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Illycaffè si unisce alla Guida Michelin per supportare le Stelle Verdi

Illycaffè, leader globale del caffè di alta qualità sostenibile, e Michelin hanno deciso di intraprendere un ulteriore passo avanti verso la tutela del Pianeta.

Le due aziende, che condividono valori molto simili, lavoreranno insieme per promuovere quei ristoranti che si impegnano per la sostenibilità – preservando le risorse, valorizzando la biodiversità, o riducendo lo spreco alimentare e il consumo di energie non rinnovabili. 

I ristoranti che hanno ricevuto la Stella Verde della Guida MICHELIN fanno parte di un ambizioso network di opinion leader impegnati nella scena gastronomica mondiale; leader di pensiero che contribuiscono sia ad aumentare la consapevolezza sulle sfide della cucina del futuro, sia ad ispirare i propri colleghi all’interno dell’industria gastronomica. Siamo lieti di associarci per la prima volta ad illycaffè, un’azienda particolarmente impegnata nella sostenibilità, con cui condividiamo forti valori. 

Dichiara Gwendal Poullennec, Direttore Internazionale di Guida MICHELIN.

Siamo estremamente onorati di poter annunciare il nostro supporto alle Stelle Verdi della Guida MICHELIN in Europa e negli Stati Uniti, un riconoscimento che premia i ristoranti che sono l’avanguardia di un approccio più sostenibile alla gastronomia. Una straordinaria opportunità per continuare a promuovere la cultura del nostro caffè nel mondo dell’alta ristorazione: molti dei nostri ambassador hanno ricevuto questo prestigioso riconoscimento e speriamo di continuare a sviluppare con i migliori chef internazionali, un percorso di qualità sostenibile sempre più virtuoso.

Afferma Massimiliano Pogliani, Amministratore Delegato di illycaffè.

Stelle Verdi MICHELIN

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Presentata per la prima volta a gennaio 2020 all’evento di lancio dell’edizione francese della Guida MICHELIN, la Stella Verde MICHELIN è il riconoscimento più recente di MICHELIN.

La Stella Verde MICHELIN rappresenta un nuovo punto di riferimento per clienti e professionisti: gli ispettori assegnano il riconoscimento ai ristoranti che più si impegnano ad avere un approccio sostenibile alla gastronomia.

Evidenziando le azioni virtuose e stabilendo dei veri e propri modelli di comportamento, la Guida MICHELIN ambisce a fornire agli chef e agli altri operatori del settore, un contesto in cui far aumentare la consapevolezza della problematica della sostenibilità fra il pubblico, le imprese e nell’intera industria gastronomica.

Illimity e Viafintech in partnership per il versamento contanti

Viafintech e Illimity Bank S.p.A. (“illimity” o la “Banca”) annunciano una partnership che consente ai clienti di illimitybank.com – la banca digitale diretta del Gruppo illimity – di utilizzare la funzione via cash all’interno della loro app di mobile banking.

Via cash

Il servizio, fornito da Viafintech, si trova nell’app della banca sotto la voce “Versamento Contanti” e permette ai clienti di depositare contanti in modo intelligente ed efficiente, mentre fanno la spesa. A partire da oggi, i clienti di illimitybank.com potranno effettuare versamenti anche al supermercato, utilizzando la nuova funzionalità e sfruttando una rete di oltre 1000 Punti Vendita in Italia.

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Il meccanismo è semplice e veloce: per ottenere l’accredito sul conto in modo automatico, il cliente genera un codice a barre direttamente nell’app, che viene poi scansionato alla cassa di un qualsiasi punto vendita, partner di Viafintech. Tra i rivenditori che offrono il servizio ci sono le filiali dei seguenti supermercati: Pam Panorama, Pam Local, Penny Market Italia e Carrefour Italia.

Per noi la collaborazione con Illimity è importante e dimostra come la partnership tra banche e fintech possa portare dei vantaggi, anche in un periodo difficile come questo. Il servizio viacash di viafintech, che permette di accedere in modo rapido a soluzioni specializzate, ne è un esempio. Siamo orgogliosi di lavorare con illimity, dotando la loro app di mobile banking con una funzionalità innovativa, grazie alla quale i clienti possono gestire il denaro in modo digitale, intelligente ed efficiente attraverso i nostri Supermercati partner.

Afferma Giorgio Pessina, Senior Banking Manager Italy di viafintech.

Disordine informativo

Disordine informativo: l’influenza dei media sugli user generated content distorti

Nonostante il “caso AstraZeneca” sia ancora lontano dall’essere arrivato alla conclusione, è possibile analizzarlo un po’ più da vicino, perché alcune dinamiche sono paradigmatiche dei reali rapporti di forza tra giornalismo e user generated content nella costruzione dell’agenda informativa.

Il contesto italiano è l’unico in Europa in cui i media tradizionali, a partire dai quotidiani, hanno enfatizzato la componente sensazionalistica della vicenda attraverso l’utilizzo di parole utilizzate in modo deliberato per evocare un certo tipo di emozioni: caos, allarme, dubbi.

L’obiettivo era tenere i lettori sulla corda, immergerli in una specie di spy-story a puntate. Peccato che ci fosse la salute pubblica al centro e che in questi casi le aziende editoriali hanno, ancora più del solito, una responsabilità etica nei confronti dell’opinione pubblica, oltre che un orientamento al profitto.

Altrove non si è scelta la via dell’attivazione emotiva: persino in Danimarca, il primo paese che è intervenuto sulla sospensione dell’utilizzo del lotto ABV2856 del vaccino anti-Covid di AstraZeneca, si è puntato su un altro registro linguistico ed emotivo: ‘sospensione precauzionale’. A questa linea si sono associati i principali giornali del Vecchio Continente.

astrazeneca google trends

L’incorniciamento congnitivo dei media

Fare scelte di framing, cioè di incorniciamento cognitivo su “cosa dovrebbero pensare” gli italiani è tra le prerogative del giornalismo e tale rimarrà. Ciò ha però una conseguenza pratica. Mettere una notizia in prima pagina o definire la scaletta di un telegiornale in un certo modo non è mai una scelta neutra (come del resto non lo è il giornalismo: si può essere accurati e non faziosi, difficilmente si può essere imparziali).

Scegliere il registro dell’emozione a discapito di quello informativo ha dunque conseguenze. Il paradosso è che oggi queste scelte sono più rilevanti sul dibattito pubblico rispetto al passato pre-digitale.

Si è detto molte volte che i social media sono “in competizione” con i mezzi tradizionali dal punto di vista dell’economia dell’attenzione degli utenti e che quindi hanno inciso sulla contrazione dei ricavi pubblicitari dei gruppi editoriali tradizionali. Difficilmente si può essere in disaccordo con questa assunzione. Questo, però, è solo l’aspetto più visibile.

trend marzo
La seconda parte di questa storia è più complicata da mettere a fuoco, ma è anche la più interessante.

Quando si parla di hard news (politica, economia, o vaccini solo per citare gli esempi più comuni) online gli utenti scrivono perlopiù di cose che hanno appreso dai media tradizionali (o da amici che hanno appreso qualcosa dai media tradizionali).

Non possiamo inoltre dimenticare che i grandi gruppi editoriali sono presenti anche online e sui social media, sviluppando moli di traffico notevoli.

C’è chiaramente una elaborazione personale di quel tipo di informazione, ci si può dire d’accordo o in disaccordo; ci può essere un argomento apparentemente marginale rispetto all’agenda setting dei media tradizionali che poi diventa trending topic su Twitter e che viene così rivalutato, e così via. In passato esisteva una modalità individuale, o comunque circoscritta ai propri gruppi informali, di elaborazione dell’informazione.

Oggi il processo può avere conseguenze molto più tangibili, come conseguenza di un mix di fattori: l’agenda setting dei media tradizionali impatta sull’opinione pubblica (cioè dalla somma dei destinatari dell’informazione), che però ha oggi un potere di aumento della propagazione, della rilevanza e visibilità.

Dalla carta stampata ai canali online

Volendo ragionare in termini estremi: un influencer da tre milioni di follower che commenta un articolo di giornale avrà probabilmente una base di lettori più estesa (reach) rispetto al numero di persone che avranno comprato il quotidiano da cui è stato tratto quello stesso articolo, ma ciò non toglie che quel processo di diffusione dell’informazione è comunque nato, seppur in via indiretta, sulla carta stampata.

La produzione di contenuti online, soprattutto su questioni di rilevanza pubblica, è dunque messa in moto dallo stesso propellente che orientava il mondo prima che Facebook esistesse: le priorità informative dei media tradizionali. Ciò ha due conseguenze:

  1. I media tradizionali hanno una capacità persuasiva ben più rilevante di ciò che sia gli utenti dei social media sia gli stessi editori sarebbero disposti ad ammettere nel 2021;
  2. Quando ci si lamenta dell’incapacità di elaborazione dei destinatari dell’informazione o nella propagazione di pezzi di disinformazione ‘user generated’ sarebbe buon consiglio non cercare responsabilità solo nella coda del processo, ma anche nella testa.

Questa dinamica, che certamente genera esiti almeno in parte dipendenti dalle priorità di agenda dei gruppi editoriali, può distorcere il dibattito pubblico anche in modalità meno dannose per il dibattito pubblico, ma questo non vuol dire che non succeda anche in modo “involontario” o “a fin di bene”. 

Basti pensare a due esempi eclatanti e molto diversi tra loro provenienti dalle cronache italiane degli ultimi anni.

La campagna per le politiche del 2018

Gennaio 2018: nel pieno della campagna elettorale per le Politiche due quotidiani di area, Libero e il Giornale, denunciano un presunto conflitto di interessi tra l’allora segretario del PD Matteo Renzi e Catia Bastioli, amministratrice delegata della Novamont, a causa dell’introduzione dell’obbligo di utilizzare sacchetti biodegradabili nei supermercati per imbustare prodotti alimentari freschi o sfusi. L’accusa era: Novamont agisce in regime di monopolio.

Ciò non si è poi rivelato vero, ma tanto è bastato per far partire un’enorme mobilitazione online, sui social media e anche sui servizi di instant messaging, che di fatto ha propagato un messaggio, manipolatorio se non apertamente falso, nato su un media tradizionale.

Se è vero che il grosso dell’attivazione è avvenuta online (anche perché Libero e il Giornale, sommati, vendono qualche decina di migliaia di copie al giorno in Italia), è altrettanto vero che l’innesco è nato offline.

Gli “eroi del bus” nel 2019

A marzo 2019, due giovani ragazzi figli di genitori stranieri regolarmente residenti in Italia, Ramy e Adam, hanno contribuito a evitare il dirottamento di uno scuolabus in provincia di Milano. L’attuale legge sulla cittadinanza non avrebbe permesso a questi due “eroi” di essere considerati cittadini italiani. La soluzione provvisoria che fu trovata per rendere la circostanza meno imbarazzante per lo Stato fu l’assegnazione della cittadinanza onoraria per Ramy e Adam.

La legge sulla cittadinanza non è ancora cambiata: un figlio di genitori stranieri diventa italiano solo al diciottessimo anno d’età. Ciò che però accadde nell’opinione pubblica fu assolutamente rilevante, seppur temporaneo.

Basta andare a consultare i sondaggi a cavallo tra il mese di marzo e di aprile del 2019 per scoprire che il gradimento degli italiani nei confronti dello ius soli raggiunse livelli mai toccati in precedenza e mai più rivisti in seguito.

sondaggio ius soli

Istituto Piepoli – 03/04/2019

Ed è sufficiente andare a spulciare una bacheca Facebook di un grosso quotidiano italiano (in questo caso il Corriere della Sera) per scoprire come i movimenti di opinione fossero stati generati anche online, e anche grazie alla “collaborazione” dei media mainstream (nel loro esercizio del diritto di cronaca).

Conclusioni

Tornando al caso AstraZeneca: il panico da vaccino è (stato?) più italiano che internazionale, ed è italiano anche perché i nostri media nazionali hanno raccontato la storia di AstraZeneca imbattendosi (non si sa quanto volontariamente) in tutti i principali bias cognitivi: falsa correlazione e utilizzo del caso particolare per ricavare riflessioni di carattere generale hanno trasformato un’incidenza statistica modestissima delle reazioni avverse al vaccino (i famosi “trenta casi su un milione”) in un processo di elaborazione personale dei fattori di rischio, riassumibili in migliaia di post uniti da una comune matrice: “e se capitasse anche a me?”

Al di là dei casi specifici, possiamo provare a dedurre una considerazione generale: questa irrazionalità non è una totale invenzione degli utenti, ma è frutto di un processo di induzione da parte dei media tradizionali. E i rapporti di forza tra editori e utenti, tra mittenti e destinatari, restano a vantaggio dei mittenti, nonostante da anni piaccia pensare il contrario. 

inclusività

Perché per la tua azienda è importante creare contenuti inclusivi (e come produrli)

Creare contenuti inclusivi è ormai una priorità per moltissime aziende che puntano a far presa su un pubblico più vasto attraverso una comunicazione realizzata ponendo maggiore attenzione verso tutti.

Cosa si intende per contenuti inclusivi

I contenuti inclusivi possono essere definiti come una tipologia di contenuti che abbracciano la diversità, permettendo a tutti di identificarsi e favorendo la comprensione anche da parte delle persone con disabilità. La chiave di questa tipologia di contenuti è dunque l’accessibilità. 

Per spiegare al meglio il concetto di accessibilità in riferimento ai contenuti inclusivi, possiamo avvalerci della definizione data dalla Legge 4/2004, art.2, comma a secondo cui “per accessibilità si intende la capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari.”

Realizzare contenuti inclusivi si traduce quindi nell’elevare voci diverse riducendo i pregiudizi culturali. Questo significa che le aziende che adottano questo tipo di comunicazione si rendono partecipi di un cambiamento sociale positivo, guidato attraverso la produzione di contenuti attenti e rispettosi verso tutti.

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Perché creare contenuti inclusivi è una buona scelta per la tua azienda

Partendo dal presupposto che il content marketing ha come obiettivo quello di attrarre il pubblico per poi indurlo a intraprendere una determinata azione, appare chiaro come una comunicazione inclusiva capace di attrarre una maggior fetta di pubblico possa essere un valido approccio da utilizzare per qualsiasi tipologia di azienda.

Il motivo per cui un’azienda dovrebbe adottare una comunicazione inclusiva appare dunque ovvio e consiste nella conquista di nuove fette di mercato, scopo per il quale è ogni giorno maggiore il numero dei grandi brand che hanno scelto un marketing inclusivo cambiando i loro contenuti, la loro immagine e i loro prodotti per andare incontro ad un nuovo pubblico come quello della generazione Z. 

contenuti inclusivi 01

Una generazione questa, che insieme ai Millennial, dalle risposte ricavate in uno studio del 2017 condotto su un campione italiano, ha dimostrato di essere particolarmente sensibile rispetto alle pubblicità in cui sono presenti:

  • famiglie non tradizionali
  • persone di etnie o identità sessuali diverse dalla loro

Nella grafica di seguito è invece possibile vedere i fattori che impattano sulla decisione di acquisto o sostegno di un brand da parte di una diversa fetta di pubblico, quella appartenente ai millennial.

infografica contenuti inclusivi

Infografica ricavata da Nielsen

Le regole per creare contenuti inclusivi

Per creare contenuti inclusivi è bene seguire 5 punti fondamentali: 

  • evitare di usare un dizionario burocratico o tecnico non comprensibile a tutti
  • essere esplicativi senza dare per scontato che chi leggerà ha già tutte le informazioni per comprendere il contenuto del testo
  • quando si comunica attraverso il testo è bene usare un approccio alla persona (“Person-first”) che risulterà più inclusivo rispetto ad un approccio all’identità (“Identity-first”) basata solo su etichette (es: moglie, padre etc)
  • è bene parlare di genere e non di sesso 
  • va utilizzato un linguaggio specifico se si vuole comunicare con una tipologia di persone in particolare

Altre linee guida da seguire per realizzare contenuti inclusivi ci vengono suggeriti anche dalla guida allo stile della documentazione per sviluppatori di Google. Eccone alcune:

  • Evita un linguaggio di genere non necessario prestando attenzione all’uso dei pronomi e di tutte le possibili fonti di linguaggio di genere.
  • Evita un linguaggio inutilmente violento non usando un linguaggio figurativo che possa essere interpretato come violento
  • Scrivi esempi diversi e inclusivi usando nomi, generi, età e luoghi diversi negli esempi.
  • Scrivi su funzionalità e utenti in modo inclusivo evitando di fare riferimento alle persone in modo divisivo identificandole per categorie
  • Sostituisci i termini stabiliti, ovvero quelli ampiamente utilizzati con termini più inclusivi
  • Non utilizzare un nome o una parola chiave non inclusiva a meno che non sia nel carattere del codice
  • Evita pregiudizi e danni quando parli di disabilità e accessibilità. Non descrivere le persone senza disabilità come “normali” o “sane”, cerca i modi in cui le persone nelle comunità di cui scrivi preferiscono essere identificate, evita termini che riflettono o proiettano sentimenti e giudizi sulla disabilità di una persona, evita eufemismi o termini paternalistici 

Le caratteristiche dei contenuti inclusivi

I contenuti inclusivi si caratterizzano per essere:

  • empatici
  • significativi
  • descrittivi 
  • esplicativi
  • illustrativi
  • informativi
  • economici
  • diversi 
  • ordinati 
  • consapevoli del codice

Vediamo nel dettaglio in che modo produrre contenuti che abbiano queste caratteristiche.

I contenuti empatici

Produrre contenuti empatici si traduce nell’avere maggiore considerazione di tutti i possibili fruitori di quel contenuto, come le persone con disabilità motorie o cognitive e dell’impatto che questi contenuti possono avere su queste persone.

I contenuti significativi

Un contenuto può essere significativo ad esempio se viene inserito il titolo dell’oggetto nel collegamento ipertestuale presente nel testo. Questa accortezza permette infatti all’utente di comprendere l’argomento fuori contesto.

I contenuti descrittivi

I contenuti sono descrittivi quando vengono utilizzate descrizioni pertinenti inserite all’interno del testo alternativo, così da non escludere le persone non vedenti che non potrebbero altrimenti vedere immagini come le infografiche.

I contenuti esplicativi

Spiegare bene la call to action quando presente è fondamentale, ma altrettanto importante è non utilizzare i colori nell’invito a cliccare su un determinato punto nella pagina (ad es: fai clic sul pulsante verde per accedere) così da non escludere gli utenti dislessici che troverebbero un limite nella fruizione del testo. Preferire l’utilizzo di simboli o etichette è una scelta più inclusiva.

I contenuti economici

La riduzione dei tempi di caricamento e download è fondamentale per facilitare gli utenti con una connessione più lenta. Per farlo è sufficiente inserire immagini con una risoluzione inferiore e file meno pesanti.

I contenuti illustrativi

I contenuti illustrativi non devono essere immagini in movimento poiché rappresentano quel tipo di contenuto in grado di distrarre facilmente gli utenti con disabilità cognitiva, tuttavia immagini senza caratteristiche di movimento e pertinenti al contenuto sono un’ottima soluzione a  corredo dell’articolo per facilitare la comprensione del contenuto a utenti con tali disabilità, seppur sempre con l’aggiunta di un testo alternativo a corredo delle immagini.

I contenuti informativi

Attraverso titoli e sottotitoli all’interno del testo sarà possibile identificare più facilemente gli argomenti ed offrire così una presentazione del testo divisa in blocchi che permettono una lettura più semplice specialmente a persone anziane o con dislessia.

I contenuti diversi

Produrre contenuti diversi significa utilizzare un contrasto tra il primo piano e lo sfondo rispetto alle immagini e ai suoni, così da andare incontro alle persone non udenti o con altre disabilità quali dislessia o daltonismo.

I contenuti ordinati

Per realizzare contenuti ordinati è necessario visualizzare i contenuti della pagina del sito senza un foglio di stile ma utilizzando uno screen reader, ovvero lo stesso strumento che utilizzerà una persona non vedente. In questo modo sarà possibile verificare se questi utenti avranno un percorso di navigazione di senso compiuto.

creare contenuti inclusivi in azienda

I contenuti consapevoli del codice

Il software di lettura dello schermo per non vedenti e ipovedenti non effettua una lettura dello schermo bensì accede ad una codifica nota come linguaggio di markup ipertestuale, perciò la presenza di titoli descrittivi che aiutano gli utenti non vedenti nella fruizione del testo è fondamentale per permettergli di scegliere facilmente se il contenuto può essere o meno di loro interesse.

Per quanto riguarda la creazione di contenuti inclusivi per i video, anche Youtube, attraverso un’infografica ha raccolto una serie di domande da porsi come utile supporto per la produzione di contenuti inclusivi.

Di seguito è riportata la traduzione delle domande principali presenti nell’infografica di Youtube.

  • Contenuto: quali argomenti sono trattati e quali prospettive sono incluse?
  • Sullo schermo: cosa vedono le persone quando vengono a trovarmi?
  • Coinvolgimento: come posso coinvolgere e supportare altri creator?
  • Pubblico: come penso al pubblico quando creo contenuti?
  • Creatori di contenuti: chi fa parte del mio team?

Conclusioni

In conclusione una comunicazione inclusiva è un elemento fondamentale per qualunque tipo di azienda poiché grazie a contenuti inclusivi è possibile mirare ad acquisire una fetta di mercato sempre maggiore. 

Per raggiungere tale obiettivo un buon approccio iniziale una volta posta la giusta attenzione a tutti gli aspetti più “tecnici” della costruzione dei contenuti all’interno delle pagine, può essere quello di chiedersi: quali argomenti trattiamo come azienda, nella nostra comunicazione e quali punti di vista sono inclusi?

marketing automation

I vantaggi dell’applicazione della Marketing Automation in azienda

Hai mai pensato di andare in America utilizzando una barca a remi?”. Può sembrare una domanda banale dalla altrettanto banale risposta, ma per molte aziende non è così.

Molto spesso, infatti, le aziende nutrono grandi speranze di emergere nel proprio mercato senza però considerare che, senza un’adeguata strategia, questo viaggio lo stanno affrontando praticamente a nuoto.

Sappiamo bene quanto la digital transformation abbia portato una serie di vantaggi assolutamente impensabili, fino a qualche anno fa, nelle nostre vite e nei nostri business.  E siamo consapevoli di quanto questa evoluzione viaggi ad una velocità impressionante.

Eppure, ancora oggi, si fa fatica a comprendere che le azioni di marketing che servono a generare nuovi lead, a mantenere costante il rapporto con il cliente e a migliorare il loro Lifetime Value, possono essere automatizzate.

Marketing Automation

La Marketing Automation ha seguito passo passo questa evoluzione: dal semplice autorisponditore che aveva il compito di avvisare con una email il completamento di un form online, siamo arrivati a sostituire il customer care umano con un semplice bot dotato di intelligenza artificiale, in grado di suggerire il prodotto migliore grazie ad un’analisi predittiva di acquisto.

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Marketing Automation, questa (semi)sconosciuta

Cos’è la Marketing Automation? Per semplificare al massimo, si tratta un tool (o, se vi piace di più, un software) che permette di automatizzare campagne di marketing, generare continuamente nuovi lead e portare a profitto tutte le azioni con il cliente in funzione delle sue risposte a “stimoli” di marketing, per mantenere sempre attiva la sua customer journey.

Riduttivo? In qualche modo, sì, ma prima di tutto, scopriamo quali sono i vantaggi nell’applicazione della Marketing Automation in un’azienda.

Ecco i 5 principali:

  • Migliorare la comunicazione con clienti e fornitori: se prima la comunicazione era massiva, la Marketing Automation ha dato la possibilità di far scegliere al contatto quando e come comunicare, eliminando completamente le barriere del tempo (a differenza di un essere umano, fa gli “straordinari” in azienda 24/7) e dello spazio (il canale migliore lo sceglie il cliente stesso e il tool si adegua di conseguenza);
  • Conoscere il target, i giusti mezzi e canali: più di ogni altra cosa la Marketing Automation ha il potere di clusterizzare in modo automatico i contatti in funzione delle azioni che esso compie (applicando anche strategie di scoring), non solo in termini di acquisto.
  • Acquisire nuovi lead e fidelizzare clienti: oggi più che mai l’azienda deve essere multi-canale (online e offline). Nulla può essere lasciato al caso, anche perché è possibile prevedere i touchpoint con il cliente ma alla fine sarà sempre lui a scegliere quello più comodo (ci sarà il contatto amante delle lunghe chiacchierate al telefono e quello che “si sfoga” con un’intelligenza artificiale in chat). Ecco quindi come la Marketing Automation può amplificare questa presenza, facendosi trovare pronta per cogliere quei segnali utili a generare nuovi lead o mantenere attivo l’interesse dei già clienti nei confronti dell’azienda;
  • Risparmiare tempo (e denaro) in processi ricorsivi: in due parole mantenere efficacia ed efficienza in azienda;
  • Aumentare le opportunità di vendita: seguire un contatto in tutta la sua Customer Journey, capirne le abitudini e in funzione di esse individuare automaticamente, con l’aiuto dell’AI, il momento migliore per proporre il prodotto che fa per lui, risolvendo il suo bisogno.

Volendo riassumere questi 5 punti, se prima il reparto marketing di un’azienda doveva prevedere e ipotizzare se un lead fosse freddo o meno, intuendo lo step migliore da intraprendere per portare il contatto verso l’acquisto (con buona pace del Sales team che perdeva tempo su contatti non in target o non pronti all’acquisto), oggi la Marketing Automation analizza e automatizza ogni passaggio, riscaldando il cliente adattandosi in tempo reale ad ogni sua azione, misurando ogni interazione.

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Attenzione! Questo non vuol dire soppiantare completamente e mandare a casa un intero reparto marketing. Pensare questo è come prendersela con la tecnologia che toglie posti di lavoro a chi non sa adattare la propria professionalità al cambiamento. Se esiste un’evoluzione digitale, esiste anche un’evoluzione professionale.

Ed ecco, quindi, che la Marketing Automation non può ridursi ad un semplice tool.

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Il Titanic è affondato a causa di un iceberg

Ai suoi tempi, il Titanic  fu definita la nave inaffondabile. Il modo perfetto per raggiungere l’America il più velocemente possibile. Eppure, purtroppo, non è bastato solo il mezzo.

C’è un lato nascosto, infatti, sotto la punta di questo enorme iceberg che molto spesso viene sottovalutato dalle aziende che vogliono approcciarsi alla Marketing Automation e che, spesso, ne determina l’insuccesso nelle diverse attività.

Considerare la Marketing Automation ad un semplice tool significa non comprendere quanto sia necessario progettare ogni aspetto che la Strategia di Marketing Automation andrà a toccare. Se questa strategia non è ben definita e, con lei, le aree del business che verranno investite da questa “innovazione aziendale” i risultati possono essere solo negativi.

Il concetto è semplice, la Marketing Automation è un acceleratore per il business. L’accelerazione può essere positiva (e allora il business si trasformerà in un razzo per portarci in America) o negativa (neanche il nuoto potrà salvarci).

Se un imprenditore pensa che “installare” un software di Marketing Automation sia la panacea per il suo business, senza prima adattare la propria azienda a questo cambiamento (migliorando sia gli aspetti organizzativi che le strategie a supporto di questa innovazione), ha creato la prima falla durante la navigazione verso il successo.

La Marketing Automation è quindi un acceleratore pazzesco per un’azienda e, come tale, deve essere controllato.

digital tool della settimana

Genei, Purpley e Relaxx: i digital tool della settimana

Una nuova selezione di una manciata di tool utilissimi anche per questa settimana. Risparmiare tempo e riscoprire il silenzio possono aggiungere gran valore alla nostra giornata, specie se siamo stressati d scadenze e task.

Tra una call e l’altra, mentre rispondiamo furiosamente alle decine di email in sospeso, alcuni di questi tool possono aiutarci a ottimizzare le risorse a nostra disposizione e a non perdere la testa, anche quando il burnout si affaccia minaccioso all’orizzonte.

Ecco i nostri strumenti digitali per questa settimana.

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L’estensione salva-tempo

digital tool genei

Hai mai sognato di riassumere un articolo o una pagina web in una semplice lista, facile e veloce da capire? Genei è il tool che fa per te! Utilizza l’intelligenza artificiale per riassumere automaticamente qualsiasi pagina web, articolo o PDF in un elenco puntato.

Una cena perfetta dopo il lavoro

digital tool purpley

Sfruttando migliaia di recensioni di sommelier professionisti, Purpley fornisce abbinamenti perfetti di cibo e vino. Oltre 100.000 cibi e piatti sono supportati da raccomandazioni per 125 varietà diverse.

Zero mail in arrivo

digital tool per email

Hai mai sognato di avere un grande bottone rosso che, quando viene premuto, cancella tutte le email non lette della tua casella di posta? Bene, Nuke è un tool in edizione limitata che fa più o meno questo: risponde a tutte le email in sospeso comunicando ai mittenti che saranno ricontattati in pochi giorni. E poi, nei giorni successivi, ti mostra quelle email (1-2 al giorno) in modo che tu possa rispondere senza essere sopraffatto.

Sei un feticista del silenzio?

relaxx digital tool

Prova l’app Relaxx e “Ottantasei miliardi di neuroni nel tuo cervello ti ringrazieranno per aver dato loro un po’ di riposo”. Lo promette il dottor Krishna Bhatta , il creatore di questo tool di meditazione, ideale per creare pause silenziose di 10 minuti, utili contro il logorio della vita digitale!

Supera l’overload da newsletter

digital tool rollups

Se ti senti ormai sommerso dalle newsletter alle quali ti sei iscritto e non fai in tempo a leggere tutto ciò che vorresti, puoi provare Leave me alone Rollups. Uno strumento per sostituire il flusso costante di email con un unico riassunto settimanale. Per tutto il resto, naturalmente, c’è la mitica Ninja PRO Information!

 

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“Together We Can”: il nuovo posizionamento di brand di Vodafone

Vodafone lancia il suo nuovo posizionamento di brand che mette al centro l’interazione tra la tecnologia e le persone per il progresso della società. Questo weekend Vodafone presenterà il suo nuovo claim – “Together We Can” – con un piano di comunicazione che si svilupperà lungo tutto l’anno, a testimonianza della profonda convinzione di Vodafone che l’unione fra tecnologia e società può costruire un futuro migliore.

Together We Can

Il nuovo posizionamento del brand di Vodafone è ispirato da un’indagine condotta sui consumatori che ha rimarcato quanto la tecnologia stia profondamente trasformando la vita delle persone: non ha più soltanto un impatto sugli individui ma gioca un ruolo significativo in tutta la società, facendo la differenza anche su temi come la sostenibilità e lo sviluppo sociale.

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Per esempio, nel corso dell’ultimo anno la sostenibilità ha assunto un peso sempre più importante nelle scelte dei consumatori e nella loro fiducia nei brand: è un elemento chiave per circa otto persone su dieci. Nei prossimi mesi, il messaggio di Vodafone “Together We Can” sarà tradotto in azioni concrete grazie all’espansione delle reti ad alta velocità per una migliore connettività per le persone e le comunità, all’impiego delle tecnologie di comunicazione per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e sostenendo l’istruzione, la salute e il benessere, con l’obiettivo di creare una società più inclusiva e sostenibile.

La campagna Together We Can sarà lanciata in Italia il 4 aprile con La ragazza inarrestabile, uno spot televisivo che ha per protagonista una ragazza che pone domande sul mondo che la circonda e sul ruolo che la tecnologia può giocare nel curare le malattie, nel combattere il cambiamento climatico e nel contrastare il digital divide

La campagna si concentrerà sul ruolo di Vodafone nel contribuire a dare una risposta a queste domande grazie all’espansione del 5G, della Giga Network e della connettività nelle zone più remote del mondo, fino al contributo dell’app di Vodafone DreamLab nella battaglia contro il cancro e contro il Covid-19.

La rinnovata identità verrà sottolineata dallo speechmark, l’iconico logo di Vodafone, e dall’inconfondibile rosso. Il nuovo posizionamento sarà introdotto in 30 Paesi: oltre all’Italia, sono inclusi Germania, Spagna, Regno Unito, Romania, Grecia, Irlanda, Ungheria, Albania, Olanda (attraverso Vodafone-Ziggo), Portogallo, Repubblica Ceca, Turchia, Australia, Sud Africa, Ghana, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Lesotho e Mozambico.

Anche i Paesi dove Vodafone è presente con accordi di partnership, inclusi Qatar e Nuova Zelanda, daranno il via al nuovo posizionamento. La creatività della campagna “Together We Can” è stata realizzata dall’agenzia New Commercial Arts con sede a Londra, e lo spot televisivo è stato diretto da Tom Green, autore di serie TV pluripremiate nel Regno Unito come Misfits Blackout. La pianificazione media è curata da Carat.

NFT dei marcondiro - Con i tuoi occhi

NFT chiama Italia: il primo non-fungible videoclip raccontato dalla band che lo ha prodotto

Gli NFT (o non-fungible token) sono gettoni digitali basati su tecnologia blockchain e si sono ormai guadagnati l’attenzione di appassionati di cripto valute, collezionisti e curiosi.

Sono beni digitali che, grazie alla tecnologia applicata anche alle criptovalute, diventano “unici”. Ognuno di essi, infatti, ha una propria identificazione e non è replicabile. Questi token servono quindi da “atto digitale” per certificarne l’originalità.

Quasi tutto può essere convertito in NFT: opere d’arte audiovisiva, quadri digitali, ma anche meme, canzoni e interi album musicali. Perfino i tweet possono diventare oggetti di questo mercato, come quello di Jack Dorsey, il primo tweet della storia, venduto per  2,9 milioni di dollari.

Il fenomeno è esploso negli ultimi mesi, quando la popolarità degli NFT è decollata grazie alla vendita di alcune opere digitali per cifre da capogiro, ma anche per l’interesse manifestato sempre più spesso da celebrità e uomini d’affari come – inutile sorprendersi – Elon Musk.

Nel panorama musicale, i Kings of Leon hanno pubblicato il loro ultimo album proprio con questa modalità all’inizio di marzo. Si tratta quindi di un oggetto da collezione a cui è abbinato un certificato (il token) che ne garantisce autenticità e originalità.

Più recentemente, anche Snoop Dogg ha deciso di pubblicare una collezione di NFT, con un’operazione chiamata “A Journey with the Dogg”.

Oltre a diversi NFT del celebre artista, nella collezione sarà incluso anche un pezzo totalmente inedito.

E in Italia?

Anche nel nostro Paese l’attenzione degli artisti è alta e le prime produzioni non si sono fatte attendere. Mentre si prepara a saltare sul treno in corsa anche Marco Castoldi, conosciuto ai più come Morgan che ha annunciato il suo non-fungible token su Clubhouse,  i Belladonna hanno già pubblicato in questo formato il singolo “New Future Travelogue“, mentre i Marcondiro sono stati la prima band in Italia a pubblicare un video clip di un progetto musicale in NFT.

Proprio a loro abbiamo fatto qualche domanda per capire se i non-fungible token possano diventare davvero una fonte alternativa di introiti per un settore gravemente messo in ginocchio dall’emergenza legata alla pandemia di COVID-19.

marcondiro copertina

Concerti fermi e teatri chiusi. Come vi è venuto in mente di creare un NFT?

«Il progetto artistico Marcondiro è nato con una vocazione alla “sperimentazione dell’arte popolare colta“, inseguendo dunque l’idea che la cosa più complessa da ottenere nell’opera artistica sia la “semplicità”, scevra dalla banalità.

La mission quindi è utilizzare nelle nostre composizioni e produzioni, stilemi della “cultura più alta” cercando di renderli il più possibile POPolari ed alla portata di un fruitore medio, veicolando sempre contenuti di qualità.

Lo abbiamo fatto con il nostro ultimo disco “DATA“, il cui concept è “l’amore ai tempi della tecnologia”, raccontato attraverso una storia amorosa tra due Intelligenze Artificiali o Robot Primitivi.

La situazione del mercato dello show business attuale, accentuata dalla pandemia, ci aveva spinto già l’anno scorso, a percorrere nuove strade espressive pubblicando due videoclip in arte grafica animata molto peculiari, “Core” e “Gli Romani“, che hanno colpito l’immaginario collettivo ricevendo recensioni sulle testate giornalistiche nazionali più importanti.

Quando siamo entrati in contatto per la prima volta col mondo dell’ arte digitale in NFT legata al concetto della blockchain e delle cryptovalute, ne abbiamo subito compreso l’aspetto rivoluzionario. Incuriositi ed affascinati, abbiamo deciso di emettere l’NFT di un videoart, l’introduzione del nuovo videoclip del singolo “Con i tuoi Occhi“, basato sul concetto della memoria virtuale».

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Crypto-marketing o crypto-arte?

Si tratta “semplicemente” di una mossa di marketing o c’è dietro una vera attenzione per questo nuovo fenomeno?

«Il marketing è sempre un aspetto importante in un percorso artistico che vuole confrontarsi con il mercato (discografico o audiovisivo). Sarei quindi un po’ ipocrita se dicessi che non ho pensato al ritorno in termini di comunicazione (e della possibile vendita) di un prodotto artistico di alta qualità.

C’è da dire, però, che anche nell’atto di pubblicare un contenuto in NFT, non abbiamo pensato, banalmente, ad usare la copertina dell’ultimo disco oppure un file musicale: volevamo fare qualcosa di unico e originale!

Con lo spirito di sperimentazione, anche in questa operazione, si è deciso di caricare sul portale OpenSea, un videoart di 1 minuto e 39 secondi, con uno sviluppo visivo in tecnica mista (grafica 2D e 3D + riprese su green screen), con testo e storytelling, che si riallacciano al concetto della memoria e dell’Artificial Intelligence».

marcondiro NFT

Pensi che gli NFT possano diventare una forma alternativa di introito per i musicisti?

«È un fatto risaputo che nell’epoca della “musica liquida” sia molto difficile raggiungere introiti elevati.

Io considero i social media come “canali televisivi” dove fare promozione, ma il percorso di monetizzazione dei propri prodotti non è sempre così immediato.

Forse il market degli NFT potrebbe fornire una valida alternativa o valore aggiunto per  chi ha lavora nel mercato  della musica e dell’audiovisivo, spingendo gli operatori di settore a formulare nuove strategie comunicative efficaci a rintracciare i collezionisti di arte digitale».

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Il vostro video è in vendita a 9.99 eth. Perché un collezionista dovrebbe spendere questa cifra per un videoclip di poco più di un minuto?

«Semplice: perché si tratta di un’opera d’arte digitale, realizzata con uno stile innovativo (anche per il mondo della cryptoart)».

Si è trattato di un esperimento isolato o procederete su questa strada?

«Non sarà un episodio isolato, tutt’altro. Sto già elaborando dei contenuti ad hoc, pensati per le collezioni digitali più esclusive».

The Story Lab firma la campagna #BeUnited di Benetton su TikTok

United Colors of Benetton arriva su TikTok con la challenge #BeUnited, un inno all’inclusione, alla voglia di divertirsi e sentirsi parte di una collettività, cercando di abbattere le distanze sociali e culturali che caratterizzano questo particolare momento storico.

#BeUnited è l’hashtag da seguire per partecipare alla campagna ideata da The Story Lab, l’advertainment agency di dentsu italia, che ha lavorato al fianco del team di TikTok alla creazione di un soundtrack originale e allo sviluppo di un Brand Effect dedicato: un filtro interattivo e colorato che attraverso una serie di icone in movimento insegna i passi della coreografia.

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#BeUnited

Gli step da seguire sono suggeriti, ma la realizzazione è assolutamente libera: tutti sono invitati a partecipare con le loro “mosse” migliori. Il concept alla base del progetto è infatti l’inclusione: muoversi insieme, uniti dallo stesso ritmo, circondati dal colore e seguendo gli stessi passi. Tutti uguali e tutti diversi. 

Nata con l’obiettivo di raccontare la nuova collezione Spring Summer 2021 di Benetton, la campagna #BeUnited ha coinvolto nella sua fase di lancio 8 TikTok stars: Yusuf Pansieri, Martina Socrate, Muriel, Valentina Vernia, Alessandro Bedetti, Jingherly, Leonardo Barili e Tasnim Ali. Otto ragazzi e ragazze celebri per la loro unicità che per primi hanno interpretato #BeUnited in maniera personale, invitando i propri followers a unirsi alla danza.

Dopo appena tre giorni dal lancio della challenge su TikTok, la campagna ha già superato le 115 milioni di visualizzazioni sulla pagina dedicata.

La pianificazione è a cura di Simple Agency.