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AdWorlds Experience

Cookieless: sfide e opportunità raccontate dai protagonisti di ADworld Experience 2021

Il mondo del Digital Advertising è in continuo aggiornamento e ciò che era valido fino a ieri, oggi probabilmente non lo è più. Primo fra tutti, il più grande cambiamento che attende i marketer dietro l’angolo è la famosa “rivoluzione cookieless”. E questo sarà anche uno degli argomenti dell’ADWorld Experience 2021, l’evento PPC & CRO più grande d’Europa.

La deprecazione completa dei cookie di terze parti si avvicina di giorno in giorno, e con essa arriva la confusione sul futuro dell’addressability degli annunci online. Come faremo a conoscere i potenziali clienti e a indirizzare correttamente i nostri annunci? Questa confusione sembra aver paralizzato alcune organizzazioni, e il rumore di fondo su un argomento che offre ogni giorno notizie e spunti di riflessione ha reso più difficile capire quali passi dovrebbero essere fatti ora per rimanere in vetta, mentre ci si adegua ai nuovi e imminenti regolamenti.

Quindi, cosa significherà l’addio ai cookie di terze parti per le aziende? E in che modo sarà possibile trasformare questa nuova sfida in una grande opportunità? Ma anche cosa sta cambiando nell’universo del Pay Per Click?

Lo abbiamo chiesto ad alcuni degli ospiti dell’ADWorld Experience, che tornerà a informarci e aggiornarci su tutte le novità del mondo SEO&SEM dal 14 al 15 ottobre.

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3 super esperti dell’Advertising Online analizzano ciò che è già accaduto e ciò che ci attende

1. Bisogna “essere marketer” per rispondere alle nuove sfide

Susan Wenograd, consulente di paid media ossessionata dai risultati e dalle relazioni, con 17 anni di esperienza nel DTC/ecommerce, ha insegnato, condiviso e tenuto conferenze in tutti gli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa su Google Ads, Microsoft Ads e Facebook/Instagram Ads, dopo essere stata reporter del Search Engine Journal.

ADworld Experience 2021

A Ninja ha spiegato innanzitutto quali sono i KPI più importanti che i brand stanno ancora trascurando nel SEM&SMM nel 2021.

«Per molto tempo, la ricerca riguardava le parole chiave. Non c’era molta attenzione o riflessione sulla demografia di quelle ricerche. Dovevamo mantenere uno stretto controllo sulle parole chiave per essere il più rilevanti possibile, perché l’algoritmo di Google non era ancora molto avanzato.

Ora, l’algoritmo di Google può capire molto grazie ai termini di ricerca. I tipi di corrispondenza come la corrispondenza a frase (Phrase Match) e la corrispondenza esatta (Exact Match) sembrano oramai più linee guida che regole.

Questo può essere frustrante per molti marketer, perché dimenticano ciò che richiede davvero, vale a dire “essere marketer”.

Sono sorpresa da quanti account di Google Ads non aggiungano segmenti di pubblico con l’impostazione ‘Observation’. Si impara molto sui segmenti di mercato con cui si sta facendo bene, e si possono applicare queste audience agli sforzi su YouTube e sul display. La prima lezione è che si può usare ciò che si impara sulle persone che già fanno ricerche, per trovare utenti che potrebbero non essere ancora alla ricerca!».

Susan, che sarà speaker durante la due giorni di ADworld Experience 2021, ci ha detto la sua anche riguardo alle opportunità e alle sfide della rivoluzione cookieless di Google:

«In un certo senso, il mondo senza cookie livellerà di più il campo di gioco. Sottolinea ulteriormente la necessità di pensare come un marketer, ed essere meno ossessionati dai dati granulari. Sembra che Google ci abbia già spinto a pensare in questo modo (in relazione alle mie considerazioni precedenti), quindi per i marketer che prestano attenzione, questo non dovrebbe essere uno shock enorme».

LEGGI ANCHE: Cookieless: possibili soluzioni per evitare la catastrofe

2. Gli esseri umani possono integrare le macchine con la loro intuizione e creatività

Frederick Vallaeys, imprenditore della Silicon Valley, autore e influencer di primo piano nel marketing di ricerca pay-per-click, è stato uno dei primi 500 dipendenti di Google e si è rapidamente guadagnato la reputazione di pioniere nel marketing PPC come primo evangelist AdWords dell’azienda. Oggi è co-fondatore e CEO di Optmyzr, un sistema software di gestione PPC. Ci ha spiegato il suo punto di vista sul cambiamento delle regole per i dati di terze parti.

ADworld Experience 2021

«Quando i cookie di terze parti saranno ritirati alla fine del 2022, non cambierà molto per il marketer medio perché le grandi piattaforme pubblicitarie saranno ancora in grado di permettere agli inserzionisti di indirizzare gli utenti in base ai loro interessi. Mentre i cookie sono stati utili, le recenti prove di FLoC (Federated Learning of Cohorts) hanno già mostrato il 95% di efficienza nel raggiungere gli stessi risultati.

Sono entusiasta però del fatto che la sostituzione dei cookie di terze parti sarà probabilmente basata su progetti open source, e quindi sarà più trasparente e accessibile agli inserzionisti esperti di tecnologia.

Per esempio, qualsiasi inserzionista può richiedere la coorte FLoC di chiunque visiti il suo sito usando un browser Chrome. Potrebbero osservare quanto bene i visitatori in diverse coorti convertono e poi usare queste informazioni per far partire una campagna pubblicitaria mirata ad altri nella stessa coorte. Ciò che è nuovo qui è che gli inserzionisti possono prendere decisioni guidate dai dati prima di spendere qualcosa negli annunci e questa è una grande vittoria».

Frederick ha anche spiegato a Ninja quali sono le competenze chiave che un professionista PPC dovrebbe avere nel 2021 e oltre.

«I professionisti del PPC hanno accesso a più automazioni che mai. Credo che sia fondamentale che imparino a completare questi strumenti piuttosto che competere contro di loro. Gli esseri umani possono integrare le macchine con la loro intuizione, creatività e strategia di marketing.

Per esempio, uno stratega PPC cercherà ciò che rende unica un’azienda e poi troverà un modo per portare questa intuizione alle automazioni che gestiscono le offerte e il targeting. Lavorerà anche su messaggi convincenti e pagine di destinazione che aiutano a trasformare l’interesse in vendite. Quindi un moderno professionista PPC è più marketer e meno button pusher.

Lasciatemi fare un esempio di uomo e macchina che lavorano insieme perfettamente: un negozio di forniture per auto potrebbe sapere di vendere più batterie per auto il giorno dopo che le temperature vanno sotto lo zero. La loro agenzia PPC può usare gli aggiustamenti delle offerte stagionali o altri controlli di Google per manipolare il sistema di gestione delle offerte per offrire di più in base alle previsioni del tempo in modo da poter catturare più vendite possibili quando inizia a gelare».

3. Il gioco si è fatto più difficile ma più eccitante, perché il numero di consumatori online è aumentato

Gianluca Binelli, fondatore di Booster Box, agenzia di performance marketing scientifico, oggi sta usando il suo amore per i numeri e il PPC per costruire la “Silicon Tuscany”. Con lui abbiamo parlato di Advertising e pandemia.

ADworld Experience 2021

«La pandemia ha accelerato il mutamento del paradigma in cui l’investimento passa da mezzi principalmente offline a mezzi principalmente online. La pandemia ha accelerato massivamente questo percorso, portando molti più consumatori online e conseguentemente spingendo molte più aziende, prima reticenti al magico mondo dell’online, a non poterne più fare a meno.

Questo si è tradotto in un’accelerazione del meccanismo inflattivo del CPC e fondamentalmente di un surriscaldamento dello scenario competitivo. Diventa quindi ancora più difficile fare con successo advertising online, per cui è ancora più centrale avere delle competenze iper-specializzate: il gioco si è fatto più difficile ma più eccitante, perché il numero di consumatori online è aumentato».

Anche a Gianluca, ospite del prossimo ADworld Experience 2021, abbiamo chiesto il suo punto di vista sulla la rivoluzione cookieless messa in campo da Google.

«La risposta è una sola: le aziende devono passare all’utilizzo dei dati di prima parte. Qualunque sia la soluzione tecnologica in sostituzione dei cookie che i nostri amici di Google, Facebook, Amazon e Apple faranno nel futuro, siamo abbastanza fiduciosi del fatto che l’advertising sarà al centro della monetizzazione.

Occorrerà per le aziende utilizzare sempre di più dati di prima parte e spostare il focus su questi dati e su come condividere queste informazioni con le piattaforme pubblicitarie. Di conseguenza, l’intelligenza che oggi è seduta in una penna USB, o un CRM, o una mailchimp all’interno di un’azienda deve essere estrinsecata, elaborata, e messa a fattor comune con le piattaforme pubblicitarie».

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Come fare per essere aggiornati sulle novità di PPC & CRO?

Quelle di cui abbiamo appena parlato con i super esperti sono solo alcune delle osservazioni e delle novità dal mondo degli annunci digitali e il modo migliore per comprenderne tutte le evoluzioni è avere l’opportunità di confrontarsi con casi reali.

Per avere accesso alle risorse di questo mondo in continuo aggiornamento, anche quest’anno ADworld Experience mette a disposizione di tutti i partecipanti una serie di testimonianze e analisi su casi reali di campagne e su tutto ciò che ruota intorno a Pay Per Clic & Conversion Rate Optimization, presentati da alcuni tra i migliori specialisti e dalle più note SEM agency mondiali.

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Twitter lancia Communities, la nuova funzione per parlare tra utenti con gli stessi interessi

Su Twitter c’è sempre stata una vasta e disparata gamma di conversazioni, ma non esisteva ancora una funzione che potesse aiutare le persone sulla piattaforma a connettersi con altri utenti che condividono gli stessi interessi o le stesse idee. Per questo motivo, a partire da oggi Twitter comincerà a testare Communities, una nuova funzione per trovare e connettersi in modo più semplice con utenti che vogliano parlare degli stessi argomenti.

Twitta alla tua Community

Alcune conversazioni non sono destinate a tutti, ma solo a persone che vogliono confrontarsi su un determinato tema. Grazie alla funzione Communities, un utente membro può pubblicare un Tweet direttamente nel gruppo invece che rivolgersi a tutta la platea costituita dai suoi follower. Allo stesso tempo, solo i partecipanti alla stessa Community potranno rispondere e unirsi alla conversazione, mantenendola intima e pertinente.

LEGGI ANCHE: Lancio globale di $inter: presto il takeover di San Siro da parte dei possessori dei fan token

Le pagine e le timeline delle Community resteranno però pubbliche e consultabili da chiunque su Twitter voglia leggere, citare e segnalare i Tweet della Community. Questo perchè Twitter vuole continuare a supportare la qualità della conversazione pubblica sulla piattaforma e, contemporaneamente, aiutare le persone a trovare un gruppo di utenti con gli stessi interessi, fornendo loro uno spazio più ristretto per il confronto e le conversazioni su temi specifici. 

Creare, moderare e trovare la funzione Community

I moderatori avranno un ruolo centrale nelle Twitter Communities: possono deciderne le regole, invitare persone che con il loro contributo possano dare un valore aggiunto alle conversazioni e individuare altri moderatori per mantenere lo spazio ordinato e coerente. Le Community diventano così dei luoghi in cui l’atmosfera e il tono della conversazione è deciso da persone che condividono gli stessi interessi e sempre in cerca di un confronto stimolante.

Al momento, la creazione di Community è circoscritta ai temi più popolari come cani, meteo, sneaker, cura della pelle e astrologia, ma nei prossimi mesi Twitter darà la possibilità a sempre a più persone di sfruttare la funzione Communities, creando gruppi in cui conversare di qualsiasi argomento. Allo stato attuale, per entrare a far parte di una Community è necessario essere invitati ma verranno presto aggiunti altri modi per unirsi in questi nuovi spazi. Per chi volesse segnalare la sua intenzione di creare una Community, può segnalarlo a Twitter segnalandolo a questo link.

Sostenere la qualità delle conversazioni nelle Communities

LEGGI ANCHE: Ray-Ban e Facebook lanciano gli smart glasses “Ray-Ban Stories

Ecco alcune delle linee guida che Twitter sta seguendo per mantenere le conversazioni sicure e favorire la loro qualità: 

  • Le Community sono visibili pubblicamente, quindi tutti possono leggere, segnalare e citare i Tweet pubblicati all’interno della pagina;
  • Tutti i gruppi e i suoi membri devono seguire le Regole di Twitter, e chiunque – sia membri che utenti esterni alla Community – può segnalare alla piattaforma violazioni di questi criteri;
  • I moderatori, oltre a rispettare le regole della piattaforma, devono soddisfare alcuni requisiti di idoneità e, in questa fase sperimentale, essere approvati da Twitter. I requisiti di ammissione saranno perfezionati man mano che la creazione e la moderazione della funzione Communities verranno estese a più utenti;
  • Le regole di Twitter e i provvedimenti in caso di violazione saranno adattati affinché le persone siano al sicuro nelle Community. Questo include lo sviluppo di sistemi per identificare gli spazi potenzialmente problematici, nuovi flussi di segnalazione e azioni su misura. 

Per il costante mantenimento della sicurezza nelle Community, Twitter continuerà a fare ricerche, pianificare scenari e lavorare con esperti esterni, tra cui il Trust and Safety Council. 

I membri selezionati da Twitter possono accedere alle Community attraverso una tab dedicata che si trova in fondo alla pagina dell’applicazione per i sistemi iOS o nella barra laterale per chi accede da Twitter.com. Gli utenti Android possono comunque leggere i Tweet delle Community in attesa che tutte le funzionalità vengano estese anche ai loro dispositivi. Chiunque in tutto il mondo può unirsi a una Community grazie all’invito di un moderatore o di un membro tramite messaggio privato. Per maggiori info sul funzionamento di Communities, seguite questo link. 

Questo è solo l’inizio della funzione Communities. Come sempre, Twitter sperimenta, impara e ascolta i feedback dei propri utenti per migliorare la piattaforma.

Ray-Ban e Facebook lanciano gli smart glasses “Ray-Ban Stories”

Facebook, Inc. e Ray-Ban lanciano Ray-Ban Stories, gli smart glasses di ultima generazione. La tanto attesa collaborazione porta con sé una concezione completamente nuova della fotografia, della condivisione e dell’ascolto nei momenti più autentici della vita. Mark Zuckerberg e Rocco Basilico ne hanno dato oggi l’annuncio in modalità virtuale, raccontando i dettagli della  collaborazione e l’incredibile potenziale del prodotto. 

Protagonisti della linea Ray-Ban Stories, con uno stile inconfondibile e iconico sin dagli anni ‘50, sono i modelli Wayfarer e Wayfarer Large. Facebook ed EssilorLuxottica, capogruppo di  Ray-Ban, sono stati in grado di sviluppare una tecnologia smart indossabile comodamente anche  tutto il giorno: il processore Snapdragon integrato, infatti, non compromette in alcun modo lo  stile, il comfort, l’estetica, né tantomeno il peso, che supera di soli 5 grammi quello dei normali  Ray-Ban Wayfarer.

I Ray-Ban Stories integrano una dual camera da 5 MP con funzionalità foto e video, auricolari open-ear molto discreti e un sistema audio composto da tre microfoni per  riprodurre suoni e voce in alta qualità durante le telefonate e i video. I Ray-Ban Stories sono disponibili in un’ampia gamma di modelli, tra cui i leggendari Ray-Ban Round, per uno stile rétro, o i mitici Meteor. Un prodotto che aggiunge un tocco di brio allo stile quotidiano, a partire  da 299 USD (369 CAD, 329 EUR, 299 GBP, 449 AUD) e disponibile con vari tipi di lenti: da  sole, da vista, polarizzate, sfumate, Transitions® e neutre. 

Oltre a offrire un design iconico e contenuti tecnologici innovativi, i Ray-Ban Stories verranno lanciati insieme a un’app integrativa, Facebook View (per iOS e Android), che servirà a importare, modificare e condividere in modo semplice i contenuti acquisiti con gli smart glassess, con la possibilità di caricarli su tutte le app social installate sullo smartphone: Facebook, Instagram, WhatsApp, Messenger, Twitter, TikTok, Snapchat, eccetera. 

Siamo molto orgogliosi di aver dato vita a Ray-Ban Stories insieme ai nostri partner di  Facebook” ha affermato Rocco Basilico, Chief Wearables Officer di EssilorLuxottica.

Questo prodotto rappresenta un punto di svolta e dimostra che i consumatori non sono costretti  a scegliere tra tecnologia e moda: possono vivere appieno ogni momento e rimanere connessi,  tutto questo indossando i loro Ray-Ban preferiti. Il nostro approccio esclusivo, che coniuga decenni di eccellenti lavorazioni artigianali, spirito di innovazione e impegno a proporre solo  tecnologie all’avanguardia, ci ha permesso di creare dispositivi wearable che tutti ameranno indossare.

Ray-Ban Stories nasce per aiutare le persone a vivere ogni momento rimanendo in contatto sia con chi le accompagna, sia con chi è distante. EssilorLuxottica è stata un partner a dir poco  fenomenale e, grazie al suo impegno per l’eccellenza, siamo riusciti a creare un prodotto elegante e di qualità capace di ridefinire le aspettative nel campo degli smart glasses. Stiamo lanciando un modo del tutto nuovo di rimanere in contatto con il mondo e vivere intensamente i  momenti più importanti della vita, senza rinunciare allo stile.

Ha commentato Andrew Bosworth, Vice Presidente di Facebook Reality Labs.  

I Ray-Ban Stories saranno in vendita pressi i negozi Ray-Ban e sul sito ray-ban.com a partire dal  9 settembre in USA, Regno Unito, Italia, Australia, Irlanda e Canada. A partire dal 13 settembre saranno disponibili anche presso alcuni punti vendita Luxottica tra cui SunglassHut,  LensCrafters, OPSM, David Clulow e Salmoiraghi & Viganò e a seguire presso selezionati punti  vendita wholesale. 

carlo bagnoli - umanesimo digitale

Il ruolo fondamentale degli umanisti all’interno dell’Impresa significante

Nelle scorse settimane abbiamo introdotto il concetto di “Impresa significante”. Ora è importante capire quali sono i valori che caratterizzano questo tipo di impresa. L’impresa ‘significante’, infatti, riconosce l’importanza di supportare un umanesimo digitale.

Siamo ormai entrati nella quarta rivoluzione industriale, che comporterà una profonda e irreversibile trasformazione digitale del sistema non solo produttivo, accelerando ulteriormente i fenomeni di crescita esponenziale.

Ancor prima dell’avvento di tale rivoluzione, similmente a quanto avvenuto durante il Rinascimento italiano, si è avvertita la necessità di rimettere al centro l’uomo, stavolta per sottrarsi a una sua visione di mero ingranaggio di una macchina. Si è avvertita la necessità di rivalutare l’importanza dei valori affermatisi nella cultura umanistica.

Al paradigma dello scientific management, sorto durante la seconda rivoluzione industriale, si è infatti contrapposto lo humanistic management, che enfatizza la responsabilità sociale dell’impresa nel suo complesso e la valorizzazione di tutte le potenzialità dei membri dell’organizzazione.

umanesimo digitale 01 - prof carlo bagnoli

Craig Nathanson, HLM – Humanistic Leadership Model (2017)

La proposta è di abbandonare la standardizzazione dei processi produttivi, la specializzazione del lavoro, la chiusura dei confini organizzativi e la linearità/sequenzialità del processo decisionale per servire un mercato di massa attraverso prodotti seriali, a favore della velocità e flessibilità operativa, della collaborazione tra i membri dell’organizzazione, del coinvolgimento anche di attori esterni quali clienti e fornitori, della socialità nel processo decisionale e nei rapporti per supportare la creazione diffusa e partecipativa della conoscenza.

Humanistic management e impatto sulla società

Lo humanistic management non vuole rigettare i progressi scientifico-tecnologici, ma includerli in una visione interdisciplinare più ampia capace di ricomporre e portare a sintesi gli opposti. Una proposta che può essere fatta propria in primis dalle aziende italiane, e che l’avvento della quarta rivoluzione industriale rende ancora più interessante.

Rispetto a quelle precedenti, l’attuale avrà infatti un impatto uguale o addirittura più profondo anche sul sistema sociale, già provato dalle crisi finanziaria ed economica che hanno portato a ridurre l’accesso al credito sia per le imprese che per i privati e, quindi, l’occupazione, deprimendo le capacità di consumo di larga parte della popolazione.

Questo, a sua volta, ha portato le persone a salutare con gioia l’affermarsi di business e profit model fondati sul free o quasi, quali, in primis, quelli di Google e della controllata YouTube, di Facebook e delle controllate WhatsApp e Instagram, senza problematizzare le esternalità che essi nascondono.

L’impresa ‘significante’ è una società di persone prima che di capitali, in quanto finalizzata a soddisfare i bisogni delle persone attraverso lo sviluppo di un’attività economica che si manifesta prioritariamente nel lavoro di persone per gli altri e con gli altri, riconoscendo la dignità delle persone e il valore dei loro contributi creativi. Riconoscere nell’‘umanesimo digitale’ il proprio valore significa considerare complementari, e non contrapposte, la cultura tecnologica e quella umanistica, l’intelligenza artificiale e quella umana.

La filosofia in primis sembra fondamentale per guidare e dare un senso compiuto ai dati analizzati e, soprattutto, per promuovere il pensiero critico al fine di riflettere sulle frontiere etiche che la scienza non deve oltrepassare. Gli umanisti e i tecnici si distinguono pure per il linguaggio usato: narrativo ed evocativo quello degli umanisti, eseguibile quello dei tecnici.

Il primo serve a descrivere o a immaginare un fenomeno, il secondo lo fa accadere.

Nondimeno, il ruolo degli umanisti è fondamentale nel processo d’innovazione radicale, perché essi sono gli unici in grado di tenere in considerazione l’etica nella scrittura dell’algoritmo e il contesto in quella del codice, e di proporre criteri di valutazione degli investimenti che travalichino quelli basati sulla produttività.

Criteri etici, quali il rispetto della dignità umana e l’aderenza ai valori aziendali, ed economici, quali il significato che assume una nuova tecnologia per i clienti e quindi il loro possibile interesse ad acquistarla.

L’ibridazione delle competenze

Ne deriva l’importanza dell’interdisciplinarietà per ibridare, questa volta, competenze digitali e umanistiche.

La trasformazione digitale in corso porta infatti a considerare gli individui non come persone uniche, ma come ingranaggi indistinti di una grande macchina dell’informazione. L’essere umano è invece l’unica fonte e, nel contempo, anche l’unico destinatario dell’informazione. È anche l’unico possibile produttore di significato dei risultati prodotti dalla macchina, dati o oggetti che siano, e persino del significato della macchina stessa.

La stampante 3D, ad esempio, rivoluziona la produzione fisica, ma non quella di significati. Il significato all’oggetto realizzato, ma anche alla stampante 3D, può essere dato solo dal maker che progetta il primo ed eleva la seconda a totem di un diverso life & work style.

La produzione di significati, e non la produzione fisica, sarà sempre più la vera sfida anche per le imprese. I significati sono il risultato della capacità creativa dell’essere umano, che è direttamente collegata alla sua capacità di avere: emozioni, sentimenti ed empatia; immaginazione e fantasia per poter astrarre; aspirazione alla conoscenza e duttilità nel metterla in opera; ed è questo che rende le persone speciali e non equiparabili a macchine algoritmiche.

Queste non sono in grado di creare cose nuove, ma solo di rimescolare partendo da ciò che esiste già. Gli algoritmi non riflettono emozioni o sentimenti, ma solo statistiche e correlazioni tra dati osservando i comportamenti umani.

L’impresa ‘significante’ quindi deve portare a rivalutare come fondamentale e positivo il suo ruolo nella società e il ruolo di chi è chiamato a guidarla (imprenditore o manager) nel momento in cui esercita le virtù cardinali della creatività, della capacità di creare comunità e della concretezza.

umanesimo digitale - prof carlo bagnoli

Human dignity-centered framework, in W. Mea & R. Sims, Human Dignity-Centered Business Ethics: A Conceptual Framework for Business Leaders. «Journal of Business Ethics», 2019, 160.

Questo impianto valoriale guida e dà forma allo scopo dell’impresa ‘significante’, ovvero il perseguimento della trasformazione sostenibile. Lo scopo è il motivo profondo per cui l’impresa esiste: per potersi definire ‘significante’, non può che porsi come guida per esperienze trasformative all’insegna della sostenibilità.

Solo così, oltrepassando il produrre e distribuire beni e/o servizi, potrà sfuggire alla commoditisation che caratterizza i mercati di massa. In questo nuovo mercato, la materia prima da trasformare è la persona (fisica e giuridica) aiutandola ad autorealizzarsi.

La trasformazione digitale irrompe infatti prepotentemente nella vita di tutti i giorni, pervade gli ambiti ludici e lavorativi, privati e pubblici, rischiando di “disumanizzare” il sistema delle relazioni sociali: diventa ancora più cruciale ribadire l’importanza di rimettere al centro la persona in quanto io sociale. Le società stanno perdendo i loro valori più profondi a causa di un esasperato individualismo e una maggior rilevanza attribuita ai beni materiali.

D’altro canto, e forse come naturale reazione a quanto sta avvenendo, sempre più individui desiderano prodotti di consumo dall’alto valore simbolico legato a significati personali, ma anche sociali innescati dai grandi problemi dell’umanità.

A maggior ragione, dunque, le imprese che aspirano a essere significanti dovranno ispirarsi alla centralità dell’essere umano, modellando il proprio scopo trasformativo sulla base di una visione e una leadership umanistiche

Lancio globale di $inter: presto il takeover di San Siro da parte dei possessori dei fan token

FC Internazionale Milano, in partnership con Chiliz $CHZ, blockchain provider di punta per il settore dello Sports and Entertainment globale, annuncia che venerdì 10 settembre alle ore 13.00 verrà lanciato il Fan Token $INTER sulla piattaforma Socios.com. 

A luglio, i Fan Token $INTER hanno avuto visibilità globale grazie al posizionamento sul fronte delle divise da gioco del Club per la stagione 2021/22 e venerdì i tifosi nerazzurri di tutto il mondo potranno finalmente acquistarli.  

Campagna di lancio

La Fan Token Offering (FTO®) prevede l’emissione di un milione di Fan Token $INTER al prezzo fisso di 2€ cadauno. I Fan Token $INTER costituiranno una nuova esperienza per i tifosi, facendoli entrare a far  parte della vivace comunità digitale di Socios.com. 

I possessori dei Fan Token $INTER avranno innumerevoli opportunità di engagement, tra cui la possibilità di interagire con il Club tramite una serie di sondaggi interessanti, interattivi e divertenti. I  tifosi avranno inoltre la possibilità di accedere a contenuti esclusivi del Club, mettersi alla prova contro altri tifosi da tutto il mondo in giochi, competizioni e quiz relativi all’Inter e partecipare a classifiche  mondiali per vincere ricompense ed esperienze uniche sia digitali che fisiche. 

I possessori dei Fan Token $INTER potranno votare da subito su Socios.com nel primissimo sondaggio per scegliere un messaggio di incitamento alla squadra che comparirà nel tunnel d’ingresso al campo. 

$INTER San Siro Takeover – 18 Settembre: Il primo sondaggio fa parte di una grande campagna di lancio che culminerà nell’evento ‘$INTER San Siro Takeover’ quando il club affronterà il Bologna il 18  settembre alle 18.00.  

LEGGI ANCHE: La fotografia di Millennial e Gen Z secondo Spotify: differenze e sovrapposizioni

In occasione di questa partita lo slogan scelto dei tifosi accompagnerà la squadra nel tunnel di ingresso al campo, mentre un messaggio di Socios.com per i tifosi dell’Inter verrà svelato con una coreografia  che vedrà il coinvolgimento di circa 10.000 bandierine sugli spalti. Il messaggio vincente sarà mostrato  anche sui pannelli LED a bordocampo. I possessori dei Fan Token $INTER da tutto il mondo  accoglieranno inoltre via webcam i calciatori al loro arrivo a San Siro.

Alexandre Dreyfus, CEO di Chiliz e Socios.com, ha dichiarato:

Chiamo a raccolta i fan dell’Inter di tutto il mondo: il vostro momento sta per arrivare! Tra pochissimi giorni i tifosi nerazzurri avranno la possibilità di interagire e di avvicinarsi alla propria squadra del cuore come mai fatto prima. Se volete  un Fan Token $INTER assicuratevi di essere pronti e connessi su Socios.com per le 13 di venerdì. I possessori di $INTER avranno la possibilità di sentirsi parte integrante del loro club, cosa che dimostreremo con stile in occasione del takeover di San Siro il 18 settembre. 

Alessandro Antonello, CEO Corporate di FC Internazionale Milano, ha dichiarato:

Il lancio dell’$Inter Fan Token è il primo importante momento di attivazione insieme ai nostri fan della partnership con Socios.com, un accordo che pone al centro lo sviluppo del fan engagement. Per il Club nerazzurro i  tifosi hanno da sempre un ruolo fondamentale ed è per noi essenziale che il percorso di sviluppo e  innovazione che caratterizza la nuova era dell’Inter permetta a tutti i nerazzurri di essere sempre più  parte del nostro mondo. Siamo sicuri che l’$Inter Fan Token avrà grande successo all’interno della  nostra community.

Oltre 55 società sportive hanno stretto accordi con Socios.com per il lancio dei Fan Token, tra esse ci sono club europei di primaria importanza e le nazionali di calcio dell’Argentina e del Portogallo.  Socios.com sta rapidamente espandendosi negli Stati Uniti con 11 squadre NBA già presenti e altre pronte ad unirsi. L’UFC, gigante delle MMA, ha lanciato un Fan Token così come la PFL, altra  organizzazione delle MMA. La rosa di Socios.com include anche squadre importanti di F1, E-sports e  Cricket. 

Creata da Chiliz $CHZ, primo blockchain provider per il settore globale dello Sports and Entertainment, la piattaforma Socios.com ha grandi progetti di espansione e punta al lancio di molti altri Fan Token con partner da tutto il mondo del calcio e di altri sport di punta.

ome è cambiata la comunicazione dall'11 settembre 2001 a oggi

Venti anni dopo l’11 settembre: come è cambiata la comunicazione di talebani e USA

Sono già passati vent’anni dall’11 settembre 2001 e qualcuno in più da quando, una sera di agosto, mia madre mi accompagnò sulla cima delle Torri Gemelle a guardare le luci di New York.

Il 16 agosto del 1998 avevo 16 anni e un ridicolo marsupio, come usava allora. Al World Trade Center faceva così caldo fuori e così freddo dentro che all’entrata le enormi vetrate, dalla indimenticabile forma ad albero, erano tutte appannate. Per anni ho tenuto nel portafoglio il bigliettino di ingresso, adesso è in una cornice insieme a una foto, scattata da Ellis Island, qualche giorno dopo.

Erano le 8:20 PM, così dice quel foglietto, e nella hall del World Trade Center c’era ancora molta fila. Ricordo che due cose toglievano il respiro: la velocità dell’ascensore e l’oscillazione che avvertivi in cima all’Observation Deck, un suggestivo percorso all’aria aperta nella Torre Sud, con ringhiere bianche e parecchio vento.

Dagli articoli di Oriana Fallaci alle storie Instagram dei reporter da Kabul nell’estate della riconquista talebana: dopo vent’anni si torna al punto narrativo di partenza, come se la storia si fosse ripiegata su se stessa in una spirale dove il mezzo si arrende a non essere più il messaggio.

Gli anni ’90 tornano nelle nostre vite con tutto il loro carico di ricordi e ce li ritroviamo improvvisamente nell’epoca della pandemia, come in uno di quei film sui viaggi nel tempo.

Ci sono infinite domande a cui nessuno di noi sa ancora rispondere, ma ce n’è una di cui tutti abbiamo sempre conservato la certezza: dove eravamo l’11 settembre del 2001.

I biglietti di ingresso alla Torre Sud del World Trade Center e all’Observation Deck “Top Of The World”.

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Come cambia la narrazione dei protagonisti: i talebani 2.0

Quando nel 1996 i talebani presero il potere in Afghanistan vietarono ogni forma di intrattenimento, compresa la televisione e la nascente rete internet che, a loro parere, era portatrice di contenuti volgari, immorali e anti-islamici.

Oggi, il loro portavoce Zabihullah Mujahid, comunica su Twitter, vanta 400 mila follower e come foto profilo ha un microfono stile Elvis. Così come Suhail Shaheen (quasi mezzo milione di follower, ma foto profilo canonica), portavoce per i media internazionali che però i suoi tweet li scrive solo in inglese.

Per i comunicati ufficiali del nuovo governo il portavoce sta utilizzano https://justpaste.it/, un editor online molto semplice, registrato in Polonia, diventato celebre con l’utilizzo che ne faceva l’ISIS.

Il dominio .it in questo caso non è utilizzato per il riferimento all’Italia ma per il significato dell’acronimo: Information Technology.

QUI il comunicato dei telebani riguardo alla posizione sugli accordi di Doha, e sulla black list americana che secondo loro violerebbe quegli stessi accordi.

È quella che Politico chiama la “Extreme Makeover” dei talebani, prendendo a prestito il titolo di un fortunato reality show.

In questi venti anni, internet si è diffuso in Afghanistan (ci sono circa 23 milioni di cellulari e 10 milioni di accessi internet) con l’89% degli afgani che ha un qualche accesso alle telecomunicazioni. Percentuali inimmaginabili prima della lunga opera di nation building americana e internazionale.

In un simile contesto mediatizzato, i talebani 2.0 hanno pensato che essere parte del sistema fosse decisamente più vantaggioso che imporre divieti. Tuttavia, il loro utilizzo dei new media, non è cosa recente: già nel settembre del 2015 i militanti barbuti si facevano selfie a Kunduz, dopo la prima vera e propria battaglia vittoriosa dal 2001.

Ma cosa significa nel 2021 che la comunicazione dovrà “soddisfare la legge islamica?”. Un bell’interrogativo per tutte le aziende tech che vorranno continuare ad operare nel Paese.

A una precisa domanda sulla libertà di parola, Zabihullah Mujahid ha risposto di chiedere a Facebook: «Questa domanda dovrebbe essere posta a loro». I nuovi talebani dimostrano di aver studiato bene il dibattito che si sta consumando in Occidente intorno alla censura sui social media, che si fanno sempre più editori. (Ne abbiamo già parlato su Ninja: QUI).

I talebani hanno imparato anche a rispondere a chi prova a trollarli: “Qual è il tuo formaggio preferito?”, chiede Joe. Ecco la risposta:

I talebani non violano i celebri “standard della community”? Per Facebook e Instagram la risposta è affermativa: la presenza di “hate organizations” non è consentita nelle piattaforme di Zuckerberg.

Anche TikTok ha bollato i talebani come organizzazione terroristica e continua a rimuovere i loro contenuti. Su Twitter, però, è un’altra storia: qui ai talebani è permesso di mantenere gli account attivi, mentre – come molti hanno notato – l’ex presidente Trump è stato bannato a vita. Interrogato sul perché, Twitter ha glissato non rispondendo alle sollecitazioni aggiungendo solo che avrebbe «continuato a far rispettare in modo proattivo» le sue regole che vietano la «glorificazione della violenza, la manipolazione della piattaforma e lo spam».

Cosa c’è poi di meglio che parlare di cambiamento climatico per essere internazionalmente accettati?

Succede così che Abdul Qahar Balkhi, membro della “Commissione Culturale” dei talebani, in una intervista a Newsweek citi la lotta al cambiamento climatico come una delle grandi sfide per il futuro. Abduld si dice anche preoccupato per la “sicurezza mondiale”, sicurezza di cui proprio i talebani erano finora una delle principali minacce, assieme alle organizzazioni terroristiche da loro ospitate e protette.

Come cambia la narrazione dei protagonisti: da George W. Bush a Joe Biden

“Steady Leadership In Times of Change”: quando nel 2004 George W. Bush viene rieletto alla Casa Bianca con questo claim, la sicurezza e la lotta al terrorismo sono i temi che più stanno a cuore agli americani.

Le macerie delle Torri Gemelle sono ancora calde, così come il ricordo del presidente a Ground Zero che abbraccia un vigile del fuoco, pronunciando dal megafono il celebre “Bullhorn speech”: «I Can hear you, the rest of the world hears you. And the people who knocked these buildings down will hear all of us soon».

La controversa guerra in Iraq del 2003 aveva in patria un’approvazione intorno al 72%, quasi quanto il gradimento personale del presidente in carica. La guerra all’Afghanistan del 2001 aveva un consenso perfino maggiore, praticamente plebiscitario.

Vent’anni dopo la metà degli intervistati sostiene che quell’intervento sia stato un errore, come dimostrano le rilevazione di Gallup. Perfino nell’elettorato repubblicano si manifesta una grandissima percentuale di scontenti.

L‘umore dell’opinione pubblica è stato alla base delle scelte di Trump e di Biden riguardo al disimpegno militare. La crisi economica devastante del 2008 e la pandemia hanno segnato due decadi difficili. Una cosa è certa: la sicurezza internazionale e il terrorismo non sono più in cima alla lista dei temi da cavalcare per vincere un’elezione negli Stati Uniti.

Il parere dei cittadini americani sul coinvolgimento militare in Afghanistan dal 2001 al 2021. Fonte: Gallup

Il parere secondo l’appartenenza politica – Fonte: Gallup

Tra le dichiarazioni maggiormente condivise sui social nell’estate 2021, c’è sicuramente quella presidente Biden che, durante una conferenza stampa, afferma che nessuno sarebbe stato portato via dai tetti dell’ambasciata di Kabul come successo a Saigon nel 1975.

L’immagine, diventata presto un meme, di Biden che controlla per ben tre volte l’orologio durante la cerimonia di rimpatrio delle salme dei caduti, ha scatenato invece reazioni durissime dell’opposizione e anche delle genitori dei caduti, come Shana Chappell, madre di un marine di 20 anni morto a Kabul, che ha manifestato il suo sdegno in un post di Facebook diventato virale.

Lo stesso Instagram è stato costretto a scusarsi per un blocco operato nei confronti della signora nei giorni successivi all’attentato.

Lanciato dalla piattaforma Save America PAC e andato in onda sulle TV via cavo (con un budget molto modesto), lo spot “Failure” è stato veicolato soprattutto online e sui canali Telegram legati all’ex presidente Trump. Un video che per Fox News rappresenta il primo spot della campagna elettorale 2024. Crudo e angosciante, rappresenta un concentrato di tecniche dei migliori negative ads.

La font utilizzata ha le singole lettere tagliate, come per richiamare il concetto di catastrofe (crollo?), le immagini sono disturbate come in una vecchia TV, i volti dei bambini terrorizzati fanno leva sui sentimenti più profondi dell’audience.

“People are  being left behind”, recita il messaggio, mentre scorrono le tragiche sequenze dei neonati passati ai soldati al di là del muro dell’aeroporto. Nella conclusione dello spot, il podio della conferenza stampa rimane vuoto, come se il ruolo di presidente risultasse vacante. A chiudere frettolosamente la porta (in faccia al pubblico/agli americani, come in una ritirata) è una ragazza dello staff che indossa una mascherina.

I supermercati ancora vuoti, 20 anni dopo

Quando nel marzo del 2020 venne annunciato il primo lockdown, nel tentativo di contenere l’epidemia da Covid-19, gli scaffali dei supermercati si svuotarono improvvisamente di frutta, verdura, pasta, carne, conserve e molto altro. Sembrava passato un ciclone ma era solo l’isteria alimentata da una narrazione mediatica allarmista.

Chi non era troppo giovane per andare al supermercato da solo, si ricorderà gli scaffali il 12 settembre 2001: le stesse scene, lo stesso panico, gli stessi pensieri da fine del mondo.
L’11 settembre ha sancito la fine di quell’ottimismo figlio degli anni ’80 e ’90, dove la crescita sembrava infinita, i problemi pochi, i soldi molti.

Dopo la sconfitta dell’Unione Sovietica, per dirla con Nesi, si viveva “un’estate infinita” dove il domani sarebbe stato sempre migliore dell’oggi: almeno fino a quella mattina a Manhattan.

Gli anni ’90 che tornano trovano un mondo molto differente e complesso, in cui spesso la soluzione delle grandi questioni passa per il modo in cui le si raccontano. Un racconto in cui il finale però non è mai scritto, a differenza di molte delle epopee politico e sociali novecentesche. Come diceva Keynes: «Ciò che accade in fin dei conti, non è l’inevitabile, ma l’imprevedibile».

spotify Alberto Mazzieri

La fotografia di Millennial e Gen Z secondo Spotify: differenze e sovrapposizioni

Spotify ha pubblicato la terza edizione del suo report annuale globale sulle tendenze che definiscono la Generazione Z e i Millennial. Nel 2021 la sfida comune è ricostruire la cultura dalle fondamenta. In questo contesto, l’audio digitale gioca un ruolo di primo piano.

È stato un anno piuttosto lungo per la Gen Z, una generazione che attualmente è sull’orlo di una ritrovata indipendenza: laurea), la Gen Z non vede l’ora di lasciarsi alle spalle gli eventi virtuali e tornare alle esperienze della vita reale.

I Millennial, nel frattempo, hanno dovuto affrontare vari problemi: la pandemia ha scombussolato le loro aspettative di equilibrio tra lavoro e vita privata di questa generazione, impegnata a fare carriera e a crearsi una famiglia.

Abbiamo fatto qualche domanda ad Alberto Mazzieri, Director of Sales di Spotify per comprendere più a fondo quali siano differenze e punti di contatto fra questi due generazioni e come le diverse prospettive (e inevitabili sovrapposizioni) dei Millennial e della Gen Z stiano plasmando il panorama dell’audio.

Alberto mazzieri spotify

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Millennial e Gen Z: aspettative diverse ma comportamenti simili

Millennial e Gen Z sono target molto diversi, a partire dalla fascia di età: vivono esperienze e vite diverse. I Millennials sono più focalizzati sulla carriera e sul percorso professionale, mentre le priorità dei ragazzi della Gen Z sono soprattutto quelle di costruire una community, stabilire dei contatti e dedicarsi alle proprie passioni e cercare di tirare fuori il massimo da queste.

<<Da queste due descrizioni abbastanza generalizzate si può naturalmente tirare fuori molto di più. Hanno infatti anche modalità diverse nella fruizione dei mezzi, in generale, e dell’audio in particolare>>, ci spiega Alberto.

<<Sono entrambe generazioni molto rilevanti: gli under 35 rappresentano infatti il 70% della nostra audience free, quindi di quelli su cui lavoriamo quando collaboriamo con le aziende e sono esposti ai messaggi pubblicitari. Conoscere queste tipologie di pubblico, per Spotify, è davvero importante.

Ciò che accomuna queste fasce di età è che l’audio sta occupando una parte sempre maggiore della loro vita e ha un ruolo sempre più importante e significativo rispetto al passato. Questo è testimoniato dai dati che abbiamo a disposizione: il numero di utenti, il tempo trascorso sulla piattaforma e la tipologia dei contenuti disponibili>>.

Dal report Culture Next di Spotify emerge infatti che i dati sono tutti in crescita e questo testimonia la volontà dei Gen Z a essere partecipi in prima persona dei contenuti che poi si vogliono anche ascoltare, di interagire con gli artisti e i creator che gli permette di avere un ruolo attivo nella curation, cioè nella definizione di come i contenuti vengono ascoltati.

report spotify

<<Pensiamo alle playlist: spesso e volentieri si ascoltano playlist già proposte da Spotify, magari sulla base degli ascolti precedenti. Soprattutto per i più giovani, la cura della propria playlist o dei podcast esprime la loro personalità: non è solo ciò che si ascolta ma anche come lo si ascolta, mixato tra i vari artisti e i vari generi musicali.

L’audio, per entrambe le generazioni, è visto come una via di fuga: è un ottimo strumento per rilassarsi e focalizzarsi su una sorta di salute mentale e ridurre i livelli di stress, per quanto riguarda i Millennial, ed entrare in contatto con le community di persone che riteniamo vicine a noi, per i Gen Z.

Un altro aspetto che accomuna entrambe le generazioni è il fatto che l’audio sia pervasivo in tutti i momenti della giornata attraverso tutti i device: c’è il desktop, c’è l’auto, ci sono le console e gli smart speaker, tutti aumentati in termini di consumo, anche a causa della pandemia>>.

L’autodefinizione dei Gen Z attraverso la musica

Sebbene non ci siano grandi differenze nel modo in cui Gen Z e Millennial fruiscono dei contenuti per tempo trascorso sulla piattaforma o per device utilizzato, la Generazione Zeta punta molto di più ad autodefinirsi attraverso quello che ascolta, entrando in contatto con le community di persone che condividono gli stessi gusti e interessi.

Spotify Gen Z

<<La partecipazione attiva è presente in entrambe le fasce ma l’aspettativa di incidere sui contenuti nativamente è molto più forte nei Gen Z, che sono nati nell’era dei social prima ancora che nell’era digitale e vedono nella condivisione dei contenuti, nello scambio di opinioni e nella raccolta dei feedback qualcosa di assolutamente naturale, cosa che è “meno naturale” per i Millennial, per i quali i social sono nati quando avevano un’età già abbastanza matura>>.

Dai forum ai podcast

Anche se il trend dell’audio era un fenomeno già in crescita nel periodo pre-pandemia, l’affermazione definitiva è avvenuta proprio quando le persone hanno trascorso un tempo maggiore in casa. Ecco che l’audio ha allora preso quel posto di aggregatore che, in passato, era stato assunto dai forum, prima, e dai social, poi. Adesso, questi contenuti consentono di creare community in cui le persone si rispecchiano e si ritrovano.

<<La musica, da sempre, è una modalità per esprimere il proprio interesse. Ora questo avviene anche per i podcast: quello che succede nella società, che sia l’impegno verso la sostenibilità ambientale, l’impegno verso la diffusione dei trend di vaccinazione, qualunque fenomeno culturale e sociale si riflette poi in quello che le persone ascoltano.

Il movimento Black Lives Matter, per esempio, ha comportato un avvicinamento verso la musica Black, anche forse per una sorta di solidarietà verso chi stava vivendo un momento difficile e un proliferare enorme di playlist dedicate a quel tema.

Poi, le community si creano interagendo con gli artisti e questo avviene su vari canali, ma su Spotify si riflette nell’ascolto e negli stream dei contenuti che vengono creati e nei trend di crescita di alcuni artisti che più di altri sanno comunicare attraverso i loro fan, e questo ancora una volta lo vediamo ancora più marcato nei Gen Z>>.

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E, in questo contesto, è facile chiedersi se la progressiva diminuzione delle restrizioni e il percorso verso l’uscita dalla crisi sanitaria non possa comportare, in qualche modo, una contrazione del mercato quando le persone saranno in grado di muoversi liberamente e trascorreranno meno tempo in casa. Secondo Alberto, i trend ormai consolidati non retrocederanno a favore delle precedenti modalità di consumo dell’intrattenimento.

<<Sicuramente ci saranno degli assestamenti: per esempio, l’audio in car è già ritornato ai livelli pre-pandemia, ma con un trend sempre in crescita, che la pandemia ha solo accelerato.

Diverso è il discorso per le nuove modalità di fruizione dell’audio, come da smart speaker e console: c’era già un trend accelerato dalla pandemia, ma sono abitudini ormai consolidate. Chi ha iniziato a usare questi dispositivi in casa, continuerà a utilizzarlo per il tempo trascorso in casa.

A livello globale, il tempo speso sull’audio continua ad aumentare, perché viene visto anche come un aggregatore nelle dinamiche familiari. L’esposizione ai video e agli schermi ha avuto un aumento importante negli ultimi anni, probabilmente arrivando a un picco; ora le persone cercano modalità diverse di interagire ed essere esposti ai contenuti, anche senza schermo e, in questo, l’audio può avere un ruolo importante.

Per le aziende è un’opportunità gigantesca, perché permette di entrare in contatto con l’audience che vogliono raggiungere, con le stesse capacità di profilazione che fino a poco fa erano offerte solo in modalità video, presidiando però momenti che non hanno bisogno dello schermo, a complemento di una strategia video e in una modalità di comunicazione molto efficace e immersiva come l’audio.

Gli utenti che ascoltano Spotify con il mobile, nella grande maggioranza dei casi, lo fanno indossando le cuffie rendendo l’esperienza ancora più immersiva e questo aumenta la pre-call e l’efficacia dei messaggi, se sono costruiti utilizzando i dati a disposizione>>.

Curator e creator a confronto

Tutte le big di internet ma tante, tantissime aziende più piccole stanno pubblicando annunci e offerte di lavoro per ruoli adatti ai creatori di contenuti. Il creator è diventato una figura importante per un mercato del lavoro in cui si è delineato un nuovo sottoinsieme trasversale ai settori pubblicità, intrattenimento e informazione.

Una figura altrettanto importante, non solo su Spotify, è quella del curator che, se per alcuni versi si sovrappone al creator, propone un approccio diverso alla produzione e aggregazione dei contenuti.

<<Il confine è abbastanza sottile>> spiega Alberto <<diciamo che oggi c’è la propensione a creare contenuti in prima persona per condividere le proprie esperienze e le proprie passioni. Questo era già vero in ambito musicale ed è sempre più vero per i podcast, che hanno allargato i terreni di azione in qualunque ambito, come sport, intrattenimento, news o finanza.

Lì ognuno si mette in gioco e ha la possibilità di condividere ed essere rilevanti per persone che sono interessate ai suoi messaggi creando dei contenuti.

i curator di Spotify

I curatori hanno forse un aspetto qualitativo in più, quello di attingere da contenuti che già esistono e metterli a disposizione sfruttando quello che già c’è rendendolo fruibile con un messaggio>>.

Il rapporto dei creator con i brand

Anche per la produzione di contenuti audio, individuare le collaborazioni giuste con creator e influencer rimane una delle attività più complesse per i brand. Prima ancora, però, è necessario partire dai giusti presupposti per la creazione di una strategia in grado di raggiungere efficacemente il proprio target.

<<L’affinità di target finale è l’aspetto principale. è importante non lasciarsi ingolosire da reach e possibilità di copertura giganti ma rimanere focalizzati su quali sono effettivamente le persone che si vogliono raggiungere.

L’altro aspetto è sicuramente instaurare un rapporto che sia credibile per i valori del brand e per i messaggi che vengono veicolati agli utenti.

Sappiamo quanto le persone abbiano una propensione e condividere e ascoltare messaggi pubblicitari in cambio della fruizione gratuita della piattaforma, ma sappiamo bene anche che alla condivisione dei propri dati per essere tracciati e profilati corrisponde un’aspettativa altissima sulla rilevanza dei contenuti a cui sono esposte.

Questa è una responsabilità per i brand che devono partire dalla credibilità nel deliverare un messaggio. Su questo, noi di Spotify siamo a disposizione per supportare le aziende nella ricerca dei contenuti migliori e dei creator più adatti a cui affidarsi, ma credibilità e rilevanza sono sicuramente gli aspetti fondamentali da cui partire per definire una strategia e raggiungere questi target che sono, più di altri, esigenti in termini di messaggi a cui vengono esposti>>.

Il turismo in Italia è cashless. SumUp: nell’estate 2021 transazioni cresciute del 71%

Il turismo in Italia è sempre più cashless e digitale: è quanto emerge dall’Osservatorio Turismo Cashless realizzato da SumUp, fintech leader nel settore dei pagamenti digitali e soluzioni innovative cashless, che ha analizzato transazioni medie e valore del transato medio per commerciante registrati nei mesi estivi (dal 1 giugno al 15 agosto), da hotel e altre strutture ricettive, operatori turistici, centri benessere, ma anche bar, club e ristoranti

Secondo SumUp, infatti, il valore del transato medio cashless dei commercianti che operano nei settori Turismo e Ristorazione, dopo essere diminuito dal 2019 al 2020 del 9%, è cresciuto nell’ultimo anno del 46% e, confrontando il 2021 con il 2019, si osserva un aumento del 32%.

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Trend in aumento

Un trend confermato anche dal numero medio di transazioni per esercente: i dati SumUp mostrano una crescita del 71% tra il 2020 e il 2021: tra il 2019 e il 2021, l’aumento è del 113%. 

I numeri del turismo si inseriscono perfettamente nell’ambito della rivoluzione digitale che ha caratterizzato il Paese negli ultimi due anni, anche a causa della pandemia, e che ha avuto risvolti importanti  soprattutto per quanto riguarda i pagamenti. Le soluzioni cashless sono sempre più apprezzate ed utilizzate sia da parte dei commercianti, che dei clienti, da un lato per la possibilità di integrare cassa fisica e online più facilmente, dall’altro per la sicurezza, poiché assicurano il distanziamento, evitano lo scambio di contanti e il crearsi di file e assembramenti in cassa. 

Commenta Umberto Zola, Country Growth Lead Italia di SumUp.

Una rivoluzione che, dal Nord al Sud, tocca tutta Italia, come racconta il “podio” delle città in cui è risultato più alto l’utilizzo di pagamenti digitali durante l’estate: al primo posto compare Trieste, che ha scalato la classifica anno dopo anno (dal 25esimo posto del 2019); al secondo Livorno, che nel 2019 era addirittura al 46esimo. Vibo Valentia, in Calabria, conquista la terza posizione, salendo di tre posti rispetto allo scorso anno. 

Diminuzione scontrini

Lo scontrino medio diventa più piccolo – “È interessante notare come, con il passare del tempo, stiano diventando sempre più popolari e accettate anche da parte dei commercianti le transazioni digitali per cifre più piccole, dal caffè al bar, al noleggio dell’ombrellone”, sottolinea Zola. Confrontando anno su anno l’andamento delle transazioni per i commercianti del Turismo e della Ristorazione, SumUp ha, infatti, registrato una diminuzione dello scontrino medio, mentre il numero di transazioni è cresciuto anche in modo significativo, assicurando così un valore di transato per esercente complessivamente maggiore. 

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In particolare, i Bar mostrano lo scontrino medio più basso in tutti i periodi, con un decremento del 6% tra 2019 e 2020 e del 15% tra 2020 e 2021. Tuttavia, è il settore Turismo (b&b, agenzie viaggio, operatori turistici), ad aver registrato il maggior calo nello scontrino medio: -30% tra 2019 e 2020 e ulteriore -15% tra 2020 e 2021. Anche per i Ristoranti si segnala un -11% tra il 2019 e il 2020, seguito da un altro calo tra il 2020 e il 2021 del 18%. 

Unica eccezione è il settore Hotel, che nel 2021 ha registrato una lieve crescita del prezzo medio dello scontrino (+3%), e una diminuzione del 14% sul numero medio di transazioni per esercente rispetto al 2020, probabilmente correlato alle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria. 

Turismo internazionale: i pagamenti con carte straniere in Italia – L’analisi di SumUp ha, inoltre, permesso di osservare l’andamento del turismo internazionale in Italia dal punto di vista della spesa effettuata tramite carte di credito estere

La presenza di pagamenti ‘stranieri’ legati al turismo segue ovviamente  il corso della pandemia: la più alta rappresentazione di carte di credito internazionali si è verificata in tempi pre-Covid tra aprile (39%), e ottobre 2019 (33%).

Spiega Umberto Zola.

Da quel momento in poi si è notata una diminuzione significativa, toccando il 7% nell’aprile 2020, con un primo miglioramento tra luglio e ottobre 2020 (con un 19% di pagamenti con carte di credito straniere ad agosto), ma nel dicembre 2020 si è tornati al 7%. Con l’arrivo dell’estate, dei vaccini e delle nuove regole per viaggiare, da maggio 2021 in poi il trend è stato nuovamente invertito, superando il 24% nell’agosto 2021.

Di fatto, nel 2020 si era registrato un calo di quasi il 55% della quota di transazioni internazionali in Italia, mentre nel 2021 abbiamo notato un aumento del 16% rispetto al 2020: una percentuale che racconta come il turismo stia naturalmente seguendo l’evoluzione della situazione sanitaria.

“Difficile predire quello che sarà il trend del turismo straniero – e quindi dei pagamenti con carte internazionali – per i prossimi mesi, ma siamo convinti che, per quanto riguarda i pagamenti interni, sarà difficile tornare indietro verso il contante ora che tanto i commercianti, quanto i consumatori hanno compreso e preferito la comodità del cashless in ogni contesto”, conclude Zola.

Etro nomina Fabrizio Cardinali come Chief Executive Officer

Etro (“Etro” o la “Società”), la maison del lusso rinomata a livello mondiale, ha annunciato in data odierna la nomina di Fabrizio Cardinali a Chief Executive Officer, con decorrenza a partire dal quarto trimestre 2021.

Cardinali vanta oltre 25 anni di esperienza manageriale ed un consolidato track record nel promuovere la crescita di marchi del lusso a livello internazionale. Prima dell’ingresso in Etro, Cardinali ha lavorato in Dolce & Gabbana, dove ha trascorso quasi 13 anni ricoprendo diversi ruoli, tra i quali, da giugno 2017, quello di Chief Operating Officer e membro esecutivo del Consiglio di Amministrazione, intervallati da 5 anni in Richemont, con il ruolo di Chief Executive Officer per diversi marchi del lusso del gruppo, tra cui Dunhill e Lancel.

La nomina

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Nel suo nuovo ruolo, Cardinali sarà supportato e lavorerà a stretto contatto con L Catterton, il principale fondo di private equity a livello globale focalizzato sul settore dei beni di consumo, con il quale la Società ha annunciato una partnership strategica lo scorso luglio, e con la famiglia Etro, incluso il Fondatore e Presidente Gerolamo Etro.

Sono entusiasta dell’opportunità di guidare Etro in un momento così decisivo nella storia di questa iconica casa di moda. Ho sempre ammirato l’heritage del marchio Etro, il suo stile e l’artigianalità italiana che lo contraddistinguono, e non vedo l’ora di collaborare con L Catterton, la famiglia Etro e l’intero management team per cogliere le numerose opportunità di crescita volte ad ampliare la base clienti, consolidare l’offerta nelle diverse categorie di prodotto ed espandere la presenza internazionale della Società.

Ha dichiarato Fabrizio Cardinali.

Siamo felici di dare il benvenuto a Fabrizio in Etro. Cardinali si è affermato come manager di assoluto rilievo nel panorama della moda e del lusso grazie ad un’incredibile visione ed energia creativa. La sua profonda esperienza ed acume operativo lo qualificano come la persona giusta per guidare questo nuovo capitolo di crescita e di sviluppo dell’incredibile eredità di Etro.

Ha dichiarato Luigi Feola, Managing Partner e Head of Europe di L Catterton.

Siamo lieti di accogliere un manager brillante e di comprovata esperienza come Fabrizio in questa nuova e significativa fase per l’azienda. Sono fermamente convinto che la sua visione e la sua conoscenza del business contribuiranno a rafforzare la crescita di Etro ed il suo posizionamento come marchio leader nello scenario del lusso globale.

Ha aggiunto il Fondatore e Presidente Gerolamo Etro.

Ogury: Fabien Magalon nominato Chief Publisher Sales Officer

Ogury, azienda creatrice del Personified Advertising, annuncia oggi la nomina di Fabien Magalon in qualità di Chief Publisher Sales Officer. Con questo incarico, il manager sarà responsabile della definizione della strategia di offerta globale, guidando il team internazionale dedicato agli editori e influenzando lo sviluppo dei prodotti dedicati a questo target.

Siamo molto felici della nomina di Fabien in un momento in cui stiamo ampliando la portata del nostro business verso gli editori premium, nelle soluzioni in-app e su siti mobile. Ogury sta assistendo a un periodo di grande interesse per le sue soluzioni dedicate a tutti quei publisher che sono alla ricerca di un partner in grado di offrire qualità e ricavi pubblicitari incrementali. La sua notevole esperienza professionale con gli editori online aggiungerà ulteriore valore all’azienda.

Commenta Thomas Pasquet, CEO di Ogury.

Nel 2017 il manager ha lanciato Alliance Gravity Data Media, una Media and Data Platform leader per la quale ha poi ricoperto il ruolo di Managing Director. 

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Strategia e sviluppo

Nel corso della sua carriera, Fabien ha occupato diversi incarichi di rilievo presso alcune delle più grandi aziende tecnologiche del mondo, tra cui posizioni a livello EMEA presso Microsoft e Facebook. Il manager ha anche lanciato la sede francese dell’azienda adtech The Rubicon Project, di cui ha guidato lo sviluppo nel mercato editoriale dal 2010 al 2012. In seguito, è stato amministratore delegato di uno dei primi marketplace di programmatic ADV in Francia, La Place Media, fino al 2015. 

Fabien si è detto entusiasta della soluzione Personified Advertising di Ogury, che garantisce precisione, sostenibilità e tutela della privacy. Il manager entra a far parte del team con l’obiettivo di sostenere il continuo sviluppo dell’azienda, che nel primo semestre del 2021 ha registrato una crescita dei ricavi di circa il 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Sono onorato di avere l’opportunità di entrare in una realtà all’avanguardia come Ogury, guidata da professionisti di grande talento. Viviamo un momento interessante per il settore che sta sperimentando un cambiamento epocale dettato dalla necessità del rispetto della privacy. Ogury è stata costruita proprio partendo proprio da questa necessità. Il nostro posizionamento è decisivo nella mia missione di costruire delle solide partnership con i principali editori a livello globale.