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Forum HR 2021

Forum HR 2021, le sfide del mondo del lavoro tra talk, tavoli tematici e streaming

Il mondo del lavoro è in un costante cambiamento, oggi più che mai, e la portata di questa rivoluzione è stata al centro del Forum HR 2021.

Sono molte le discussioni che è necessario affrontare ora che le sfide tecnologiche, ma anche ambientali, ci mettono davanti a scelte sempre più nette.

Digital Transformation, welfare, wellbeing, recruiting, learning e hybrid working. Questi e altri importanti temi legati al mondo HR sono stati al centro dell’edizione 2021 del Forum delle Risorse Umane, quest’anno alla sua tredicesima edizione.

L’evento è finalmente tornato dal vivo, anche se con alcune limitazioni sul numero del pubblico.

I temi sono stati divisi tematicamente e affrontati in tre giornate, grazie alla presenza dei prestigiosi ospiti del panorama nazionale del mondo HR:

  • Training & Recruiting Day (16 novembre)
  • Welfare & Wellbeing Day (17 novembre)
  • Digital & Innovation Day (18 novembre)

Tre sono stati anche gli spazi intorno ai quali si è articolato l’evento Forum HR 2021: lo spazio Arena ha ospitato le sessioni in diretta streaming su Webex, LinkedIn e YouTube; lo spazio Patio ha accolto diversi digital speech ma anche una serie di tavoli tematici con un pubblico in presenza prevalentemente composto da opinion leader, HR manager e director.

A completare la platea, lo spazio Forge, dedicato a tavoli tematici a porte chiuse con sessioni di confronto esclusive tra top C-level.

Anche Ninja Academy al Forum HR 2021

Ninja Academy è la scuola di formazione nata per guidare i professionisti del futuro. Per questo non poteva mancare a un appuntamento così importante, un’occasione di confronto con il panorama italiano del mondo HR, per apportare la propria visione e il proprio contributo in un contesto di altissimo livello; ma anche per intercettare le tendenze del mondo del lavoro che stanno condizionando il presente e si apprestano a plasmare il futuro.

Mirko Pallera Forum HR 2021

Nella giornata di apertura, durante il digital talk “Reskilling, Upskilling e formazione continua: quali competenze servono oggi e come ottenerle“, Mirko Pallera, founder di Ninja Academy, ha spiegato come oggi le aziende avvertano chiaramente una gran voglia di mettersi in gioco, ma come, spesso, non sappiano esattamente cosa vogliano: diventa per questo assolutamente necessario assumere un mindset curioso e orientato alle novità, con una comunicazione interna rapida ed efficace fatta di formati multimediali veloci. Allo stesso tempo, è importante la costruzione di una community in grado di filtrare e condividere le informazioni con tutto il gruppo.

Durante il Digital and Innovation Day del 18 novembre, Federica Bulega, Corporate Training Manager di Ninja Academy, ha indagato la relazione profonda tra la maturità digitale e la formazione aziendale.

Per saper cogliere le opportunità offerte dalla continua e rapidissima evoluzione tecnologica, un’organizzazione deve saper sviluppare competenze e mindset digitali in tutte le sue persone.

Pertanto, per sviluppare o allenare il digital mindset è essenziale sperimentare comportamenti frequenti in linea con le sue componenti in situazioni nuove grazie a un modello unico che integra Intelligence, Learning e Community.

Forum HR 2021 - federica bulega

Attraction&Retention, formule ibride e Metaverso: il futuro del lavoro secondo Giuseppe Conte, direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS

Il Forum HR 2021 è stata anche l’occasione per la redazione di Ninja di entrare in contatto con le più importanti voci del mondo HR italiano.

Tra i professionisti del settore che abbiamo potuto ascoltare e intervistare, anche Guido Stratta, Direttore People and Organization del Gruppo Enel, Annalisa Alberti, Human Resources Director di Rheinmetall, la Direttrice delle Risorse Umane del Gruppo Alessi, Samanta Todaro, Fabrizio Tripodi, HR Director EMEA – Brown-Forman e Serena Rossi, HR Director di Stryker Italia.

Abbiamo approfittato per raccogliere diverse testimonianze e previsioni sulla direzione che il futuro del mondo del lavoro sta prendendo, anche per cercare di capire, direttamente dalle parole di chi vive a stretto contatto con queste tematiche quotidianamente, quale sia la visione a livello manageriale sui cambiamenti che ci attendono.

Per questi motivi, abbiamo fatto alcune domande a Giuseppe Conte, direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS, tra le quali una questione che sta davvero a cuore a molti HR: cosa dovrebbe fare un’azienda per trattenere i propri talenti e per attrarne di nuovi?

Giuseppe Conte - Forum HR 2021

Bisogna dare alle persone che lavorano nell’azienda, la prospettiva di una crescita personale“, ha affermato. “Entrare in un’azienda significa avere la possibilità di cambiare, di evolvere, di acquisire sempre nuove competenze per ricoprire compiti nuovi“.

Secondo Giuseppe Conte, se una persona ne ha voglia deve avere la possibilità di mettersi in gioco più volte nell’arco della propria vita lavorativa. La crescita non deve essere soltanto di tipo economico o di mansioni da svolgere. L’azienda dovrebbe dare la possibilità di crescere come persona, a tutto tondo, investendo sui talenti per permettergli di acquisire nuove prospettive ed essere preparati alle cose nuove che saranno chiamati a fare domani.

Sul tema della scelta ottimale tra lavoro in presenza, in smart working o in formula ibrida, ci ha detto: “Dobbiamo focalizzarci su quello che è il risultato dell’attività lavorativa: ci sono alcuni lavori che vanno svolti in presenza, però ci sono tante attività per cui questo non è necessario. Andiamo verso un mondo di libertà in cui le persone possano scegliere se venire o meno in ufficio: adesso abbiamo la possibilità di svincolarci dei limiti e lavorare dove vogliamo e quando vogliamo. Guardiamo al risultato e non al tempo trascorso alla scrivania“.

LEGGI ANCHE: Torna Forum HR, il più grande evento italiano su HR e People Management

E la dematerializzazione del lavoro è uno degli argomenti che sta tenendo banco grazie, anche, alle novità annunciate dalle aziende tecnologiche, Facebook in primis. Possiamo davvero immaginare un futuro nel mondo del lavoro in cui non sarà necessario incontrarsi di persona, ma si potrà interagire attraverso degli avatar?

Già oggi, tendenzialmente, molte riunioni che si organizzavano in presenza e che richiedevano spostamenti si possono fare tranquillamente a distanza. Vi saranno però sempre dei momenti importanti in cui sarà utile incontrarsi in presenza, magari per appuntamenti di tipo laboratoriale o di brainstorming. Sarà sufficiente trovare un giusto equilibrio“.

Onboarding Aziendale

Come ottimizzare l’Employee Retention con l’Onboarding Aziendale

L’Onboarding Aziendale è un aspetto importantissimo quando si tratta di coinvolgere i nuovi dipendenti e agevolare il loro inserimento nelle dinamiche aziendali. 

Oggi più di ieri, le persone ricercano molto più di un semplice impiego, perché proprio il mondo del lavoro è animato dal cambio generazionale, con tutte le nuove necessità ed esigenze che si porta dietro. 

Numerosi studi hanno dimostrato che un processo di Onboarding ben progettato genera un maggiore impatto positivo sui nuovi assunti e prepara i nuovi dipendenti al successo in azienda. 

Viceversa, un’esperienza di Onboarding scadente – e ripetuta nel tempo – può originare conseguenze finanziarie significative per una società, che si trova ad affrontare un chiaro problema di turnover del personale.

Che cos’è l’Onboarding Aziendale?

Un approfondimento sul blog di iSpring, società specializzata nella formazione in azienda, lo definisce come “il meccanismo con cui i neodipendenti acquisiscono le conoscenze, le abilità e i comportamenti necessari per diventare membri efficaci dell’impresa.

Non si tratta semplicemente di trasmettere le politiche aziendali ai nuovi assunti, ma di creare un momento di connessione e condivisione su responsabilità, relazioni coi colleghi e cultura aziendale.

Un momento che senz’altro ha luogo nei primi giorni in cui si accoglie il nuovo collaboratore. Ma che può – e in alcuni casi deve – trovare spazio lungo tutto il percorso di crescita in azienda. Quello che viene definito L&D, Learning & Development.

LEGGI ANCHE: Learning trends e riqualificazione del lavoro: cosa è cambiato durante la pandemia

Onboarding e nuove dinamiche del lavoro

Secondo la multinazionale di consulenza strategica Gartner, i nuovi assunti si sentono spesso insicuri nel loro nuovo ruolo in azienda. 

Donna al pc

Il 46% di tutti i nuovi assunti presi a campione non ripeterebbe il cambio di lavoro. 

Addirittura, il 38% si è detto pronto a lasciare la nuova posizione entro 12 mesi dal suo ingresso. Ma c’è un altro dato interessante che emerge: il costo per trovare una nuova assunzione è in continuo aumento: secondo le stime internazionali, nel 2017 si è raggiunto un +26% a fronte di un aumento del 18% nel 2015.

Il costo del turnover può arrivare fino al 150% del pacchetto remunerativo del personale fuoriuscito. 

L’elevato costo del turnover è la ragione che spiega l’importanza della employee retention.

Perché accogliere adeguatamente i nuovi assunti con un Onboarding efficace

La domanda sorge spontanea: quanto influisce un buon Onboarding sulla fidelizzazione del dipendente e sulla riduzione dei costi per nuove assunzioni su un’azienda? 

Un programma di Onboarding ben progettato aiuterebbe a ribaltare le dinamiche di turnover fisiologico (che spesso diventa patologico per un’organizzazione). 

Una recente ricerca di Glassdoor mostra che un Onboarding efficace migliora la fidelizzazione dei nuovi assunti dell’82% e la loro produttività del 70%.

Non solo. I programmi di formazione Onboarding più efficaci sono quelli che sfruttano strumenti di apprendimento avanzati. Si tratta di piattaforme di eLearning focalizzate su approcci specifici e customizzati in base alla risorsa da formare. 

Niente a che vedere con il classico apprendimento in presenza o in aula “urbi et orbi”. 

Le aziende che fanno uso di Onboarding Aziendale tramite piattaforma di eLearning risultano più soddisfatte del 300% in più se rapportate ai relativi competitor che usano tecnologie obsolete e inefficaci. Il che è correlato a guadagni significativi ottenuti in termini di time-to-proficiency e fidelizzazione dei nuovi assunti.

LEGGI ANCHE: Lasciare il lavoro è virale: la Gen Z festeggia il licenziamento sui social

Quali sono i vantaggi dell’Onboarding su piattaforma online

Grazie alla versatilità di una piattaforma di eLearning, le aziende sviluppano un rapporto più solido con i nuovi dipendenti. Come minimo, un sistema formazione online dedicata all’Onboarding Aziendale dovrebbe puntare a:

  1. Far sentire i nuovi dipendenti i benvenuti in azienda;
  2. Dare una buona prima impressione dell’organizzazione;
  3. Raccontare il brand, la sua cultura e i valori che lo caratterizzano;
  4. Illustrare cosa ci si attende dai dipendenti in termini di comportamento, politiche pertinenti e principi fondamentali;
  5. Spiegare prassi e procedure – anche quelle considerate più banali –  come ad esempio dove si trova l’area relax, qual è il dressing code o come vengono gestite le pause da lavoro;
  6. Aiutare a capire e collocare il ruolo del nuovo assunto nell’organizzazione;
  7. Farlo sentire entusiasta per come la sua attività può fare la differenza in azienda.

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Team

Grazie a un’interazione coerente nei contenuti e all’utilizzo di dati e informazioni in maniera personalizzata, un sistema di eLearning permette di entrare in contatto con il nuovo assunto ancora prima che inizi la fase vera e propria di apprendimento, accogliendolo in azienda con comunicazioni customizzate, messaggi specifici con informazioni create apposta per lui.

Dal punto di vista formativo, un buon corso di apprendimento online dispone del potenziale adeguato per un’esperienza di insegnamento più ingaggiante ed emozionante per il nuovo assunto. Molto meglio che accoglierlo con un mucchio di documenti sulla scrivania o chiedergli di leggere il sito Web dell’azienda da cima a fondo! 

Un programma di Onboarding Aziendale progettato attraverso corsi di formazione eLearning offre vantaggi pratici concreti. Sia a livello di presentazione del brand che di fidelizzazione del collaboratore.

Ad esempio, i dipendenti possono completare i corsi di formazione, superare i test e rivedere i contenuti formativi quando vogliono: a casa, in viaggio, in un bar o durante le pause di lavoro.

In particolare, emergono quattro vantaggi evidenti:

  1. La promozione del senso di appartenenza all’azienda verso il neoassunto: è possibile proporre una serie di brevi video che contengono messaggi di benvenuto e video tutorial di inserimento nella nuova realtà organizzativa;
  2. La diffusione della cultura e dei valori aziendali: la piattaforma di eLearning può proporre case history di successo e narrazioni di colleghi o clienti che parlano della loro visione dell’impresa e del brand.
  3. La formazione – tecnica e strategica – relativa alle best practices e ai comportamenti da adottare. Permette di riprodurre e simulare situazioni reali o scenari che potrebbero riproporsi nell’attività del nuovo collaboratore.
  4. Il dipendente può fare affidamento su un supporto didattico continuativo nel tempo. Un sistema che si integra con il più ampio processo di gestione delle risorse applicato dall’azienda. Pillole formative in tempo reale e comunicazioni scandite nel tempo che mantengono alto il tasso di engagement con l’azienda.

Ovviamente, il vantaggio è anche per l’altra faccia della medaglia.

Non solo i neoassunti ma anche le aziende, infatti, possono monitorare l’engagement e i progressi raggiunti con l’Onboarding (o in altri momenti di formazione). 

Attraverso le statistiche dettagliate messe a disposizione dagli strumenti di elearning, è facile vedere chi studia seriamente e chi salta le lezioni. I responsabili aziendali possono tracciare i risultati dei vari dipartimenti, dei team e dei singoli studenti.

Team marketing

eLearning e Onboarding Aziendale: il futuro dell’engagement dei dipendenti

Per ottenere i vantaggi appena delineati e offrire corsi di eLearning completi, flessibili, sempre aggiornati e accessibili da qualunque dispositivo, le aziende dovranno iniziare a investire su sistemi di Onboarding Aziendale di ultima generazione. 

I moderni software di Learning Management System come quelli messi a disposizione da iSpring, sono in grado di offrire momenti formativi personalizzati e tracciare la partecipazione, i progressi e la percezione delle nuove generazioni di lavoratori verso l’azienda. 

Inoltre, l’Onboarding Aziendale offerto da iSpring agevola la collaborazione e le attività di coaching tra colleghi e responsabili, sfruttando i trend emergenti della trasformazione digitale, come la gamification e il mobile learning.

Le migliori esperienze di Onboarding Aziendale sono quelle considerate coinvolgenti e non travolgenti

Sono esperienze che trasmettono al nuovo assunto le informazioni di cui ha bisogno per lavorare in maniera serena: la sicurezza di aver preso la decisione giusta e un genuino senso di entusiasmo per la sua nuova organizzazione.

Per approfondire l’Onboarding Aziendale, iSpring – leader globale nella creazione di multipremiati software di eLearning –  offre diverse soluzioni per implementare in maniera facile e veloce l’Onboarding e la formazione all’interno di organizzazioni e imprese.

<< Scopri le soluzioni di eLearning che iSpring offre per l’Onboarding Aziendale>>

Black Friday Online - 3 strategie per aumentare le vendite

Black Friday online: 3 strategie per aumentare le vendite

Possiamo parlare di due eventi diversi, un Black Friday “fisico” e un Black Friday online?

Anche prima dell’emergenza legata al Covid-19 le statistiche sui consumi del Black Friday pendevano vigorosamente verso l’eCommerce; il 2020 è stato però il vero anno del ribaltone: il numero delle persone che hanno scelto di acquistare online invece di andare in cerca dell’occasione per negozi è stato quasi il doppio di chi ha scelto l’acquisto fisico.

La buona notizie c’è, ed è che l’acquisto digitale consente di evitare folle scalmanate e schegge impazzite impegnate nella spasmodica ricerca dell’offerta da urlo.

Tuttavia, nella traduzione dall’analogico al digitale, qualcosa si è perso. Diversamente dalla prospettiva europea, per la quale il Black Friday è semplicemente un’occasione di risparmio e poco più, nella tradizione nord americana l’evento di shopping è sempre stato importante quanto il tacchino ripieno per la Festa del Ringraziamento.

Parliamoci chiaro: aggirarsi in silenzio e solitariamente tra le vetrine virtuali delle pagine web è di certo molto più sicuro e comodo ma altrettanto noioso. Indipendentemente dalle offerte, non c’è paragone per il coinvolgimento emotivo del cliente e questo può abbassare le prospettive di vendita.

acquisto su ecommerce black friday online

Sebbene nello scorso anno le vendite totali del Black Friday abbiano superato, nei soli Stati Uniti, 188 miliardi di dollari, i rivenditori di tutto il mondo sono seriamente preoccupati che l’esperienza digitale potrebbe perdere appeal in futuro, già a partire da quest’anno, ora che le persone sono meno preoccupate dai rischi della pandemia e potrebbero preferire un approccio “più tradizionale”.

In effetti, la vendita al dettaglio online pare essere meno conveniente per il venditore rispetto a quella in store: un recente rapporto ha evidenziato come il 71% degli acquirenti abbia speso più di 50 dollari in una singola visita presso un negozio fisico, contro il 54% dei web surfer.

In che modo è possibile spingere sugli aspetti psicologici che marcano queste differenze, per allineare la quota di spesa sul web a quella delle attività analogiche?

Una possibile soluzione è quella di digitalizzare aspetti della “vecchia scuola del Black Friday”, che lo hanno reso un fenomeno commerciale e culturale particolarmente forte. Attraverso questa trasformazione, grandi rivenditori e piccole imprese possono aumentare il piacere dello shopping dei clienti e la soddisfazione del consumo durante questo periodo così importante, tanto che queste strategie possono essere rese permanenti e fungere da volano all’acquisto in ogni periodo dell’anno.

LEGGI ANCHE: Black Friday: 7 campagne da ricordare (e da cui prendere ispirazione)

Strategie da portare nel Black Friday online: i prodotti Doorbuster

I consumatori del Black Friday online e fisico sono notoriamente attratti da alcuni rivenditori in particolare grazie a offerte davvero convenienti e spettacolari, oppure particolarmente pubblicizzate: mega televisori a schermo piatto, costosi videogiochi a metà prezzo e così via. Queste offerte vengono chiamate “Doorbusters“.

Per chi le mette in atto, questi articoli tanto convenienti sono quasi sempre dei “loss leader“: prodotti che vengono venduti senza margine di guadagno (o addirittura in perdita) per attirare i clienti.

L’efficacia dell’offerta è dimostrata dal fatto che le persone sono ormai abituate a confrontare i prezzi di acquisto tra i vari rivenditori e scegliere il più conveniente. Una volta “attirati in negozio”, però, il profitto viene generato attraverso l’acquisto d’impulso di beni a prezzo standard (quando non palesemente maggiorato).

Anche quando i prodotti Doorbusters sono terminati o non più disponibili, tendenze comportamentali come il sunk-cost bias e l’avversione alle perdite incoraggiano i consumatori ad acquistare altri articoli come una sorta di premio di consolazione.

Questo tipo di strategia è raramente impiegata negli store digitali e i miglioramenti possono essere applicati su più fronti.

In primo luogo, nella pagina principale di un eCommerce, i prodotti doorbuster dovrebbero essere visualizzati insieme ad altri articoli di vendita a più alto margine, per trarre vantaggio dalla strategia loss leader; in particolare, possono essere articoli che “completano” chiaramente il doorbuster, come un telecomando all’avanguardia (a prezzo pieno) per la TV a schermo piatto super scontata o una costosa sedia ergonomica da abbinare al laptop in offerta.

eCommerce Black Friday online

Questo tipo di prodotti complementari, dovrebbero apparire anche durante il check-out e nelle email di conferma dell’ordine.

Inoltre, se l’articolo “acchiappa consumatori” è esaurito al momento in cui il cliente accede allo store digitale, invece di mostrare un semplice messaggio che avvisa dell’indisponibilità del prodotto, il rivenditore dovrebbe “compensare” la delusione del potenziale acquirente con un buono spendibile su altri prodotti nelle ore successive. La mossa potrebbe fornire un forte incentivo a completare l’acquisto su altra merce, con uno sconto anche minore rispetto al “prodotto specchietto per le allodole”.

Management della Scarsità

I rivenditori brick and mortar sfruttano attentamente la scarsità nei loro eventi del Black Friday, offrendo un numero limitato di unità per un particolare articolo in vendita.

Poiché le persone tendono a trovare gli articoli più scarsi più desiderabili, queste scorte limitate sono una parte importante dell’attrazione del Black Friday, causando lunghe file prima dell’apertura dei negozi e la ben nota corsa che ne consegue. Ma i rivenditori devono bilanciare questa frenesia con il rischio di delusione dei clienti e il probabile contraccolpo sui social media se gli articoli pubblicizzati risultano poi eccessivamente scarsi.

La soddisfazione del cliente dipende in grandissima misura dalla conferma delle sue aspettative: anche variazioni abbastanza piccole tra quello che le persone si aspettano e la reale situazione proposta possono seriamente influenzare i loro atteggiamenti verso un’esperienza di shopping e verso un brand.

I negozi fisici utilizzano da anni queste strategia e hanno consolidato un equilibrio che permette una delusione “attenuata”, fornendo aspettative realistiche sulla possibilità di accaparrarsi il prodotto che le persone stanno cercando: la tradizionale esperienza del Black Friday inizia con una lunga coda e in questo modo i clienti possono letteralmente valutare a che punto sono e regolare le loro aspettative di conseguenza.

A livello pratico, riprodurre questo stratagemma online è molto più complicato: senza la coda fisica, impostare le aspettative dei potenziali clienti sul principio di scarsità può risultare un’impresa impossibile.

box amazon black friday online

Durante l’evento Black Friday online 2020 di Walmart, per esempio, il bundle Nintendo Switch MarioKart Deluxe 8 è andato esaurito quasi istantaneamente. Molti consumatori  sono rimasti scontenti e hanno lasciato una serie di recensioni velenose; nel giro di poche ore, la valutazione dell’articolo è crollata da 4,2 stelle a 2,5 stelle.

I player dell’eCommerce hanno quindi bisogno di bilanciare le aspettative dei clienti con il rischio di delusione. Una delle possibili soluzioni in tal senso è evidenziare chiaramente che lo stock di prodotto è limitato. Un passo successivo, è mostrare in tempo reale quante persone hanno visitato la pagina del prodotto o stanno perfezionando l’acquisto, in modo da aiutare le persone a valutare le proprie probabilità di aggiudicarsi l’articolo a prezzo scontato.

Ulteriori indicazioni utili per il nostro Black Friday online sono quelle di mostrare in modo evidente il numero di unità rimanenti e impostare alert quando il prodotto è in esaurimento (come fanno Macy’s e Amazon).

Oltre a sintonizzare il potenziale acquirente con una corretta aspettativa di successo, questi accorgimenti sono utili anche a spingerlo all’acquisto.

Un altro sistema per evitare la delusione al ritardatario è il digital-queueing: questa implementazione consente all’acquirente di visualizzare la sua posizione “in coda” per l’acquisto e richiedere, se il prodotto viene esaurito, di essere aggiunto in una lista d’attesa nel caso qualcuno lo abbia battuto sul tempo.

LEGGI ANCHE: Così non va: l’Italia ancora fanalino di coda in Europa per Digital Skill

Dal Black Friday fisico al Black Friday online: il Browsing

Gli eventi come il Black Friday non servono “soltanto” a smaltire scorte di magazzino, aumentare il fatturato e raggiungere gli obiettivi trimestrali o annuali: sono anche molto utili per convertire i consumatori passivi in acquirenti attivi e questo vale anche per il Black Friday online.

Come esseri umani, adoriamo provare la sensazione di vittoria, come quella che si prova aggiudicandosi l’oggetto del desiderio a un prezzo conveniente, tanto più se l’acquisto avviene dopo una serie di ricerche in cui ci siamo impegnati attivamente.

La sensazione di soddisfazione aumenta se incappiamo “casualmente” in un’offerta e ne approfittiamo, anche se non avevamo in mente di compiere quell’acquisto quando siamo entrati in negozio: l’auto-scoperta è un fattore decisamente motivante! L’acquisto diventa quasi un’avventura durante la quale, tra mille cartelli e annunci strombazzanti, siamo riusciti a districarci con successo e a concludere l’affare.

La possibilità di vedere e toccare il prodotto rappresenta un indiscutibile vantaggio per i negozi fisici, un piacere sensoriale che difficilmente può (al momento) essere replicato con il codice delle pagine web.

La presenza di altri acquirenti con cui entrare in competizione è un altro fattore chiave: rende l’esperienza di shopping un’esperienza sociale e competitiva, perché siamo tendenzialmente portati a sbirciare nel carrello degli altri.

Innescare questo tipo di scoperta online è una vera sfida per chi si occupa di vendite digitali, perché pagine web e siti di eCommerce sono intrinsicamente ambienti sensoriali meno coinvolgenti. Inoltre, gli algoritmi di raccomandazione dei prodotti appaiono coercitivi, eliminando il senso critico di autonomia e di libera scoperta.

Alcuni eTailer stanno quindi mettendo in costruzione dei veri e propri spazi virtuali multidimensionali, per attenuare il senso di solitudine asettica che ci pervade durante la navigazione di un eCommerce. Per esempio, IKEA ha creato una replica digitale 3D e interattiva dei suoi showroom fisici in Russia, generando un aumento del 17% delle vendite.

Anche Marks & Spencer (in collaborazione con Mindshare) ha introdotto uno showroom VR per il suo reparto di articoli per la casa dove i clienti potevano assemblare il loro spazio vitale ideale e condividere i loro progetti sui social media.

In un evento virtuale legato Black Friday, i clienti potrebbero passeggiare alla scoperta dei prodotti. Il rivenditore potrebbe nascondere sconti speciali in ogni stanza, incoraggiandoli a esplorare e quindi a scoprire nuovi articoli.

In futuro, i rivenditori potrebbero anche utilizzare la realtà aumentata per la gamification. Pensiamo a giochi stile Pokemon Go, ma declinati per la promozione di uno store fisico in una realtà locale. Inseguendo le offerte più interessanti da una strada all’altra della propria città, i clienti potrebbero incontrarne di interessanti che considererebbero come scoperte personali.

In questo tipo di eventi, i rivenditori dovrebbero de-enfatizzare le raccomandazioni ufficiali dei prodotti a favore delle recensioni degli utenti e dei contenuti della community. Questo permetterebbe ai consumatori di scoprire offerte e articoli, rafforzando la soddisfazione e fornendo benefici psicologici grazie al senso di sentirsi parte di una comunità.

In conclusione

Ognuno di questi tre approcci è efficace di per sé, ma possono rendere molto meglio se usati in combinazione.

Per esempio, i rivenditori possono impostare una coda virtuale per i consumatori che arrivano prima dell’orario ufficiale di inizio. Mentre aspettano, potrebbe essere data loro la possibilità di guardare lo streaming in diretta di dimostrazioni di prodotti o di giocare a un gioco che ha per oggetto alcuni dei prodotti venduti (da soli o in competizione con altri). Entrambe le scelte potrebbero sbloccare codici di sconto esclusivi. Queste attività digitali combinerebbero le sensazioni di scoperta dello smart shopper con la gestione delle aspettative di coda e il costo sommerso del classico doorbusting.

Sia che vengano implementate una tantum o in combinazione, questi analoghi digitali delle tattiche del brick and mortar possono aiutare gli e-tailer a raggiungere il tipo di entusiasmo (e di performance di vendita) dei più importanti eventi dal vivo.

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intervista arturo brachetti

Life Change: Arturo Brachetti ci spiega cosa significa trasformazione

Trasformazione, rinnovamento, fulminei cambi di rotta. Per tracciare qualche pista di riflessione sul tema del “cambiamento” abbiamo interpellato Arturo Brachetti. Il più grande interprete mondiale del trasformismo teatrale (una diramazione della commedia dell’arte), è stato ospite di un numero speciale – l’episodio 500 – di Ninja Morning PRO, la prima newsletter italiana in formato testo+audio per i professionisti del digital business, del marketing e della comunicazione.

Ascolta l’intervista anche in versione audio qui sotto!

 

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Siamo tutti trasformisti

Ciao e benvenuto nel mondo Ninja. Perché il trasformismo è un’arte traversale?

«C’è una parte superficiale che può essere il trasformismo quotidiano di come ci vestiamo per vivere, perché l’abito fa il monaco. Abbiamo una divisa, una uniforme quasi per andare a divertirci, un’altra per andare a fare lo sport, ecc.

E poi un trasformismo metaforico, che è quello che noi viviamo nel corso della nostra vita quando ci rinnoviamo perché se non c’è trasformazione non c’è vita».

Capire il pubblico per comunicare. Che cosa significa per te questo passaggio e qual è il segreto per metterci davvero in contatto con il nostro pubblico?

«Il segreto è molto semplice e si basa sull’empatia umana. È l’empatia, purtroppo non si impara a scuola, ma bisogna impara a scuola, uno deve lavorarsela da solo. Una aspetto importantissimo è capire l’interlocutore.

Faccio un esempio, quando vado al mercato di Porta Palazzo a Torino, e vedo queste signore del mercato che si rivolgono alla cliente che arriva, la inquadrano in un secondo. Decidono se darle del tu o del lei, se chiamarla signora o signorina, se fare complimenti o se tenere le distanze, e tutto ciò per creare empatia. Tutto questo per che cosa? Per vendere i funghi e le carote. Il fine è il business, ma il mezzo è empatico, cioè questo software meraviglioso che noi impariamo da piccoli, quando sollecitiamo i neuroni specchio nei primi tre anni di vita e impariamo dai nostri genitori.

Quindi l’empatia è anche riuscire a capire in qualche modo la lunghezza di un d’onda della persona con cui ti stai relazionando per riuscire a parlargli in quella stessa lunghezza d’onda. Però è sempre un problema di apertura: bisogna essere aperti all’altra cultura, all’altra persona, all’estraneo. A quel punto riesci a fare delle cose incredibili.

Io credo che molte volte anche i politici più internazionali, nei loro meeting, si vedono non solo attraverso i video, ma dal vivo per creare questo meccanismo di empatia che provoca accordi universali importantissimi per il pianeta».

Credit: Paolo Ranzani

A proposito di questo esempio del mercato, lo citi perché quando sei in Italia ti piace andare al mercato…

«Moltissimo, mi piace moltissimo andare al mercato perché è una casbah. Passando attraverso le bancarelle, ti rendi conto che la lingua è più internazionale che italiano, perché poi tutti tra di loro parlano africano, arabo, siciliano, piemontese. Poi certo punto passa una bella bionda, e l’italiano diventa improvvisamente internazionale».

Quando vai al mercato come ti vesti? Ti diverte travestirti anche quando non sei sul palco? 

«Sì, io mi travesto da prete, per esempio lo faccio per divertire i miei amici, andando in farmacia a chiedere il Viagra e vedere la faccia del farmacista; oppure ho una parrucca straordinaria con i capelli lunghi, che mi serve per andare nei club, così non vieni fotografato da tutti  e non vai a finire sul Facebook di mezzo mondo».

Business e trasformazione: l’importanza di saper cambiare

A Torino nella tua casa, a proposito di cambiamenti, è vero che c’è perfino un muro che si sposta? 

«Ho creato un po’ la mia casa come un grande castello pieno di sorprese. E quindi sì, c’è il muro che si sposta. Ma c’è anche lo specchio che parla, l’acqua luminosa. Ci sono delle cose che non sembrano quel che sono, il che fa parte della mia filosofia. Perché credo che la realtà immaginata è quella che ci rende più felici.

Quindi, per esempio, suona il telefono e tu devi prendere la bottiglia di Ketchup per rispondere. Però se non lo sai, stai così per un quarto d’ora, con questo suono di telefono nell’aria, chiedendoti se devi rispondere con una banana o con chissà che cosa».

Riguardo alla trasformazione a volte nel mondo delle aziende, e non solo, da un lato si dichiara di voler un cambiamento ma dall’altro si vorrebbe “cambiare senza spostare nulla”. Ciò rappresenta un problema? 

«Guarda, per esempio tutti noi teatranti ci siamo dovuti rinnovare. E ovviamente c’era poco da fare, non potevamo dire cambiamo un poco, perché non c’era più il pubblico e allora cosa si fa? C’è gente che ha fatto il teatro online, io ho fatto dei podcast, altri hanno fatto un periodo di ricerca per poi presentare magari spettacoli in altre forme più interattive. Forzatamente siamo dovuti rinnovare. Ma il rinnovamento non è qualcosa su cui uno deve discutere o no, il rinnovamento c’è sempre inevitabilmente, e la cosa più giusta da fare è prepararsi alla trasformazione perché comunque ci sarà».

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Ninja

Zankyou e Ninja Academy insieme per la formazione digitale nel wedding

Sapersi promuovere al meglio attraverso i social e alla formazione digitale permette di raggiungere migliori risultati. 

È quanto emerge da una ricerca di Boston Consulting commissionata da Google da cui risulta che le aziende più mature dal punto di vista digitale ottengono mediamente un aumento di revenue del 18% e riducono del 29% i costi aziendali, con un crescita delle proprie quote di mercato doppia rispetto alle aziende simili ma meno digitalizzate.

Negli ultimi quindici anni ed in particolare in seguito all’avvento dei social, abbiamo assistito a dei cambiamenti colossali sotto tutti i punti di vista, da quello politico a quello sociale e culturale, con la nascita di una nuova generazione di consumatori, iper-informati e iper-connessi. Per le aziende questa realtà si traduce in una massima: se non sei presente sul web, non esisti. 

I numeri della Transizione Digitale

Ninja

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Il recente lockdown ha ulteriormente evidenziato questa necessità da parte delle aziende di costruire una presenza digitale, per dare una sterzata netta e ripartire con slancio.

Durante la pandemia si è infatti parlato di una digitalizzazione 25 volte più veloce rispetto ai ritmi precedenti, ma si è anche toccato il massimo livello di disoccupazione (7,2%), con l’80% dei lavoratori che dichiarano di affrontare insicurezze sul proprio posto di lavoro. Un’accelerata che sembrava dover diventare una velocità costante, ma che invece rischia di frenare senza la benzina giusta per alimentare il motore. Insomma, più si resta indietro con le digital skill, più si rischia di non essere più “necessari” al mercato del lavoro. 

In questo contesto utilizzare gli strumenti del Digital Marketing, fare un corretto uso dei social media, mettere in atto una buona strategia content marketing, conoscere i fondamenti della SEO, sono diventati degli imperativi per ogni tipo di attività, anche e soprattutto per le PMI, per le quali queste azioni consentono di raggiungere risultati davvero sorprendenti e soddisfacenti.

Le PMI hanno il dovere di formarsi nel marketing digitale se vogliono continuare ad esistere nei prossimi anni, e anche il settore wedding non può esimersi da questo “obbligo”. 

Il nostro settore, oggi più che mai, deve adattarsi al mondo nel quale viviamo. Gli sposi, come tutti gli altri consumatori, cercano informazioni sul web e i grandi players già se ne sono accorti da tempo. Se le PMI del settore vogliono poter competere ed ottenere più risultati devono iniziare ad impegnarsi sul serio per costruire una forte presenza online.

Afferma Guillermo Fernández-Riba, CEO di Zankyou Weddings.

La Partnership

È per questo che Zankyou ha deciso di unirsi a Ninja Marketing, osservatorio sul marketing non-convenzionale e magazine punto di riferimento del settore, e alla sua  Ninja Academy, la più grande scuola specializzata nel marketing digitale in Italia, che metterà a disposizione i propri corsi, percorsi e Master in temi chiave come content marketing, SEO, digital advertising, social media marketing, growth hacking e marketing automation.

Grazie a questo accordo più di 18.000 partner di Zankyou potranno usufruire dei Corsi Ninja di Alta Formazione sulle teorie e tecniche più avanzate del marketing, utilizzando modalità formative altamente innovative ed esperienziali. 

Spiega Mirko Pallera, CEO e founder Ninja

La nostra missione è quella di rendere l’Alta Formazione al marketing digitale democratica e accessibile a tutti. Ed è per questo che ci siamo uniti a Zankyou per portare competenze digitali avanzate all’industria del wedding così da permettere ad un gran numero player del settore di ampliare i propri business.

digital law - copertina autori

Digital Law: istruzioni per un uso consapevole del mondo digitale

Sono due mondi che sembrano, apparentemente, lontanissimi fra loro: comunicazione e diritto. Invece la Digital Law è materia sempre più attuale: sono moltissimi i punti di contatto tra i progressi tecnologici e le questioni da regolamentare nel mondo fisico e digitale.

I temi che legano le due realtà sono tanti e, spesso, non di facile soluzione a livello intuitivo. Pensiamo infatti alle regole, spesso non troppo chiare (e rispettate) per i contenuti sponsorizzati e gli influencer (che adesso puntano a un proprio sindacato), ma anche al tanto discusso diritto all’oblio o alla tutela dei minori, che con internet ha assunto sfumature del tutto nuove e sta presentando problematiche non ancora del tutto acclarate.

Quello che appare chiaro è come la legislazione non posso “giocare d’anticipo” sugli sviluppi della tecnologia, ma debba anzi rincorrere continuamente l’innovazione per cercare di minimizzare i rischi a cui tutti siamo esposti.

digital law - vittorio maria corelli - chiara dal ben - copertina

Per chiarire alcuni di questi aspetti, abbiamo fatto qualche domanda a Chiara Dal Ben, Marketing & Innovation Director di Flu e Vittorio Maria Corelli, esperto di diritto civile, bancario e commerciale in ambito giudiziale e stragiudiziale.

Chiara e Vittorio sono anche gli autori di “Digital Law – Istruzioni per un uso consapevole degli strumenti del mondo digitale“, che fa parte della collana Digital Generation di Maggioli Editore.

La rivoluzione digitale ha sconvolto in pochi anni il nostro approccio a diversi aspetti della tecnologia. Lo sviluppo normativo è stato altrettanto rapido?

Partendo dal presupposto che la tecnologia è collegata ad un concetto di azione e di evoluzione riteniamo sia impossibile che il diritto riesca a “tenere il ritmo” dell’evoluzione tecnologica e quindi ad essere costantemente aggiornato.

Quello che, a nostro avviso, dovrebbe fare la normativa non è stare al passo bensì fare un’opera preventiva cercando di anticipare i cambiamenti e quindi arginare le possibili anomalie del sistema.

Proprio questo tema rappresenta una grande sfida per i legislatori in tutto il mondo.

Un altro punto da segnalare riguarda il fatto che l’evoluzione normativa ci sta portando verso l’era dell’informazione totale all’interno della quale l’utente deve essere informato su tutto.

digital law -Chiara dal Ben

Questa tendenza, certamente meritoria, rischia però di ottenere il risultato contrario; la troppa informazione si traduce, nella pratica, nella creazione di un numero eccessivamente elevato di documenti che di fatto creano il risultato inverso ossia quello della disinformazione dell’utente.

Si pensi alla normativa privacy e ai termini e condizioni che quotidianamente l’utente è obbligato ad accettare, tutti documenti che dovrebbero informare il fruitore di internet ma che nella fattività quotidiana si riducono a mere spunte disinformate.

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Internet può essere considerato un diritto da garantire universalmente?

Assolutamente sì: non può essere un diritto da garantire ma un diritto che DEVE essere garantito!

La pandemia ha dato un impulso ancora maggiore alla digitalizzazione e questo ci deve spingere ad operare con più concretezza verso l’obiettivo che veda Internet come un diritto garantito universalmente.

Fondamentale diventa a questo punto il principio dell’accessibilità e al tempo stesso dell’uso consapevole.

Due presupposti che devono necessariamente essere analizzati e sviluppati insieme perché l’accessibilità alla rete senza un’adeguata conoscenza dello strumento causerebbe profondi terremoti sociali e civili.

digital law - Vittorio Maria Corelli

Molte persone sono preoccupate che la privacy non sia tutelata da queste nuove tecnologie. Com’è la situazione ad oggi?

Nella società odierna i dati hanno un’importanza fondamentale, ci piace considerarli come il nuovo “oro nero”, e per questo motivo devono essere tutelati e protetti.

Dal GDPR in poi sono stati fatti numerosi passi in avanti ma il percorso è naturalmente in divenire, anche per la natura endemica del settore.

La normativa di riferimento si trova oggi a dover risolvere importanti problematiche connesse principalmente alla concreta informazione dell’utente e dall’altra parte all’effettività e certezza della risposta sanzionatoria.

I tempi sono maturi per la nascita di un Sindacato degli Influencer?

Si assolutamente. Gli influencer oggi sono una categoria di lavoratori riconosciuta e per tale ragione è corretto che esista un sindacato che, in modo virtuoso e costruttivo, si adoperi affinché non vi siano lesioni ai diritti dei lavoratori.

Forum HR

Torna Forum HR, il più grande evento italiano su HR e People Management

Torna il più importante appuntamento nazionale dedicato ai temi delle Risorse Umane e del People Management: Forum HR, giunto alla 13° edizione, è una tre giorni ricca di incontri, speech e case study riunisce top manager e accademici per discutere e confrontarsi sulle sfide e opportunità del settore.

Il mondo del lavoro è stato messo a dura prova dalla pandemia, che ha costretto i professionisti dell’HR Management a ripensare le procedure, riorganizzare i processi nelle nuove condizioni, costruire nuove soluzioni. Mentre ci allontaniamo dalla crisi, alcune criticità restano ed è più importante che mai per la business community italiana tornare a incontrarsi e fare rete.

Quest’anno l’evento è in edizione phygital: sarà in presenza da Phyd a Milano (ma l’accesso sarà riservato a un numero limitato di ospiti) e sarà trasmesso gratuitamente in diretta streaming.

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Tre giorni dedicati al futuro delle competenze, del welfare e dell’innovazione

Per dare a questi temi lo spazio che meritano, il Forum sarà organizzato in una tre giorni di sessioni, ciascuno dedicato a una diversa area di interesse: Training & Recruiting Day (16 novembre), Welfare & Wellbeing Day (17 novembre) e Digital & Innovation Day (18 novembre).

Il programma del Forum HR

Ciascuna delle tre giornate avrà inizio con una sessione plenaria, a cui seguiranno Talk Show, Digital Speech, Tavoli Tematici, con la partecipazione di Direttori di funzione e Opinion Leader d’eccezione del mondo HR, chiamati a confrontarsi sul presente e sul futuro del People Management, su come rilanciare il lavoro e far ripartire il paese.

Saremo presenti anche noi di Ninja con due appuntamenti:

Il 16 Novembre dalle ore 15:35 alle 16:20 sarà la volta del digital talk: “Reskilling, upskilling e formazione continua: quali competenze servono oggi e come ottenerle”, tra gli interventi anche Mirko Pallera, CEO Ninja Academy. Sarà possibile seguire l’evento in digitale.

Un keynote speech “Verso la maturità digitale: il ruolo chiave della formazione aziendale e le competenze fondamentali“, a cura di Federica Bulega, Corporate Training Manager di Ninja Academy, è previsto invece per il 18 Novembre dalle ore 14:00 alle ore 14:20.

Nel keynote speech approfondiremo molti temi strettamente correlati tra loro mindset, competenze, leadership, tecnologia e racconteremo casi pratici e replicabili di formazione aziendale che abbiamo progettato con successo a supporto della trasformazione delle competenze nelle organizzazioni.

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youtube toglie i non mi piace

Addio “Non mi piace”: YouTube ne nasconderà il numero in tutti i video

Questo è stato di certo un anno particolare soprattutto per chi lavora nel mondo del web. Sono tante le novità che i content creator stanno sperimentando e l’ultima notizia, oggi, arriva proprio da YouTube.

Di cosa si tratta? YouTube sta facendo un esperimento che sembra essere passato pressoché in sordina ma che ha riscontrato un discreto successo.

Il servizio sta implementando una modifica che renderà privato il conteggio dei “Non mi piace” in tutti i video. 

Quello che sappiamo è che il pulsante dei dislike resterà ancora visibile, ma il numero dei “Non mi piace” potrà essere visualizzato solo da chi ha caricato il video sul proprio canale. Il conteggio quindi non sarà disponibile per il resto degli spettatori.

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Una mossa per arginare l’intolleranza dilagante nel web?

È lecito chiedersi se questa mossa è stata pensata per cercare di limitare l’odio dilagante che ormai affolla il mondo del web. 

Il marchio di proprietà di Google è consapevole che alcune persone hanno utilizzato il pulsante dei “Non mi piace” per prendere decisioni sulla visualizzazione di un certo contenuto, ma hanno ritenuto che i conteggi segreti avrebbero aiutato meglio tutta la community in generale.

I content creator alle prime armi o che comunque non vantano grandi numeri, sono più spesso presi di mira da vere e proprie crociate d’odio gratuito, ha affermato YouTube. Questo test si è rivelato utile per ridurre tali molestie.

La mossa creerà teoricamente uno spazio “inclusivo e rispettoso” in cui i videomaker hanno maggiori possibilità di successo e si sentiranno al sicuro e più tutelati.

YouTube

Nascondere al pubblico i “Non mi piace” funzionerà?

Ovviamente non abbiamo alcuna garanzia che questa ultima trovata sarà utile a tutti gli utenti, o che comunque non indurrà i soliti molestatori a trovare alternative per infastidire i creator. 

Tuttavia, non possiamo negare che magari questo gesto potrebbe scoraggiare gli abusi di chi utilizza il pulsante “Non mi piace” con leggerezza, per non parlare di tutti coloro che sperano di far offuscare e censurare i video che si scontrano con le proprie opinioni.

Una cosa è certa, il web è nato come un posto libero e nessuno dovrebbe minare il modo di essere e di esprimersi dell’altro, soprattutto con cattiveria gratuita.

digitalizzazione italia - digital skill

Così non va: l’Italia ancora fanalino di coda in Europa per Digital Skill

La tecnologia sta cambiando la vita delle persone, in tutti gli aspetti. Le digital skill sono ormai richieste e necessarie in ogni aspetto del quotidiano, dal modo di comunicare a quello di vivere e, soprattutto, a quello di lavorare.

Di conseguenza, aumenta anche il numero e il tenore delle sfide da affrontare, per il Paese e per il singolo, per rimanere competitivi sul piano internazionale e all’interno del mondo del lavoro.

Le tecnologie digitali possono dare molte risposte e fornire soluzioni adeguate ad affrontare queste sfide, incentivando la competitività attraverso l’innovazione e traducendole in opportunità grazie al miglioramento del livello di istruzione e la creazione di nuovi posti di lavoro.

La pandemia di Covid-19 ha reso la digitalizzazione una componente essenziale, sia per la ripresa economica, sia per l’implementazione dei sistemi sanitari e di assistenza dell’eurozona: transizione tecnologica, promozione di tecnologie abilitanti e rinnovamento del sistema sanitario in chiave digitale sono ormai priorità assolute.

L’Italia e le Digital Skill

A che punto è l’Italia rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea? Per comprendere l’attuale posizionamento nello scenario internazionale possiamo utilizzare un indicatore sintetico della Commissione Europea che, a partire dal 2014, monitora i progressi degli stati membri in tema di digitalizzazione, in modo da favorire la comparazione tra essi. Si tratta del Digital Economic Society Index (DESI).

Nel report vengono prese in considerazione diversi aspetti della digitalizzazione, ma anche riguardo alle digital skill dei cittadini:

  • utilizzo di servizi Internet
  • capitale umano
  • connettività
  • integrazione della tecnologia digitale
  • servizi pubblici digitali

In tutti i comparti si evidenzia un trend crescente, ma con evidenti differenze tra le diverse zone europee.

indice digitalizzazione DESI

L’impegno dell’Unione Europea in tal senso è chiaro: l’obiettivo è creare uno spazio digitale sicuro per le cittadini e le imprese. Aspetto da non sottovalutare è che questo spazio sia assolutamente inclusivo e accessibile a tutti.

Per raggiungere il traguardo, sarà necessario transitare in una trasformazione digitale che tuteli i diritti fondamentali e la sicurezza dei cittadini. La proposta di strategia della Commissione Europea mette in primo piano le competenze e l’istruzione digitali, sottolineando la necessità di rafforzare la “sovranità digitale” dell’Europa.

La proposta è articolata intorno a quattro settori:

  • competenze;
  • impresa;
  • pubblica amministrazione;
  • infrastrutture.

Tra il 2015 e il 2020, l’incremento dei livelli analizzati nel report DESI è stato del 36%. I Paesi che hanno fatto registrare una maggiore crescita sono Ungheria (49%) e Polonia. Seguono poi Italia (45%) e Irlanda (44%).

Il dato è certamente positivo, ma non fa che sottolineare quanto la crescita di posizione riguardi soprattutto i Paesi in cui il grado di digitalizzazione era più basso (Italia compresa). Pur posizionandosi nella parte bassa della classifica, l’introduzione dei sistemi e della tecnologia digitale ha permesso alle realtà “più in ritardo” di recuperare, almeno parzialmente, il gap con i paesi che si attestano alle prime posizioni.

Sull’indicatore della connettività, Danimarca, Svezia e Lussemburgo registrano il punteggio più alto. L’Italia ha recuperato ben otto posizioni rispetto all’indagine del 2018, pur rimanendo nella posizione bassa della classifica, al 18esimo posto.

Per quanto riguarda il capitale umano, troviamo sul podio Finlandia, Svezia ed Estonia, mentre noi siamo (ahimè) fanalino di coda della classifica. In tutti i Paesi parte dell’indagine, comunque, viene evidenziato un consistente gender gap: solo uno specialista Ict su sei è donna, segno che acquisire digital skill è tanto importante per il mondo maschile quanto per quello femminile.

desi performance relativa per dimensione digital skill

Anche per l’utilizzo dei servizi Internet, l’Italia occupa un poco dignitoso terz’ultimo posto, senza alcun miglioramento rispetto 2018.

Recuperiamo invece una posizione rispetto al 2018 sull’integrazione della tecnologia digitale, posizionandosi al 25esimo posto.

Il quadro generale

In generale, possiamo renderci conto di un complessivo miglioramento nella digitalizzazione europea, che conferma però il divario netto tra i paesi nordici ad alti livelli di digitalizzazione e il resto dell’Europa. Le persone di alcuni Paesi possono contare su digital skill più ampie e questo è un vantaggio non indifferente.

La strada per recuperare il gap digitale è senza dubbio ancora molto lunga e richiede l’intervento massiccio dei singoli stati per produrre un cambiamento sostanziale. Anche se la pandemia ha certamente spinto nella direzione della conversione digitale per moltissime attività economiche, c’è ancora molto da fare.

Tuttavia, con l’introduzione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’Italia sembra sulla buona strada.

Non c’è più tempo, è ora di invertire la rotta

La resilienza è una delle capacità più importanti quando si affrontano le avversità e si cerca di riprendersi. Lo sconvolgimento della vita lavorativa che tutti abbiamo vissuto nell’ultimo anno sta aggiungendo una nuova dimensione al valore di questa capacità.

Secondo Tatiana Kolovou, membro di facoltà della Kellogg School of Business, la resilienza è “la capacità di non cedere sotto pressione anche se non ci si sente tranquilli e fiduciosi, di essere in grado di sostenere l’energia durante compiti altamente impegnativi e di essere in grado di riprendersi rapidamente e rimbalzare alla posizione di partenza, anche quando si sta vivendo una battuta d’arresto”.

Oggi però la resilienza ci permette di fare qualcosa in più: questa qualità, infatti, può aiutarci non solo a rimbalzare indietro, ma anche a rimbalzare in avanti, aiutandoci a trarre il positivo da esperienze che sembrano intrinsecamente stressanti.

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Perché parliamo di Digital Skill e Resilienza Digitale

Da una ricerca di Boston Consulting Group commissionata da Google risulta che le aziende maggiormente mature dal punto di vista digitale ottengono mediamente un aumento di revenue del 18% e riducono del 29% i costi aziendali, con un crescita delle proprie quote del mercato doppia rispetto alle aziende simili ma meno digitalizzate.

Uno degli elementi della maturità digitale della aziende è la capacità di assicurarsi nuove skill e risorse. Skill specialistiche e un team agile in grado di fare e fallire velocemente sono fondamentale per il successo aziendali.

In questo scenario c’è un’assoluta necessità di reskilling e upskilling e per questo anche il Governo italiano ha stanziato l’importante cifra di 40,29 miliardi euro per la transizione digitale.

1 miliardo di persone, infatti, devono reskillarsi entro il 2030.

gender gap digital skill italia in Europa

Con la pandemia si è toccato il massimo livello di disoccupazione con il 7,2% e con l’80% dei lavoratori che affrontano insicurezze sul proprio posto di lavoro (licenziamenti, taglio delle ore). Chi rischia di più sono i lavoratori con minore livello di istruzione e sprovvisti di Digital Skill e per questo la pandemia rischia di aumentare le disuguaglianze già esistenti: servono competenze digitali avanzate come quelle nel marketing digitale per rispondere a questo rischio.

Le competenze per essere resilienti

Quando parliamo di competenze avanzate ci riferiamo alle capacità e competenze tecniche che permettono oggi ad una azienda di essere presente sui mercati attraverso strumenti e piattaforme digitali avanzate.

Ci riferiamo alla capacità di lavorare e collaborare da remoto, all’utilizzo di eCommerce, marketplace, piattaforme di delivery, strumenti di marketing e comunicazione digitali, di indicizzazione sui motori di ricerca, social advertising, strumenti di marketing automation, di analisi dei dati, così come della capacità di strutturare esperienze di consumo su piattaforme digitali basate sull’usabilità ma anche sul rispetto della privacy e della sicurezza.

Oggi servono, insomma, esperti di privacy e diritto online, di web analytics, di segmentazione dei pubblici, media strategist, esperti di paid media, di creazione di contenuti, di ottimizzazione delle conversioni, esperti di user interface, designer di user experience, di dati e di tecnologie applicate al marketing.

Infine, nel breve e nel medio termine nuove tecnologie modificheranno gli scenari e serviranno ancora nuove competenze, pensiamo al web 3.0 abilitato dalla blockchain, al metaverso, alla realtà virtuale e aumentata o alla mixed reality. Nuovi mondi e mercati digitali che necessiteranno di nuovi architetti, designer, rappresentanti, venditori, commercianti, animatori, programmatori, marketer specializzati.

Non possiamo permetterci che questa occasione venga sprecata.

Il Piano Ninja di Ripresa e Resilienza Digitale

Fino al 3 dicembre 2021 potrai avere formazione, informazione e networking gratis, grazie all’impegno di Ninja nel dare il suo contributo alla rinascita del Paese. Tre ingredienti fondamentali per alimentare la tua resilienza e quella di tante aziende italiane.

Iscrivendoti al Piano Ninja di Ripresa e Resilienza Digitale, avrai gratis:

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Elon Musk vende azioni Tesla

Elon Musk ha venduto circa 5 miliardi di dollari di azioni Tesla

Il CEO di Tesla Elon Musk ha venduto quasi 5 miliardi di dollari in azioni Tesla, secondo i documenti finanziari appena pubblicati. Possiede però ancora più di 166 milioni di azioni.

Il suo trust ha venduto più di 3,5 milioni di azioni per un valore di oltre 3,88 miliardi di dollari in una raffica di scambi effettuati martedì e mercoledì. Queste transazioni non sono state contrassegnate come 10b5, il che significa che non erano vendite programmate.

I documenti hanno mostrato che Musk sta vendendo un blocco separato di azioni Tesla attraverso un piano programmato dal 14 settembre di quest’anno. Queste vendite ammontano a più di 930.000 azioni per un valore di oltre 1,1 miliardi di dollari.

elon musk vende azioni Tesla

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Il sondaggio sulle azioni Tesla e il crollo in borsa

Prima che il piano di vendita fosse reso pubblico, Musk aveva chiesto ai suoi 62,5 milioni di follower su Twitter di votare in un sondaggio informale, dicendo loro che il loro voto avrebbe determinato il futuro delle sue partecipazioni in Tesla.

I documenti rivelano che, in effetti, era già a conoscenza che alcune delle sue azioni erano destinate alla vendita in questa settimana.

Dopo il sondaggio su Twitter, le azioni di Tesla sono crollate più del 15% tra lunedì e martedì, prima di rimbalzare del 4% mercoledì. Il limite del 10% per cento delle azioni di cui si parla nel sondaggio è ancora molto lontano: Musk dovrebbe dar via ancora circa 17 milioni di azioni per arrivarci.

Le vendite aggiuntive di azioni non erano quindi previste e forniscono a Musk notevoli riserve di denaro, dato che la sua ricchezza è in gran parte legata proprio alle sue partecipazioni in Tesla e SpaceX.

Musk ha infatti più di 20 milioni di ulteriori stock option che scadranno ad agosto del prossimo anno.

Il CEO di Tesla è la persona più ricca del mondo, con un patrimonio di quasi 300 miliardi di dollari.