il PET riciclato con il lancio de La Litro con il 25% di R-PET nel 2010. Nel luglio del 2020 Levissima ha presentato una gamma di 5 referenze realizzate con il 30% di R-PET.

Relativamente al packaging, Levissima entro il 2025 si impegna a raggiungere il 50% di PET riciclato all’interno di tutta la gamma dei suoi prodotti.

Le bottiglie di Acqua Minerale Naturale realizzate con il 100% di plastica PET riciclata saranno disponibili nei formati da 0,75 e da 1lt non gasata.

LifeGate Wall: Opel inaugura il muro dedicato alla sostenibilità tra i palazzi di Milano

Nasce a Milano LifeGate Wall, il progetto promosso da LifeGate che inaugura con Opel, in via Canonica 25, il primo murale dedicato alla sostenibilità ambientale e sociale. Attraverso la street art, una parete di 200 metri quadrati tra i palazzi cittadini, vuole rivolgere alla cittadinanza messaggi legati alla salvaguardia degli ecosistemi e alla riduzione degli squilibri sociali.

Opel è promotrice della rinascita dei centri urbani attraverso la scelta di una mobilità sostenibile e presenta “Simply Electric”, il murale che ha come soggetto un grande fiore a rappresentare la rinascita della natura, frutto di abitudini e comportamenti che ognuno di noi deve portare avanti con responsabilità nei confronti dell’ambiente.

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Le dichiarazioni di Enea Roveda, CEO Di LifeGate:

Da oltre vent’anni ci occupiamo di sostenibilità e siamo convinti che il coinvolgimento dei singoli individui sia fondamentale per diventare parte del cambiamento, attraverso scelte e abitudini quotidiane. Siamo felici di dedicare alla nostra città uno spazio che parla di ambiente, di rispetto e di futuro, per i cittadini milanesi e per le prossime generazioni.

Il commento del Direttore di Brand Opel Italia, Fabio Mazzeo:

L’impegno di Opel verso la mobilità sostenibile è tangibile. La nostra gamma di veicoli elettrificati si amplia sempre più e durante quest’anno raggiungerà 9 vetture e 3 veicoli commerciali elettrificati, un impegno concreto. Una mobilità accessibile ad un vasto pubblico, come nella migliore tradizione di Opel da oltre 120 anni.

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I murales sono ideati e realizzati dal collettivo Orticanoodles, lo pseudonimo di due street artisti italiani, Walter “Wally” Contipelli e Alessandra “Alita” Montanari, che dal 2004, dalla base operativa nel quartiere Ortica di Milano, ha riempito oltre 15 mila metri quadrati di muri della città e ha fatto la sua comparsa tra le strade delle principali città europee.

Abbiamo deciso di rappresentare un fiore in quanto simboleggia perfettamente il momento delicato che stiamo attraversando, in cui la Natura indica la via per mantenere una corretta condotta nel rapporto infinito tra Uomo e Ambiente. L’opera è realizzata con una speciale pittura che rimuove dall’aria sostanze nocive andandola a purificare: così come un vero fiore compie la sua quotidiana azione di bilanciare l’equilibrio naturale, così la nuova opera permetterà al quartiere di respirare un’aria più pulita.

spiega Wally degli Orticanoodles.

Le performance dei creator su YouTube del settore Entertainment analizzate da Buzzoole

Oltre 2 miliardi di utenti ogni mese accedono a YouTube e ogni giorno i visitatori guardano oltre un miliardo di ore di video, generando miliardi di visualizzazioni. Challenge, miniserie e sketch comici sono i trend che registrano un maggiore seguito e coinvolgimento, in particolare per il target più giovane come la Generazione Z.

Star e Rising Star

A tal proposito, nell’ambito degli appuntamenti mensili con i “Buzzoole Rankings”, torna l’Osservatorio istituito da Buzzoole, martech company specializzata in tecnologie e servizi per l’Influencer Marketing, per analizzare le performance dei creator su YouTube del settore Entertainment. Grazie al tool Buzzoole Discovery, infatti, sono state stilate due differenti classifiche: “Star” per gli influencer con più di 500.000 subscriber e “Rising Star” per i profili con meno di 500.000 subscriber, nel periodo gennaio 2020-gennaio2021.

Sul podio della classifica “Star”, per il terzo anno consecutivo, la medaglia d’oro va a Ipantellas, il duo comico formato da Jacopo Malnati e Daniel Marangiolo, i quali hanno registrato circa 3,5 milioni di visualizzazioni in media rispetto ai video pubblicati (1 milione di views/post in meno, ma con 11 video pubblicati in più, rispetto alla precedente classifica). Anche per il secondo posto si riconfermano Sofì e Luì in arte i Me contro Te, gli youtuber più amati dai bambini, per i quali hanno realizzato quasi un video al giorno da cui hanno ottenuto in media oltre 3,2 milioni di visualizzazioni nel periodo analizzato.
 Il bronzo va al trio comico Gli Autogol, formato da Michele Negroni, Alessandro Iraci e Alessandro Trolli. I tre amici, tra imitazioni e parodie sportive, hanno ottenuto in media oltre 1,1 milione di visualizzazioni per video.

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In quarta posizione ritroviamo anche quest’anno La Coppia che Scoppia, il primo canale YouTube dei due fidanzati Alice e Mirko, che con siparietti comici sulla vita di coppia ha fatto registrare oltre 1 milione di visualizzazioni in media rispetto ai video pubblicati nel periodo analizzato. Quinta posizione per i The Jackal. Il gruppo comico di Napoli composto da Ciro Priello, Claudia Napolitano, Gianluca Fru, Simone Ruzzo, Aurora Leone e Fabio Balsamo ha ottenuto in media 866.000 visualizzazioni rispetto ai video pubblicati nel periodo considerato.

Vincenzo Cosenza, CMO di Buzzoole dichiara:

I creator del mondo entertainment sono diventati un elemento attorno al quale le generazioni di giovani più sfuggenti come la GenZ costruiscono delle vere e proprie community che condividono visioni collettive dei canali. Merito sia della capacità di questi creator di aver individuato la chiave di comunicazione più adatta a queste generazioni, sia l’abilità che hanno nel saper essere presenti su tutte le piattaforme social di video e streaming (YouTube, TikTok e Twitch) sfruttando al meglio i diversi strumenti e linguaggi che queste mettono a disposizione. Quest’ultima abilità permette anche ai creator più attenti di spostarsi da una piattaforma all’altra portandosi dietro la propria claque.

La classifica “Rising Star”, invece, vede al primo posto il gruppo comico Elites formato da Mirko, Enrico, Andrea, Omar, Salvatore e Antonio. I video di questi sei amici scanzonati che raccontando le loro avventure insieme, tra scherzi e challenge, hanno ottenuto in media 833.000 visualizzazioni. Al secondo posto c’è Alessandro Scarpa alias Er Gennaro (tra i migliori influencer italiani su TikTok nel 2019) con una media di 744.000 visualizzazioni. In terza posizione Patrizia e Micol, aka Quello che le donne non dicono.

Le due amiche nei loro sketch si divertono a raccontare in maniera ironica la vita delle donne nel quotidiano, con i ragazzi, con le amiche, talvolta toccando anche temi sociali. Nel periodo analizzato hanno ottenuto in media 528.000 visualizzazioni per video.
 Al quarto posto il noto canale Il Milanese Imbruttito i cui video sketch/commedy dell’Imbruttito, del Giargiana, del Nano e dell’Imbruttita hanno ottenuto in media 476.000 visualizzazioni. Quinta ed ultima posizione per Daniele Montani. Tra challenge e vicende amorose sotto il tetto della Stardust House, i suoi video hanno ottenuto in media 464.000 visualizzazioni durante il periodo di analisi.

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In generale, dall’analisi dell’Osservatorio di Buzzoole è emerso che gli influencer del settore entertainment hanno grande inventiva nel proporre sempre nuovi format creativi come challenge, miniserie, sketch comici di breve, media o lunga durata, incentrati prevalentemente su scene di vita quotidiana, lavoro di coppia o di gruppo. Uno dei principali trend emersi è sicuramente quello delle challenge, ovvero sfide di abilità tra creator, che è una delle principali caratteristiche riconosciute, e da subito intercettate dai brand, anche sul social dei video brevi TikTok. Tra i format più ricorrenti si possono anche annoverare i video in cui il protagonista si filma mentre commenta programmi televisivi o eventi sportivi, oppure dei progetti speciali, gestiti da più creator già popolari grazie ai propri profili personali, come Muschio Selvaggio, di Fedez e Luis, e Pecore Nere, di Gabriele Vagnato e Alessio Russo (entrambi tra i più visti).

Vincenzo Cosenza, CMO di Buzzoole dichiara:

Gli entertainment influencer possono essere molto interessanti per le aziende nell’ottica di raggiungere i giovani, utilizzando stili di comunicazione nuovi e meno formali. Il contenuto, infatti, per essere credibile deve mantenere il più possibile lo stile nativo dell’influencer, già noto agli occhi del suo pubblico. Infine, la sfida per le aziende – prosegue Cosenza – sta proprio nell’individuare gli stili di comunicazione in linea con la brand equity perché la scelta implica un grado di conoscenza dei linguaggi e dei valori che difficilmente emerge soltanto da un video.

gen Z e sport

Consumer Trend: la Generazione Z ama lo sport ma non vuole guardarlo

Negli Stati Uniti, le maggiori leghe professionistiche continuano a perdere appassionati tra le fila della Z Gen.

Leghe, squadre e media partners stanno studiando il modo migliore per tamponare  l’emorragia di tifosi e raggiungere uno scenario win-win con i nati dopo il 1995: offrire contenuti sportivi che suscitino interesse (e siano monetizzabili) anche per le nuove leve di spettatori.

Siamo prossimi a un futuro in cui preferiremo pagare per vedere tutti gli highlights dei campionati invece che una singola partita per intero?

Bye bye partite in diretta

Un recente sondaggio di Morning Consult, condotto su un campione di 2.200 giovani statunitensi, dimostra che i ragazzi della Generazione Z sembrano essere molto meno interessati allo sport rispetto a qualsiasi altra generazione precedente.

Abituati a velocità di interazione e comunicazione diverse, accedono quotidianamente a grandi quantità di contenuti e intrattenimento online. D’altronde il tempo e la sua percezione sono il modo con cui le diverse generazioni definiscono se stesse. Questo spiega perché la Z Gen sceglie di trascorrere il proprio tempo libero lontano da noiose dirette TV e telecronache (spesso) poco emozionanti.

Z Gen e interesse per le dirette sportive

Lo studio di Morning Consult rivela che solo il 53% degli intervistati si definisce “seriamente” appassionato di sport. Un numero decisamente inferiore rispetto al 69% dei Millennial e al 63% degli adulti in generale.

Ma a lasciare a bocca aperta è un altro dato rilevante: un buon 39% della generazione Z ha affermato di non guardare alcun tipo di sport. Per questo motivo MLB, NBA, NFL e NHL stanno iniziando a riconsiderare la non più solida impalcatura di diritti televisivi e pay-tv, eretta ormai 50 anni fa.

Tanto per fare un confronto, questa è l’età media del pubblico dei maggiori campionati professionistici americani:

  • NFL: 50 anni
  • NBA: 39,5 anni
  • MLB: 57 anni
  • NCAA: 52 anni

Z Gen e interesse per le i campionati sportivi americani

La Z Gen si sposta dalla televisione ai social

Niente di nuovo sul fronte generazionale: se mettiamo il naso fuori dal mondo dello sport, il 73% degli adolescenti americani della generazione Z guarda video sui propri smartphone. Solo il 33% guarda la pay-TV.

Sempre negli Stati Uniti, patria della tv a pagamento e dei canali via cavo o satellitari, dal 2012 più di 25 milioni di famiglie hanno detto basta alla tv via cavo. Altri 25 milioni di abbonamenti sono destinati ad essere rescissi entro il 2025.

Se diamo uno sguardo ai comportamenti dei ragazzi, meno del 20% della Gen Z americana guarda la tv via cavo durante la settimana, quando gli eventi sportivi sono tutt’altro che assenti.

La Gen Z trascorre il 59% del tempo a guardare video sui social media e solo il 24% dei ragazzi di età compresa tra 12 e 17 anni sceglie la TV quando vuole “guardare qualcosa di divertente”. Il 68% dei ragazzi maschi della Gen Z afferma che i videogames sono una “parte fondamentale della propria identità” e Twitch ha riportato oltre 1,7 miliardi di ore totali fruite a ottobre 2020.

Il 63% dei giocatori di Fortnite ha tra i 18-24 anni e il 64% di loro gioca per più di 6 ore a settimana. Cresce invece l’interesse per gli eSports: il 79% degli spettatori di competizioni sportive di videogames ha meno di 35 anni.

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Perdere spettatori non significa solo perdere ricavi

Questa erosione di pubblico giovanile equivale a una crisi esistenziale per le Leghe americane.

I diritti TV sono di gran lunga la principale fonte di introito per leghe e squadre negli sport professionistici. Lo è anche per il calcio qui in Europa. Negli States rappresentano il 37% dei ricavi totali per i quattro principali campionati sportivi americani, il 48% solo per la NFL. Le Leghe hanno ben chiari questi numeri preziosi. Ma nonostante questo, la Gen Z continua a non consumare i contenuti della TV tradizionale.

Molti di loro non pagherebbero mai un abbonamento tradizionale via cavo. Con l’aumento del potere d’acquisto della prossima generazione (la Generazione Z ha già un potere d’acquisto stimato di 143 miliardi di dollari), i titolari dei diritti TV e i principali media player sono già alla ricerca di nuovi modelli per monetizzare i contenuti sportivi.

In America, gli stackholder hanno capito di doversi assumere l’impegno di “rendere i loro prodotti a prova di futuro”. Un obiettivo volto ad evitare cortocircuiti generazionali nell’evoluzione dei diritti televisivi.

Ted Leonsis, CEO di Monumental Sports e proprietario dei Washington Wizards e dei Washington Capitals, ha dichiarato:

Perdere una generazione significa distrugge il valore di brand e il tessuto connettivo finora creato. È concepibile perdere una generazione perché non è stato concesso loro l’accesso ai prodotti e ai servizi che desiderano?“.

La Gen Z preferisce gli Highlights rispetto alle dirette

La Gen Z è stata definita la prima generazione di “tifosi fluidi”. Per loro, l’attaccamento alla maglia è qualcosa di mitologico. Le squadre lasciano e accolgono tifosi come una porta girevole. Sono finiti i giorni in cui “Mio padre era un fan dei NY Knicks, quindi anch’io sono un fan dei NY Knicks”.

Ma la scarsa fedeltà alla maglia ha come diretta conseguenza lo scarso interesse a seguire la squadra sempre e comunque? Quel che è certo, difficilmente la generazione Z si adatterà ai “vecchi” canoni di consumo e distribuzione degli eventi sportivi.

La domanda di contenuti sportivi in ​​forma breve continua a crescere. Il consumo di highlights per partite di calcio, basket, football americano, baseball, hockey, & co. è cresciuto in tutte le forbici demografiche (soprattutto per la generazione Z, ovviamente).

In rapporto a un campione USA di tifosi Z Gen, i fan della MLS consumano maggiormente quantità di contenuto non-live rispetto a qualsiasi altro campionato americano, il doppio rispetto al tifoso medio della NFL.

Z Gen e interesse sport consumo di contenuti non-live

I brand sportivi nati nell’era dei social media e focalizzati su contenuti sportivi complementari e alternativi ad alta densità, come Bleacher Report, House of Highlights (di proprietà di B / R) e Wave.tv, hanno acquisito follower e ricavi a un ritmo ultra-rapido.

Snapchat ha riportato il 20% di coinvolgimento in più con gli highlights dell’NBA rispetto alla stagione precedente.

What Gen Z want: i giovani preferiscono gli Highlights?

Da un lato, non si può dar torto ai giovani tifosi: gli highlights sportivi sono ricchi di azione. Le partite in diretta contengono time-out, pubblicità incessante, chiamate al VAR, telecronache poco emozionanti. Non c’è tempo da perdere! Guardare un’intera partita di calcio o basket non è abbastanza attraente per la Gen Z.

I ragazzi preferiscono sempre di più contenuti concentrati, iper-densi e algoritmicamente personalizzati.

Abbiamo visto che il pubblico più giovane sceglie forme di intrattenimento alternative allo sport. Mentre i contenuti sportivi sono generalmente distribuiti in un formato unico per tutti. Il costo maggiore di un abbonamento alle dirette sportive è rappresentato dall’evento in sé.

Il calo generazionale degli spettatori sportivi potrebbe essere più un sintomo delle attuali tendenze social. Tranquillizziamo i genitori, non è una dichiarazione di abbandono per lo sport in generale da parte degli under 25.

Non c’è nulla di intrinsecamente antipatico alla Generazione Z nello sport. Anzi, tantissimi uomini di sport continuano ad essere indicati come idoli e punti di riferimento da cui prendere esempio. Ciò che i ragazzi non riescono a comprendere quale motivo di intrattenimento è il formato di fruizione del contenuto sportivo: non sono più in grado di sorbirsi 90 minuti + recupero sul divano di fianco al papà in TV!

Le richieste di intrattenimento della Gen Z sono chiare: un evento sportivo deve essere personalizzato, altamente coinvolgente, per lo più in forma breve, che abbia una dinamica social e condivisibile. Per sentirsi coinvolta, la Gen Z ha bisogno di esprimere la propria personalità all’interno dell’evento che sta guardando.

Z Gen e contenuti sportivi non-live

Tanto per fare un esempio pratico, un ragazzo della generazione Z preferisce commentare un post-partita sui social con i propri fan o follower, piuttosto che “sprecare” un’ora e mezza ad analizzare per filo e per segno la disposizione tattica delle squadre e l’evolversi, lento, dei fatti.

La preoccupazione del circo mediatico sportivo statunitense (in Italia ci arriveremo a cose fatte) è che i campionati hanno l’obiettivo di conquistare la prossima generazione di fan ORA. Se un consumatore non cresce coltivando una passione da tifoso per lo sport, non lo diventerà miracolosamente dopo 25 anni. E in questo senso il ruolo che giocheranno i social media, i content creator, gli influencer e le nuove piattaforme digitali di intrattenimento sarà necessariamente da “prima punta”.

Il “media televisione” è avvertito.

Millennials e Gen Z: sì al contactless e ai metodi di pagamento innovativi

È un tipico sabato sera e siamo pronti per uscire con i nostri amici. Timidamente ci affacciamo dalla porta della nostra cameretta in attesa dei nostri genitori. Le solite raccomandazioni, un bacio sulla guancia, e alla fine la bramata paghetta. Vi abbiamo sbloccato un dolce ricordo, vero? In questo ultimo anno tante cose sono cambiate, anche il nostro rapporto con i soldi. Se gli adulti hanno vissuto tanti stravolgimenti, anche i più giovani hanno dovuto imparare, molto presto, una gestione diversa dei soldi, evitando il più possibile il contante, per una questione di sicurezza, e destreggiandosi con pagamenti innovativi, sempre più digitali e contactless

Millennials e Gen Z utilizzano sempre meno i contanti per gli acquisti

I Millennial sono spesso visti come la generazione più esperta del mondo digitale, ma in realtà sono stati cresciuti in un periodo in cui Internet era ancora una tecnologia nascente ed emergente. Al contrario, la Generation Z, coloro che sono nati tra il 1995 e il 2015, sono cresciuti con smartphone utilizzati come veri e propri giocattoli. Ecco perché sono stati soprannominati anche iGeneration

Quando si tratta di pagamenti, sono soprattutto loro, i giovani nativi digitali, che necessitano di opzioni nuove e tecnologicamente avanzate.

Durante il COVID-19, i pagamenti sono cambiati. Secondo lo studio Future of Money, c’è stata una significativa diminuzione nell’uso del contante, con carte prepagate, carte di credito, P2P e opzioni di pagamento rateale tutte in aumento.

Sebbene questi cambiamenti siano iniziati prima della pandemia, negli ultimi mesi abbiamo assistito a un vero e proprio incremento senza precedenti. C’è una tendenza, una vera e propria apertura verso nuovi metodi di pagamento, l’utilizzo di PayPal, per esempio, è ai massimi storici.

Inoltre sono proprio i Millennial e la Gen Z, ad adottare metodi di pagamento sempre più innovativi

Sempre secondo lo studio, nella scorsa ondata primaverile il 15% della Gen Z sfruttava già diversi metodi di pagamento, e in estate, questo trend era aumentato al 25%, restando costante per questo inverno.

Perché migliorare l’esperienza d’acquisto della Gen Z

Era prevedibile che questa generazione avrebbe avuto un peso finanziario significativo. Sebbene il loro potere di spesa possa cambiare molto a causa delle scarse opportunità di lavoro e della crisi economica, questa generazione ha definitivamente chiarito una cosa: vuole usare solo la nuova tecnologia quando si tratta delle loro finanze. 

Coloro che sono coinvolti nel settore finanziario dovranno offrire soluzioni nuove e semplificate per la Gen Z. Dai pagamenti con un clic alle app sviluppate appositamente per loro, coinvolgere questo pubblico è importante per le aziende a prova di futuro.

I più giovani, quindi, sono inclini non solo a pagamenti senza contanti, ma prediligono opzioni sempre più diverse, smart e sicure.

Perché le nuove generazioni preferiscono metodi di pagamento innovativi

I motivi sono diversi e non solo perché la Gen Z è naturalmente più a suo agio con la tecnologia, ma è stata anche più esposta a una serie di cambiamenti della società in cui vive e sta maturando. 

Oltre alla familiarità con Internet, questa generazione è cresciuta anche in mezzo alle turbolenze economiche, e vedere i propri genitori penare durante la crisi finanziaria del 2008 ha reso la Generazione Z più pragmatica e coscienziosa riguardo le spese.

È questo contesto che ha portato la Gen Z ad avere sempre meno fiducia nelle banche, nelle istituzioni finanziarie e nei sistemi tradizionali di pagamento. Andando invece a prediligere soluzioni fintech più semplici da utilizzare e più economiche.

Gli strumenti di pagamento innovativi preferiti dai più giovani

I pagamenti tramite app e quelli digitali, in generale, sono i preferiti, perché veloci, sicuri e non richiedono troppi passaggi da fare, offrendo maggiore trasparenza e flessibilità a chi li utilizza.

Le carte prepagate sono anch’esse ottime soluzioni per acquistare prodotti non solo online, ma anche fisicamente nei negozi, evitando il passaggio, da mano a mano, di monete e banconote.

Ecco perché molte aziende stanno adottando soluzioni simili per agevolare gli acquisti in modo semplice, diverso dal solito e soprattutto sicuro, e tra queste c’è anche l’offerta di Enel X Pay, il conto online agile e sicuro con cui effettuare pagamenti senza contante, scambiare denaro con gli amici e gestire in tempo reale le spese, tutto da un’unica App.

Le funzionalità incluse da questo servizio sono davvero tante, tra cui l’Opzione Family, il piano pensato per le famiglie e i più giovani. Questa consiste infatti nella possibilità per i genitori di aprire e attivare il primo conto ai figli, in età compresa dagli 11 ai 17 anni, con carta Mastercard e App dedicati a loro.

Con l’Opzione Family la gestione economica della famiglia è ancora più semplice. È possibile visualizzare il saldo e le spese dei figli, accreditare loro la paghetta digitale, inviargli denaro in qualsiasi momento ed educarli al valore delle cose. Non un semplice conto, ma l’occasione per mostrare loro cosa vale davvero.

Perché è importante per i più giovani avere un conto

In una società in continua evoluzione, dove anche il panorama economico e commerciale cambia di giorno in giorno e velocemente, non è solo necessario offrire pagamenti innovativi, sicuri e facili da usare. Diventa importante anche educare le generazioni più giovani al valore finanziario, insegnando loro a essere consumatori e non prodotti, fin da piccoli.

Se educati già da giovanissimi, prima impareranno il valore dei soldi e il potenziale economico che, un giorno, avranno nelle proprie tasche, anzi carte, e prima capiranno che non è così semplice acquistare ciò che si desidera, come un grazioso pony!

20 milioni di Italiani si sentono condizionati dagli influencer per gli acquisti

Sono circa 20 milioni gli italiani tra i 18 e i 54 anni che hanno scelto di seguire almeno un influencer. Di questi, il 48% segue un macro influencer. Una categoria che  include non solo persone, ma anche brand editoriali con profili social di spicco nelle community di riferimento, riconosciuti come autorevoli in nove campi specifici: salute e benessere, famiglia e figli, intrattenimento, tecnologia e scienza, bellezza e personal care, fashion, food e beverage, viaggi e turismo, auto e moto.

Sono proprio i macro influencer al centro della ricerca “Italiani & Influencer” realizzata da Buzzoole, InfoValue e Mondadori Media, con l’obiettivo di indagare a fondo le opinioni degli italiani nei confronti di una categoria sempre più importante nei consumi.

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L’indagine approfondisce in particolare il rapporto degli italiani con gli influencer e i brand editoriali, in relazione alla loro presenza sui social, e il tipo di ruolo che questi ultimi assumono nell’intrattenimento e nei processi d’acquisto degli utenti.

Il primo elemento interessante è la frequenza di consultazione dei loro profili. Il 37% dichiara di seguirli ogni giorno, mentre un altro 37% ogni 2/3 giorni.

Perché si segue un influencer?

Per i consigli che può dare (54%, soprattutto per ciò che concerne il food) oppure in quanto esperto di singoli argomenti (51%, tecnologia e motori)oppure perché si prende come modello di riferimento con cui identificarsi (19%, fashion e famiglia).

Nel corso dello studio, viene poi messo in risalto il ruolo dei macro influencer nel processo d’acquisto, con accentuazioni diverse in base ai settori di interesse per l’utente. Può essere il “tutor” che spiega un prodotto (per il 54% degli intervistati), specialmente in ambito food e nel beauty, lo scopritore in grado di far conoscere nuovi beni (per il 47%) nel tech e beauty, l’amico che sa indicare dove e quando fare un acquisto (41%), soprattutto per quanti sono appassionati di auto e moto, oppure, ancora, il trend setter per eccellenza (27%).

Si assiste quindi al riconoscimento della sua funzione commerciale: ci si aspetta che l’influencer e il brand editoriale forniscano informazioni su diverse tipologie merceologiche, diventando un “consulente” che in ogni situazione può giocare un ruolo determinante.

In testa all’indice di notorietà sui social c’è Chiara Ferragni (citata dal 85% del campione)seguita da GialloZafferano (72%) e da Benedetta Rossi (71%).

Una volta affrontato il tema del ruolo giocato dai macro influencer all’interno del percorso d’acquisto, la ricerca ha inoltre indagato anche quanto sia incidente la loro figura nella propensione alle spese: l’85% degli italiani ha dichiarato di tenere in considerazione la loro opinione sui social quando si tratta di acquistare un prodotto.

Influenza d’acquisto

Si è inoltre esaminato in profondità anche quanti acquisti vengano “davvero” effettuati sulla base dei consigli. Nell’ultimo anno circa la metà degli intervistati ha comprato una media di 2 prodotti o servizi consigliati da influencer o brand editoriali sui social: beauty, food, fashion e tecnologia sono le categorie in cui lo shopping viene condizionato maggiormente.

Esaminando le intenzioni di acquisto nei singoli ambiti, al primo posto delle preferenze degli italiani si collocano i profili di GialloZafferano (89%) in ambito food & beverage e Mypersonaltrainer per i prodotti relativi alla salute e al wellness.

Lo studio svolto in sinergia con Mondadori Media e InfoValue ha avuto il merito di far emergere la complessità di un fenomeno ormai consolidato che coinvolge le vite di milioni di persone. Inoltre ha messo in luce i molteplici ruoli che possono avere i Creator per gli italiani, non più semplici ripetitori di messaggi, ma punto di snodo fondamentale nel processo di acquisto.

ha dichiarato Gianluca Perrelli, CEO di Buzzoole.

In merito alle piattaforme utilizzate, Instagram risulta il social di eccellenza (67%), seguito da Facebook (59%) e YouTube (53%). Il target giovane li segue su TikTok (9%) e il 4% su Twitch.

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L’indagine quantitativa ha coinvolto oltre 1.500 intervistati, rappresentativi degli italiani di età compresa tra i 18 e i 54 anni, utenti della rete, esaminando 9 tematiche di maggior interesse declinate per profili socio-demografici, con un focus anche sul target femminile.

I brand sono da sempre fra i principali influenzatori delle scelte di consumo, centrali nella scoperta di nuovi trend e tendenze. La ricerca evidenzia, in maniera chiara, come alcuni di essi, quelli più verticali e con linguaggi e approcci più vicini alle persone, abbiano mantenuto o addirittura rafforzato questo ruolo, anche nel sempre più importante ambito dei social media. Credo che la chiave per un brand nei social sia quella di soddisfare bisogni specifici, nell’ottica di offrire supporto e aiuto alle persone.

ha dichiarato Andrea SantagataDirettore Generale di Mondadori Media.

“Italiani & Influencer” è stata realizzata nell’ambito del progetto WeTalks: il laboratorio di osservazione permanente attraverso cui Mondadori Media si rivolge alle aziende interessate a conoscere le dinamiche di comportamento e di consumo delle famiglie. La ricerca completa è disponibile su Buzzoole e Wetalks.

Inside Track, lo sguardo dei professionisti delle campagne di Spotify

Più di 345 milioni di utenti ascoltano Spotify in tutto il mondo. E non solo al mattino o alla sera. Ascoltano Spotify come colonna sonora della propria vita: durante la routine quotidiana o mentre accadono e si sviluppano eventi globali. 

Questa abitudine ha permesso di conoscere in modo profondo gli utenti: quali sono i momenti chiave della giornata, le attitudini, gusti e preferenze. L’insieme di questi dati di prima parte (first-party data) compone uno dei principali asset di Spotify, che permette di conoscere i fan e offrire loro esperienze personalizzate.

Inside Track: streaming intelligence

Attraverso Spotify, la streaming intelligence offre preziose opportunità ai brand per connettersi alla propria audience di riferimento in modo personale e contestualizzato, indirizzando il messaggio giusto al momento giusto. Molti brand hanno già avuto modo di provarla con successo.

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Ora potete conoscere chi si nasconde dietro le più grandi campagne pubblicitarie su Spotify – e trarre ispirazione dalle loro esperienze. Oggi, infatti, si lancia in Italia il programma internazionale “Inside Tracks”: una raccolta di video realizzati per presentare alcuni dei protagonisti del settore pubblicitario che hanno accettato di raccontare la loro esperienza con Spotify, condividendo la loro prospettiva personale e professionale, rivelando come sfruttano la potenza della loro creatività nella loro attività e cosa apprezzano di più di Spotify.

Apriamo la serie con Jeremie Moritz, Global Digital Marketing Director Campari, che spiega l’affinità tra Campari – e i suoi famosi prodotti – e la musica: i momenti. È la qualità dei momenti che conta ed è attraverso questi momenti che si raggiungono e si coinvolgono i consumatori.

Scoprirete come Spotify collabora al fianco di esperti come Jeremie aiutandoli a connettersi con la propria audience, al momento giusto, consigliando il formato e il contesto più appropriato, e contribuendo a generare risultati di successo.