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Google e Rai vincitori di inclusione. Il Diversity Brand Report 2021

È Google il vincitore assoluto “overall” del Diversity Brand Award 2021 insieme alla piattaforma “Virtual Lis” di Rai, prima per la sezione digital. Un riconoscimento importante per il gigante del big tech e per la concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia, che testimonia l’impatto e la forte percezione del reale impegno sul fronte Diversity &  Inclusion.

La top 20 dei brand italiani (21 in realtà, per un ex aequo) più inclusivi è stata presentata in modalità streaming durante la quarta edizione del Diversity Brand Summit, “Diversity Factor: born to build trust”, occasione anche per delineare il Diversity Brand Index 2021, progetto di ricerca volto a misurare la capacità delle aziende di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla D&I,  curato da Diversity e Focus MGMT.

Il ranking delle Top 20 in Italia: “Make it possible”

Ai vertici del ranking italiano rientrano anche Amazon, Carrefour, Coca-Cola, Durex, Esselunga, Freeda, Google, H&M, Ikea, Intesa Sanpaolo, L’Oréal, Leroy Merlin, Mattel, MySecretCase, Netflix, Pantene, Rai, Spotify, Starbucks, TIM, Vodafone.

Make it possible” è il claim che accompagna l’edizione 2021 del Premio, promosso dalla no profit Diversity, fondata da Francesca Vecchioni, e dalla società di consulenza strategica Focus MGMT, realizzato con il patrocinio della Commissione Europea e del Comune di Milano.

Il diversity factor si contraddistingue, soprattutto, come un vero e potente driver di posizionamento per le aziende, anche in un anno complicato come il 2020 per la pandemia, con un impatto economico significativo: i brand percepiti come non inclusivi registrano un NPS (Net Promoter Score, indicatore del passaparola) negativo pari al -90,9% (con un’ulteriore riduzione di 4,9 punti percentuali rispetto all’anno precedente), a fronte di un +81,2% invece per i brand percepiti come inclusivi. Ciò si ripercuote sul differenziale della crescita dei ricavi: +23% a favore di quei brand che, nonostante la crisi COVID-19, sono riusciti a non interrompere il loro piano di sviluppo e il loro impegno sulla D&I. Dal report, tuttavia, emerge che soltanto 1 azienda su 5 in Italia si impegna realmente sul tema della diversità, sebbene una corporate inclusiva viene percepita come più moderna e conquista un maggior livello di fiducia dei clienti, amplia il proprio mercato e migliora le performance economiche, ma soprattutto attrae e coltiva talenti.

Top 20 italiane

La strategia “diversity oriented” di Google e Rai

Alla base della motivazione del primato di Google, l’aver lavorato in maniera diffusa sulla D&I, in particolare sul gender, sull’orientamento sessuale e affettivo e sulla disabilità. Per aver compreso il ruolo di brand consapevole e responsabile, lavorando su iniziative e attività disruptive, capaci di cambiare e migliorare la vita di ognuno, abbattendo barriere tangibili ed intangibili, oltre all’aver sviluppato una customer experience diversity oriented.

“È con estremo piacere che accolgo questo riconoscimento, che coglie a pieno il concetto di alleanza espresso ogni giorno dalla comunità dei Googler – dichiara Fabio Vaccarono, Vice President Managing Director Italy di Google – Dalle sue origini Google è impegnata a rendere la diversità, l’equità e l’inclusione parte di tutto ciò che facciamo: dal modo in cui costruiamo i nostri prodotti, al modo in cui interagiamo con le persone nel posto di lavoro. Nel realizzare questa visione, abbiamo sempre sentito un elevato livello di responsabilità verso la società e la comunità in cui operiamo: per questo abbiamo fatto nostro il compito di incoraggiare rispetto, equità, uguaglianza nella diversità e inclusione. Nella situazione di emergenza che stiamo attraversando, l’impegno ad aiutare tutte le comunità a proteggere questi valori e tutelare i diritti che hanno acquisito negli anni e, in alcuni casi, acquisirne di nuovi si è fatto ancora più forte”.

A decretare il successo come vincitore digital di Rai è la Virtual Lis, la piattaforma capace di erogare servizi e contenuti nella lingua italiana dei segni mediante un avatar virtuale, affermando un nuovo paradigma di inclusione.

“La vittoria nel Digital Diversity Brand Award è, per il servizio pubblico, motivo di particolare orgoglio.  Arriva dopo che la Rai è stata inserita per il terzo anno consecutivo nella lista delle aziende più inclusive, per di più in un periodo drammaticamente segnato dalla pandemia – evidenzia Giovanni Parapini, Direttore Rai per il Sociale – Mentre vige ovunque la regola ferrea del distanziamento fisico, il servizio pubblico sa essere fattore di coesione: contribuisce cioè a rompere l’isolamento di quelle persone che del contatto con gli altri hanno un bisogno vitale. Lo fa stavolta con un progetto che mette insieme un forte valore sociale e una tecnologia d’avanguardia, come è tipico delle realizzazioni del Centro Ricerche, Innovazione tecnologica e Sperimentazione della Rai a Torino. Il Virtual LIS è rivolto alle persone sorde segnanti, con un Avatar che si esprime nella Lingua Italiana dei Segni: una piattaforma che si è ulteriormente arricchita con un’applicazione pensata per la didattica, che permette di imparare la LIS via web e generare nuovi contenuti. È un modo molto concreto attraverso il quale il servizio pubblico ribadisce che nessuno deve sentirsi escluso”.

Il report Diversity Brand Index. Fiducia come key factor

È sul concetto di fiducia che insiste il Diversity Brand Index, che diventa marchio di certificazione per i brand in termini di impegno in D&I.

Il report sottolinea, infatti, una crescita del + 23% nei ricavi per le aziende più inclusive rispetto a quelle non inclusive, anche in un anno condizionato dal Covid e dalla crisi sanitaria, economica e dal cambiamento del profilo di consumatrici e consumatori, meno arrabbiate/i, ma un po’ più individualiste/i rispetto alle tematiche della D&I, assumendo connotazioni “tribali”. Fondamentale, nella costruzione del rapporto di fiducia con il mercato, è la  comunicazione efficace e costante verso il proprio target di riferimento.

Il Diversity Brand Index 2021, sviluppato sulla base di una ricerca condotta da gennaio a dicembre 2020 su un campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana, composto da 1.039 cittadine e cittadini, ha visto una riduzione dei brand citati come “maggiormente inclusivi” (388, contro i 482 dell’anno precedente, ossia il -19,5%), a causa soprattutto del distanziamento sociale (e quindi minori relazioni) del lockdown e dell’emergenza epidemiologica.

Il ridimensionamento nel 2020 del numero di aziende inclusive: da 482 a 300, -19%

Due le declinazioni di tale ridimensionamento: fisica e digitale. I brand che tradizionalmente hanno fondato la relazione con il proprio target sulla dimensione fisica, hanno sofferto l’inaccessibilità degli store e degli spazi commerciali. Nell’overload informativo legato alla pandemia, vari brand non hanno avuto la forza (e la volontà) di affermare il tema della D&I, focalizzandosi su contenuti ed attività più tattici e meno strategici.

Hanno perso terreno aziende legate ai consumer services (-12 punti percentuali) ai beni di largo consumo (-10 ). Il retail (-2 p.p.) si conferma comunque il settore più presente (20%) tra le 50 corporate considerate più inclusive. Premiate le aziende capaci di fare comunicazione su altri canali rispetto a quelli fisici (e-commerce, infotainment, social network), in particolare dell’information technology (+8), luxury goods (+10) e healthcare & wellbeing (+8).

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Come cambiano i consumatori e le consumatrici

Il report conferma il trend della polarizzazione, con la scomparsa di alcune fasce intermedie in termini di orientamento all’inclusione (es. idealiste/i). Scompare, infatti, il segmento di arrabbiatissime/i e quello di arrabbiate/i passa dal 25,4% dell’anno scorso al 12,4%, con una composizione peculiare: il 63,57% di questo segmento è composto da uomini. Il 40% di giovani fra i 18 e i 35 anni, privati della propria vita sociale ed assistendo ad una focalizzazione mediatica sulla fascia degli “over”, ha sviluppato un atteggiamento non positivo nei confronti di alcune forme di diversità.

Prevalgono Individualismo ed egoismo: emergono “tribali”

Nell’anno del COVID-19 si registra una forte tendenza verso l’egoismo e l’individualismo, con l’arrivo della nuova categoria “tribali” (16,4%), composta da persone in passato distanti dall’inclusione che, durante la pandemia, hanno percepito come alcune forme di diversità fossero in realtà molto vicine: il loro coinvolgimento sui temi della D&I si declina infatti soprattutto all’interno del proprio nucleo familiare. Vi è poi un forte aumento dei consapevoli (15,7% dal 4,2% della precedente edizione), persone attente all’inclusione, ma non direttamente coinvolte.

In un Paese con un buon grado di conoscenza, familiarità e contatto sui temi della diversity ma ancora con una scarsa pratica, nell’interazione e nel coinvolgimento, la maggioranza delle persone (55,5%) è comunque altamente sensibile e attiva sulle tematiche della diversity, con il 34,5% di coinvolte/i e il 21% di impegnate/i.

L’88% di consumatrici e consumatori è maggiormente propenso verso i brand più inclusivi

Le pratiche inclusive sui temi di genere e identità di genere, etnia, orientamento sessuale e affettivo, età, status socio-economico, (dis)abilità e credo religioso (le 7 aree della diversity su cui si è concentrata la ricerca) impattano positivamente sulla reputazione del brand e sulla fiducia riposta nella marca, traducendosi in un indice di passaparola positivo e risultati economici migliori.

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FIAT e Leo Burnett presentano 500 Family Hey Google per un target giovane e tecnologico

Fiat offre soluzioni semplici per vivere al meglio ogni giorno, e oggi lo fa con la nuova tecnologia Hey Google disponibile sulla famiglia Fiat 500, rivolgendosi ad un target giovane, tecnologico, che ama il divertimento, lo stare insieme e lo stile cool di 500.

La pianificazione, a cura di Starcom, è iniziata in Italia dall’11 aprile sui principali canali TV generalisti, satellitari, digitali e sull’addressable dei principali broadcaster disponibili. Firma la sede torinese di Leo Burnett, hub strategico creativo e di coordinamento internazionale per i brand Stellantis, sotto la guida di Maurizio Spagnulo e la direzione creativa esecutiva di Francesco Martini.

Fiat 500X Hey Google

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Lo spot, diretto da Federico Mazzarisi, racconta con tono scanzonato un momento di vita fuori dagli schemi vissuto da tre amici: nella loro Fiat 500X Hey Google troveranno tutte le risposte di cui hanno bisogno. Ma cosa ne faranno? La risposta è nel finale sorprendente del film, che rispecchia il classico tone of voice del brand.

quotazione coinbase

Coinbase debutta al Nasdaq con una quotazione di 86 miliardi di dollari

Le azioni di Coinbase Global Inc hanno avuto un debutto altalenante al Nasdaq, con la valutazione dello scambio della criptovaluta che ha oscillato da un massimo di 112 miliardi di dollari a un minimo di 83 miliardi di dollari.

Il debutto in borsa di Coinbase in direct listing, cioè fatto attraverso una quotazione diretta (in cui non vengono vendute azioni prima dell’apertura), segna un’altra pietra miliare nello sviluppo del bitcoin e di altri asset digitali.

Arriva nel mezzo di un‘impennata nel valore delle criptovalute che ha attirato una serie di aziende mainstream e veri colossi dell’industria, ma anche soggetti della finanza tradizionale, che sono saltate sul treno in corsa.

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Le azioni di Coinbase hanno aperto a 381 dollari per azione, in aumento del 52,4% da un prezzo di riferimento di 250 dollari per azione fissato martedì.

Il titolo ha poi invertito la rotta attestandosi su 318 dollari, per poi chiudere a 328 dollari per azione, con una valutazione di 86 miliardi di dollari e una capitalizzazione di mercato di 63,3 miliardi di dollari.

Fondata nel 2012, l’azienda con sede a San Francisco vanta 56 milioni di utenti a livello globale e un patrimonio stimato di 223 miliardi di dollari sulla sua piattaforma.

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Da 6 miliardi agli 86 della quotazione

Coinbase era stata stata valutata a poco meno di 6 miliardi di dollari appena a settembre, ma è aumentata in linea con i guadagni del bitcoin quest’anno.

Il debutto di Coinbase ha segnato il primo “incrocio ufficiale” tra la consueta strada della finanza tradizionale e il percorso alternativo delle criptovalute.

Come tale, il risultato della quotazione potrebbe trasformarsi in una approvazione delle criptovalute anche da parte degli investitori tradizionali. Infatti, Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno già annunciato nuovi piani per offrire ai loro clienti l’accesso agli investimenti in criptovalute. 

I sostenitori delle crypto naturalmente festeggiano, anche se i detrattori ovviamente pongono dubbi sulla durata del boom del fenomeno.

Non si può negare, però, che la quotazione di Coinbase sia uno dei più importanti segni dell’accettazione, se non approvazione, della finanza tradizionale alle monete elettroniche.

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Le opposizioni di scettici e Governi

Tuttavia, gli scettici sostengono ancora con forza che le monete digitali sono state gonfiate da stimoli esterni, come la decisione di Elon Musk di permettere il pagamento delle Tesla in Bitcoin, tanto che, in effetti molti governi e regolatori in tutto il mondo stanno intensificando la supervisione sul fenomeno e mettendo in dubbio la sua utilità come moneta.

Per esempio, in un’intervista a Der Spiegel, Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, ha chiamato Bitcoin “un bene speculativo senza alcun valore fondamentale riconoscibile”

La criptovaluta più grande e più conosciuta del mondo ha infatti raggiunto un record di oltre 63.000 dollari martedì e ha più che raddoppiato il suo valore quest’anno, mentre le banche e le aziende hanno cominciato a interessarsi all’asset emergente.

I risultati finanziari più recenti dell’azienda sottolineano come le entrate sono aumentate di pari passo con il rally dei volumi di scambio e del prezzo dei Bitcoin.

bitcoin

Quando il prezzo del Bitcoin scende, è inevitabile che anche le entrate di Coinbase e il prezzo delle azioni scendano.

L’incertezza normativa intorno alle criptovalute potrebbe non essere un fenomeno passeggero: una recente norma antiriciclaggio proposta dal governo degli Stati Uniti richiederebbe alle persone che conservano le criptovalute in un portafoglio digitale privato di sottoporsi a controlli di identità se fanno transazioni di 3.000 dollari o più.

Una mossa che potrebbe davvero danneggiare la diffusione delle criptovalute e inficiare lo scopo d’uso originale, che era quello di rendere i servizi finanziari accessibili a tutti.

Le criptovalute come il bitcoin sono vengono associate ad attività illecite a causa del fatto che le persone che effettuano transazioni spesso usano pseudonimi, ma l’attività illecita ha rappresentato solo lo 0,34% di tutto il volume delle transazioni crypto l’anno scorso, secondo la società di analisi blockchain Chainalysis, tra le altre cose,in calo da circa il 2% dell’anno precedente.

Gli Stati Uniti, però, non sono l’unico paese che sta considerando nuove regole severe sulle criptovalute. In India, per esempio, il governo sta considerando una legge che vieterebbe le criptovalute e penalizzerebbe chiunque le detenga o le scambi.

Coinbase debutta a Wall Street e il Bitcoin vola a 65mila dollari

Debutta a Wall Street Coinbase Global Inc., la piattaforma di scambio preferita per l’acquisto di criptovalute che catapulta Bitcoin & Co. nel business mainstream della finanza tradizionale. Un momento storico, con i riflettori puntati sulla borsa di New York, mentre lo scarco sul Nasdaq spinge il valore del Bitcoin.

Attribuito a Coinbase un prezzo di riferimento di 250 dollari ad azione, per una valutazione complessiva della società di circa 65,3 miliardi di dollari: quotazione mai attribuita a una società di criptovalute.  Alla vigilia dell’IPO in borsa, il Bitcoin ha toccato un nuovo record storico nelle ore subito precedenti al debutto a Wall Street di Coinbase, sfiorando i 65.000 dollari a 64.747 (un aumento del 6%), prima di ripiegare a 64.177 dollari. La capitalizzazione di Bitcoin così schizza a 1.200 miliardi di dollari. Anche Ether, la criptovaluta nativa della blockchain di Ethereum e la seconda più grande in assoluto, ha stabilito un nuovo record di 2.271 dollari. Con il balzo di quasi il 6% nelle ultime 24 ore, spinto dall’ennesimo record del Bitcoin è stato toccato un nuovo massimo per il mercato globale delle criptovalute che ha raggiunto una capitalizzazione vicina a 2.250 miliardi di dollari, superando nettamente il Pil italiano.

Il debutto si configura come una quotazione diretta, che non coinvolge le banche in un processo di vendita di azioni agli investitori. Il reale test, secondo gli analisti, sarà possibile con i primi scambi, Secondo alcune stime, il mercato potrebbe attribuire a Coinbase una capitalizzazione di 100 miliardi di dollari, che ne farebbe la principale ‘borsa’ per valore anche davanti allo stesso Nadsaq e al Nyse.

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L’aumento dell’844% di Coinbase nell’ultimo anno

Coinbase stima di aver realizzato 1,8 miliardi di dollari in ricavi nel primo trimestre del 2021, un aumento dell’844% rispetto ai 190,6 milioni di dollari generati nello stesso periodo dell’anno precedente, dovuto alle forte oscillazioni al rialzo delle monete digitali come bitcoin ed ether.

Fondata nel 2012 a San Francisco, Coinbase il mese scorso ha reso noto il volume delle transazioni sul mercato privato, con una valutazione della società a 68 miliardi di dollari: una crescita esponenziale rispetto ai 5,8 miliardi di dollari del settembre 2020.  Ben 56 milioni di utenti in tutto il mondo utilizzano la piattaforma, circa 223 miliardi di dollari di asset, pari all’11,3% della quota di mercato delle criptovalute.

Un evento storico, che segna la linea di congiuzione tra criptovalute e finanza tradizionale. A fare da traino anche il forte endorsment di investitori tradizionali, si pensi ad Elon Musk, Ceo di Tesla e Starlink, mentre il bitcoin spinge la sua volata verso i 10mila sulla base del basso tasso di volatilità degli ultimi 30 giorni, nonostante una parte di analisti detrattori tra cui i governi di tutto il mondo, che osservano con scetticismo e preoccupazione al Bitcoin e alle criptovalute, ritenute solo uno strumento speculativo senza un valore riconoscibile.

Mentre la Cina e Pechino starebbero lavorando a uno yuan digitale, è cauto il Federal Reserve System: “Non c’è nessuna fretta per adottarlo”, sottolinea presidente della Fed Jerome Powell, assicurando che la banca centrale non adotterà il dollaro digitale “senza l’appoggio del Congresso”.

Se la moneta digitale è sempre più osannate come “l’oro digitale del futuro”, anche l’Europa è a lavoro su nuove norme su criptovalute e finanza digitale per fronteggiare il rischio riciclaggio e terrorismo

Intanto diverse banche, fra le quali Goldman Sachs e JPMorgan, hanno annunciato piani per offrire criptovalute ai propri clienti.

È sulle prospettive che insistono i più scettici, nonostante gli utili siano in forte crescita (sono attesi per il primo trimestre tra 730 e 800 milioni di dollari, più di tutto il 2020). Sotto accusa il modello di business che dipende integralmente dalle commissioni sul trading, il che esporrebbe i ricavi alla volatilità delle criptovalute e soprattutto alla concorrenza, come è accaduto con il trading convenzionale sconvolto dalle piattaforme a zero-commissioni.

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Bruno Bertelli è il Direttore creativo più premiato al mondo!

Bruno Bertelli è il Chief Creative Officer più premiato al mondo nel 2020. Lo svela la classifica del World Creative Rankings, stilata da The Drum, che quest’anno ha analizzato in totale 1.768 lavori creativi di 1.295 aziende realizzate da 964 agenzie e firmate da 387 Chief Creative Officer.

The drum world creative rankings 2021

Per la prima volta nella storia un italiano si posiziona in vetta alla prestigiosa classifica globale che celebra i migliori talenti creativi del mondo dell’advertising e della comunicazione. Un risultato che fa riflettere su come oggi in Italia sia possibile raggiungere altissimi livelli di eccellenza in settori dove solitamente sono altri Paesi ad avere la leadership.

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Dal 2016 Bertelli è Global Chief Creative Officer di Publicis Worldwide, una delle agenzie creative più importanti al mondo e parte di Publicis Groupe, terzo gruppo di comunicazione globale. Grazie al suo lavoro con brand come Heineken, Diesel, Barilla e Mercedes, di cui è advisor global, ha saputo ispirare generazioni di talenti tanto da attrarre in Italia creativi di tutto il mondo.

Nella sua carriera Bertelli ha vinto 82 Leoni al Cannes Lion e alla fine del 2017 Adage, tra le più celebri testate di creatività, ha inserito Bertelli nella classifica Creativity 50, insieme a Rihanna, Yayoi Kusama, Melissa McCarty, Stephen Colbert e Edward Enninful. In passato hanno ricevuto tale riconoscimento personaggi italiani del calibro di Franca Sozzani, Maurizio Cattelan e Oliviero Toscani.

Twitter e il Ministero della Salute estendono la funzione di ricerca sul Covid-19

Mentre la comunità globale affronta insieme la pandemia di COVID-19, Twitter continua ad aiutare le persone a trovare informazioni accurate e tempestive in materia di COVID-19 e di vaccini.

Da oggi Twitter ha aggiornato il messaggio realizzato in collaborazione con il Ministero della Salute che appare quando gli utenti in Italia cercano informazioni in materia di COVID-19, includendo anche le informazioni sui vaccini. Ciò assicura che i cittadini trovino agevolmente informazioni corrette da fonti autorevoli quando cercano termini e hashtag legati a questi temi.

Vaccini

#COVID19 è stato l’hashtag più twittato a livello globale nel 2020 e, con la campagna vaccinale attualmente in corso, i cittadini continuano a cercare informazioni sui vaccini su Twitter. Il nuovo messaggio aggiornato permetterà loro di visitare due differenti pagine sul sito del Ministero della Salute in base alle loro esigenze: informazioni generali sul COVID-19 o informazioni sui vaccini anti-COVID-19.

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Ronan Costello, Senior Public Publicy Manager di Twitter in Europa, ha dichiarato:

Twitter può essere un’importante fonte di informazione per molte persone. Abbiamo lavorato con il Ministero della Salute sin dall’inizio della pandemia per assicurarci che i cittadini che utilizzano Twitter abbiano facilmente accesso ad informazioni di salute pubblica accurate e tempestive. Da oggi, abbiamo aggiornato ed ampliato il messaggio che appare in cima ai risultati di ricerca degli utenti per fornire non solo informazioni sul COVID-19, ma anche aggiornamenti in materia di vaccini.

Lanciato a febbraio 2020, il ‘search prompt‘ è un’estensione del messaggio di informazione realizzato proprio per aiutare le persone a trovare informazioni chiare, affidabili e tempestive in materia di COVID-19, vaccinazioni e sicurezza dei vaccini.

A dicembre Twitter ha esteso la sua policy contro la misinformazione in materia di COVID-19 per contrastare tutti i Tweet che propongono contenuti pericolosi, falsi o fuorvianti sui vaccini anti COVID-19, e recentemente questa iniziativa è stata ulteriormente rafforzata con l’inclusione di un sistema mirato che stabilisce quando è necessaria un’ulteriore azione di contrasto.

Questo sistema ha lo scopo di aiutare a sensibilizzare il pubblico sulle policy della piattaforma e contribuire a ridurre ulteriormente la diffusione di informazioni potenzialmente dannose e fuorvianti, in particolare per violazioni ripetute di gravità moderata e critica delle regole di Twitter.

Dall’introduzione della policy sulla disinformazione in materia di COVID-19, sono stati rimossi più di 22.400 Tweet.

Illycaffè si unisce alla Guida Michelin per supportare le Stelle Verdi

Illycaffè, leader globale del caffè di alta qualità sostenibile, e Michelin hanno deciso di intraprendere un ulteriore passo avanti verso la tutela del Pianeta.

Le due aziende, che condividono valori molto simili, lavoreranno insieme per promuovere quei ristoranti che si impegnano per la sostenibilità – preservando le risorse, valorizzando la biodiversità, o riducendo lo spreco alimentare e il consumo di energie non rinnovabili. 

I ristoranti che hanno ricevuto la Stella Verde della Guida MICHELIN fanno parte di un ambizioso network di opinion leader impegnati nella scena gastronomica mondiale; leader di pensiero che contribuiscono sia ad aumentare la consapevolezza sulle sfide della cucina del futuro, sia ad ispirare i propri colleghi all’interno dell’industria gastronomica. Siamo lieti di associarci per la prima volta ad illycaffè, un’azienda particolarmente impegnata nella sostenibilità, con cui condividiamo forti valori. 

Dichiara Gwendal Poullennec, Direttore Internazionale di Guida MICHELIN.

Siamo estremamente onorati di poter annunciare il nostro supporto alle Stelle Verdi della Guida MICHELIN in Europa e negli Stati Uniti, un riconoscimento che premia i ristoranti che sono l’avanguardia di un approccio più sostenibile alla gastronomia. Una straordinaria opportunità per continuare a promuovere la cultura del nostro caffè nel mondo dell’alta ristorazione: molti dei nostri ambassador hanno ricevuto questo prestigioso riconoscimento e speriamo di continuare a sviluppare con i migliori chef internazionali, un percorso di qualità sostenibile sempre più virtuoso.

Afferma Massimiliano Pogliani, Amministratore Delegato di illycaffè.

Stelle Verdi MICHELIN

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Presentata per la prima volta a gennaio 2020 all’evento di lancio dell’edizione francese della Guida MICHELIN, la Stella Verde MICHELIN è il riconoscimento più recente di MICHELIN.

La Stella Verde MICHELIN rappresenta un nuovo punto di riferimento per clienti e professionisti: gli ispettori assegnano il riconoscimento ai ristoranti che più si impegnano ad avere un approccio sostenibile alla gastronomia.

Evidenziando le azioni virtuose e stabilendo dei veri e propri modelli di comportamento, la Guida MICHELIN ambisce a fornire agli chef e agli altri operatori del settore, un contesto in cui far aumentare la consapevolezza della problematica della sostenibilità fra il pubblico, le imprese e nell’intera industria gastronomica.

Illimity e Viafintech in partnership per il versamento contanti

Viafintech e Illimity Bank S.p.A. (“illimity” o la “Banca”) annunciano una partnership che consente ai clienti di illimitybank.com – la banca digitale diretta del Gruppo illimity – di utilizzare la funzione via cash all’interno della loro app di mobile banking.

Via cash

Il servizio, fornito da Viafintech, si trova nell’app della banca sotto la voce “Versamento Contanti” e permette ai clienti di depositare contanti in modo intelligente ed efficiente, mentre fanno la spesa. A partire da oggi, i clienti di illimitybank.com potranno effettuare versamenti anche al supermercato, utilizzando la nuova funzionalità e sfruttando una rete di oltre 1000 Punti Vendita in Italia.

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Il meccanismo è semplice e veloce: per ottenere l’accredito sul conto in modo automatico, il cliente genera un codice a barre direttamente nell’app, che viene poi scansionato alla cassa di un qualsiasi punto vendita, partner di Viafintech. Tra i rivenditori che offrono il servizio ci sono le filiali dei seguenti supermercati: Pam Panorama, Pam Local, Penny Market Italia e Carrefour Italia.

Per noi la collaborazione con Illimity è importante e dimostra come la partnership tra banche e fintech possa portare dei vantaggi, anche in un periodo difficile come questo. Il servizio viacash di viafintech, che permette di accedere in modo rapido a soluzioni specializzate, ne è un esempio. Siamo orgogliosi di lavorare con illimity, dotando la loro app di mobile banking con una funzionalità innovativa, grazie alla quale i clienti possono gestire il denaro in modo digitale, intelligente ed efficiente attraverso i nostri Supermercati partner.

Afferma Giorgio Pessina, Senior Banking Manager Italy di viafintech.

nomadi digitali

Le nuove sfide dei nomadi digitali tra restrizioni e remote working

  • Il nomade digitale è un una persona che riesce a lavorare ovunque grazie agli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia e che ha deciso di non legare la propria vita professionale ad un determinato ed unico luogo.
  • Dal copywriter allo sviluppatore di software, dal community manager al social media strategist: sono davvero tante le professioni a cui può ambire un nomade digitale.
  • Consapevolezza delle proprie capacità, attenta gestione delle finanze, elevato senso di responsabilità: alcune delle skills che potrebbero tornare utili una volta in viaggio.

 

Si è sentito parlare tanto, nell’ultimo anno, di smart working, di telelavoro, di concetti di flessibilità in termini di spazio e tempo per la propria professione. Un po’ meno di nomadismo digitale.

Bisognerebbe partire dal concetto che, grazie alla tecnologia, è già profondamente cambiato il modo di pensare al proprio “posto di lavoro”: la mente va subito al lungo periodo di lavoro da remoto durante il quale milioni di italiani hanno riorganizzato le proprie attività professionali (da oltre un anno) nei rispettivi salotti, cucine e giardini.

Si può continuare con i vari modelli di lavoro flessibile, di cui si è tanto discusso negli ultimi mesi: per esempio il South Working, modello che consentirebbe al dipendente di vivere in un borgo della Costiera Amalfitana, lavorando allo stesso tempo per un’azienda di Torino.

Se da un lato la tecnologia rende percorribile (ove possibile) la via della trasformazione dei metodi di lavoro tradizionali, dall’altro ci si trova di fronte a molti dubbi: mancanza di socialità fra colleghi, appiattimento della contaminazione professionale, attività commerciali che sorgono nei pressi di uffici in difficoltà. Solo per citarne alcuni.

La riflessione è: anche dopo la terza ondata o la conclusione dell’emergenza sanitaria, i nuovi metodi di lavoro e i nuovi stili di vita continueranno a essere parte delle quotidianità di ognuno? I pareri sono ancora discordanti.

Tuttavia, potrà essere in ogni caso utile un breve approfondimento sul nomadismo digitale.

Cos’è il nomadismo digitale

Il nomade digitale è un una persona che può lavorare ovunque grazie agli strumenti messi a disposizione dal mondo digitale, e che per una scelta di vita ha deciso di non legare la propria vita professionale ad un determinato ed unico luogo.

Per il nomade digitale non esistono limiti spaziali, esistono solo luoghi con una connessione a internet e luoghi senza. Curiosità e indipendenza dovrebbero essere elementi chiave per intraprendere questa scelta di vita. Si superano così i concetti di smart working e di telelavoro.

Si tratta di persone che utilizzando gli strumenti tecnologici, notebook, tablet, smartphone e qualsiasi tipo di wearable device, decidono di svolgere il proprio lavoro in piena flessibilità spaziale (e anche in termini di tempo): oggi da Londra, il mese successivo da una meta tropicale.

Non ci sono dei requisiti minimi, tuttavia pare che la regola madre sia “il tuo lavoro deve poter essere svolto al 100% da remoto”.

Potrebbe essere davvero utile avere già delle esperienze professionali consolidate nel proprio campo, in quanto sarà sicuramente necessario saper fronteggiare le difficoltà inerenti al proprio lavoro con una buona dose di indipendenza e con un atteggiamento proattivo.

Le professioni del nomade digitale

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Quali sono i lavori adatti a un nomade digitale?

Beh, non c’è una regola scritta, ma ogni lavoro che può essere svolto al 100% da remoto, e con una connessione internet a disposizione, è un buon lavoro per intraprendere questa strada.

Dal copywriter allo sviluppatore di software, dal community manager al social media strategist o addirittura founder di una startup: sono davvero tanti i lavori digitali che possono essere svolti da qualsiasi latitudine.

Inoltre, occorre una predisposizione all’organizzazione del proprio tempo e un elevato grado di responsabilità professionale per completare ogni giorno i propri task con efficienza e qualità.

In poche parole, saper lavorare per obiettivi. Potrebbero tornare utili anche intraprendenza e spirito di adattamento nei confronti dei nuovi posti da visitare e in cui vivere.

Altre professioni adatte al nomade digitale potrebbero essere, ad esempio, il traduttore, il giornalista, il videomaker.

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Quale meta scegliere

Con la crescita (in termini di utilizzo) delle varie tipologie di lavoro da remoto, molti Paesi hanno offerto negli scorsi mesi la possibilità di lavorare dai propri territori, con “pacchetti” temporanei e dedicati agli smart worker e ai nomadi digitali.

Sono molte le mete adatte per un nomade digitale: a seconda delle proprie esigenze e delle proprie possibilità economiche andrebbero tenute in considerazione variabili come il costo della vita, le attrazioni naturalistiche ed artificiali, il livello di sicurezza, clima e cultura, prima di scegliere il paese dove recarsi per questa esperienza alternativa.

Purtroppo, la situazione di incertezza dovuta alla nuova ondata di contagi (in Italia e in molti altri paesi europei) a causa del virus probabilmente non è il miglior contesto storico per prendere decisioni così significative.

Tuttavia, è anche probabile che, una volta superata l’ennesima fase acuta della pandemia e con il progresso delle campagne vaccinali, sia in Italia che nel resto del mondo cresceranno le possibilità professionali di lavoro in remoto e che molti altri paesi si attrezzeranno per ospitare nomadi digitali da ogni parte del globo.

Economia: gestione delle entrate e delle uscite

La gestione delle finanze è un altro tema da tenere sempre sott’occhio e particolarmente sentito fra i nomadi digitali: non disporre di un’entrata economica fissa a fine mese, deve essere uno stimolo in più per stare attenti alle proprie finanze e bilanciare al meglio le entrate e le uscite.

Potrebbe tornare utile avere a disposizione una somma di denaro nel salvadanaio per fronteggiare eventuali imprevisti, oltre che trovare un equilibrio con tutte le spese fisse da sostenere una volta approcciati a questa nuova esperienza: alloggio, pasti, esperienze culturali, internet sono solo alcune delle voci (fra le uscite economiche) che peseranno sulle finanze del nomade in maniera periodica e ripetuta.

Agende, app per la gestione delle spese, fogli elettronici: l’importante è tenere questo aspetto (particolarmente rilevante) sempre sotto controllo.

Gli “uffici” in giro per il mondo

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Se un vero e proprio ufficio non c’è, quali sono i luoghi dove il nomade digitale può trovare ispirazione e concentrazione? Le soluzioni sono innumerevoli: cafè, spiagge attrezzate, lounge bar ma soprattutto spazi per il co-working.

Il co-working può essere la risposta ad alcune delle difficoltà a cui si può andare incontro quando si cambia spesso città: la mancanza di socialità e la conseguente privazione di contaminazione culturale e professionale.

Ovviamente questo ultimo punto, legato al tema della socialità, viene meno quando è necessario rispettare norme di restrizione e distanziamento sociale per proteggere sé stessi e gli altri da un problema comune come il Covid-19.

Si tratta di una scelta di vita molto affascinante ma, forse, non adatta a tutti.

Bezos ai vertici del mondo. Ecco chi sono i più ricchi del 2021

È Jeff Bezos l’uomo più ricco al mondo. Il fondatore del gigante dell’eCommerce  Amazon per il quarto anno consecutivo domina la classifica annuale stilata dalla rivista Forbes con 177 miliardi di dollari, ben 64 miliardi in più dello scorso anno. È salito al secondo posto con 151 miliardi di dollari, grazie all’aumento delle azioni di Tesla e Amazon, Elon Musk. Al gradino più basso del podio, ma primo in Europa, il magnate dei beni di lusso, Bernard Arnault, anche se la sua fortuna di 150 miliardi di dollari è quasi raddoppiata rispetto ai 76 miliardi di un anno fa, a causa di un aumento del valore delle azioni LVMH.

Se la pandemia da Covid 19 ha accresciuto il divario sociale, con milioni di persone sulla soglia della povertà e la ricchezza concentrata nelle mani di determinati settori, dall’eCommerce, alla tecnologia al food, dall’altro lato il 2021 registra una crescita record di nuovi miliardari: in totale 2.755, con l’ingresso nel gotha dei più ricchi al mondo di 660 nuovi miliardari rispetto al 2020, ovvero uno ogni 17 ore.

In Italia la top ten vede in testa Leonardo del Vecchio, fondatore di Luxottica, l’azienda fondata nel 1961, con un patrimonio stimato in 25,8 miliardi di dollari. Nel ranking anche Giorgio Armani, icona indiscussa della moda made in Italy e Silvio Berlusconi.

È l’italiano più ricco, ma anche il più ricco del Belgio (non avendo più residenza in Italia), Giovanni Ferrero di Nutella, Tic Tac e Kinder Egg, che ha registrato un aumento della sua ricchezza da 10,6 miliardi a 35,1 miliardi. Si aggiungono 11 nuovi miliardari, tra cui Marina e Giuliana Caprotti, che hanno preso il controllo della catena di supermercati Esselunga, e Sergio Stevanato dell’azienda di packaging medicale Stevanato Group.

La 35esima “Forbes World’s Billionaires List”, nella quale si registrano 493 new entry. Tra queste anche Kim Kardashian con il suo primo miliardo di dollari.

Qual è il valore della top ten in totale?

Il totale dei patrimoni delle dieci personalità più ricche del pianetaè stimata in a 1.115 miliardi di dollari, due terzi in più dei 686 miliardi dell’anno scorso. Nel 2021 in quattro hanno un patrimonio pari o superiore a 100 miliardi di dollari, nel 2020 solo era solo Jeff Besoz.

“È stato un anno come nessun altro e non stiamo parlando della pandemia – sottolinea Forbes – Ci sono state offerte pubbliche a fuoco rapido, criptovalute in aumento e prezzi delle azioni alle stelle. Il numero di miliardari nella 35a lista annuale di Forbes dei più ricchi del mondo è esploso a 2.755, senza precedenti, con 660 personalità in più. 493 sono nuovi nella lista, di cui 210 provenienti dalla Cina e da Hong Kong. Altri 250 caduti in passato sono tornati ruggendo. Uno sbalorditivo 86% è più ricco”.

Complessivamente, la somma dei patrimoni dei miliardari vale 13,1 trilioni di dollari, rispetto agli 8 trilioni di dollari del 2020 (ben 5trilioni in più). Gli Stati Uniti ne hanno ancora di più, con 724, seguiti dalla Cina (tra cui Hong Kong e Macao) con 698. La metodologia usata da Forbes ha utilizzato come parametro cardine i prezzi delle azioni e dei tassi di cambio dal 5 marzo per calcolare il patrimonio netto.

Chi sono quindi i più ricchi?

elon musk interview

Elon Musk

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La Top Ten mondiale

Al primo posto Jeff Bezos, con un patrimonio di 177 miliardi di dollari, 64 miliardi in più dello scorso anno. A breve, Besoz, che ha fondato Amazon nel 1994 nel suo garage a Seattle, si dimetterà dalla carica di CEO e diventerà presidente esecutivo alla fine del 2021.

Il segreto del suo successo? Sembra essere contenuto nelle sue parole riportate da Forbes:

“Sapevo che se avessi fallito, non mi sarei mai pentito. Sospettavo che sarei sempre stato ossessionato dal rimorso e dalla decisione di non provarci affatto”. (Jeff Besoz)

Segue Elon Musk, fondatore di Tesla, con 151 miliardi. 126,4 miliardi in più rispetto a un anno fa, quando occupava il 31esimo posto e aveva un patrimonio di 24,6 miliardi.

Terzo sul podio Bernard Arnault, proprietario del gruppo del lusso LVMH, con un patrimonio di 150 miliardi di dollari: l’anno scorso erano 76.

Al quarto posto il fondatore di Microsoft Bill Gates con 124 miliardi di dollari (98 miliardi lo scorso anno)

Al quinto l’ideatore di Facebook Mark Zuckerberg con i suoi 97 miliardi, con un 42,3 miliardi in un anno.

L’imprenditore Warren Buffett è in sesta posizione con un patrimonio di 96 miliardi di dollari: l’anno scorso erano 67,5 miliardi.

Settimo Larry Ellison, cofondatore e CTO della Oracle Corporation, che vanta un patrimonio di 93 miliardi di dollari (+34 miliardi in un anno).

Ottavo il co-fondatore di Google Larry Page  con 91,5 miliardi di dollari, che ha scalato la classifica dai 50,9 miliardi dello scorso anno.

A seguire l’altro co-fondatore di Google Sergey Brin con 89 miliardi di dollari, contro i 49,1 dello scorso anno.

Chiude la top ten Mukesh Ambani, presidente, amministratore delegato e il maggiore azionista di Reliance Industries Limited (84,5 miliardi di dollari, 36,8 lo scorso anno).

Bernard Arnault

E in Europa?

Se il più ricco d’Europa si conferma, seguito dal magnate spagnolo del fast-fashion Amancio Ortega con 77 milairdi di dollari, è la Germania a dominare la classifica per numero di miliardari, con una ricchezza stimata in 3 trilioni di dollari, al riparo dai danni finanziari causati dalla pandemia di coronavirus.

Sono 628 i miliardari europei classificati da Forbes, rispetto ai 511 dell’anno precedente. Come gruppo, sono 1 trilione di dollari in più rispetto a un anno fa: “Il che suggerisce – scrive Forbes – che per i ricchi, l’anno della pandemia è stato redditizio”.

I miliardari italiani sono 51, compresi i non residenti, (contro 36 nel 2020), con un patrimonio netto totale di 204,5 miliardi rispetto ai 125,6 miliardi nel 2020

Leonardo del Vecchio

La top ten italiana

Il più ricco, fondatore di Luxottica, con 25,8 miliardi di dollari, in 62esima posizione.

Seconda la donna più ricca d’Italia, Massimiliana Landini che, con un patrimonio di 9,1 miliardi di dollari, erede insieme ai figli del gigante della farmaceutica Menarini.

Segue re Giorgio Armani con un patrimonio netto stimato di 7,7 miliardi di dollari.

Quarto in Italia Silvio Berlusconi & Family con 7,6 miliardi di dollari, con imprese nel settore media, editoriale, publishing.

Quinto Giuseppe De’ Longhi con un patrimonio di 5,2 miliardi di dollari.

Sesto posto per Gustavo Denegri, presidente di DiaSorin, con 5,1 miliardi.

Settima ed ottava posizione per Patrizio Bertelli, amministratore delegato del gruppo Prada e per la moglie, la stilista Miuccia Prada con 4,6 miliardi.

Segue Luca Garavoglia, presidente del gruppo Campari, con 4,2 miliardi di dollari

Ai piedi della top ten italiana Piero Ferrari con 4,1 miliardi di dollari.

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