Oltre 2 miliardi di utenti ogni mese accedono a YouTube e ogni giorno i visitatori guardano oltre un miliardo di ore di video, generando miliardi di visualizzazioni. Challenge, miniserie e sketch comici sono i trend che registrano un maggiore seguito e coinvolgimento, in particolare per il target più giovane come la Generazione Z.
Star e Rising Star
A tal proposito, nell’ambito degli appuntamenti mensili con i “Buzzoole Rankings”, torna l’Osservatorio istituito da Buzzoole, martech company specializzata in tecnologie e servizi per l’Influencer Marketing, per analizzare le performance dei creator su YouTube del settore Entertainment. Grazie al tool Buzzoole Discovery, infatti, sono state stilate due differenti classifiche: “Star” per gli influencer con più di 500.000 subscriber e “Rising Star” per i profili con meno di 500.000 subscriber, nel periodo gennaio 2020-gennaio2021.
Sul podio della classifica “Star”, per il terzo anno consecutivo, la medaglia d’oro va a Ipantellas, il duo comico formato da Jacopo Malnati e Daniel Marangiolo, i quali hanno registrato circa 3,5 milioni di visualizzazioni in media rispetto ai video pubblicati (1 milione di views/post in meno, ma con 11 video pubblicati in più, rispetto alla precedente classifica). Anche per il secondo posto si riconfermano Sofì e Luì in arte i Me contro Te, gli youtuber più amati dai bambini, per i quali hanno realizzato quasi un video al giorno da cui hanno ottenuto in media oltre 3,2 milioni di visualizzazioni nel periodo analizzato. Il bronzo va al trio comico Gli Autogol, formato da Michele Negroni, Alessandro Iraci e Alessandro Trolli. I tre amici, tra imitazioni e parodie sportive, hanno ottenuto in media oltre 1,1 milione di visualizzazioni per video.
In quarta posizione ritroviamo anche quest’anno La Coppia che Scoppia, il primo canale YouTube dei due fidanzati Alice e Mirko, che con siparietti comici sulla vita di coppia ha fatto registrare oltre 1 milione di visualizzazioni in media rispetto ai video pubblicati nel periodo analizzato. Quinta posizione per i The Jackal. Il gruppo comico di Napoli composto da Ciro Priello, Claudia Napolitano, Gianluca Fru, Simone Ruzzo, Aurora Leone e Fabio Balsamo ha ottenuto in media 866.000 visualizzazioni rispetto ai video pubblicati nel periodo considerato.
Vincenzo Cosenza, CMO di Buzzoole dichiara:
I creator del mondo entertainment sono diventati un elemento attorno al quale le generazioni di giovani più sfuggenti come la GenZ costruiscono delle vere e proprie community che condividono visioni collettive dei canali. Merito sia della capacità di questi creator di aver individuato la chiave di comunicazione più adatta a queste generazioni, sia l’abilità che hanno nel saper essere presenti su tutte le piattaforme social di video e streaming (YouTube, TikTok e Twitch) sfruttando al meglio i diversi strumenti e linguaggi che queste mettono a disposizione. Quest’ultima abilità permette anche ai creator più attenti di spostarsi da una piattaforma all’altra portandosi dietro la propria claque.
La classifica“Rising Star”, invece, vede al primo posto il gruppo comico Elites formato da Mirko, Enrico, Andrea, Omar, Salvatore e Antonio. I video di questi sei amici scanzonati che raccontando le loro avventure insieme, tra scherzi e challenge, hanno ottenuto in media 833.000 visualizzazioni. Al secondo posto c’è Alessandro Scarpa alias Er Gennaro (tra i migliori influencer italiani su TikTok nel 2019) con una media di 744.000 visualizzazioni. In terza posizione Patrizia e Micol, aka Quello che le donne non dicono.
Le due amiche nei loro sketch si divertono a raccontare in maniera ironica la vita delle donne nel quotidiano, con i ragazzi, con le amiche, talvolta toccando anche temi sociali. Nel periodo analizzato hanno ottenuto in media 528.000 visualizzazioni per video. Al quarto posto il noto canale Il Milanese Imbruttito i cui video sketch/commedy dell’Imbruttito, del Giargiana, del Nano e dell’Imbruttita hanno ottenuto in media 476.000 visualizzazioni. Quinta ed ultima posizione per Daniele Montani. Tra challenge e vicende amorose sotto il tetto della Stardust House, i suoi video hanno ottenuto in media 464.000 visualizzazioni durante il periodo di analisi.
In generale, dall’analisi dell’Osservatorio di Buzzoole è emerso che gli influencer del settore entertainment hanno grande inventiva nel proporre sempre nuovi format creativi come challenge, miniserie, sketch comici di breve, media o lunga durata, incentrati prevalentemente su scene di vita quotidiana, lavoro di coppia o di gruppo. Uno dei principali trend emersi è sicuramente quello delle challenge, ovvero sfide di abilità tra creator, che è una delle principali caratteristiche riconosciute, e da subito intercettate dai brand, anche sul social dei video brevi TikTok. Tra i format più ricorrenti si possono anche annoverare i video in cui il protagonista si filma mentre commenta programmi televisivi o eventi sportivi, oppure dei progetti speciali, gestiti da più creator già popolari grazie ai propri profili personali, come Muschio Selvaggio, di Fedez e Luis, e Pecore Nere, di Gabriele Vagnato e Alessio Russo (entrambi tra i più visti).
Vincenzo Cosenza, CMO di Buzzoole dichiara:
Gli entertainment influencer possono essere molto interessanti per le aziende nell’ottica di raggiungere i giovani, utilizzando stili di comunicazione nuovi e meno formali. Il contenuto, infatti, per essere credibile deve mantenere il più possibile lo stile nativo dell’influencer, già noto agli occhi del suo pubblico. Infine, la sfida per le aziende – prosegue Cosenza – sta proprio nell’individuare gli stili di comunicazione in linea con la brand equity perché la scelta implica un grado di conoscenza dei linguaggi e dei valori che difficilmente emerge soltanto da un video.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/2_rosellina.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-03-05 18:07:532021-07-26 11:22:18Le performance dei creator su YouTube del settore Entertainment analizzate da Buzzoole
L’Osservatorio Just Eat onora il ruolo della figura femminile nel food delivery, svelando una presenza crescente di donne nella ristorazione a domicilio con il 44% che ne è proprietaria e il 73% che ne compone lo staff
Le evidenze dell’Osservatorio Just Eat
Oltre 500 ristoranti di Just Eat gestiti da donne, il 44% guida e il 73% compone lo staff
Si trovano principalmente a Milano (46%), Roma (45%) e Genova (44%) e sono Millennials
I tre motivi delle donne per aprire un ristorante di food delivery sono far scoprire cibi buoni e nuovi (36%), trasformare una passione in lavoro (34%) o continuare una tradizione di generazioni (16%)
Per oltre il 50% delle donne il food delivery rappresenta una leva di business essenziale
Il 74% è attenta alla sostenibilità e per consegnare sceglie pack green
Per la giornata dedicata alle donne, Just Eat, app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia e nel mondo, e parte di Just Eat Takeaway.com, leader nel mercato della consegna di cibo a domicilio e top player assoluto fuori dalla Cina, svela l’importanza del ruolo della figura femminile nel food delivery con oltre 500 ristoranti partner di Just Eat gestiti da donne, dove il 44% gestisce direttamente il ristorante e il 73% compone lo staff. Il food delivery continua a crescere, generando impatti positivi sul business, come per oltre il 50% delle donne che guidano i ristoranti di cibo a domicilio per le quali è diventato un servizio essenziale per il mantenimento dell’attività, soprattutto nel contesto critico generato dall’emergenza.
Dal bilancio del mondo del lavoro a fine 2020 emerge che le donne sono state le più colpite dalla pandemia – 312mila in meno occupate in un solo anno, soprattutto tra quelle autonome (fonte Istat) – mentre tra i settori più impattati figura la ristorazione, dove le donne rappresentano oltre il 50% del totale. In questo contesto critico, il food delivery si inserisce come leva di business strategica non solo per aiutare i ristoranti a usare il digitale per continuare la propria attività, ma anche come tendenza sempre più in crescita tra le donne che desiderano lavorare nel settore in Italia, tanto che oltre il 56% delle donne ne conferma l’impatto positivo sul business e il 99% afferma che continuerà a utilizzarlo anche in futuro.
Empowerment femminile
L’Osservatorio Just Eat svela infatti che oltre 500 ristoranti partner sono guidati da donne, nel 44% dei casi rivestono il ruolo di proprietaria e gestrice del locale, a Milano (46%), Roma (45%) e Genova (44%) e sono principalmente Millennials (il 35% ha tra i 35 e i 44 anni). Il processo di empowerment femminile si traduce anche nella composizione dello staff che conta un massimo di cinque persone (62%) e ha una donna al suo interno (73%) nel ruolo di cuoca, chef o altre professioni necessarie in un ristorante. Come sempre, lungo la Penisola ci sono differenze, come a Napoli dove le donne gestiscono solo il locale (36%) con una fascia di età più giovane (25-34 anni). Le donne cuoche o chef sono solo il 6%, una percentuale che però tende a crescere nelle città di Genova (11%) e Napoli (14%).
La scelta di intraprendere un percorso nella ristorazione aprendo un locale di proprietà nasce soprattutto dalla volontà di far scoprire alle persone qualcosa di buono e sempre nuovo (36%), da una passione trasformata in lavoro (34%) o da una tradizione di famiglia passata di generazione in generazione (16%).Andando invece a indagare gli aspetti più amati di questo lavoro, spicca la relazione con i clienti (42%), seguita dall’organizzazione del lavoro (26%), dalla possibilità si essere creative con i piatti (16%) e dalla gestione dello staff e della cucina (8%). Tendenzialmente questi ristoranti sono a conduzione famigliare (51%) e offrono cucine tradizionali (36%) e fast food (24%), proponendo pizza (51%), hamburger (13%), giapponese (6%) e italiano (5%).
Il 28% delle imprenditrici del food delivery è attiva da 4-10 anni, il 40% ha aperto negli ultimi 3 anni, mentre il 25% vanta un’esperienza ultradecennale nel ruolo. Il 65% delle proprietarie o gestrici ha uno o più figli, un aspetto che conferma l’importanza di bilanciare vita privata e professionale,senza dover rinunciare alla passione per il lavoro e al tempo da dedicare alla famiglia. E il 74% mostra una spiccata attenzione alla sostenibilità e all’impatto ambientale grazie all’utilizzo di pack sostenibili per le consegne su cui il food delivery sta investendo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/3_rosellina.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-03-05 13:37:402021-07-26 11:21:52Just Eat celebra le donne che gestiscono oltre 500 ristoranti di food delivery in Italia
Le aziende hanno dovuto riorganizzare i sistemi organizzativi verso una metodologia di lavoro agile
Smart working e remote working sono forme di lavoro che possono generare numerosi benefici per i genitori lavoratori
Flessibilità e organizzazione sono i pilastri per uno smart working di successo sia dal punto di vista professionale che personale
L’emergenza Covid-19 ha costretto le aziende a riorganizzare i sistemi organizzativi delocalizzando le risorse, verso un modello organizzativo agile e di lavoro a distanza.
Il sistema normativo agevolato, introdotto dal Governo per aiutare le aziende nel faticoso compito di limitare i contagi e di proseguire con l’attività lavorativa, ha fatto sì che lo Smart Working sia diventato parte integrante delle vite di tutti noi.
Non è una novità
È bene precisare che il lavoro agile non è una vera e propria novità per le aziende, dato che diverse imprese in passato (in particolare quelle di maggiori dimensioni) avevano già siglato intese con le parti sociali per introdurre una modalità di svolgimento del rapporto di lavoro subordinato che alterna periodi di lavoro in azienda a periodi di lavoro al di fuori di essa.
Il lavoro agile, il nome lo descrive benissimo, è una modalità di lavoro flessibile, agevole, adattabile sia alla vita lavorativa che a quella privata.
Ad un anno circa dall’inizio della pandemia e ad un anno di Smart Working “obbligato” è possibile analizzare i reali benefici che questa forma di lavoro ha generato sui lavoratori, concentrandoci principalmente sulle mamme e i papà.
Smart working vs remote working
Come prima cosa è importante sottolineare che Smart Working non è sinonimo di Remote Working. Dalla definizione legislativa del lavoro agile è possibile cogliere le particolarità che consentono di differenziarlo dal telelavoro (disciplinato dall’Accordo interconfederale 9/06/2004).
L’adozione di queste forme di svolgimento del rapporto di lavoro avviene volontariamente tramite un’intesa scritta che deve essere firmata sia dal datore di lavoro che dal lavoratore. Quindi nessuna imposizione datoriale né tantomeno nessun diritto del lavoratore possono dare inizio sia al telelavoro che allo Smart Working;
non sono una nuova tipologia contrattuale, che va ad aggiungersi a quelle di cui può fruire il datore di lavoro, ma una modalità di svolgimento del rapporto di lavoro;
la possibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro (work-life-balance).
Il work-life-balance è il beneficio per eccellenza di questa modalità di svolgimento del rapporto, beneficio che le madri lavoratrici e i padri lavoratori hanno apprezzato di più, soprattutto se i figli erano in DAD.
I vantaggi dello Smart Working per le mamma e papà (e non solo per loro)
Tra i vantaggi riconosciuti troviamo:
riduzione dei tempi e costi di trasferimento;
miglioramento del work-life balance;
aumento della motivazione e della soddisfazione;
miglioramento delle condizioni climatiche ed impatto ambientale positivo.
La stima del tempo risparmiato da uno Smart Worker è pari a circa 60 minuti per ogni giornata di lavoro.
Se questo valore lo riproporzionassimo su un arco temporale annuale, il tempo risparmiato ammonterebbe a diverse ore, generando una preziosa “banca delle ore” . Un piccolo tesoro di tempo e vita che potrebbe essere utilmente reinvestito.
E infatti così è stato. Molte mamme e papà hanno riorganizzato la loro giornata lavorativa per concedersi dei momenti con i propri figli.
Ci sono mamme che si svegliano alle 5 del mattino per lavorare nelle ore in cui la famiglia è ancora “spenta”, per poi svegliare i figli dopo qualche ora, preparare la colazione e dedicarsi a qualche momento conviviale.
Accensione dei pc per la DAD dei figli e nuovamente al lavoro fino alla pausa pranzo. Ai fornelli, un pranzo veloce, un caffè e quattro chiacchiere e di nuovo al lavoro.
E se figli non sono più in DAD? Possono intervenire i papà, che grazie allo smart working si sono trovati a trascorrere più tempo con i propri figli.
In una società dove la cura e l’istruzione dei figli è demandata ancora per la maggior parte alle donne, lo Smart Working ha aperto uno spiraglio di condivisione delle “faccende famigliari” anche con i papà, che insieme alle mamme si sono messi in gioco inventandosi yotuber, creatori di slime, insegnanti e cuochi.
Riorganizzando la giornata lavorativa e ottenendo una buona dose di equilibrio lo smart working consente alle famiglie di lavorare (intensamente) godendosi anche del buon tempo in famiglia.
Tempo che deve però essere di qualità per far sì che lo smart working e l’home working siano anche produttivi.
Secondo l’ultimo report di SOStariffe.it, lavorare da casa è costato circa 268 euro in più a famiglia nel 2020. Un aumento delle spese per luce, gas, internet a causa dell’intensa attività di studio e lavoro.
Mancata disconnessione
Uno degli svantaggi che più di tutti si è fatto sentire è proprio l’iperconnessione. Con il lavoro a distanza molti genitori-lavoratori hanno esteso il loro orario di lavoro senza rispettare le consuete pause che in presenza vengono effettuate. Qualche esempio? Proviamo a chiedere ai genitori quante volte hanno partecipato ad una call con telecamera spenta, microfono in mute mentre erano ai fornelli in preparazione della cena.
Poco spazio per sé
Non sempre le abitazioni sono strutturate per accogliere un lavoro da casa, di due persone, insieme per esempio ad un figlio (o più) in DAD. La mancanza di una zona di tranquillità, dove poter lavorare senza rumori e senza essere disturbati, può provocare estremo stress e creare tensioni tra i componenti della famiglia.
Consigli utili per uno Smart Working equilibrato
Per evitare che la convivenza diventi una prigione, occorre stabilire delle regole ed organizzare al meglio la giornata lavorativa e familiare.
Qualche utile consiglio:
coinvolgere e parlare con i propri figli: spiegare ai bambini che i genitori sono a casa per lavorare e non per trascorrere del tempo con loro, per evitare che gli stessi si sentano trascurati. È importante responsabilizzare i figli soprattutto se molto piccoli;
organizzare l’ambiente dividendo l’area dedicata al lavoro dal resto della casa: la stanza scelta per lavorare non deve coincidere con quella del gioco. Lo smart worker deve lavorare in un ambiente tranquillo dove può concentrarsi mentre i bambini devono poter giocare in libertà, nella loro stanza, senza costrizioni;
condividere l’organizzazione della giornata con tutti i membri della famiglia: è di fondamentale importanza condividere i programmi di lavoro settimanali con i membri della famiglia, per consentire a tutti di organizzare gli impegni in modo funzionale e senza sovrapposizioni e di coinvolgere eventuali sostegni esterni nella gestione familiare quali babysitter o nonni;
pianificare ed organizzare le attività lavorative in un’ottica di lungo termine: questo è un aspetto fondamentale per il corretto equilibrio tra lavoro e famiglia. L’attività lavorativa a distanza va organizzata su un arco temporale almeno settimanale, per creare una stabile routine lavorativa e una corretta gestione della famiglia e dei figli;
affidarsi a supporti esterni: baby-sitter, nonni, post scuola, asili possono diventare un aiuto fondamentale quando gli impegni lavorativi si fanno più pressanti, oppure quando si è in prossimità di scadenze o conclusioni di progetto. Gli aiuti esterni possono prendersi cura dei più piccoli rimanendo nell’abitazione o all’esterno (nel caso di nonni o baby-sitter) oppure continuare nell’attività di studio e compiti (nel caso del post scuola) o nel gioco (nel caso degli asili) .
La ricerca del giusto equilibrio tra impegni professionali e privati è il mantra di tutte le famiglie. Per poter gestire lo smart working al meglio, sia dal punto di vista professionale che personale, occorre essere flessibili ed organizzati.
La flessibilità è il punto di forza del lavoro agile, il quale non impone necessariamente il rispetto di un orario di lavoro prefissato. Infatti, è lo smart worker che gestisce in modo autonomo le attività a lui assegnate.
Ne consegue che, per poter essere flessibili, le persone devono necessariamente essere organizzate in modo da portare a termine le consegne nei tempi previsti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/smart-working.jpg9171646Elisa Bonatihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngElisa Bonati2021-03-04 17:22:452021-03-06 15:54:35Benefici (e svantaggi) di smart working e remote working per le mamme e i papà
Amazon continua a sostenere attivamente l’economia italiana attraverso numerose iniziative volte a supportare le piccole e medie imprese gestite da imprenditrici che vogliono far crescere e accelerare la propria attività. Queste nuove iniziative costituiscono un’ulteriore dimostrazione dell’impegno di Amazon nel sostenere concretamente la parità di genere e le piccole e medie imprese del Paese.
Vetrina al femminile
Lo scorso mese di ottobre, Amazon ha lanciato il nuovo programma Delivery Service Partner per supportare gli aspiranti imprenditori nell’avvio della propria azienda di consegne. Ora Amazon introduce una nuova iniziativa a sostegno della parità di genere nel settore della logistica, grazie allo stanziamento di un fondo di 500.000 euro rivolto alle donne che vogliono diventare imprenditrici e dare vita alla propria azienda di consegne. Le aspiranti imprenditrici potranno beneficiare di questo programma di incentivi ricevendo fino a un massimo di 15.000 euro ad azienda per coprire i costi di avviamento, in aggiunta al pacchetto di offerte e agevolazioni esclusive dedicato a chi entra a far parte del programma.
Amazon supporterà le nuove imprenditrici ad avviare la propria azienda di consegne affidando loro le spedizioni, mettendo a disposizione avanzate tecnologie per le consegne, la formazione sul campo e agevolazioni su un’ampia gamma di beni e servizi forniti da terzi che includono i veicoli per le consegne e divise brandizzati Amazon, e coperture assicurative. Amazon stima che nell’ambito del programma Delivery Service Partner un’azienda di consegne possa raggiungere profitti annui tra i 60.000 e i 140.000 euro operando con una flotta da 20 a 40 veicoli.
Questo programma rappresenta una grande opportunità per chi desidera avviare una propria azienda e creare la propria squadra di lavoro in un settore in rapida crescita come quello della logistica. Per entrare nel programma non è richiesta esperienza nella logistica. I candidati ideali sono determinati, dotati di capacità di leadership e hanno un atteggiamento positivo capace di ispirare i propri dipendenti.
Nell’ambito del nostro impegno nel contrastare le differenze di genere e promuovere le pari opportunità, siamo davvero felici di offrire questo nuovo incentivo rivolto alle donne che entreranno nel programma e che rappresenta un’opportunità concreta per la crescita dell’imprenditoria femminile in Italia. Con questo fondo di 500.000 euro offriremo un supporto ulteriore alle imprenditrici che hanno sempre desiderato avviare una propria azienda e guidare un team.
Ha dichiarato Gabriele Sigismondi, Responsabile di Amazon Italia Logistics.
Le opportunità per le imprenditrici o neo imprenditrici alla guida di piccole e medie imprese vengono anche dall’espansione dell’eCommerce. Per supportarle, il prossimo 10 marzo, a partire dalle 10:00 e fino alle 12:00, Amazon terrà una Accademia Virtuale gratuita nell’ambito del programma Accelera con Amazon, per fornire loro strumenti e competenze per accelerare o rilanciare il proprio business online.
Nel corso dell’Accademia sarà possibile accedere a strumenti e competenze messi a disposizione da esperti del settore arricchiti da preziose testimonianze condivise da imprenditrici presenti su Amazon.it. Attraverso la partecipazione di Riccardo Mangiaracina, Direttore International Flex EMBA al MIP Politecnico di Milano, i partecipanti potranno ricevere informazioni sull’evoluzione del mercato eCommerce B2C in Italia, sulla rilevanza strategica del commercio elettronico, nonchè sulle fonti del valore e dei canali di vendita online. Grazie agli interventi di Giulia Rossi, Digital Innovation Lead South Europe AWS, e Francesca Pellizzoni, Senior Program Manager SBE Amazon, sarà possibile comprendere al meglio gli strumenti offerti da Amazon e AWS per la digitalizzazione delle aziende e per vendere su Amazon.it.
Inoltre, Barbara Falcomer, Direttrice Generale di Valore D, la prima associazione di imprese in Italia, che da oltre dieci anni si impegna per l’equilibrio di genere e per una cultura inclusiva nelle organizzazioni e nel nostro Paese, e Diva Tommei, Founder Solenica, condivideranno “Il valore della diversità” attraverso le loro storie.
Inoltre, per celebrare le imprenditrici che hanno già avviato la loro attività online, Amazon.it lancia una vetrina dedicata ai loro prodotti, disponibile fino al 31 Marzo. Lo store è stato realizzato per celebrare la creatività e il lavoro femminile e per ispirare sempre più donne ad avviare la propria azienda e raggiungere clienti in tutto il mondo. Oltre a scoprire e conoscere le storie di imprenditrici di successo che vendono i loro prodotti su Amazon.it, sarà possibile acquistare un pensiero speciale per tutte le donne importanti della propria vita, supportando allo stesso tempo le piccole e medie imprese al femminile del Made in Italy. I clienti potranno acquistare, ad esempio, le ceramiche decorate a mano di Ceramiche del Castello di Nina Palomba, o accessori moda Made in Italy di Talento Fiorentino di Chiara Ghiandi e molti altri prodotti.
L’attuale situazione di emergenza sanitaria in Italia ha investito in modo più pesante le donne. Gli ultimi dati diffusi dall’ISTAT hanno delineato uno scenario a dir poco preoccupante: lo scorso mese di dicembre, circa 99 mila donne hanno perso il lavoro. È doveroso agire rapidamente e offrire alle donne gli strumenti necessari per cogliere le opportunità esistenti. Da italiana e da donna, mi dà una grande forza lavorare per un’azienda in cui la diversità e l’inclusione rappresentato principi fondamentali, e dove questa centralità si traduce in azioni concrete per supportare l’empowerment femminile e la parità di genere.
Ha dichiarato Mariangela Marseglia, VP Country Manager Italia e Spagna per Amazon.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/1_rox-1.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-03-04 14:28:112021-07-26 11:21:30Amazon sostiene le imprenditrici italiane nell’avviare o accelerare la propria azienda
Negli Stati Uniti, le maggiori leghe professionistiche continuano a perdere appassionati tra le fila della Z Gen.
Leghe, squadre e media partners stanno studiando il modo migliore per tamponare l’emorragia di tifosi e raggiungere uno scenario win-win con i nati dopo il 1995: offrire contenuti sportivi che suscitino interesse (e siano monetizzabili) anche per le nuove leve di spettatori.
Siamo prossimi a un futuro in cui preferiremo pagare per vedere tutti gli highlights dei campionati invece che una singola partita per intero?
Bye bye partite in diretta
Un recente sondaggio di Morning Consult, condotto su un campione di 2.200 giovani statunitensi, dimostra che i ragazzi della Generazione Z sembrano essere molto meno interessati allo sport rispetto a qualsiasi altra generazione precedente.
Abituati a velocità di interazione e comunicazione diverse, accedono quotidianamente a grandi quantità di contenuti e intrattenimento online. D’altronde il tempo e la sua percezione sono il modo con cui le diverse generazioni definiscono se stesse. Questo spiega perché la Z Gen sceglie di trascorrere il proprio tempo libero lontano da noiose dirette TV e telecronache (spesso) poco emozionanti.
Lo studio di Morning Consult rivela che solo il 53% degli intervistati si definisce “seriamente” appassionato di sport. Un numero decisamente inferiore rispetto al 69% dei Millennial e al 63% degli adulti in generale.
Ma a lasciare a bocca aperta è un altro dato rilevante: un buon 39% della generazione Z ha affermato di non guardare alcun tipo di sport. Per questo motivo MLB, NBA, NFL e NHL stanno iniziando a riconsiderare la non più solida impalcatura di diritti televisivi e pay-tv, eretta ormai 50 anni fa.
Tanto per fare un confronto, questa è l’età media del pubblico dei maggiori campionati professionistici americani:
NFL: 50 anni
NBA: 39,5 anni
MLB: 57 anni
NCAA: 52 anni
La Z Gen si sposta dalla televisione ai social
Niente di nuovo sul fronte generazionale: se mettiamo il naso fuori dal mondo dello sport, il 73% degli adolescenti americani della generazione Z guarda video sui propri smartphone. Solo il 33% guarda la pay-TV.
Sempre negli Stati Uniti, patria della tv a pagamento e dei canali via cavo o satellitari, dal 2012 più di 25 milioni di famiglie hanno detto basta alla tv via cavo. Altri 25 milioni di abbonamenti sono destinati ad essere rescissi entro il 2025.
Se diamo uno sguardo ai comportamenti dei ragazzi, meno del 20% della Gen Z americana guarda la tv via cavo durante la settimana, quando gli eventi sportivi sono tutt’altro che assenti.
La Gen Z trascorre il 59% del tempo a guardare video sui social media e solo il 24% dei ragazzi di età compresa tra 12 e 17 anni sceglie la TV quando vuole “guardare qualcosa di divertente”. Il 68% dei ragazzi maschi della Gen Z afferma che i videogames sono una “parte fondamentale della propria identità” e Twitch ha riportato oltre 1,7 miliardi di ore totali fruite a ottobre 2020.
Il 63% dei giocatori di Fortnite ha tra i 18-24 anni e il 64% di loro gioca per più di 6 ore a settimana. Cresce invece l’interesse per gli eSports: il 79% degli spettatori di competizioni sportive di videogames ha meno di 35 anni.
Perdere spettatori non significa solo perdere ricavi
Questa erosione di pubblico giovanile equivale a una crisi esistenziale per le Leghe americane.
I diritti TV sono di gran lunga la principale fonte di introito per leghe e squadre negli sport professionistici. Lo è anche per il calcio qui in Europa. Negli States rappresentano il 37% dei ricavi totali per i quattro principali campionati sportivi americani, il 48% solo per la NFL. Le Leghe hanno ben chiari questi numeri preziosi. Ma nonostante questo, la Gen Z continua a non consumare i contenuti della TV tradizionale.
Molti di loro non pagherebbero mai un abbonamento tradizionale via cavo. Con l’aumento del potere d’acquisto della prossima generazione (la Generazione Z ha già un potere d’acquisto stimato di 143 miliardi di dollari), i titolari dei diritti TV e i principali media player sono già alla ricerca di nuovi modelli per monetizzare i contenuti sportivi.
In America, gli stackholder hanno capito di doversi assumere l’impegno di “rendere i loro prodotti a prova di futuro”. Un obiettivo volto ad evitare cortocircuiti generazionali nell’evoluzione dei diritti televisivi.
Ted Leonsis, CEO di Monumental Sports e proprietario dei Washington Wizards e dei Washington Capitals, ha dichiarato:
“Perdere una generazione significa distrugge il valore di brand e il tessuto connettivo finora creato. È concepibile perdere una generazione perché non è stato concesso loro l’accesso ai prodotti e ai servizi che desiderano?“.
La Gen Z preferisce gli Highlights rispetto alle dirette
La Gen Z è stata definita la prima generazione di “tifosi fluidi”. Per loro, l’attaccamento alla maglia è qualcosa di mitologico. Le squadre lasciano e accolgono tifosi come una porta girevole. Sono finiti i giorni in cui “Mio padre era un fan dei NY Knicks, quindi anch’io sono un fan dei NY Knicks”.
Ma la scarsa fedeltà alla maglia ha come diretta conseguenza lo scarso interesse a seguire la squadra sempre e comunque? Quel che è certo, difficilmente la generazione Z si adatterà ai “vecchi” canoni di consumo e distribuzione degli eventi sportivi.
La domanda di contenuti sportivi in forma breve continua a crescere. Il consumo di highlights per partite di calcio, basket, football americano, baseball, hockey, & co. è cresciuto in tutte le forbici demografiche (soprattutto per la generazione Z, ovviamente).
In rapporto a un campione USA di tifosi Z Gen, i fan della MLS consumano maggiormente quantità di contenuto non-live rispetto a qualsiasi altro campionato americano, il doppio rispetto al tifoso medio della NFL.
I brand sportivi nati nell’era dei social media e focalizzati su contenuti sportivi complementari e alternativi ad alta densità, come Bleacher Report, House of Highlights (di proprietà di B / R) e Wave.tv, hanno acquisito follower e ricavi a un ritmo ultra-rapido.
Snapchat ha riportato il 20% di coinvolgimento in più con gli highlights dell’NBA rispetto alla stagione precedente.
What Gen Z want: i giovani preferiscono gli Highlights?
Da un lato, non si può dar torto ai giovani tifosi: gli highlights sportivi sono ricchi di azione. Le partite in diretta contengono time-out, pubblicità incessante, chiamate al VAR, telecronache poco emozionanti. Non c’è tempo da perdere! Guardare un’intera partita di calcio o basket non è abbastanza attraente per la Gen Z.
I ragazzi preferiscono sempre di più contenuti concentrati, iper-densi e algoritmicamente personalizzati.
Abbiamo visto che il pubblico più giovane sceglie forme di intrattenimento alternative allo sport. Mentre i contenuti sportivi sono generalmente distribuiti in un formato unico per tutti. Il costo maggiore di un abbonamento alle dirette sportive è rappresentato dall’evento in sé.
Il calo generazionale degli spettatori sportivi potrebbe essere più un sintomo delle attuali tendenze social. Tranquillizziamo i genitori, non è una dichiarazione di abbandono per lo sport in generale da parte degli under 25.
Non c’è nulla di intrinsecamente antipatico alla Generazione Z nello sport. Anzi, tantissimi uomini di sport continuano ad essere indicati come idoli e punti di riferimento da cui prendere esempio. Ciò che i ragazzi non riescono a comprendere quale motivo di intrattenimento è il formato di fruizione del contenuto sportivo: non sono più in grado di sorbirsi 90 minuti + recupero sul divano di fianco al papà in TV!
Le richieste di intrattenimento della Gen Z sono chiare: un evento sportivo deve essere personalizzato, altamente coinvolgente, per lo più in forma breve, che abbia una dinamica social e condivisibile. Per sentirsi coinvolta, la Gen Z ha bisogno di esprimere la propria personalità all’interno dell’evento che sta guardando.
Tanto per fare un esempio pratico, un ragazzo della generazione Z preferisce commentare un post-partita sui social con i propri fan o follower, piuttosto che “sprecare” un’ora e mezza ad analizzare per filo e per segno la disposizione tattica delle squadre e l’evolversi, lento, dei fatti.
La preoccupazione del circo mediatico sportivo statunitense (in Italia ci arriveremo a cose fatte) è che i campionati hanno l’obiettivo di conquistare la prossima generazione di fan ORA. Se un consumatore non cresce coltivando una passione da tifoso per lo sport, non lo diventerà miracolosamente dopo 25 anni. E in questo senso il ruolo che giocheranno i social media, i content creator, gli influencer e le nuove piattaforme digitali di intrattenimento sarà necessariamente da “prima punta”.
Il “media televisione” è avvertito.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/genZ-e-sport.jpg9151635Nicola Onidahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNicola Onida2021-03-04 12:30:192021-03-04 17:23:53Consumer Trend: la Generazione Z ama lo sport ma non vuole guardarlo
Peugeot ha riunito un gruppo multi culturali di talenti per progettare la sua nuova identità di brand. Quest’identità non si riassume soltanto in un nuovo logo, bensì in un’esperienza globale per gli utenti, dal sito web del Marchio fino ai suoi punti vendita. Quest’esperienza trasforma il tempo trascorso con Peugeot in un tempo di qualità.
I designer di Peugeot e del Peugeot Design Lab hanno creato il nuovo logo con l’iconico Leone. Hanno lavorato insieme all’agenzia W per immaginare la veste grafica della nuova identità. Con le equipe del marketing di Peugeot, l’agenzia OPEn ha ideato la campagna di marca mondiale LIONS OF OUR TIME che verrà veicolata anche in Italia con il voice aver di Stefano Accorsi, storico brand Ambassador Peugeot nel nostro Paese, e che incarna alla perfezione il ruolo di Leone del nostro tempo.
Il leitmotiv di tutti i team coinvolti è la crescita del posizionamento dei modelli, la desiderabilità e la digitalizzazione di Peugeot. Il Marchio ha svelato la sua nuova identità visiva lo scorso 25 febbraio.
La genesi della nuova identità di Peugeot:
La nuova identità di Peugeot afferma il suo posizionamento come brand generalista, alto di gamma e innovativo. Tre parole riassumono il nuovo logo di Peugeot: qualità, atemporalità e assertività.
Questa nuova identità è maturata nella mente dei suoi dirigenti, traendo ispirazione dagli eventi più importanti che hanno caratterizzato il Marchio.
Il Peugeot i-Cockpit (volante compatto, Head-Up Display, touchscreen, ergonomia dei sedili e dei comandi, qualità dei materiali), svelato sulla concept-car SR1 e presentato di serie sulla Peugeot 208;
Il design attraente ed affusolato introdotto sulle concept-car QUARTZ e EXALT e concretizzato sulle Peugeot 3008 e 508 di seconda generazione;
L’affermazione del Marchio con il suo Leone ambasciatore nella dimensione XXL presentato al Salone di Parigi 2018;
La visione del futuro di Peugeot, entusiasmante, espressa dal concept Peugeot e-LEGEND.
I designer di Peugeot hanno creato il nuovo logo per durare nel tempo. Questo magnifico emblema, adorno di una testa di Leone messa di profilo, incarna da solo la storia, il presente e il futuro di Peugeot. La scultura del leone in dimensione XXL, ambasciatore dalla postura decisa, è stato il primo tassello per definirne lo stile.
Il profilo della testa del Leone si è imposto come tratto forte del carattere felino e dell’identità di Peugeot. Evoca fierezza, forza e status, senza aggressività. Lo scudo è un elemento protettivo, senza tempo, fedele alla storia del Marchio nato nel 1810. La sua simmetria lo integra perfettamente nelle calandre delle vetture. Il suo disegno, come tagliato al laser, riprende lo stile affusolato e sfaccettato delle ultime Peugeot. La scelta dello sfondo nero fa apparire il Leone come illuminato dall’alto. Questo logo bidimensionale si inserisce nella tendenza del flat design, dai tratti minimalisti e puri. Si adatta perfettamente all’universo digitale.
Il Peugeot Design Lab ha sviluppato la veste tipografica New Peugeot, adatta a questa nuova identità. Riflette l’assertività del Marchio, senza ostentazione. Ciascun carattere è ampio e ben definito. I designer hanno creato una tipografia senza tempo e universale, adatta a molteplici supporti. La nuova tipografia è imponente per le lettere maiuscole e si presta a giochi grafici d’impatto, ad esempio fondendosi in un’immagine.
I designer del Peugeot Design Lab hanno sviluppato l’interfaccia utente e le animazioni del nuovo sito web di Peugeot per arricchire l’esperienza di navigazione degli utenti internet. Il nuovo sito, sviluppato in collaborazione con l’equipe UX (preposta all’esperienza utente) del Gruppo Stellantis e con l’agenzia MRM, è intuitivo, immersivo e facilita il percorso d’acquisto. Gli utenti sono immersi in scenari tridimensionali. Sono guidati in modo istintivo verso le configurazioni delle automobili elettriche, ibride o termiche.
L’agenzia W e Peugeot sviluppano una nuova identità visiva
Le equipe del Peugeot Design Lab hanno collaborato con l’agenzia W. Entrambe le equipe hanno interagito per sviluppare l’identità visiva, trasversale a tutti i punti di contatto tra il Marchio e i suoi clienti: comunicazione digitale e su carta stampata, punti vendita, saloni o eventi.
Quest’universo, che integra il logo, firma la nuova identità di Peugeot. Pensata per un uso digitale, proietta il brand nel futuro. La cura profusa in ogni dettaglio sottolinea la crescita della gamma Peugeot.
La grafica luminosa verticale e orizzontale si ispira ai tunnel presenti alla fine della linea di montaggio;
Le animazioni digitali sono spettacolari, con un effetto di apertura monumentale che svela il logo e rimanda alle rivelazioni dei modelli;
La gamma di colori va dal Bianco al Nero, premium, passando per un Blu intenso e moderno;
La tipografia responsive si adatta agli schermi orizzontali o verticali e interagisce durante la navigazione.
La Brand lcon, identificabile al primo sguardo, è ottimizzata per l’uso digitale. Questo simbolo riprende il contorno del logo e i tratti che rappresentano le lettere del Marchio.
Il design dei potenziali punti vendita del futuro, proposto a partire dalla fine del 2021, è stato immaginato per Peugeot dall’agenzia W, partner da 20 anni nella progettazione e l’architettura dei punti vendita. I clienti vivranno un’esperienza phygital – fisica e digitale. Uno spazio centrale confortevole, all’interno di uno showroom più arioso, è stato pensato per loro. Alcuni esperti faranno scoprire loro le nuove tecnologie, per rendere il loro tempo più arricchente. Sin dalla primavera 2021, la segnaletica della nuova identità di brand sarà adottata nella rete Peugeot per instaurare la nuova identità visiva del Marchio.
Lo spettacolo inedito e innovativo, che ha rivelato la nuova identità di Peugeot il 25 febbraio, è stato realizzato per Peugeot dall’agenzia W e da Havas Event. Con la tecnologia XR – Extended Reality – utilizzata per la prima volta in un evento del Marchio, i presentatori erano come immersi in scenari spettacolari.
Un Brand Center è stato progettato dalle equipe del Peugeot Design Lab e dell’agenzia W, in collaborazione con Havas Digitai Factory. È destinato alle équipe interne, ai loro fornitori ed è aperto al pubblico.
Peugeot affida la sua campagna globale di marca all’agenzia OPEn
Peugeot lancia una campagna globale a sostegno della sua nuova identità di marca. È una novità per Peugeot ed è la prima campagna di marca da 10 anni. Dinamica e internazionale, questa campagna coinvolge i clienti di Peugeot, ma a livello più generale tutto il pubblico mondiale. Segna l’inizio della collaborazione tra
OPEn e Peugeot e in Italia vede confermata la presenza di Stefano Accorsi, storico brand Ambassador del leone, il cui voice aver arricchirà la campagna di comunicazione nel nostro Paese.
Su proposta di OPEn, Peugeot investe in un nuovo territorio universale, il tempo. Con una nuova promessa del brand: trasformare il tempo di ogni persona in un tempo di qualità. Peugeot è legittimata a mantenere questa promessa: per i suoi 210 anni di storia, per il suo posizionamento generalista alto di gamma e garante di una cultura che promuove l’arte di vivere e la qualità della vita.
Così Peugeot trasforma il tempo di ogni persona in un’esperienza qualitativa, ricca, intensa, persino eccezionale. La vendita on-line permette di configurare il veicolo da casa propria, in qualunque momento della giornata. L’esperienza a bordo di una Peugeot è amplificata dall’i-Cockpit. Nei punti vendita, il cliente, guidato da esperti, scopre l’ecosistema dei veicoli elettrificati. Il suo tempo diventa un tempo utile e arricchente.
Chiamata LIONS OF OUR TIME, la campagna invita i clienti di Peugeot, e coloro che non lo sono ancora, a riappropriarsi del loro bene più prezioso, il tempo, per trasformarlo in un tempo di qualità. Con questo slogan, Peugeot celebra i “leoni del nostro tempo”, provenienti da generazioni, culture e orizzonti diversi. Il Marchio ridefinisce così la forma mentis di un Leone del 2021: andare oltre la ricerca del potere o del denaro per condividere lo stato d’animo di coloro che cercano la realizzazione dell’individuo, facendo un buon uso del tempo. Peugeot svela al mondo questo nuovo volto e si afferma come marchio che vive la sua epoca e invita tutti ad unirsi alla community dei Leoni.
OPEn (Omnicom far Peugeot Engine) è una rete formata dalle migliori agenzie Omnicom del mondo con team dedicati a Peugeot. La nuova campagna LIONS OF OUR TIME è frutto di una collaborazione internazionale fra Open Parigi, Istanbul e Amsterdam. Conferma Peugeot come uno dei grandi protagonisti dell’industria automobilistica internazionale. È stata lanciata in tutti i Paesi con una comunicazione a 360° che coinvolge TV, stampa, OOH, digital e social, a partire dallo scorso 25 febbraio.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/1_3marzo.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-03-03 18:47:462021-07-26 11:21:11Peugeot svela il dietro le quinte della sua nuova identità brand
È innegabile: dalla prima rivoluzione dei videogiochi (ricordate i cabinati?) all’arrivo sempre più prepotente dell’home gaming prima e del multigaming online poi, con tutte le sue sfaccettature innovative, il settore dei videogames è molto cambiato.
Sminuire questo percorso e il suo incredibile giro di affari, che ogni anno muove oltre 196 miliardi di dollari, tra eSport e online gaming tradizionale, con espressioni simili a “sono solo giochini”, oltre che riduttivo è fortemente senza senso.
Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a potenti rivoluzioni relative all’esperienza di gioco, passando “dall’acchiappare i Pokémon” nel giardino di casa nostra con PokémonGO! grazie all’AR, per immergerci poi nel mondo della realtà virtuale con Oculus e Playstation VR, grazie anche a una tecnologia che spinge sempre più verso una comparazione su scala 1:1 della realtà, tra le nuove console di quinta generazione e le nuove tecnologie sempre, più performanti, anche per i PC.
A questo punto è nostro compito domandarci quali saranno i trend per il 2021 e gli anni a venire.
Il 5G e il Mobile Gaming
Tra proclami, complottismi insensati e polemiche, la tecnologia 5G sta gradualmente arrivando e si affermerà con forza tra i servizi per la rete mobile. Sarà uno step fondamentale, soprattutto per tutti i gamers (che sono veramente tanti: quasi 2.2 miliardi di persone, secondo alcune stime) che scelgono dispositivi mobili per giocare.
Questo improvementdell’infrastrutturadirete, oltre a portare un netto e sensibile miglioramento sulle performance in termini di ping, garantirà l’accesso a molte più persone che fino ad ora non hanno potuto sfruttare a dovere la rete per connettersi e giocare tramite Smartphone.
Un altro fattore decisivo sono gli importanti investimenti che le compagnie produttrici di device, non solo telefoni ma anche tablet, stanno mettendo sul piatto per posizionare i dispositivi come delle vere e proprie macchine da gioco in versione portable tramite l’aggiornamento e il potenziamento delle componenti interne, tanto da poter facilmente ipotizzare una sostanziale parità dalle performance tra dispositivi portatili e le più moderne console in tempi non così lontani.
Gli stadi virtuali
Non è un mistero che piattaforme come Twitch, YouTube o Facebook abbiano rivolto una particolare attenzione verso lo stream di contenuti live prodotti da videogamer.
Infatti, soprattutto nella fascia d’età tra 18 e 25 anni, la platea di potenziali soggetti interessati a show di eSports è impressionante, soprattutto se si pensa a una possibile stima relativa al 2021, che vede la crescita degli spettatori del 90% rispetto al 9% di probabili nuovi creator.
Si tratta di un datoimportante, che non deve passare inosservato, da un lato per le numerose opportunità di business che si prefigurano per potenziali sponsor ed investitori, dall’altro per la possibile offerta di nuovi servizi che possono nascere sulla spinta di questo potente balzo.
Il successo dei servizi in cloudSoftware-as-Service (SaaS) & Platform-as-Service (PaaS) ha fatto gola anche alle aziende specializzate o che hanno interessi nel mondo gaming, dando vita al settoreGaaS (Gaming-as-Services).
Destinato ad essere l’ennesimo gamechanger, basti pensare ai nuovi Apple Arcade, Nintendo Online o Playstation Now, l’obiettivo del cloud gaming sarà improntato, in un prossimo futuro, a garantire la possibilità a tutti i videogamer di poter fruire di ogni gioco online, indipendentemente dalle specifiche del proprio pc e senza dover mettere in conto cali di performance.
Una vera e propria rivoluzione che asciugherà i bisogni relativi anche alla fruizione dei software più aggiornati in termini di hardware.
Sempre nell’ottica di rivoluzione dell’esperienza di gioco, Realtà Aumentata e Realtà Virtuale sono in forte vantaggio rispetto alle nuove tecnologie. Nel corso del 2021, le company produttrici di videogiochi hanno annunciato numerosissime e succossissime novità dal punto di vista della fruizione immersiva per quanto riguarda i titoli della prossima next gen, stimate in quasi 20 miliardi di guadagni da spalmare e da accaparrarsi nel corso di questo anno solare.
In conclusione, molti sono i fari sono puntati su questo settore che secondo la ricerca di Nielsen può vantare nel 71% della sua audience una consistente fetta di Millenials, un pubblico molto giovane e targetizzato non solo relativamente al gaming, ma anche a tutto il comparto tech, innovazione e futuro in generale.
L’industria del videogaming potrà essere considerata una vera e propria rivoluzione del concetto di intrattenimento anche per i canali di trasmissione Mainstream come le tv? Quello che ad oggi è sicuro è che proprio come ogni industry che si rispetti, il gaming può oggi contare sui suoi artisti, sui suoi vip, i suoi guru ed i suoi tanti, tanti, fan.
Non sembra quindi così assurdo, immaginare in tempi brevi una finale mondiale di Fortnite in prime time sulle tvnazionali.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/02/gaming.jpg9231707Francesco Pannullohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFrancesco Pannullo2021-03-03 12:00:522021-03-03 19:12:07I trend che segneranno l’industria del gaming nel 2021
Una delle caratteristiche necessarie (e vincenti) per un brand è quella di risultare immediatamente riconoscibile non solo per fan e clienti, ma anche per chi dovesse approcciarsi per la prima volta al marchio.
Le storie di successo di alcuni grandi nomi ci dimostrano quanto questa caratteristica sia importante, anche e soprattutto oggi, visto che siamo bombardati da una proliferazione di contenuti e offerte senza precedenti.
Evitare di sovrapporsi a un brand aziendale già esistente, soprattutto nello stesso mercato di riferimento, creando – anche se in buona fede – una confusione tra il nostro brand e una realtà già affermata è assolutamente necessario.
Correre ai ripari, infatti, può comportare conseguenze importanti che possono arrivare fino a una totale riprogettazione forzata dell’immagine della propria azienda al fine di eliminare ogni possibile malinteso. Cambiare brand, domini e social sarà il risultato per non avere fatto la giusta scelta fin da subito.
In tutti i questi casi, la domanda principale da porsi è: quanto è semplice evitare questo tipo di problema e non sovrapporsi ad altri brand?
Ovviamente founder e imprenditori non possono conoscere tutti i marchi presenti in un determinato settore di mercato, specie quelli più giovani e appena nati. Eppure violare marchi molto noti e “veterani” del settore succede più spesso di quanto non si pensi.
Il punto di partenza per rispondere a questa domanda è sicuramente la puntuale conoscenza delle norme che regolano queste attività, sintetizzate in queste fonti legislative ufficiali che puoi trovare sul sito dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi.
Ecco quindi 5 consigli per tutelare il proprio brand ed evitare conseguenze dannose per la propria strategia.
Prendi dimestichezza con la legge che tutela marchi e brevetti
Prima di avventurarsi nella scelta del naming per un progetto, un’azienda o semplicemente nella propria comunicazione, è bene documentarsi al meglio.
Sebbene sia evidente che una conoscenza legale specifica è difficilmente assimilabile “all’occasione” per le figure che non si occupano di questo, è comunque importante iniziare a familiarizzare con le normative vigenti per evitare di incappare in errori.
Immagina di aver dedicato risorse, condotto studi di settore, sondato il sentiment fra i tuoi fan, fatto partire uno studio grafico e dover essere costretto a gettare via tutto e ricominciare da capo, perché lo spunto creativo a cui il tuo brand si è affidato “appartiene” già a qualcun altro.
Nel nostro caso, possediamo da quasi due decenni la titolarità dei marchi Ninja Marketing e Ninja Academy a livello italiano ed europeo. Ma anche di Ninja.it e anche semplicemente, di Ninja, come si chiama oggi il magazine che, ogni giorno, viene letto da migliaia di professionisti del marketing e della comunicazione e che fa ormai parte delle loro vite professionali.
Recluta uno studio legale e assicurati che esegua una ricerca di anteriorità
Considerata la complessità della questione, affidarsi a un professionista può fare la differenza tra una scelta imprudente e una strategia attentamente pianificata. Uno dei primi step da compiere è quello della ricerca di anteriorità, passo necessario per procedere alla registrazione di un marchio.
Un aspetto fondamentale è quello di verificarne il requisito di novità. È necessario infatti che il marchio non sia identico, ma neppure simile a uno esistente e già registrato nello Stato o negli Stati in cui si intende procedere, per la stessa classe e per prodotti o servizi identici o affini.
Perché è importante portare a termine questa fase preliminare? Perché il requisito di novità non viene verificato dagli uffici nazionali brevetti e marchi e questo significa che, anche se accettato in un primo momento, il marchio potrà essere dichiarato nullo a seguito della richiesta del titolare.
È importante specificare che la ricerca di anteriorità non è obbligatoria per legge, ma limita sensibilmente il rischio di subire azioni legali in futuro ed è pertanto un passaggio caldamente consigliato. La ricerca può essere svolta in maniera autonoma sulle banche dati dei marchi pubblicate online, tramite il Servizio di prima assistenza anteriorità offerto dalle Camere di commercio, oppure rivolgendosi a studi professionali qualificati.
Quali sono i costi per una tale attività? Lo abbiamo chiesto all’Avvocato Giovanni Maria Riccio, partner dello Studio Legale E-Lextra i massimi esperti del settore in Italia nonchè studio che segue la protezione dei marchi Ninja: “Il costo per il deposito di un marchio varia sia in base alla tipologia di marchio sia delle classi merceologiche prescelte. Personalmente, tendo a consigliare il marchio comunitario, dal momento che protegge i servizi e i prodotti di un’impresa in tutta l’Unione europea. Il costo è superiore a quello di un marchio nazionale (parte da 850 euro a fronte dei circa 350 per un marchio nazionale), però il suo spettro di tutela è molto più ampio. Suggerisco di evitare il “fai da te” e di affidarsi a professionisti, che possano individuare preventivamente eventuali marchi simili (operando anche una valutazione di tale similitudine) e assistere le società anche nella scelta delle classi merceologiche”.
Fai attenzione alla classi di registrazione marchi
Un aspetto altrettanto importante riguarda la scelta della giusta classe di appartenenza del proprio prodotto, perché il marchio sarà protetto solo per quella (o quelle) specifica categoria.
Per comprendere meglio l’importanza delle classi di registrazione dei marchi e perché una tale scelta sia così delicata, abbiamo ancora chiesto aiuto all’Avvocato Riccio: “Le classi merceologiche sono fissate dall’Accordo di Nizza. A mio avviso, bisogna considerare non solo i prodotti e servizi già offerti, ma anche quelli che, nel prossimo futuro, si intende offrire alla clientela, prendendo in considerazione le potenzialità di un marchio. Mi permetto di osservare, però, che il marchio deve essere poi utilizzato, giacché, in caso di mancato utilizzo per cinque anni dalla registrazione o di sospensione per il medesimo periodo, si ricade in un’ipotesi di decadenza”.
Negli ultimi anni, Ninja ha ricevuto diversi messaggi da parte di lettori, studenti e clienti convinti che un’altra società, con il nome che inizia con “Ninja” e attiva nel campo dell’analisi dei dati di marketing, facesse parte della nostra famiglia di marchi.
In molti hanno pensato che l’azienda facesse quindi parte della Ninja Family e che ci fossimo noi dietro ai loro servizi, come è facile intuire dalle immagini qui sotto. La confusione era notevole e le persone erano spinte a pensare che “ninjaqualcosa” facesse parte delle nostre attività di formazione e di divulgazione di marketing digitale.
Non è certamente nostra intenzione appropriarci del lavoro di altri, ma anche se il focus di questa azienda riguarda l’analisi dei dati, il loro nome e logo presentano una somiglianza incredibile con gli storici marchi di Ninja, in particolare con Ninja Marketing e Ninja Academy.
I nostri marchi, come per qualsiasi azienda, sono i nostri asset principali, frutto di un lavoro e di un impegno pluriennale. Un valore che la legge protegge da ogni confusione che possa creare danno alla società titolare e che nel tempo possa drenare valore creato con fatica, sia nostra che loro. Questa è una tutela reciproca.
E infatti il giudice di Brescia ci ha dato ragione e ha chiesto alla società in questione di sospendere l’utilizzo del marchi simile al nostro che ha creato tanta confusione, come queste immagini dimostrano inequivocabilmente. Un rebranding a società avviata è faticoso e costoso, ma in fondo, bastava pensarci prima.
La società in questione, pur vendendo un servizio diverso a quello di Ninja, ha nello statuto anche la vendita anche di formazione e si dedica molto alla divulgazione online sui nostri stessi temi, quelli del marketing, oggetto dei nostri corsi. Quindi possiamo dire che potenzialmente opera nello stesso settore merceologico in cui operiamo noi.
Da qui il loro errore e la conseguente decisione del giudice.
Controlla domini e account social
Un altro step fondamentale è quello di controllare se il nome del nostro brand, servizio o prodotto si sovrappone a uno già esistente. Uno degli strumenti più efficaci per effettuare questo controllo è proprio la ricerca online.
Per prima cosa, sarà sufficiente digitare il nome che utilizziamo (o che vorremmo utilizzare) su Google per ottenere una prima fotografia della situazione. Possiamo in ogni caso approfondire la ricerca estendendola ai canali social, per evitare ogni possibile errore in questa fase.
Oltre alla semplice query sul motore di ricerca, esistono degli strumenti appositi per verificare se il nome dominio è occupato e se è, in tutto o in parte, coincidente con quello che vorremmo utilizzare.
Risulta anche chiaro che non sarà sufficiente aggiudicarsi un’estensione diversa (oggi ce ne sono moltissime oltre ai più comuni .it e .com) di un sito già esistente per evitare problemi. Anzi, il titolare del dominio principale potrà chiedere la restituzione del dominio “clone” costringendo la copia alla chiusura.
In ogni caso, per una ricerca più approfondita, è possibile affidarsi a strumenti come domize.com, che è appunto un motore di ricerca “per nomi di domini”. Inoltre, quasi tutti i servizi che permettono di acquistare uno sito web offrono funzionalità simili, con le quali permettono di controllare quali spazi non siano già stati occupati da brand esistenti.
Oltre a domize, sono disponibili diversi tool in grado di aiutarci nella ricerca e fornirci preziose informazioni:
Whois permette di inserire un dominio e conoscerne alcune caratteristiche importanti, come la scadenza del periodo d’ acquisto.
Rebrandly.com consente di effettuare ricerche applicando un filtro per settore/industry di riferimento
Namechk fa una ricerca del nome utente anche su tutti i canali social
Knowem passa in rassegna social, domini e marchi registrati negli Stati Uniti (USTPO)
Namecheckr verifica i nomi di utenti e nomi delle pagine sui social
Claimbrand permette di cercare i nomi dei brand sui social
Cosa fare se un altro brand si sovrappone al nostro rischiando di creare confusione fra le nostre attività e quelle di un altro brand, anche se non è un competitor?
Il primo passo è proprio quello di testare l’audience per cercare di capire quando le attività di un marchio simile al nostro possano risultare più o meno volontariamente fuorvianti e allontanare il pubblico dal brand che avrebbe voluto raggiungere.
Tenere in gran conto le segnalazioni a riguardo è estremamente importante: studenti, amici, persone che si occupano del customer care e personale in presenza durante i colloqui ci hanno segnalato proprio il verificarsi di questa situazione riguardo al brand Ninja.
Tantissimi hanno confuso noi con quella società, pensando che fossimo noi a vendere i loro servizi. Una confusione assurda che dimostra la sovrapposizione dei due brand, testimoniata da queste immagini: e sono solo alcune delle situazioni di persone di cui siamo a conoscenza, e che possiamo mostrarvi. Tante altre sono avvenute a voce, al telefono e di persona, e persino durante i colloqui di lavoro, colloqui fatti da noi per lavorare da Ninja!
Ovviamente, lo abbiamo subito evidenziato in più occasioni ai founder di questo brand, persone che stimiamo per capacità e creatività. Lo abbiamo fatto prima in modo informale, provando a far comprendere quanto stessero confondendo non solo i nostri clienti, ma anche i loro.
Poi, non avendo ricevuto nessun segnale di ripensamento, siamo stati costretti a diffidare la società dall’utilizzo della denominazione che causava il problema, confondendo il nostro pubblico. Per giungere infine a un inevitabile provvedimento del giudice, che ha sancito la tutela del nostro diritto sulla nostra famiglia di marchi Ninja.
Siamo stati costretti, anche nell’interesse del pubblico, ad agire in giudizio per evitare che si perpetrasse ogni possibile confusione tra i marchi e anche il giudice non ha potuto che rilevare la piena sovrapposizione di Ninja***** ai marchi registrati anteriormente da Ninja.
Per concludere, che abbiate già un’impresa o muoviate i primi passi per costruirne una, agite sempre nel rispetto della legge che tutela qualsiasi brand al mondo. Evitare situazioni spiacevoli e poco convenienti per tutti è più facile di quanto sembri.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/legal.jpg8731712Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2021-03-02 14:04:552021-03-03 19:13:35Consigli per tutelare il tuo brand (ed evitare un rebranding forzato)
Swarovski ridisegna il suo iconico cigno e aggiorna la sua brand identity
Il leone di Peugeot prende ferocemente il comando in una nuova e ruggente riprogettazione del marchio
La campagna di Clarins per il 2021 lancia un nuovo slogan e un logo rinnovato
Il nuovo logo di Post-It
Vaillant rinfresca il marchio verbale e figurativo per renderlo più contemporaneo e digital
L’inedito look stratificato e coraggioso di Twitter
McDonald’s svela la riprogettazione globale del suo packaging
A febbraio sono tanti i casi di redesign che hanno destato la nostra attenzione. Ecco la rassegna con le riprogettazioni più importanti del mese appena trascorso.
Il rebranding di Swarovski: l’iconico cigno cambia aspetto
Fondata a Wattens, in Austria, Swarovski dal 1896 progetta, produce e vende cristalli di alta qualità, pietre preziose, diamanti e zirconi autentici per creare gioielli, accessori e soluzioni di interior design unici.
Ora l’azienda spicca un nuovo volo con una brand identity scintillante e completamente rinnovata.
Considerato come un brand innovatore nei settori design, scienza, moda e intrattenimento, Swarovski presenta la sua nuova identità che invita ad accendere i tuoi sogni con lo slogan “Ignite Your Dreams”.
Il logo rivisitato vuole dare nuova vita all’iconico cigno. Ispirato alle linee organiche dello storico design austriaco e dallo slancio inarrestabile del marchio, lo swan punta la testa verso l’alto, pronto a spiccare il volo.
Simbolicamente, il cigno rappresenta l’amore eterno, un sentimento che possiamo ritrovare nella passione di Swarovski per il cristallo.
Adattandosi al presente, pur rimanendo fedele al suo emblema iconico, Swarovski rafforza l’orgoglio per il suo patrimonio rafforzando la sua visione per il futuro.
L’identità è stata rivelata qualche giorno fa e riguarda tutti i punti di contatto del brand, inclusi pack, retail e digitale.
La nuova icona del cigno presenta un disegno più coeso. Il simbolo è incastonato in una nuova forma che evoca un cristallo tagliato o un diamante, permettendo così al pittogramma di poter essere mostrato anche da solo.
La nuova astrazione del cigno si rivolge a destra, invece che a sinistra come nel precedente logo. Curioso notare come il collo adesso assomigli ancora di più a una “S”.
Anche il wordmark è stato ridisegnato leggermente con forme più sottili. L’alleggerimento della “A” e della “R” dà ancora più di respiro all’intera scritta. Il cambiamento potrebbe essere impercettibile e a primo impatto non utile ai fini della leggibilità, invece questa versione più raffinata permette di usarlo sul web ottenendo una maggiore qualità visiva, mantenendo inalterato il concetto di preziosità.
L’azienda aggiunge un nuovo set colori dal mood più accessibile. La forma ottagonale delle scatole aggiunge quel tocco di lusso necessario e richiama il contorno della nuova forma dell’icona, che rimane l’aspetto più interessante di questo restyling.
Oltre all’identità rivisitata, The New Swarovski prende vita in una serie di nuove immagini e narrazioni che fondano il “WonderLab“, un laboratorio di creatività radicalmente inclusivo che invita il mondo a celebrare la propria individualità.
La campagna rappresenta uno stile di vita moderno in cristallo dove magia e scienza si incontrano, trasmettendo un senso di meraviglia in chiunque lo provi.
Nuovo ruggente rebranding per Peugeot
Peugeotrivela un nuovo logo. Si tratta del primo grande cambiamento sotto Stellantis. Dopo essersi fusa con FCA, Peugeot ha riprogettato il suo marchio. Il restyling segna l’undicesimo logo di Peugeot e il più grande aggiornamento del marchio dal 2010.
Immediatamente, possiamo notare che il nuovo stemma mostra solo la testa del leone. La maestosa creatura ha una criniera visibile, più grande del normale, e apre la bocca per liberare alcune zanne in maniera formidabile.
La casa automobilistica francese si impegna a riaffermare il proprio carattere e la sua eredità nella nuova identità, affermando la sua visione di sviluppare il business dei veicoli elettrici.
Progettata dal Peugeot Design Lab globale, la revisione – come si legge in una nota – è più “snella”, “qualitativa”, “elegante” e “senza tempo”.
L’evoluzione del marchio Peugeot include anche la creazione del carattere tipografico “Peugeot New”. La simmetria della famiglia font rappresenta simbolicamente l’etica di Peugeot per la precisione.
In generale il design è abbastanza semplice e chiaro: funziona su una vasta gamma di interfacce, senza apparire noioso.
Il nuovo logo farà la sua prima apparizione sulla berlina 308, prima di raggiungere tutte le concessionarie Peugeot entro il 2023.
Il nuovo logo di Vaillant
Il gruppo Vaillant ha ridisegnato il logo del suo marchio principale. Con questo rinnovamento, l’azienda tedesca leader nella produzione di impianti destinati al riscaldamento e al condizionamento domestico, vuole esprimere la sua leadership tecnologica, ma anche sottolineare la sua lunga tradizione.
L’obiettivo è quello di rinfrescare il marchio verbale e figurativo per renderlo più contemporaneo e ottimizzarlo per il digitale. Il precedente aspetto 3D è stato eliminato a favore di una rappresentazione semplificata e piatta.
Il nuovo logo adesso funziona anche senza sfumature di colore e senza effetto rilievo. La scritta è stata completamente ridisegnata. Il colore verde viene mantenuto e intende sottolineare l’approccio sostenibile di Vaillant.
Oltre al marchio denominativo, anche il noto coniglio è stato ridisegnato. Il rettangolo circostante introdotto alla fine degli anni ’50 è stato rimosso. La testa del coniglio è ora incorniciata solo dal contorno a forma di uovo. Il simbolo rappresenta con una nuova forza l’intelligenza del marchio Vaillant.
Slogan e brand refresh per Clarins
Il 2020 è diventato l’anno della maggiore cura della salute fisica e mentale. Le vendite di prodotti personal care sono aumentate in modo significativo. Sono queste le basi del brand refresh di Clarins, la società francese di prodotti per la cura della pelle, cosmetici e profumi di lusso, che a inizio febbraio ha lanciato una nuova campagna pubblicitaria per sottolineare l’importanza della vita.
L’operazione di restyling riguarda, seppure in minima parte, il logo. Ora la scritta è di colore bianco ed è collocata in un rettangolo rosso. Il carattere e la dimensione delle lettere è rimasta la stessa del logo precedente.
Secondo il direttore generale global Katalin Berenyi, il marchio intende diventare più nitido, come un adesivo che può essere attaccato ovunque.
La tavolozza colori è stata aggiornata per attirare l’attenzione. Il colore brillante e saturo dell’emblema si adatta al ritmo positivo di un marchio rinnovato. Il nuovo logo risalta sullo sfondo della confezione o nei cartelli vetrina. La semplicità dei dettagli enfatizza la consapevolezza del marchio.
Tempi complicati richiedono soluzioni semplici. Il nuovo slogan di Clarins, “Live Beautifully”, fa proprio questo, con lo scopo di trasmettere la vera bellezza attraverso la forza interiore delle donne.
L’advertising si completa con bellissime foto a colori e in bianco e nero, per sottolineare il valore del marchio: supportare le donne in ogni momento della loro vita.
Post-It presenta un nuovo logo
Qualche settimana fa anche Post-It ha aggiornato il suo logo. Il marchio più conosciuto al mondo per i suoi blocchetti adesivi gialli ha presentato una nuova identità.
A primo impatto, il cambiamento più evidente è la semplificazione dei post-it dietro il marchio. Spariscono le quattro raffigurazioni dei foglietti, dai bordi curvi, e al loro posto compaiono due versioni perfettamente quadrate di fogli. Questa modifica rende il design piacevolmente moderno e più piatto rispetto al precedente.
L’altro cambiamento minuscolo e ingegnoso allo stesso tempo, riguarda la scritta, mentre il carattere sans-serif Helvetica appare in gran parte invariato, sia il trattino che il punto sopra la “i” diventano dei quadrati per riflettere la forma distintiva del prodotto.
Twitter ha aggiornato il suo design che include un carattere tipografico nuovo di zecca, chiamato “Chirp”. Grafiche d’impatto con effetto collage mostrano il nuovo corso del social network.
Il colosso di San Francisco intende traghettare verso un approccio più artistico della sua identità e includere più emozione ed espressione.
Il nuovo sistema consente di aumentare o diminuire l’espressività del marchio in base alla situazione o alla conversazione.
Si tratta di fase di passaggio particolare in cui la creatività del design genera intenzionalmente un sistema con delle imperfezioni. Prendono vita così visual audaci, con poster in sovrapposizione e strappati.
Il nuovo design è digitale, stratificato e coraggioso. Ha energia e movimento. L’uso del colori pop trasmette umorismo, intensità e autenticità.
Il salto da un design pulito e minimal a questa estetica ultramoderna e scomposta, mostra che la piattaforma sta affermando sempre più il suo ruolo nella sfera sociale, come marchio in grado di rappresentare la forza espressiva delle persone ogni giorno.
McDonald’s ridisegna il suo packaging globale
Sempre a febbraio, McDonald’s ha lanciato la riprogettazione del suo packaging a livello globale. In collaborazione con l’agenzia creativa Pearlfisher, il gigante del fast food presenta un sistema di confezionamento rinnovato che segna l’inizio di un nuovo decennio per la sua brand identity.
Il design ora evoca un senso di gioia e divertimento. La grafica è anche in questo caso audace e offre una visione giocosa che si allontana dagli attuali messaggi di spicco sulle confezioni. Le rappresentazioni grafiche si ispirano alle voci iconiche dei menu.
Grazie a un linguaggio visivo che richiama gli ingredienti principali dei panini e degli altri prodotti, McDonald’s punta sulla sua eredità per trasmettere un nuovo punto di vista del brand a livello internazionale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/02/rebranding.jpg9151629Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2021-03-02 08:00:262021-07-21 14:54:07Rebranding di Febbraio: Swarovski, Peugeot, Vaillant, Post-It, Clarins e i redesign di Twitter e McDonald’s
È un tipico sabato sera e siamo pronti per uscire con i nostri amici. Timidamente ci affacciamo dalla porta della nostra cameretta in attesa dei nostri genitori. Le solite raccomandazioni, un bacio sulla guancia, e alla fine la bramata paghetta. Vi abbiamo sbloccato un dolce ricordo, vero? In questo ultimo anno tante cose sono cambiate, anche il nostro rapporto con i soldi. Se gli adulti hanno vissuto tanti stravolgimenti, anche i più giovani hanno dovuto imparare, molto presto, una gestione diversa dei soldi, evitando il più possibile il contante, per una questione di sicurezza, e destreggiandosi con pagamenti innovativi, sempre più digitali e contactless.
Millennials e Gen Z utilizzano sempre meno i contanti per gli acquisti
I Millennial sono spesso visti come la generazione più esperta del mondo digitale, ma in realtà sono stati cresciuti in un periodo in cui Internet era ancora una tecnologia nascente ed emergente. Al contrario, la Generation Z, coloro che sono nati tra il 1995 e il 2015, sono cresciuti con smartphone utilizzati come veri e propri giocattoli. Ecco perché sono stati soprannominati anche iGeneration.
Quando si tratta di pagamenti, sono soprattutto loro, i giovani nativi digitali, che necessitano di opzioni nuove e tecnologicamente avanzate.
Durante il COVID-19, i pagamenti sono cambiati. Secondo lo studio Future of Money, c’è stata una significativa diminuzione nell’uso del contante, con carte prepagate, carte di credito, P2P e opzioni di pagamento rateale tutte in aumento.
Sebbene questi cambiamenti siano iniziati prima della pandemia, negli ultimi mesi abbiamo assistito a un vero e proprio incremento senza precedenti. C’è una tendenza, una vera e propria apertura verso nuovi metodi di pagamento, l’utilizzo di PayPal, per esempio, è ai massimi storici.
Inoltre sono proprio i Millennial e la Gen Z, ad adottare metodi di pagamento sempre più innovativi.
Sempre secondo lo studio, nella scorsa ondata primaverile il 15% della Gen Z sfruttava già diversi metodi di pagamento, e in estate, questo trend era aumentato al 25%, restando costante per questo inverno.
Perché migliorare l’esperienza d’acquisto della Gen Z
Era prevedibile che questa generazione avrebbe avuto un peso finanziario significativo. Sebbene il loro potere di spesa possa cambiare molto a causa delle scarse opportunità di lavoro e della crisi economica, questa generazione ha definitivamente chiarito una cosa: vuole usare solo la nuova tecnologia quando si tratta delle loro finanze.
Coloro che sono coinvolti nel settore finanziario dovranno offrire soluzioni nuove e semplificate per la Gen Z. Dai pagamenti con un clic alle app sviluppate appositamente per loro, coinvolgere questo pubblico è importante per le aziende a prova di futuro.
I più giovani, quindi, sono inclini non solo a pagamenti senza contanti, ma prediligono opzioni sempre più diverse, smart e sicure.
Perché le nuove generazioni preferiscono metodi di pagamento innovativi
I motivi sono diversi e non solo perché la Gen Z è naturalmente più a suo agio con la tecnologia, ma è stata anche più esposta a una serie di cambiamenti della società in cui vive e sta maturando.
Oltre alla familiarità con Internet, questa generazione è cresciuta anche in mezzo alle turbolenze economiche, e vedere i propri genitori penare durante la crisi finanziaria del 2008 ha reso la Generazione Z più pragmatica e coscienziosa riguardo le spese.
È questo contesto che ha portato la Gen Z ad avere sempre meno fiducia nelle banche, nelle istituzioni finanziarie e nei sistemi tradizionali di pagamento. Andando invece a prediligere soluzioni fintech più semplici da utilizzare e più economiche.
Gli strumenti di pagamento innovativi preferiti dai più giovani
I pagamenti tramite app e quelli digitali, in generale, sono i preferiti, perché veloci, sicuri e non richiedono troppi passaggi da fare, offrendo maggiore trasparenza e flessibilità a chi li utilizza.
Le carte prepagate sono anch’esse ottime soluzioni per acquistare prodotti non solo online, ma anche fisicamente nei negozi, evitando il passaggio, da mano a mano, di monete e banconote.
Ecco perché molte aziende stanno adottando soluzioni simili per agevolare gli acquisti in modo semplice, diverso dal solito e soprattutto sicuro, e tra queste c’è anche l’offerta di Enel X Pay, il conto online agile e sicuro con cui effettuare pagamenti senza contante, scambiare denaro con gli amici e gestire in tempo reale le spese, tutto da un’unica App.
Le funzionalità incluse da questo servizio sono davvero tante, tra cui l’Opzione Family, il piano pensato per le famiglie e i più giovani. Questa consiste infatti nella possibilità per i genitori di aprire e attivare il primo conto ai figli, in età compresa dagli 11 ai 17 anni, con carta Mastercard e App dedicati a loro.
Con l’Opzione Family la gestione economica della famiglia è ancora più semplice. È possibile visualizzare il saldo e le spese dei figli, accreditare loro la paghetta digitale, inviargli denaro in qualsiasi momento ed educarli al valore delle cose. Non un semplice conto, ma l’occasione per mostrare loro cosa vale davvero.
Perché è importante per i più giovani avere un conto
In una società in continua evoluzione, dove anche il panorama economico e commerciale cambia di giorno in giorno e velocemente, non è solo necessario offrire pagamenti innovativi, sicuri e facili da usare. Diventa importante anche educare le generazioni più giovani al valore finanziario, insegnando loro a essere consumatori e non prodotti, fin da piccoli.
Se educati già da giovanissimi, prima impareranno il valore dei soldi e il potenziale economico che, un giorno, avranno nelle proprie tasche, anzi carte, e prima capiranno che non è così semplice acquistare ciò che si desidera, come un grazioso pony!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/02/10_17FEB.jpg10801920Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2021-03-01 13:09:522021-03-01 13:09:52Millennials e Gen Z: sì al contactless e ai metodi di pagamento innovativi
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