JoinPad è una delle società di Realtà Aumentata più avanzate nel settore industriale, e nel 2011 ha presentato, per la prima volta al mondo, una soluzione indossabile AR per il campo della manutenzione.
Il CEO dell’azienda, Mauro Rubin, è stato uno degli speaker di N-Conference, il Visionary Business Event di Ninja che ha celebrato le Unbreakable Companies, aziende e persone capaci di sopravvivere alla crisi grazie alla voglia di innovare e guardare oltre le difficoltà.
Al centro dell’evento sono state quelle realtà in grado di reinventarsi, esplorando nuovi modi di stare sul mercato. Ma è stata anche l’occasione di conoscere e imparare da chi è in grado di trasformare gli ostacoli in opportunità e agire fuori dagli schemi per dominare il futuro.
L’attività principale di JoinPad è la creazione di applicazioni che permettono il riconoscimento dell’ambiente e l’erogazione di informazioni contestuali a quel particolare ambiente, ma la sua è una visione privilegiata su tutto l’ecosistema: l’azienda ha infatti anche una filiale in Cina e la realtà che ha modo di osservare e durante i suoi viaggi di lavoro è ben distante da quella che vediamo tutti i giorni e che ci immaginiamo.
Ad esempio, ci sono aziende dove la Industry 4.0 è ormai il passato ed esistono smart factories dove gli unici esseri umani sono i manutentori, tutto il resto è delegato a robot.
“Pensate che fino a 20 anni fa, non esistevano i supermercati in Cina. Oggi, Alibaba è una delle realtà globali che fattura più di un trilione di dollari. Un’intera generazione di figli di agricoltori e pescatori è diventata una popolazione di ingegneri, una middle class che spende e può investire su una tecnologia a basso costo che noi non abbiamo ancora adottato“.
Come la Realtà Aumentata entrerà in diversi business
La porta di accesso privilegiata per l’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle nostre aziende è rappresentata dai device tecnologici che ci permettono di interagire con un ambiente circostante distante anche migliaia di chilometri.
Attraverso l’utilizzo di due diversi modelli di smart glasses, Mauro ci ha mostrato una piccola parte delle grandissime potenzialità di questa tecnologia.
“Immaginate di essere al lavoro e di dover risolvere una problematica su una catena di montaggio, o magari dover riparare un macchinario“, dice Mauro “e che l’unica persona in grado di farlo sia anni luce lontano da voi. Avete due opzioni: o utilizzare una delle nostre applicazioni, una sorta di assistente virtuale che, attraverso gli smart glasses riconosce la macchina ed è in grado di guidarvi passo passo nella soluzione del problema. L’alternativa, è essere in contatto in tempo reale con il tecnico a distanza che, visualizzando il vostro campo visivo, possa fornirvi tutte le informazioni“.
Ma le frontiere della Realtà Aumentata sono moltissime, basti pensare alle applicazioni di customer care, che possono permettere agli operatori di intervenire in tempo reale sulle problematiche dei consumatori grazie a una tecnologia oggi facilmente erogabile, proprio come gli smart glasses.
Grazie a uno di questi strumenti, JoinPad ha fornito assistenza gratuita a Wuhan durante la prima ondata della pandemia. Perché la forza della Realtà Aumentata sta anche nel rendere l’Intelligenza Artificiale un supporto alle operazioni degli esseri umani, affinché questi possano dedicarsi all’aspetto creativo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/mauro-rubin-copertina.jpg7311291Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2021-06-22 16:00:582021-06-29 10:25:03Migliorare il business con la Realtà Aumentata, ecco come si fa
Il sostegno simbolico alla comunità LGBTQ+ è ormai diventato onnipresente, in particolare durante il Pride Month.
Le aziende sono ritenute più che mai responsabili delle loro iniziative di diversità e inclusione. Il nuovo imperativo cardine prevede che le imprese coltivino culture in grado di dare più libertà e importanza a coloro che si sono sentiti emarginati o stigmatizzati in passato.
Dal punto di vista del commercio, i consumatori LGBTQ+ sono una delle nicchie meno comprese al mondo, anche se il loro potere d’acquisto totale solo negli Stati Uniti è stimato in 830 miliardi di dollari.
Ma cosa supportano esattamente aziende e marchi? Ancora più importante, cosa succede ai soldi che spendiamo in questi prodotti? Il supporto di un marchio ai problemi LGBTQ+ ha un impatto reale o ha solo un impatto per il marchio? È solo una strategia di marketing o c’è altro?
Microsoft sostiene il Pride 2021 con una campagna globale
Con il claim “Together, we can”, Microsoft lancia una campagna globale per incoraggiare la discussione e la comprensione delle principali tematiche LGBTQIA+, per promuovere attività di supporto e aiutare le persone ad esprimere pienamente se stesse all’interno di una comunità inclusiva.
Focus della campagna il concetto di Intersezionalità, ovvero l’unione (e intersezione) di diverse identità sociali, che vanno oltre l’identità di genere e l’orientamento sessuale e che includono per esempio anche l’etnia, spesso diventata ulteriore oggetto di discriminazione e disuguaglianza.
In Italia, l’azienda partecipa alla nuova edizione del Milano PRIDE, manifestazione dell’orgoglio LGBTQIA+ che quest’anno alternerà eventi in presenza e appuntamenti digitali fino al 26 Giugno.
Per esprimere il proprio supporto virtuale al Pride Month, Microsoft ha messo a disposizione gratuitamente degli utenti una ricca selezione di contenuti speciali per celebrare l’orgoglio LGBTQIA+ online. Una sfilata virtuale di colori con una raccolta di wallpapers firmati Microsoft, sfondi esclusivi per Microsoft Teams e personalizzazioni a tema Pride per le app di Microsoft 365.
Insieme ai dipendenti, nell’ultimo anno Microsoft ha donato più di 2 milioni di dollari alle organizzazioni che supportano le comunità LGBTQI+. Per dare valore al lancio della campagna e dei prodotti Pride 2021, il colosso del software donerà un totale di 150 mila dollari a diverse organizzazioni, inclusa la Fondazione ACLU, impegnata nella lotta per l’equità e l’uguaglianza.
LEGO progetta un set LGBTQ
Dall’inizio di giugno sono in vendita i set color arcobaleno realizzati da LEGO per il Pride Month. “Everyone Is Awesome” è il nome della speciale edizione lanciata dal marchio scandinavo.
Il giocattolo è incentrato sugli 11 colori della bandiera del Pride, con mattoncini e figure in colori monocromatici. Un gesto simbolico a sostegno della comunità LGBTQ. Secondo Matthew Ashton, Vice President of Design di LEGO, l’azienda voleva creare un prodotto che celebrasse la comunità LGBTQ.
Lo stesso Ashton ha affrontato diverse sfide crescendo da bambino LGBTQ. Ha subito atti di bullismo da parte di altri bambini, ed è stato influenzato da adulti che cercavano di trasformarlo in una persona che non era. “Ero piuttosto effeminato da bambino e mi veniva costantemente detto di fare l’uomo”, dice in un video.
Ashton aveva precedentemente costruito un modello simile a Everyone Is Awesome per decorare la sua scrivania e pensava che il design potesse funzionare bene per questo progetto. Il marchio includeva deliberatamente il nero e il marrone, per riflettere le lotte delle persone LBGTQ, insieme ai colori rosa, bianco e blu della bandiera transgender.
UNO festeggia il Pride Month con un gioco legato all’inclusività
Mattel ha stretto una collaborazione con It Gets Better Project (IGB), un’organizzazione no-profit dedicata a elevare, potenziare e connettere la comunità LGBTQ+ a livello globale.
Il risultato è UNO Play with Pride: il mazzo da 112 carte che presenta una grafica e un packaging a tema arcobaleno che si aggiunge alla vivace collezione del 50° anniversario del marchio.
Ludovic de Saint Sernin x Jack Taylor Lovatt
L’onda rainbow investe soprattutto il mondo della moda, che lancia capsule collection studiate ad hoc, iniziative speciali e accessori ultra cool da sfoggiare durante tutto l’anno, con un forte rimando a diritti e valori come uguaglianza, diversità, inclusione.
Ludovic de Saint Sernin e Jack Taylor Lovatt hanno presentato una nuova collaborazione per festeggiare il Pride Month. È una celebrazione dell’amore, del sesso e della libertà. “Abbiamo più che mai bisogno del Pride Month, per sostenere le nostre comunità, nonché per educare e informare una società più ampia sui danni e sui danni dell’omofobia, della lesbofobia, della bifobia e della transfobia” ha dichiarato Jack Taylor Lovatt.
Una parte delle vendite di queste t-shirt sarà devoluta a un ente di beneficenza selezionato personalmente da Jack stesso che ha la missione di aiutare i giovani a difendere l’uguaglianza LGBTQ+.
Balenciaga celebra il Pride Month con una nuova collezione. La maison di moda parigina continua a promuovere la visibilità LGBTQIA+ con una nuova gamma di abbigliamento.
La collezione vede t-shirt e felpe basic disponibili in due stili.
Il primo presenta lettere in stile college che enunciano “GAY PRIDE BALENCIAGA 2021” mentre l’altro include la parola “GAY” e una bandiera arcobaleno. Il 15% della vendita di questi prodotti andrà al Trevor Project.
La Pride capsule di HUGO BOSS
Per il mese del Pride, BOSS celebra la comunità LGBTQIA+, creando una capsule collection a sostegno di ILGA World (International Lesbian and Gay Association), un’associazione globale che comprende circa 1.700 organizzazioni in oltre 160 paesi e territori che si battono per la parità di diritti per le persone LGBTQIA+.
La nuova collezione presenta i colori della bandiera del Pride e gli slogan su indumenti essential dallo stile unisex, dalle classiche t-shirt alle felpe con cappuccio fino al bodywear.
“Come azienda, vogliamo sostenere le cause che contribuiscono a una società inclusiva, e questo è ciò che sta dietro al messaggio “Love for All”. Tutti noi possiamo fare la differenza” ha dichiarato Ingo Wilts, Chief Brand Officer di HUGO BOSS AG.
Pride in my Calvins
Calvin Klein affronta la ricorrenza del Pride con una nuova campagna #proudinmycalvins.
Il racconto si arricchisce con un parterre di talent e celebrity a livello internazionale: gli artisti Arca e Honey Dijon, il poeta e attivista Kai Isaiah Jamal, il cantante e producer King Princess, l’attore di Élite Omar Ayuso, l’artista, modella e musa Raisa Flowers e infine l’artista brasiliano queer Samuel de Saboia.
La campagna è l’occasione per Calvin Klein di consolidare la sua collaborazione, attiva già da un paio d’anni, con il progetto Trevor, l’organizzazione più grande al mondo per la prevenzione dei suicidi tra i giovani della comunità LGBTQIA+.
Come HUGO BOSS anche Calvin Klein supporta l’ILGA come voce globale per la difesa dei diritti dei membri della comunità LGBTQIA+ che subiscono discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale, del genere, dell’identità e delle preferenze sessuali.
Givenchy Parfums lancia un progetto senza precedenti
Per lasciare un segno tangibile durante il Pride Month, Givenchy Parfums dà il proprio supporto alla causa LGBTQIA+ lanciando un nuovo progetto. La Maison ha deciso di collaborare con il gallerista londinese e attivista LGBTQIA+ Amar Singh e gli artisti di Rewind Collective per creare un’opera d’arte digitale che sarà venduta per beneficienza.
Il ricavato sarà devoluto a Le MAG Jeunes organisation, l’associazione nazionale fondata nel 1985 a Parigi come Movimento per l’affermazione di giovani gay, lesbiche, bisessuali e transgender.
Un’iniziativa che riflette molto bene l’approccio della Maison, legato a una creatività disruptive e a continue innovazioni, unite a valori di rispetto e inclusione. Con questa campagna il brand esplora il nuovo mondo dei Non Fungible Tokens, opere digitali codificate che assicurano unicità e autenticità. Givenchy sarà quindi la prima Maison Beauty a lanciare un NFT e a mettere questa innovazione al servizio di una causa sociale.
Absolut Rainbow limited edition
Inclusività, diversità di identità e di opinione, fiducia nel cambiamento sono i valori che ispirano Absolut. Da decenni il marchio è attivo nella difesa della libertà d’espressione ed è a favore di un confronto costruttivo tra le persone.
Per il mese del Pride il brand ha lanciato la limited edition Absolut Rainbow per celebrare i suoi 40 anni di supporto alla comunità LGBTQ+.
“Il concetto del mixing people, da sempre presente nel DNA del brand, riconosce nella diversità degli individui un valore aggiunto e conferma ancora oggi l’impegno dell’azienda nell’affermare che a prescindere dal sesso, dalla religione e dal colore della pelle, siamo tutti liberi e uguali, ma con caratteristiche uniche, differenti che ci rendono chi siamo” ha dichiarato Elena Pedrazzi Brand Manager Pernod Ricard, la multinazionale francese proprietaria del marchio.
Se ami Disney e vuoi saperne di più sul suo sostegno alla comunità LGBTQ+, dovresti dare un’occhiata alla collezione Rainbow Disney. Un assortimento di vivaci maschere per il viso, magliette, peluche e altri gadget per tutta la famiglia.
Il marchio si è anche impegnato a supportare una varietà di organizzazioni LGBTQ nazionali e internazionali, tra cui ARELAS, un’associazione spagnola che offre risorse ai giovani trans, così come Nijiiro Diversity, altra organizzazione senza scopo di lucro in Giappone focalizzata sulla riduzione della discriminazione LGBTQ sul posto di lavoro.
Happy Socks lancia #AlwaysWalkWithPride
Gli stili color arcobaleno delle calze Happy Socks sono stati riprogettati per il Pride Month.
Il marchio si è unito a InterPride per questa collezione, l’organizzazione riceverà il 10% dei profitti da ogni paio di calze venduta.
Dr. Martens: orgogliosi allora, orgogliosi ora, orgogliosi sempre
Tra gli altri brand schierati troviamo Dr. Martens che con i suoi stivali marcia a favore dei diritti LGBTQ+ da molti anni. Un vero e proprio simbolo di ribellione che continua a trarre forza dalle persone.
“Finché avranno bisogno del nostro sostegno – finché ogni singola persona non si sentirà rispettata, al sicuro e vista – continueremo a gridare e a marciare con loro. E continuando a sostenerli in ogni modo possibile” si legge sul sito ufficiale.
L’azienda sostiene varie associazioni di beneficenza LGBTQIA+ in tutta Europa. Quest’anno le donazioni andranno ad akt (Albert Kennedy Trust), un ente di beneficenza per i senzatetto LGBTQIA+, Le Refuge Foundation, un ente di beneficenza per i giovani LGBTQIA+, e Jugend Geden Aids, un ente che affronta lo stigma dell’educazione sessuale.
Reebok celebra tutte le tipologie d’amore
Altra campagna importante nel mondo footwear è quella di Reebok “Fierceness Isn’t Born. It’s Made”.
Un omaggio alla cultura della sala da ballo. Nel video Archie Burnett, Javier Madrid, Aisha Murray, ed Elizabeth Rivera nell’iconica ballroom House of Ninja indossano la nuova collezione “All Types of Love”, realizzata dalla community LGBT+ dei dipendenti Reebok Colorful Soles.
Per l’occasione il brand farà una donazione a favore del Sylvia Rivera Law Project, l’organizzazione che promuove la libertà di esprimere il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere, indipendentemente dalla condizione sociale o dall’etnia di appartenenza e senza essere oggetto di molestie, discriminazioni o atti di violenza.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/pride-month-1.jpg7301288Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2021-06-22 12:18:332021-06-22 17:28:12Pride Month: come i brand stanno avvicinando le community LGBTQ+
In occasione del Pride, TheFork ha deciso di coinvolgere e sensibilizzare la propria community. Da giovedì 24 a domenica 27 giugno, TheFork attiverà il codice PRIDE che potrà essere inserito in fase di prenotazione di qualsiasi ristorante in Italia.
Se normalmente questo tipo di codice permette agli utenti di guadagnare un maggior numero di punti fedeltà da spendere successivamente su TheFork, in questo caso invece avrà una finalità benefica. Per le prime 3 mila prenotazioni così effettuate, infatti, TheFork donerà 1 euro ad Agedo, un’associazione di genitori, parenti e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, + che dal 1993 lavora a sostegno dei diritti della comunità LGBTQ+.
L’alleanza con Agedo però non si ferma qui: TheFork e Agedo hanno lanciato l’iniziativa “Proud to Be Aware” una serie di tre seminari per i dipendenti di TheFork che si stanno svolgendo durante il mese di giugno, volti ad approfondire alcuni importanti temi oggi più che mai fondamentali: il primo seminario affronta il coming out, il secondo il tema della transessualità e l’ultimo si sofferma sulle questioni legate al linguaggio e alle micro aggressioni.
C’è un grande dibattito in corso sulle aziende che sostengono attraverso la loro comunicazione il Pride Month. Riteniamo che ci siano vari livelli per farlo nel modo corretto. In primis, l’inclusione deve essere un valore vissuto ogni giorno in azienda, non solo a giugno. Se – e solo se – questo primo livello è “rispettato”, crediamo sia positivo che le aziende sensibilizzino le loro community verso questi temi. Si vince su entrambi i fronti, perché se è vero che di queste iniziative se ne beneficia in termini di reputazione del brand, allo stesso tempo si agisce da megafono per promuovere messaggi importanti come l’inclusione e la diversità, generando un virtuoso passaparola. Ricordiamo che molte aziende parlano a milioni di persone e sono quindi assimilabili a dei media in questo senso. In ultimo si può fare qualcosa in più e cioè non limitarsi a comunicare, ma anche agire.
Dichiara Damien Rodiere, Country Manager Italia TheFork:
Nel nostro caso ad esempio abbiamo adottato il logo arcobaleno, sensibilizziamo la community, ma sosteniamo anche un’organizzazione Agedo, che dentro e fuori dalla nostra azienda è impegnata tutti i giorni per promuovere i diritti civili e i cambiamenti sociali nel nostro Paese. Un’iniziativa che non si conclude quindi a giugno, ma destinata ad andare avanti. Facciamo per chiarezza un esempio traslato su altro: è assolutamente negativo se un’azienda fa campagne di marketing per la sostenibilità, ma poi continua a inquinare. D’altra parte se va verso la sostenibilità produttiva e in più la promuove, che male c’è?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/1_rossellina.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-06-21 17:08:172021-07-26 12:51:36TheFork e Agedo: l’iniziativa Proud To Be Aware per sostenere la comunità LGBTQ+
L’Oréal Italia ha annunciato oggi le sei vincitrici dell’edizione italiana del Premio L’Oréal-UNESCO “Per le Donne e la Scienza” alla presenza della Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.
Anche in questa edizione, sono state assegnate sei borse di studio del valore di 20.000 euro ciascuna ad altrettante ricercatrici under 35, sulla base dell’eccellenza riconosciuta ai loro progetti nei campi delle scienze della vita e della materia. Il bando di questa edizione ha raccolto 320 candidature da tutta Italia.
Le sei ricercatrici premiate e i loro progetti di ricerca
La giuria, composta da un panel di illustri professori universitari ed esperti scientifici italiani e presieduta dalla Professoressa Lucia Votano, Dirigente di Ricerca emerita dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dopo un’attenta valutazione ha selezionato le sei ricercatrici più meritevoli per i loro progetti nel campo delle STEM.
Livia Archibugi
Progetto – Tumore del pancreas: a caccia di meccanismi molecolari che predicano la risposta alla chemioterapia
Istituto ospitante: ospedale San Raffaele (Milano), Centro di Ricerca Clinica e Traslazionale sul Pancreas, Unità di Endoscopia Biliopancreatica ed Ecoendoscopia
Elisa Pellegrini
Progetto – Moria dei canneti e cambiamento climatico: dov’è il collegamento?
Istituto ospitante: dipartimento Agro-Alimentare, Ambientale e Animale dell’Università di Udine: Laboratorio di Biochimica del suolo
Letizia De Chiara
Progetto – Cellule poliploidi renali: un nuovo strumento per la prevenzione della malattia renale cronica
Istituto Ospitante: Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche-Università degli Studi di Firenze
Ornella Juliana Piccinni
Progetto – Via con l’onda: rilevamento di oggetti estremi come resti di eventi di onde gravitazionali nei dati degli interferometri LIGO-Virgo-KAGRA
Istituto Ospitante: Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN)
Natalia Bruno
Progetto – AQTRESS – Atomic Quantum Technologies for Reliable Engineering of Solid State devices Tecnologie quantistiche atomiche per la progettazione di dispositivi a stato solido
Istituto Ospitante: Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-INO) con sede al Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non lineare (LENS) e Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli studi di Firenze.
Lorena Baranda Pellejero
Progetto – Sintesi di molecole funzionali mediata da biomarcatori clinicamente rilevanti attraverso l’uso di sistemi basati su DNA sintetico
Istituto Ospitante: Università di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologie, Laboratorio di Biosensori e Nanomacchine
L’Oréal e UNESCO si impegnano da 23 anni con il progetto “For Women in Science”, il primo premio internazionale dedicato alle donne che operano nel settore scientifico. Dal 1998 a oggi sono state sostenute nel loro percorso di carriera ben 3.600 ricercatrici in 117 Paesi. Cinque di queste scienziate, dopo aver vinto il premio L’Oréal-UNESCO, sono state insignite del premio Nobel: tra loro Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, vincitrici del Nobel per la Chimica nel 2020.
Francois-Xavier Fenart, Presidente e Amministratore delegato di L’Oréal Italia, commenta:
Quest’anno abbiamo tutti avuto una chiara consapevolezza di quanto sia necessaria la ricerca scientifica. È la scienza infatti che ci ha fornito la risposta per affrontare una pandemia globale che aveva congelato le nostre vite. È per questo che quest’anno siamo particolarmente orgogliosi di premiare queste sei giovani ricercatrici, perché possano portare avanti i loro progetti di ricerca in Italia e perché diventino dei role model, degli esempi da seguire e da emulare, per le loro colleghe e per tutte le giovani donne e ragazze.
Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, dichiara:
Katalin Karikó, conosciuta anche come KK, è la biochimica e ricercatrice ungherese che ha dedicato la sua carriera alla messa a punto dell’innovativa terapia genica basata sull’mRNA, impiegata per il primo vaccino anti COVID-19. È un’ambasciatrice d’eccezione del nostro motto “Il mondo ha bisogno della scienza e la scienza ha bisogno delle donne” oltre che un esempio brillante, per le giovani ricercatrici premiate oggi e nelle precedenti edizioni, e per tutte le donne, di quanto sia importante il loro contributo per il nostro futuro.
L’evento di premiazione e l’open talk tenutosi oggi per condividere e approfondire dati, esperienze e proposte sull’uguaglianza di genere nella ricerca scientifica ha ospitato gli interventi di François Xavier Fenart, Presidente e AD di L’Oréal Italia, di Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, di Maria Cristina Messa, Ministra dell’Università e della Ricerca, che ha inviato un video messaggio, di Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale per l’UNESCO, della Professoressa Lucia Votano, di Francesca Santoro, Head of the Tissue Electronics Lab IIT, di Linda Raimondo, studentessa di Fisica all’Università di Torino e divulgatrice scientifica in TV e sui social e di Enrico Bucci, Adjunct Professor, Sbarro Institute-Temple University Department of Biology, Philadelphia. L’evento è stato moderato dalla giornalista RAI Alma Grandin.
Secondo l’ufficio statistico dell’UNESCO, complessivamente le donne rappresentano ancora una minoranza nell’ambito della ricerca scientifica, costituendo circa un terzo dei ricercatori a livello mondiale. Se poi andiamo a guardare i riconoscimenti scientifici al talento femminile, il soffitto di cristallo appare ancora piuttosto spesso. Tra il 1901 e il 2020, ad esempio, meno del 4% dei premi Nobel – solo 23 – è stato assegnato a donne, considerando solo quelli per la Fisica, la Chimica, la Fisiologia o la Medicina.
Sono diversi i fattori che ostacolano una donna nell’intraprendere una carriera in ambito scientifico, dall’autostima e valutazione di sé stessi, ai gusti personali, alla conoscenza e consapevolezza delle opzioni disponibili a livello accademico.
A questi fattori si vanno ad aggiungere gli stereotipi di genere con una continua rappresentazione di innovatori al maschile. Senza tralasciare che il contributo delle donne nella scienza non riguarda solo il progresso scientifico e sociale, ma anche quello economico: secondo i dati dell’European Institute for Gender Equality (EIGE), colmare la disuguaglianza di genere in ambito STEM in Europa entro il 2050 determinerebbe un incremento del Pil pro capite tra il 2,2% e il 3,3%.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/1_deposit.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-06-18 12:42:102021-07-26 12:48:03L’Oréal Italia e la commissione Unesco premiano sei giovani ricercatrici scientifiche
Dopo il successo dei test effettuati in alcuni paesi, oggi annunciamo le Inserzioni di Reels a livello globale. Reels è il luogo migliore per farsi notare dalle persone che non ti conoscono e rappresenta un palcoscenico sempre più popolare dove poter scoprire brand e creator.
Le Inserzioni di Reels aiuteranno le aziende a raggiungere un pubblico più vasto, consentendo alle persone di scoprire nuovi e interessanti contenuti creati da brand e da creator.
Le inserzioni appariranno nelle sezioni più popolari dei contenuti reel come la tab Reels, le Storie, tra i reel in Esplora e nel Feed. Come le inserzioni nelle Storie, anche le inserzioni di Reels saranno a schermo intero e verticali, e appariranno a intervalli tra i singoli reel, con una durata fino a 30 secondi. Le persone potranno commentare, mettere “mi piace”, visualizzare, salvare e anche condividere tutte le inserzioni di Reels.
Reels è un ottimo modo per scoprire nuovi contenuti su Instagram, ecco perchè le inserzioni vanno in questa direzione. Per i brand, questo significa avere a disposizione una nuova modalità creativa per interagire con il proprio pubblico.
Afferma Justin Osofsky, Chief Operating Officer di Instagram.
Proprio come per qualsiasi altra inserzione su Instagram, forniremo alle persone la possibilità di controllare anche quelle che compaiono come Reels dando, ad esempio, la possibilità di saltare, nascondere o segnalare un’inserzione non gradita.
Esiste uno strumento in grado di gestire in modo semplice e smart i contatti, la gestione delle vendite e la produttività della nostra azienda? Certo che sì. Stiamo parlando del CRM, uno strumento indispensabile per ogni azienda che cambierà completamente il nostro modo di fare business.
“Come raccogli, gestisci e utilizzi le informazioni determinerà la tua vittoria o la tua sconfitta.”
Le parole che avete appena letto sono quelle di Bill Gates e racchiudono un messaggio importante che ogni azienda dovrebbe seguire alla lettera e fa proprio. Conoscere le informazioni necessarie dei propri clienti e potenziali, analizzare e renderle accessibili al proprio team, serve non solo ad acquisire ma anche a fidelizzare i clienti con lo scopo di dar vita a relazioni produttive e durature.
Chi trova un CRM trova un tesoro
Avete mai sentito parlare del CRM? Probabilmente sì, ma non tutti sono a conoscenza degli innumerevoli vantaggi che può apportare alla propria attività. Il CRM è molto di più che un semplice strumento utile alla gestione delle relazioni con i clienti. Offre tutta una serie di vantaggi che vanno oltre la semplice compilazione dell’elenco dei contatti.
Permette di costruire un rapporto duraturo e di fiducia con i clienti proprio perché possiamo tenere facilmente traccia di tutte le interazioni e gli scambi, offrendo loro un servizio più personalizzato unito a un’esperienza impeccabile. Da un punto di vista pratico è prezioso poiché raccoglie in un’unica piattaforma centrale le informazioni sui clienti potenziali e quelli già acquisiti. Trasforma inoltre la produttività e l’efficienza di ogni azienda incrementando le vendite e migliorando la precisione delle previsioni.
Siete curiosi di scoprire come funziona un CRM nei minimi dettagli?
La piattaforma CRM di Salesforce offre alle aziende una visione unica e condivisa di ciascun cliente, per offrire un’esperienza personalizzata e di valore a ogni interazione, dal marketing al servizio clienti, passando per l’e-commerce e la vendita.
Il CRM offre alle aziende una visione a 360° dei clienti, consentendo di creare relazioni migliori attraverso un coinvolgimento più personalizzato e incisivo. Scopriamo insieme 5 aspetti in cui questo strumento può davvero fare la differenza.
1. Ottimizzazione dei flussi di vendite
Grazie al CRM il team addetto alle vendite di un’azienda ha la possibilità di salvare i dati sui potenziali clienti per accedervi a ogni interazione durante il processo di acquisto, aggirando quindi i consueti ostacoli come la mancanza d’informazioni adeguate su un potenziale cliente prima di essere contattato o la difficoltà d’inoltrare i lead direttamente al venditore responsabile.
In questo modo si favoriscono i team di vendita, marketing e assistenza clienti in termini di monitoraggio, progressi della pipeline e cronologia dei clienti
2. Accelerazione dei tempi di vendita
Grazie a questo tipo di tecnologia, l’utilizzo di dispositivi mobile tra i team di vendita favorisce e accelera la comunicazione, mentre l’offerta di un canale di comunicazione unico snellisce gli scambi evitando comunicazioni superflue e attività ripetitive.
I team di vendita possono controllare i dati, aggiornarli immediatamente dopo una riunione o lavorare da qualsiasi luogo. Le stesse informazioni sono disponibili per chiunque ne abbia bisogno, dal team di vendita agli addetti all’assistenza clienti.
3. Processi più smart in azienda grazie al CRM
Sfruttando il potenziale dell’intelligenza artificiale, che offre previsioni più precise attraverso l’analisi dei dati, le aziende riescono ad avere una visione a totale dei loro clienti e delle loro preferenze. Questa nuova modalità d’interazione si traduce in un rapporto più solido e in una maggiore soddisfazione dei clienti.
4. Efficienza nella raccolta dati dei clienti
Attraverso una raccolta dei dati automatizzata, che di conseguenza sarà molto più rapida di una manuale, il CRM permette agli addetti alle vendite e tutti gli altri dipendenti dell’azienda, di avere una visione chiara e completa dei clienti in quanto dispongono di tutte le informazioni necessarie.
5. L’importanza della mobilità
I team di vendita hanno a disposizione una tecnologia mobile davvero funzionale e già integrata nel sistema, aspetto fondamentale se si considera la mobilità tipica degli addetti alle vendite. Il CRM basato sul cloud offre implementazione immediata, scalabilità conveniente e accesso da qualsiasi dispositivo.
Come facciamo a capire se la nostra azienda necessità di un sistema CRM?
Quando investire in una soluzione CRM per la propria azienda
Il CRM aiuta ad avere una visione chiara e completa delle relazioni della propria azienda con i clienti, con gli utenti del customer service, con i colleghi o i fornitori. Inoltre supporta le aziende a rimanere in contatto con essi, a semplificare i processi e a incrementare i guadagni.
Se avete ancora qualche dubbio, ecco i campanelli d’allarme che vi suggeriscono che è ora di cambiare strategia e di passare a un sistema CRM per la vostra azienda.
Mancanza di un’unica fonte d’informazioni
Tutte le informazioni su ordini e clienti sono sparse tra note e fogli di calcolo e questo implica l’assenza di una visione globale delle relazioni con i clienti.
Mancanza di visibilità
Non abbiamo un quadro completo delle interazioni tra personale di vendita e clienti. Ciò si traduce in una grossa difficoltà a supportare al meglio i team e a responsabilizzarli.
Difficoltà nell’operazione di reporting
I report vengono compilati manualmente e questa attività lunga ed estenuante a lungo andare può compromettere il monitoraggio creando confusione e frustrazione.
Assenza di una soluzione mobile
Senza una soluzione studiata per la mobilità dei team di vendita, il rischio è che si creino cortocircuiti nella comunicazione. Il risultato sarà pessimo per i vostri affari.
Possibile perdita di dati
I team di vendita sul campo non sempre riescono a inserire tutti i dati in un unico posto centrale, con conseguente perdita d’informazioni importanti e anche di opportunità di crescita.
Mancanza di personalizzazione del rapporto con i clienti
In ogni fase del processo di acquisto, tutti i clienti e potenziali clienti ricevono le stesse informazioni e offerte, il che è indice di un chiaro problema di prioritarizzazione che può generare mancate opportunità di vendita.
C’è una soluzione?
Tutte queste difficoltà possono essere risolte facilmente affidandosi una valida soluzione CRM, che in prima istanza ci garantirà una migliore comunicazione con i clienti. Se sfruttata appieno consentirà alla nostra azienda di crescere e diventare più efficiente e competitiva.
Il CRM è un investimento per il futuro di ogni azienda
Se volete fra crescere la vostra azienda e distinguervi dalle altre, dovete assolutamente creare una strategia per il domani. Per le aziende più lungimiranti il CRM sarà indispensabile.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/CRM.jpg10801920Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2021-06-17 17:44:002021-11-16 15:50:41Che cos’è il CRM e perché ogni azienda dovrebbe averlo
Avere una visione forte di lungo periodo, trovare un obiettivo, scegliere il proprio destino.
Ce lo spiega Francesco Tassi, founder di Vois, realtà attiva nel mondo del branded podcast e autore del podcast “Io Credo”, raggiunto a Modena dal CEO Ninja Mirko Pallera durante il percorso di N-Conference sul Ninja Van.
Il motto di Francesco è: having strong views, loosely held. Visioni forti, con mano morbida.
Avere una visione forte di lungo periodo sapendo che il come arrivarci potrebbe cambiare durante il percorso e avere la prontezza di capire quanto tempo ancora insisterci e quando lasciar perdere. Il podcast si sta rilevando un trend interessante per il futuro. In Vois, durante il periodo del primo lockdown, Francesco e il suo staff di remote working, si sono trovati in difficoltà, alla ricerca di nuovi stimoli creativi.
L’Italia non era pronta al podcast
La mission di Vois è produrre podcast a 360°: branded podcast, original podcast, podcast advertising. Nel 2017 Francesco Tassi, lavora in America come ingegnere, e lì inizia ad avvicinarsi e appassionarsi al mondo dell’audio:
Mi sono letteralmente innamorato, ho conosciuto questo mondo nuovo, diverso e affascinante. In America il podcast era in voga da un po’, così ho deciso di trasferirne l’uso in Italia. Ho lasciato tutto, sono tornato a casa e ho iniziato subito due percorsi di accelerazione.
Ma qualcosa non ha funzionato, era troppo presto, l’Italia non era pronta all’uso del podcast.
Nel 2019 ha prodotto un’applicazione, che non ha riscosso troppo successo, le numeriche non si sono rilevate interessanti per gli investitori. Si sceglieva il podcast in base agli interessi, era una sorta di radio personalizzata che mescolava podcast e musica, selezionando dall’ ID Apple e da Spotify la musica preferita, per poi realizzare un’unica playlist che riproducesse podcast emusica preferita.
Vois si basa molto sul manifesto dancing hip hop, Francesco è un ballerino di break dance e si porta dietro un bagaglio culturale di vita molto particolare, il manifesto è: Love Unity and Having Fun, e riporta molto al concetto di community, con un pizzico di divertimento.
Nel 2019 iniziamo a rilasciare molti prodotti, tra cui anche skill per Alexa, ma di nuovo tutti i sogni si infrangono. Successivamente vinciamo un bando di Torino e chiudiamo una collaborazione con l’azienda BMW per l’applicazione. Quindi creiamo l’app a Monaco, ma ci siamo resi conto che mancavano i contenuti, quindi ci buttiamo alla ricerca di investitori per il progetto. Ci siamo messi sotto, e insieme ad Andrea, è rinato Vois. Il nome precedente era Fortune, poi abbiamo fatto rebranding, abbiamo cambiato logo e abbiamo iniziato ad essere una start up degna di nota.
Sindrome del cubo
È importante inseguire le proprie passioni, ma non ci si deve fermare lì, bisogna avere il coraggio di rincorrerle. Il vero momento non è quando butti tutto, ma quando ci si lavora sù.
Ci sono molte idee per la creazione di start up, ma molti hanno paura di validare l’idea, il prodotto deve essere venduto. Questa è la sindrome del cubo: inseguire un sogno dalle 9 alle 17, e poi chiudere.
Vois ha creato l’influencer marketing sui podcast, aiutano i brand a fare pubblicità e gestiscono un network di milioni di impression al mese di creator di podcaster.
Siamo abituati a credere che esista il tuo lavoro, la tua passione e la tua chiamata, in realtà viviamo in un mondo multi potenziale e tante persone si riconoscono in questa fase. Fai una cosa, ti diverte tantissimo ma dopo un po’ ti stanca, sempre meno tempo dedichiamo a qualcosa che ci appassiona.
Il segreto di Francesco
È sufficiente trovare 3 cose che ci piacciono, ed essere il 25% tra i più bravi delle 3 cose: mescolando si rientra nelle proprie passioni e si avrà una buona chance di arrivarci fino in fondo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/1_tassi.jpg10801920Rossella Pisaturohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRossella Pisaturo2021-06-17 17:06:202021-07-26 11:09:13Podcast marketing: come una startup sta rivoluzionando il settore
Inutile dire che la pandemia di questi due ultimi anni ha messo sotto i riflettori finanziari, e non, tutte le più importanti company mondiali impiegate nel settore sanità ed innovazione scientifica: da chi ha brevettato sistemi di tracciamento e trasmissione del virus, a chi, più di recente, ha lanciato sul mercato i tanto temuti e chiacchierati vaccini.
Gli esperti non hanno dubbi: investire sul comparto salute oggi è la scelta migliore da fare con un mercato che vale circa 1 miliardo e 300 milioni di dollari.
Sul podio delle aziende e dei titoli a cui prestare attenzione troviamo al primo posto Abbott Laboratories specializzata nel mercato diagnostico.
Il brand ha fatto successo con i sistemi di individuazione del Covid-19; seconda è Johnson & Johnson la compagnia di ricerca scientifica più importante al mondo e tra le prime a lanciare il proprio vaccino anti Covid-19; terza, la bio-tech company Moderna, da sempre impegnata nello studio di vaccini antinfluenzali, pandemici compresi; segue, ma comunque con risultati degni di nota, Vertex Pharmaceuticals da sempre impiegata nella lotta alla fibrosi cistica.
Sulla scia di questi big names troviamo Bionano Genomics, una delle aziende tecnologicamente più avanzate al mondo in materia di studio del DNA umano, con tecnologie in grado di tracciarne ogni minima variazione con l’obiettivo ambizioso di combattere malattie come cancro e SLA.
Bionano Genomics, cosa fa l’azienda che mappa il DNA umano
Potremmo definireBionano Genomics come un’azienda di tecnologia e innovazione scientifica, in cui la prima è al servizio della seconda per la creazione di strumenti sempre più evoluti e precisi in grado di indagare ed individuare ogni piccola variazione del DNA umano, andando a prevedere lo sviluppo di malattie genetiche come il cancro, l’alzheimer o la sclerosi multipla.
Uno degli ultimi prodotti di casa Genomics, e quello che secondo le stime porterà la maggior fetta di utili con numeri che vanno da 2 miliardi e 600 fino a 3 miliardi e 800 dollari, è Saphyr una delle tecnologie più affidabili al mondo di analisi genetica che l’azienda punta a vendere a ospedali, cliniche e centri studi nei prossimi anni.
Saphyr, infatti, è uno strumento in grado di analizzare campioni cellulari contenenti DNA e di indagare, esaminando la genetica delle cellule prelevate, l’eventuale presenza di malattie degenerative.
L’azienda californiana conta, oltre all’ultimo arrivato, anche questi prodotti:
Bionano Chips: chip studiati per la registrazione e l’uso dei macchinari del brand trasformando gli input ricevuti direttamente in immagini di output.
Bionano Sample Prep Kits: Isolation & Labeling: kit disponibili per il prelievo sterile di campioni di DNA, ottimali per predisporre tutto il materiale da analizzare. Tali kit possono essere usati su cellule vegetali, animali o umane, ossa comprese.
Software di elaborazione a supporto in grado di colloquiare con i diversi sistemi tecnologici di Bionano Genomics.
La forza di Bionano Genomics, non risiede solo nell’alto profilo tecnologico, ma anche nel fornire ai clienti un servizio completo di chip e software per il funzionamento e servizi di consulenza, analisi e test del risultato, anche grazie alla recente acquisizione di Lineagen, che è subito diventata una divisione dedicata all’interno del brand.
Il 4 maggio di quest’anno Bionano Genomics ha anche annunciato di aver brevettato negli Stati Uniti il proprio sistema di etichettatura di molecole di DNA, dopo che questo è stato linearizzato in nanocanali.
Tale brevetto comprende particolari tecniche di mappatura ed analisi genetiche di parti del genoma messo sotto indagine. L’obiettivo è quello di continuare a creare e brevettare tecniche proprietarie per l’indagine genetica andando, così, a salvaguardare la proprietà intellettuale.
BNGO, Bionano Genomics al Nasdaq: crescita e previsioni
Definita “meme stock”, cioè tra le azioni che sono diventate famose e in continua crescita non tanto per le performaces dell’azienda che le emette, ma più per la viralità delle stesse, BNGO (Bionano Genomics) si è rivelato un valido investimento, sebbene fosse partito con un prezzo per stock di 17 centesimi.
La crescita di interesse e di valore di Bionano Genomics è cresciuta tra la fine del 2020 e gennaio 2021, quando l’azienda ha lanciato Saphyr e le sue applicazioni, puntando non solo sul campo delle mutazioni genetiche, ma anche sull’indagine dell’evoluzione dei virus (come il COVID-19) e le differenti conseguenze sui malati, spesso diametralmente opposte.
Bionano Genomics non è rimasta esente dalle fluttuazioni azionarie tipiche del mercato borsistico, con previsioni che vedono alti e bassi nel breve termine, ma che sul lungo possono portare a una buona remunerazione.
I dati 2020 parlano di una crescita del valore nominale del titolo da 3.08 dollari a inizio anno fino ad un massimo, raggiunto in febbraio, di 15.69 dollari.
Le performance in un anno, per sottolineare la bontà del titolo sul lungo periodo, è quindi di +1703,32%.
Bionano Genomics ha dichiarato che il 2020 è stato l’anno di semina con il lancio di Saphyr, ma il 2021, grazie ad una stabilità finanziaria più decisa, sarà l’anno dell’espansione, con una raccolta nel primo trimestre di 335 milioni di dollari.
La revenue dichiarata è di 3 milioni e 200 dollari, con un incremento del 179% sull’anno: il doppio delle stime previste
La perdita netta è stata di 9,9 milioni di dollari, inferiori ai 10 milioni e mezzo dello stesso periodo nel 2020
La liquidità di cassa ha subito una variazione positiva di 362 milioni, che comparata ai 38 milioni della fine 2020 ha nettamente registrato un rialzo
Il margine lordo, se comparato al margine lordo 2020 nello stesso periodo, è salito dal 25 al 33 percento.
Il campo dell’innovazione medica si conferma ancora tra i settori su cui l’attenzione degli investitori di borsa si fa più attenta.
Le fluttuazioni azionarie di BNGO sono consultabili qui
Bionano Genomics, parola agli esperti e news per il futuro
BNGO è davvero l’El Dorado che sembra per gli investitori? Sicuramente, è innegabile che il valore delle azioni e dell’azienda sia cresciuto negli ultimi anni.
L’annuncio di maggio di un brevetto per la tecnologia di Bionano Genomics rende già l’azienda più protetta dagli attacchi del mercato e dà al brand la possibilità di sperimentare e lanciare nuovi prodotti sul mercato, come Cytopia, un progetto tutto nuovo.
Cytopia è la nuova tecnologia di Bionano Genomics che permette l’esplorazione del DNA, non solo delle disfunzioni, ma della mappatura vera e propria, con l’analisi di più campioni cellulari nel modo più veloce e preciso possibile.
Sfrutta la citogenica, cioè l’analisi “a microscopio” di ogni cromosoma contenuto nelle diverse cellule, su cui verificare ogni piccola anomalia o modifica presente.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/bionano-genomics.jpg7291272Emikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngEmiko2021-06-17 14:00:282021-06-17 12:01:53Bionano Genomics è l’azienda che mappa il DNA umano da tenere d’occhio
L’86% degli utenti Internet gioca su qualsiasi tipo di dispositivo e questa cifra non è cambiata quasi mai dal 2015;
il gaming online è ora il mezzo dominante, con il 22% dei giocatori che ha acquistato un gioco tramite servizio digitale nell’ultimo mese;
il 35% dei followers degli eSport segue un giocatore specifico o una squadra di eSport sui Social Media.
L’industria del gaming online si è consolidata nell’ultimo anno e mezzo, principalmente come conseguenza della pandemia di Covid-19, e secondo le previsioni di mercato dovrebbe superare i 200 miliardi di dollari di entrate nel 2023.
In generale si analizza il gaming online dal punto di vista del mercato, dei Brand e dei giochi disponibili, ma si rivolge poca attenzione ai profili dei singoli giocatori.
Per riuscire ad intercettare questo target sui Social Media è necessaria una visione a 360 gradi della vita dei giocatori sia online che offline, per capire in profondità cosa caratterizza il giocatore moderno.
Prima di tutto, bisogna sapere che il target “gamers” comprende un ecosistema di diversi sottogruppi e identità. Ci sono persone che giocano per motivi differenti e su dispositivi diversi, oppure che consumano contenuti di gioco – per esempio guardando le dirette su Twitch. Infine ci sono gli eSport, che appartengono a un mondo differente.
Cerchiamo quindi di capire chi sono e cosa cercano i gamers in questo articolo basato sul report “The Gaming Playbook” pubblicato da Global Web Index, che raccoglie i dati tratti dalla ricerca effettuata su 19.488 giocatori di età compresa tra 16 e 64 anni, condotta in 15 mercati (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Filippine, Spagna, Tailandia, Regno Unito e Stati Uniti).
Da questa ricerca possiamo estrarre 5 insight principali che aiutano a sviluppare una strategia Social efficace per raggiungere i gamers online.
#1 Il target gamers è più vasto di quello che si possa immaginare
Anche se può sembrare che la pandemia di Covid-19 abbia creato una legione di nuovi giocatori, il mondo dei gamers è sempre stato più grande di quello che i Brand si immaginavano.
Il pubblico dei videogiochi infatti è sempre stato consistente – anche se è rimasto sommerso per anni. I dati mostrano che l’86% degli utenti Internet gioca su qualsiasi tipo di dispositivo e questa cifra non è cambiata quasi mai dal 2015.
Quello che è successo realmente è che il lockdown e la mancanza di altri modi di passare il tempo hanno evidenziato quante sono effettivamente le persone che giocano online.
In particolare, è interessante vedere quanto sia centrale l’aspetto sociale per i giocatori nel 2021 – dato il distanziamento forzato nella vita reale. La maggior parte dei gamers tra i 16 e i 24 anni gioca per socializzare con gli amici (35%) al contrario della fascia 25-34 anni che gioca per il gusto della sfida (30%).
Un dato collegato è anche quello relativo ai tipi di giochi preferiti dagli utenti. Risulta infatti che dal 2018 quelli di simulazione (+24%) abbiano registrato la crescita maggiore, seguiti da rompicapo e strategia (+15%).
Questi tre tipi di giochi diversi hanno alcune caratteristiche in comune, che possiamo identificare con i termini immersione, competizione e cognizione.
Quando parliamo di immersione ci riferiamo modalità di gioco dove i partecipanti simulano la vita in un mondo virtuale persistente, come se fosse un luogo realmente abitato – due tra gli esempi più famosi sono Fortnite e Animal Crossing.
La competizione si riferisce ovviamente a generi basati sul multiplayer competitivo, in particolare il battle royale. Risulta infatti molto difficile ignorare l’impatto che ha avuto – per esempio – Fortnite, che ha permesso a centinaia, se non migliaia di persone, di giocare insieme contemporaneamente.
Per ultimo parliamo di cognizione, un termine che si collega maggiormente ai giochi caratterizzati da meccanismi di risoluzione dei problemi e di ricompense, che offrono un’esperienza completa e complessa che va più in là di una semplice giocata occasionale.
Ovviamente ci sono ancora molti giocatori occasionali, ma possiamo vedere come i giocatori stiano cercando esperienze più stimolanti mentalmente, probabilmente causate dalla necessità di riempire il tempo libero durante il lockdown dovuto alla pandemia.
#2 I gamers possiedono in media due o più console diverse
Se in passato era probabile che un gamer avesse solo una console – per esempio la PlayStation o l’Xbox – negli ultimi anni l’adozione di più console da parte di un singolo giocatore sta diventando sempre più comune, in quanto i consumatori non vogliono essere limitati nei confronti dell’offerta.
Inoltre, è interessante osservare come i gamers con figli hanno il 24% di probabilità in più di possedere 2 o più console, dimostrando come diversi marchi hanno potere di acquisto su differenti target nella stessa famiglia.
Per esempio, nonostante Playstation sia il leader in questo segmento, vediamo come il dispositivo Nintendo Switch si è impadronito dello slot della “seconda console” in un anno da record.
Ma anche se le vendite di videogiochi fisici giocano ancora un ruolo importante, c’è stato un calo del 13% tra i giocatori di console tra il primo e il quarto trimestre del 2020 – il che significa che il gaming online è ora il mezzo dominante, con il 22% dei giocatori che ha acquistato un gioco tramite servizio digitale nell’ultimo mese.
Quindi è importante menzionare i servizi di abbonamento che permettono il multiplayer online e offrono ai giocatori news, giochi gratuiti o sconti esclusivi, che attraggono principalmente giocatori frequenti con maggiore capacità di spesa.
Infine, esistono anche servizi di cloud gaming – come ad esempio Xbox Game Pass o PSNow – che forniscono accesso a librerie di giochi meno recenti e aggiornate.
#3 Il videogioco è solo la punta dell’iceberg: quello che conta sono gli acquisti in-app e i componenti aggiuntivi
Le microtransazioni, i DLC (DownLoadable Content) e i componenti aggiuntivi sono diventati importanti fonti di guadagno negli ultimi anni, fino a superare il videogioco stesso.
Molti giochi free-to-play infatti – come Fortnite e League of Legends – hanno guadagnato soldi a palate con gli acquisti in-app di nuovi costumi per i personaggi o upgrade di livello. Activision-Blizzard ha guadagnato $1,2 miliardi di entrate tra luglio e settembre 2020 provenienti esclusivamente da microtransazioni in-game.
La maggior parte dei giocatori nei mercati analizzati afferma di spendere una media di $10 al mese in acquisti in-game. Coloro che spendono di più (arrivando a spendere anche $50 al mese) risultano essere millennial uomini con un reddito alto.
Dall’altro lato le giocatrici donna acquistano più micro-transazioni rispetto ad altri componenti aggiuntivi, probabilmente a causa del loro interesse per i marchi che offrono prodotti personalizzati.
Se guardiamo invece all’età dei gamers, vediamo come le generazioni più giovani (GenZ) siano molto più propense ad acquistare DLC e abbonamenti stagionali rispetto ai Millennials.
Parlando di console, i giocatori di Xbox e Nintendo Switch hanno maggiori probabilità di acquistare componenti aggiuntivi rispetto ai giocatori di PlayStation.
Possiamo quindi dedurre che capire chi acquista cosa e perché è fondamentale per riuscire a raggiungere il target corretto in modo diretto.
#4 I Social Media sono la fonte di informazione principale dei gamers
Come succede per qualsiasi altro consumatore, anche ai gamers piace condividere e discutere delle loro esperienze tra loro, soprattutto attraverso i propri canali social.
Ed è per questo che i giocatori con una presenza attiva sui Social Media possono rivelarsi importanti leve di comunicazione per un Brand. Esiste infatti un vasto ecosistema di comunità online di gamers occasionali o professionali che scambiano pareri e recensioni sui social, ed è fondamentale riuscire ad intercettarli.
In queste comunità si osservano principalmente tre tipi di gamers:
Passivi: giocatori le cui opinioni sono ricavate da esperienze di conoscenti stretti o create a partire da contenuti condivisi dai Brand, oppure dalle recensioni degli Streamers online, ma che raramente vengono condivise online con altri utenti;
Critici: giocatori che hanno blog tematici, scrivono recensioni online, partecipano alle comunità online o pubblicano spesso sui Social Media. Un pubblico che può risultare influente per plasmare le opinioni degli altri consumatori;
Streamer: giocatori che trasmettono in streaming le loro giocate o caricando video su piattaforme di condivisione video; sono paragonabili ai critici, ma in genere più informati ed esperti sul tema.
Vale la pena notare come gli amici – online o offline – rimangono fortemente influenti sulle decisioni e il comportamento dei gamers. Sapere che qualcosa viene consigliato da un amico, che probabilmente ha gli stessi interessi e gusti in tema di videogiochi – sarà sempre importante.
Inoltre, se da un lato i siti di intrattenimento e le riviste di giochi non vengano particolarmente consultati dal pubblico passivo, vediamo come influiscano notevolmente sugli streamer, plasmando le loro opinioni e di conseguenza i contenuti che probabilmente arriveranno indirettamente al pubblico passivo tramite i Social Media.
#5 Gli eSport catalizzano gli investimenti pubblicitari dei grandi Brand
Nel corso degli anni, gli eSport – ovvero i giochi competitivi professionali – hanno seguito una evoluzione a sé stante, fino a consolidarsi come una delle forme di gaming più famose, ma soprattutto redditizie per i Brand.
Si prevede infatti che i ricavi pubblicitari provenienti solo dagli eSport sfioreranno i $1,8 miliardi entro il 2023 e gli spettatori totali raggiungeranno i 646 milioni entro lo stesso anno. Inoltre, visto che la pandemia ha ridotto gli eventi sportivi dal vivo, anche gli eSport hanno contribuito a colmare il vuoto sociale e di intrattenimento lasciato alle spalle.
Con rispetto al pubblico generale dei gamers, i giocatori di eSport si differenziano sotto diversi aspetti, in particolare per quanto riguarda il loro atteggiamento nei confronti delle sponsorizzazioni.
In generale, possiamo vedere come Generazione Z e Millennials siano le fasce di età maggiormente interessate agli eSport. Ma anche tra i giocatori più anziani della Generazione X troviamo un 38% di seguaci degli eSport.
Per quanto riguarda il sesso, anche se per anni gli eSport sono stati percepiti come uno spazio dominato dagli uomini, osserviamo un 42% di donne giocatrici rispetto alla controparte maschile maschili al 58%.
Emerge inoltre che oltre la metà dei gamers amano i giochi con forti personaggi femminili e il 35% segue un giocatore specifico o una squadra di eSport sui Social Media. Questo dato suggerisce che una strategia efficace per i Brand potrebbe essere quella di utilizzare squadre e giocatori di eSport come Influencer nelle loro campagne.
Infine, questo gruppo di giocatori è fortemente concentrato sulla comunità ed è disposto a spendere in prodotti premium, mostrando una maggiore ricettività nei confronti degli annunci.
La ricerca mostra come i follower degli eSport apprezzano molto lo status sociale, il coinvolgimento e l’esclusività, infatti hanno il 33% di probabilità in più rispetto al giocatore medio di volere che i brand gestiscano community e forum tematici.
Sono anche molto più propensi a promuovere il loro Brand preferito quando migliora il loro stato online oppure se hanno accesso a contenuti o servizi esclusivi grazie ad esso.
Per concludere, parafrasando le parole di Nina Mackie – Direttore Global Agency Partnerships di Admix – possiamo affermare che oggigiorno il targeting dei gamers è cruciale per gli inserzionisti.
Il settore del gaming online pesa per 2,5 miliardi dollari dei 2,7 miliardi del mercato globale dei videogiochi e incorpora quasi tutti i dati demografici immaginabili. Per i Brand che cercano di incorporare la pubblicità in-play nei loro piani di marketing, è indispensabile una strategia basata sugli insight per raggiungere il pubblico obiettivo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/come-arrivare-ai-gamers.jpg7441290Daniela Chiorbolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaniela Chiorboli2021-06-16 12:53:012021-06-16 15:06:56Come raggiungere i gamers attraverso i Social Media
Come sarà il “Be Back”, il ritorno al ristorante dopo le chiusure provocate dalla pandemia? Se l’aspirazione è il recupero di una presunta “normalità”, come reagirà tutto il settore horeca, travolto dall’accelerazione digitale? Nuove abitudini di consumo e comportamenti di acquisto si impongono, con una crescita esponenziale dell’eCommerce e strumentazioni tecnologiche tra sistemi contactless per i pagamenti digitali, sviluppo del delivery e menù in formato QRcode sembrano destinati a contraddistinguersi come un must ormai irrinunciabile anche per il consumatore e per il futuro della ristorazione. O ancora la possibilità di prenotare un tavolo in maniera smart, attraverso un’app digital
Ad indagare i nuovi trend di consumo e a tracciare il primo bilancio ad una settimana dalla riapertura anche degli spazi interni dopo le chiusure determinate dalla pandemia, è intervenuta TheFork, la principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti.
Raddoppiano le prenotazioni online nella prima settimana di apertura dei ristoranti inside. Tutti pazzi per la pizza
Il tratto più eclatante, che emerge dal report della prima settimana dall’1 al 6 giugno, è l’aumento delle prenotazioni del 108% rispetto alla prima settimana di riaperture.
Se durante la fase pandemica il 95% dei clienti ha affermato di voler tornare a mangiare fuori appena possibile, le regioni che registrano una crescita maggiore nelle prenotazioni sono la Sicilia (+18%), con a seguire il Veneto (+12%) e la Liguria (+10%), e performance positive di Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Toscana.
A dominare la top 3 delle tipologie di foodpreferito è la pizza, che si conferma un evergreen, primeggiando sulle cucine mediterranea e di mare, tra tradizione, attenzione agli impasti con farine a base di kamut, integrale, 5 cereali. Abbinamenti estremi, per un cliente che ricerca esperienze esclusive e prodotti di qualità e di nicchia, prediligendo materia prima d’eccellenza, spesso prediligendo l’origine o la tipologia specifica.
“I ristoranti hanno reagito al lockdown dimostrando una grande capacità di adattamento e di resilienza, rispetto a regole e misure di contenimento Covid in continuo mutamento, adeguando le sale e i servizi con un ritmo fin troppo accelerato, a partire dalla trasformazione digitale”, racconta a Ninja Elena Collini, Brand Manager di TheFork per l’Italia, evidenziando anche la nuova campagna a tema sociale realizzata in collaborazione con la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi, associazione leader nel settore delle imprese che svolgono attività di ristorazione e di intrattenimento) e APCI per invitare i clienti a sostenere i ristoranti con un appella all’essere responsabili.
Elena, la digitalizzazione quanto sarà determinante per il rilancio della ristorazione in Italia? Quali sono gli scenari futuri per il settore dopo il grave arresto economico prodotto dalla pandemia?
“Sarà cruciale, anche rispetto a quanto emerge dall’ultimo rapporto della FIPE, dalle ultime indagini condotte. Nella fase di chiusura, il delivery è stato determinante, non in termini di fatturato – sebbene per alcune tipologie di ristoranti sia stato un introito significativo – ma è stata un’occasione per tenere vivo il rapporto con la clientela, coltivare il legame, verso la riapertura. La digitalizzazione è stata un passaggio importante, iniziata negli anni precedenti, ma consolidatasi durante l’emergenza ed oggi trainante per il settore. Ci sono state forti perdite, ci vorrà tempo per recuperarle, ma l’adozione di alcune tecnologie ha aiutato ad affrontare le sfide del futuro”.
I digital device cambieranno la ristorazione del futuro?
“Cosa resterà di questa fase? Di sicuro la prenotazione online: è impensabile oggiandare al ristorante senza prenotare, rispetto alla numero ridotto di posti a sedere. Anzi è un grande alleato nella fidelizzazione dei clienti. I pagamenti digitali contactless che abbiamo introdotto sono un’altra frontiera importante, per ridurre il rischio di contatti. Il momento del conto è quella parte in cui l’interazione umana non è indispensabile. A ciò si aggiunge il menù digitale consultabile attraverso un QRcode. Sono tutti fronti importanti, prima quasi inimmaginabili”.
I report di TheFork mostrano scenari dinamici. Come si muove il consumatore? Si avverte il desiderio di un ritorno alla “normalità”?
“Stiamo monitorando settimana dopo settimana, se non day by day, rispetto alle prenotazioni online. Ci sono regioni che stanno performando meglio di altre, anche se il trend di crescita è presente in tutto il Paese. La Liguria è una di queste, la Sicilia, il Veneto più degli altrui, ma anche la Puglia sta correndo. Si percepisce voglia di uscire, di andare al ristorante, con l’apertura degli spazi interni oltre che esterni c’è la possibilità di poter accogliere più clienti, anche con il graduale allentamento del coprifuoco si potranno operare maggiori rotazioni di tavoli. Ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere, ma ci indirizziamo verso un trend positivo”.
Quali sono i risvolti del Covid sul comportamento di consumo del cliente?
“I consumatori durante il lockdown si sono adeguati alle restrizioni. Il desiderio di normalità è un tema molto sentito ed evidente. Con l’allentamento delle misure di contenimento riprendono alcune abitudini pre-covid: infatti, se i coperti medi continuano ad attestarsi a 2 persone, aumentano in percentuale le prenotazioni di gruppo da 5 a salire. Lo scontrino cala leggermente e si torna anche a prenotare con meno anticipo: 7 ore prima contro le 20 dell’ultima settimana di maggio. Si predilige la cucina di tradizione, magari rivisitata. Resta alto l’interesse per esperienze fuori casa uniche e di qualità: il rating medio dei ristoranti prenotati dal primo giugno si attesta tra l’8.5 e il 9.3, aumentano le prenotazioni per i ristoranti “Insider” premiati da guide e utenti, che hanno rappresentato il 26% del totale contro il 24% della settimana precedente”.
Elena Collini, Brand Manager di TheFork.it per l’Italia
Il consumatore che si è adeguato al digitale non tornerà indietro, quindi, rispetto all’uso di tecnologie innovative?
“È presto per dirlo. Con l’allentamento delle misure, occorrerà trovare una linea di equilibrio tra passato e presente. Abbiamo rinunciato talmente tanto a vivere la nostra vita sociale, che adesso c’è fame di esperienze di elevata qualità e di ristoranti insider. Digitalizzazione senza rinunciare all’esperienza viva della socializzazione. Molte acquisizioni e abitudini di consumo persisteranno, sia sul fronte BtoC che BtoB”.
TheFork come ha vissuto questo periodo di trasformazione?
“Dal punto di vista business, abbiamo deciso di sfruttare questo tempo per accelerare lo sviluppo di nuovi prodotti, come TheFork Pay, il nostro sistema di pagamento contactless, cuore delle nostre attività, in questi ultimi mesi, che ci ha permesso di lanciare le gift card utilizzabili in 9mila ristoranti, in Italia, Francia e Spagna. Siamo concentrati su nuove tecnologie a servizio della ristorazione per il Be Back. Abbiamo sentito il dovere di supportare i ristoranti in questa fase difficile, soprattutto le medio piccole, che hanno rasentato il fallimento perché ci sono state tante chiusure, rendendo disponibile la nostra comunicazione per il delivery e l’asporto”.
Perché l’urgenza di dar vita a una campagna con Fipe e Apci per sensibilizzare al ritorno al ristorante?
“La capienza dei ristoranti è limitata, siamo chiamati ad atteggiamenti responsabili, non solo nel rispetto delle norme di sicurezza, ma anche per evitare i “no show”, le prenotazioni alle quali non ci si presenta. Da sempre un problema della ristorazione, perché hanno un risvolto economico: in un contesto di capacità limitata, perdere un tavolo è perdita di denaro. È difficile colmare questo deficit con i “walk in”, con chi è di passaggio. È importante richiamare alla responsabilità”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/thefork.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-06-15 17:46:372021-06-16 08:57:54Come cambierà la ristorazione con il digital? I trend della riapertura
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