Con molte persone in smart working e tante mamme e papà alle prese con la DAD e la DDI, la giornata lavorativa può diventare stressante: figli che irrompono durante importantissime video-call e gatti che balzano sulla tastiera digitando incomprensibili formule magiche sono ormai all’ordine del giorno.
Ci è quindi molto utile far ricorso a strumenti in grado di organizzare meglio le attività e ad altri che ci aiutino a smorzare lo stress e arrivare a fine giornata con soddisfazione.
Nella selezione di oggi c’è anche un tool dedicato a Clubhouse, che può essere un ottimo strumento tanto di networking quanto di svago. Ecco a voi la nostra selezione settimanale.
Semplici abitudini che possono aiutarci a vivere una giornata lavorativa in modo più semplice e rilassato. HappyThings ti guiderà nello svolgimento di semplici attività quotidiane, anche motivazionali, per migliorare il tuo umore e il tuo approccio al lavoro e tenere traccia dei tuoi progressi.
Come ampliare le capacità su Clubhouse
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La dimensione giusta in un click
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Fogli di lavoro con i superpoteri
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Una palestra per la voce
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https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/digital-tool.jpg9161634Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2021-03-27 16:44:372021-03-31 13:31:30HappyThings, SocialSize e GRID ,i digital tool della settimana
In Italia TikTok ha aumentato del 593% il numero di utenti attivi sulla piattaforma in solo un anno
Mark Zuckerberg ha deciso di dichiarare guerra aperta a TikTok questa estate con il lancio degli Instagram Reels
Intanto YouTube ha annunciato il lancio di Shorts, un nuovo formato video verticale simile a una Story
Guardando i dati accumulati negli ultimi 12 mesi, possiamo tranquillamente affermare che il 2020 è stato l’anno di TikTok. La piattaforma, che nel 2019 era conosciuta principalmente come l’evoluzione di Musical.ly, grazie alla pandemia e al lockdown forzato è diventata un trend a livello mondiale.
Risulta infatti essere l’applicazione più scaricata nel mondo del 2020, arrivando al sesto posto tra i social network con il maggior numero di utenti attivi.
Secondo Comscore, in Italia TikTok è la quarta applicazione per tempo speso reale. AgCom specifica che a Giugno 2019 gli utenti attivi su TikTok erano circa 900 mila, mentre esattamente anno dopo erano arrivati a 6 milioni e 600 mila: la variazione in un anno è stata del 593%.
Cifre incredibili che hanno attirato l’attenzione non solo dei grandi Brand e dei Marketers, ma anche dei proprietari delle piattaforme rivali, in particolare di Mark Zuckerberg.
Il nostro Mark, infatti, ha deciso di dichiarare guerra aperta a TikTok questa estate con il lancio di Reels, la nuova feature di Instagram che permette agli utenti di creare video clip da 15 a 30 secondi condividerli nelle loro storie o nella nuova scheda Reels presente sui loro profili personali.
A una prima occhiata può sembrare che questi due strumenti siano uguali, ma in realtà differiscono sotto molteplici aspetti: in termini tecnici, di algoritmo e demografici.
Vediamo insieme quali sono le principali differenze tra i due strumenti.
#1 Durata del video
La prima differenza che possiamo notare riguarda la lunghezza del video: su Instagram gli utenti possono registrare Reels fino a 30 secondi, mentre su TikTok il tempo raddoppia arrivando a 60 secondi.
Può sembrare una differenza minima, ma non è così: gli utenti infatti preferiscono la possibilità di creare contenuti più lunghi, anche se i 30 secondi dei Reels possono stimolare maggiormente la creatività dei Creators.
#2 Musica per gli account business
Secondo, vediamo come la possibilità di aggiungere musica nei video per gli account aziendali cambia tra le due piattaforme: attualmente su Instagram molti profili business non sono ancora in grado di accedere alla funzione musicale.
Questo significa che, se un Brand vuole pubblicare un Reel contenente una determinata canzone, deve creare il video su Instagram, modificarlo su un’altra applicazione di editing video e condividerlo poi sulla piattaforma.
Ovviamente questo si traduce per le aziende in una predilezione nell’utilizzo di TikTok, dove chiunque ha accesso a una libreria di suoni, musiche, effetti audio che aiutano l’utente a giocare con la creatività.
#3 Effetti e filtri per l’editing
Vediamo come, anche per quanto riguarda la terza differenza, TikTok sembra avere la meglio sui Reels.
Infatti, su TikTok gli utenti possono scegliere tra una vastissima serie di effetti vocali e filtri per editare i propri video, mentre su Instagram questa possibilità è molto più limitata.
Oltre agli effetti e ai filtri, gli utenti di TikTok hanno a disposizione le funzionalità Duet, Reaction e Stitch, che permette loro di interagire in maniera più efficace e diretta con i profili che seguono, che siano Influencers o Brands – feature che su Instagram non è ancora attiva.
#4 L’algoritmo
Se l’algoritmo di TikTok è stato per mesi un mistero per i Marketers, finalmente la piattaforma si è decisa a spiegare come funziona la pagina “For You” dell’applicazione.
TikTok consiglia i contenuti classificando i video in base a una combinazione di fattori: gli interessi e le interazioni dell’utente, le informazioni presenti nei video condivisi, le impostazioni del dispositivo e dell’account.
Dall’altro lato, l’algoritmo della pagina Esplora degli Instagram Reels non è ancora così chiaro. Non sappiamo se sia basato sulla posizione, sugli interessi, sulle interazioni, in conclusione quale sia il criterio alla base di queste scelte.
In generale comunque, su entrambe le piattaforma la chiave per diventare virali è la costanza: più contenuti vengono pubblicati dal profilo, più è probabile che i video vengano visualizzati nella sezione “For You” o “Esplora”.
#5 Formati pubblicitari
La principale differenza tra le due piattaforme è che, al momento, le aziende non possono sponsorizzare i propri Reels su Instagram ma solo collaborare con Creator e Influencers per creare contenuti brandizzati, mentre TikTok offre differenti formati pubblicitari agli inserzionisti.
Oltre ai diversi posizionamenti che offre TikTok, la piattaforma ha recentemente annunciato una partnership con Shopify, con l’obiettivo di aiutare i brand a raggiungere una fetta di pubblico più giovane.
Come funziona? Le aziende potranno collegare il proprio account business di TikTok a quello di Shopify e vendere i propri prodotti direttamente sull’applicazione, tramite annunci video in-feed.
La parte migliore è che sarà estremamente facile da gestire, in quanto tutto può essere creato e monitorato direttamente dalla dashboard di Shopify.
#6 Target e segmentazione demografica
Possiamo notare come, nonostante le due piattaforme offrano lo stesso tipo di contenuto, i dati demografici riportino una differenza sostanziale.
Secondo i dati di TikTok, infatti, sembra che la fascia di etá dominante sia quella tra i 18 e i 24 anni, ovvero la Generazione Z, mentre Instagram Reels si relaziona maggiormente con una generazione più adulta, ovvero i Millennials.
Questa differenza di target si riflette anche nei contenuti condivisi: TikTok è più “antiestetico” con video home-made, semplici e autentici, mentre i Reels appaiono più curati ed esteticamente gradevoli.
#7 Strumenti di analisi
Arriviamo all’ultima differenza sostanziale tra le due piattaforme, ovvero gli strumenti di analisi della performance.
Con l’account TikTok Pro gli utenti hanno accesso a una vasta raccolta di dati e statistiche sui contenuti pubblicati e sui tuoi followers.
Al momento, invece, Instagram Reels non dispone di strumenti specifici per il monitoraggio delle performance: è possibile solo controllare il numero di visualizzazioni, il totale dei mi piace e dei commenti.
Ovviamente possiamo imputare tutte queste differenze al fatto che Instagram Reels è uno strumento relativamente nuovo, lanciato solo da pochi mesi, che sicuramente evoluzionerá con il passare del tempo.
Nel frattempo, in questa battaglia per conquista del primo posto nel podio delle piattaforme video, ha deciso di partecipare anche YouTube con il lancio di Shorts: un nuovo formato video verticale simile a una Story che consente agli utenti di creare clip di 15 secondi o meno, atteso a breve negli Stati Uniti.
Questo strumento è già attivo in fase beta in India da settembre 2020, dove – secondo i dati condivisi proprio da YouTube – gli Shorts ricevono una media di oltre 3,5 miliardi di visualizzazioni giornaliere.
YouTube Shorts vuole competere direttamente contro TikTok, in quanto le sue funzionalità sono molto simili: strumenti creativi per modificare i video come, aggiunta di musica selezionata dalla libreria della piattaforma, timer e conto alla rovescia, etc.
Il prossimo aggiornamento, che combacerà appunto con il lancio ufficiale negli Stati Uniti – vedrà l’aggiunta alla home page di YouTube di un Carousel dedicato agli Shorts, nel quale gli utenti potranno navigare da un video all’altro scorrendo verticalmente durante la visualizzazione del contenuto.
Chi sarà il vincitore di questa battaglia? Per adesso sembra che TikTok sia in testa, ma siamo curiosi di vedere quali novità ci aspettano nei prossimi mesi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/tiktok-instagram-1.jpg9671720Daniela Chiorbolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaniela Chiorboli2021-03-25 13:03:152021-03-26 12:04:40Instagram Reels vs. TikTok: la battaglia definitiva (e intanto arriva YouTube Shorts)
Google firma in Italia nuovi accordi di licenza con una serie di editori, sia di portata nazionale che di carattere locale, tra cui RCS Media Group, Sole 24Ore, Gruppo Monrif, Caltagirone Editore, il Fatto Quotidiano, Libero, Il Foglio, Il Giornale, Il Tempo, Ciaopeople, Edinet, Gruppo Corriere, Citynews e Varese web.
Questi nuovi accordi, firmati su base individuale, rappresentano un importante passo avanti nella relazione di Google con gli editori italiani, remunerando gli editori aderenti per Google News Showcase.
Questi accordi per News Showcase tengono in considerazione i diritti previsti dall’Articolo 15 della Direttiva Europea sul Copyright in relazione agli usi specifici online delle pubblicazioni giornalistiche (tali diritti non si applicano ai collegamenti ipertestuali e all’utilizzo di estratti molto brevi).
Google News Showcase è un nuovo programma di licenze annunciato da Google nel 2020, che offrirà ai lettori l’accesso a contenuti più approfonditi a fronte di una remunerazione per gli editori firmatari degli accordi. News Showcase permetterà agli editori di rafforzare la propria relazione con i lettori, sviluppare nuovi modelli per la monetizzazione dei contenuti e trarre beneficio dall’aumento di traffico verso il proprio sito. News Showcase sarà disponibile in Italia nei prossimi mesi.
News Showcase si inserisce in un quadro più ampio di iniziative che rappresentano l’impegno di lungo termine di Google verso il mondo del giornalismo. Oltre a programmi come la Google News Initiative e alla collaborazione in ambito pubblicitario con gli editori a livello globale, attraverso le sue piattaforme Google invia ogni mese ai siti degli editori 24 miliardi di clic, che permettono agli editori di aumentare i ricavi attraverso annunci e nuovi abbonamenti sui loro siti e app.
In Italia, dal 2015 Google ha investito 11 milioni di Euro in progetti italiani di giornalismo attraverso il Fondo per l’Innovazione della Digital News Initiative, mentre nel 2016 ha sottoscritto con FIEG un accordo triennale che ha portato l’azienda a investire oltre 16 milioni di Euro su una serie di settori strategici per l’editoria digitale. E nel 2020, con il diffondersi della pandemia di COVID-19, ha offerto supporto economico a oltre 300 redazioni italiane attraverso il suo Fondo globale di emergenza per il giornalismo locale.
Siamo soddisfatti di aver raggiunto questo accordo che, regolando anche il tema deidiritti connessi, riconosce l’importanza dell’informazione di qualità e l’autorevolezzadelle nostre testate. Un nuovo tassello nella partnership con Google che valorizza iquotidiani RCS e offre un ulteriore impulso alla crescita della nostra customer base,supportando con una sempre più ampia copertura informativa.
Urbano Cairo, Presidente e Amministratore Delegato di RCS Media Group.
Il programma Showcase apre una nuova stagione di relazione con Google, perchéaffronta il tema dei diritti connessi alla distribuzione dei contenuti digitali, consente di promuovere il giornalismo di qualità delle nostre testate e di accelerare latrasformazione digitale dei processi editoriali e lo sviluppo dei ricavi da subscription.
Michela Colamussi, Director of Transition to Digital and Innovation Gruppo Monrif.
L’accordo con Google è un ulteriore riconoscimento del valore dell’informazione diqualità quale è quella de Il Sole 24 Ore. La remunerazione dell’informazione, inclusi idiritti connessi alla distribuzione dei contenuti digitali, è un fronte su cui il nostrogruppo editoriale è impegnato in prima linea con l’obiettivo di tutelare il nostro patrimonio di contenuti ad alto valore aggiunto. Questo accordo si inserisce in talestrategia ed è coerente con il processo di innovazione editoriale e tecnologica su cuiIl Sole 24 Ore si è impegnato negli ultimi due anni. L’adesione alla GNI di Google equella a News Showcase sono alcuni degli esempi.
Giuseppe Cerbone, Amministratore Delegato Il Sole 24 Ore.
Questi nuovi accordi rappresentano un importante passo avanti e confermanol’impegno di Google verso gli editori italiani. I nostri editori partner avranno accesso anuove opportunità per valorizzare i propri contenuti e per aumentarne la profittabilità.Siamo felici di contribuire allo sviluppo dell’ecosistema digitale per il mondo deglieditori e di rafforzare il nostro impegno verso il giornalismo di qualità.
Fabio Vaccarono, Vice President di Google e Managing Director di Google Italy.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/1_company_25_marz.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-03-25 11:07:512021-07-26 12:25:48Google News Showcase: nuovi accordi di licenza con gli editori italiani
Splio è orgogliosa di annunciare l’acquisizione della startup francese Goodfazer, piattaforma SaaS per la gestione dei referral. L’innovativa soluzione permetterà ai brand di utilizzare la raccomandazione dei clienti e sfruttare la forza del passaparola per l’acquisizione di nuovi contatti tramite l’uso strutturato ed intelligente dei canali digitali.
Splio è una piattaforma marketing di fidelizzazione che consente alle aziende di ingaggiare e fidelizzare la clientela su tutti i canali. Con questa acquisizione Splio rinforza la sua vision per cui l’engagement e la fidelizzazione rappresentano potenti leve di crescita per i marchi. Con oltre 500 clienti nel retail, eCommerce, transportation e food, Splio si conferma leader nel Martech ed esperto di trade, lavorando per fornire una piattaforma che unisca tutte le esigenze di attivazione marketing dei merchant.
Splio pone il cliente al centro della strategia di crescita dei brand
Il Referral Marketing è oggi al centro della trasformazione dei processi decisionali di acquisto. È una leva marketing che si basa sul forte principio della raccomandazione e della fiducia, ed è proprio questa la vision che Mireille Messine, CEO di Splio, rende accessibile grazie alla piattaforma Splio.
Scegliere il passaparola del cliente, significa optare per una leva di sviluppo organico, che capitalizzi la clientela acquisita e conquistata, e che la ponga al centro della strategia di crescita dei brand. Il passaparola digitale ha già dimostrato il suo valore negli Stati Uniti e ha portato al successo marchi come Uber, Airbnb e Dropbox.
Mirelle continua:
L’obiettivo di questa acquisizione è quello di estendere le sue potenzialità e il suo utilizzo a beneficio di una fascia di brand più ampia possibile. L’arrivo di Frédéric Faivre nel team e l’integrazione della piattaforma Goodfazer, è un’ottima notizia per Splio. Apre nuove prospettive ai marketer e nuove opportunità per i nostri clienti.
Goodfazer: da un progetto imprenditoriale a Splio
Il potere del Referral Marketing si misura nella natura esponenziale del passaparola, che trasforma il cliente in un canale di influenza e vendita. Il cliente crea valore ed è più che mai un canale di comunicazione da non sottovalutare. L’ha ben compreso Frédéric Faivre, fondatore di Goodfazer. Fondata nel 2018, Goodfazer consente ai brand di acquisire nuovi clienti grazie alla creazione di programmi di referral e campagne coinvolgenti.
La piattaforma Goodfazer è nata da un’iniziativa intraprenditoriale incubata da Becoming Group, mentre Frédéric Faivre, ancora direttore associato dell’agenzia Grenade, gestiva le operazioni di referral per Sosh e Orange. Questo progetto rientrava nello sviluppo di un’innovazione al servizio della vision della società, e ha permesso a Frédéric Faivre di sviluppare la piattaforma di referral di cui i merchant avevano bisogno.
I clienti ingaggiati e fedeli vogliono ricoprire un ruolo attivo per i brand che amano. Stiamo assistendo a una trasformazione radicale nella scelta di acquisto dei consumatori, che è meno influenzata dalla pubblicità e maggiormente dalla raccomandazione e il passaparola tra amici e conoscenti. Restituire il comando ai consumatori, rendendo la raccomandazione accessibile a tutti i commercianti, grazie a una piattaforma innovativa e di semplice utilizzo, questa è la nostra ambizione al fine di rendere la raccomandazione una customer experience ingaggiante e fidelizzante.
La raccomandazione ingaggia e fidelizza su tutti i canali
La raccomandazione in modalità SaaS ha già guadagnato sostenitori, tra cui Sandrine Privat Pedoussaut, direttore marketing di NAF NAF, che ha sviluppato un programma di referral multicanale con Goodfazer, per ingaggiare nuovi clienti e aumentare le vendite online e offline al di fuori dei periodi commerciali di punta:
Abbiamo integrato facilmente la piattaforma Goodfazer nel nostro ecosistema phygital, eCommerce e nei punti vendita, e implementato rapidamente campagne di referral all’interno della rete NAF NAF con ottimi risultati.
Alla fine della sua prima campagna, NAF NAF aveva aumentato il paniere medio di 1.5 per i nuovi clienti e di 2 per i clienti ambassador.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/Company_3-1.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-03-24 11:23:342021-07-26 11:23:15Splio acquisisce la startup Goodfazer e potenzia il Referral Marketing
Opere d’arte audiovisiva, quadri digitali. Ma anche meme, canzoni e interi album musicali. Sono il trend del momento, gli NFT (o non-fungible token), i gettoni digitali basati su tecnologia blockchain che stanno monopolizzando l’attenzione di collezionisti, appassionati di cripto valute (ma non sono la stessa cosa) e semplici curiosi di internet.
Abbiamo raccolto alcuni dei gettoni più strani e originali, che dimostrano l’hype che si sta generando intorno al fenomeno. Imprenditori, brand e personaggi dello showbusiness sono letteralmente ammaliati dal fenomeno NFT e desiderosi di sperimentarlo.
Jack Dorsey, il miliardario co-fondatore e CEO di Twitter ha messo all’asta il suo primo tweet come NFT.
Il tweet (di ben 15 anni fa) è stato vendita su una piattaforma chiamata Valuables by Cent, che consente appunto alle persone di fare offerte su tweet “autografati dai loro creatori originali”.
Per “Sto settando il mio twttr”, l’offerta più alta ha raggiunto i 2,9 milioni di dollari e si è assicurato il prezioso bene digitale Sina Estavi, CEO di Bridge Oracle.
Dorsey ha comunque dichiarato che convertirà il ricavato in Bitcoin e che in seguito lo devolverà in beneficenza.
Le GIF di Taco Bell
Taco Bell ha iniziato a servire qualcosa in più di semplici tacos: ha anche cominciato a consegnare NFT.
La catena di fast-food ha annunciato su Twitter la vendita di GIF e immagini “a tema taco” sul marketplace NFT Rarible.
Naturalmente, tutti si sono immediatamente resi conto che si trattava di un brand che cavalcava l’onda del fenomeno NFT (un trend che potrebbe essere anche potenzialmente dannoso per l’ambiente), ma i gettoni sono andati a ruba, volatilizzati in trenta minuti.
Taco Bell ha dichiarato che tutti i proventi andranno alla borsa di studio Live Más attraverso la Taco Bell Foundation. L’azienda ha anche lasciato intendere che sta progettando un’altra serie di token anche se, come ha affermato l’azienda, sebbene gli NFT siano “per sempre”, non potranno mai sostituire il gusto e la croccantezza di un taco caldo.
Le Pringles con il sapore virtuale
Anche Pringles è tra i brand del food saltati sul treno della popolarità dei non-fungible token, per sfruttare il clamore mediatico del momento.
L’azienda ha emesso 50 tubi virtuali CryptoCrisp “al sapore di NFT”, un’opera d’arte digitale dall’artista Vasya Kolotusha: un file MP4 1080×1080 che mostra una lattina Pringles dorata.
Tutti i proventi delle vendite dei 50 pezzi emessi andranno direttamente all’artista.
Il collage di Beeple messo all’incanto da Christie’s
Mike Winkelmann, un artista conosciuto al grande pubblico con lo pseudonimo di Beeple, ha venduto un collage digitale di opere realizzate in 5000 giorni per la cifra record di 69,3 milioni di dollari, in un’asta da Christie’s.
Un evento storico non solo per l’oggetto messo all’incanto, ma anche perché la famosa casa d’aste fondata nel 1766, per la prima volta ha consentito di pagare l’offerta anche tramite moneta digitale.
Non-fungible token: il Badge di Montemagno per pazzi furiosi
Il noto divulgatore Marco Montemagno ha invece scelto il marketplace OpenSea per il lancio del suo NFT. Si tratta di un badge che, secondo le sue esatte parole, devi essere “un pazzo furioso” per comprarlo. Puoi vederlo qui e renderti conto della quotazione che sta raggiungendo.
Il gatto con la Pop-Tart
Il famoso meme chiamato Nyan Cat, che raffigura un gatto con il corpo di una Pop-Tart, è stato acquistato per quasi 600.000 dollari.
Le cripto copertine del Time
Anche il prestigioso TIME non ha resistito alla mania degli NFT e ha messo all’asta tre copertine: l’iconica “Is God Dead?” del 1996, la più recente rivisitazione “Is Truth Dead?” del 2017 e un’ultima versione nuova di zecca, mai andata in stampa, che strizza l’occhio proprio alle cripto valute, cioè “Is Fiat Dead?”
Le tre copertine sono in vendita su NFT SuperRare e l’asta durerà fino a mercoledì sera. Il prezzo base è di 10 Ether per ogni copertina (quasi 18.000 dollari), ma quella con “Fiat” ha già superato il doppio della richiesta.
L’immagine anaglifica di Marco Camisani Calzolari
Un pezzo di arte digitale tutto italiano. A uno sperimentatore come Marco Camisani Calzolari non poteva essere indifferente l’attenzione riservata agli NFT. Ecco il suo non-fungible token, che però non sarà messo in vendita.
Il “quasi NFT” di Elon Musk
Eccentrico, poliedrico, visionario. E, di certo, sempre sul pezzo. Grande sostenitore di Bitcoin e del mondo legato alle crypto, Elon Musk ha annunciato la sua intenzione di mettere in vendita, sotto forma di non-fungible token, il suo nuovo pezzo techno (sì, Elon ha tempo anche per comporre musica).
Ci ha però ripensato dopo un po’, dichiarando di aver cambiato idea con un tweet.
Un Banksy originale, che è stato bruciato e distrutto in un video in live streaming, è stato venduto come NFT per 380.000 dollari.
L’opera d’arte del 2006, dal titolo Morons (White) è essa stessa una critica al mercato dell’arte, e infatti raffigura un banditore d’asta di Christie’s.
Un video condiviso dall’account BurntBanksy ha mostrato il video di un uomo mascherato mentre dava fuoco alla stampa con un accendino.
Alcuni critici hanno però liquidato l’evento come una “trovata” per fare soldi.
Cosa sono gli NFT (se ancora non lo sai)
Gli NFT sono beni digitali che, grazie alla tecnologia applicata anche alle criptovalute, diventano “unici”.
Ognuno di essi, infatti, ha una propria identificazione e non è replicabile. Questi token servono quindi da “atto digitale” per certificare edizioni originali per opere d’arte, album o brani musicali e anche meme.
Per questo, la definizione “non fungibili” si riferisce ai criteri di unicità e indivisibilità del token. Queste caratteristiche li rendono anche diversi dagli utility token e dalle criptovalute.
I Non-Fungible Token si acquistano spesso in aste e possono poi essere pagati attraverso i consueti metodi oppure, naturalmente, in criptovaluta.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/nft-mania.jpg9201644Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2021-03-24 08:00:562021-03-26 12:05:02NFT mania, ecco i non-fungible token che tutti vorremmo collezionare
Stiamo vivendo mesi complicati in cui è difficile programmare anche le cose più semplici e non perché non abbiamo tempo come “prima”. Prima, un periodo che ci sembra qualcosa di lontano, come se il prima risalisse a un secolo fa. Il problema in realtà è il dopo e non stiamo parlando di decenni, ma del prossimo futuro. Ci sembra qualcosa d’intangibile che non riusciamo a immaginare e che un po’ ci fa paura. Fare progetti, ipotizzare possibili scenari di vita, tutto ci appare quasi un azzardo, ma dobbiamo provarci, e non solo noi, ma anche le aziende.
Eni è una di quelle realtà che ha capito l’importanza di andare avanti e di puntare tutto sulla forza motrice più potente del mondo: la volontà di rinascita delle persone.
Il progetto di cui vogliamo parlavi è molto ambizioso e riguarda Joule, la scuola di Eni finalizzata a formare e a sostenere il percorso di crescita di chi vuole fare impresa in modo sostenibile.
La scuola è stata infatti creata per formare aspiranti startupper che vogliono dar vita a imprese sostenibili, ma non solo nel campo energetico. Il focus di Joule è sul cambiamento climatico, l’economia circolare e la decarbonizzazione.
Ma cosa indica precisamente il termine Joule?
Il nome è stato ispirato dall’unità di misura del lavoro e dell’energia e si fonda sull’integrazione tra esperienze imprenditoriali, competenze accademiche e il vissuto di chi aderisce al progetto. La base da cui vuole ripartire Joule sono le persone e le loro idee, ma in che modo?
I programmi d’apprendimento di Joule
Human Knowledge Program è il nome del programma d’apprendimento ideato da Joule che si divide in due possibili percorsi:
l’HK Blended, misto in aula e distance, partito già a metà ottobre;
l’HK Open, l’innovativo percorso full-distance accessibile a tutti.
Lo scopo del programma Open è quello di fornire strumenti e competenze necessarie per fare crescere una startup innovativa e sostenibile focalizzando l’attenzione sul percorso di transizione energetica e sul passaggio da un modello di sviluppo economico lineare a uno circolare.
In cosa consiste il programma Open
Il programma Open consente a tutti i partecipanti di allenare le proprie capacità imprenditoriali raccogliendo consigli e ispirazione dai racconti di chi ha già intrapreso questa strada.
Avranno a disposizione Skills Coach, la web app per esercitare le proprie soft skills e una community in cui avere un confronto aperto con una rete d’imprenditori, esperti e appassionati.
Il progetto è stato realizzato in modo innovativo, è un format che unisce lo studio online e le serie in web streaming. Open coinvolgerà i Joulee (così si chiamano gli aderenti al programma) in un viaggio di apprendimento attraverso una web serie interattiva, “The Rising Star Hotel”.
Formata da 12 episodi, è basata sulla storia di 2 giovani imprenditori Anna e Pietro. I Joulee dovranno prendere le decisioni cruciali al posto dei protagonisti così da provare nel concreto e simultaneamente le nozioni apprese.
Ma non finisce qui, perché Joule permetterà alle aspiranti imprenditrici e agli aspiranti imprenditori che vogliono lanciarsi in quest’avventura, di mettersi subito in gioco con l’iniziativa Joule4Ideas.
Che cos’è Joule4Ideas
Joule4Ideas è un’iniziativa nata da Joule, la scuola di Eni per l’impresa e supportata dal PoliHub, incubatore del Politecnico di Milano. L’idea è quella di raccogliere e portare avanti i progetti imprenditoriali più validi e che sapranno distinguersi all’interno del percorso Open.
I temi centrali di questi progetti saranno le soluzioni innovative nell’ambito della sostenibilità, dell’economia circolare e della decarbonizzazione.
Coloro che vorranno accedere al Joule4Ideas dovranno aver accumulato 80 crediti del sistema Level Up della piattaforma Joule Open.
Il sistema Level Up traccerà il completamento da parte degli utenti su attività ed eventi formativi attivi sulla piattaforma, e attribuirà un numero di crediti in base alle attività formative svolte.
Come partecipare a Joule4Ideas
La partecipazione alla piattaforma è gratuita ed è accessibile a chiunque, basta registrarsi sul Portale Open di Joule. Le candidature saranno aperte fino al prossimo 01/04/2021.
I progetti verranno successivamente valutati da Eni Joule e PoliHub, e i migliori potranno accedere al Joule Selection Day che si terrà il 30/04/2021. Durante questa giornata, i partecipanti prenderanno parte a una selezione finale in cui verrà assegnato almeno un percorso d’incubazione Eni Joule erogato attraverso il Polihub.
In un momento particolarmente complesso per il Paese, Eni ha scelto di supportare la nascita di nuove imprese sostenibili attraverso la modalità della formazione a distanza, con iscrizioni aperte a tutti e a tutte e che non conosce ostacoli nonostante la crisi pandemica.
Siete pronti a guardare avanti e dire sì al cambiamento?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/22marzo-braned.jpg10801920Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2021-03-23 12:08:372021-07-26 13:05:07Joule4Ideas: il progetto di Eni per ripartire dalle idee sostenibili
A prescindere dai social media che hai scelto di inserire nella tua strategia di marketing, è importante conoscere la differenza tra i vari hashtag e tra le performance che puoi raggiungere utilizzando correttamente i famosi cancelletti.
Prima di entrare nel vivo di questa guida basica, fermiamoci un momento a descriverli.
Cosa sono gli hashtag
Sono costituiti dal simbolo cancelletto accompagnato da una parola chiave, solitamente un trend o un argomento, che sulla tastiera era inizialmente utilizzato per contrassegnare i numeri.
Nel 2007 furono utilizzati per la prima volta su Twitter. Chris Messina capì presto che il social media dei 140 caratteri aveva bisogno di un’idea per raggruppare insieme i tweet correlati. Da allora, gli hashtag si sono guadagnati il prezioso ruolo di meccanismo di aggregazione di argomenti.
Una sorta di tag che permette di rintracciare tutti i post che trattano gli stessi topic. L’utilizzo dello strumento si è poi evoluto, è uscito da Twitter e si è diffuso su tutti gli altri social.
Un uso consapevole di questo strumento farà guadagnare punti al tuo brand e ti permetterà di raggiungere più persone di quante immagini.
Se tu stesso hai difficoltà a pronunciare un hashtag probabilmente non avrà un buon risultato.
Opta per parole chiavi semplici. I cancelletti vengono utilizzati per categorizzare i contenuti, far seguire dei trend e aiutarti ad interagire con la community.
Per questo motivo, evita di utilizzare hashtag #InCompr#Ensi#Bili.
Utilizza hashtag di tendenza
Per far arrivare il messaggio al maggior numero di persone è buona pratica studiare i tag di tendenza e pubblicare contenuti che siano in linea con l’argomento trattato.
Prima di utilizzarli, assicurati che l’hashtag sia già esistente e che il tuo post possa portare valore alla conversazione.
Utilizza sempre lo stesso su ogni social media
Il tuo pubblico lo ricorderà più facilmente.
Cerca gli hashtag giusti prima di usarli
Per ogni social media su cui hai deciso di pubblicare i post che hai preparato, fai uno studio e, prima di pubblicare il contenuto, assicurati che quello che vuoi utilizzare sia realmente in tema con ciò che vuoi esprimere.
Non usarne troppi
L’utilizzo di troppi hashtag all’interno dei post può essere percepito come spam. Attieniti all’utilizzo del giusto numero.
Scegli quelli più adatti
Per raggiungere il giusto pubblico, utilizza hashtag mirati e specifici.
Evita di usare keyword troppo generiche e soffermati su quelle più specifiche. Usale con cura e studia la migliore strategia per inserirle nei testi dei tuoi post.
Crea engagement
Il giusto hashtag può aumentare la portata organica del post e collegarti a tante persone.
Pubblicare il giusto contenuto di valore insieme alla relativa keyword in evidenza stimola il pubblico che segue la tua azienda a interagire con il post. É importante ricordarsi di non usare gli hashtag quando si risponde a qualcuno: meglio evitare di fare marketing quando si sta instaurando una conversazione.
Usali su profili pubblici
Ricorda anche che non possono essere collegati a caratteri speciali e punteggiatura.
Gli hashtag più popolari non sono per forza i migliori
Usare hashtag come #followme non è utile in quanto non aggiungono significato ai contenuti.
Meglio usare hashtag che siano realmente in linea con il tema del tuo post invece che usare quelli popolari e super generici.
Utilizzali in lingua originale
Soprattutto se vuoi raggiungere persone del luogo in cui è scattata la foto del post o al quale si riferisce il testo.
Ogni social media ha le sue regole e questo vale anche per la scelta degli hashtag. Qual è il giusto numero di hashtag da utilizzare?
La risposta è: “dipende”. Nel blog di Hootsuite si legge che il numero ottimale di hashtag da utilizzare è compreso tra 5 e 10.
Un buon consiglio è di testare e provare a pubblicare post con un numero variabile di hashtag. Studiarne la portata e l’efficacia e settare il tiro con le informazioni empiriche che riesci a ricavare.
Ecco alcune indicazioni sul numero di hastag da usare a seconda della tipologia di social, di uso e di contenuto pubblicato
FACEBOOK
Su questo social gli hashtag sono utili per marcare gli argomenti e raggruppare i contenuti in gruppi privati.
Possono essere inseriti in qualsiasi parte del testo e possono essere ricercati nel feed per fare una search per tema. É difficile capire quali profili privati utilizzano i tag del marchio, ma è possibile capire quali sono i profili pubblici che lo fanno. Basta digitare l’URL facebook.com/hashtag/(#del brand).
INSTAGRAM
Benché Instagram permetta di aggiungere massimo 30 hashtag per post, alcuni blog consigliano di usarne da 5 a 10. Nelle stories è possibile inserire fino a 10 hashtag.
É possibile seguire alcuni hashtag per restare aggiornati circa le pubblicazioni di post in tema. Per evitare che i tuoi follower si annoino leggendo tanti hashtag, si può valutare la possibilità di inserirli nel primo commento del post. Anche la bio di Instagram può ospitarli, così come le altre sezioni del social.
LINKEDIN
È il social professionale per eccellenza. Di certo non ha senso utilizzare hashtag come faresti su Instagram. Hai mai letto un post con #followforfollow su LinkedIn? Sicuramente no.
Ricorda di tenere un profilo professionale usandoli solo per indicare l’argomento che stai trattando nel post. Puoi utilizzare la barra di ricerca per trovare gli hashtag e gli argomenti da seguire. Li ritroverai elencati in basso a sinistra nella home del tuo LinkedIn.
TWITTER
Su Twitter conviene usarne uno o due, per enfatizzare il concetto espresso dal tweet oppure per evidenziare l’argomento di discussione.
Gli hashtag possono essere aggiunti anche nei commenti (con parsimonia!) e nella bio. Se vuoi creare un nuovo hashtag assicurati che non sia già in uso per indicare altro.
PINTEREST
Su Pinterest puoi usarli quando descrivi il pin che stai pubblicando, quando condividi un pin postato da qualche altro utente o azienda e nella barra spaziatrice per fare una ricerca.
YOUTUBE
Su questo social è consigliabile usare massimo 3 cancelletti. Anche in questo caso l’hashtag permette di indirizzare il contenuto in un flusso dove sono stati categorizzati altri video. Inoltre, gli hashtag possono essere inseriti anche nella descrizione del video.
TIKTOK
Anche sull’app di video musicali è possibile inserirsi in un flusso di pubblicazione raggruppando e classificando i video tramite l’utilizzo degli hashtag. Puoi inserire tutti quelli che vuoi nella descrizione del video da postare, a patto che rientrino nei 150 caratteri concessi nella caption.
Upskilling e reskilling: quali saranno gli effetti del Fondo Nuove Competenze di ANPAL sugli scenari futuri del mondo del lavoro? Quanto sarà importante ispirare le persone e sostenerle nell’acquisire nuove competenze professionali, in un contesto sempre più competitivo e sfidante, proiettato ai grandi asset della rivoluzione digitale, accelerati dall’emergenza pandemica?
Cyber Security, lavoro agile, database, internet delle cose, transizione ecologica sono solo alcuni dei temi cardine intorno a cui si è sviluppata l’offerta formative delle aziende, destinata ai propri dipendenti, attraverso l’utilizzo della misura ministeriale.
Un trend in fieri, quindi. Per comprendere il valore del programma, Ninja ha coinvolto nel dibattito i maggiori esperti HR italiani che hanno aderito al Fondo Nuove Competenze (il fondo pubblico cofinanziato dal Fondo sociale europeo, nato per contrastare gli effetti economici dell’epidemia Covid-19), prevedendo piani di formazione aziendale specifici, inseriti nel più ampio contesto strategico dell’organizzazione.
Lo scorso gennaio l’Anpal ha erogato i primi 70 milioni di euro alle 125 aziende beneficiare del Fondo (che abbiano stipulato accordi collettivi CCNL di rimodulazione dell’orario di lavoro), attive da Nord a Sud dell’Italia in mercati differenti, dalle telecomunicazioni all’energia, dal settore manifatturiero al comparto editoriale, oltre che agroalimentare, culturale e del turismo. Percorsi formativi, destinati ai primi 53mila lavoratori coinvolti, per un numero totale di oltre 5 milioni di ore complessive.
Il Fondo sarà rifinanziato nel 2021 con il Recovery Plan
Istituito dal Decreto Rilancio con una dotazione iniziale di 230 milioni di euro a valere sul Programma Operativo Nazionale SPAO 2014-2020, il Fondo Nuove Competenze è stato rifinanziato dal Decreto Agosto, con ulteriori 200 milioni di euro per l’anno 2020 e altri 300 milioni di euro per estendere l’operatività al 2021 secondo quanto disposto dal Ministero del Lavoro.
Un totale di 730 milioni che potrà essere incrementato con risorse messe a disposizione dalle Regioni, dai Programmi operativi nazionali e regionali (PON e POR) del Fondo sociale europeo (FSE) e dai Fondi paritetici interprofessionali.
Il rifinanziamento dello strumento è legato al Recovery Plan, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con un miliardo di euro proveniente dai fondi europei di REACT-EU.
Il programma nazionale di politiche attive per l’occupazione è rivolto non solo a recuperare il gap digitale, ma anche per la definizione di possibili percorsi di ricollocazione dei lavoratori. Inclusività, creatività e spazi collaborativi, ma c’è anche chi immagina uffici con nuovi layout spinti verso la sostenibilità ambientale.
Bando prorogato al 30 giugno per accordi collettivi e domande
Il bando, con scadenza iniziale al 31 dicembre 2020, con il nuovo decreto approvato dal Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha subito uno spostamento dei termini al 30 giugno 2021, sia per la sottoscrizione degli accordi che per la presentazione delle domande, confermato dal decreto direttoriale ANPAL del 17 febbraio 2021, che modifica anche i termini per la fase istruttoria e per la fase di richiesta del saldo.
Stimolare l’empowerment delle persone: l’esempio di Vodafone
Ad accelerare sulle skill transformation, con un piano di formazione aperto a tutti i 6.000 dipendenti è Vodafone. Ben 120 ore di formazione individuale, per un totale di 300mila in 3 mesi, tra training days e week.
“Prepararci alle professionalità del futuro significa investire sulla resilienza del lavoro delle persone e quindi anche sulla resilienza dell’organizzazione, sulla sua capacità di adattarsi al cambiamento – commenta Ilaria Dalla Riva, direttore Risorse Umane e Organizzazione di Vodafone Italia – Grazie ad un costante confronto con le Organizzazioni Sindacali, abbiamo avviato un processo di trasformazione e digitalizzazione delle competenze, attraverso percorsi di reskilling e riconversioni professionali, definendone contenuti e obiettivi in specifici accordi sindacali. Percorso accelerato da un grande piano di formazione avviato grazie al Fondo Nuove Competenze di ANPAL, a cui abbiamo avuto accesso dopo la sottoscrizione di un nuovo accordo sindacale, a dimostrazione di un consolidato sistema di relazioni industriali. Siamo partiti da una mappatura delle competenze digitali delle nostre persone per disegnare un piano di trasformazione profonda”.
Il Fondo Anpal ha così permesso di estendere il piano a tutta la popolazione aziendale. “I primi riscontri sono estremamente positivi: più del 90% dei colleghi (dopo ogni giornata di formazione è prevista una survey di gradimento) ritiene di aver accresciuto le proprie competenze rispetto ai temi proposti. L’elemento più apprezzato è stato il mix di fonti e formati. Anche la scelta di fermare le attività ordinarie dell’azienda per consentire alle persone di dedicarsi completamente alla formazione è stata molto apprezzata dalle persone”.
Lavoro agile che per Vodafone diviene parte integrante di un più ampio sistema di welfare aziendale: tema interconnesso con il cambiamento culturale, su cui si concentra Ilaria Dalla Riva, con la previsione di corsi per “promuovere un modo di pensare innovativo, per allenare la capacità di assumere decisioni sulla base dei dati, o ancora, per diffondere quella “cultura dell’errore” essenziale per l’innovazione”.
“E’ previsto, inoltre, un importante programma che coinvolge tutti i 600 manager di Vodafone Italia per stimolare un modello di leadership ancora più inclusivo, basato sulla fiducia e l’empowerment delle persone – insiste il direttore HR – Elementi sempre più importanti in un contesto di lavoro da remoto”.
Ilaria Dalla Riva, Vodafone
Lo sviluppo della digital leadership in American Express
“I nuovi scenari servono a mettere a sistema le competenze. Significa supportare, attraverso i giusti investimenti, il settore pubblico e i privati, in particolare le aziende nel pensare alle nuove competenze che serviranno da qui ai prossimi 10 anni”, evidenzia Vittorio Carparelli, HR Manager Amex Italia.
Iniziare, soprattutto, ad un piano di formazione che preveda un linguaggio comune, partendo dalle università: “Abbiamo bisogno di ripensare i modelli formativi degli individui, dei lavoratori e dei manager del domani, per metterli in condizione di affrontare le condizioni del mondo del lavoro che saranno sempre più complesse e veloci – continua Carparelli – L’obiettivo non sarà solo focalizzato su competenze specifiche, ma sulla capacità di adattarsi al cambiamento. Questo aiuterà le organizzazioni ad essere più pronte ad affrontare le nuove sfide del mercato e a proporre soluzioni più efficaci per i propri clienti.
L’opportunità offerta dal Fondo è, quindi, di fare sistema ed essere più pronti nel formare sulle soft skill e sulle competenze di digital leadership: in American Express stiamo affrontando questa sfida anche grazie alla collaborazione con Ninja Academy. Oggi, come mai in passato, nelle organizzazioni è importante avere persone in grado di abbracciare la cultura digitale”.
Vittorio Carparelli, American Express
Il cambio radicale di prospettiva verso la sostenibilità di Enel
È il programma di più ampie proporzioni realizzato in Italia quello predisposto da Enel. Oltre 22mila persone coinvolte per un totale di 37 percorsi formativi attivati, per un massimo di 250 ore di formazione per ciascun dipendente. Un approccio “train the trainer”, con progetti di job shadowing per favorire la trasversalità delle competenze, ma anche di riduzione del gap digitale, upskilling e reskilling, in linea con la visione strategica del Gruppo, spinta verso la transizione energetica.
“Il reskilling per me significa permettere ai colleghi di essere pronti e non spaventati dagli scenari futuri. Alla base c’è il principio del rispetto per le persone – esordisce Guido Stratta, Direttore People and Organization del Gruppo Enel – Mi sono mosso subito coinvolgendo le organizzazioni sindacali, che hanno compreso la mia passione e mi hanno consentito di realizzare un accordo dal volume importante per Enel, oltre 22.000 persone. Coinvolgimento e non lasciare le persone spiazzate, è questa la forza dell’idea. Abbiamo realizzato 37 percorsi, non solo sulla digitalizzazione, ma anche soft skill per preparare il futuro. Le persone devono comprendere ciò che li aiuta a lavorare meglio con gli altri”.
Rivoluzionario il punto di vista di Stratta, divulgatore della “leadership gentile”, che stravolge il punto di vista, riportando il valore e l’unicità di ogni singola persona al centro del processo produttivo. “Tutti mi dicevano che avrebbero bocciato le mie idee, perché troppo teoriche – sottolinea Stratta – invece c’è stato un grande gradimento del ministero, perché abbiamo realizzato un progetto molto innovativo. Sono molto soddisfatto”.
È un cambio radicale di paradigma, lo scenario ipotizzato dal manager Enel: “Sottolineo l’importanza per tutti, in questo momento, di trasformare questo dolore in una svolta forte che abiliti le persone a realizzarsi. Ognuno di noi deve riflettere su questo aspetto. Da soli non potremo più fare nulla, bisogna essere insieme. I risultati dovranno essere coniugati alla sostenibilità. Dovrà esserci un’etica della biosfera, non basterà realizzare profitti. Ottenere risultati significherà rispettare il mondo. Terzo aspetto essenziale, a tutti i livelli dell’organizzazione, per reagire al disastro del prodotto interno lordo e alla crisi economica, la condizione sarà non avere conflitto sociale: significa valorizzare ogni singolo essere umano e offrire opportunità. Tutti devono fiorire”.
Superare la dicotomia domanda-offerta verso un know-how contemporaneo di Adecco
“Il fondo nuove competenze è senz’altro un’iniziativa necessaria che la situazione pandemica ha – fortunatamente – posto al centro delle politiche del lavoro. Tuttavia il tema risponde ad una necessità che il Paese esprime da tempo e che si traduce, da una parte, nel disallineamento delle competenze richieste e dall’altro nella mancanza di competenze contemporanee – sottolinea Manlio Ciralli, Chief of sales, branding and innovation at The Adecco Group Italy.
Un processo dicotomico tra domanda e offerta, ulteriormente acuito dall’arrivo della Pandemia che ha avuto un impatto su molti settori: “Impone ripensare alle competenze trasversali per immaginare come spostare cluster di lavoratori in modo orizzontale. Questo rende indispensabile una riflessione sull’attuazione sistemica dei modelli di re-skilling e upskilling della forza lavoro italiana – continua il manager di Adecco Group – La competitività delle persone deve inderogabilmente transitare da un nuovo modello culturale che sposa il concetto di occupabilità dell’individuo sostenuta dall’apprendimento continuo”.
È sulla concretezza dei corsi che insiste, inoltre, Ciralli, rispetto alle opportunità di placement. “L’augurio è che ogni eventuale componente burocratica di accesso al Fondo lasci spazio ad una azione agile nella quale la proxy di rilascio dei fondi sia la stretta correlazione tra formazione e percorsi di impiegabilità reale”.
Manlio Ciralli, Adecco
Competenze trasversali per proiettarsi al futuro, secondo Fastweb
“Il Fondo Nuove Competenze di ANPAL è uno strumento davvero prezioso perché ci consente di arricchire ulteriormente con nuovi stimoli il percorso avviato in azienda volto all’ampliamento, alla diversificazione e all’evoluzione delle competenze delle nostre persone” spiega Matteo Melchiorri, Chief Human Capital Officer di Fastweb.
“La formazione è un elemento centrale per lo sviluppo delle organizzazioni che sono chiamate a evolvere molto più rapidamente rispetto al passato sotto la spinta dell’innovazione e dei cambiamenti della società. Investire sulle competenze tecniche, così come su quelle trasversali delle persone è la chiave per continuare a crescere e a proiettarsi nel futuro”.
Matteo Melchiorri, Fastweb
Fiducia, autonomia, capacità di comunicazione e soft skill di Flixbus
“In Flixbus non abbiamo aderito al Fondo Nuove Competenze in quanto mancanti del requisito dell’accordo collettivo. In azienda infatti lo smart working è in essere già dal 2018 gestito tramite accordi individuali. Il percorso quindi di smart working, che non è semplicemente un tema di remotizzazione del lavoro, quando piuttosto di fiducia, autonomia e chiarezza di obiettivi”, evidenzia Fabio Salvi, Team Leader HR Flixbus.
Un’esperienza di lavoro agile in essere da tempo per FlixBus. “Tramite Avvisi Regionali e Fondi Interpersonali stiamo finanziando percorsi volti a migliorare la consapevolezza delle specifiche della comunicazione e gestione di un gruppo di lavoro diffuso, oltre alla padronanza piena degli strumenti digitali forniti.”
Fabio Salvi, Flixbus
La sfida dei contenuti di RDS
“Il gruppo RDS ha aderito al progetto Fondo Nuove Competenze proseguendo un cammino intrapreso da tempo e dedicato alla crescita e allo sviluppo professionale delle Risorse Umane. Ancor di più in un momento come questo, in cui ognuno di noi ha voglia di rinascita”, dichiara Tiziana Mennuti Head of HR & Legal Affairs RDS Spa.
Uno strumento accolto con favore e ritenuto di grande valore, “perché è evidente che l’upskilling delle persone non può essere solo una responsabilità dell’impresa, ma dell’intero sistema Paese – continua Tiziana Mennuti – Dunque una grande opportunità per noi in uno scenario di mercato, quello dei contenuti, sempre più competitivo e sfidante”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/1_22_marzo_barbara.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-03-22 17:45:522021-03-24 17:32:59Fondo Nuove Competenze: le opinioni degli HR Manager italiani
Tornano anche nel 2021 i SIW –Strategy Innovation Workshop, gli eventi rivolti a imprenditori e manager e dedicati all’innovazione strategica, oggi più che mai importante per le imprese che si trovano ad affrontare le difficoltà ma anche le opportunità generate dalla pandemia in atto.
Strategy Innovation Workshop
È a Venezia, da sempre luogo di innovazioni strategiche, ambientali e sociali, che lo spin-off cafoscarino Strategy Innovation mette a disposizione delle imprese le più rilevanti scoperte della ricerca accademica.
Spiega Carlo Bagnoli, professore ordinario di Economia presso Università Ca’ Foscari e fondatore dello spin-off Strategy Innovation.
Nel 2021 Strategy Innovation ha avviato quattro nuovi osservatori per accompagnare le aziende a intraprendere percorsi di innovazione strategica. Questi osservatori riguardano il Cross-cultural Business Model, il Digital Business Model, il Future Business Model e il Sustainable Business Model. Dalla ricerca realizzata da ciascuno di essi, scaturisce la programmazione degli Strategy Innovation Webinar – SIW, incontri di diffusione e contaminazione a cadenza regolare, che abbiamo mantenuto anche nel periodo pandemico. Aziende e manager sono invitati a questi webinar, in cui dialogheremo con alcune figure di estremo rilievo del mondo imprenditoriale italiano.
Nei quattro incontri, Carlo Bagnoli si confronterà per un’ora e mezza con ospiti provenienti direttamente dal mondo delle imprese, mettendo a fuoco quali sono gli elementi che fanno di un’organizzazione una realtà significante per la società. Un approccio che guarda a un nuovo modello umanistico di impresa, studiato e proposto da anni dal team di Strategy Innovation e del quale oggi sempre più aziende stanno prendendo consapevolezza, grazie alle necessità e alle sfide che l’emergenza sanitaria prima e la crisi economica che si profila all’orizzonte ora hanno messo loro davanti.
Gli Strategy Innovation Workshop sono realizzati con il sostegno di importanti partner italiani: Intesa Sanpaolo, Arper, Axians, Cisco e Sharp.
Il primo incontro, in agenda per il 25 marzo 2021 a partire dalle ore 18 sarà dedicato al tema dell’impresa totale e vedrà la presenza di Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo e Amministratore Delegato Pirelli.
Il dibattito, prenderà le mosse dal volume Alla ricerca dell’impresa totale di Carlo Bagnoli e Beniamino Mirisola e Veronica Tabaglio, in cui i tre autori cercano di dare una risposta innovativa alla domanda che molti si pongono di fronte a un’azienda: cos’è davvero l’identità di un’impresa? Cosa la rende portatrice di significati rispetto alla società in cui opera e addirittura anche oltre, trascendendo le epoche, le mode e, spesso, anche le crisi?
Durante l’evento verrà raccontata e analizzata l’esperienza di Pirelli con lo scopo di ricercare gli elementi dell’azienda capaci di esemplificare il concetto di “impresa totale”. Concetto mutuato da quello di opera d’arte totale di Wagner, l’impresa totale è un’organizzazione capace di creare valore, non soltanto economico e non soltanto per l’organizzazione stessa, ma per tutto l’ecosistema in cui è immersa, in grado di aumentare la capacità occupazionale e di ridefinire i confini del proprio mercato.
Il segreto per farlo si nasconde nella capacità di rifarsi agli archetipi, quei modelli universali condivisi dall’umanità che valicano ogni barriera temporale o spaziale: si potrebbe dire, la pietra filosofale del successo duraturo.
Un viaggio attraverso la multidisciplinarietà e trasversalità della ricerca che ha come scopo ultimo quello di individuare nuovi modelli innovativi per le aziende che hanno la necessità, anche se non sempre la consapevolezza, di evolversi per stare al passo con la rapida evoluzione che la nostra società sta subendo.
Insieme a Carlo Bagnoli, interverrà al workshop del 25 marzo anche Beniamino Mirisola, coautore del volume “Alla ricerca dell’impresa totale” e Chief Literature Specialist di Strategy Innovation Srl.
Calendario Strategy Innovation Workshop 2021
25 marzo ore 18. L’impresa totale, con Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo e Amministratore Delegato Pirelli;
21 maggio ore 18. Digital Business Models, con Stefano Rebattoni, General Manager IBM Italy;
23 luglio 2021 ore 18. Future Business Models, con Marco Carrai, Presidente Toscana Aeroporti Spa;
5 novembre 2021 ore 18. Sustainable Business Models.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/22_marzo_ROX.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-03-22 14:30:212021-07-26 11:16:01Innovazione e impresa: al via i workshop di Strategy Innovation
YouTube viene spesso sottovalutato. Nonostante i 2 miliardi di utenti mensili registrati in tutto il mondo e nonostante risulti essere una delle piattaforme online più apprezzate dai cittadini statunitensi ed europei, YouTube risulta essere la piattaforma social più trascurata da web strategist e marketer di tutto il mondo.
Attraverso la pubblicazione dei video su questa piattaforma è possibile ottenere risultati rilevanti, soprattutto se il target della tua azienda è su YouTube e i tuoi competitors invece no.
Il pensiero di molti è che YouTube non sia più di una piattaforma di video online o banalmente un’altra rete social, ma non è affatto così, YouTube è molto, molto di più.
Ogni ora vengono caricate più di 500 ore di video. YouTube è sempre più popolare in diverse fasce d’età e il marketing sulla piattaforma, oltre ad essere senza alcun dubbio efficace, è anche semplice (ovvio è che necessario avere alcune nozioni di base, ma la creatività e la fantasia restano gli elementi essenziali).
Per questi motivi, abbiamo pensato di realizzare una breve guida su come poter iniziare questa avventura del marketing di YouTube ed aggiungere un ulteriore tassello nella strategia comunicativa della tua azienda. Procediamo step to step senza indugi e per piccoli passi!
Step 1 – Apri un canale YouTube
Stiamo parlando di una vera e propria piattaforma dove l’iscrizione rappresenta il primo passo per accedervi. Per poterlo fare è indispensabile aprire un brand account su Google. Un’iscrizione appositamente pensata per l’azienda (ricorda di utilizzare non una mail personale, ma quella rappresentativa dell’azienda), che possa offrire la possibilità di lavorare sul canale da più account anche contemporaneamente.
Per poter realizzare questo primo step è indispensabile accedere a Google (se si ha già un account) o iscriversi registrando tutte le informazioni necessarie. Per poterlo fare sarà necessario raggiungere la home del più grande motore di ricerca al mondo ed entrare, dal tasto presente in alto a destra, nel mondo della “grande G”.
L’iscrizione appena realizzata offrirà già un canale YouTube, ma se accedendo alla piattaforma dovesse esserci un canale già esistente, personale o non conforme al piano comunicativo della tua azienda, sarà necessario aprirne uno ex novo (dal tasto presente nella stessa pagina).
A questo punto la tua avventura è già iniziata! L’azienda è stata appena registrata su YouTube, il canale è aperto e la piattaforma è già pronta ad offrirti tutte le sue opportunità.
Step 2 – Attrai nuovi follower personalizzando il canale
Dopo aver aperto il canale è indispensabile completarlo in ogni suo aspetto. Parti dal logo (che andrà collocato nell’immagine profilo) utilizzando un file in alta definizione.
Nella sezione ‘”descrizione” offri informazioni e anticipazioni sulle pubblicazioni del canale inserendo all’interno di questi contenuti testuali, le parole chiave (approfondisci la SEO per YouTube al punto 6) e i link del sito web e degli altri profili social di rilievo della strategia di comunicazione della tua azienda.
Nella stessa sezione potrai inserire anche il link di altri canali YouTube della stessa azienda (nel caso ce ne fossero) o pubblicare delle risorse o indicare dei canali ausiliari ai tuoi contenuti. Ultimo aspetto, ma non per importanza è l’ottimizzazione dell’immagine di copertina. Inserisci i prodotti di cui parlerai o illustra gli argomenti principali del canale.
Step 3 – Scopri il tuo potenziale pubblico
Il pubblico è il vero tesoro del tuo canale e dedicare del tempo per scoprire alcuni dettagli come l’età, le preferenze di visualizzazione ed i loro interessi, è certamente uno step indispensabile per il successo della tua strategia di marketing su YouTube.
Online è possibile raccogliere tantissimi dati riguardanti il tuo potenziale target, ma non solo. Aprendo il canale avrai disposizione un’intera pagina con dati di analisi specifici, che possono offrirti tante informazioni preziose, per migliorare ed ottimizzare i contenuti che hai pensato di pubblicare.
A questo punto dovrebbe essere più o meno chiaro l’identikit del tuo target. Confrontalo con i dati statistici degli altri canali social aziendali per comprenderne differenze e somiglianze, ti aiuterà senz’altro a perfezionare ulteriormente la strategia di marketing che adotterai su YouTube.
È questo il punto in cui dovrai iniziare a ‘sporcarti le mani’: inizia a realizzare contenuti, programmali nei giorni e nelle ore di maggiore accesso, crea sondaggi e domande per conoscere il pubblico ed ottenere nuovi spunti per nuovi video. Insomma, inizia ad arricchire il canale con contenuti interessanti per il brand.
Prendi spunto per i tuoi video da altri Youtubers, ma anche dai competitori diretti. Attenzione però: prendere spunto non significa copiare, ma significa lasciarsi ispirare per nuove idee (possibilmente differenti da quelle che hai già visto).
Prendi nota di tutto ciò che cattura l’attenzione sulla piattaforma, analizza cosa ti spinge a tornare sempre sui soliti canali, cerca di scoprire cosa aumenta le visualizzazioni ed il coinvolgimento di uno specifico canale.
Anche nei video di tendenza puoi ottenere dei dati di grande rilevanza, anche se non hanno nulla a che vedere con il canale aziendale. Ciò che puoi facilmente intuire è la tecnica di realizzazione di un video e gli effetti (e/o risultati), che mediante essa è possibile ottenere dalla propria community.
Step 5 – pianifica la pubblicazione dei tuoi video
A questo punto, dopo aver aperto il canale aziendale, compreso come ottimizzare i contenuti testuali e grafici dei contenuti, è giunto il momento di pensare ad una pianificazione delle pubblicazioni.
Gli utenti si aspettano delle pubblicazioni continue, degli appuntamenti settimanali a cadenza fissa nei quali vengono pubblicati i nuovi o il nuovo video. Fa attenzione a rispettare queste tempistiche, cercando di non saltare alcun appuntamento e di organizzarti per tempo nel caso dovessero presentarsi delle complicanze ho degli imprevisti.
Organizza al meglio le pubblicazioni tra gli altri social e YouTube, schedula tutti i flussi in uscita con strumenti come Hootsuite, per gestire tutto da una stessa dashboard.
Dai un’occhiata ai dati analitici del tuo canale, soprattutto dopo le prime pubblicazioni, per comprendere se c’è un giorno o un orario con un maggior numero di visualizzazioni di coinvolgimento, una volta rintracciato sfrutta questi dati per aumentare la visibilità e l’efficacia del canale aziendale
Ste 6 – Non dimenticare la SEO nei tuoi video
A questo punto hai aperto il tuo canale, sai in linea generale a chi rivolgerti e hai realizzato e programmato la pubblicazione dei primi contenuti su YouTube. A questo punto è indispensabile conoscere ‘l’ABC della SEO’ su YouTube.
La SEO è assolutamente indispensabile per il corretto posizionamento dei tuoi video nei risultati di ricerca di YouTube ed ottenere di conseguenza una maggiore visualizzazione dei contenuti. YouTube funziona come un grande motori di ricerca e per questi motivi è indispensabile utilizzare le giuste parole chiave, le descrizioni e titoli che possono catturare l’attenzione (Attenzione al clickbait!).
Ma dove è possibile trovare le parole chiave? La risposta è abbastanza semplice.potresti partire dall’analisi del sito web dell’azienda, da come quest’ultimo è stato posizionato e le parole chiave chi sono state scelte per indicizzarlo al meglio. Inoltre potrei utilizzare tools specifici come Google trends o come Google adv.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la SEO utilizzata dai tuoi diretti competitors. Approfondisci le loro scelte e studia i loro risultati di ricerca. Dunque concentrati sugli argomenti, sui contenuti e sulle ricerche che le persone tutti i giorni effettuano sui motori di ricerca.
Controlla le parole chiave anche su social differenti come ad esempio Pinterest. Un social utile e semplice da usare, che senz’altro potrà facilmente aiutarti. Inserisci sulla piattaforma le parole chiave che interessanti ed utili per il tuo brand, effettua la ricerca, analizza i risultati.
Evitala punteggiatura eccessiva e parole maiuscole, nei titoli, sottotitoli e nel testo. I contenuti che verranno pubblicati su YouTube devo essere anzitutto ottimizzati per le persone, anche i testi devono avere un senso logico con una punteggiatura ed una formattazione coerente. Nel testo delle descrizioni dei contenuti inserisci sempre le parole chiave scelte, soprattutto nella parte iniziale, salvaguardando sempre l’integrità del messaggio.
Step 7 – Usa correttamente gli hashtag
Ma a cosa servono gli hashtag? Le finalità possono essere differenti, ma in primo luogo servono per aumentare la visibilità organica di contenuti pubblicati su YouTube.
Si tratta di vere proprie parole chiave, che possono essere ipoteticamente collocata in qualsiasi punto dell’area testuale. Scegli per ogni contenuto degli hashtag che siano coerenti con gli argomenti trattati nel video, non troppo specifici ma neanche troppo generici.
Utilizza solo quelli realmente necessari senza eccedere, rischieresti di ottenere un risultato diverso da quello sperato. Dunque evita categoricamente i trenini hashtag, non servono a nulla, non solo su YouTube, ma in gran parte delle altre piattaforme social (es Facebook).
Step 8 – Ottimizza le miniature, le anteprime, le schede e le CTA
La miniatura dei contenuti pubblicati è la prima cosa che un utente osserva. Spesso decreta il successo o l’insuccesso dei video e per incrementare la visualizzazione del contenuto, è necessario personalizzarla ad hoc, in correlazione ovviamente al titolo del contenuto stesso.
Il consiglio è di utilizzare sempre miniature in alta definizione, di personalizzale e inserire pochi elementi comunicativi, ma essenziali per catturare l’attenzione dell’utente e spingerlo ad andare oltre la visualizzazione della miniatura. Realizza dei i test per verificare che tutto funzioni correttamente e che nulla sia sfuggito alla tua attenzione.
Ultimo aspetto, ma non per importanza, è quello di prestare attenzione alle schede e alle schermate finali.
Le schede sono delle vere proprie call tu action che possibile inserire all’interno dei video. È possibile pubblicarne un massimo di cinque per contenuto e risultano utili per indirizzare le persone verso una specifica pagina web o altro.
Le schermate finali appaiono negli ultimi secondi del video e offrono all’utente la possibilità di scegliere un contenuto correlato a quello appena visto. Dunque è indispensabile promuovere all’interno di queste schermate finali, degli ulteriori video che possano continuare a mantenere alta l’attenzione dell’utente per spingerlo a continuare la visione di contenuti dal canale della tua azienda.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/youtube.jpg9201643Luca Cannarozzohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Cannarozzo2021-03-22 11:48:352021-04-07 12:30:23La guida essenziale al Marketing Digitale con YouTube
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