Sotto tag Manager di Personas

come cercano lavoro i giovani

Podcast e Social Media: come cercano lavoro le nuove generazioni

L’orientamento, questo sconosciuto. O meglio: non troppo riconosciuto.

Nel mondo del lavoro, troppo spesso si è confuso (e si continua tuttora a confondere) con l’adattamento. Quest’ultimo è, in realtà, una strategia di sopravvivenza degli esseri viventi che viene espressa nei contesti naturali, mentre l’orientamento dovrebbe riguardare il processo che il soggetto che lo desidera deve svolgere per diventare consapevole della propria posizione rispetto a un punto fisso (nel caso dello spazio geografico il sole e i punti cardinali).

Mai come in questo periodo storico le persone, e soprattutto i più giovani, hanno bisogno e devono necessariamente orientarsi per conferire senso alla propria esistenza in un mondo complesso, privo di confini e al contempo denso di opportunità e stimoli differenti.

Un’indagine (pre-pandemia) di Studenti.it raccontava quanto fosse indispensabile l’orientamento per i giovanissimi: non solo come supporto educativo alla crescita individuale e professionale, ma soprattutto perché oltre il 60% dei 12.000 intervistati dichiarava di non averlo ricevuto o di non esserne per nulla soddisfatti.

Gli investimenti nelle cosiddette “politiche attive” per il lavoro negli ultimi tempi sono stati messi in ombra dall’enfasi sulle politiche “passive” e da alcuni approcci più assistenzialistici del welfare state. L’orientamento invece dovrebbe essere la chiave di volta per supportare una congiuntura economica che si dimostra sicuramente difficile.

Perché orientamento al lavoro non significa necessariamente “adattamento al datore di lavoro”.

La pandemia è stata un’occasione, anche se in certi casi frustrante, infatti, di trasformare alcune insoddisfazioni in cambiamenti, e le nuove tendenze sulle nuove generazioni raccontano la voglia di distaccarsi dal lavoro come è inteso in senso tradizionale. Sono tantissimi i giovani che decidono di abbandonare dei lavori stabili per avviare nuove attività.

LEGGI ANCHE: Yolo Economy e il coraggio di cambiare lavoro

Ma come fanno allora le nuove generazioni a raccogliere le informazioni utili per destreggiarsi nel labirinto della ricerca attiva di lavoro? Se gli strumenti istituzionali non sono sufficienti, la ricerca autonoma diventa favorita, sebbene possa implicare alcuni errori di metodo.

Sempre secondo la stessa ricerca, il criterio che solitamente guida la scelta del percorso accademico, ad esempio, è la scelta “di pancia” per il 49% degli intervistati; con il 19%, vengono le richieste del mondo del lavoro, per l’8% degli intervistati conta la sede dell’Ateneo mentre il 5% si affida ai consigli di parenti e amici.

Quali sono i canali con cui in Italia si trova più facilmente lavoro?

Un rapporto Inapp di qualche anno fa (2016) indicava che il , il 33,1% dei job seeker trova un lavoro puntando sul networking a partire dagli amici, dai parenti e dai conoscenti, un quinto (20,4%) riesce inviando un’auto-candidatura. Secondo questa indagine le agenzie del lavoro sono efficaci solo per un 5,6% dei lavoratori, probabilmente perché utilizzate solo da aziende medio-grandi che rappresentano solo una piccola fetta del mercato.

Non dimentichiamo che più dell’80% delle imprese in Italia sono piccole o micro-imprese con meno di 10 dipendenti.

Gli annunci di lavoro, che sono stati forse lo strumento delle generazioni del passato (e che forse sono tramandati culturalmente come mezzo di ricerca di padre/madre in figlio) riescono a permettere il match a solamente il 2,6% dei disoccupati, nonostante la stragrande maggioranza dei job seeker “applica” alle opportunità aperte.

Secondo un rapporto ANPAL che analizza dati dello stesso periodo, il canale informale (richieste a parenti, amici e conoscenti) si conferma come la principale strategia di ricerca di un lavoro, con percentuali medie di utilizzo, negli ultimi 10 anni, superiori all’80%.

La consultazione di annunci su giornali e riviste è stata, invece, definitivamente scalzata dalla diffusione dell’utilizzo di internet. Infatti, il suo utilizzo è cresciuto di ben oltre 20 punti percentuali, attestandosi, nell’ultimo anno, al 60%.

Anche per l’Employer Brand Research 2021 di Randstad, nella ricerca di un nuovo lavoro il canale privilegiato resta quello dei contatti personali: il passaparola è stato indicato dal 32% del campione come il metodo migliore per trovare un nuovo lavoro.

I datori di lavoro che cercano personale, infatti, attingono molto spesso a risorse con referenze fidate (anche perché non dispongono di una funzione HR o il budget per investire su altre tipologie di intermediazione).

Come emerge dalla ricerca, nel 52% dei casi i candidati cercherebbero prima di tutto il sito web dell’azienda, e i relativi social media, per raccogliere informazioni sul potenziale datore di lavoro. Questi spazi virtuali rimangono, perciò, la fonte di informazione principale per approfondire la conoscenza di una determinata organizzazione e, di conseguenza, arrivare preparati ad un eventuale colloquio di lavoro.

colloquio di lavoro

Già dalle analisi di Adecco del 2019 (Work Trend Study) i social media come strumento utilizzato dai job seeker crescevano di anno, in anno, con la prevalenza naturale di Linkedin (circa il 60% del campione), ma in buona compagnia di Facebook (intorno al 30%), Instagram (10%) e Twitter (4%).

Negli ultimi due anni, però, lo scenario digitale si è trasformato molto e l’affermazione di nuovi social network, esplosi ancora di più durante la pandemia, sta modificando notevolmente anche le opportunità di ricerca e conoscenza del mondo del lavoro, anche se al contempo rischia di confondere ancora di più le idee.

Instagram, Tik Tok e le frontiere digitali dei job tips

Essere in grado di rafforzare e qualificare la propria rete di conoscenze si conferma comunque un valore aggiunto, potenziato enormemente dall’effetto moltiplicatore dei social network. Linkedin e gli altri social media, sempre più in crescita, consentono di veicolare informazioni, consigli, tips&tricks che anche a solo cinque o sei anni fa non erano così disponibili alla grande maggioranza dei giovani job seekers.

Tra gli effetti del periodo dei lockdown, c’è stata la proliferazione di tantissime pagine e profili di professionisti che si sono dedicati a raccontare il lavoro e il mondo del business, a suggerire contenuti e temi propri dell’orientamento al lavoro e del mondo della selezione in azienda.

Linkedin rimane il principale social dedicato al mondo del lavoro, ma sono sempre di più le evoluzioni di questi temi sulle piattaforme più frequentate dalle nuove generazioni.

LinkedIn conta 18,6 milioni di utenti in Italia (il 57% sono uomini e il 43% donne) e più della metà ha ricevuto un’istruzione. L’età media degli utenti Linkedin però si concentra principalmente fra i 25 e i 34 anni e per i più giovani l’esperienza del social network professionale continua ad essere meno attiva rispetto alle fasce di età di junior professional.

Quali sono allora le pagine da seguire? In questa gemmazione continua di account che raccontano di crescita personale, lavoro, selezione e scelte universitarie provo a dare la mia personalissima (e non esaustiva) lista.

In primis sono le pagine Instagram quelle in cui alcuni professionisti si sono cimentati nell’ultimo periodo a dedicarsi sul piano personale a trasmettere le loro conoscenze sui processi di recruiting e sull’orientamento al lavoro, mettendosi a disposizione delle community di giovani follower che continuamente interagiscono e chiedono lumi sul mondo del lavoro.

Ecco una loro “short list”, partendo dai profili che spiegano i processi e i trucchi della selezione in azienda:

  • Fabiana Andreani (@fabiana.manager), professionista d’azienda specializzata nell’orientamento di giovani, oramai vera influencer da +100K follower che senza sosta pubblica storie e video per consigliare sulle scelte di carriera
  • Gaia Alaimo, che con la sua @yourmillennialmentor (10K followers) che supporta la community di ragazze e ragazzi attraverso il career coaching ed esperienze di mentoring tra Millennials e ZedGen
  • Sara Gigliotti, recruiter d’azienda, che sul suo profilo personale @human.recruiter (10K followers) attrae e consiglia i giovani con i segreti del mestiere HR, raccontando le peripezie e il POV aziendale delle selezioni
  • Sonia Gentile, psicologa e manager delle risorse umane in azienda, sulla pagina personale @sonia_careetips (+5K followers) si dedica a supportare la ricerca del lavoro dei più giovani anche attraverso strumenti e consigli per valutarsi e affrontare i momenti della selezione con tips&tricks di taglio psicologico
  • Martina Torri, anch’essa psicologa ed HR in azienda su @lapsicologaconlevans (+3K followers) si è data la missione di aiutare chi, come lei pochi anni prima, si trova in una fase di transizione dallo studio al lavoro
  • Sabrina Grazini, consulente del lavoro, che su @sabrine_graz (+4K followers) spiega con grande semplicità i cavilli amministrativi e le norme che riguardano la retribuzione sul posto di lavoro
  • Daniele Vezza, creator digitale, docente universitario e professionista d’azienda, su @danibisnes (+14K followers) diffonde consigli sul mondo del lavoro nelle organizzazioni e sui processi di selezione.
  • Gioia Novena, Linkedin Top Voice 2021 e sua sorella Guenda, attraverso la community @nextopp_official (3K followers), molto attiva su Linkedin, si impegnano a far migliorare lo sviluppo delle soft skills e del personal branding per la crescita professionale.

Da seguire su IG anche le pagine che riescono ad orientare nel mondo del lavoro attraverso lo storytelling delle professioni e dei mestieri. “Conosci il professionista che vuoi diventare” è in qualche modo il mantra che aiuta, attraverso interviste, dirette e coinvolgimenti social, tanti professionisti, aziendali e non, nelle pagine di:

  • @talkinpills (+30K followers), fondata da Carolina Sansoni e Ludovica Tofanelli, che fornisce quotidianamente pillole di conoscenza del mondo lavorativo, con la maestria delle competenze di digital marketing;
  • @justknock (+10K followers) di Marianna Poletti che come start-up da diversi anni mette in collegamento giovani e aziende attraverso il blind recruiting e le call for ideas;
  • @truemillennials (10K followers) di Marco Aiuto che attraverso l’ascolto di junior professionals già all’interno delle aziende ispirano e preparano alla carriera i giovani seguaci della community;
  • @smartfutureacademy (+2,5 K followers), organizzazione no-profit che si rivolge a studenti di scuola e giovani e che organizza eventi virtuali e dal vivo per orientare alle professioni su tutto il territorio nazionale.

Oltre Instagram, i nuovi confini tracciati da Tik Tok nell’interazione con le nuovissime generazioni ha portato allo sviluppo di TikTokers che si dedicano a consigliare e orientare per la carriera e le scelte personali di centinaia di migliaia di ZedGen. Oltre a Fabiana Andreani e Gaia Alaimo, già citate precedentemente, e delle altre pagine che ritrovate quasi tutte anche su TikTok, vale la pena fare un giro tra gli account della life coach Angela Papi @angela_papi (+250K follower), Maria Grazia Balducchi, consulente HR (@risorse_umane, +11K follower), Elena Davanzo (@fashionel, +15K follower) per l’interesse specifico di carriera nella moda.

Non ho evidenza ancora di streamers italiani che siano riusciti a sviluppare con successo un canale Twitch dedicato a orientare i giovani attraverso video IRL (magari nella categoria “Just Chatting”) che permette agli spettatori di interagire direttamente, a differenza di quanto avviene sugli altri social, dando la possibilità di rispondere in diretta alle domande dei fan.

giovani che cercano lavoro

Podcasting e orientamento: imparare a cercare lavoro con l’ascolto

I recenti sviluppi del tema dell’audio a partire da ClubHouse (e tutte gli altri sviluppi di questi mesi, da dagli Spaces di Twitter, al potenziamento delle chat vocali di Telegram, alle room dedicate all’interazione vocale di Facebook e Slack) alle ultime news relative alle stanze audio di Linkedin, possono far tenere in considerazione altri canali di orientamento e job tips che possono essere seguiti per tenersi informati o cogliere spunti per le proprie scelte professionali e di carriera.

LEGGI ANCHE: LinkedIn crea la sua ClubHouse: a breve le stanze audio

Su ClubHouse, tra le room in italiano da seguire segnaliamo quelle di HR Italia Club (www.clubhouse.com/club/hr-italia), frequentate per lo più da HR Manager ed esperti di risorse umane che in alcuni appuntamenti dedicati forniscono consigli utili e “backstage” del mondo HR ai job seeker partecipanti.

Proseguendo nel mondo dell’audio, l’ascesa continua del podcasting e l’incremento esponenziali di ascolti degli ultimi anni ha permesso la nascita di serie dedicate all’orientamento al lavoro da gustare su Spotify e su tutte le altre piattaforme di ascolto. Cito i primi esperimenti di orientamento e tip&tricks sulla carriera professionale che puntano sull’ascolto come modalità per raggiungere più intimamente cuore e mente degli ascoltatori in cerca di un’occupazione:

  • Job Busters” il podcast firmato Adecco condotto dalla content creator YouTube Federica Mutti che intervista diversi professionisti per sfatare i falsi miti sul mondo del lavoro;
  • Beyond Business Podcast che racconta i dietro le quinte delle storie formative e professionali di ospiti provenienti dal mondo del lavoro e offre agli ascoltatori nuovi punti di vista per fornire strumenti utili e far trovare “la propria strada nella vita”;
  • Il Suono del Lavoro”, la serie di That’s Y che raccoglie decine e decine di voci di HR Manager, HR Director e Recruiter di grandi aziende multinazionali che offrono i loro spunti di incoraggiamento e qualche segreto per affrontare al meglio il percorso di avvicinamento dei giovani alle aziende.

LEGGI ANCHE: Come cambia il mondo del lavoro: la nuova frontiera dell’orientamento è il podcast

I metodi tradizionali e il “phygital” career guidance

Non mancano dunque le opportunità per informarsi sul mondo del lavoro e sui processi che caratterizzano la selezione in azienda.

La spinta del digitale, da Linkedin in poi, ha permesso di avvicinare molto più facilmente i protagonisti del mondo del lavoro nelle organizzazioni ai giovani, in alcuni casi senza interagire con le Università e gli altri player di intermediazione. Un conto è però la selezione vera e propria, un conto è l’orientamento utilizzato sempre di più anche dai brand come contenuto di attrattività e di awareness.

Sta di fatto che il mondo del lavoro sta subendo un’ulteriore trasformazione e un momento delicato dal punto di vista occupazionale, e la moltiplicazione delle informazioni su tanti canali, rischia di aumentare per certi versi la complessità e il filtraggio delle informazioni utili per il singolo job seeker.

Giovani, in cerca di prime occupazioni, che meditano però anche percorsi alternativi a quelli standardizzati che offrono le grandi organizzazioni.

LEGGI ANCHE: Largo al lavoro liquido: è finita l’era dei percorsi lavorativi lineari

Vanno quindi sostenute anche tutte le occasioni reali di incontro e avvicinamento al mondo del lavoro. Soprattutto quelle in grado di sostenere le persone ad affrontare e gestire i cambiamenti, che rendono gli individui autonomi nelle scelte di orientamento, che sviluppano e fanno scoprire concretamente le risorse delle persone e che sono consapevoli che la grande difficoltà è sempre quella di coniugare le progettualità personali alle esigenze, più o meno chiare, del mondo del lavoro.

Perché, come dice Tony Watts, Professore di Career Development alla Derby University,Istruzione e l’orientamento professionale fanno parte di un processo profondamente politico. Funzionano da interfaccia tra l’individuo e la società, tra sé stessi e le opportunità, tra le aspirazioni e il realismo. Facilitano l’allocazione delle life chances. In una società in cui le life chances sono distribuite in maniera diseguale, affrontano il problema di rinforzare tali disuguaglianze o ridurle”.

Come fanno, ad esempio, le start-up di Talents Venture che lavora con Università e Scuole sui temi dell’orientamento allo studio o Job Club, che sul territorio sviluppa un metodo che punta molto a livello territoriale sulla potenza del networking e la qualità delle relazioni.

Nell’era della conoscenza e dell’economia immateriale le capacità distintive dell’essere umano di sviluppare competenze generaliste e specialistiche utili nella ricerca dell’autorealizzazione si è sempre più consolidata.

L’orientamento deve diventare sempre di più un apprendimento intenzionale che supporta individui e gruppi a considerare e riconsiderare continuamente il lavoro, il tempo libero e la formazione personale alla luce di nuove informazioni ed esperienze da intraprendere.

Deve formare sempre di più alla costruzione di coscienza critica (e al riconoscimento delle fake news), al riconoscimento delle proprie vulnerabilità (ed educare al fallimento), mettere in dubbio ciò che è “normale” (e aprire alle diversità), incoraggiare le persone a lavorare insieme (cercando lavoro in team o superando le barriere di differenza generazionale) e preparare a lavorare su livelli diversi e, perché no, contemporaneamente a lavori diversi.

La grande sfida è rendere “phygital” anche l’orientamento al lavoro, affinché non sia solo ricezione di stimoli rapidi e frammentati tra stories dei social media, streaming e call to action digitali, ma anche relazione umana, crescita personale e scambio collaborativo tra persone. Giovani e meno giovani.

Affinché il senso di “libertà” data dall’euforia digitale e dalla potenza delle connessioni non diventi, come nel protagonista di “Kafka sulla spiaggia”, un rafforzamento del senso di solitudine e di smarrimento nel giovane job seeker:

Sono libero, mi dico. Chiudo gli occhi e per un po’ penso a questa mia nuova libertà. Ma non riesco a capire bene che cosa significhi il fatto che sono libero. Quello che capisco adesso è semplicemente che sono solo. Solo e in un paese che non conosco. Come un esploratore solitario che ha perso bussola e mappe. È questo che significa essere liberi? Non lo so, e allora rinuncio a pensarci” (Haruki Murakami).

Perché mettere in sicurezza il tuo sito è una priorità (anche se sei una PMI)

Viviamo in un mondo sempre più digitalizzato: quando acquistiamo, quando cerchiamo quello che ci serve, mentre studiamo o lavoriamo, interagiamo sempre più con il web e le sue specificità, senza renderci conto che disseminiamo – come piccoli Hansel e Gretel – briciole fatte di informazioni sensibili.

Interagire online, d’altronde, produce informazioni: e questo continuo lasciare tracce, incontrarsi, scambiarsi dati, attira l’attenzione di chi con il furto di quelle miriadi di frammenti informativi può arricchirsi.

Come? Vendendoli o sfruttandoli per scopi non trasparenti o scorretti: un commercio floridissimo in un mondo che è ormai a trazione digitale.

Dietro questi crimini (perché di questo si tratta) ci sono gli autori di attacchi informatici. Non si tratta solo di hacker o di semplici nerd, ma di professionisti esperti e con grandi competenze, lontani dall’immaginario collettivo che li ritrae come goffi ragazzotti chiusi nel buio della cameretta ad armeggiare con complicatissimi linguaggi di programmazione.

Alcuni, scrivendo codice, possono fare danni ad aziende e privati cittadini: vediamo come.

sicurezza-digitale

La “forma” degli attacchi informatici

Secondo il rapporto Clusit 2021, un documento molto utile per comprendere il fenomeno, gli attacchi informatici hanno registrato un’impennata notevole nel 2020: se raffrontata al 2019, parliamo di un 12% in più.

Ma come sono fatti, letteralmente, questi “attacchi”?

Il più famoso è del tipo conosciuto come “cybercrime”, letteralmente crimine informatico. In parole povere, sono tutte quelle azioni finalizzate a truffare e rubare, come usare le credenziali altrui per accedere ad aree riservate o il furto di identità. Nel 2020 sono stati il 9% in più rispetto al 2019 (e il trend è ovviamente ancora in crescita). 

Ci sono altre forme di attacco informatico: l’Hacktivism, lo spionaggio e le cosiddette cyber warfare, la guerra fra stati di cui tanto si è sentito parlare nei telegiornali.

Vittime dei cybercrime sono molto spesso le aziende, che vengono colpite nelle loro infrastrutture, come reti o siti istituzionali: non è un caso che con l’aumento dell’attività da remoto dovuta alla pandemia, moltissime imprese si siano dotate di protezioni più capillari.

Sempre nel rapporto Clusit si legge come la remotizzazione del lavoro abbia cambiato gli obiettivi dei criminali digitali: si è ridotto di circa il 18% il numero di attacchi informatici rivolti a infrastrutture digitali, ma questo non significa che la situazione sia migliorata.

Se le reti principali erano diventate più difficili da colpire, allora perché non attaccare gli end-point, ossia il singolo device del dipendente?

Proprio così: nell’ultimo anno ad aumentare sono state le azioni che hanno messo nel mirino non tanto le reti dell’azienda, i suoi server, le sue centrali, ma i computer singoli dei dipendenti.

Per capire il fenomeno: si calcola che il numero di infezioni su singoli PC personali sia praticamente raddoppiato nel 2020 rispetto al 2019, dato che da 45.000 infezioni siamo passate a 85.000.

Insomma, nessuno è immune dagli attacchi informatici, a maggior ragione quelle realtà che sul web ci sono arrivate da poco e ancora devono “entrare” nella mentalità di proteggersi.

5 semplici consigli per mettere in sicurezza il tuo blog su WordPress

Proteggersi, per vendersi meglio

Questa generale presa di coscienza si scontra con la realtà, dato che lo scenario italiano propone una situazione alquanto frammentata: circa un terzo degli esperti di sicurezza informatica in Italia ammette di non avere una strategia contro il crimine informatico, mentre il 43% dei professionisti ritiene di doverne mettere in cantiere una entro i prossimi 18 mesi. Proiezioni che non sono avulse dal mondo delle PMI, che a dispetto di quanto si crede possono essere facilmente oggetto di attacchi di questo genere.

In particolare, non si deve abbassare la guardia se si è aziende (piccole e grandi non importa) che operano con l’ausilio di strumenti che impiegano grandi database per funzionare, o che realizzano campagne di advertising online (raccogliendo così tanti dati di clienti e prospect): una buona protezione delle informazioni non è solo una tutela del segreto industriale a disposizione, ma anche una garanzia di serietà per i propri clienti.

C’è poi un risvolto non secondario, cioè che la sicurezza può diventare una leva promozionale: chi infatti ti garantisce una tutela dei dati ha sicuramente una marcia in più rispetto alla concorrenza. Un aspetto da non sottovalutare. 

Il problema è “come” lavorare per garantirla, la sicurezza. Per farlo bisogna partire dalle infrastrutture che ospitano le properties aziendali, dall’hosting alla tecnologia cloud, le quali devono essere performanti e assicurare qualità.

Capire come queste siano effettivamente efficienti non è complicato: sul mercato infatti è possibile reperire tool in grado di diagnosticare lo stato di salute di dette infrastrutture, evidenziando i punti di debolezza e indicando dove intervenire.

Uno dei più performanti presenti sul mercato è Marxec, un sistema di controllo altamente evoluto che lavora attraverso i principi di intelligenza artificiale.

La tecnologia dell'Intelligenza Artificiale avrà un ruolo sempre più prioritario, e registrerà un incremento del 20%

Sviluppato da Gmg Net, un’azienda tutta italiana operante nel campo della sicurezza digitale e affiliata alla Clusit (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica), Marxec opera grazie a un algoritmo che permette di verificare se un sito, un portale eCommerce, una landing page siano sotto attacco informatico, identificando sin da subito se siano stati installati file dannosi o terze parti potenzialmente pericolose, ed evidenziando quali possano essere gli interventi da mettere in opera per risolvere ogni minaccia.

Marxec è insomma una sorta di guardiano silente che protegge e garantisce di individuare eventuali intromissioni, rintracciando in pochissimo tempo eventuali componenti malevoli che possono compromettere la sicurezza di un’infrastruttura digitale: ciò che serve per combattere nemici invisibili e sempre più agguerriti.

Con la venuta del New Normal, il digitale e l’analogico si intrecceranno sempre più, fondendosi: compito delle aziende sarà mettersi al riparo dai tanti malintenzionati che quotidianamente cercano di danneggiare le attività altrui, proteggendosi con strumenti adeguati. Come Marxec.

facebook social commerce

Social Commerce: Facebook annuncia Shops su WhatsApp e altre novità

Facebook ha annunciato nuovi modi per fare acquisti attraverso le proprie app, insieme a soluzioni per le aziende per personalizzare lo shopping con inserzioni e investimenti in tecnologie che daranno forma alle esperienze di shopping di domani.

L’annuncio delle nuove funzioni è arrivato dal CEO di Facebook in persona, Mark Zuckerberg, durante una Live Audio, e diffuso attraverso un post nella newsroom e in un blog post su Facebook for Business con tutti i relativi dettagli.

Il modo in cui le persone fanno acquisti è cambiato negli ultimi decenni: si è passati dal visitare i centri commerciali al fare acquisti online e, ora, a provare virtualmente gli occhiali da sole dal proprio divano.

Lo shopping fa parte da anni del DNA di Facebook, con brand del mondo retail che utilizzano annunci personalizzati per raggiungere i clienti. Lo scorso anno, quando il COVID-19 ha bloccato le attività economiche locali, Facebook ha accelerato il lancio di Shops per aiutare le imprese a vendere online.

Una tendenza, quella del social commerce, su cui l’azienda di Mark Zuckerberg punta perché crede fortemente che non sia un fenomeno temporaneo: un consumatore su tre, a livello globale, afferma di voler passare meno tempo in negozio anche dopo la fine della pandemia, e quasi tre quarti dichiarano di trarre ispirazione per lo shopping da Facebook, Instagram, Messenger o WhatsApp.

Facebook è quindi intenzionata a continuare a investire in Shops, rinunciando a richiedere commissioni alle aziende fino a giugno 2022.

LEGGI ANCHE: Compreremo su Facebook e Pinterest: il Social Commerce sta rivoluzionando lo shopping

shop su whatsapp

Shops disponibile per più persone

Secondo i dati diffusi dall’azienda di Palo Alto, oggi Shops può contare su oltre 300 milioni di visitatori mensili e più di 1,2 milioni di Shops attivi mensilmente, ma l’obiettivo è quello di rendere ancora più semplice per le persone scoprire prodotti e fare acquisti sul social media, attraverso due step già previsti:

  • permettere alle aziende di alcuni Paesi selezionati di mostrare il loro Shop su WhatsApp
  • a partire dagli Stati Uniti, consentire di portare i prodotti di Shops su Marketplace, aiutando i business a raggiungere oltre 1 miliardo di persone che a livello globale che visitano Marketplace ogni mese.

shops su marketplace

Particolare attenzione verrà data anche alla soddisfazione delle persone che acquistano online: ci sarà infatti un’implementazione delle recensioni dei prodotti negli Shops su Instagram e la visualizzazione di foto e video della community. L’idea è quella di aiutare le persone a prendere decisioni più consapevoli su cosa comprare e permettere alle aziende di ricevere feedback sul loro operato.

Personalizzare il percorso d’acquisto con le inserzioni

Anche le soluzioni pubblicitarie per Shops verranno personalizzate, in modo da fornire esperienze pubblicitarie uniche basate sulle preferenze di acquisto delle persone.

Ad esempio, Facebook sta testando la possibilità per le aziende di indirizzare i consumatori dove è più probabile, in base al loro comportamento di acquisto, che comprino qualcosa, come una selezione di prodotti a cui potrebbero essere interessanti in uno Shop o sul sito web di un’azienda.

La scelta sarà possibile grazie a strumenti già a disposizione delle aziende che le aiutano a trovare il pubblico giusto, come il Pubblico personalizzato e inserzioni con tag di prodotto, che consentono ai business di indirizzare le persone al loro Shop direttamente da un annuncio. Nel complesso, questo insieme di soluzioni personalizzate per le inserzioni in Shops può aiutare le aziende a portare i clienti dalla fase di scoperta a quella di acquisto.

Nuove tecnologie per potenziare il futuro dello shopping

Anche le tecnologie come la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale faranno la loro parte in questo cambiamento. Questo nuovo approccio all’acquisto sarà, con grande probabilità, il modo in cui faremo shopping in futuro.

Il gruppo di Facebook sta quindi investendo in tecnologie immersive come la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale, che saranno le fondamenta del modo in cui faremo acquisti online in futuro. Con i nuovi strumenti di scoperta visuale su Instagram, stiamo aiutando i consumatori a trovare nuovi prodotti, e con le esperienze di Realtà Aumentata stiamo aiutando le persone a visualizzare gli articoli prima dell’acquisto.

instagram visual search

Su Instagram, lo shopping inizia con la scoperta visiva. Ogni giorno le persone scorrono attraverso l’app fermandosi quando vedono dei contenuti che le ispirano, un momento che diventa un punto di partenza per il percorso di acquisto.

Quest’anno il social media inizierà a testare una nuova ricerca visuale alimentata dall’Intelligenza Artificiale. La ricerca visuale aiuta le persone a trovare prodotti simili tra loro semplicemente toccando l’immagine di un abito che gli piace. In futuro sarà possibile semplicemente scattare una foto per avviare una ricerca visuale.

instagram visual search

Anche se i negozi stanno riaprendo in molti paesi, due terzi delle persone che fanno acquisti online affermano che vorrebbero provare “virtualmente” i prodotti stando comodamente a casa propria.

Per aiutare i consumatori a valutare meglio la vestibilità di un prodotto prima dell’acquisto, le app di casa Facebook stanno rendendo più facile per i brand creare esperienze di prova con la Realtà Aumentata in Shops attraverso nuove integrazioni API con Modiface e Perfect Corp e stanno anche introducendo nuovi strumenti per aiutare i brand a includere cataloghi di prodotti in Realtà Aumentata nelle inserzioni, per mostrare automaticamente prodotti rilevanti per le persone, in base ai loro interessi.

 

#Tech4Pride: i big del tech sostengono i diritti della comunità LGBTQA+

Mentre l’onda Pride torna a colorare l’estate italiana, eBay, Facebook, Google, Spotify e TikTok scendono in campo, per la prima volta insieme, per sostenere la comunità LGBTQA+ e celebrare la Milano Pride Week con la bandiera #Tech4Pride.

A partire dalle 22:00 di mercoledì 23 giugno e per tutta la settimana del Pride le cinque società, unite a sostegno dei diritti LGBTQA+ e con il Patrocinio del Comune di Milano, illumineranno dei colori dell’arcobaleno lo storico palazzo sede del Comune

Un’illuminazione fisica, ma soprattutto metaforica, che vuole accendere i riflettori sull’importanza di sostenere un luogo sicuro per ragazze e ragazzi respinti dalle loro famiglie dopo aver fatto coming out. L’iniziativa congiunta, infatti, va a sostegno di Casa Arcobaleno,  una Casa per i ragazzi discriminati per il loro orientamento sessuale e identità di genere. Il progetto di Casa Arcobaleno è integrato con il Rainbow desk, ovvero lo sportello di filtro per l’accesso alla Casa, aiuto e orientamento. Il servizio è stato affidato con procedura ad evidenza pubblica e con coprogettazione a Spazio Aperto Servizi e Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, ed è attivo dal 2019. 

pride, diversity management

LEGGI ANCHE: Pride Month: come i brand stanno avvicinando le community LGBTQ+

Casa Arcobaleno è un luogo che accoglie i giovani discriminati dalle famiglie di origine per il loro orientamento sessuale, l’identità di genere o per il percorso di transizione avviato. E’ un ambiente protetto per tutti coloro che dopo il coming out si ritrovano senza una casa e senza una famiglia. Offre un posto sicuro dove sentirsi accolti per realizzare il proprio progetto di vita, seguendo i propri desideri.

Sono felice che anche quest’anno Palazzo Marino torni a illuminarsi dei colori dell’arcobaleno e che, per la prima volta, lo faccia per quattro sere, dal 23 al 26 giugno. Ringrazio eBay, Facebook, Google, Spotify e TikTok per aver deciso di sponsorizzare questa iniziativa e per supportarci nella promozione delle attività di Casa Arcobaleno. Ancora troppo spesso le cronache ci raccontano di casi di discriminazione sessuale e di genere. Per questo motivo, nella battaglia a sostegno dei diritti LGBTQA+, per Milano è importante poter contare sui nuovi luoghi sociali digitali frequentati soprattutto dai ragazzi: insieme possiamo fare la differenza nella promozione dei diritti e nella diffusione della cultura della condivisione, della solidarietà e della tolleranza.

Ha commentato il Sindaco di Milano Giuseppe Sala.

Milano Pride Week

Il supporto a Casa Arcobaleno va oltre l’illuminazione di Palazzo Marino: ciascuna delle cinque aziende aiuterà infatti Casa Arcobaleno a portare avanti la propria missione, con l’obiettivo di farsi conoscere ancora di più, sensibilizzare il maggior numero di persone e raccogliere fondi a sostegno della struttura.

Oltre a essere il promotore dell’iniziativa Tech for Pride, Google continuerà – sulla scia della collaborazione già avviata nel 2020 – a supportare gli ospiti di Casa Arcobaleno nel percorso di acquisizione di competenze utili per un efficace inserimento nel mondo del lavoro, attraverso un programma di formazione personalizzato e multidisciplinare. 

LEGGI ANCHE: 9 idee per riutilizzare i contenuti e riproporli come nuovi

Facebook avvierà, invece, un’attività di formazione per aiutare Casa Arcobaleno a far crescere la propria presenza online e a raggiungere il maggior numero di persone sfruttando nuove piattaforme, come Instagram.

eBay metterà a disposizione il marketplace e attiverà la propria community nella campagna “Non tenertelo per te” (#TogetherInvincible): una serie di influencer, tra cui alcuni esponenti della comunità LGBTQA+, metteranno all’asta su eBay.it oggetti il cui ricavato sarà interamente devoluto a favore di Casa Arcobaleno, per sostenere economicamente le iniziative dell’Associazione. Qui il link per partecipare all’asta.

Spotify offrirà spazi di visibilità sulla propria piattaforma, aiutando così Casa Arcobaleno a far conoscere la propria causa a milioni di ascoltatori e a raccogliere nuovi sostenitori intorno ad essa.

L’evento davanti a Palazzo Marino sarà protagonista di una LIVE su TikTok, la popolare app di video sharing, alle ore 21:30 di mercoledì 23 giugno. Protagonisti della LIVE il creator @damn.tee e il team di Casa Arcobaleno, che presenterà il proprio progetto all’interno del ricco palinsesto del #ForYourPride che durante tutto il mese di giugno ha accompagnato la community di TikTok. 

mauro rubin

Migliorare il business con la Realtà Aumentata, ecco come si fa

JoinPad è una delle società di Realtà Aumentata più avanzate nel settore industriale, e nel 2011 ha presentato, per la prima volta al mondo, una soluzione indossabile AR per il campo della manutenzione.

Il CEO dell’azienda, Mauro Rubin, è stato uno degli speaker di N-Conference, il Visionary Business Event di Ninja che ha celebrato le Unbreakable Companies, aziende e persone capaci di sopravvivere alla crisi grazie alla voglia di innovare e guardare oltre le difficoltà.

Al centro dell’evento sono state quelle realtà in grado di reinventarsi, esplorando nuovi modi di stare sul mercato. Ma è stata anche l’occasione di conoscere e imparare da chi è in grado di trasformare gli ostacoli in opportunità e agire fuori dagli schemi per dominare il futuro.

>> Iscriviti al canale Unbreakable Tour per seguire tutte le tappe del viaggio alla scoperta delle aziende indistruttibili <<

L’attività principale di JoinPad è la creazione di applicazioni che permettono il riconoscimento dell’ambiente e l’erogazione di informazioni contestuali a quel particolare ambiente, ma la sua è una visione privilegiata su tutto l’ecosistema: l’azienda ha infatti anche una filiale in Cina e la realtà che ha modo di osservare e durante i suoi viaggi di lavoro è ben distante da quella che vediamo tutti i giorni e che ci immaginiamo.

Ad esempio, ci sono aziende dove la Industry 4.0 è ormai il passato ed esistono smart factories dove gli unici esseri umani sono i manutentori, tutto il resto è delegato a robot.

Pensate che fino a 20 anni fa, non esistevano i supermercati in Cina. Oggi, Alibaba è una delle realtà globali che fattura più di un trilione di dollari. Un’intera generazione di figli di agricoltori e pescatori è diventata una popolazione di ingegneri, una middle class che spende e può investire su una tecnologia a basso costo che noi non abbiamo ancora adottato“.

Mauro Rubin - applicazioni di Realtà Aumentata

LEGGI ANCHE: Come l’intelligenza artificiale può guidare il cambiamento della società

Come la Realtà Aumentata entrerà in diversi business

La porta di accesso privilegiata per l’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle nostre aziende è rappresentata dai device tecnologici che ci permettono di interagire con un ambiente circostante distante anche migliaia di chilometri.

Attraverso l’utilizzo di due diversi modelli di smart glasses, Mauro ci ha mostrato una piccola parte delle grandissime potenzialità di questa tecnologia.

Immaginate di essere al lavoro e di dover risolvere una problematica su una catena di montaggio, o magari dover riparare un macchinario“, dice Mauro “e che l’unica persona in grado di farlo sia anni luce lontano da voi. Avete due opzioni: o utilizzare una delle nostre applicazioni, una sorta di assistente virtuale che, attraverso gli smart glasses riconosce la macchina ed è in grado di guidarvi passo passo nella soluzione del problema. L’alternativa, è essere in contatto in tempo reale con il tecnico a distanza che, visualizzando il vostro campo visivo, possa fornirvi tutte le informazioni“.

Ma le frontiere della Realtà Aumentata sono moltissime, basti pensare alle applicazioni di customer care, che possono permettere agli operatori di intervenire in tempo reale sulle problematiche dei consumatori grazie a una tecnologia oggi facilmente erogabile, proprio come gli smart glasses.

Grazie a uno di questi strumenti, JoinPad ha fornito assistenza gratuita a Wuhan durante la prima ondata della pandemia. Perché la forza della Realtà Aumentata sta anche nel rendere l’Intelligenza Artificiale un supporto alle operazioni degli esseri umani, affinché questi possano dedicarsi all’aspetto creativo.

>> Viaggia assieme a Mirko Pallera sul Ninja Van per scoprire le aziende Unbreakable. Iscriviti qui <<

pride month

Pride Month: come i brand stanno avvicinando le community LGBTQ+

Il sostegno simbolico alla comunità LGBTQ+ è ormai diventato onnipresente, in particolare durante il Pride Month.

Le aziende sono ritenute più che mai responsabili delle loro iniziative di diversità e inclusione. Il nuovo imperativo cardine prevede che le imprese coltivino culture in grado di dare più libertà e importanza a coloro che si sono sentiti emarginati o stigmatizzati in passato.

Dal punto di vista del commercio, i consumatori LGBTQ+ sono una delle nicchie meno comprese al mondo, anche se il loro potere d’acquisto totale solo negli Stati Uniti è stimato in 830 miliardi di dollari.

Ma cosa supportano esattamente aziende e marchi? Ancora più importante, cosa succede ai soldi che spendiamo in questi prodotti? Il supporto di un marchio ai problemi LGBTQ+ ha un impatto reale o ha solo un impatto per il marchio? È solo una strategia di marketing o c’è altro?

Microsoft sostiene il Pride 2021 con una campagna globale

Con il claim “Together, we can”, Microsoft lancia una campagna globale per incoraggiare la discussione e la comprensione delle principali tematiche LGBTQIA+, per promuovere attività di supporto e aiutare le persone ad esprimere pienamente se stesse all’interno di una comunità inclusiva.

Focus della campagna il concetto di Intersezionalità, ovvero l’unione (e intersezione) di diverse identità sociali, che vanno oltre l’identità di genere e l’orientamento sessuale e che includono per esempio anche l’etnia, spesso diventata ulteriore oggetto di discriminazione e disuguaglianza.

In Italia, l’azienda partecipa alla nuova edizione del Milano PRIDE, manifestazione dell’orgoglio LGBTQIA+ che quest’anno alternerà eventi in presenza e appuntamenti digitali fino al 26 Giugno.

pride
Per esprimere il proprio supporto virtuale al Pride Month, Microsoft ha messo a disposizione gratuitamente degli utenti una ricca selezione di contenuti speciali per celebrare l’orgoglio LGBTQIA+ online. Una sfilata virtuale di colori con una raccolta di wallpapers firmati Microsoft, sfondi esclusivi per Microsoft Teams e personalizzazioni a tema Pride per le app di Microsoft 365.

Insieme ai dipendenti, nell’ultimo anno Microsoft ha donato più di 2 milioni di dollari alle organizzazioni che supportano le comunità LGBTQI+. Per dare valore al lancio della campagna e dei prodotti Pride 2021, il colosso del software donerà un totale di 150 mila dollari a diverse organizzazioni, inclusa la Fondazione ACLU, impegnata nella lotta per l’equità e l’uguaglianza.

LEGO progetta un set LGBTQ

Dall’inizio di giugno sono in vendita i set color arcobaleno realizzati da LEGO per il Pride Month. “Everyone Is Awesome” è il nome della speciale edizione lanciata dal marchio scandinavo.

pride month

Il giocattolo è incentrato sugli 11 colori della bandiera del Pride, con mattoncini e figure in colori monocromatici. Un gesto simbolico a sostegno della comunità LGBTQ.
Secondo Matthew Ashton, Vice President of Design di LEGO, l’azienda voleva creare un prodotto che celebrasse la comunità LGBTQ.

Pride Month

Lo stesso Ashton ha affrontato diverse sfide crescendo da bambino LGBTQ. Ha subito atti di bullismo da parte di altri bambini, ed è stato influenzato da adulti che cercavano di trasformarlo in una persona che non era. “Ero piuttosto effeminato da bambino e mi veniva costantemente detto di fare l’uomo”, dice in un video.

Ashton aveva precedentemente costruito un modello simile a Everyone Is Awesome per decorare la sua scrivania e pensava che il design potesse funzionare bene per questo progetto. Il marchio includeva deliberatamente il nero e il marrone, per riflettere le lotte delle persone LBGTQ, insieme ai colori rosa, bianco e blu della bandiera transgender.

UNO festeggia il Pride Month con un gioco legato all’inclusività

Mattel ha stretto una collaborazione con It Gets Better Project (IGB), un’organizzazione no-profit dedicata a elevare, potenziare e connettere la comunità LGBTQ+ a livello globale.

pride

Il risultato è UNO Play with Pride: il mazzo da 112 carte che presenta una grafica e un packaging a tema arcobaleno che si aggiunge alla vivace collezione del 50° anniversario del marchio.

Ludovic de Saint Sernin x Jack Taylor Lovatt

L’onda rainbow investe soprattutto il mondo della moda, che lancia capsule collection studiate ad hoc, iniziative speciali e accessori ultra cool da sfoggiare durante tutto l’anno, con un forte rimando a diritti e valori come uguaglianza, diversità, inclusione.

Pride Month: i brand che stanno avvicinando le community LGBTQ+ ai loro storytelling
Ludovic de Saint Sernin e Jack Taylor Lovatt hanno presentato una nuova collaborazione per festeggiare il Pride Month. È una celebrazione dell’amore, del sesso e della libertà. “Abbiamo più che mai bisogno del Pride Month, per sostenere le nostre comunità, nonché per educare e informare una società più ampia sui danni e sui danni dell’omofobia, della lesbofobia, della bifobia e della transfobia” ha dichiarato Jack Taylor Lovatt.

Pride Month
Una parte delle vendite di queste t-shirt sarà devoluta a un ente di beneficenza selezionato personalmente da Jack stesso che ha la missione di aiutare i giovani a difendere l’uguaglianza LGBTQ+.

LEGGI ANCHE: Coca-Cola, IKEA e gli altri brand che si sono schierati contro omofobia, bifobia e transfobia

Gli stili Pride di Balenciaga

Balenciaga celebra il Pride Month con una nuova collezione. La maison di moda parigina continua a promuovere la visibilità LGBTQIA+ con una nuova gamma di abbigliamento.

La collezione vede t-shirt e felpe basic disponibili in due stili.

pride month

Il primo presenta lettere in stile college che enunciano “GAY PRIDE BALENCIAGA 2021” mentre l’altro include la parola “GAY” e una bandiera arcobaleno. Il 15% della vendita di questi prodotti andrà al Trevor Project.

La Pride capsule di HUGO BOSS

Per il mese del Pride, BOSS celebra la comunità LGBTQIA+, creando una capsule collection a sostegno di ILGA World (International Lesbian and Gay Association), un’associazione globale che comprende circa 1.700 organizzazioni in oltre 160 paesi e territori che si battono per la parità di diritti per le persone LGBTQIA+.


La nuova collezione presenta i colori della bandiera del Pride e gli slogan su indumenti essential dallo stile unisex, dalle classiche t-shirt alle felpe con cappuccio fino al bodywear.

“Come azienda, vogliamo sostenere le cause che contribuiscono a una società inclusiva, e questo è ciò che sta dietro al messaggio “Love for All”. Tutti noi possiamo fare la differenza” ha dichiarato Ingo Wilts, Chief Brand Officer di HUGO BOSS AG.

Pride in my Calvins

Calvin Klein affronta la ricorrenza del Pride con una nuova campagna #proudinmycalvins.

Il racconto si arricchisce con un parterre di talent e celebrity a livello internazionale: gli artisti Arca e Honey Dijon, il poeta e attivista Kai Isaiah Jamal, il cantante e producer King Princess, l’attore di Élite Omar Ayuso, l’artista, modella e musa Raisa Flowers e infine l’artista brasiliano queer Samuel de Saboia.

pride

La campagna è l’occasione per Calvin Klein di consolidare la sua collaborazione, attiva già da un paio d’anni, con il progetto Trevor, l’organizzazione più grande al mondo per la prevenzione dei suicidi tra i giovani della comunità LGBTQIA+.

Come HUGO BOSS anche Calvin Klein supporta l’ILGA come voce globale per la difesa dei diritti dei membri della comunità LGBTQIA+ che subiscono discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale, del genere, dell’identità e delle preferenze sessuali.

Givenchy Parfums lancia un progetto senza precedenti

Per lasciare un segno tangibile durante il Pride Month, Givenchy Parfums dà il proprio supporto alla causa LGBTQIA+ lanciando un nuovo progetto. La Maison ha deciso di collaborare con il gallerista londinese e attivista LGBTQIA+ Amar Singh e gli artisti di Rewind Collective per creare un’opera d’arte digitale che sarà venduta per beneficienza.

pride

Il ricavato sarà devoluto a Le MAG Jeunes organisation, l’associazione nazionale fondata nel 1985 a Parigi come Movimento per l’affermazione di giovani gay, lesbiche, bisessuali e transgender.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Givenchy Beauty (@givenchybeauty)

Un’iniziativa che riflette molto bene l’approccio della Maison, legato a una creatività disruptive e a continue innovazioni, unite a valori di rispetto e inclusione. Con questa campagna il brand esplora il nuovo mondo dei Non Fungible Tokens, opere digitali codificate che assicurano unicità e autenticità. Givenchy sarà quindi la prima Maison Beauty a lanciare un NFT e a mettere questa innovazione al servizio di una causa sociale.

Absolut Rainbow limited edition

Inclusività, diversità di identità e di opinione, fiducia nel cambiamento sono i valori che ispirano Absolut. Da decenni il marchio è attivo nella difesa della libertà d’espressione ed è a favore di un confronto costruttivo tra le persone.

Per il mese del Pride il brand ha lanciato la limited edition Absolut Rainbow per celebrare i suoi 40 anni di supporto alla comunità LGBTQ+.

“Il concetto del mixing people, da sempre presente nel DNA del brand, riconosce nella diversità degli individui un valore aggiunto e conferma ancora oggi l’impegno dell’azienda nell’affermare che a prescindere dal sesso, dalla religione e dal colore della pelle, siamo tutti liberi e uguali, ma con caratteristiche uniche, differenti che ci rendono chi siamo” ha dichiarato Elena Pedrazzi Brand Manager Pernod Ricard, la multinazionale francese proprietaria del marchio.

LEGGI ANCHE: Pride Month 2020, le campagne più belle dai brand quest’anno

Disney e la Rainbow collection

Se ami Disney e vuoi saperne di più sul suo sostegno alla comunità LGBTQ+, dovresti dare un’occhiata alla collezione Rainbow Disney. Un assortimento di vivaci maschere per il viso, magliette, peluche e altri gadget per tutta la famiglia.

Il marchio si è anche impegnato a supportare una varietà di organizzazioni LGBTQ nazionali e internazionali, tra cui ARELAS, un’associazione spagnola che offre risorse ai giovani trans, così come Nijiiro Diversity, altra organizzazione senza scopo di lucro in Giappone focalizzata sulla riduzione della discriminazione LGBTQ sul posto di lavoro.

Happy Socks lancia #AlwaysWalkWithPride

Gli stili color arcobaleno delle calze Happy Socks sono stati riprogettati per il Pride Month.

pride

Il marchio si è unito a InterPride per questa collezione, l’organizzazione riceverà il 10% dei profitti da ogni paio di calze venduta.

Dr. Martens: orgogliosi allora, orgogliosi ora, orgogliosi sempre

Tra gli altri brand schierati troviamo Dr. Martens che con i suoi stivali marcia a favore dei diritti LGBTQ+ da molti anni. Un vero e proprio simbolo di ribellione che continua a trarre forza dalle persone.


“Finché avranno bisogno del nostro sostegno – finché ogni singola persona non si sentirà rispettata, al sicuro e vista – continueremo a gridare e a marciare con loro. E continuando a sostenerli in ogni modo possibile” si legge sul sito ufficiale.

L’azienda sostiene varie associazioni di beneficenza LGBTQIA+ in tutta Europa. Quest’anno le donazioni andranno ad akt (Albert Kennedy Trust), un ente di beneficenza per i senzatetto LGBTQIA+, Le Refuge Foundation, un ente di beneficenza per i giovani LGBTQIA+, e Jugend Geden Aids, un ente che affronta lo stigma dell’educazione sessuale.

Reebok celebra tutte le tipologie d’amore

Altra campagna importante nel mondo footwear è quella di Reebok “Fierceness Isn’t Born. It’s Made”.

Un omaggio alla cultura della sala da ballo. Nel video Archie Burnett, Javier Madrid, Aisha Murray, ed Elizabeth Rivera nell’iconica ballroom House of Ninja indossano la nuova collezione “All Types of Love”, realizzata dalla community LGBT+ dei dipendenti Reebok Colorful Soles.

Per l’occasione il brand farà una donazione a favore del Sylvia Rivera Law Project, l’organizzazione che promuove la libertà di esprimere il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere, indipendentemente dalla condizione sociale o dall’etnia di appartenenza e senza essere oggetto di molestie, discriminazioni o atti di violenza.

TheFork e Agedo: l’iniziativa Proud To Be Aware per sostenere la comunità LGBTQ+

In occasione del Pride, TheFork ha deciso di coinvolgere e sensibilizzare la propria community. Da giovedì 24 a domenica 27 giugno, TheFork attiverà il codice PRIDE che potrà essere inserito in fase di prenotazione di qualsiasi ristorante in Italia.

Se normalmente questo tipo di codice permette agli utenti di guadagnare un maggior numero di punti fedeltà da spendere successivamente su TheFork, in questo caso invece avrà una finalità benefica. Per le prime 3 mila prenotazioni così effettuate, infatti, TheFork donerà 1 euro ad Agedo, un’associazione di genitori, parenti e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, + che dal 1993 lavora a sostegno dei diritti della comunità LGBTQ+.

LEGGI ANCHE: 9 idee per riutilizzare i contenuti e riproporli come nuovi

Finalità benefica

L’alleanza con Agedo però non si ferma qui: TheFork e Agedo hanno lanciato l’iniziativa “Proud to Be Aware” una serie di tre seminari per i dipendenti di TheFork che si stanno svolgendo durante il mese di giugno, volti ad approfondire alcuni importanti temi oggi più che mai fondamentali: il primo seminario affronta il coming out, il secondo il tema della transessualità e l’ultimo si sofferma sulle questioni legate al linguaggio e alle micro aggressioni. 

C’è un grande dibattito in corso sulle aziende che sostengono attraverso la loro comunicazione il Pride Month. Riteniamo che ci siano vari livelli per farlo nel modo corretto. In primis, l’inclusione deve essere un valore vissuto ogni giorno in azienda, non solo a giugno. Se – e solo se – questo primo livello è “rispettato”, crediamo sia positivo che le aziende sensibilizzino le loro community verso questi temi. Si vince su entrambi i fronti, perché se è vero che di queste iniziative se ne beneficia in termini di reputazione del brand, allo stesso tempo si agisce da megafono per promuovere messaggi importanti come l’inclusione e la diversità, generando un virtuoso passaparola. Ricordiamo che molte aziende parlano a milioni di persone e sono quindi assimilabili a dei media in questo senso. In ultimo si può fare qualcosa in più e cioè non limitarsi a comunicare, ma anche agire.

Dichiara Damien Rodiere, Country Manager Italia TheFork:

Nel nostro caso ad esempio abbiamo adottato il logo arcobaleno, sensibilizziamo la community, ma sosteniamo anche un’organizzazione Agedo, che dentro e fuori dalla nostra azienda è impegnata tutti i giorni per promuovere i diritti civili e i cambiamenti sociali nel nostro Paese. Un’iniziativa che non si conclude quindi a giugno, ma destinata ad andare avanti. Facciamo per chiarezza un esempio traslato su altro: è assolutamente negativo se un’azienda fa campagne di marketing per la sostenibilità, ma poi continua a inquinare. D’altra parte se va verso la sostenibilità produttiva e in più la promuove, che male c’è?

“Mind your Business”, il nuovo format di Fandango Club Creators

“Essere fonte di ispirazione”. Storie di successo che possono descrivere un futuro sostenibile, per indagare le nuove tendenze digitali e l’evoluzione dei mercati. Come è possibile immaginare nuovi modelli per reinventare il mondo del retail post pandemia?

È la vision da cui si sviluppa “Mind your Business”, il format prodotto da Fandango Club Creators in collaborazione con l’innovation company The Rocks, in partenza il prossimo 24 giugno: un digital show dedicato alle storie d’ispirazione di manager, imprenditori, startupper che, partendo dal basso, si sono imposti nel proprio settore.

Empowerment femminile, entrepreneurship, startup, retail, coaching e self-growing, innovazione e artigianalità, sostenibilità, digital transformation, purpose marketing saranno alcuni dei temi, centrali nell’attuale ecosistema del business, che saranno affrontati dai protagonisti dello show virtuale: tra questi Mirko Pallera, Ceo e founder di Ninja Marketing; Giuseppe Stigliano, AD di Wunderman Thompson; Tunde Pecsvari, fondatrice di Macha; Denise Bonapace, founder dell’omonima azienda di moda; Pietro Nicastro, fondatore Löwengrube; Elisabetta De Sio, del progetto SNIP (Stronzi Nati In Periferia).

“Esiste la ricetta perfetta per creare il manager di successo o il business di successo? La risposta è assolutamente no. Ognuno di noi può trovare il suo spazio, all’interno di questo mondo, per esprimere la sua unicità. Forse è la grande novità che emerge dalla contemporaneità”,

sottolinea Domenico Romano, AD di Fandango Club Creators, Chief Executive Officer at Fandango Club S.p.A.

Dal digitale al fisico, perché il format delineerà un percorso di avvicinamento al Salone Franchising Milano/Ret@il Innovation Forum, in cartellone ad ottobre in presenza.

Mind your Business: perché è così importante indagare e concentrarsi sul concetto di ispirazione, del visionary, anche tra le tendenze social e digital?

“Perché in questo momento storico tutti hanno tantissime domande e nessuno ha le risposte, e le poche risposte che si hanno sono anche sbagliate. L’unica certezza è ciò che sta accadendo realmente, ovvero uno spostamento generale dei pure player digital sul mercato del retail, si pensi a Zalando o Amazon che aprono store fisici, e una crisi dei vecchi brick and mortar (attività legate all’economia reale). Cosa accade quindi? Che sembra molto più semplice per un pure player diventare uno store brick and mortar dal punto di vista sostanziale, che il contrario”.

Quale è il nuovo scenario che si impone nel mondo del retail?

“Tantissime aziende hanno difficoltà nell’utilizzo dell’omnicanalità, nell’implementazione del contatto diretto con il consumatore finale, da un punto di vista infrastrutturale. In un mondo che ci sono più domande che risposte, l’unica cosa da fare è aprire le orecchie ed ascoltare”.

Per questo l’idea di dar vista agli inspirational talk?

“Dai profili dei manager che abbiamo selezionato per lo show, sono emersi ritratti diversi, non dal punto di vista delle idee, ma dal punto di vista umano. Non esiste la ricetta per il business di successo o il manager yuppie anni ’80, con la scrivania gigante di mogano, che si comporta in maniera rude con i suoi dipendenti per imporre la sua autorità e non la sua autorevolezza. Si delinea una gestione gentile del management”.

 

Cosa intendi per “gestione gentile del management”?

“Ogni persona ha le sue caratteristiche e se confrontiamo i vari protagonisti del format, sono tutti professionisti di successo nello stesso mondo, nello stesso periodo, con gestioni manageriali completamente diverse. Forse l’unica cosa che accomuna tutti è l’energia, la voglia di esprimerla in maniera differente, anche in prospettiva emotiva divergente. Abbiamo profili completamente antitetici, ma tutti con gli occhi che brillano mentre raccontano la loro storia”.

LEGGI ANCHE: Il dilemma del marketer: come puntare sul digitale senza togliere budget alla TV lineare

Abbiamo bisogno di storie, di racconti di esperienze, quindi?

“Ne abbiamo assolutamente bisogno. Credo che il mito del manager creato in laboratorio, con tre quarti di cinismo, quattro centilitri di egocentrismo, narcismo e 50 litri di fame, sia completamente falso. Ogni persona si esprime in una maniera unica e si circonda, forse per una sorta di attrazione dal punto di vista magnetico o energetico, di persone che lo aiutano a realizzare il suo business”.

Ritorniamo al titolo del format e alla sua doppia lettura. Mindfulness ed economia, spinta motivazionale: due approcci filosofici che si contaminano, a contrastare con la traduzione letterale

“Mind o make your business è anche una locuzione che sta per “fatti i fatti tuoi”. Cosa significa? Che scaviamo all’interno delle persone, non del loro business. Sono le persone a guidarlo. Il mondo ha bisogno di un approccio umano, soprattutto in un periodo di grandi cambiamenti. Perché tutto quello che è tecnicismo, in un periodo in cui si sovvertono le regole e cambia il paradigma, è assolutamente velleitario. Puntare alla testa, cercare di scavare all’interno del cuore e cercare di capire come reagiscono, con le loro mani, all’interno delle loro aziende. Persone semplici che ce l’hanno fatta ed ognuna differente. Non ci si può sentire a disagio in questo mondo, anzi è l’occasione per tutti: di ascoltare e cercare di fare il proprio meglio in un mondo che ha più futuro che passato”.

Un format digitale ideato per proiettarsi all’evento fisico

“Noi siamo molto curiosi. Il retail è stato uno settori più impattati dalla pandemia in termini di business. La chiusura del cashflow fa saltare il modello di revenue. Quindi il nostro desiderio è attivare un percorso che possa raccontare esperienze fino all’incontro dal vivo. Il Salone sarà inserito nel Retail Innovation Forum, un inspirational talk. Ci saranno due aree, in fiera a Milano: una parte sarà dedicata al “one stage show” e racconta di futuro, di trend, di quello che potrebbero essere modelli applicabili, con diversi punti di vista. L’accompagnamento digitale contribuisce a creare un engagement con la community, una sorta di best of dell’evento fisico, dove sarà possibile approfondire le tematiche interiorizzate. È l’aspetto umano che ci interessa, il confronto con i protagonisti.

L’altra area sarà sotto il cappello Salone Franchising Milano: quindi ci soffermeremo sulle potenzialità del futuro, creando connessioni con chi questo futuro lo sta cavalcando. Il visionary show diventa concrete show. Il digitale si proietta in incontro e in progetti reali. In uno spazio re-start, con l’opportunità di disegnarli questi progetti”.

Domenico Romano, AD Fandango Club Creators

Un passaggio interessante: dal visionary al concrete, quindi?

“Ascolto, incontro con i protagonisti delle storie, poi visione di cos’è attualmente il mondo del retail per ridisegnare, infine, un nuovo modello verso il futuro”.

Qual è la filosofia che spinge Fandango Club Creators?

“È un sogno che si sta concretizzando e prendendo vita. Fandango Club esiste da tantissimi anni, quest’anno è diventato un incubatore di nuove realtà, di branch. Io sono a capo di Fandango Club Creator. La pandemia ha provocato un approccio frenetico al digital. Il mondo dei canali digitali si è iper prolificato. Non è sparita la voglia di ascoltare storie, anzi il mercato è cresciuto. Ci siamo accorti che di un vuoto di mercato, di un collegamento tra i canali video generalisti ai creatori di storie, compresa la nostra expertice di disegnare esperienze, dal digitale verso il fisico. Ascolto, partecipazione e condivisione. Da Omero ad oggi, l’unica costante è la voglia di raccontare ed ascoltare storie. Chi ha buone storie ha più futuro che passato.

LEGGI ANCHEIn viaggio verso N-Conference: ecco gli Unbreakable raggiunti dal Ninja Van

L’Oréal Italia e la commissione Unesco premiano sei giovani ricercatrici scientifiche

L’Oréal Italia ha annunciato oggi le sei vincitrici dell’edizione italiana del Premio L’Oréal-UNESCO “Per le Donne e la Scienza” alla presenza della Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. 

Anche in questa edizione, sono state assegnate sei borse di studio del valore di 20.000 euro ciascuna ad altrettante ricercatrici under 35, sulla base dell’eccellenza riconosciuta ai loro progetti nei campi delle scienze della vita e della materia. Il bando di questa edizione ha raccolto 320 candidature da tutta Italia

Le sei ricercatrici premiate e i loro progetti di ricerca

La giuria, composta da un panel di illustri professori universitari ed esperti scientifici italiani e  presieduta dalla Professoressa Lucia Votano, Dirigente di Ricerca emerita dell’Istituto Nazionale di  Fisica Nucleare, dopo un’attenta valutazione ha selezionato le sei ricercatrici più meritevoli per i loro progetti nel campo delle STEM.  

Livia Archibugi 

Progetto – Tumore del pancreas: a caccia di meccanismi molecolari che predicano la risposta alla chemioterapia 

Istituto ospitante: ospedale San Raffaele (Milano), Centro di Ricerca Clinica e Traslazionale sul Pancreas, Unità di Endoscopia Biliopancreatica ed Ecoendoscopia 

Elisa Pellegrini  

Progetto – Moria dei canneti e cambiamento climatico: dov’è il collegamento?

Istituto ospitante: dipartimento Agro-Alimentare, Ambientale e Animale dell’Università di Udine: Laboratorio di Biochimica del suolo 

Letizia De Chiara 

Progetto – Cellule poliploidi renali: un nuovo strumento per la prevenzione della malattia renale cronica 

Istituto Ospitante: Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche-Università degli Studi di Firenze 

Ornella Juliana Piccinni  

Progetto – Via con l’onda: rilevamento di oggetti estremi come resti di eventi di onde gravitazionali  nei dati degli interferometri LIGO-Virgo-KAGRA 

Istituto Ospitante: Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) 

Natalia Bruno 

Progetto – AQTRESS – Atomic Quantum Technologies for Reliable Engineering of Solid State devices  Tecnologie quantistiche atomiche per la progettazione di dispositivi a stato solido

Istituto Ospitante: Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-INO) con sede al Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non lineare (LENS) e Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli studi di Firenze. 

Lorena Baranda Pellejero 

Progetto – Sintesi di molecole funzionali mediata da biomarcatori clinicamente rilevanti attraverso  l’uso di sistemi basati su DNA sintetico 

Istituto Ospitante: Università di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologie, Laboratorio di  Biosensori e Nanomacchine 

L’Oréal e UNESCO si impegnano da 23 anni con il progetto “For Women in Science”, il primo premio internazionale dedicato alle donne che operano nel settore scientifico. Dal 1998 a oggi sono state sostenute nel loro percorso di carriera ben 3.600 ricercatrici in 117 Paesi. Cinque di queste scienziate, dopo aver vinto il premio L’Oréal-UNESCO, sono state insignite del premio Nobel: tra loro Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, vincitrici del Nobel per la Chimica nel 2020.  

Francois-Xavier Fenart, Presidente e Amministratore delegato di L’Oréal Italia, commenta: 

Quest’anno abbiamo tutti avuto una chiara consapevolezza di quanto sia necessaria la ricerca  scientifica. È la scienza infatti che ci ha fornito la risposta per affrontare una pandemia globale che  aveva congelato le nostre vite. È per questo che quest’anno siamo particolarmente orgogliosi di  premiare queste sei giovani ricercatrici, perché possano portare avanti i loro progetti di ricerca in  Italia e perché diventino dei role model, degli esempi da seguire e da emulare, per le loro colleghe  e per tutte le giovani donne e ragazze.

Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, dichiara:

Katalin Karikó, conosciuta anche come KK, è la biochimica e ricercatrice ungherese che ha dedicato la sua carriera alla messa a punto dell’innovativa terapia genica basata sull’mRNA,  impiegata per il primo vaccino anti COVID-19. È un’ambasciatrice d’eccezione del nostro motto “Il mondo ha bisogno della scienza e la scienza ha bisogno delle donne” oltre che un esempio brillante, per le giovani ricercatrici premiate oggi e nelle precedenti edizioni, e per tutte le donne, di quanto  sia importante il loro contributo per il nostro futuro. 

L’evento di premiazione e l’open talk tenutosi oggi per condividere e approfondire dati, esperienze e proposte sull’uguaglianza di genere nella ricerca scientifica ha ospitato gli interventi di François Xavier Fenart, Presidente e AD di L’Oréal Italia, di Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la  Famiglia, di Maria Cristina Messa, Ministra dell’Università e della Ricerca, che ha inviato un video  messaggio, di Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale per l’UNESCO, della  Professoressa Lucia Votano, di Francesca Santoro, Head of the Tissue Electronics Lab IIT, di Linda  Raimondo, studentessa di Fisica all’Università di Torino e divulgatrice scientifica in TV e sui social e di Enrico Bucci, Adjunct Professor, Sbarro Institute-Temple University Department of Biology,  Philadelphia. L’evento è stato moderato dalla giornalista RAI Alma Grandin.

LEGGI ANCHE: Podcast marketing: come una startup sta rivoluzionando il settore

Lo scenario

Secondo l’ufficio statistico dell’UNESCO, complessivamente le donne rappresentano ancora una  minoranza nell’ambito della ricerca scientifica, costituendo circa un terzo dei ricercatori a livello  mondiale. Se poi andiamo a guardare i riconoscimenti scientifici al talento femminile, il soffitto di  cristallo appare ancora piuttosto spesso. Tra il 1901 e il 2020, ad esempio, meno del 4% dei premi  Nobel – solo 23 – è stato assegnato a donne, considerando solo quelli per la Fisica, la Chimica, la  Fisiologia o la Medicina.  

Sono diversi i fattori che ostacolano una donna nell’intraprendere una carriera in ambito scientifico,  dall’autostima e valutazione di sé stessi, ai gusti personali, alla conoscenza e consapevolezza delle  opzioni disponibili a livello accademico. 

A questi fattori si vanno ad aggiungere gli stereotipi di genere con una continua rappresentazione di innovatori al maschile. Senza tralasciare che il contributo delle donne nella scienza non riguarda solo il progresso scientifico e sociale, ma anche quello economico: secondo i dati dell’European Institute for Gender Equality (EIGE), colmare la disuguaglianza di genere in ambito STEM in Europa entro il 2050 determinerebbe un incremento del Pil pro capite tra il 2,2% e il 3,3%.

Novità Instagram: arrivano le inserzioni di Reels

Dopo il successo dei test effettuati in alcuni paesi, oggi annunciamo le Inserzioni di Reels a livello globale. Reels è il luogo migliore per farsi notare dalle persone che non ti conoscono e rappresenta un palcoscenico sempre più popolare dove poter scoprire brand e creator.

Le Inserzioni di Reels aiuteranno le aziende a raggiungere un pubblico più vasto, consentendo alle persone di scoprire nuovi e interessanti contenuti creati da brand e da creator.

Inserzioni di Reels

LEGGI ANCHE: Audio & subscription: le 400 puntate di Ninja PRO Information

Le inserzioni appariranno nelle sezioni più popolari dei contenuti reel come la tab Reels, le Storie, tra i reel in Esplora e nel Feed. Come le inserzioni nelle Storie, anche le inserzioni di Reels saranno a schermo intero e verticali, e appariranno a intervalli tra i singoli reel, con una durata fino a 30 secondi. Le persone potranno commentare, mettere “mi piace”, visualizzare, salvare e anche condividere tutte le inserzioni di Reels.

Reels è un ottimo modo per scoprire nuovi contenuti su Instagram, ecco perchè le inserzioni vanno in questa direzione. Per i brand, questo significa avere a disposizione una nuova modalità creativa per interagire con il proprio pubblico.

Afferma Justin Osofsky, Chief Operating Officer di Instagram.

Proprio come per qualsiasi altra inserzione su Instagram, forniremo alle persone la possibilità di controllare anche quelle che compaiono come Reels dando, ad esempio, la possibilità di saltare, nascondere o segnalare un’inserzione non gradita.

Per maggiori informazioni su come creare un’inserzione di Reels, visita il Centro Assistenza di Instagram.