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Advertising Manager di Sky Media: la nuova era della pubblicità

La pubblicità è il modo migliore per parlare ai propri clienti. Quante volte siamo rimasti incantati di fronte a uno spot in TV, o ci siamo convinti ad acquistare un prodotto dopo aver visto i benefici di un servizio sponsorizzato sui social media?

A cosa serve la pubblicità?

Stiamo parlando di uno strumento potente che sa come parlare alle persone. La pubblicità racconta la storia e la mission di un brand attraverso i suoi prodotti e i suoi servizi, dimostrando a chi guarda come questi possono risolvere un problema o migliorare la quotidianità di chiunque. Consente alle aziende di rivolgersi ai propri clienti e creare una connessione duratura con loro. Infonde un senso di familiarità e fiducia nel consumatore, utilizzano immagini, parole e ideali vicini a esso.

La pubblicità però non è rimasta immutata, ma con gli anni si è evoluta sempre di più. Ha cambiato le sue parole, si è affidata a nuove immagini e sensazioni. Sta veicolando sempre di più messaggi adatti a tutti e a tutte, senza distinzioni, ma soprattutto ha cambiato i sui mezzi, i veicoli di diffusione, le tecniche e i metodi.

Come è cambiata la pubblicità con i social media

Pensate a quanto la pubblicità sia cambiata anche con l’affermarsi dei social media. Abituati a spot televisivi quasi sensazionalistici, con la comunicazione che ormai è sempre più veloce, ci ritroviamo invasi da video di pochissimi secondi che spopolano sui nostri PC, tablet e smartphone.

Siamo così pieni di messaggi, immagini e suoni che non riusciamo davvero a immaginare un mondo senza pubblicità, e le aziende e i brand ne sono pienamente consapevoli. Per non parlare poi della nostra soglia dell’attenzione, che man mano, diminuisce sempre di più. Pensate, siamo più distratti di un pesciolino rosso!

E persi in questo mare di annunci e immagini technicolor, come fanno brand e aziende a distinguersi?

Advertising Manager

 

Immaginate di poter creare una campagna video con un semplice click grazie a uno strumento in grado di pianificare le campagne pubblicitarie su tutti i canali, dai siti web, alle App, alla TV e perfino alla radio.

È davvero possibile? Adesso sì, grazie ad Advertising Manager di Sky Media.

Advertising Manager: pianificare campagne digital video con un click

Quando vediamo annunci pubblicitari forti e positivi, soprattutto sotto forma d’immagini e video, siamo più disposti ad acquistar un prodotto e affidarci a quel brand. Investire in pubblicità significa credere nella propria azienda e nella forza dei propri servizi e prodotti.

La nuova piattaforma di Sky Media, Advertising Manager è pensata proprio a coloro che vogliono creare spot video pianificando le proprie campagne pubblicitarie in modo semplice ma soprattutto rivoluzionario.

Che cos’è Advertising Manager

Advertising Manager è il primo sistema in Italia che ci consente di pianificare direttamente online la nostra campagna multicanale nell’intero portafoglio di contenuti del network Sky, su qualunque dispositivo, con semplicità e grande efficacia.

In passato per poter pianificare una campagna pubblicitaria in TV era necessario non solo disporre di un enorme budget, ma bisognava necessariamente fare riferimento a poche e inaccessibili agenzie media. Tutte cose che erano riservate a grandi investitori e non facilmente accessibili a chiunque.

Grazie ad Advertising Manager di Sky Media adesso tutti possiamo creare, pianificare e avviare le nostre campagne pubblicitarie multicanale in piena autonomia e su tutti canali media con un semplice click.

I servizi di Advertising Manager: cosa offre la piattaforma

Advertising Manager di Sky Media è la nuova piattaforma innovativa e multicanale, realizzata con il contributo tecnologico di Hic Mobile, che permette ad agenzie, imprese e media buyer di pianificare online la propria campagna in modo semplice e autonomo su tutto il portafoglio gestito da Sky Media.

Come funziona?

Utilizzarla è davvero semplicissimo, la piattaforma consente ad agenzie e aziende di pianificare la propria campagna selezionando contenuti, canali e audience desiderate in funzione dei propri target e su molteplici media con differenti formati.

Uno strumento innovativo e davvero smart che è in grado di massimizzare l’efficacia delle campagne, garantendo il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Un plus unico sul mercato è la possibilità non solo di segmentare le proprie campagne nei minimi dettagli, scegliendo a chi, dove, quando e con quale soluzione mostrarle, ma sta nel fatto che il risultato di come andrà quella campagna lo conosceremo in anticipo. Un sistema predittivo unico nel suo genere e che non si era mai visto.

Come pianificare una campagna pubblicitaria con Advertising Manager di Sky Media

Adesso però passiamo alla pratica e vediamo insieme come pianificare una campagna di digital video con Advertising Manager di Sky Media.

1. Definizione strategia

Prima di tutto dobbiamo definire la nostra strategia selezionando il canale pubblicitario più adatto alle nostre specifiche necessità. Tra le voci possibili nel pannello troveremo:

  • Addressable Tv, prevede la diffusione delle campagne durante un programma sui canali free to air TV8 e Cielo, con una permanenza di 20”.
  • Digital video, campagne video preroll sul network Sky e sui siti affiliati del network Fluid Content con oltre 30 milioni di visitatori unici al mese.
  • Mobile Hyperlocal, grazie al proximity mobile è possibile pianificare tramite Sky tutto il mondo delle App, di Facebook e Google in prossimità di uno o più punti vendita.
  • Display Banner, campagne che verranno erogate sui siti web di Sky con oltre 29 milioni di visitatori unici al mese e sul network Fluid con oltre 30 milioni di visitatori unici al mese.
  • Radio, campagna audio sulle frequenze di Radio Kiss Kiss.

Dopodiché ci sarà l’identificazione dell’audience, scegliendo nello specifico target e obiettivi da raggiungere prendendo in considerazione il pubblico a cui siamo interessati, la definizione budget e periodo di on air.

L’intero processo si basa su una tecnologia che permette d’impostare la campagna garantendo sempre la performance voluta.

2. Pianificazione della campagna

Dopo aver scelto i canali e definita la strategia, si può proseguire direttamente con la pianificazione, affidandosi alle ottimizzazioni della piattaforma. Inoltre, come vi avevamo anticipato, dopo aver selezionato l’audience è possibile ottenere una previsione veritiera dei risultati che saranno raggiunti in campagna.

3. Selezione dell’inserzione

Una volta completato il percorso di pianificazione della campagna, si deve effettuare il caricamento dei file. Il video non deve superare i 15 secondi.

4. Conferma e invio dell’ordine

Definiti tutti i parametri, la piattaforma riassume in modo chiaro tutte le scelte fatte per assicurare massima chiarezza prima della messa in onda. Budget grande o piccolo non importa, ogni brand sarà sempre il vero protagonista delle grandi storie Sky Media.

Perché dovremmo provare la piattaforma Advertising Manager di Sky Media

La piattaforma Advertising Manager di Sky Media è il modo più efficace per realizzare una campagna pubblicitaria multicanale in piena autonomia.

Un modo nuovo e al passo coi tempi che rompe col passato e ci offre la possibilità di creare campagne personalizzate sulla base dei propri target e obiettivi, nonché di contare su risultati di campagna garantiti.

La rottura con i vecchi schemi la si evince anche dall’inclusione del mezzo radio per quanto riguarda i canali di diffusione delle campagne. Quasi tutte le aziende stanno integrando nelle proprie strategie di marketing la componente audio. In fondo audio is the new black!

L’iscrizione alla piattaforma è del tutto gratuita, ma pagheremo solo successivamente a campagna avvenuta e a risultati ottenuti.

Davide Reinecke

Spiegare l’AI alle PMI (e fare 1 milione di views). Intervista al tiktoker Davide Reinecke

Man mano che l’Intelligenza Artificiale entra a far parte delle nostre vite, impariamo ad apprezzare come le potenzialità di questa tecnologia siano applicabili alle esigenze quotidiane. Ormai lontana l’idea di super computer onniscienti in grado di prendere il sopravvento sull’umanità, lo sviluppo di sistemi di apprendimento automatico e di algoritmi intelligenti consente di velocizzare e migliorare molti aspetti legati all’analisi e all’interpretazione dei dati e all’elaborazione di strategie predittive.

Poter conoscere in anticipo l’impatto di alcune decisioni e individuare le possibili relazioni di causa-effetto diventano sempre più una possibilità reale e niente affatto fantascientifica. La cosa, assume un valore ancora più importante quando le conseguenze di una decisione sbagliata possono mettere a serio rischio un business.

Nonostante l’argomento sia avvincente, riuscire a comunicare agli imprenditori le potenzialità di strumenti specificamente progettati per questi scopi può diventare arduo, anche perché, di solito, la comunicazione B2B viene associata a qualcosa di noioso e poco avvincente.

La vera sfida è infatti riuscire a coinvolgere il pubblico su temi “complicati” con un messaggio semplice e diretto, che sia in grado di attirare l’attenzione e, perché no, di divertire e intrattenere.

@davidereineckeSono tornato… #davidereinecke♬ Scary Sounds – Bobby Cole

Davide Reinecke è sbarcato su TikTok nel 2020 e ha conquistato una community di oltre 800.000 followers con i suoi trickshot fatti in casa e il suo slogan “certo certo!” ed è anche l’Head of Social Media di Vedrai, startup innovativa fondata nel 2020 dal 26enne Michele Grazioli e specializzata nello sviluppo di piattaforme per il miglioramento dei processi decisionali.

Con video sviluppati per lo più in format di 30 secondi che raccontano in maniera originale, pratica e curiosa le molteplici applicazioni dell’Intelligenza Artificiale e tutte le sfumature della tecnologia, Davide è riuscito a far raggiungere all’azienda per cui lavora 1 milione di visualizzazioni organiche con più di 150 mila interazioni in sei mesi.

L’intento è quello di parlare non solo a un pubblico maturo, ma anche e soprattutto alle nuove generazioni, con un tone of voice fresco ma allo stesso tempo capace di comunicare temi complessi come quelli legati alle nuove tecnologie e all’AI.

Gli abbiamo chiesto come si raggiungono questi numeri ma anche, per dirla con le sue parole, come si fa “a trasmettere l’idea che l’intelligenza artificiale sia un qualcosa di fico“.

LEGGI ANCHE: Artificial Mindset: cosa è cambiato (e cambierà ancora) con l’Intelligenza Artificiale

Per cominciare, cosa c’entrano i trickshot con l’intelligenza artificiale?

Come nei miei video io prevedo il numero che uscirà al lancio del dado, la riuscita di un bottle flip o l’entrata di un CD all’interno della console facendolo rimbalzare sul muro, così VEDRAI prevede l’impatto delle decisioni sul business.

Dietro tutto questo non c’è magia, ma matematica avanzata. Un esempio può essere il format  #larubricadeldottorLelli che abbiamo ideato con il dottor Lelli, Data Scientist di Vedrai,  in cui diamo una spiegazione matematica e probabilistica dei miei video su TikTok.

Quanta preparazione ci vuole per essere presenti con successo su un canale come TikTok? Come si arriva dall’ideazione alla pubblicazione di ogni video?

Tutti possono pubblicare video su TikTok, ma in pochi “spaccano”.

Secondo me ci sono tre aspetti fondamentali per avere successo:

  • avere un format proprio che ci differenzi dagli altri;
  • avere costanza, anche se la mia strategia di pubblicazione è differente rispetto alla maggior parte degli altri creator, perché pubblico pochi video ma efficaci: ogni video che faccio deve spaccare;
  • caratterizzarsi con uno slogan, un metodo super efficace per dare solidità al proprio personaggio. Molte persone, ad esempio, non sanno nemmeno come mi chiamo, ma mi gridano “certo certo!!” quando mi incontrano per strada.

Certo (a proposito!), trovare un format per una azienda è sicuramente difficile e più complesso rispetto a trovarne uno per un creator. Qui in VEDRAI, per trovare il format più adatto a noi, ci sono voluti molto impegno e tempo: abbiamo iniziato a vedere i primi numeri dopo 2/3 mesi.

Riguardo a me, ogni volta che mi viene un’idea, dal tipo di trickshot alle battute da dire, la scrivo nelle note del telefono e con il tempo cerco di elaborarla al meglio. Non pubblico mai un video se non sono soddisfatto del contenuto al 100%. Mentre, nel caso di VEDRAI, si cercano spunti leggendo articoli e notizie di intelligenza artificiale, da trasformare in video, che possano risultare interessanti anche per persone che non sanno niente di AI.

Un esempio sono i video che descrivono il ruolo dell’AI in settori produttivi che sembrano  distanti, come quello della moda, oppure quelli che spiegano perché nei videogiochi è meglio non applicare troppo machine learning.

Sempre più spesso sentiamo parlare di collab house di tiktokker. Tu credi in questo modello o pensi che si tratti di una estremizzazione?

Appena si pensa a collab house viene in mente un’unione tra creator per creare un team invincibile. Il concetto è semplice ma la realizzazione davvero complessa, a mio parere.

Mi è capitato di ricevere proposte di contratto da varie collab house in Italia. Credo che la maggior parte di questi progetti siano destinati a un flop totale, in quanto mancano organizzazione e mentalità adeguate. Tranne una in realtà, con la quale tra l’altro ho lavorato da dietro le quinte. Progetto molto figo, un sacco di sponsor e molto più internazionale rispetto alle altre house italiane. Sono forti.

Da LinkedIn a TikTok, oltre al target, come dovrebbe cambiare la comunicazione per un brand?

Noi di VEDRAI pubblichiamo gli stessi video sia su LinkedIn che su TikTok.

Chiaramente, è fondamentale per la comunicazione di un brand, capire a che tipo di pubblico ti stai rivolgendo e il tipo di linguaggio adatto alle varie piattaforme social. Infatti, ad esempio, creiamo spesso dei contenuti extra per LinkedIn, leggermente più “seri”, in cui trattiamo argomenti adatti ad un pubblico più adulto.

Uno dei nostri obiettivi su TikTok è rivolgerci ad un pubblico più giovane, cercando di trasmettere l’idea che l’intelligenza artificiale sia un qualcosa di fico, in modo tale che il ragazzino possa andare a casa e raccontarlo ai propri genitori.

Come nasce una collaborazione di influencer marketing? Bastano semplicemente i numeri?

No, non bastano semplicemente i numeri. Il creator deve sempre avere quel lato di serietà che lo distingue, un brand si deve fidare del creator per poter attivare una collaborazione proficua. Ci sono creator che hanno numeri molto alti ma lavorano poco, mentre altri con un pubblico più ridotto, trattando argomenti di nicchia, hanno moltissime collaborazioni.

Allora, ce lo spieghi il segreto di un perfetto bottle flip?

Ovviamente il segreto ruota attorno ad una variabile… la parola “certo” .

No, a parte gli scherzi… se volete la spiegazione fisica per fare un perfetto bottle flip, sul profilo di VEDRAI il dottor Lelli soddisferà al 100% la vostra sete di conoscenza!

4 modi in cui la pandemia ha cambiato i comportamenti di acquisto

Se sei come me, hai già abbandonato alcune abitudini nate con la diffusione del covid-19, come svaligiare gli scaffali degli alimentari o cercare allenamenti all’aperto o in casa adatti alla pandemia. Tuttavia, quel che sto continuando a fare è acquistare online, sia per la consegna della spesa che per i nuovi attrezzi per gli allenamenti. In qualità di responsabile globale per le ricerche e gli studi commerciali di Google, noto che i comportamenti come il mio sono largamente diffusi tra le centinaia di milioni di persone che fanno acquisti su Google ogni giorno. 

Per molte aziende è difficile sapere quali di questi comportamenti di acquisto dei consumatori siano soltanto transitori e quali siano destinati a durare nel tempo. Per aiutare i rivenditori a orientarsi in questa situazione, abbiamo esaminato i dati di ricerca di Google per creare la nostra guida ai cambiamenti di acquisto nel 2021 e abbiamo identificato quattro tendenze chiave per le quali tutti i commercianti dovrebbero prepararsi. Ecco cosa abbiamo scoperto.

1. L’ispirazione digitale alimenta il customer journey

Lo shopping online non è più solo un modo conveniente per acquistare prodotti con consegna a domicilio. È anche il luogo in cui i clienti scoprono nuovi prodotti e trovano ispirazione. Quando i clienti vagano per le corsie dei negozi virtuali sperano di rimanere entusiasti di fronte a ciò che vedono, cercano ispirazione o a volte la trovano per caso in posti inaspettati, quando non la stanno nemmeno cercando.

Lo vediamo sulle nostre piattaforme, dove il 70% dei consumatori ha acquistato un prodotto di un brand dopo aver visto un video su YouTube.

2. I valori dei clienti guidano gli acquisti solidali

Sempre più spesso, i clienti acquistano prodotti che rispecchiano i loro valori – che si tratti di sostenibilità, responsabilità aziendale o uguaglianza razziale. Non sorprende che l’interesse di ricerca per “marchi etici” e “acquisti etici online” nel 2020 sia cresciuto rispettivamente del 300% e del 600% rispetto al 2019. Inoltre, il numero di ricerche globali di “negozi di proprietà di persone di colore” nel 2020 è cresciuto di 9 volte rispetto all’anno precedente.

3. I consumatori guardano alla comodità più che mai

Se moltissime attività di vendita al dettaglio hanno chiuso o si trovano in grave difficoltà, il ritiro sul marciapiede e la consegna in giornata sono diventati punti fermi per molte persone. Le ricerche globali di opzioni quali “lungo il mio percorso” (+1000%) e “ritiro sul marciapiede” (+3000%) sono aumentate di anno in anno. La comodità è diventata un elemento distintivo essenziale per i rivenditori che sono riusciti a cambiare rapidamente.

I consumatori si sono abituati ad avere più opzioni di acquisto e probabilmente continueranno a utilizzarle, anche quando ritorneremo a comportarci come prima della pandemia, dando vita a un nuovo comportamento di acquisto post-pandemico.

4. L’imprevedibilità guida la domanda dinamica

Una cosa che possiamo sicuramente prevedere è che il mondo rimarrà imprevedibile. I governi di tutto il mondo si adattano ai cambiamenti locali e lavorano per riaprire in sicurezza, e i bisogni dei clienti si adattano di conseguenza. Lo abbiamo visto durante il lockdown, quando la gente ha riscoperto vecchi hobby e ha adottato nuove abitudini. Per esempio, rispetto al 2019, nel 2020 le ricerche di “kit per fare candele” sono aumentate del 300%, mentre le ricerche di “riscaldamento per esterni” sono aumentate del 600% perché la gente ha iniziato a mangiare all’aperto.

Articolo di: Sarah Bradley

Traduzione a cura di: Debora Melania Martuccio

gaming market

eSports e Videogame Industry, nuovi canali per una strategia multichannel

Ci sono mercati che hanno registrato dei grandi rialzi durante e conseguentemente alla pandemia.

Uno di questi è decisamente il mercato di eSports e videogame che, grazie alla sua capacità di connettere le persone, è diventato l’arena in cui migliaia di gamer, non solo professionisti, si sono potuti incontrare.

Il Covid-19 ha agevolato una diffusione massiva del gaming online in cui si è modificata la demografia delle persone che si sono avvicinate a questo mondo, non più solo nerd incalliti, ma anche donne in età adulta o intere famiglie.

Non dobbiamo incappare nell’errore di considerare il comparto “videogame” come la sola produzione e diffusione di videogiochi, ma è necessario includere anche tutte le forme di intrattenimento che a questi girano intorno, come canali Twitch o Youtube dedicati allo streaming di gamer professionisti in azione, o ancora ai video tutorial dedicati al gioco stesso.

Così, anche le big companies come Apple o Google, mai fortemente impegnate nel settore del gaming, si sono fatte avanti con le loro soluzioni basate su servizi cloud in aperta concorrenza alle più classiche consolle.

Per fare quindi un marketing multicanale nel 2021 è necessario pensare (anche) agli eSports e al suo pubblico di non solo gamers.

Lo stato dell’arte nell’industria del gaming

Come abbiamo detto prima, l’industria del gaming online ha subito una decisa impennata di ricavi e penetrazione durante il periodo pandemico, accelerando i trend di crescita già previsti.

La tipologia che più tra tutte ha tratto beneficio da questa condizione è quella del gioco d’azzardo online (i cosiddetti videocasinò), in cui si è registrato un incremento di pubblico di centinaia di migliaia di utenti.

Crescita importante anche dei giochi mobile a livelli in cui, grazie a microtransazioni, si è in grado di sbloccare livelli o procedere più velocemente nel gioco. Sono eGames a modello freemium, in grado di rispondere velocemente a un desiderio di intrattenimento e di investimento di tempo, figlio della pandemia.

In assoluto, però, i vincitori nell’industry sono gli eSports con una community mondiale, eterogenea, in grado di organizzare veri e propri tornei virtuali in cui i giocatori possono giocare in team o sfidarsi l’uno con l’altro.

LEGGI ANCHE: eSport e Gaming crescono su Twitter: ecco tutti i dati anche in Italia

Per quanto riguarda la modalità di gioco, invece, siamo davanti ad un vero e proprio scontro tra il servizio Cloud, come quello di Google Stadia, in cui a fronte di un abbonamento mensile il giocatore può, anche usando solo il proprio cellulare come consolle, usufruire di un’ampia libreria di giochi online (mercato che si attesta su un miliardo di dollari) e le nuove release di Microsoft e Sony in materia di consolle fisica, comparto che ancora tiene la sua posizione e numeri.

Completano il quadro i giochi da e con PC è il segmento più lucrativo con un mercato che raggiungerà 32 miliardi entro il 2023.

Parliamo ora del pubblico.

Gli ultimi 3 anni hanno avvicinato agli eSports circa 500 milioni di nuovi giocatori con un profilo demografico diverso da quello che ci si aspettava, il 60% infatti sono donne di cui il 30% con meno di 25 anni.

É l’aspetto di socializzazione, il social gaming, che ha avvicinato questo nuovo pubblico al settore: l’84% dei gamer presi in considerazione nelle diverse statistiche, infatti, mette al centro la possibilità di connessione con altri giocatori in qualunque parte del mondo.

Con una media di 16 ore la settimana spese giocando direttamente ad un videogioco e circa 10 ore settimanale utilizzate per fruire di contenuti affini a quel videogioco, il comparto degli eSports apre un segmento importante per i brand, non solo per i creatori di contenuti, ma per tutti coloro che iniziano a pensare al gaming online come un vero e proprio media pubblicitario.

Si inizia, quindi, a parlare di “watchers, coloro che guardano un videogioco, o i contenuti ad esso correlato, come se fosse un film o un episodio di una serie tv. I contenuti più “streammati” sono sessioni di live playing dei propri idoli all’opera, highlights o tutorial.

Le motivazioni di visione sono diverse: c’è chi lo fa per passare il tempo come davanti a un vero e proprio media di intrattenimento, chi vuole migliorare le sue performance imparando i classici trucchetti, o ancora per rimanere connessi alla propria community o al proprio giocatore di riferimento.

Ora che abbiamo inquadrato il nuovo mercato del videogame, iniziamo con quelli che sono i primi tips per chi vuole approcciarsi a questo nuovo media e gli aspetti da tenere in considerazione per partire con la nostra nuova strategia.

  • Sempre più digitale e interconnessione: internet, smartphone e digitalizzazione dei contenuti portano i consumatori a fruire dei contenuti online, perdendo quella che è la fisicità del disco di gioco
  • Smartphone al centro: l’utilizzo del proprio cellulare per giocare, anche online, è la tendenza più diffusa.
  • Social Gaming: un videogioco diventa sempre di più un modo per socializzare e con la possibilità di condivisione dei risultati tramite social network diventa sempre di più accentratore di community online di appassionati e amici. Da qui la possibilità di raggiungere un pubblico immerso nel gioco e quindi molto interessato.
  • Popolarità equa: grazie a Youtube o Twitch chiunque può diventare creatore di contenuti.
  • Dati, dati, dati: analizzare il pubblico e il loro comportamento online, grazie anche alla possibilità di gioco in cloud, dà ai brand tutta la forza necessaria per creare contenuti dedicati e basati sulle cosiddette “personas”.
  • Conoscere il proprio pubblico è d’obbligo: se conosci il tuo pubblico e le sue diverse sfaccettature, insieme alle nuove possibilità di pubblicità online, puoi sia trattenere il pubblico già presente, ma anche essere attrattivo sui nuovi giocatori.

Le big companies della gaming industry

Oggi il mercato del videogioco è 8 volte più importante, anche per volume d’affari, del mercato della musica e 60% più grande del mercato dei film, attestandosi quindi come uno dei media più importanti al mondo.

Quali sono oggi i brand più presenti sulla scena?

Se Microsoft e Sony sono ancora i nomi top of mind per le console, Apple, Google, Amazon e, recentemente, Netflix hanno puntato sul cloud, mettendolo al servizio del gioco online.

Il loro vantaggio risiede non solo nella rete online che possiedono, ma anche e soprattutto nella capacità di raccogliere dati e mapparli, e tracciare in modo molto puntuale il comportamento di gioco del pubblico frammentato.

Partiamo da Apple e il suo servizio Arcade. Apple si colloca sul mercato sia con il servizio di gaming, sia con il device per giocarci, un servizio in abbonamento a 5 dollari/mese in esclusiva per i possessori di hardware Apple. La maggior diffusione è registrata in Asia e la company ha dichiarato che finanzia il servizio grazie ai proventi dei celebri device della mela.

Google ha già lanciato sul mercato Stadia, la possibilità di giocare online anche solo con il proprio smartphone. Stadia è un servizio di streaming di giochi con una libreria in continua crescita e alcuni giochi in esclusiva. Anche Stadia è corredato di un joystick il quale è utile per la comodità di utilizzo, ma non è una condizione esclusiva per il gioco, infatti il servizio di streaming può poi essere proiettato anche sulla televisione.

Poi c’è Amazon che sembra dire “non potevo certamente rimanere fuori” e lo fa lanciando un web service in abbonamento per gli sviluppatori.

LEGGI ANCHE: Come la cultura digitale sta cambiando l’arte in ogni dimensione

Infine, news più recente, è il lancio di Netflix dal mondo delle serie tv e film, a volte anche interattivi, al mondo dei videogame in streaming con il servizio “Netflix for Games”. Già la piattaforma aveva condiviso con i developers parte dei propri contenuti esclusivi come quelli riguardanti Stranger Things, ma chiaramente una piattaforma di gioco è un’altra storia.

Gaming Industry e marketing, come creare un matrimonio perfetto

Sembra chiaro, quindi, che i brand devono iniziare a considerare il mercato del videogioco non come un canale di marketing, ma più come una forma di intrattenimento su cui mettersi in vetrina con campagne dedicate.

Il panorama dei videogame è cambiato durante la pandemia, non solo con un incremento di valore economico o percentuali sempre maggiori di pubblico, ma soprattutto per il suo aspetto social e family, con la nascita e la diffusione di giochi in cui genitori e figli vengono intrattenuti, come Animal Crossing.

Il caso Animal Crossing, lanciato nel 2017, ha visto il suo successo tra marzo e aprile 2020 con un numero di download di circa mezzo milione.

McKinsey stima che i ricavi della gaming industry raggiungeranno più del miliardo di dollari tra il 2020 e il 2021 e che il 58% di questa cifra sarà imputabile agli sponsor.

Compreso che bisogna essere pronti per sfruttare al massimo il canale anche in termini di ROI e numeri, iniziamo a scendere più nello specifico in quelle che sono le tipicità della gaming industry se guardata con gli occhi di un marketing manager.

Innanzi tutto sarà necessario individuare e mappare il nostro target di giocatori.

Per farlo, possiamo iniziare con il pensare che ogni appassionato di un determinato videogioco rappresenta un piccolo membro di una tribù: generalmente, se ti appassiona un certo tipo di videogame o eSport avrai interessi che ad esso si collegano, prescindendo dal sesso, età o geolocalizzazione.

Le persone pretendono che lo sponsor in game sia genuinamente, almeno all’apparenza, coinvolto sul tema e ne condivida i valori in modo trasparente ed affidabile.
Tip: puntare sul leader della community, sul player più forte o più seguito, condurrà tutta la community in modo spontaneo a seguirti.

Fare marketing nella gaming industry deve essere una strategia multicanale essendo il gioco disponibile sa cloud, per console o da mobile. Ma non solo: il tema videogioco si apre anche su tutti quei media come Youtube o Twitch in cui non c’è una fruizione diretta di gioco, ma una visione di un contenuto video correlato.

Ecco allora che sarà necessario creare contenuti per le piattaforme di streaming, come quelli per esempio creati per Twitch, meno invasivi che non interrompono la visione in modo brusco o continuo, ma che sono contenuti che si inseriscono nel flusso della diretta e quindi più accettati.

Se si parla di mobile gaming, poi, moltissime volte l’annuncio pubblicitario ha lo scopo di sbloccare livelli o regali all’interno del gioco stesso, invece di pagare per lo stesso avanzamento.
Infine, non va sottovalutato il più tradizionale metodo di “product placement” in cui i protagonisti del gioco indossano abiti e divise o usano oggetti sponsorizzati da un determinato brand.

Vediamo alcuni esempi di brand nella Gaming Industry

  1. Il videogioco non solo come mezzo per giocare, ma anche come canale per nuove esperienze: Trevis Scott e la collaborazione con Fortnite.
    Un vero e proprio concerto per i giocatori che dava loro la possibilità di sbloccare abbigliamento sponsorizzato e in serie limitata, da far indossare ai personaggi del gioco.
    27.7 milioni di utenti hanno partecipato
  2. Il fashion nella gaming industry: le divise personalizzate di Jeremy Scott per gli EA games e l’abbigliamento Moschino per the Sims o gli outfit personalizzabili marchiati Valentino per Animal Crossing: New Horizons
  3. Come nella vita reale gli sponsor a bordo campo: Redbull, Intell, Mastercard
  4. Influencer. Sponsorizzare i più famosi giocatori online chiaramente porterà la community di gioco a seguire il leader con grandi ritorni di guadagni e visibilità per i brand coinvolti.
    Vedi il caso di Andres Vejrgang, baby fenomeno di FIFA, sponsorizzato da Redbull, che negli scorsi giorni ha pubblicato un post in cui diceva di aver donato 300.000 dollari all’Unicef grazie al suo sponsor.

 

digital tool

Spend Elon Musk’s Fortune, Search Atlas e Loomly: i digital tool della settimana

Lavorare nel digitale significa anche potersi permettere di realizzare qualche sogno nascosto. Quale? Ad esempio quello di spendere tutti i soldi di Elon Musk come se fossero i tuoi! Se stai già strabuzzando gli occhi, sappi che si tratta solo di un digital tool. Un pochino di ebbrezza, però, c’è comunque.

Tra gli altri strumenti digitali che la redazione di Ninja ha selezionato questa settimana ci sono anche quelli per automatizzare le risposte nei messaggi diretti su Instagram, per gestire il piano editoriale con piccoli social team e per trasformare l’impegno della squadra di lavoro a ritrovare la forma fisica in uno sforzo per l’ambiente.

Infine, un interessante esperimento SEO, per confrontare i risultati di ricerca su Google nelle differenti lingue e aree culturali.

LEGGI ANCHE: Forest, Flora Zebra e Praxis: i digital tool della settimana

Automazione su Instagram

Con oltre un miliardo di persone che lo usano quotidianamente e 400 milioni di messaggi inviati in media alle aziende ogni giorno, il social è un canale da valorizzare. Con Instagram DM Automation by ManyChat potrai gestire in maniera automatizzata le tue comunicazioni.

Per i piccoli social team

Calendari integrati, scadenze e flussi di lavoro condivisi rendono sia la programmazione che il brainstorming dei contenuti più semplici. Con Loomly riuscirai anche a creare idee di contenuti freschi per gli utenti sulla base di argomenti di tendenza e conversazioni su Twitter.

Da provare con la demo free.

Risultati di ricerca divergenti

Due studenti della Carnegie Mellon University e del MIT hanno sviluppato uno strumento chiamato Search Atlas, che permette agli utenti di vedere come i risultati di Google Search differiscono a seconda del paese o della lingua di origine.

Un modo per riflettere su come Internet condizioni la nostra vita.

Come spenderesti i soldi di Elon Musk?

Il web designer Nino Trivelli ha creato un sito chiamato “Spend Elon Musk’s Fortune” che ti permette di fare proprio questo. Il simulatore consente di aggiungere articoli a un carrello fittizio fino a raggiungere il patrimonio da 164 miliardi di dollari di Musk.

Da provare, subito!

Salute = Sostenibilità

Molte aziende stanno muovendo i primi passi verso la sostenibilità e per farlo possono coinvolgere anche tutto il team. Sādu è una soluzione ESG (Environmental, Social and Governance) per le aziende che vogliono investire in nuovi modelli attenti all’ambiente. L’applicazione mobile premia uno stile di vita attivo piantando alberi.

Sincronizza il tuo fitness tracker o inserisci il tuo ultimo allenamento nell’app per guadagnare alberi con ogni attività di fitness.

Artificial Mindset: cosa è cambiato (e cambierà ancora) con l’Intelligenza Artificiale

Undicesimo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

L’argomento di questa puntata è l’Intelligenza Artificiale e le sue varie applicazioni: ne abbiamo parlato con Gianluca MaruzzellaCEO e Co-founder di Indigo.ai. Una piattaforma di intelligenza artificiale che utilizza chatbot e machine learning al fine di aiutare le aziende ad automatizzare la comunicazione con i propri clienti tramite la chat.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Come l’AI ha supportato l’emergenza COVID-19: min 05,00
  • Le infinite applicazioni dell’Intelligenza Artificiale: min 11,00
  • Le discriminazioni sui chatbot: min 15,00
  • L’impatto degli assistenti vocali nel mondo bancario e assicurativo: min 17,20
  • Il futuro dell’AI in Italia e nel Mondo: min 24,40

email marketing

Outreach e Digital PR: come scrivere email d’effetto ed ottenere backlink

Ottenere backlink non è un lavoro facile. Lo specialista di Outreach e di link building lo sa bene! Una cosa è però certa, un’email noiosa non ti farà ottenere mai nulla.

Prendiamo quest’email ad esempio:

Quante email simili hai letto nel corso della tua carriera come marketer? Sono quasi sicura che la risposta sia: “Troppe!”

Talmente tante che molte sono finite direttamente nel cestino perché il tempo era poco e le deadline imminenti.

Abbiamo sempre meno attenzione da dedicare alle email che riceviamo, perciò la prima email che mandiamo deve avere tutte le caratteristiche di un’email vincente.

Questa è una lezione imparata sul campo in anni e anni di esperienza come Marketing Specialist. Le mie prime email erano proprio come quella qui sopra… ammetterlo è difficile,  ma dicono che l’accettazione sia il primo passo perciò condivido questo mio errore volentieri. 

Nel nostro campo si scherza spesso dicendo che non facciamo altro che mandare email ogni giorno, e seppur ciò non sia totalmente vero… va detto, in parte lo è! 

Per questo motivo se mi capita di leggere un’email diversa, che si distingue, e mi sorprende in qualche modo, la mia giornata lavorativa diventa automaticamente più interessante.

Cosa bisogna tenere a mente per scrivere email di Outreach d’effetto? In quest’articolo affronteremo alcuni elementi chiave:

  • Consigli utili per scrivere email di Outreach migliori di quella riportata a inizio articolo
  • Per quale motivo personalizzare le email è essenziale per creare relazioni con chi le riceve
  • L’importanza dell’umorismo e del carisma

Iniziamo subito con qualcosa di essenziale.

La vita del Digital Marketer ha bisogno di humour

La nostra professione è senza dubbio la migliore al mondo, ma può sicuramente essere noiosa di tanto in tanto.  

Certo, lo stress e le deadline ci tengono sempre attivi, tuttavia alcune parti del nostro lavoro sono macchinose e non particolarmente ‘fun’. 

Io lo so bene! Lavorando da remoto come Content Writer per Packhelp, un’azienda specializzata in packaging personalizzato, passo le mie giornate nella mia stanza a fissare due schermi e creare contenuti senza poter scambiare battute frequenti con i miei colleghi. 

Non mi lamento, adoro quello che faccio! Ma ogni tanto la vita lavorativa ha bisogno di brio, di stimoli, di scambi che diano una scossa emotiva a giornate a volte blande e ben poco divertenti.

Ricevere un’email diversa, personalizzata, che si distingue, e che mi strappi un sorriso mi renderà felice! Perciò, questo è uno degli obiettivi che pongo per me stessa quando contatto altri marketer o clienti per collaborazioni di vario tipo. 

email personalizzate per outreach e ottenere backlink

Le email personalizzate hanno una percentuale maggiore sia di essere visualizzate, sia di ricevere risposta. Credits: https://sujanpatel.com/business/perfect-outreach-email/

 

Per fare ciò, l’umorismo e il non prendersi troppo sul serio sono entrambe caratteristiche essenziali. 

Abbiamo voglia di ridere, di scherzare, di onestà e trasparenza. Nella vita come a lavoro. 

Le nostre email devono rispecchiare tutto ciò e mostrare chi siamo! Del resto, se il contatto va a buon fine, avremo diverse altre email da scambiarci prima di ottenere il nostro obiettivo.. quindi dare un’immagine non veritiera di noi stessi è in realtà controproducente, non trovi?

Come scrivere email di Outreach d’effetto ed ottenere backlink: 6 consigli utili

Dopo questa introduzione decisamente troppo lunga, direi che è ora il caso di parlare dei passaggi effettivamente utili per scrivere email di Outreach che ti facciano ottenere backlink, guest post, collaborazioni con influencer o qualsiasi cosa tu voglia (nel limite del possibile, si intende!).

1. Capire chi contattare è fondamentale

È abbastanza facile oggigiorno trovare i contatti che ci servono online. Tuttavia, se il sito dell’azienda in questione non rende questo step ‘easy peasy’, ci sono diversi tool da poter utilizzare.

Il mio preferito è Hunter.io: basta inserire il link del sito e questo magico strumento ti darà un elenco di email per ogni componente di quell’azienda o dipartimento.

hunter.io gif: outreach e backlink

Hunter.io in azione

Una volta ottenuta la lista, bisogna decidere chi contattare!

Le possibilità sono spesso molteplici, ma non tutte rappresentano la scelta ideale per raggiungere il tuo scopo. Solitamente, optare per scrivere al dipartimento più affine è la cosa più adatta. Se vogliamo ottenere backlink, i dipartimenti di Marketing e PR sono ideali.

Tuttavia, i dipartimenti di Customer Service possono spesso essere una buona opzione! Infatti, questi non sono abituati a ricevere email simili ogni giorno, quindi ci sono maggiori probabilità che le notino e le passino poi a chi di competenza all’interno dell’azienda! 

Infine, se ci si sente coraggiosi, si può sempre puntare a scrivere direttamente al CEO. Funziona! È così che ho ottenuto la mia chance di scrivere un guest post qui (shoutout a Mirko per avermi messa poi in contatto con Fabio!)

Ad ogni modo, è importante tenere a mente che qualcuno troverà le tue email poco professionali, e tendenzialmente da queste persone non riceverai risposta. Tuttavia, dicono spesso che “il rifiuto è ridirezione”, perciò forse è meglio così! Del resto, chi ha voglia di collaborare con persone troppo serie che non condividono il nostro senso dell’umorismo stellare!

2. Sperimenta con il soggetto della tua email di Outreach

Secondo uno studio, il 47% delle persone decide se aprire un’email in base al suo soggetto.

Questa cosa non è sorprendente. Oggi infatti leggiamo il soggetto dell’email in primis, e da li decidiamo o meno di aprire l’email e dedicare 2 minuti della nostra giornata estremamente piena a quel testo.

Perciò, se il soggetto non funziona, avrai sprecato tempo.

Personalmente, utilizzo spesso a rotazione soggetti per email che so essere d’effetto per l’obiettivo specifico che voglio ottenere. 

In generale però, ci possono essere diversi approcci: 

  • Andare controtendenza scrivendo come soggetto (nessun soggetto) e provocare sentimenti di nostalgia in chi riceverà la tua email, che ormai non ricorderà nemmeno più i tempi in cui il soggetto dell’email non era per nulla rilevante.
  • Puoi mostrarti sicuro di te, pur restando umile: “Un’email che vale la pena leggere!” o “Ti farò una proposta che non potrai rifiutare!” sono opzioni viabili. L’ultima è perfetta per interlocutori che sapete essere grandi fan del “Padrino”! Non ho visto nessuno dei film eppure questo soggetto è un icebreaker che per me ha funzionato in diverse occasioni nel corso degli anni (‘fake it till you make it’, come dicono in inglese!)
  • La trasparenza ha sempre il suo perché: “Scambio di link reciproco” e varianti simili sono anch’esse efficaci, nella maggior parte dei casi.

3. Presta attenzione alla struttura della tua email

Il format della tua email è molto importante! Nessuno ha voglia di leggere email troppo lunghe, con un testo accorpato e per nulla invitante.

struttura email outreach e backlink

L’aspetto visivo dell’email conta, soprattutto considerando che la tua email è spesso inaspettata e non ha inizialmente valore apparente per chi la leggerà.

Perciò, per quanto ovvio, ricordati di lasciare spazi adeguati tra una frase e l’altra, dare rilevanza agli elementi importanti usando il grassetto o sottolineando le parti chiave, e assicurati che l’aspetto della tua email sia funzionale nel complesso. 

Creare una struttura per il tuo contenuto che sia invitante è essenziale! Non vorrai mica che la tua email finisca nel cestino al primo sguardo.

4. Vai dritto al punto

L’onestà e la trasparenza sono la chiave per tutto.

A questo proposito, è importantissimo rispondere a ipotetiche domande che i tuoi interlocutori avranno: 

Chi sei?

Per chi lavori?

Perchè mi stai scrivendo? 

Queste sono solitamente le prime 3 che ci balzano in testa quando riceviamo un’email da colleghi marketer. 

Perciò, dopo una breve frase introduttiva che catturi l’attenzione e imposti il tono per la tua interazione, sii chiaro e diretto. Vuoi ottenere backlink? Dillo. Vuoi scrivere un post sul loro blog? Proponilo. Qualsiasi sia l’obiettivo, rendilo c r i s t a l l i n o. 

Non c’è tempo da perdere, nè voglia di perderne. Spiega chi sei e cosa vuoi ottenere con la tua email in maniera concisa e diretta. Chi riceverà l’email te ne sarà riconoscente e probabilmente sarà più volenteroso di aiutarti ad ottenere backlink o raggiungere il tuo obiettivo, qualsiasi esso sia. 

Infine, anche in questo caso, non dilungarti. La voglia di parlare del packaging ecosostenibile che offre Packhelp, o del fatto che sia stata nominata azienda n.1 in Europa nella graduatoria Deloitte Technology Fast 50 2020 è sempre tanta. Tuttavia, questi dettagli non sono sempre rilevanti e spesso allungherebbero le mie email di Outreach, senza aggiungere valore alcuno.

5. Sii coordiale: l’umorismo non è mai sinonimo di maleducazione.

Ricorda che stai cercando di ottenere qualcosa e il tuo obiettivo è fare una bella impressione e catturare l’attenzione, strappando magari un sorriso qua e là.

Usare l’umorismo e il carisma come armi non deve mai risultare maleducato. Resta umile, ma determinato e vedrai quante porte ti aprirà il mondo!

Questo elemento è importante anche al momento dei saluti iniziali e finali. Sicuramente non vorrai optare per locuzioni tipo ‘Gentile dottore’ e simili, ma va da sè che neanche ‘Bella lì!’ o ‘Ciao cara!’ funziona…

Trova il giusto compromesso tra ‘sono una persona amichevole ed alla mano, ma al contempo un professionista di marketing che ti sta proponendo una collaborazione di valore’, mi raccomando! 

email personalizzate per outreach e ottenere backlink

Le email personalizzate vengono aperte il 26% in più di quelle standard. Credits: https://www.campaignmonitor.com/resources/guides/email-marketing-new-rules/

6. Personalizza la tua email

Le email personalizzate, di qualsiasi tipo, solitamente vengono aperte più spesso: il 26% in più secondo diversi studi sull’email marketing. 

Perciò, se puoi, rendi l’email il più personale possibile. 

Una volta deciso a chi mandare l’email, fai un po di sano internet stalking! Grazie alle piattaforme social e LinkedIn potrai scoprire dettagli interessanti da usare per la tua email, senza risultare invadente.

Questo consiglio è, a mio avviso, soprattutto rilevante per chi lavora in Influencer Marketing.

Gli influencer ricevono centinaia di email al giorno per collaborazioni di vario tipo, e dovendo scegliere, valuteranno aziende che mostrano di tenere ad avere davvero loro per sponsorizzare un prodotto, piuttosto che una figura qualunque.

Un’email generalizzata darà l’idea di un brand poco attento ai dettagli e poco interessato all’influencer in questione come individuo, oltre che come mezzo di strumento pubblicitario e potenziale collaboratore. Perciò, fai le tue ricerche e dimostra di sapere a chi ti stai rivolgendo. Farà una differenza enorme, vedrai!

Ho inviato la mia email. Ora?

Follow-up. Follow-up. Follow-up. 

Mandare email di follow-up nelle settimane successive è importante! Magari la tua email è vincente, ma la persona che hai scelto di contattare era in vacanza, o troppo impegnata con progetti e deadline imminenti e si è persa il brio di leggere la tua email. 

Ricontattali nelle settimane successive e ricorda loro che vuoi ottenere backlink, ed hai una proposta valida da fare! Secondo uno studio, solo il 30% delle persone interessate risponderà alla tua prima email. Diverse altre risponderanno alla seconda, terza, quarta o addirittura, come dimostra il grafico qui sotto, all’ottava email di follow-up. 

follow-up in outreach

Credits: https://sujanpatel.com/business/perfect-outreach-email/

Pare che rincorrere le persone non sia una strategia potenzialmente valida solo nel dating!

Il succo è, non mandare email di follow-up può precluderti dall’ottenere backlink o la collaborazione che desideri, mentre il margine potenziale di successo nel mandarle è del 70%… quindi non ci sono scuse. Va fatto! 

Ottenere backlink non è mai stato così facile

Ora che ho condiviso alcuni degli accorgimenti a mio avviso necessari per scrivere un’email d’effetto e fare Outreach nel modo efficace, non ti resta che sperimentare! 

L’unica cosa da fare è provare: diverse combinazioni di email funzioneranno per diversi scopi e diverse aziende

Chissà, magari anche tu avrai modo di scrivere un guest post per uno dei blog che leggevi sempre da inesperto di marketing. 

Se puoi sognarlo, puoi farlo… o meglio, se ci provi, magari ci riesci!

Rap, Hip Hop e Trap: la storia di un’industria milionaria raccontata da Dj Delta

Il protagonista dell’Unbreakable Story di oggi è l’artista, Dj Delta, dj resident di N-Conference che ha accompagnato l’evento con la sua selezione musicale.

Dj Delta, che è un dj-sociologo, che racconta delle “resistenze” del contesto siciliano all’hip hop e del ritardo, rispetto ad altre zone d’Italia, nell’acquisizione di informazioni dagli Stati Uniti da cui prendere ispirazione: “Eravamo molto primordiali nel fare hip hop qui in Sicilia”.

Due linee di sviluppo dell’hip hop in Italia, quella di Jovanotti, per intenderci, e quella “anti-sistema” dei centri sociali, in realtà si sono mosse parallelamente. Jovanotti ha sfruttato una diffusione mediatiche che è arrivata prima della linea di sviluppo a contenuto politico. Lui riprendeva dall’hip hop quello che negli Stati Uniti era ‘combattere per il tuo diritto a fare festa’, l’idea dell’hip hop di passarsela bene. Solo dopo, nei primi anni ’90, è arrivato il modello legato alla contestazione”.

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Secondo Dj Delta, negli anni ’90 il legame con la musica locale era molto forte: erano tempi molto diversi da quelli di adesso quando, con internet, riesci ad accedere allo stesso bacino musicale al quale può accedere una persona che si trova dall’altro lato del mondo. I dischi li trovavi solo nel tuo negozio di quartiere e quindi il tuo stile musicale si definiva anche in base ai titoli che avevi a disposizione.

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dj delta unbreakable company

Faccio il Dj da 25 anni“, racconta Delta, “di pensiero divergente, di attitudine unbreakable, ne dovevi avere per immaginare che il giradischi, che per la maggior parte delle persone era un elettrodomestico, potesse diventare un vero e proprio strumento musicale“.

Quando avevo 10, 11 anni, andavo a lezione di chitarra e il maestro mi insegnava la pentatonica. Dietro di lui però c’era un giradischi, e io non potevo fare a meno di fissarlo. Alla fine cedetti alla tentazione di chiedergli se fosse uno strumento musicale. La risposta del maestro fu che non lo era: serviva ‘solo a riprodurre la musica“.

Così, Dj Delta ha smesso di prendere lezioni di chitarra e si è messo in testa che quella “roba lì” poteva suonare davvero. Una decisione che lo ha portato a vivere tante esperienze, nazionali e internazionali, fino alla vittoria del Red Bull Thre3Style 2016, una delle più importanti competizioni al mondo nel settore.

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meme regina mancini

Come si arriva in TV con un meme. Ecco chi ha creato Mancini-Regina

Dopo la vittoria della Nazionale Italiana di calcio agli Europei 2020, abbiamo esultato tutti.

Oggi, che il mondo è un po’ più digitale rispetto alle passate occasioni sportive, uno dei modi più semplici per esprimere un’emozione è quello di riversarsi sui social media e affidare a queste piattaforme la nostra gioia e, perché no, anche lo “sfottò” agli avversari che hanno perso.

Con le parole, certo, ma anche con le immagini.

Io non conosco “personalmente” Eman Rus. Anche se ci ho parlato al telefono e via direct message su Instagram, non conosco il suo “nome anagrafico”, ma solo la sua identità digitale. Che è ancora più seguita adesso che i suoi lavori hanno fatto, letteralmente, il giro delle piattaforme dei social network, arrivando anche sulle TV nazionali.

eman russ meme Mancini Regina

Se il nome di questo creator non vi dice molto, di sicuro lo farà l’immagine di cui parliamo oggi, il “meme” (anche se lui non li definirebbe così), in cui l’allenatore dell’Italia, Roberto Mancini, appare abbigliato con il classico outfit della Regina Madre.

 

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Come si fa a proteggere la paternità di un contenuto così “veloce”, se viene manipolato e condiviso migliaia di volte da realtà grandi e piccole? Lo abbiamo chiesto proprio a lui.

Abbiamo visto il meme Mancini-Regina un po’ dovunque, anche in tv. Ci racconti cosa è successo?

Il fotomontaggio Mancini Regina è stato realizzato il giorno che abbiamo scoperto di dover disputare la finale contro l’Inghilterra, ma si è diffuso in maniera esponenziale sul web solamente dopo aver vinto la partita contro gli inglesi. Mi sono goduto i festeggiamenti e, di conseguenza, non mi sono reso conto immediatamente di cosa stava succedendo sui social.

Il fotomontaggio è stato ripostato in molteplici pagine privandolo del mio logo e della mia firma, rendendo perciò sconosciuto l’autore; è stato trasmesso anche in televisione ma naturalmente la mia firma non c’era più, è comparso ovunque.. nei social e nelle home dei siti internet di vari giornali nazionali.

Persino una nota radio nazionale lo ha pubblicato nella sua pagina Instagram e, in seguito alle centinaia di segnalazioni fatte dai miei follower, nessuna modifica è stata apportata. Il fotomontaggio era stato privato del mio logo ed è stato aggiunto quello della radio che si è così appropriata del contenuto che io avevo ideato e creato.

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Se un meme diventa virale, rischia di perdere il legame con l’autore. Come si fa a tenerne traccia?

Con questa domanda ne approfitto per sottolineare il fatto che il mio lavoro è distante dal concetto di meme. Il meme per me cosa è ?

È l’immagine della Regina Elisabetta seduta da sola durante i funerali del marito, è Sergio Mattarella che esulta dopo il gol, è l’uomo affacciato dal balcone di Matera, è Chiellini che tira la maglia del giocatore inglese.

Ecco, sono tutte queste immagini che per circa una settimana diventano iconiche, e vengono snaturate dal loro contesto originario e rielaborate per creare dei contenuti ironici.

Nella maggior parte dei casi, questa tipologia di contenuti viene accompagnata da scritte all’interno dell’immagine. Io, nella maggior parte dei casi, se non sempre, non uso questa tipologia di contenuto.

 

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Piuttosto, cerco di creare degli scenari nuovi attraverso il fotomontaggio. Faccio satira attenendomi ai fatti di cronaca estremizzando la realtà o rielaborandola secondo la mia visione. Sono delle immagini che, a differenza dei meme, hanno un’ideale ben preciso e spero abbiano un eco più duraturo.

Vedo infatti che i miei fotomontaggi vengono utilizzati dalle persone come immagine profilo dei propri account; altri li stampano e se li appendono in camera, molti addirittura ne fanno delle magliette. Non so… credo che il mio lavoro sia molto distante dai meme.

Per rispondere alla tua domanda, per tenere traccia di un contenuto diventato virale è innanzitutto necessaria la firma o il logo riconducibile all’autore. Poi ti devi affidare al buon senso e correttezza delle persone o delle pagine che ripostano il tuo contenuto.

Basta una persona che rimuove la firma dall’immagine e il contenuto è andato perso. Ed è quello che è successo con Mancini Regina. Per tutta questa serie di ragioni sono nati gli NFT.

Dal tuo punto di vista, per un brand, quale sarebbe la procedura corretta per condividere un meme diventato virale?

É molto semplice: basta rendere onore al lavoro dell’autore citandolo nella caption, mantenendo il logo originario, senza l’aggiunta di loghi secondari.

I tag devono essere mirati. Se un’artista viene taggato in una sua foto riportata in un’altra pagina, ma nei tag ci sono altre 15/20 persone, penso che a quel punto il tag perde di valore. Lo stesso meccanismo dovrebbe verificarsi in tv o su altre piattaforme. Citando sempre chi c’è dietro quel contenuto e chi ha speso del tempo per crearlo.

Cosa c’è dietro la creazione di un meme virale? Qual è il processo creativo?

Il processo inizia con l’identificazione di un evento o di un tema con particolare rilevanza a livello nazionale o internazionale. Dopodiché, butto giù una serie di appunti e faccio delle prime simulazioni a mano. La fase ,forse più complicata, del mio lavoro è la ricerca delle immagini. Occorrono quelle con l’angolatura ben precisa, quelle con i colori giusti, servono le espressioni dei personaggi selezionati adatte, felici piuttosto che tristi.

A quel punto arriva il lavoro vero e proprio: collego la mia tavoletta grafica, apro Photoshop e “dedico il mio tempo ai livelli” ( i livelli di Photoshop, appunto). Termino il fotomontaggio, lo salvo e me lo invio nel telefono. Una volta visionato da lì, mi accorgo se il lavoro è soddisfacente o se è necessaria qualche altra modifica.

 

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Le piattaforme social puntano sempre più sui creator. Come monetizzi la creazione dei tuoi contenuti?

Un creator potrebbe monetizzare come monetizzano gli influencer, con la differenza che gli influencer ci mettono “solo” la faccia e la fama già consolidata, mentre un creator dovrebbe metterci un lavoro artistico alla base e un’idea originale. Si può monetizzare anche attraverso lavori su commissione per singoli o aziende, o creando contenuti esclusivi per altre pagine.

Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere una carriera come la tua?

Il consiglio che posso dare a chi vuole avvicinarsi a questo mondo è di lavorare tutti i giorni per arrivare a un proprio stile riconoscibile, quello che esprime al meglio se stesso. L’attenzione al dettaglio è una componente fondamentale, stare sempre sul pezzo e anticipare le mosse degli altri e creare una visione differente che gli altri non hanno immaginato.

E poi, inutile dirlo, metterci sempre passione.

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