È stato annunciato anche in Italia lunedì 12 settembre 2022 un aggiornamento dell’algoritmo di base, il Core Update di Google, che potrebbe comportare modifiche evidenti ai risultati di ricerca e alle SERP in cui sono posizionati i nostri contenuti.
L’impressione iniziale della comunità e degli appassionati SEO è stata generalmente positiva, come riscontrato anche su vari gruppi tematici su Facebook e altri social.
Ma vediamo in cosa consiste questo aggiornamento.
Core Update di Google: di che si tratta
Partiamo dal fatto che un aggiornamento dell’algoritmo di base detto anche Core Update, viene annunciato da Google quando vengono apportate modifiche importanti e sufficientemente grandi da essere percepite dagli editori e dai marketer dei motori di ricerca.
Today we released the September 2022 core update. We’ll update our ranking release history page when the rollout is complete: https://t.co/sQ5COfdNcb
Si tratta di una modifica a varie parti dell’algoritmo di Google (sebbene quest’ultimo sia sempre soggetto a continui aggiustamenti) ma un aggiornamento dell’algoritmo di base tende ad essere più evidente, tanto che nei prossimi giorni si produrranno i loro effetti nella SERP, il tempo che le modifiche si propaghino nei vari data center dispiegati in tutto il mondo.
La parte più importante di questo upgrade riprende l'”Helpful Content Update” HCU, update realizzato in risposta ad una crescente preoccupazione per la qualità e la diversità dei risultati di ricerca che appaiono quando le persone effettuano ricerche su Google.
Il nuovo Core Updateera iniziato già ad agosto ma soltanto per le ricerche in lingua inglese. Ora sarà attivo anche a livello globale, quindi anche in Italia.
Questo importante aggiornamento dell’algoritmo pone l’accento sulla gratificazione dei contenuti incentrati sulle persone che offrono un’esperienza utente gratificante. L’Helpful Content Update potrebbe essere uno degli aggiornamenti più importanti mai adottati da Google.
Inutile dire che assisteremo a una variazione nel ranking delle pagine dei vari siti, il che comprometterà anche la loro visibilità.
Google utilizza più di 200 fattori di ranking per determinare la qualità e la rilevanza di ogni URL. Gli algoritmi di ranking di Google permettono di ottenere le informazioni più rilevanti dall’indice di Google.
L’approccio migliore ora è vigilare su eventuali modifiche nella search console, dato che, come già ribadito, i risultati della ricerca potrebbero rimbalzare nelle prossime settimane per poi stabilizzarsi successivamente consentendo ai SEO di capire e valutare quale impatto reale abbia avuto il nuovo upgrade.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/googlebot_and_spider_header-google-core-update.jpg5001200Antonio Romanohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonio Romano2022-09-14 16:25:422022-09-14 16:36:43È partito il Core Update di Google al suo algoritmo, l'aggiornamento che può scuotere le SERP
In Italia, il 39% dei merchant Shopify vende all’estero, per un totale del 27% delle vendite generate fuori dal nostro Paese. A dirlo è una recente indagine interna condotta da Shopify che rivela, ancora una volta, quanto sia amato all’estero il Made in Italy.
Stando ai numeri, nel 2021, più di 11 milioni di consumatori nel mondo hanno acquistato da un negozio italiano su Shopify, per un totale di oltre il 28% del traffico verso gli store Shopify tricolore proveniente, in media, da 5 mercati internazionali. Con Stati Uniti in pole position, seguiti da Germania e Francia.
Le evidenze dimostrano che c’è una chiara opportunità per i merchant – non soltanto italiani – di espandersi in nuovi mercati e far crescere gli affari a livello internazionale. Una tendenza che si conferma in tutta la regione EMEA, con una spesa dall’estero verso i merchant Shopify dell’area cresciuta del 117,5% nel 2021 e del 28,7% nel primo trimestre 2022.
Shopify da sempre aiuta i merchant indipendenti di ogni dimensione a vendere cross-border. A questo scopo, nel settembre 2021 ha lanciato Shopify Markets, una piattaforma di gestione centralizzata che permette ai merchant su Shopify di fare business in nuovi mercati, direttamente da un unico store.
A un anno di distanza, potenzia l’offerta con il lancio di Shopify Translate & Adapt, una nuova app che aiuterà i merchant a localizzare in modo rapido e accurato le proprie vetrine, traducendole automaticamente e manualmente in diverse lingue, per una customer journey senza intoppi.
La localizzazione e la traduzione dei contenuti, infatti, hanno un impatto sostanziale sulle vendite, aumentando il GMV del 13%.
“Per vendere con successo all’estero, occorre gestire molti fattori: tasse, dazi, spedizioni, prezzi, lingua e pagamento, il più delle volte anche senza esperienze internazionali pregresse. In Shopify, gestiamo le complessità per permettere ai merchant di focalizzarsi sul business, sulla relazione con i propri clienti e sulla gestione di un’attività commerciale all’estero, spesso sfidante seppur con alto e riconosciuto potenziale di crescita” afferma Paolo Picazio, Country Manager Italia.
“Con Shopify Markets prima e con Shopify Translate & Adapt ora, diamo la possibilità a chiunque lo desideri di raggiungere nuovi mercati esteri senza preoccupazioni e cogliere così le opportunità che derivano dalla vendita cross-border”, conclude Picazio.
Nel concreto, grazie a Translate & Adapt i merchant italiani potranno:
Utilizzare una combinazione di traduzioni manuali e automatiche per mettere a punto e perfezionare i contenuti tradotti per raggiungere clienti multilingue.
Adattare contenuti personalizzati per ogni mercato. Per esempio, fare attenzione alle sfumature e ai dialetti nelle singole lingue, come “pants” e “trousers” quando fanno riferimento ai pantaloni rispettivamente in inglese americano e britannico.
Aggiungere o rimuovere righe dalle descrizioni dei prodotti per riflettere meglio come i singoli prodotti potrebbero essere utilizzati o referenziati in Paesi diversi.
Adattare il contenuto nella pagina delle domande frequenti o di contatto per indirizzare meglio le richieste dei clienti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/Shopify-Translate-Adapt.jpg6001026Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-14 12:05:112022-10-04 10:20:42Shopify potenzia le soluzioni per vendere il Made in Italy all’estero
Sostenuta da investitori come Snap, Chanel, Goldman Sachs Asset Management e Alibaba Group Holding, Perfect Corp offre ai consumatori e ai brand sofisticati strumenti di prova (essenzialmente filtri AR) che consentono ai clienti di testare virtualmente i prodotti di bellezza da casa propria.
La piattaforma di intelligenza artificiale di Perfect Corp, addestrata su centinaia di milioni di volti, è in grado di analizzare la qualità della pelle degli utenti, di abbinare l’esatta tonalità della pelle a un prodotto corrispondente e di sovrapporre cosmetici e accessori.
E presto il programma potrà anche etichettare i tratti della personalità degli utenti. È quest’ultima caratteristica a presentare le possibilità più distopiche.
Un’ad online per l’AI Personality Finder di Perfect Corp
Di recente, Perfect Corp ha lanciato un AI Personality Finder, che promette di leggere i tratti del viso per “trovare indizi” sul tipo di persona, di conseguenza, sul tipo di prodotti che questa persona potrebbe acquistare.
In pochi secondi l’app restituisce un profilo basato esclusivamente sui tratti somatici del viso.
Secondo l’algoritmo di Personality Finder, la distanza tra il naso e la bocca, combinata con gli zigomi, la forma e la distanza degli occhi a mandorla e altri attributi facciali, riesce a identificare i tratti emotivi di una persona, se questa sia più o meno estroversa, nevrotica o orientata all’attivismo sociale.
Questi dati, una volta inseriti nel sistema di algoritmi di Perfect Corp, concesso in licenza da aziende diverse come Google, Meta e Aveda, mostrano una serie di cosmetici generici.
Questi prodotti sono suggerimenti provvisori per futuri clienti aziendali, ma è facile immaginarli sostituiti con prodotti reali di clienti esistenti come L’Oréal, Macy’s, Estée Lauder o Nars. E Perfect Corp ha chiaramente aspirazioni che vanno ben oltre la vendita di rossetti e fard.
Dimmi che volto hai e ti dirò cosa comprare
“In base alla forma degli occhi, alla distanza delle sopracciglia e alle dimensioni del naso, possiamo intuire che tipo di caffè vi piace“, ha dichiarato Alice Chang, CEO di Perfect Corp durante un webinar del 2021. “Guardiamo il viso e diventiamo indovini. Se comprendiamo la personalità di un volto, possiamo consigliare qualsiasi tipo di prodotto“.
Anche se le parole della Chang sembrano ancora fantascienza, le raccomandazioni di prodotti basate su valutazioni biometriche sono un nuovo settore in rapida crescita per Perfect Corp.
Oggi la sua suite di strumenti di riconoscimento facciale, alimentata da AR e intelligenza artificiale, è abbastanza sofisticata da eseguire una diagnostica completa della pelle, analizzare 89.969 tonalità di pelle e fornire una mappatura iperrealistica per cosmetici, colore dei capelli, peli del viso e accessori di moda.
Secondo l’azienda, le prossime espansioni riguarderanno la chirurgia estetica, l’odontoiatria e le videoconferenze.
Nell’ultimo decennio, i rapporti tra le aziende tecnologiche, brand e i rivenditori di prodotti di bellezza sono diventati sempre più complessi.
Nel 2020 Ulta Beauty, un rivenditore statunitense di cosmetici, prodotti per la cura della pelle e profumi, ha stretto una partnership con Google per offrire prove virtuali a domicilio di prodotti di bellezza.
Nel 2021, Snap ha integrato gli strumenti di mappatura facciale di Perfect Corp negli occhiali AR di Snapchat, che marchi come Mac Cosmetics ed Estée Lauder hanno utilizzato per incoraggiare gli utenti a provare e acquistare virtualmente i prodotti in-app.
Man mano che i marchi acquistano fiducia nello sfruttare i big data per fornire agli utenti una personalizzazione più precisa, gli utenti si sono a loro volta abituati a consegnare i dati dei loro selfie per ricevere un livello più elevato di personalizzazione e di consigli.
L’Oréal, uno dei primi utilizzatori della tecnologia biometrica, ha lanciato un’app di prova AR nel 2014.
“Con i dati, l’intelligenza artificiale e le partnership tecnologiche strategiche, ridefiniamo il futuro della bellezza“, ha scritto l’amministratore delegato Nicolas Hieronimus nella relazione annuale dell’azienda per il 2021, anno che ha visto anche la più rapida crescita annuale di L’Oréal dal 1988.
Durante la pandemia, “la tecnologia di prova con AR è passata dall’essere vista come un espediente a strumento indispensabile nel settore della bellezza“, ha dichiarato Kenya Watson, analista di CB Insights.
Fa parte di una spinta più ampia verso la personalizzazione delle raccomandazioni attraverso motori di ricerca e di scoperta alimentati dall’intelligenza artificiale.
Il marchio di tinta per capelli Madison Reed ha riferito che il 38% degli utenti che hanno provato i prodotti virtuali ha effettuato un acquisto, mentre la manicure AR di Sally Hansen ha aumentato del 110% le conversioni.
Le persone di tutto il mondo si affidano a queste esperienze personalizzate per orientarsi verso prodotti per la pelle e la bellezza, e il 56% degli acquirenti intervistati da NielsenIQ afferma che gli strumenti di prova AR aumentano la loro fiducia in un prodotto.
Ma Luke Stark, professore presso la University of Western Ontario che si occupa di ricerca sugli impatti etici, storici e sociali dell’IA, si preoccupa di dove finiscano tutti questi dati. “Le grandi aziende sfruttano i [volti] umani a scopo di lucro“, ha detto, osservando che due anni di blocco di Covid-19 “hanno abituato o costretto le persone a usare di più le loro fotocamere e a fornire più dati“.
I filtri di bellezza, per quanto frivoli, rimangono problematici: “Anche in un contesto divertente, aprono la porta alla raccolta e all’uso diffuso dei volti” man mano che le applicazioni diventano più attente ai desideri degli utenti di selfie raffinati e prodotti personalizzati.
La storia di Perfect Corp
Perfect Corp è stata lanciata nel 2015, quando Alice Chang, autoproclamatasi “amante dei selfie”, ha lasciato l’incarico di CEO dell’azienda di software multimediale CyberLink, con sede a Taiwan. La donna immaginava un mercato enorme per “l’abbellimento in tempo reale in app“, ma la strada è stata in salita. Gli investitori (soprattutto uomini) non riuscivano a comprendere le potenzialità del suo prodotto.
Si sono però lasciati convincere dai numeri: a tre mesi dal lancio, l’applicazione YouCam Makeup di Perfect Corp contava un milione di download (da allora è stata scaricata oltre 100 milioni di volte). Quasi subito è apparso evidente il potenziale di guadagno di una mappatura accurata del viso e di una sovrapposizione del make-up, alimentata dall’intelligenza artificiale.
“Stiamo cercando di farvi sentire come se vi steste truccando davvero, invece di mettere un filtro o sfocare la vostra foto per farla sembrare bella“, ha dichiarato Chang a una rivista taiwanese.
Con i riconoscimenti e le collaborazioni alla Settimana della moda, è aumentato anche l’interesse degli investitori. A marzo 2022, Perfect aveva raccolto 100 milioni di dollari.
Oggi le app di Perfect Corp hanno oltre 1 miliardo di download e 420 marchi e partner globali. Il suo software è utilizzato dai marchi di prodotti per la cura dei capelli Madison Reed e Aveda per le prove di tintura, da Meta e Snap per le prove di cosmetici su Instagram e Snapchat e da Clinique e Tarte per l’abbinamento dei colori dei cosmetici.
Ma l’azienda è soprattutto un incubatore di potenti strumenti di intelligenza artificiale.
“L’intelligenza artificiale garantisce che il cliente sia abbinato a un prodotto perfetto“, ha dichiarato Louis Chen, vicepresidente esecutivo e responsabile della strategia. Ha sottolineato che gli strumenti dell’azienda eliminano i “punti dolenti” dello shopping online: “Può essere difficile individuare il prodotto e la tonalità più adatti alla propria carnagione. La personalizzazione è al centro di tutte le nostre soluzioni“.
Nel 2021, il settore della bellezza personalizzata è stato valutato 41,9 miliardi di dollari (circa il 17% del mercato cosmetico globale) e si prevede che raggiungerà 143,6 miliardi di dollari entro il 2030.
“È una forma di ricerca di mercato davvero intima“, ha dichiarato Sarah Broyd, partner associato di Clarkston Consulting che lavora con marchi di bellezza globali. “I clienti forniscono questi dati scansionando letteralmente la loro pelle“. I team di ricerca e sviluppo dei marchi utilizzano queste informazioni per sviluppare nuovi prodotti e strategie di marketing.
Poiché i clienti hanno imparato ad affidarsi agli strumenti di prova digitali durante la pandemia, i marchi hanno iniziato ad acquisire startup tecnologiche di bellezza a destra e a manca. “Molte grandi aziende non stanno sviluppando questa tecnologia internamente, ma si sono affrettate ad aggiornarsi [duranteil lockdown] perché la gente non entrava nei loro negozi“, ha detto Broyd.
Lo scorso agosto, ad esempio, il marchio cosmetico Il Makiage, con sede a New York, ha acquisito la startup di imaging computerizzato Voyage81 per perfezionare il suo software di abbinamento dei fondotinta, per 40 milioni di dollari.
A giugno Walmart ha acquisito Memomi, una startup che si occupa di far provare gli occhiali in AR. Anche gli investitori si stanno occupando con attenzione di questo mercato: secondo Retail Dive, nel 2021 le startup del settore bellezza e cura della persona hanno raccolto 3 miliardi di dollari, con un aumento del 650% rispetto al 2011.
In autunno Perfect Corp dovrebbe quotarsi alla Borsa di New York attraverso un accordo da 1,02 miliardi di dollari con una società di acquisizione speciale.
Nonostante il mercato delle SPAC sia in crisi, Michael Klausner, professore di legge dell’Università di Stanford ed esperto di SPAC, ha affermato che l’operazione di Perfect ha “ragionevoli possibilità di chiudersi”, in base alla probabilità che l’azienda soddisfi il requisito minimo di 125 milioni di dollari in contanti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/perfect-corp-immagine-di-copertina.jpg639981Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-13 10:55:012022-09-14 12:08:25Il lato oscuro dei selfie: dati biometrici ed emozioni per venderci prodotti
Il 06/09/2022 è stata una data storica per la DeFi e in particolare per il mondo delle blockchain: ha inizio l’upgrade (o meglio, la migrazione) dell’algoritmo di consenso di Ethereum che consentirà di ridurre del 99,5% il fabbisogno energetico della blockchain.
Tecnicamente il blocco con TTD (terminal total difficulty) numero 58750000000000000000000 della blockchain di Ethereum, che arriverà verso la metà di questo settembre 2022, sarà l’ultimo ad essere gestito con la PoW.
Una volta che l’Execution Layer avrà superato quel livello di TTD, avverrà l’integrazione tra la Ethereum Mainnet con la nuova Beacon Chain e il blocco successivo sarà prodotto da un validatore sulla Beacon Chain. La finalizzazione di questo blocco segnerà la transizione completa della blockchain di Ethereum a un meccanismo di consenso basato su Proof of Stake (PoS).
Perché ne parliamo
Per chi non lo sapesse, mantenere attiva una blockchain è estremamente oneroso sotto il profilo energetico dato che la validazione dei nuovi blocchi avviene mediante un’attività, il mining che richiede una potenza di calcolo molto alta espletata attraverso centinaia di GPU.
Questa potenza di calcolo è necessaria per svolgere i “compiti” dettati dall’algoritmo di consenso chiamato Proof of Work (o PoW) che imposta la difficoltà e le regole per il lavoro che i miner devono svolgere. Il lavoro dei miner viene remunerato attraverso frazioni di ETH o BTC in base alla blockchain per la quale lavorano.
Senza il lavoro dei miner, oggi non potrebbero esistere le blockchain.
Ethereum merge: perché è importante
Il passaggio di cui parliamo riguarda proprio l’algoritmo di consenso. Infatti si passerà dalla Proof of Work (o PoW) alla Proof of Stake (PoS) che abbatterà di oltre il 99% i costi energetici necessari al mantenimento della blockchain e di conseguenza anche il lavoro dei miner.
Questo abbattimento dei consumi energetici è dovuto al fatto che la PoS assegnerà ai nodi il diritto di validare i blocchi successivi sulla base dei token (monete) in loro possesso. In generale, la probabilità di essere scelti è proporzionale alla quantità di monete che si possiedono: più monete hai, più alte saranno le probabilità che quel nodo verrà scelto per validare il prossimo blocco.
Al fine di rendere l’articolo più esaustivo ricordiamo che il processo di inserimento di un nuovo blocco in una blockchain con PoS è definita forging (rispetto al mining) ed infatti con la proof of stake i blocchi sono forgiati e non sono minati.
Come vengono remunerati i nodi che partecipano alla validazione ?
Abbiamo detto che le persone che vengono selezionate per il forging devono avere in portafoglio una certa quantità di moneta virtuale, nel nostro caso Ethereum, per un certo periodo di tempo, attività che viene definita come staking.
Maggiore è il tempo che l’utente “congela” le proprie monete, maggiore è la remunerazione che ottiene.
Ma entriamo nel dettaglio: immaginiamo 100 investitori di Eth suddivisi in 3 gruppi dove ogni gruppo detiene una certa quantità di moneta. In base alle monete possedute, ogni gruppo ha una percentuale di partecipazione alla rete.
Al fine di garantire il principio di democrazia e decentralizzazione della rete il gruppo C ha si la maggiore probabilità di essere selezionato per il forging di nuove monete, ma una probabilità più bassa la hanno anche gli altri due gruppi.
Nel processo di selezione vengono utilizzati anche dei metodi aggiuntivi, per favorire non solo i nodi più ricchi presenti sulla rete. I due metodi più comunemente utilizzati sono il Randomized Block Selection e la Coin Age Selection.
Nel primo caso, i validatori vengono selezionati tra i vari nodi, utilizzando una combinazione tra il valore di hash più basso e lo stake più alto.
Nel secondo, i validatori vengono scelti considerando il numero di giorni a partire dal quale le monete sono state messe in staking e moltiplicato per il numero di monete in staking.
Una volta che un nodo ha forgiato un blocco, il coin age viene azzerato e si deve attendere un certo periodo per poter forgiare un altro blocco; questo impedisce, ai grandi nodi che fanno staking, di dominare la blockchain.
Cosa c’è da sapere
La necessità di passare dalla PoW alla PoS oltre che essere legata al fattore energetico nasce anche per oltrepassare alcuni limiti della Pow quali:
Mancanza di scalabilità e velocità legate ad un alto livello di latenza dovuto al processo di mining per poter approvare le transazioni e produrre nuovi blocchi. Grazie alla PoS le verifiche avvengono velocemente, impattando positivamente sulla scalabilità e velocità della rete.
Decentramento delle attività di validazione, problema che colpisce fortemente le reti PoW dovuta al fatto che il mining rischia si cadere nelle mani di pochi e grandi gruppi. Tramite la PoS si cerca di risolvere questo problema, diversificando e democratizzando l’accesso dei partecipanti ai diversi compiti della rete.
Timore verso l’attacco del 51% . Questo genere di attacco rappresenta una delle paure legate alle reti PoW. È sufficiente che un pool di mining abbia il 51% della potenza di calcolo della rete perchè avvenga un disastro; infatti con quella capacità, il gruppo di mining può manipolare la blockchain a piacimento. Ma in una rete basata sulla PoS è possibile solo se l’attaccante possiede il 51% di tutte le monete. Se l’attaccante effettua un tale attacco, il valore della moneta tende a diminuire, il che porta ad ingenti perdite economiche per l’attaccante. Questa situazione funge da deterrente per prevenire questi attacchi, pur mantenendo la sicurezza della rete.
Ninja Upshot
Grazie al passaggio dalla PoW alla PoS le blockchain supereranno moltissimi limiti che tuttora ne limitano pesantemente lo sviluppo di massa.
Grazie alle proprie caratteristiche intrinseche (mancanza di intermediari e decentralizzazione), la tecnologia blockchain ha il potenziale di soddisfare numerose esigenze della vita quotidiana e portare a nuove opportunità attraverso una maggiore trasparenza, una maggiore sicurezza e una più facile tracciabilità.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/etherum-merge.jpg605950Antonio Romanohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonio Romano2022-09-12 10:13:322022-09-12 10:13:32Ethereum merge: cosa c'è da sapere sul passaggio alla Proof of Stake
L’aumento dei costi per l’energia ha messo tutti in allarme: in soccorso arrivano i pannelli solari IKEA, in un kit fai da te che promette di farci risparmiare sui costi dell’energia.
Assieme alle diverse soluzioni proposte e consigliate dagli esperti, come spegnere l’acqua di cottura della pasta dopo l’ebollizione e fare docce più brevi, una possibile soluzione in grado di limitare la spesa arriva dall’azienda svedese: dalla collaborazione del colosso del mercato dell’arredamento con il produttore di pannelli solari Wolmann nasce SOLSTRÅLE, un insieme di soluzioni fotovotaiche che dovrebbe consentire a chiunque di produrre energia da fonti rinnovabili.
L’obiettivo della partnership tra IKEA e Wolmann è quello di permetterci produrre energia a un prezzo accessibile in impianti domestici, ma non va sottovalutato neppure l’aspetto di tutela ambientale: l’utilizzo di fonti rinnovabili, affiancato al tradizionale consumo di energia prodotta da fonti fossili, può contribuire a ridurre i livelli di emissione di CO2, in modo da rendere il nostro impatto sul pianeta più sostenibile.
“Vogliamo offrire alle persone la possibilità di vivere in modo più sostenibile ed è per questo che ci concentriamo su prodotti dal prezzo accessibile ed efficienti dal punto di vista delle risorse e dell’energia. Con pannelli solari domestici, hot dog vegetariani e soluzioni per il risparmio energetico, stiamo aiutando la maggioranza delle persone a creare case più sostenibili” si legge sul sito del colosso svedese.
SOLSTRÅLE di IKEA è attualmente la soluzione più economica disponibile sul mercato e, se l’installazione sarà semplice come il montaggio dei mobili a cui l’azienda ci ha abituato, possiamo scommettere che si trasformerà in un successo, considerata l’importanza del tema che in questi mesi il rincaro dei costi energetici sta assumendo.
Secondo quanto dichiarato sulla pagina ufficiale del prodotto, per montare il sistema sulla propria abitazione si partirà da un sopralluogo tecnico di Wolmann, che definirà la fattibilità e individuerà il settaggio migliore per il kit rispetto all’immobile.
Sembra chiaro quindi che il prodotto si rivolge espressamente a piccole abitazioni indipendenti invece che a un contesto urbano popolato da edifici che richiedono certamente un dispendio energetico maggiore.
I pannelli andranno poi accoppiati ad accumulatore e inverter per rendere disponibile l’energia anche durante le ore del giorno in cui il sistema non produce a causa della mancanza di sole (nelle ore notturne, ad esempio) o in condizioni di cielo nuvoloso.
La linea di questi prodotti sostenibili, come detto, risulta abbastanza economica: i pannelli solari IKEA costano 5.490 euro; è il prezzo di listino per il prodotto base SOLSTRÅLE di IKEA da nove pannelli (anche se sono disponibili soluzioni più performanti). prezzo che viene ridotto del 50% grazie allo sconto immediato in fattura previsto dall’Ecobonus.
“Siamo consapevoli del fatto che sempre più persone vogliono ridurre il proprio impatto sul pianeta, ma sappiamo anche che molte non sanno come farlo. Per facilitare il compito, ci concentriamo su alcuni aspetti fondamentali: energia, aria, acqua e rifiuti“.
Ridurre l’impatto sul pianeta e sul nostro portafoglio (magari aumentando quello sulle vendite di IKEA).
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/pannelli-solari-ikea.jpg5481080Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-09 09:34:012022-09-17 20:15:58IKEA lancia un kit di pannelli solari per risparmiare sulle bollette elettriche
Qualcuno scrisse che “l’amor move il sole e l’altre stelle”. Chissà cosa avrebbe asserito di fronte ai marchi apposti su felpe, bottigliette, borse che fanno letteralmente innamorare le persone tanto da riunirsi in tribù di appassionati.
Non conosceremo mai l’opinione di Dante in proposito, ma sappiamo che in ogni settore esistono uno o più love brand in grado di creare una relazione unica con i consumatori basata su forti connessioni emotive. Quest’ultime, secondo numerosi studi di neuromarketing hanno un ruolo importantissimo nelle decisioni d’acquisto.
Perciò, se ignori le emozioni che il tuo brand suscita nelle persone e non fai nulla per sviluppare la community di quelli che lo apprezzano, perdi l’opportunità di posizionarlo tra i migliori.
Una tribù o community di persone appassionate al brand non si forma per caso ma è il frutto di scelte strategiche unite ad un costante lavoro di coinvolgimento e aggregazione.
Love brand come Coca-Cola, Mulino Bianco, Apple, si sono posizionati nella top of mind dei consumatori e sono la prima risposta che salta in mente quando ce n’è bisogno.
Le emozioni a cui si associano possono essere varie: felicità, spensieratezza, tenerezza, entusiasmo ecc. ed è certo che quando proviamo un’emozione – specialmente se positiva – siamo portati a condividerla con amici e parenti.
È così che si accende la miccia della community attorno al brand, con un passaparola tanto autentico quanto vantaggioso. Quindi avere o non avere una community passa attraverso vari fattori concatenati come:
le emozioni suscitate nel consumatore;
la condivisione di emozioni/esperienze;
la fedeltà alla marca.
Perché la loyalty è fondamentale
La fedeltà al marchio esiste nel momento in cui i clienti hanno una buona ragione per scegliere un altro brand ma, nonostante questo, continuano a scegliere il tuo per vari motivi, non sempre spiegabili razionalmente.
Secondo la teoria classica, la Brand Loyalty si sviluppa in tre stadi:
Brand recognition: la persona conosce il brand, ne ha un’opinione positiva ma non ha ancora nessun legame con esso. Infatti non esclude ancora l’acquisto di prodotti simili di altri marchi se più convenienti.
Brand preference: il cliente preferisce il brand e lo acquista con maggiore preferenza. Ma sarà comunque disposto ad acquistare il prodotto di una marca concorrente nel caso in cui non fosse disponibile.
Brand insistence: in questo stadio il cliente è talmente affezionato al brand che la sua fedeltà è dimostrata dal fatto che non accetta alcun sostituto. Proprio per questo è disposto ad aspettare affinché il prodotto non torni disponibile. Nel lungo periodo acquisterà con frequenza e in maniera esclusiva.
Quando l’azienda si impegna a costruire una base considerevole di clienti veramente fedeli, otterrà un vantaggio significativo: i consumatori altamente fedeli possono restare al fianco del brand anche in tempi difficili, non lo abbandoneranno neanche se i prezzi dovessero aumentare o crollasse l’economia.
Inoltre, queste persone si faranno anche promotori del brand: parleranno dei prodotti e dei servizi ai loro amici e familiari, lo sosterranno personalmente e contribuiranno ad aumentarne l’awareness: tutto questo può avere un effetto positivo nelle vendite, anche senza un massiccio investimento finanziario.
L’89% dei consumatori si fida delle raccomandazioni ricevute da amici e conoscenti (Nielsen, 2021).
Perché investire sullo sviluppo di una brand community
Abbiamo visto come un brand veramente forte e autorevole goda non solo di awareness sul mercato ma anche di un insieme di percezioni positive e di fedeltà. E sappiamo che il mercato in cui “vive” il brand è fatto di singole persone che ne condividono i valori e si identificano con esso. A questo punto vediamo perché la creazione della community è il tassello che non deve assolutamente mancare nella tua strategia di comunicazione e quali sono i vantaggi:
È più facile comunicare e ottenere feedback con chi si sente parte del tuo brand rispetto a chi acquista casualmente;
Quando le persone si sentono parte di una comunità hanno anche più fiducia nel brand e restano fedeli ad esso;
In una brand community possiamo trovare dei veri ambasciatori del brand, i quali interverranno in conversazioni importanti per supportarlo;
Gli ambasciatori sono più inclini a condividere ciò che amano con gli amici alimentando il passaparola;
I membri della comunità saranno le persone più adatte da coinvolgere nelle scelte di marketing mix.
Gli step per creare la brand community su misura
Secondo TERRITORY Influence – l’agenzia che in 17 anni ha aiutato oltre 500 brand a raggiungere gli obiettivi di marketing mettendo al centro delle strategie gli esseri umani – è fondamentale trovare uno spazio comune in cui brand e persone possono dialogare. Può essere un evento offline, un social network o anche una piattaforma creata appositamente dal brand: l’engagement e l’amore per il brand faranno la differenza.
Quindi, come creare una community che funziona?
TERRITORY suggerisce una checklist di 7 punti molto utile per la creazione della brand community.
1 – Metti il brand al centro
Tutto all’interno della community deve ricordare il brand e parlare del brand, dal tono di voce alla mission e i suoi valori. Chiunque si iscriva deve comprendere facilmente e condividere queste caratteristiche.
2 – Scegli i canali giusti
Dove si incontreranno regolarmente gli amanti del brand? Su Facebook, Instagram, Youtube, Telegram, su una piattaforma dedicata?
Per ciascuno di questi canali dovrai valutare attentamente i pro e i contro.
3 – Coinvolgi e ispira i membri
Una volta acquisiti i membri, mantenere i membri della comunità impegnati dovrà essere la priorità.
Come? Con contenuti educativi, di intrattenimento e condivisibili.
Devono godere di un valore pratico, vivere esperienze esclusive, poter condividere le proprie emozioni. Un esempio è il programma per ambasciatori con un sistema di gamification, in cui c’è una ricompensa dopo un certo numero di azioni compiute.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/territory-influence-brand-communicty.jpg574922Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2022-09-08 10:30:152022-09-08 08:58:01Brand Community: come si crea e perché è così importante per il tuo marchio
Lavazza è entrata ufficialmente nel metaverso lanciando un videogioco di calcio pensato per sensibilizzare i più giovani su uno dei problemi ambientali più urgenti, la deforestazione.
Lavazza Arena è lo spazio su Roblox che permette ai visitatori di divertirsi e allo stesso tempo di comprendere la portata del fenomeno: ogni giorno la Foresta Amazzonica perde oltre un milione di alberi, pari alla superficie di un campo da calcio ogni 20 secondi.
In occasione dell’Amazon Day, il 5 settembre, due grandi nomi del calcio mondiale – Claudio Marchisio e Giorgio Chiellini – sono stati ospiti speciali durante le dirette Twitch di Marcy7 e de ilGattoSulTubo sfidando i gamer iscritti all’evento.
È fondamentale per il marchio monitorare nuovi idiomi, stili e canali di comunicazione per poter parlare di progetti e temi di interesse per la comunità, perché l’innovazione è un valore chiave per l’azienda.
Per Lavazza, tutte le attività di comunicazione sono volte a creare un legame emotivo e valoriale con le persone, andando oltre il brand per coinvolgere e stimolare la riflessione, come in questo caso con il pubblico giovane della Gen Z. L’azienda crede fermamente nel coinvolgimento delle nuove generazioni utilizzando diverse piattaforme, digitali, di eventi esperienziali e musica, per stimolare il dialogo su temi culturali e sociali rilevanti per la comunità.
Consapevole dei problemi ambientali odierni e dell’urgenza di sensibilizzare il maggior numero possibile di persone sulla grave situazione della foresta amazzonica, Lavazza vuole aiutare i giovani a comprendere questo tema coinvolgendoli su Roblox con un divertente videogioco di calcio e utilizzando un linguaggio diretto ed emotivamente coinvolgente. Il gioco è ispirato a uno dei tanti progetti della Fondazione Lavazza, che in questo caso specifico collabora con Cesvi per sostenere le comunità native nella riforestazione dell’Amazzonia peruviana, nella provincia di Tambopata, nella regione di Madre de Dios.
Cos’è Lavazza Arena
Lavazza Arena è un mondo virtuale da scoprire ed esplorare, completamente diverso dai normali campi da calcio.
I giocatori entrano e si trovano in un campo completamente “pulito”.
Una volta lì, possono iniziare a partecipare alle varie aree dell’Arena: più partite si giocano, più la mappa di gioco si riempie di spazi verdi, natura e alberi. I giocatori possono gareggiare sul campo o semplicemente divertirsi nell’Area di allenamento, dove varie esercitazioni metteranno alla prova le loro abilità.
In alternativa, possono trascorrere il tempo nel Lavazza Cafè o nell’Area di apprendimento, dove possono informarsi sui problemi della deforestazione.
Sono inoltre disponibili skin e potenziamenti specifici per l’Amazzonia per personalizzare il proprio avatar.
Lavazza Arena entra nel metaverso su Roblox
Lavazza Arena è disponibile su Roblox, la piattaforma online che ha recentemente raggiunto i 50 milioni di utenti giornalieri. Al lancio hanno partecipato, oltre ai calciatori Claudio Marchisio e Giorgio Chiellini, anche i creatori del gioco Marcy7, ilGattoSulTubo, Queen_Giorgia e OwengeJuiceTV, che hanno esplorato l’Arena Lavazza e organizzato un vero e proprio torneo con la loro community durante le dirette Twitch.
L’iniziativa è nata da un’idea di We Are Social, che ha fornito la strategia, la creatività e la produzione. Il gioco è stato sviluppato da Dubit.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/lavazza-arena.jpg6071120Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2022-09-07 13:00:082022-09-07 09:28:49Lavazza entra nel metaverso con Lavazza Arena su Roblox
Lo scenario distopico si è avverato: i politici sono su TikTok!
Montgomery Burns è il celeberrimo personaggio de I Simpson, proprietario della centrale nucleare di Springfield e dispotico capo di Homer. Nell’immaginario creato da Matt Groening è anche l’uomo più vecchio della città e leader della locale sezione del Partito Repubblicano.
In una puntata della stagione 6 (“Who Shot Mr. Burns” – Parte 1) Mr. Burns si presenta dal direttore Skinner vestito da giovane, con tanto di cappellino e t-shirt grunge. Skinner, che lo riconosce subito, gli chiede come creda che un uomo di 104 anni possa davvero assomigliare a un suo studente delle elementari.
Il celebre frame di questa puntata è diventato, negli anni, una tra le più diffuse base meme.
L’Effetto Burns e i politici su TikTok
Chiameremo “Effetto Burns” quella parte di comunicazione politica che viene creata per un target giovane e il cui risultato rasenta spesso il cringe.
La campagna elettorale per le elezioni politiche italiane 2022 ci offre numerosi casi di Effetto Burns, tra i più celebri: lo sbarco di Silvio Berlusconi su Tik Tok, il messaggio di Carlo Calenda che elenca tutti i luoghi comuni della piattaforma e il video inaugurale di Matteo Renzi che sembra una vera e propria parodia di se stesso; molto si è detto e scritto riguardo l’uso che la politica italiana sta facendo dei social media per parlare al pubblico dei Millennial e alla sfuggente Generazione Z.
Quale deve essere il tone of voice giusto? Come ci si presenta? Cosa interessa veramente ai ragazzi?
Spesso i politici e il loro staff puntano su una strategia di comunicazione che tende a posizionare vicino ai giovani, utilizzando i codici linguistici (stereotipati) dei ragazzi e gestualità e temi “giovanilistici”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’Effetto Burns è assicurato, con le inevitabili trollate degli utenti.
Tra slacktivism e voglia di cambiamento
A scanso di equivoci, e non per difendere i politici italiani su Tik Tok, possiamo dire che parlare a determinati target non è mai stato semplice: c’è innanzitutto da affrontare la disaffezione cronica nei confronti della politica e una rassegnazione generazionale difficile da scalfire con promesse e programmi elettorali.
Alle elezioni politiche italiane 2022 i sondaggisti stimano un’affluenza al voto tra il 65 e 70% e gli under 35 che si recheranno alle urne saranno probabilmente intorno al 50%. Insomma, ai giovani interessa poco la politica perché si sentono poco rappresentati?
Le ragioni di un fenomeno antico e trasversale alle democrazie occidentali sono molti e vari; perfino “l’attivismo” sociale, che a più riprese negli ultimi 20 anni, aveva preso il posto della vecchia cara funzione della “militanza” sembra venuto meno.
Lo slacktivism (l’attivismo pigro, quello dei copia incolla degli appelli sui social), prende sempre di più il posto della militanza vecchio stile, fatta di iniziative politiche e battaglie a suon di banchetti in centro, manifesti, cortei e volantini.
Non si cada però nell’errore di pensare che la Generazione Z sia indifferente alle cause: i giovani di oggi hanno maggiori probabilità di firmare petizioni, aderire a cause e partecipare a manifestazioni rispetto alle generazioni precedenti.
Anche grazie alla diffusione dei social media, alle app di messaggistica, ai siti web e ai gruppi dedicati, aggregare attorno a cause, e tematiche calde nell’agenda dell’opinione pubblica, oggi è paradossalmente più semplice e immediato di un tempo.
Cari politici su TikTok, parlare ai giovani non significa parlare come i giovani
Per parlare alle generazioni più giovani i politici dovrebbero smettere di scimmiottare i giovani: l’Effetto Burns non aiuta la loro causa ma li rende delle macchiette.
I ragazzi non sono bambini: non esiste un “codice” linguistico per avvicinarsi a loro e renderci più simpatici ai loro occhi.
I ragazzi vogliono, giustamente, essere trattati da adulti anche nel linguaggio: bene dunque essere presenti nelle piattaforme da loro maggiormente fruite ma senza indossare nessun cappellino grunge o inventarsi improbabili saluti.
Per parlare efficacemente ai giovani si potrebbero rivelare, ad esempio, interessi e hobby trasversali che “svecchiano” l’immagine, a patto però che siano autentici.
Gli esempi sono molti e noti, tra tutti citiamo l’ex presidente americano Jimmy Carter, che era un grande frequentatore di festival musicali e aveva un grande rapporto con alcuni idoli dei giovani di allora come ad esempio Willie Nelson, The Allman Brothers, Bob Dylan (per gli appassionati, c’è anche un documentario che si chiama Jimmy Carter: Rock & Roll President).
Oppure Bill Clinton, che guadagnò grande popolarità suonando il sax in diretta al talk show di Arsenio Hall nel 1992.
Insomma, la migliore strategia per parlare ai giovani è semplicemente quella di presentarsi con serietà e in maniera coerente con la propria immagine pubblica, evitando di usare terminologie giovanilistiche e gestualità imbarazzanti, parlando come si farebbe in qualsiasi talk show “per adulti” (ovviamente con i tempi adatti al format di ciascun canale).
La soluzione potrebbe quindi essere più semplice di quello che si immagina: non snaturare il proprio tone of voice ma concentrarsi semmai sui temi che interessano maggiormente un pubblico under.
Siate voi stessi, parlate loro come parlereste a una platea di Confindustria. Magari non vi voteranno ma eviterete imbarazzi e “cringiate” da parte di tutti (non solo dei giovani). Nel modesto panorama della comunicazione politica italiana attuale sarebbe già un buon risultato.
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Grafica di copertina a cura di Silvia Camerani, Venice Bay
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/politici-su-TikTok.jpeg7201280David Mazzerellihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDavid Mazzerelli2022-09-07 09:30:562022-09-08 20:43:27L'Effetto Burns: perché per parlare di politica ai giovani non è necessario fare i giovani
Meta ha lanciato Creators of Tomorrow, una campagna pensata per mettere in luce i diversi talenti che, a livello globale, stanno contribuendo alla nascita di una nuova ondata di contenuti digitali, creativi e originali.
In Europa, in Medio Oriente, in Africa, e prossimamente in tanti altri Paesi, l’azienda sta lavorando a stretto contatto con questi creator emergenti per aiutarli a far crescere il loro pubblico e trasformare le loro passioni in professioni.
I Creators of Tomorrow hanno davanti a sé enormi opportunità di carriera. Sono stati selezionati perché si stanno affermando all’interno delle loro community online e perché mostrano un approccio innovativo nella creazione di contenuti video, nell’utilizzo della tecnologia e nella proposta di contenuti d’intrattenimento originali e coinvolgenti: qualità che, siamo certi, saranno parte fondamentale dell’evoluzione del metaverso.
Creators of Tomorrow: i 10 Creators of Tomorrow italiani
I 10 Creators of Tomorrow italiani rappresentano l’ampio ventaglio di talenti che ogni giorno utilizzano le app di Meta per esprimersi, raccontando le loro storie e promuovendo la loro professione.
C’è chi viene dal mondo del gaming, come Fjona Cakalli, ideatrice di Games Princess, il primo sito italiano dedicato ai videogiochi gestito esclusivamente da ragazze, e poi di Tech Princess, che racconta la tecnologia con uno sguardo inedito.
Fjona Cakalli
C’è chi si sta affermando nel mondo della moda come Aya Mohamed e Sumaia Saiboub, che raccontano la loro visione e la loro estetica con un fortissimo senso di identità culturale, profondamente radicato nelle loro origini, o come Eugenia Longo, che esprime la propria creatività nel segno della self-acceptance.
Fanno parte della rosa anche le food creator Cibosupersonico, ideatrici di esperienze culinarie autentiche a base di piatti sani e completamente plant-basede Chiara’s Cakery, che ha fatto della pasticceria la sua missione di vita.
Aya Mohamed
Dal mondo lifestyle, la creator Macy Fancy ci regala uno sguardo unico sulla black beauty, inseguendo il desiderio di mostrare i mille volti e le tante sfaccettature che ci rendono speciali.
E, ancora, la campionessa di nuoto paralimpica Arianna Talamona, che ha trasformato la malattia da cui è affetta in un’opportunità, insieme ad artisti come Francesco Spedicato, che utilizza le piattaforme Meta per ispirare, intrattenere, emozionare e divertire quante più persone possibili attraverso i suoi disegni, realizzati con tecniche diverse e Ceppeland, videomaker specializzato in effetti visivi, programmatore e musicista polistrumentista.
I Creators of Tomorrow stanno crescendo in modo sorprendente perché, con i loro contenuti digitali, cavalcano le nuove tendenze culturali e scoprono nuove strade per fare business, coltivando nuove opportunità, che abbracciano il futuro di Internet: dal costruire i propri marketplace digitali a ospitare eventi immersivi con fan da tutto il mondo, fino alle collaborazioni con i brand per promuovere nuove esperienze.
Parallelamente al costante impegno dell’azienda nello sviluppo del metaverso, lavoreremo per aiutare i creator a farsi strada nelle loro carriere, favorendo loro l’accesso a strumenti, formazione e risorse all’avanguardia, per testare e sperimentare in prima persona nuove opportunità e innovazioni.
Creators of Tomorrow: programmi e iniziative locali
Nei prossimi mesi Meta darà vita a una serie di progetti e iniziative che avvicineranno i creator alla cultura aziendale, metteranno in luce il loro talento e gli permetteranno di fare passi avanti nella crescita delle proprie carriere.
Per fare in modo che i creator conoscano tutte le ultime novità e tutti gli strumenti offerti dalle nostre tecnologie, saranno organizzati workshop in presenza, dedicati a ciascuno di loro.
In Italia, in particolare, ci sarà una masterclass per esprimere al meglio la creatività sulle nostre piattaforme attraverso le diverse funzionalità a loro disposizione.
Inoltre accesso a esperienze ed eventi unici, che possano ispirare a creare contenuti originali e di tendenza. In Germania, ad esempio, Meta ospiterà i Creator of Tomorrow al Superbloom Festival, dove avranno un accesso VIP ai concerti, mentre i creator dell’area MENA parteciperanno a Forever is Now, una mostra d’arte immersiva alle Piramidi di Giza, durante la quale potranno fare esperienza diretta delle nostre installazioni in realtà aumentata.
Infine, tutti i Creators of Tomorrow saranno invitati alla EMEA Creator Week, che si terrà per la prima volta a novembre a Londra, presso l’iconica Tate Britain. Qui, i Creators of Tomorrow avranno la possibilità di conoscersi: un’occasione per far emergere la loro creatività, imparare gli uni dagli altri e trarre ispirazione per la creazione di contenuti sempre più originali.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/creators-of-tomorrow-Foto-collage-degli-italiani-selezionati-da-Meta.jpg595886Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2022-09-06 11:56:082022-09-06 16:43:58Meta presenta i Creators of Tomorrow: ecco chi sono gli italiani selezionati
Brutta tegola per Meta: Instagram multato per 405 milioni di euro nell’UE per la privacy dei minori.
Una multa di 405 milioni di euro è in arrivo per Instagram dopo che le autorità di regolamentazione della privacy dell’Unione europea hanno preso una decisione su un reclamo di lunga data relativo al modo in cui la piattaforma di social media gestisce i dati dei minori. La sanzione riguarda una violazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’UE.
Meta non ha rilasciato alcuna dichiarazione a commento.
La decisione finale del GDPR sull’indagine di Instagram sarebbe stata inviata a Meta, la società madre di Instagram, venerdì – prima della pubblicazione formale sui siti web del principale supervisore dei dati della società nell’UE, la Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC); e dell’European Data Protection Board (EDPB), un organo direttivo che ha contribuito a coordinare un processo di revisione delle decisioni che ha coinvolto altre autorità di protezione dei dati dell’UE interessate.
Tuttavia l’entità della sanzione per Meta sembra essere trapelata in anticipo, attraverso un articolo di Politico, che contiene la cifra della multa (che ammonta a circa 403 milioni di dollari al cambio attuale) ma non ci sono ulteriori dettagli sulla decisione.
Il DPC irlandese ci ha confermato l’entità della multa. Il vice commissario, Graham Doyle, ha dichiarato a TechCrunch: “Abbiamo adottato la nostra decisione finale venerdì scorso e contiene una multa di 405 milioni di euro. I dettagli completi della decisione saranno pubblicati la prossima settimana“.
La sanzione per Instagram è la più grande sanzione GDPR che sia stata comminata al gigante dei social media (anche se non la più grande multa GDPR in assoluto, quella è toccata ad Amazon), dopo la sanzione di 267 milioni di dollari comminata alla piattaforma di messaggistica WhatsApp, di proprietà di Meta, lo scorso settembre per violazione del principio di trasparenza del GDPR.
Il reclamo di Instagram si concentrava sul trattamento dei dati dei minori da parte della piattaforma per gli account commerciali e su un sistema di registrazione degli utenti che, secondo il DPC, poteva far sì che gli account degli utenti minori fossero impostati come “pubblici” per impostazione predefinita, a meno che l’utente non modificasse le impostazioni dell’account per impostarlo come “privato”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/INSTAGRAM-MULTATO.jpg13332000Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-06 10:44:382022-09-06 16:45:42Instagram multato per 405 milioni di euro dall'UE per le impostazioni sulla privacy dei minori
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