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Il panorama italiano del Podcasting: aumentano creator, branded content e monetizzazione

Il podcasting è diventato grande. La crescita continua ed esponenziale degli ultimi anni sembra consacrarsi sempre di più, con una cultura dell’audio che nel 2021 è stata la vera alternativa per il mondo della produzione di contenuti.

Il Festival del Podcasting 2021, appuntamento fisso da sei anni per la community dei podcaster indipendenti, per le major e per tutti gli appassionati dell’audio, ha consacrato ancora di più l’attenzione e il valore di questo mezzo di condivisione che già dallo scorso anno ne aveva fatto intravedere le rapide evoluzioni.

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Sono più di 26.000 i podcast in italiano caricati sul web e 10.000 di questi sono stati creati nel 2020. Questi i dati sviluppati presentati per ASSIPOD – Associazione Italiana Podcasting da Alessandro Piccioni al Festival, a conferma di come la pandemia abbia permesso un’accelerazione senza paragoni in termini di crescita e sperimentazione di centinaia di nuovi podcaster emergenti.

E dopo il boom del 2020, in questo anno il mondo del podcasting ha provato a capire se il settore fosse ancora in crescita e se la platea di ascoltatori si stesse ampliando in maniera ancora più eterogenea.

Già gli ultimi dati delle ricerche più osservate nel settore (l’ultimo report Nielsen per Audible e l’ultima ricerca IPSOS “Il podcast alla prova di maturità”) avevano fotografato in queste settimane quanto fossero ulteriormente aumentati gli ascoltatori italiani (+4% toccando l’apice dei 14,5 milioni) e come fosse sempre più consolidata la fruizione nella dieta mediatica dei consumatori (1 su 3 ha ascoltato almeno un podcast nell’ultimo mese) e una durata media di ascolto di circa 40 minuti al giorno (20 minuti per il 28%, 30 minuti per un altro 28%) con una lunghezza ideale di un episodio considerata tra i 15 e i 30 minuti.

Ascoltatori che prediligono lo smartphone e che dedicano il tempo nella quotidianità soprattutto da casa e in modalità multitasking mentre sono alle prese con faccende domestiche o mentre fanno sport. Si tratta di consumatori di audio sensibili e ricettivi rispetto ai messaggi pubblicitari e sempre meno dei “nerd” pionieri.

Il pubblico è diventato leggermente più adulto, soprattutto per la crescita di laureati e professionisti: gli ascoltatori di podcast sono sempre più caratterizzati da profili socio-culturalmente qualificati.

Un target eterogeneo che ha fatto crescere il consumo di podcast nel panorama dell’intrattenimento digitale in Italia, con sempre più utenti che scoprono e ascoltano quotidianamente questi contenuti audio, mentre sono ancora rilevanti le disuguaglianze di genere all’interno dell’industria dell’audio (solo 1 quinto dei podcast è condotto da donne), come ha rilevato Spotify, raccontando anche in occasione del Festival il programma formativo “Sound Up” dedicato alle nuove podcaster.

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Ascoltatori giovani e diversamente giovani

Gli ascoltatori Millennial e Gen Z, sono di fatto i maggiori fruitori di podcast in Italia.

Nel caso dei Gen Z l’aumento rispetto allo scorso anno è dell’8% (passando dal 67% al 75%).  Questi numeri confermano i recentissimi dati forniti dal report “Culture Next 2021” di Spotify da cui è emerso che il 36% dei Millennial e dei GenZ in Italia ha affermato di nutrire maggiore fiducia nei podcast che nei media tradizionali, inclusi telegiornali, giornali e radio nazionali.

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Secondo queste analisi il podcast è considerato dai giovani uno strumento di approfondimento utile per informarsi sulle vicende sociali del nostro tempo (a livello globale, infatti, il 62% dei Millennial e il 52% dei GenZ ascoltano i podcast per informarsi su questioni sociali) nonché un mezzo di digital wellbeing per staccare dall’indigestione di video a cui sono esposti a livello di social media.

Festival del Podcasting 2021: tutti gli insight

La kermesse del Festival ha radunato in una due giorni online e offline (a Milano) senza paragoni centinaia di appassionati, ma soprattutto editori, professionisti e produttori che amano il podcasting. 104 speaker si sono alternati per raccontare per le proprie esperienze e le proprie storie di podcasting: da studenti adolescenti, sacerdoti, speaker radiofonici, giornalisti, a professionisti ed esperti tematici di psicologia, salute, cinema, produzione audiovisiva, che hanno fatto scoprire le più belle esperienze personali e professionali su come il podcasting abbia anche cambiato la vita di chi lo ha realizzato.

Ma non sono mancati workshop tematici per imparare a creare, migliorare, far crescere e rendere sostenibile un podcast grazie all’esperienza delle piattaforme e dei podcaster professionisti.

Presente anche l’approfondimento per studiare l’utilizzo delle piattaforme social audio di ultima fioritura (da Clubhouse, Spotify Greenroom, Voice Chat e dintorni) per creare e sviluppare podcast. Anche perché sempre i dati IPSOS registrano che il pubblico di ascoltatori di podcast conosce per il 62% Clubhouse e le altre piattaforme vocali: nonostante la fine dell’hype di inizio anno l’avvento di questo social audio ha aperto comunque nuovi scenari di interazione con un pubblico o nuove modalità di animazione di community

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Sono state diverse, inoltre, le tavole rotonde che hanno analizzato l’evoluzione del podcasting e il suo progredire sempre di più come canale trasversale a tutti gli altri media.

Un connettore ibrido tra le diverse creazioni multimediali che permette sempre di più la creazione di contenuti originali, come ad esempio per i podcast di Forbes, o anche in media company integrate, come testimoniato dagli interventi del Sole24Ore.

Il giornalismo, poi, lo sceglie sempre di più come mezzo per l’approfondimento che va oltre l’informazione, ma sempre di più la direzione è tracciata verso il branded content; i podcast sono diventati sempre più parte delle realtà editoriali.

Il rapporto di vicinanza con la Radio, inoltre, rimane florido. Come sottolineato in un intervento dell’Ufficio Studi della RAI, commentando una ricerca in corso sull’industria dell’audio in diversi Paesi Europei, il podcast si è affermato come una preziosa opportunità di valorizzazione per le produzioni di qualità e intrattenimento. Podcast e Radio si si completano per soddisfare nuove audience e nuovi modi di fruizione, ma soprattutto creano le condizioni per approfondimenti e spazi di confronto con stili di comunicazione anche nuovi.

Dai podcaster indipendenti ai creators riconosciuti: ecco i nuovi influencer dell’audio

La grande novità che ha portato il 2021 è stata la nascita e l’affermazione di diverse realtà di produzione audio (tra quelle che hanno partecipato al Festival Voisland, Chora Media, gli Ascoltabili, Storie avvolgibili) che si pongono l’intento di abilitare le nuove generazioni di podcasters a connettersi con le aziende o con un pubblico “premium”, far crescere l’audience e connettersi ad altri creatori del network oppure per sviluppare progetti originals, come ad esempio quelli della categoria Spotify Studios.

Gli influencer e i content creator del mondo del video, del cinema, della radio, si cimentano sempre di più nel podcasting e per gli emergenti lo spazio di visibilità sembra assottigliarsi

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Per questo si fa sempre più forte la necessità di aiutare i podcaster indipendenti a monetizzare i propri contenuti e a connettersi con brand attenti ai trend di innovazione, poiché la contesa pubblicitaria è appena iniziata. Come per gli albori di YouTube e l’inizio dell’advertising video, la direzione è tracciata verso sponsorship, host-read ads e branded podcasts.

In termini di visibilità di un podcast, escludendo gli influencer e i VIP affermati che inevitabilmente guidano le scelte di ascolto dei propri follower) il driver di scelta di un determinato podcast, sempre secondo l’indagine IPSOS, è collegato alla tematica utile per una specifica nicchia di ascoltatori (il 34% delle persone cerca online un argomento di loro interesse) o attraverso l’intramontabile passaparola: il 25% ha seguito il consiglio di amici/famigliari (per la GenZ è il 32%) e nel 25% ne ha sentito parlare sui social.

In questo scenario un altro fronte che da diverso tempo supporta i creatori di contenuti audio è il crowdfunding. Realtà come Tipeee o Patreon che permettono agli artisti podcaster di vivere del proprio lavoro grazie al sostegno della propria community e di ricevere direttamente le donazioni dai propri fan.

Tra le capacità di rendere il proprio podcast visibile e di crescere in termini di ascolti c’è pertanto, di fondo, le regola d’oro del marketing scritta da Kevin Kelly nell’ormai lontano 2008: “non si ha bisogno di 1 milione di dollari dove ogni fan spende un dollaro, semmai di 1000 veri fan che per definizione sono coloro che compreranno qualsiasi cosa produrrai”.

Podcasting 2.0 e Podcast Index

Il Festival del Podcasting, infine ha avuto l’onore di ospitare in un evento italiano “the Podfather” Adam Curry, considerato uno dei creatori del podcasting insieme a Dave Winer, che sviluppò la tecnologia del feed RSS per distribuire i primi .mp3 nel 2001. In questo scenario dove il podcasting è considerato un settore dal valore di 1miliardo di dollari dagli analisti, la monetizzazione è largamente realizzata come per altri media attraverso le inserzioni e l’advertising.

Adam Curry vuole allontanarsi dai meccanismi pubblicitari poiché crede che possa diventare nel tempo una forma di censura, o comunque una deriva di quello che è stato l’open web.

Nel suo intervento ha spiegato come stia tentando di rivoluzionare il mondo del podcasting con Podcast Index un progetto open source che consente micropagamenti utilizzando Bitcoin (nda nello specifico in satoshi. Un satoshi è pari a un centesimo di milionesimo di bitcoin) per premiare i podcaster per i loro contenuti, dove il contributo è parametrizzato rispetto all’ascolto effettivo di un episodio audio.

Podcast Index è stato realizzato per preservare, proteggere ed estendere l’ecosistema di podcast aperto e indipendente e permettendo una categorizzazione del proprio podcast senza l’ausilio delle grandi major. Tra i riproduttori di podcast, l’italiana Castamatic ha già implementato queste funzionalità, ormai ribattezzate di “Podcasting 2.0”.

Il futuro del podcasting in Italia secondo Giulio Gaudiano

Ma quali sono allora gli scenari del podcasting per il prossimo futuro? Lo abbiamo chiesto all’ideatore del Festival e Presidente ASSIPOD – Associazione Italiana Podcasting, Giulio Gaudiano:

La grande densità di partecipazione e l’eterogeneità dei player che hanno partecipato quest’anno al Festival del Podcasting denota un’attenzione sempre più crescente per questo settore. Qual è il più importante take-away che vuoi riportare dall’esperienza di quest’anno per i podcaster e per i brand più sensibili al mondo dell’audio?

C’è stato un momento del Festival che credo sia l’emblema del dialogo tra le varie anime del podcasting che vogliamo realizzare con ASSIPOD – Associazione Italiana Podcasting: quando alla fine dello speech del podcaster indipendente Franco Solerio (creatore del podcast Digitalia.fm) è stato invitato sul palco Sergio La Rosa di Spreaker per ragionare insieme sulle implementazioni pratiche del Podcasting 2.0.

Solo se ci sarà dialogo e collaborazione tra i vari player di questa industry (podcaster, producer, editori e piattaforme) la crescita del podcasting potrà essere continua, sana e solida nel tempo.

Quali sono, in sintesi, le tendenze che vedi per il prossimo futuro del podcasting?

Il 2022 sarà l’anno in cui entreranno in modo importante nel mondo del podcasting personaggi del mondo dell’intrattenimento (attori, cantanti, personaggi dello spettacolo) e dell’informazione, per creare contenuti di valore e di grande qualità.

La stessa ASSIPOD – Associazione Italiana Podcasting grazie ad una partnership con Nuovo IMAIE (la più grande collecting italiana) ha messo a disposizione di migliaia di attori, doppiatori, musicisti e cantanti un corso ed un manuale di podcasting per sostenere questo fenomeno già in fieri grazie alle produzioni originali di Spotify (come, ad esempio, nel caso del podcast di Morgan) e al lavoro di molti media tradizionali come Sole 24 ore, Rai, Sky, Ansa.

Da promotore e supporter del podcasting indipendente, hai suggerimenti o consigli per chi vuole lanciare il suo podcast? C’è ancora spazio per creare e condividere contenuti e cultura dell’approfondimento?

Il consiglio che trasmetto sempre agli aspiranti podcaster è: crea il podcast che tu e le persone che hai intorno vorreste ascoltare. Nel mondo del Podcasting c’è posto per tutti e molto spesso produzioni di nicchia riescono a rendersi più sostenibili rispetto a produzioni per un pubblico più generalista. Il vero motore di un podcast è la passione di chi lo crea.

L’appuntamento per la settima edizione del Festival nel 2022 è già fissato?

Certamente! La prossima edizione durerà una settimana, dal 3 all’8 ottobre 2022, sempre online dal lunedì al venerdì e a Milano il sabato per un grande evento dal vivo per la community del Podcasting italiano. 

The beautiful thing about podcasting is it’s just talking. It can be funny, or it can be terrifying. It can be sweet. It can be obnoxious. It almost has no definitive form. In that sense it’s one of the best ways to explore an idea” (Joe Rogan)

Brand e Gaming: anche Benetton arriva su Animal Crossing

È possibile scoprire la Benetton Island, direttamente da United Colors of Benetton, è online il primo progetto firmato dal team italiano di Dentsu Gaming. L’azienda fa il suo ingresso nel mondo del gaming online attraverso la piattaforma Animal Crossing: New Horizons. Una collezione virtuale pensata per gli appassionati del videogame targato Nintendo.

Attraverso il codice sogno DA-7006-9979-4281 si accede a Benetton Island è un mondo vivace e colorato, realizzato in collaborazione con Azalona, gamer e graphic designer, vanta circa 150mila follower sul suo account Twitch. Per disegnare l’architettura dell’isola, la content creator milanese ha tratto ispirazione dai valori cardine che da anni animano il brand di moda: il colore, la maglieria e la sostenibilità

Benetton Island

Benetton Island

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Si potranno scoprire le frizzanti aree tematiche in plain color e sfilare nello show-room multicolor con i capi United Colors of Benetton. I temi richiamano l’attenzione al mondo green e sostenibile, contornati da pale eoliche e pannelli solari.

I giocatori possono agire per modificare l’aspetto geologico delle isole, a proprio piacimento. Si potrà trasferire la cultura del brand anche in game, visitando gli spazi e le aree della Benetton Island. Inoltre, ci si potrà divertire con la scelta degli abiti per il proprio personaggio, per questo motivo United Colors of Benetton, sempre grazie all’ausilio di Azalona, ha creato una collezione digitale di 10 outfit realizzati con alcuni dei capi simbolo del brand.

Si potranno inviare e condividere i propri outfit United Colors of Benetton in formato digitale, gli utenti con il proprio avatar in versione Benetton Island potranno diventare i veri protagonisti del video manifesto conclusivo sul progetto.

Commenta Antonio Patrissi, Group Chief Digital Officer di Benetton:

L’isola Benetton ci ha permesso di sperimentare un nuovo linguaggio, quello del gaming, attraverso il quale raccontare in maniera inedita i valori del brand. Sostenibilità, inclusione, colore e positività sono gli elementi su cui è stata costruita la nostra isola e che i giocatori di Animal Crossing potranno non solo indossare ma sperimentare in maniera ingaggiante. Un progetto che si interseca alla perfezione con un mercato, quello del gaming, in costante espansione che vorremo iniziare presidiare strategicamente ma soprattutto creativamente.

Benetton Island

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Commenta Emanuela Chiappa, Client Manager di MKTG (dentsu italia):

La nostra expertise e la visione strategica del mondo gaming ci hanno permesso di essere il partner ideale per United Colors of Benetton che da subito ci ha manifestato un interesse e una curiosità crescenti per questo mercato in ampia ascesa. Animal Crossing New Horizon! ci ha permesso di disegnare un progetto creativo sartoriale che permette alla Community di entrare a contatto con i valori del brand attraverso la scoperta dell’isola Benetton e delle sue aree, della casa di Green e dei suoi coloratissimi outfit.

A supporto del lancio di Benetton Island, dentsu gaming ha curato un’attività di social amplification coinvolgendo Guglielmo Scilla (in arte Willwoosh), LaSabri (all’anagrafe Sabrina Cereseto) e quattro talent del mondo del gaming: Sara “Kurolily” Stefanizzi, Cydonia, Kodomo e Tearless Raptor.

Al progetto firmato dentsu gaming hanno lavorato in sinergia tre agenzie di dentsu italia: MKTG, The Story Lab e Simple Agency. Mentre le attività di PR e digital PR sono curate da Gruppo Mario Mele & Partners.

Trump l’ha fatto davvero: ha lanciato il suo social network TRUTH Social

Non si può dire che non abbia mantenuto la sua promessa, più volte urlata da palchi fisici e virtuali: l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il lancio di un nuovo social network, chiamato TRUTH Social.

In un comunicato, Trump ha dichiarato che la piattaforma “si opporrà alla tirannia delle grandi tecnologie”, accusate da sempre dal suo entourage di mettere a tacere le voci non allineate al pensiero unico negli Stati Uniti.

deep fake social network trump

La sua intenzione è creare una piattaforma che possa fare concorrenza a Twitter o Facebook, ma è molto probabile che questo non accadrà.

Per sua stessa natura, la piattaforma sarà apertamente politicizzata. Impensabile che diventi un luogo di scambio di idee come Twitter, o un posto adatto tutta la famiglia come Facebook.

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La triste storia di Trump e dei social network

I social media hanno giocato un ruolo fondamentale nella candidatura di Trump alla Casa Bianca e Twitter in particolare è stato il suo mezzo di comunicazione preferito nel ruolo di Presidente, prima che venisse bandito da Twitter e sospeso da Facebook a seguito dell’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti da parte dei suoi sostenitori.

I principali social media hanno ceduto alla pressione dell’opinione pubblica durante la sua presidenza, a causa dei suoi post giudicati aggressivi o palesemente falsi.

L’anno scorso, infatti, Twitter e Facebook hanno iniziato dapprima a cancellare alcuni dei suoi post o a etichettarli come fake news (come quello in cui dichiarava che il Covid era “meno letale” dell’influenza) e hanno in seguito preso la decisione di bannare o sospendere Mr. Trump dopo i disordini di gennaio, causati da un discorso pubblico pieno zeppo di affermazioni infondate sulla frode elettorale di cui sarebbe stato vittima.

Trump aveva definito “veri patrioti” gli autori dei disordini al Campidoglio, dichiarando espressamente che non avrebbe accettato il risultato delle elezioni. Troppo per Facebook e Twitter, che hanno così deciso di impedirgli l’accesso alle loro piattaforme.

Puoi già entrare in waiting list

truth social network trump

Sei un sostenitore dell’ex Presidente Trump o sei semplicemente curioso di capire come si evolverà la faccenda? Benissimo, puoi già entrare in waiting list e iscriverti al nuovo social network del burrascoso tycoon.

Ti basta cliccare qui.

Una prima versione della sua ultima impresa, TRUTH Social, sarà aperta agli ospiti invitati dal mese prossimo, e avrà un “rollout nazionale” entro i primi tre mesi del 2022, secondo una dichiarazione di Trump Media & Technology Group.

Comprendere (davvero) l’Open Innovation: i 4 progetti di Terna a Maker Faire

La differenza tra praticare l’Open Innovation e inseguirla solamente passa da un semplice atto di fiducia nell’innovazione. Da ricercare fuori dai confini dell’azienda e dentro laboratori o incubatori di idee.

Già prima della pandemia le aziende iniziavano a sperimentare un approccio ai processi di business basati sull’Open Innovation, un metodo rivoluzionario – dal punto di vista strategico e culturale – che permette alle imprese di creare un circolo virtuoso in sinergia con startup, università, istituti di ricerca, fornitori, inventori, programmatori e consulenti.

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Questo nuovo approccio porta con sé una revisione dei processi aziendali e dei profili lavorativi inseriti in una cultura interna improntata allo sviluppo innovativo di idee e soluzioni tecnologiche.

Si è parlato anche di questo alla IX edizione della Maker Faire Rome – The European Edition, il cui tema centrale è stato “Fast Forward – The Future in the Making”: portare il futuro nel presente grazie alla capacità di intercettare e raggiungere opportunità che semplificano la vita di tutti i giorni, in modo concreto.

Quale miglior palcoscenico per celebrare l’Open Innovation?

Mai come quest’anno il mondo ha bisogno di costruttori di futuro: new normal, trasformazione digitale, ripartenza, crescita sostenibile e crisi climatica sono le sfide che la pandemia ha posto sul tavolo da gioco senza troppe remore.

Ora è arrivato il momento di giocare sul serio. Sentiamo il bisogno di fare un passo in avanti verso un nuovo traguardo evolutivo.

Un po’ perché la realtà dei fatti ci ha costretto a divergere completamente da quelle che erano le nostre strade e le nostre priorità meno di due anni fa. Un po’ perché è ora di sviluppare sistemi tecnologici che permettano non solo di soddisfare i bisogni individuali, ma di progettare una vita compatibile tra comunità sociali e pianeta terra.

Nei giorni della fiera abbiamo assistito a una passerella esperienziale di progetti esaltanti a cui hanno contribuito grandi società insieme a piccoli team di ricerca, startup e studiosi. 

Progetti molto diversi tra loro ma uniti da un denominatore comune: fare dell’innovazione un pilastro di business.

È esattamente ciò che si propone di fare Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, tra i primi in Europa per chilometri di linee gestite.

Nel corso della manifestazione, Terna ha presentato quattro soluzioni (alcune già in fase di attuazione) dal profondo carattere innovativo che confermano la sua propensione alla collaborazione sinergica con partner specializzati.

Tecnologie digitali, Advanced Materials, Energy Tech e robotica rappresentano i quattro elementi chiave di quella che potrebbe sembrare una rivoluzione silenziosa.

Un cambiamento che passa per la digitalizzazione e che fissa il suo traguardo nel rendere la trasmissione dell’elettricità sempre più efficiente, affidabile e sostenibile.

Proprio grazie a tecnologie come realtà aumentata, droni, supporti per la mobilità elettrica e la digitalizzazione delle reti, Terna vuole dimostrare che la via per la transizione energetica si percorre attraverso l’Open Innovation.

Un cammino che fa perno sulla sostenibilità e si focalizza sul processo di decarbonizzazione e sullo sviluppo delle infrastrutture di rete per l’integrazione delle fonti rinnovabili. 

Prevedere gli eventi atmosferici con l’innovazione tecnologica

IoT4TheGrid è l’iniziativa che permette di raccogliere ed elaborare i dati per efficientare la manutenzione delle infrastrutture, gestire i flussi di trasmissione, limitare i potenziali disservizi della rete, incrementare la sicurezza degli impianti e fornire indicazioni utili per prevedere eventi atmosferici avversi. Un sistema di monitoraggio integrato a cui partecipano startup, PMI di settore ed enti locali.

Non è fantascienza: dall’Internet of Things si passa all’Industrial Internet of Things

Si tratta di connettere tra loro applicazioni e oggetti fisici con lo scopo di compiere determinate azioni, leggere ed elaborare dati preziosi per la sicurezza dell’uomo e delle infrastrutture, e condividerli con i principali stakeholder.

Sì, perché le infrastrutture elettriche saranno sempre più al centro di ecosistemi basati su big data, intelligenza artificiale e tecnologie. 

L’obiettivo finale è quello di rendere le reti ancora più efficienti. Ecco, quindi, che i classici tralicci del gestore della rete elettrica nazionale diventano strumenti digitali all’avanguardia e dotati di stazioni meteo, sensori di tiro, accelerometri, inclinometri applicati a cavi e funi.

La tecnologia sale in cattedra

Terna è stata una delle prime aziende ad integrare l’uso di droni e robot per la manutenzione degli asset elettrici della sua rete.

Visto il grande impatto positivo, hanno pensato come poter sfruttare ulteriormente l’innovazione tecnologica per studiare, sperimentare e formare le squadre operative delle unità impianti. 

Semplice (si fa per dire!). Grazie al supporto di un visore VR 3D, due controller progettati appositamente, cuffie e apparecchi sensoriali, i tecnici Terna possono simulare, in un ambiente protetto di realtà virtuale immersiva, una sessione operativa.

Senza esporsi a inutili rischi, il tecnico svolge un’esperienza completa di intervento sul traliccio a oltre 30 metri di altezza per la sostituzione di una catena di isolatori.

Formazione tradizionale e sul campo, con l’ausilio della tecnologia. È così che nuove leve operative e squadre di intervento acquisiscono tecniche e procedure di lavoro. Un sistema che permette di disporre di risorse preparate ed esperte che operano in tempi ristretti e con la massima fluidità di manovra.

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La colonnina che carica, si ricarica e distribuisce energia

I piani internazionali di ricerca e sviluppo affermano che entro il 2030 si prevedono circa 6 milioni di veicoli elettrici in circolazione nel solo territorio italiano. Senza dubbio un utilizzo “unidirezionale” della batteria elettrica per auto che appesantisce l’utilizzo della rete.

E-Mobility Lab è un laboratorio tecnologico dedicato allo studio dell’architettura “bidirezionale” intelligente dei veicoli elettrici. Si sta lavorando alla definizione di un sistema di colonnine che non solo consente la ricarica delle vetture elettriche, ma permette il prelievo dell’energia messa a disposizione dall’auto per la successiva immissione nella rete. 

In questo modo è possibile incrementare la flessibilità del sistema elettrico immettendo una “dose di potenza extra” nel circuito. L’idea innovativa alla base del cosiddetto V2G (Vehicle to Grid) è fare in modo che il veicolo non sia solo un “consumatore” di energia, ma una vera e propria “batteria su ruote”.

Stampa 3D per tagliare i tempi operativi

Terna ha illustrato agli ospiti della Maker Faire di Roma come sfruttare la stampa 3D per velocizzare i tempi di gestione e di intervento sul campo. L’esempio pratico è rappresentato da due “morse” prodotte con stampa tridimensionale.

La vera rivoluzione in questo senso è data dalla possibilità di creare pezzi unici, complessi e su misura, che possono essere replicati con l’obiettivo di ridurre drasticamente le tempistiche di costruzione, consegna e applicazione.

Il futuro viaggia sulla rete e non ce ne siamo accorti

Sviluppo tecnologico e innovazione non significano solo progettare razzi per il turismo spaziale. I grandi player tecnologici e le organizzazioni che operano nelle infrastrutture energetiche hanno già colto da tempo la sfida per la sostenibilità del pianeta.

Aprire le porte a nuove collaborazioni con think tank e gruppi di ricerca non può che rappresentare quella spinta propulsiva supplementare di cui l’innovazione industriale ha bisogno per portare l’uomo ad un definitivo cambio di passo.

L’attenzione all’ambiente, al territorio e alle comunità che lo abitano devono essere percepiti come driver strategici e pilastri insostituibili per qualsiasi business presente e futuro. Una visione che Terna concretizza nel suo Piano Industriale 2021-2025 “Driving Energy” da 8,9 miliardi di euro di investimenti finalizzati alla transizione energetica e a concreti progetti di innovazione di medio-lungo termine. Proprio nell’innovazione e nella digitalizzazione, l’azienda ha previsto investimenti per circa 900 milioni di euro.

Facebook investe nel talento europeo per contribuire a costruire il metaverso

Facebook è all’inizio di un percorso per contribuire a costruire la piattaforma informatica del futuro. Lavorando con altre realtà, sviluppano quello che viene comunemente definito il metaverso – una nuova generazione di esperienze virtuali interconnesse che utilizzano tecnologie come la realtà virtuale e aumentata.

Il metaverso si basa sull’idea che rafforzando la sensazione di “presenza virtuale”, l’interazione online può diventare molto più vicina all’esperienza che si ha con le interazioni di persona. Il metaverso ha il potenziale di aiutare a sbloccare l’accesso a nuove opportunità creative, sociali ed economiche. E saranno gli europei a plasmarlo fin dall’inizio.

Nessuna azienda sarà proprietaria del metaverso, né lo gestirà. Come nel caso di Internet, la sua caratteristica distintiva sarà di essere aperto e interoperabile. Per far nascere tutto questo sarà necessaria la collaborazione e la cooperazione tra aziende, sviluppatori, creator e politici. Per Facebook, richiederà anche continui investimenti nel prodotto e nei talenti tecnologici e questa crescita riguarderà tutta l’azienda. 

facebook logo con sfondo tipo matrix

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Per questo motivo oggi annunciamo un piano per creare 10.000 nuovi posti di lavoro altamente qualificati nell’Unione Europea (UE) nei prossimi cinque anni. Questo investimento è un voto di fiducia nella forza dell’industria tecnologica europea e nel potenziale del talento tecnologico europeo.

L’Europa è estremamente importante per Facebook. A partire dalle migliaia di dipendenti in presenti nell’Unione Europea, fino ai milioni di aziende che utilizzano le nostre app e i nostri strumenti ogni giorno, l’Europa è una parte importante del nostro successo, come lo è Facebook del successo delle aziende europee e dell’economia in generale.

Questo è un momento entusiasmante per la tecnologia europea. L’UE offre una serie di vantaggi che la rendono un luogo ideale per le aziende tecnologiche per investire – un mercato di consumo di grandi dimensioni, università eccellenti e, soprattutto, talenti di alto profilo. Le aziende europee sono all’avanguardia in diversi campi, che si tratti della biotecnologia tedesca che ha contribuito a sviluppare il primo vaccino MRNA o della coalizione di neo-banche europee che stanno facendo da apripista al futuro della finanza.

La Spagna sta assistendo a livelli record di investimenti in start-up che soddisfano qualsiasi bisogno, dalla consegna di generi alimentari online alla neuro-elettronica, mentre la Svezia è pronta a diventare, entro il 2023, la prima società al mondo senza contanti.

Tutto sul nuovo Design del sito di Facebook

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Da tempo crediamo che il talento europeo sia leader a livello mondiale, ed è per questo che abbiamo effettuato investimenti così consistenti nel corso degli anni – dal finanziamento di borse di studio per l’Università Tecnica di Monaco, all’apertura del nostro primo grande laboratorio europeo di ricerca sull’Intelligenza Artificiale con il programma di accelerazione FAIR in Francia, fino all’apertura della sede dei Facebook Reality Labs a Cork.

Oltre ai talenti tecnologici emergenti, l’UE ha anche un ruolo importante da svolgere nel definire le nuove regole di internet. I politici europei sono in prima linea nell’aiutare a includere valori europei, come la libertà di espressione, la privacy, la trasparenza e i diritti delle persone, nel funzionamento quotidiano di internet. Facebook condivide questi valori e nel corso degli anni abbiamo intrapreso azioni significative per sostenerli. Speriamo di vedere il completamento del Mercato Unico Digitale per sostenere ulteriormente gli attuali punti di forza dell’Europa, così come la stabilità sui flussi di dati internazionali che sono essenziali per una fiorente economia digitale.

Nell’iniziare il viaggio per trasformare il metaverso in una realtà, una delle più urgenti priorità per Facebook è quella di trovare ingegneri altamente specializzati. Non vediamo l’ora di lavorare con i Governi di tutta l’UE per trovare le persone giuste e i mercati giusti per portare avanti questo obiettivo, come parte di una prossima campagna di reclutamento che avverrà in tutta la regione. E mentre Facebook continua a crescere in Europa, speriamo di investire di più nel suo talento e continuare a innovare in Europa, per l’Europa e il mondo.

Report Programmatori e developer in Italia

REPORT: Le aziende cercano programmatori (ma il problema è ancora il compenso)

Negli ultimi due anni la pandemia e i lockdown hanno accelerato la trasformazione digitale, evidenziando la necessità da parte delle aziende di innovarsi e di inserire nel team figure tecniche in ambito sviluppo, aumentando di fatto la domanda per chi opera in questo settore.

A confermarlo sono gli stessi sviluppatori: il 41% dei freelance afferma infatti di aver registrato un incremento positivo del lavoro durante l’emergenza sanitaria. Secondo il 61% dei developer, il lavoro dello sviluppatore si evolverà nel tempo e, in ogni caso, sarà sempre più richiesto.

Bitboss report infografica

È la fotografia dell’ecosistema degli sviluppatori di software in Italia, sia dipendenti che freelance, scattata dalla seconda edizione di “The State of Development in Italy”, l’indagine realizzata da BitBoss, startup innovativa incubata in I3P (incubatore delle imprese innovative del Politecnico di Torino) che svolge il ruolo di software house in grado di aiutare startup e imprese tradizionali a sviluppare prodotti digitali. Il report completo può essere scaricato qui.

Il tutto grazie ad un team di sviluppatori provenienti da ogni parte d’Italia e ad una metodologia di lavoro studiata per garantire ai clienti efficacia, partecipazione e controllo totale durante l’intero ciclo di sviluppo.

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Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita del gap tra domanda e offerta di sviluppatori. È vero che il numero di developer è cresciuto fortemente, anche grazie all’ampliamento dell’offerta formativa in questo ambito, ma ancora di più è cresciuta la domanda delle aziende, sempre più alla ricerca di figure che possano accelerare il loro processo di innovazione”, sottolinea  Riccardo Barbotti, co-fondatore di BitBoss.

L’indagine mostra infatti un settore in salute e in grande fermento: solo il 10% degli sviluppatori dipendenti intervistati afferma di essere attivamente alla ricerca di lavoro e in 9 casi su 10 i developer italiani si dicono soddisfatti del proprio lavoro. Ma allo stesso tempo sono aperti a nuove opportunità (59%): questo denota una costante ricerca di condizioni lavorative sempre più favorevoli e stimolanti.

In questa situazione, le aziende devono competere per conquistare le risorse migliori: a vincere sono quelle che riescono a creare le condizioni di lavoro migliori (al di là del trattamento economico) che possano attrarre questi preziosi professionisti”, aggiunge Barbotti.

Per guidare le aziende e supportarle in un percorso di crescita e innovazione, BitBoss ha dunque messo in evidenza con la sua indagine quali siano le  richieste degli sviluppatori: le aziende che ricercano risorse di questo tipo dovrebbero in primis offrire un ambiente lavorativo interessante e stimolante per delle figure che sono sempre attente a cogliere nuove opportunità.

Cosa cercano i developer: flessibilità e trattamento economico

Andando a guardare ciò che i developer ritengono importante nella ricerca di un nuovo lavoro da dipendenti, l’indagine evidenzia al primo posto il trattamento economico, fattore imprescindibile per quasi l’80%.

report BITBOSS - tipologia di developer

Tuttavia, emergono altri punti interessanti: mentre per il 59% è importante avere a che fare con un ambiente dove si hanno prospettive di crescita e di leadership, la necessità di flessibilità sia dal punto di vista dell’orario che del luogo di lavoro è fondamentale per 7 su 10.

La ricerca di libertà e di flessibilità lavorativa è d’altra parte la motivazione più forte per gli sviluppatori che hanno scelto di intraprendere una carriera da freelance (57%) e il 35% non sarebbe disposto a rinunciare alla propria flessibilità in cambio di un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato.

Tra l’altro, la maggioranza degli intervistati lavora con clienti Italiani su scala locale (46%) e nazionale (60%) e più del 20% dichiara di lavorare anche con clienti esteri. In particolare questi dati dimostrano come la distanza fisica che può intercorrere tra il freelance e i suoi clienti non rappresenti un ostacolo significativo.

Gli sviluppatori e il remote working: 1 su 3 preferisce una formula ibrida

Emerge quindi come la professione dello sviluppatore si sposi alla perfezione con il remote working: il 67,2% degli intervistati (sia dipendenti che freelance) afferma di lavorare sempre o molto spesso da remoto e il 93,5% ha lavorato almeno una volta a distanza.

Nel dettaglio, BitBoss mostra come circa l’86% dei freelance affermi di lavorare sempre o molto spesso da remoto, contro il 63% dei dipendenti. Inoltre il 25,5% dei developer dipendenti in piccole aziende (meno di dieci dipendenti) afferma di non aver mai lavorato da remoto o di averlo fatto raramente. Di contro, solamente il 15% dei developer che lavorano per grandi aziende (più di 20 dipendenti) ha dato queste risposte.

Del lavoro da remoto si dice soddisfatto il 62% dei developer (sia dipendenti che freelance), che spera che questo tipo di approccio si diffonda sempre di più. Tuttavia, un 30% degli intervistati ritiene che il full remote non sia del tutto funzionale e propone di adottare una formula ibrida tra lavoro da remoto e in presenza. Chi si dichiara contrario al remote working invece sottolinea come aspetto negativo dell’esperienza il distaccamento dal team di lavoro e lamenta principalmente la mancanza di un contatto diretto con i colleghi.

Il rapporto tra aziende e sviluppatori

La ricerca di BitBoss si è focalizzata su tre posizioni specifiche che i developer dipendenti ricoprono in azienda: sviluppatore (69%), tech lead (23%) e CTO (5%). Nella maggior parte dei casi, i developer affermano di voler continuare a svolgere un ruolo operativo, lavorando sul codice e migliorando sempre di più, ma non manca un 32% che ambisce ad assumere un ruolo più manageriale e di controllo diventando CTO o Tech Leader.

Una percentuale più ristretta ma rilevante (14%) sogna di diventare imprenditore, abbandonando quindi il lavoro da dipendente e mettendosi in gioco con progetti personali.

Tra gli sviluppatori dipendenti intervistati, il 54% lavora in grandi aziende che contano più di 50 dipendenti, mentre meno del 20% è impegnato in micro imprese. “Probabilmente queste realtà si trovano a essere meno competitive rispetto alle grandi aziende dal punto di vista dell’offerta nel mercato del lavoro e non riescono a dare agli sviluppatori quegli incentivi che per loro sono importanti: un salario competitivo e condizioni lavorative più appetibili.

Un’altra ipotesi potrebbe essere data dal fatto che le aziende più piccole preferiscono collaborare con freelance piuttosto che assumere personale interno”.

Trattamento economico: all’estero si guadagna meglio

Secondo l’indagine di BitBoss, il 49% dei developer dipendenti dichiara di guadagnare tra i 1500€ e i 2000€ netti al mese.

stipendio developer

Per quanto riguarda i freelance intervistati, la fascia più densa (34%) applica tariffe lorde giornaliere tra i 200€ e i 300€ lordi. Chi lavora con clienti esteri afferma inoltre che nell’85% dei casi  riesce a ottenere compensi migliori fuori dai confini italiani.

Una percentuale che pone l’accento su un gap retributivo già noto e che evidenzia una debolezza del nostro Paese rispetto ad altri”, sottolinea Riccardo Barbotti.Questa è la differenza più evidente che intercorre tra il mercato degli sviluppatori in Italia e alcuni Paesi nel resto del mondo: uno sviluppatore in Italia viene mediamente pagato meno rispetto a molti paesi occidentali avanzati e ciò non è necessariamente dovuto a una differenza di competenze tra i developer italiani e quelli stranieri. Circa l’80% delle aziende italiane è composto da micro imprese che, date le risorse limitate, potrebbero voler dare la precedenza a investimenti di altro tipo e allocare budget ridotti sull’innovazione e sul digitale. Inoltre non sempre viene percepito il reale valore in termini di ritorno dell’investimento in innovazione”.

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Tecnologie: gli ambiti e i linguaggi più amati dagli sviluppatori italiani

BitBoss ha inoltre indagato lo scenario legato ai tipi di applicazioni più sviluppate, ai framework e ai CMS più utilizzati.

Molti sviluppatori dichiarano di spaziare con le loro competenze in diversi ambiti: lo sviluppo web domina la classifica con un 76% di intervistati che dichiarano di sviluppare back-end e 70% front-end. Seguono app mobile (30%) e desktop (28%). Il 3% dichiara di sviluppare sia web che mobile mentre, prendendo a riferimento solo la percentuale di web developer, il 57% di loro dichiara di essere full-stack.

Chiudono la classifica le applicazioni legate al Machine learning, al gaming e ad altri tipi di programmazione come ad esempio quelli legati all’automazione industriale.

linguaggi più diffusi tra i developer

Per quanto riguarda i linguaggi, Javascript si conferma il più utilizzato in assoluto: il 73,5% dichiara di utilizzarlo regolarmente. Seguono HTML/CSS (61%), SQL (55%) e PHP (39%).

BitBoss: le aziende italiane hanno bisogno di innovare

Le aziende italiane stanno ancora imparando come innovare sotto questi punti di vista, per offrire agli sviluppatori la possibilità di utilizzare tecnologie all’avanguardia, lavorare in team con tool innovativi e con un approccio smart”, conclude Riccardo Barbotti, co-fondatore di BitBoss.

È necessario innovare la cultura dello sviluppo software in Italia: come BitBoss lo stiamo facendo in primis con il nostro metodo, ispirato ai trend internazionali ma adatto a tutte le realtà presenti sul  mercato italiano”.

BitBoss ha infatti sviluppato il suo metodo di lavoro ispirandosi in parte al modello Scrum della metodologia Agile e in parte al background professionale dei singoli soci, tutti provenienti dal mondo startup.

In BitBoss ogni progetto innovativo viene trattato come una vera e propria startup: “ogni azienda che vuole entrare nel mondo digitale per quanto sia strutturata, dal momento in cui entra nel mondo digitale, è a tutti gli effetti una startup”, sottolinea Barbotti.

Febbre da Influencer: qual è il termometro giusto per il tuo brand (e come curarti)

Quindicesimo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

L’argomento scelto per questa puntata è l’Influencer Marketing: ne abbiamo discusso con Matteo Pogliani, Partner di Openbox & Founder dell’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing (ONIM), che ha la mission di fare cultura e dare insight concreti sull’Influencer Marketing nel mercato italiano. Autore dei libri “Influencer marketing: valorizza le relazioni e dai voce al tuo brand” e “Professione Influencer”.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • L’evoluzione e la crescita esponenziale dell’Influencer Marketing: min 02,50
  • Report 2020 sull’Influencer Marketing: min 11,00
  • Relevance: una metodologia multi-kpi olistica: min 24,00
  • Analisi mensili sui social network: min 34,30

email marketing

9 consigli per scrivere l’oggetto perfetto per le tue email (ed evitare il cestino)

Nel 1998 usciva il film “You’ve Got Mail” con due giovanissimi Tom Hanks e Meg Ryan. Si trattava di un remake di “Scrivimi fermo posta” dove al posto delle lettere Tom e Meg utilizzavano le nuovissime email. Ora, nel 2022, sono circa 4 miliardi le persone che utilizzano le email, metà della popolazione mondiale.

Il film di Nora Ephron e i dati di Statista ci mostrano come l’email sia entrata nella nostra quotidianità. Uno strumento efficace anche per il marketing: dem, newsletter e transazionali, le mail vengono utilizzate nelle strategie digital e di comunicazione.

Secondo una ricerca di Mailup, nel 2020 sono state inviate dalla piattaforma ben 14 miliardi di email di cui il 68% newsletter, il 26% dem e il 3% transizionali. Il covid-19 e la relativa quarantena ha fatto impennare i tassi di apertura della mail (+11% aperture uniche rispetto al 2019). 

Ok, fin qui tutto bello… ma come si fa a realizzare una mail performante? Come si fa a non farsi ignorare dei lettori, così presi dal logorio della vita e dalle valanghe di spam? Per abbattere la muraglia cinese del “ti prego apri la mail!” ecco 9 semplici ed efficaci consigli da seguire per un’email marketing a prova di cestino.

1# Una mail personalizzata è una mail apprezzata

Personalizzare l’oggetto della mail è un’ottima strategia per rendere più umana e calda la comunicazione. Utilizzando le numerose piattaforme di email marketing disponibili (tra le più famose Mailchimp e Mailup, ad esempio) è possibile inserire dei tag di personalizzazione come il nome del destinatario.

Email Marketing personalizzare

Se non si utilizza un tool di Email Marketing è possibile pensare a delle personalizzazioni differenti come, ad esempio, il luogo geografico degli iscritti al database. Dipende tutto da come avete profilato i vostri contatti!

2# Precisi, concisi e dritti al punto per una Email Marketing vincente

Il primo errore di chi lavora nel digital e quello di non pensare agli utenti mobile. Da smartphone le mail si visualizzano in meno spazio, se si scrive un oggetto troppo lungo si rischia di non farlo leggere ai destinatari.

Importante, quindi, scrivere un oggetto il più corto possibile massimizzando l’efficacia. Andiamo dritti al punto, senza giri di parole, ed evitiamo parole “riempitive” o inutili al fine della conversione.

Uno studio svolto da Marketo ha dimostrato come la percentuale di apertura della mail si inversamente proporzionale al numero di parole usate nell’oggetto. Interessante invece la relazione tra il numero di parole e il click-through rate (CTR) che subisce delle variazioni in base al numero di parole utilizzate.

Email Marketing testo

Ovviamente questi dati non sono da prendere alla lettera, ci sono altre variabili da tenere in considerazione (e di cui parleremo in questo articolo), ma sono utili per spronarci a scrivere degli oggetti semplici, diretti e soprattutto brevi.

3# Non dimenticarti del Pre Header!

Dopo l’oggetto inizia una nuova area dedicata ad altro testo, si tratta del pre header. A volte si dimentica l’importanza di questo spazio ma, se sfruttato con intelligenza, può diventare un ottimo alleato della Email Marketing.

Per scrivere un buon pre header:

  • Non bisogna ripetere quello che c’è scritto nell’oggetto.
  • Si deve cercare di dare un’anteprima o un approfondimento sulla mail.
  • Se utile, si possono usare dei campi personalizzati.
  • Deve instillare curiosità in chi legge.
  • Deve essere semplice da leggere e comprensibile a tutti.

Email Marketing pre header

Nota: non vi preoccupate sul numero di caratteri da utilizzare, se il testo risulta troppo lungo viene automaticamente tagliato con l’aggiunta dei tre puntini. Si può sfruttare questa particolarità per aumentare la curiosità e invogliare alla lettura!

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4# Le mail con i numeri nell’oggetto performano meglio

Ok, starete pensando “Ma cosa c’entrano i numeri con le email?”. Domanda legittima, per spiegarvi il motivo utilizzerò le parole di Debra Jason:

“Il nostro cervello è attratto dai numeri perché organizzano automaticamente le informazioni in un ordine logico. Nel marketing e nella pubblicità, la tua headline è una pubblicità per il tuo contenuto. Una singola, piccola cifra dispari, come il 7, per esempio, è come una caramella per la tua mente organizzativa”

Questa regola vale anche per l’oggetto dell’email. Yesware ha analizzato circa 115 milioni di oggetti di email e ha confermato questa teoria: gli oggetti contenenti numeri avevano un tasso di apertura più alto rispetto alla media.

Email Marketing numeri oggetto

Facciamo un esempio, quale tra i due oggetti è più efficace?

  1. I migliori consigli per perdere peso
  2. Perdi 11 kg in 7 giorni

Il secondo oggetto è più efficace, non solo perché utilizza dei numeri ma anche perché da un’idea precisa di cosa stiamo offrendo: quanti chili perdere e in quanto tempo. In maniera chiara, precisa e con poco testo.

5# Usa le “power words” nella tua Email Marketing

Le “power words” sono delle parole che riesco a scatenare nella mente del lettore delle emozioni potenti, solitamente ataviche e non controllabili perché appartenenti al nostro subconscio.

Queste parole fanno leva su emozioni ancestrali come il senso di appartenenza ad un gruppo, il bisogno di sicurezza, etc. Ci sono molti studi a riguardo e davvero tantissimi libri che trattano l’argomento in maniera approfondita (ad esempio questo articolo di contentmarketinginstitute.com).

Perché non utilizzare queste parole per l’oggetto delle email? Possiamo utilizzarle per:

Generare curiosità

Il nostro cervello si attiva automaticamente quando messo di fronte a qualcosa di ignoto, non definito o non chiaro. Il nostro desiderio di mettere tutto in ordine ci obbliga a soffermarci su ciò che leggiamo per approfondire.

Parole come “dietro le quinte”, “inaspettato”, “privato” generano curiosità nel lettore, voglia di saperne di più e, quindi, di cliccare sulla nostra mail. Un esempio concreto, avrete sicuramente ricevuto mail da brand di moda che vi invitavano a delle “private sale” oppure a visitare il “dietro le quinte della sfilata”. 

Giocare con la vanità

Sentirsi belli, star bene, avere un aspetto salutare e attraente è uno stimolo tanto antico quanto forte nel genere umano. Colpire la vanità dei nostri lettori è un’ottima strategia, soprattutto se vendiamo prodotti di cosmetica, skin care, healthy, etc.

Alcune power words sono “brillante”, “sano” ma anche “elite”, “migliore”, “forte”. Parole che lavorano sul nostro senso di apparire al meglio, sia fisicamente che psicologicamente che socialmente

Ispirare fiducia

Tanto difficile da guadagnare quanto facile da perdere, la fiducia è molto importante per ogni brand. Solo un utente che si fida di noi acquisterà i nostri prodotti e ci consiglierà agli amici.

Anche aprire una email è un gesto di fiducia: devo fidarmi di te, capire che non mi stai imbrogliando e fare quel passo verso l’ignoto, aprire la mail e leggere cosa c’è dentro.

Parole come “esperti”, “garantito”, “ufficiale” e “sicuro” sono parole che esprimono fiducia e danno un senso di ufficialità a ciò che sto leggendo. Possiamo leggere degli esempi negli oggetti di email inviate da ospedali, centri estetici o associazioni.

Generare paura di perdere qualcosa

“Solo 99 pezzi disponibili, non lasciarti scappare l’offerta!” ecco un classico esempio di Email Marketing che sfrutta la FOMO (fear of missing out). La paura di restare senza, di non aver approfittato della promozione o di farsi scappare qualcosa di irripetibile è fortissima.

Possiamo usarla nell’oggetto con parole tipo “folle”, “irripetibile”, “solo per”, “errore”. Queste power words vengono principalmente utilizzate da brand che vendono online per spingere all’acquisto

Attenzione però: sono parole molto forti e la loro carica negativa stressa il lettore. Se usate troppo a lungo possono perdere di efficacia e far perdere la credibilità e fiducia. Un esempio? Le offerte di Poltrone e Sofà! 

6# Nessuno sa resistere agli sconti

Ovviamente la scontistica e le promo sono pensate proprio per invogliare all’acquisto, soprattutto quello compulsivo. Utilizzare le promo anche negli oggetti delle nostre mail è una scelta sempre vincente.

Possiamo poi mixare questo spunto con le power word e l’utilizzo dei numeri per rendere il nostro messaggio ancora più efficace! Un esempio “Solo per oggi -35% su tutti i prodotti” oppure “Private Sale: solo per te -15% sulla nuova collezione”.

Attenzione: non mentire ai tuoi clienti, mai! Come abbiamo detto prima, avere la loro fiducia è difficile ma è facilissimo perderla. Citando Ambra Angiolini “Se prometti poi mantieni” soprattutto se si parla di sconti.

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7# Email Marketing per la brand awareness? Why not!

Non pensare alla email come un solo strumento di conversione per invogliare all’acquisto o alla sottoscrizione di un servizio. Si possono utilizzare anche per comunicare al nostro database delle news interessanti.

C’è una nuova collaborazione? Il sito verrà rinnovato? Partirà una nuova campagna con una influencer milanese sposata con un cantante tatuato? Comunicalo nelle tue email! 

Puoi sfruttare le power words della curiosità per attirare l’attenzione e, perché no, legarci qualche promozione particolare riservata solo a chi legge la mail. Con le newsletter puoi costruire anche un rapporto più forte ed intimo con chi ti sta leggendo, non fermarti solo alla vendita!

8# Tutti ❤️ le emoji!

Le emoji hanno portato un tocco di colore nel mondo dei copy, anche negli oggetti delle email. Possono essere utilizzate come focus visivo oppure per comunicare qualcosa in più o anche per stimolare qualche emozione specifica.

Come abbiamo detto prima gli oggetti devono essere bravi e precisi, le emoji possono aiutarci comunicando con un’immagine concetti che avrebbero occupato spazio. 

oggetto email emoji

Ci soffermiamo sulle emoji perché chiediamo al nostro cervello di attivare una parte solitamente assopita durante la lettura: quella dell’interpretazione visiva. In un muro di testo compare qualcosa di diverso, cos’è? Fammi capire bene. 

9# NON URLARE!

Una volta un cliente mi disse “meglio scrivere tutto in maiuscolo, così è più facile da leggere ed è impattante”. Ecco, non proprio. Come per la tavola, il teatro e le relazioni sociali anche per il digital esiste un galateo ben preciso dove il maiuscolo viene usato per urlare qualcosa.

Scegliere di urlare in un oggetto non è proprio la scelta più saggia. Come abbiamo visto ci sono tantissimi modi per attirare l’attenzione dei nostri lettori, perché dover essere così aggressivi?

Attenzione anche all’abuso dei punti esclamativi: mai usarne più di uno di fianco all’altro e in una frase. “Ultima occasione!!” funziona anche con un punto esclamativo. “incredibile! Il 30% di sconto su tutto!” un entusiasmo travolgente, forse troppo, meglio evitare i due punti esclamativi per un decoroso “Incredibile: il 30% di sconto su tutto!”.

Ok colpire il lettore, attirarlo… ma ricordiamoci le buone maniere. Immaginiamo se qualcuno entrasse all’improvviso dentro casa e iniziasse ad urlare e sbraitare, non ci sentiremo sicuramente a nostro agio.

9+1 Testare, sbagliare e riprovare

Concludo l’elenco con l’ultimo consiglio che suona più come un messaggio motivazionale: non smettete mai di provare, sbagliare e riprovare. Un errore non è la fine del mondo ma l’inizio di nuove possibilità e strategie.

Non arrendetevi mai al “abbiamo fatto sempre così” ma sperimentate cose nuove, nuove formule e strategie. Per farlo imparate dagli altri, sviluppate il pensiero laterale e, perché no, prendete spunto da articoli come questo.

L’importante è non fermarsi mai, il digital è troppo dinamico e veloce per permettersi il lusso di fare sempre la stessa cosa. Forza quindi, è tempo di pensare ad un nuovo oggetto per le prossime mail! 

Anche Morgan e i The Jackal tra i nuovi podcast originali di Spotify

L’audio è sempre più al centro della vita dei consumatori, e Spotify continua a guidare la rivoluzione audio ponendosi l’obiettivo di realizzare il miglior servizio di streaming per creator e ascoltatori. I podcast sono sempre più protagonisti nel panorama dell’intrattenimento digitale in Italia e nel mondo, con i numeri che dimostrano un evidente interesse crescente da parte del pubblico. Scopriamo di più su queste tendenze attraverso i dati raccolti da Spotify.

I numeri global e italiani

Nell’ultimo anno la crescita è stata vertiginosa: tra il settembre 2020 e lo stesso mese del 2021 su Spotify sono stati aggiunti circa 1,5 milioni di nuovi podcast, con un aumento dell’85% rispetto all’anno precedente. Oggi i podcast disponibili sulla piattaforma sono oltre 3 milioni, e rispetto al 2018 il numero di show presenti su Spotify è aumentato di oltre il 2.500% – un dato che fotografa bene l’esplosione del fenomeno. Insieme all’offerta cresce anche la domanda: basti pensare che tra gennaio e il 21 settembre 2021, più di 84 milioni di persone nel mondo hanno ascoltato un podcast per la prima volta.

L’Italia è tra i paesi che hanno mostrato la più grande crescita nell’offerta di podcast: Spotify ha registrato un’espansione del catalogo in lingua italiana dell’89% nell’ultimo anno, con la produzione di nuovi titoli di ogni genere e dedicati ai temi più disparati. Gli altri mercati in cui lo storytelling audio cresce più rapidamente sono Taiwan, Colombia, Giappone, Spagna, Perù, India, Turchia, Filippine, Francia, Polonia, Argentina e Olanda. 

Beethoven Spotify storie

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I generi e i podcast più amati

Nel corso dell’ultimo anno, il genere di podcast più ascoltato a livello globale è stato Society & Culture, con show come Let’s Find out ASMR, Renegades: Born in the USA – il podcast di Barak Obama e Bruce Springsteen – e Stuff You Should Know che hanno avuto un enorme successo internazionale. Altro genere di grande appeal è il Comedy, trainato da titoli come The Joe Rogan Experience, Armchair Expert with Dax Shepard, and Call Her Daddy di Alexandra Cooper, amatissimo dalla Generazione Z e dai Millennial.

A seguire troviamo i generi Lifestyle & Health, Arts & Entertainment, Music ed Education.In Italia il consumo di podcast è sempre più trasversale e cross-generazionale. Tra gli over 40 spopolano le Lezioni e conferenze di storia di Alessandro Barbero, mentre lo show preferito dalla Gen Z e dai Millennial è Muschio Selvaggio di Fedez e Luis Sal. Il podcast di news più ascoltato è Morning di Francesco Costa, mentre Demoni Urbani si conferma il true crime più amato e Motivazione e Crescita Personale di EdoBraa è al primo posto nella categoria Lifestyle & Health.

I nuovi strumenti per i creator

Mentre la produzione e l’ascolto di podcast crescono, Spotify vuole offrire sempre più opportunità a tutti i creator – da quelli emergenti a quelli già affermati – per esplorare il potere dell’audio. Adesso, i podcaster in 160 mercati di tutto il mondo hanno l’opportunità di inserire Q&A o sondaggi negli episodi dei loro podcast a cui gli ascoltatori possono rispondere direttamente su Spotify.

Con l’introduzione di questi strumenti, disponibili tramite Anchor, Spotify è la prima piattaforma a permettere ai creator di coinvolgere in maniera così diretta e immediata i propri ascoltatori, rendendo la connessione con la propria audience più facile che mai. Inoltre, Spotify ha recentemente lanciato Il mio Daily, una playlist unica nel suo genere che combina i migliori podcast di news con la musica, per rimanere sempre aggiornati e avere allo stesso tempo la giusta carica per affrontare la giornata.

Quasi 1000 candidature a Sound Up!

Come abbiamo visto, i podcast disponibili sulla piattaforma si moltiplicano, ma solo il 22% di quelli presenti nella classifica top 100 italiana è condotto da donne. Per questo motivo Spotify ha deciso di dedicare la prima edizione italiana di Sound Up – il programma globale teso a supportare la produzione di show originali da parte di aspiranti podcaster che fanno parte di categorie sottorappresentate – a formare e supportare le podcaster. Le candidature ricevute alla chiusura delle application sono quasi 1000! Dopo averle esaminate, Spotify selezionerà le 10 partecipanti che saranno ammesse al programma virtuale che si svolgerà nel corso di 4 settimane a partire dal 15 novembre, durante il quale potranno imparare tutto il necessario per creare un podcast.

I nuovi podcast originali

Un numero sempre maggiore di content creator decide di esplorare il potere dell’audio, e oggi Spotify ha presentato alla stampa italiana quattro nuovi, imperdibili podcast originali che saranno disponibili sulla piattaforma nel corso dei prossimi giorni.

Commenta Eduardo Alonso, Head of Studios Southern & Eastern Europe di Spotify

Il mondo del podcasting sta vivendo un momento entusiasmante, e Spotify vuole far sì che sempre più creator possano sperimentare il potere dell’audio. I primi show originali lanciati in Italia da Spotify hanno avuto un grande successo, e siamo orgogliosi di presentare quattro nuovi titoli che, ne siamo certi, saranno presto tra i preferiti degli ascoltatori italiani.

BISCOTTIS, Storie dell’Internet – The Jackal

Dopo il successo del loro primo podcast, “Tutto Sanremo ma dura meno”, i The Jackal tornano con un nuovo show – prodotto da Spotify Studios e The Jackal in collaborazione con Show Reel Agency e Ciaopeople Studios – in cui raccontano com’è cambiato il web e come il web ha cambiato le nostre vite. Con il tono informale che li contraddistingue, lo stile della chiacchierata libera e l’intervento di numerosi ospiti, il collettivo comico  esplorerà alcune delle parole chiave e degli episodi più assurdi della storia di internet.

Siamo entusiasti di tornare con un nuovo podcast che ripercorre la storia-pop di internet attraverso momenti assurdi ed incredibili in cui il web ha cambiato la vita delle persone.

Commenta Ciro Priello. La prima puntata di Biscottis – Storie dell’Internet, che si sviluppa intorno alla domanda “è davvero facile fare soldi su internet?” arriva domani, 13 ottobre, solo su Spotify! Ascolta qui il trailer di Biscottis.

UltràDelicious – Maurizio Tentella

Calcio e cibo: vi vengono in mente due cose più sacre per gli italiani? Probabilmente no. UltraDelicious, prodotto da Spotify Studios e Dolmen Communications esplora il binomio tra questi due mondi attraverso un viaggio in 16 città italiane che mette al centro le storie di squadre epiche, dall’Inter di Ronaldo alla Fiorentina di Batistuta, passando per la Sampdoria di Vialli e Mancini.

La narrazione di vittorie e sconfitte memorabili guiderà gli ascoltatori alla scoperta di come tifo e buona cucina aiutino a preparare le prime e a digerire le seconde.

Ha detto Maurizio Tentella, entertainer, founder di Spacedelicious e conduttore del podcast. Il primo episodio sull’Inter 1997-98 sarà pubblicato su Spotify il 14 ottobre. Ascolta il trailer di UltràDelicious a questo link.

Tutte le volte che – Camihawke e Alice Venturi

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Due amiche, Camilla (Camihawke) e Alice (Alice Venturi), raccontano tutte le volte che hanno imparato qualcosa di nuovo. Dall’università all’andare a convivere, dal capire che lavoro fare, alle figuracce, fino all’oroscopo. Cosa ci insegnano queste esperienze? Partendo dalle loro storie di vita, le due content creator  discutono a ruota libera, prendendo ispirazione da studi scientifici, serie tv, quiz improbabili, aforismi orribili e gli immancabili segni zodiacali.

Con questo podcast raccontiamo i cambiamenti del diventare adulti, affrontati sempre con il giusto spirito di sopravvivenza e una buona dose di risate… che tra di noi non manca mai!

Commentano Camihawke e Alice Venturi. Le puntate del podcast, prodotto da Spotify Studios e Show Reel Agency, saranno pubblicate ogni lunedì a partire dal 18 ottobre. Nel primo episodio si parlerà di amicizia a 30 anni: esiste ancora? A questo link puoi ascoltare il trailer di Tutte le volte che.

Ikaros – Le Ali di Cera del Rock Morgan

Ikaros racconta le storie di quei geni della musica la cui esistenza si è consumata troppo presto; artisti che, compressi nelle loro sensibilità estreme, hanno lasciato un’eredità con cui, ancora oggi, facciamo i conti. Da Janis Joplin a Kurt Cobain, da Judy Garland a Jeff Buckley ed anche Amy Winehouse, Billie Holiday, Brian Jones, Elliott Smith. Miti sofferti e indimenticabili, raccontati da un narratore d’eccezione: Morgan, che offre voce e spirito alle emozioni e alle tensioni che hanno animato queste anime malandate e straordinarie.

Con Ikaros racconto quegli artisti che, bruciandosi, hanno salvato la musica. Per restare eterni.

Commenta Morgan. Lo show è prodotto da Spotify Studios e Gli Ascoltabili, in collaborazione con Operà Music. Il primo episodio su Amy Winehouse sarà disponibile in piattaforma il 21 ottobre. Il trailer è disponibile qui.