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Il gaming sulle smart tv rappresenta la nuova frontiera della pubblicità

Il gaming sulle smart tv rappresenta la nuova frontiera della pubblicità. A dirlo è un rapporto di Samsung dal titolo “Behind the screens: gaming trends report” che mostra chiaramente quanto stia crescendo il gaming delle CTV, i televisori connessi a Internet per la riproduzione di video e musica in streaming.

I gamer, definiti come i nuovi heavy streamer della tv intelligente, trascorrono davanti lo schermo il 45% in più di tempo rispetto a chi non gioca.

“Il valore crescente del gaming e il continuo engagement dell’audience post pandemia rivelano come il gioco sia diventata una vera e propria abitudine quotidiana degli utenti dei televisori Samsung. E la nostra posizione unica e privilegiata nel settore del gaming ci permette di comprenderne i fruitori sia dal punto di vista dell’hardware che da quello del comportamento”, ha commentato Alex Hole, vicepresidente di Samsung Ads Europe.

Dai numeri dell’azienda emergono dati positivi per gli investitori e per il mercato pubblicitario che si sta muovendo in tal senso. Per i brand è importante capire dove i consumatori fruiscono i contenuti, per entrare direttamente in contatto con loro.

Essere attenti all’evoluzione dei comportamenti degli utenti è l’elemento chiave per essere presenti, aumentare la copertura e non perdere terreno rispetto ai concorrenti.

L’aumento delle vendite delle CTV apre quindi nuovi possibili scenari. Vediamoli nel dettaglio analizzando qualche dato.

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La crescita delle CTV

I dati del rapporto Samsung Ads parlano chiaro: nel primo trimestre 2022 le smart tv utilizzate per giocare hanno mostrato un aumento del 12% annuo rispetto al primo trimestre dell’anno precedente, registrando di fatto un passaggio da 4,8 milioni di utenti a 5,4 milioni.

In particolare, in Italia si registra un +10%, equivalente esattamente a 786.000 tv Samsung utilizzate per il gioco.

Un valore che sta crescendo anche in Europa. In particolare, nell’EU5 (Francia, UK, Germania, Spagna, Italia), le ore passate a giocare con una smart tv sono aumentate del 9%, passando da 530 milioni di ore nel primo trimestre 2021 a 576 milioni di ore nello stesso trimestre del 2022. Aumenta del 2% anche il tempo medio delle singole sessioni di gioco.

Gamer batte streamer

I numeri rendono il mercato dei gamer sempre più attraente: dal rapporto emerge che i giocatori trascorrono il 45% in più di tempo di fronte allo schermo rispetto ai non giocatori; per il 51% del loro tempo sono presenti in ambienti streaming, per il 32% in ambienti lineari, con fruizione di contenuti video in diretta con abbonamento via cavo/satellite/antenna, come la tv tradizionale.

I soggetti che giocano ai videogiochi su smart tv infatti raggiungono in media 195 ore di streaming a trimestre, rispetto ai non gamer, con 101 ore di fruizione lineare.

Nel nostro Paese, il 25% risulta essere un giocatore “heavy streamer”, cioè molto forte in considerazione del tempo dedicato all’attività, e viceversa il 44% degli heavy streamer italiani è un giocatore.

I gamer sono “sul pezzo”

Non solo heavy streamer, i gamer risultano essere anche heavy adopter, pronti ad adottare con repentinità nuove tecnologie.
Tra i giocatori con tv connesse Samsung risulta che la maggioranza utilizza ancora console di prima generazione (PS4, Switch, Xbox One), parliamo del 79% della totalità delle console nei territori EU5, ma il numero è destinato a cambiare in fretta. Le console di nuova generazione (PS5, Xbox Series X e S), lanciate nel novembre 2020, si stanno facendo largo con prepotenza nel mercato. In Italia, Samsung ha registrato una crescita del 150% nel primo trimestre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021.

Quest’ultimo non è un dato da sottovalutare, considerando che il gioco con le nuove console ha infatti portato ad un aumento del tempo trascorso davanti allo schermo: nei primi tre mesi di quest’anno, il tempo medio giornaliero di gioco con una smart tv Samsung è salito ad 1 ora e 36 minuti, rispetto ai 38 minuti dell’anno scorso.

L’atteggiamento dei consumatori di fronte ad un nuovo prodotto dipende dalle proprie inclinazioni. Generalmente gli innovatori, disposti ad assumersi il rischio, oscilla intorno al 2%, secondo il libro “Marketing, Il Management orientato al mercato”, Pastore, Mattiacci.

Il fenomeno, nelle caso delle console, è probabilmente dovuto alla curiosità per la novità, ma non solo:

“La superiorità del tempo trascorso dai gamer davanti alle nostre TV non può, però, essere attribuita solo al gaming. È più probabile che accedano ad una serie di opzioni Smart TV, dalla TV lineare alle piattaforme di streaming on-demand. Ed è così che per i gamer, le Smart TV diventano il fulcro della casa”, ha specificato il Vicepresidente Hole.

Il valore del gaming per la pubblicità

Il 34% delle ore di streaming sulle tv dei giocatori è rappresentato dalla fruizione di contenuti in ambienti AVOD (ad-supported video on demand), piattaforme di streaming a cui gli utenti accedono gratuitamente grazie al supporto della pubblicità. Il tempo che vi passano i giocatori registra il 41% in più rispetto ai non giocatori.

L’approccio degli utenti verso tali piattaforme appare positivo, dimostrando di accettare di buon grado i messaggi pubblicitari. YouTube è ancora la regina indiscussa del settore, ma altre piattaforme, come Samsung Tv Plus, Pluto e Rakuten, vedono aumentare l’apprezzamento nei loro confronti in Europa.

Nell’EU5, i giocatori hanno il 10% di probabilità in più di guardare Samsung Tv Plus (il servizio streaming di proprietà Samsung, supportato proprio dalla pubblicità). Per quanto riguarda la tipologia di contenuti, i preferiti sulla piattaforma dell’azienda, nel primo trimestre dell’anno in corso, sono stati l’intrattenimento, le news e l’istruzione.

Con la raccolta dei dati relativi al rapporto emesso il 19 luglio, provenienti da circa 30 milioni di Samsung Smart Tv, l’azienda ha presentato una visione olistica dei comportamenti dei telespettatori, senza dubbio di grande utilità per gli inserzionisti pubblicitari dell’Advanced Tv.

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L'importanza del linguaggio inclusivo

Il marketing inclusivo come valore aggiunto per il business

Marketing inclusivo e comunicazione che toccano tutte le sfere dell’unicità di ciascun individuo, sono i trend sociali che stanno modificando le strategie di business delle organizzazioni. Effetto dell’onda comprensiva e accogliente che si è sviluppata negli ultimi anni che sta modificando i messaggi pubblicitari dei brand. A luglio 2020 Microsoft ha pubblicato lo studio “The Psychology of Inclusion and the Effects in Advertising: Gen Z” svelando due realtà fondamentali:

  1. Il 70% dei giovani intervistati ha dichiarato di fidarsi maggiormente di brand che rappresentano la diversità nella loro comunicazione
  2.  Il 49% ha affermato di aver smesso di comprare i prodotti dei marchi che non rispettano i valori in cui credono

Il Marketing inclusivo parte dall’identificazione dei bisogni

“Rappresentare l’unicità”, è quello che oggi viene definito Marketing Inclusivo, quell’approccio che, come spiega MJ DePalma, responsabile del marketing multiculturale e inclusivo per Microsoft Advertising: “Evidenzia o risolve un aspetto della diversità dove si verifica l’esclusione“. Ma le differenze devono includere!

Per unicità non si intendono solo fattori come l’orientamento sessuale, il genere e l’etnia, ma ogni singola sfumatura individuale: dalla lingua al reddito, dagli hobby all’età, dalle passioni fino all’aspetto fisico.

Come esperti di marketing, amiamo mettere il nostro pubblico in piccole scatole soddisfacenti, indirizzando i nostri messaggi a quel cliente ideale che soddisfa una manciata di dati demografici predeterminati.

Incorporare strategie di marketing inclusive significa uscire da queste scatole e capire che le persone hanno identità multiple.

Il Marketing Inclusivo persone con background diversi o storie a cui tutti possono relazionarsi.

Il marketing inclusivo tocca le sfere dell’età, della religione, dell’etnia e non esclude nulla. Fonte: Thunder Tech

Il pubblico sta diventando sempre meno omogeneo, soprattutto nelle nazioni occidentali. Le persone vogliono vedersi rappresentate rispetto alla Brand Purpose, e dal marketing che viene fatto, e ci sono due ragioni principali per cui è necessario incorporare strategie di marketing inclusive per qualsiasi azienda che cerca di crescere e mantenere un punto d’appoggio all’interno del proprio settore.

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Marketing inclusivo, quando i brand sposano l’unicità

Quando celebriamo le persone nel mondo reale, vincono tutti. Nel 2020, l’US Census Bureau ha rilevato oltre il 42% degli americani come non bianchi, rispetto al 36% nel 2010 e il Pew Research Center stima ha stimato che gli Stati Uniti non avranno un gruppo razziale maggioritario entro l’anno 2055.

In effetti, è nella natura umana cercare modelli e personaggi con cui possiamo relazionarci e con cui entrare in empatia. Un segmento di PBS Newshour del 2019 ha parlato a 100 studenti delle scuole medie e superiori della rappresentazione nei media e ha scoperto che gli studenti delle minoranze hanno segnalato un colpo alla loro salute mentale e una lotta per modellare la propria identità quando non si vedevano rappresentati nella cultura pop. Il cinquantotto percento dei telespettatori crede che i media svolgano un ruolo nel far rispettare gli stereotipi e noi come marketer abbiamo l’opportunità e l’obbligo etico di sostenere una rappresentazione sana della realtà.

IKEA: un caso virtuoso

Per Ikea un ambiente di lavoro davvero inclusivo stimola la creatività e migliora i risultati del business.

La campagna inclusiva lanciata da IKEA. Fonte: Pinterest

Un esempio virtuoso di marketing inclusivo è IKEA: un brand che ha costruito la propria immagine sull’impegno sociale e la lotta per i diritti.

Già nel 2011, 5 anni prima che la legge sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso fosse approvata, e in anticipo rispetto a ogni trend, IKEA lanciò la campagna “Siamo aperti a tutte le famiglie in occasione dell’inaugurazione di un nuovo negozio a Catania.

Il Marketing inclusivo fa bene agli affari

Secondo Google, il 69% dei consumatori neri ha maggiori probabilità di acquistare da un marchio che riconosce e parla della loro etnia. Lo stesso articolo rivela che il 71% dei consumatori LGBTQ+ ha maggiori probabilità di interagire con un marchio che li rappresenta autenticamente e parla del loro orientamento sessuale, (ad esempio AKA un marchio che non sventola solo la bandiera arcobaleno dal 1° al 30 giugno).

Il Marketing inclusivo parte dai piccoli gesti

L’attenzione alle peculiarità non sta nel rimarcare le differenze etniche creando esclusione. Fonte: Thunder Tech

Le persone chiedono il riconoscimento delle diversità da parte dei media dei quali sono fruitori. Nel 2021, l’UCLA ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla diversità che analizza i media dell’anno precedente. Il rapporto ha rilevato che i film in cui meno dell’11% del cast era rappresentativo di gruppi minoritari erano quelli con la performance più bassa al botteghino nel 2020. Al contrario, le vendite dei biglietti erano più alte quando oltre il 20% del cast era costituito anche da minoranze.

LEGGI ANCHE: Da dove cominciare per portare le diversità (e il talento) nel mondo del lavoro

Come rendere il tuo marketing inclusivo nel 2022

Qualsiasi azienda, qualsiasi dimensione e in qualsiasi settore può implementare strategie di marketing inclusive. Bisogna incorporare i principi chiave nella campagne, negli elenchi di lavoro oppure nei progetti web.

1. L’accessibilità è fondamentale

L’accessibilità digitale è la pratica per garantire che tutte le persone possano utilizzare un prodotto digitale, come un sito Web, indipendentemente dalle capacità e performance individuali rispetto alla vista, all’udito, al livello cognitivo, di lettura e di coordinazione motoria.

Ci sono 285 milioni di persone in tutto il mondo che soffrono di disabilità visive e questa comunità dovrebbe essere in grado di accedere ad un sito web come gli altri. Allo stesso modo, oltre 430 milioni di persone soffrono di problemi di udito e desiderano godersi i contenuti video per cui si è lavorato duramente.

L’accessibilità digitale include, ma non si limita a:

  • Usare il testo alternativo sulle immagini per descriverle a parole
  • Selezione di colori di facile lettura per le risorse creative, in particolare per gli utenti ipovedenti
  • Didascalie nei video 
  • Posizionamento delle etichette all’esterno del campo modulo
  • Scelta di immagini ad alto contrasto

2. La rappresentanza conta

Questo è rivolto a tutti i team creativi là fuori, in particolare quelli che utilizzano immagini e video di stock. Marketing inclusivo significa lavorare per garantire che le risorse finali siano diverse e pienamente rappresentative di tutto il pubblico, anche quando richiede maggiore lavoro.

La maggior parte dei siti di foto d’archivio, ampiamente utilizzati dai team creativi, presentano principalmente modelli bianchi e normodotati e hanno opzioni limitate di tutte le altre razze, dimensioni e abilità. La scrittrice Nisha Mody ha scritto un eccellente commento su questo argomento, che puoi leggere per intero qui.

I designer dovrebbero fare uno sforzo per includere BIPOC, donne, corpi di diverse dimensioni e persone con disabilità nelle risorse creative. Le immagini che abbiamo diffuso nel mondo definiscono ciò che è normale per il cervello umano vedere e la diversità dovrebbe essere la norma.

3. Espandi le tue vacanze

I team dei social media amano balzare sui contenuti relativi alle vacanze, ma tendono ad avere difficoltà ad andare oltre le festività statunitensi ed eurocentriche come il 4 luglio, il Ringraziamento e il Natale.

C’è da considerare che nel 2020, il 92% degli americani ha celebrato il Natale, il 5% ha celebrato Hanukkah e il 3% ha celebrato Kwanzaa. Un totale del 5% ha celebrato più di una di queste festività. Il 3% dell’America può sembrare minuscolo, ma si tratta comunque di una fetta consistente, circa 4,8 milioni di persone.

L'analisi dei dati è fondamentale per il Marketing inclusivo

Includere vuol dire analizzare i dati, perché nulla è marginale. Fonte: Thunder Tech

Al di fuori dei mesi invernali, sarebbe proficuo chiedere al team Social Media, di celebrare in modo rispettoso e appropriato festività come Juneteenth, Chinese New Year ed Eid al-Fitr.

4. Non dare per scontato il proprio pubblico

Identificare e parlare correttamente con il pubblico di riferimento, piuttosto che presumere da chi sia composto e comprendere cosa le singole persone vogliono sentire. I pregiudizi subdoli possono indurci ad appoggiarci a nozioni preconcette di genere, razza e altri identificatori.

Il modo migliore per evitare ipotesi è condurre il lavoro interno individuale. L’Harvard Implicit Association Test (IAT), scopre i pregiudizi inconsci esistenti all’interno del candidato. L’uso di strumenti come questo rende i pregiudizi impliciti più trasparenti. Conoscere questi pregiudizi è il primo passo per superarli e impedire che si riversino nel lavoro.

Infine, diventa cruciale basare le Buyer Personas e i profili dei clienti solo su fatti e realtà.

5. Evitare gli stereotipi nella pubblicità

Gli stereotipi sono ancora diffusi nel mondo del marketing, soprattutto quando le organizzazioni presumono di conoscere il proprio pubblico. Ad esempio, nel 2021 una copia del New York Times mette in luce gli autori del libro “Brandsplaining: Perché il marketing è (ancora) sessista e come risolverlo”, affermando che:

Nel 2019, il Geena Davis Institute on Gender in Media ha scoperto che le pubblicità per i premi al prestigioso festival pubblicitario di Cannes Lions raffiguravano personaggi maschili che lavoravano quasi il doppio dei personaggi femminili. I personaggi maschili erano anche più numerosi dei personaggi femminili di due a uno e avevano il doppio del tempo sullo schermo e sul tempo di parola. Un altro studio condotto da Ebiquity, una società di consulenza mediatica, ha rilevato che, degli annunci trasmessi nel 2016, solo il 4% mostrava donne in posizioni di leadership”.

“Sì, il marketing è ancora sessista” (The New York Times)

Dunque possiamo affermare che gli stereotipi hanno un fondamento che poi ritroviamo nella realtà. Ma gli stereotipi non sono la realtà. Il modo migliore per evitare gli stereotipi nel marketing è fare ricerche, scandagliare dati e controllare sempre il lavoro.

6. Usare un linguaggio accessibile a tutte le persone

L'importanza del linguaggio inclusivo

L’inclusione parte dal linguaggio

Tutti i messaggi (aziendali e di marketing) dovrebbero utilizzare un linguaggio inclusivo, che mira a evitare qualsiasi implicazione sessista, razzista od offensiva nelle comunicazioni.

L’American Psychological Association ha una guida completa del linguaggio inclusivo che è possibile usare come riferimento, sono 3 i parametri da osservare:

  • Un linguaggio neutrale rispetto al genere (“persona addetta alla posta” invece di “postino”)
  • Lingua prima persona (“persona senza casa” invece di “senzatetto”)
  • Termini relativi all’identità (“persona anziana” invece di “anziano”, “utente sulla sedia a rotelle” invece di “in sedia a rotelle”)

7. Misurare l’impatto

Dopo aver implementato le strategie di Marketing inclusive e aver iniziato a lanciare campagne con l’inclusività al primo posto, risulta fondamentale misurare l’impatto piuttosto che l’intenzione.

Si dovrebbe comunque fare un debriefing internamente per discutere di come ciascuna campagna ha raggiunto gli obiettivi e di come è possibile migliorare per la prossima volta. Solo il pubblico al quale ci rivolgiamo può dare un feedback corretto sull’impatto. Anche le migliori intenzioni possono sfociare in modi sbagliati.

8. Essere intenzionali e trasparenti

Per creare unicità ed equità nel posto di lavoro, bisogna essere intenzionali e trasparenti attraverso la definizione degli obiettivi. Gli obiettivi di diversità, equità e inclusione (DEI) variano a seconda dell’azienda, ma i traguardi comuni includono:
  • Quote di leadership (es. il 50% del team esecutivo deve essere composto da donne)
  • Quote di candidati (es. 50% degli intervistati devono essere minoranze)
  • Creazione di un consiglio interno per la diversità
  • Ospitare regolarmente seminari DEI per i dipendenti

Intenzionalità significa anche parlare apertamente di come rendere le campagne e le strategie più inclusive. Ogni campagna dovrebbe essere valutata da un obiettivo di marketing inclusivo prima del lancio, per garantire che le strategie DEI siano state adeguatamente integrate.

Spetta ai marketer e ideatori della campagna, adempire alle task ed evadere le pratiche.

Come Marketer controlliamo ciò che il nostro pubblico vede e consuma, quindi l’inclusività deve essere la norma ed essa parte dall’analisi dei dati. Non a caso oggi si parla molto di Precision Marketing.

La coerenza e le azioni deliberate, grandi e piccole che siano, rappresentano l’unico strumento per azionare un cambiamento duraturo e positivo nel settore.

la gen z non compra da aziende che non rispettano i propri valori

La Gen Z compra solo da chi rispecchia i suoi valori. Ecco perché

Il pubblico digitale ha manifestato chiaramente di preferire ambienti positivi nel contesto dei media e questo è confermato anche dalle preferenze della Gen Z.

Negli ultimi anni, si è assistito ad un rapido e significativo cambiamento di rotta nella comunicazione aziendale: sempre più brand, mosse dalla crescente sensibilità del pubblico nei confronti di temi come la “positività” e l’“inclusività”, hanno scelto di promuovere campagne pubblicitarie finalizzate ad abbattere i vecchi stereotipi e valorizzare tutto ciò che fa parte dell’identità di una persona: colore della pelle, età, orientamento sessuale, identità di genere, tipologia di corpo, etnia, cultura, lingua, religione.

LEGGI ANCHE: 8 esempi di brand che raccontano l’inclusività

Ora più che mai, la percezione generale di argomenti come la creazione di spazi positivi online e il comportamento dei brand è radicalmente cambiata.

La positività, l’ispirazione e la personalizzazione risultano essere fattori determinanti nella scelta dei consumatori, dal momento che le persone vogliono sentirsi rappresentate nei contenuti in cui si imbattono online. Tutti i dati sulle abitudini di acquisto della Gen Z confermano l’attenzione al fenomeno.

gruppo di ragazzi della generazione Z(1)

Secondo il Report Digital – Global Digital Overview, più di 1 persona su 2 ha espresso la propria preoccupazione a proposito del fenomeno delle fake news (52%), sottolineando come il dialogo online debba essere sempre positivo e ispirazionale.

Inoltre, come sottolineato in un report condotto da Microsoft, i temi della positività e dell’inclusione diventano ancora più importanti per i target più giovani: il 70% dei Gen Z intervistati afferma di fidarsi di brand che rappresentano un pubblico più ampio nelle loro pubblicità, mentre il 49% ammette di aver smesso di acquistare prodotti da aziende non in linea con i propri valori.

Inclusione e positività: le abitudini di acquisto della Gen Z

Per esplorare il tema fondamentale dell’inclusività e positività online, per Ninja Marketing ci siamo rivolti a Christian Cochs, Head of Sales for Italy and Spain at Pinterest per parlare delle iniziative intraprese dalla piattaforma al fine di creare uno spazio positivo su Internet dove tutti i consumatori possono sentirsi adeguatamente rappresentati.

Che cosa significa marketing positivo per Pinterest?

Il pubblico sta diventando sempre meno omogeneo, in particolar modo in Occidente. Le persone vogliono vedersi rappresentate nei brand e nelle loro scelte di marketing. Noi di Pinterest diamo molta importanza all’inclusività. Creare un prodotto e un ambiente in grado di ispirare è più fondamentale che mai.

La nostra missione consiste nell’aiutare tutti a sentirsi a proprio agio su Pinterest, e per questo motivo, vogliamo che i Pinner di tutto il mondo scoprano idee su misura per loro, pertinenti e a loro affini. Il nostro obiettivo è utilizzare la tecnologia per il bene di tutti e far sì che sia facile per le persone, chiunque siano, trovare ispirazione su Pinterest.

LEGGI ANCHE: Culture Next di Spotify: cosa ci dice il report che studia Gen Z e Millennial

Quali sono le iniziative implementate dalla piattaforma per la Gen Z ma non solo?

Giugno è stato il mese del Pride e Pinterest continua a investire risorse per diventare sempre più una piattaforma di riferimento per l’inclusione e l’ispirazione.

Il Fondo per i Creator è già stato esteso ad altri due paesi, il Regno Unito e il Brasile, offrendo così l’opportunità ad un numero maggiore di Creator appartenenti alla comunità LGBTQIA+ di crescere, instaurare relazioni ed avere successo su Pinterest.

Per fare in modo che la creatività LGBTQIA+ non passi in secondo piano, limiteremo le barriere di accesso al Fondo per i Creator, in modo che possano raggiungere nuovi segmenti di pubblico su Pinterest. Al contempo, metteremo a disposizione delle risorse che permetteranno loro di dare libero sfogo alla creatività sulla piattaforma.

L’obiettivo del Fondo per i Creator è infatti stimolare il talento grazie a un supporto economico e formativo.

Quest’anno, Pinterest ha anche annunciato l’espansione della Ricerca per Tipo di Capello ad altri nove paesi, tra cui l’Italia. Si tratta di una tecnologia di ricerca per tipo di capello unica nel suo genere che permette ai Pinner di trovare tra i miliardi di idee relative ai capelli quelle più adatte a loro.

Grazie al rilevamento di oggetti basato sulla visione artificiale, gli utenti avranno la possibilità di affinare i risultati in base a sei tipi di capello: acconciatura protettiva, super ricci, ricci, mossi, lisci e rasati/calvi. Questo significa che quando si effettua una ricerca  come “acconciature” o “idee colore capelli”, è possibile personalizzarla selezionando uno dei sei tipi di capello.

Nella stessa ottica, lo scorso anno Pinterest ha deciso di espandere Skin Tone Ranges ad altri tredici paesi, compresa l’Italia. Skin Tone Range è una funzionalità esclusiva e permette agli utenti di affinare le proprie ricerche di bellezza in base a una gamma di tonalità di pelle.

Applicando un filtro, vengono aggiornati i risultati di ricerca, che mostreranno contenuti in linea con la tonalità selezionata.

Altre policy implementate da Pinterest nel corso degli anni per promuovere inclusività e positività sono:

  • Nel 2016, Pinterest ha vietato la pubblicità sui contenuti sensibili compresi i costumi tradizionali appropriati e inappropriati
  • Nel 2017 ha lanciato una policy relativa alla disinformazione in ambito sanitario che vieta contenuti anti-vaccinazione
  • Nel 2018 ha posto fine agli annunci politici
  • L’anno successivo ha introdotto la Ricerca Comprensiva per le persone che cercano supporto per la salute mentale e ha lanciato un’esperienza di ricerca autorevole per le ricerche relative ai vaccini
  • Nel 2020, Pinterest ha lanciato una policy per vietare la disinformazione relativa alle elezioni ed altri momenti di partecipazione civica
  • Lo scorso anno ha aggiornato la propria policy sugli annunci per la perdita di peso, vietando tutti gli annunci con linguaggio e immagini relativi alla perdita di peso
  • E infine, quest’anno ha espanso le proprie linee guida per la community e la pubblicità, vietando tutti gli annunci pubblicitari contenenti disinformazione climatica.

Gen Z

Quale impatto ha il marketing inclusivo sulla performance di una campagna di comunicazione o pubblicitaria?

Secondo una ricerca condotta da Pinterest basata sui dati globali della società di intelligence Morning Consult, 6 adulti su 10 sono più propensi a ricordare i brand con cui entrano in contatto quando sono in un mindset positivo e provano sentimenti favorevoli nei confronti dei brand con cui entrano in contatto in ambienti altrettanto positivi.

La ricerca di Pinterest evidenzia che nel mondo post-COVID, il contesto in cui i brand appaiono conta.

Infatti, risulta chiaro che la negatività non aiuta i brand. L’odio e le divisioni forse incoraggiano le persone a cliccare, ma non ad acquistare. La nostra ricerca più recente mostra che gli ambienti negativi fanno sì che le persone siano meno disposte a fidarsi e ad acquistare dai brand. In altre parole: gli spazi online negativi non fanno altro che far perdere denaro ai brand. Incorporare strategie di marketing inclusivo è quindi una mossa necessaria per qualsiasi business che vuole crescere e mantenere una posizione di rilievo nel settore.

TERNA SBARCA SU TIKTOK

Terna sbarca su TikTok con una campagna di talent attraction

Terna sbarca su TikTok con una campagna di “talent attraction” per il primo Master in Digitalizzazione del sistema elettrico per la transizione energetica, organizzato dal gestore della rete di trasmissione elettrica nazionale con le Università di Cagliari, Palermo e Salerno, nell’ambito del progetto Tyrrhenian Lab, in partenza il 14 novembre.

Terna sbarca su TikTok: l’obiettivo

L’obiettivo è quello di parlare alla Generazione Z e attrarre talenti al servizio del complesso processo di transizione verso le energie rinnovabili, attraverso i centri di alta formazione del Tyrrehenian Lab. Per questo, il gruppo guidato da Stefano Donnarumma ha deciso di approdare per la prima volta sul social media più frequentato dai ragazzi.

Proprio i giovani, con la loro sensibilità ambientale, con il desiderio di incidere sulla realtà, con l’orgoglio di essere “nerd”, come spesso accade agli studenti STEM (Science, Technologies, Engineering and Mathematics), sono i destinatari dei due temi della campagna, “Are you nerd?” e “Fuga di cervelli”.

I video sono stati realizzati da tiktoker particolarmente seguiti sui temi della sostenibilità e della formazione: Andrea Borello, alias “il politoker” (andreaborello_), Francesco Centemeri, studente in ingegneria (frartenzo) ed Elisa Negrisolo, neoingegnere e
influencer (elisavittoria).

terna sbarca su tiktok

Terna su TikTok: Are you nerd?…

Gli short video dal titolo “Are you nerd?” sono incentrati sull’orgoglio tecnologico e sulla crescente consapevolezza che la passione per le nuove tecnologie è diventata uno strumento imprescindibile per il successo.

Nella complessità del presente e con l’attuale sfida energetica, le competenze distintive di uno studente STEM sono, e saranno, fondamentali per la tutela del pianeta.

Nella generazione Z, quindi, ‘nerd’ non è più sinonimo di ‘solitario’ ma è parte attiva di una comunità di giovani innovatori con una spiccata vocazione per l’ambiente.

…e Fuga di cervelli

I video di “Fuga di cervelli” partono invece dal pregiudizio per cui un giovane italiano che voglia mettere a frutto le proprie competenze e trovare un lavoro all’altezza delle proprie aspettative sia costretto ad andare all’estero perché in Italia non c’è una sufficiente consapevolezza sui temi ambientali e sulla necessità di impegnarsi nella transizione energetica per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

Il protagonista prepara le valige per partire, ma poi viene a conoscenza di un innovativo master grazie al quale può rafforzare le proprie competenze scientifiche, messo a disposizione da un’azienda che investe nel futuro del Paese, per di più a Cagliari, Palermo e Salerno.

Il talento è al cuore del Tyrrhenian Lab, il progetto per il quale Terna investirà complessivamente 100 milioni di euro nei prossimi cinque anni: un centro di formazione di eccellenza, realizzato in stretta collaborazione con le Università di Cagliari, Salerno e Palermo e distribuito nelle città in cui approderanno i cavi del Tyrrhenian Link, l’elettrodotto sottomarino che unirà la Campania, la Sicilia e la Sardegna.

Terna selezionerà e formerà, tra l’autunno del 2022 e il 2025, più di 150 giovani di elevata professionalità, ai quali sarà erogato un master universitario di 12 mesi incentrato sullo sviluppo di competenze tecnologiche e strategiche funzionali alla trasformazione digitale e alla transizione energetica.

Gli studenti, una volta completati i 12 mesi di master, potranno essere poi assunti nelle sedi territoriali Terna delle tre città.

Terna è presente su tutti i principali canali social come Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, LinkedIn, nonché sulle principali piattaforme audio, come Spotify e Spreaker, con “Nora, il futuro dell’energia è il nostro mestiere”, il podcast in nove puntate che racconta proprio il progetto del Tyrrhenian Lab agli appassionati dei temi dell’energia.

 

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coca cola campagne estive

IKEA, Coca-Cola e McDonald’s: 5 campagne estive per lasciarti ispirare

Le campagne estive sono un modo utile ed efficace per i marchi per rendersi visibili alle persone, potenziali clienti e affezionati, e attirare l’attenzione del pubblico in modi nuovi ed entusiasmanti.

Per questo spesso sono caratterizzate da un approccio creativo che permette loro di diventare memorabili.

Eccone alcune tra le più interessanti degli ultimi anni, raccolte qui per trovare l’ispirazione anche quando il conto alla rovescia verso il digital detox è già iniziato.

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Campagne estive: Coca-Cola Open for Summer

Nel 2021, Coca-Cola ha incoraggiato il pubblico, attraverso l’uso della poesia, a dare il benvenuto agli amati passatempi estivi.

campagne estive

Le bottiglie di Coca-Cola e di Coca-Cola Zero Sugar presentavano brevi poesie che evocavano il senso di riunirsi per godersi l’estate. Questa campagna di marketing estiva è stata l’occasione per molte persone che avevano bisogno di alleggerirsi un po’, visto che l’anno precedente la possibilità di godersi l’estate insieme era stata resa impossibile a causa della Covid-19.

Le 24 poesie di Cola-Cola facevano riferimento ad attività come le gite in spiaggia con la famiglia, le grigliate in giardino e le gite al cinema.

Ricordavano alle persone di vivere la vita con i propri cari per l’estate e di creare ricordi insieme partecipando ad attività semplici, ma preziose.

In occasione del lancio della campagna, Melissa Schwartz, direttore di Coke & Meals, aveva dichiarato: “L’anno passato ha privato tutti delle opportunità di stare insieme ai propri cari, quindi questa iniziativa sembra quasi una ri-celebrazione dell’umanità. L’estate è un momento di gioia e di unione, e questo sentimento si è intensificato nel 2021 più che in qualsiasi altro anno a memoria recente“.

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Le librerie IKEA sulla spiaggia

Memorabile campagna estiva “Books on the Beach” di IKEA del 2010.

La campagna si basava sulla celebrazione di una delle loro librerie simbolo, BILLY, che quell’anno compiva 30 anni. IKEA allestì la propria libreria all’aperto sulla famosa spiaggia di Bondi, in Australia, attirando centinaia di persone.

La biblioteca sulla spiaggia offriva una gamma di libri tra cui scegliere; l’iniziativa prevedeva che si potesse scegliere un libro per sé e scambiarlo con uno già in possesso, facendo una donazione. Tutti i proventi sono stati devoluti alla Australian Literacy and Numeracy Foundation.

L’iniziativa non solo incoraggiava le persone a leggere e a scambiarsi le storie, ma poteva contare anche su una buona causa.

La campagna estiva di marketing ha avuto un enorme successo, anche perché le librerie BILLY di IKEA sono uno dei mobili moderni di maggior successo commerciale. Nel 2019 il Times ha riportato che sono state vendute più di 110 milioni di librerie Billy dal loro ingresso sul mercato e questa attività estiva ha incrementato notevolmente le vendite.

Walkers and Doritos: Only on holiday

campagna estiva doritos e walker

In questo caso parliamo di una collaborazione fra brand: la campagna di marketing estiva “Only On Holiday” è stata lanciata con il tour operator easyJet.

La campagna ci porta in viaggio in diverse destinazioni di vacanza in tutto il mondo, dove i vacanzieri sono incoraggiati a concedersi un po’ di svago mentre sono all’estero. Lo spot ricorda in modo giocoso il divertimento che può derivare dai viaggi.

Fernando Kahane, senior marketing director di Walkers, ha dichiarato: “Offrire ai britannici la possibilità di vincere un pacchetto vacanze ogni ora, per 90 giorni, è stata di gran lunga una delle nostre promozioni on-pack più grandi ed eccitanti di sempre“.

La campagna estiva è stata perfettamente in linea con i tempi, dato che il 2022 è in effetti il primo anno in cui i cittadini hanno potuto viaggiare liberamente all’estero. Lo spot celebra il ritorno delle vacanze. Ispirando le persone ad acquistare una confezione di Walkers e Doritos e a concedersi una vacanza tanto desiderata.

Campagne estive: una doccia Sprite human-size

Questa sì che è creatività.

Sprite ha davvero alzato l’asticella del livello delle campagne di marketing estive con l’idea di offrire ai frequentatori delle spiagge di Tel Aviv e Rio De Janeiro una doccia veloce nel distributore di bibite Sprite a grandezza umana.

sprite

Dopo aver fatto la doccia, alcuni ambassador di Sprite hanno anche regalato loro una bottiglia gratuita della bevanda. Come si può non avere fatto una buona impressione quando il brand ha soddisfatto tutte le esigenze dell’estate?

L’ombra di McDonald’s

campagne estive mcdonalds

Individuare un cantuccio all’ombra nel caldo del calore estivo può regalare sensazioni fantastiche. McDonald’s lo ha reso possibile creando cartelloni pubblicitari “unici” per le fermate degli autobus.

Tendine verticali che si chiudono quando i sensori di movimento rilevano la presenza di persone sotto la pensilina, mostrando un annuncio che presenta le offerte speciali dedicate all’estate. Ecco come si raggiunge il target in modo davvero originale (e utile)!

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Imagen di Google

Google presenta Imagen: software di AI che traduce i testi in immagini

Nuova frontiera di Mountain View: Google presenta Imagen. Il sistema di text-to-image che consente di ottenere output fotografici sorprendenti a partire da testi complessi. 

Ne siamo consapevoli: anche l’occhio vuole la sua parte e il colosso di Mountain View, questo, l’ha compreso da tempo. È in fase di sviluppo, infatti, un suggestivo progetto a firma Big G il cui nome è Imagen: si tratta di un sistema che interpreta e traduce un testo in immagine. 

Google presenta Imagen: tool di text-to-image

Il sistema, noto come text-to-image, sfrutta il machine learning e l’intelligenza artificiale: in pratica il generatore va a pescare da un poderoso database di foto creando una miscellanea sorprendente.

Alla base vi è una stretta correlazione tra il contenuto semantico dell’input testuale e la relativa rappresentazione fotografica. Questa pratica definita dai modelli di diffusione da testo a immagine, consente di combinare set di coppie tra contenuti: il sistema, passo a passo, avanza nella comprensione dell’input testuale aggiungendo contenuto ed equilibrando l’output generato.

Il Brain Team di Google offre sul sito ufficiale una panoramica mirabolante di cosa questo sistema sia in grado di generare. Il sistema è in fase di sviluppo e verrà migliorato col tempo grazie all’intervento umano che corregge e segnala eventuali imperfezioni.

Google presenta Imagen: déjà vu o nuova frontiera?

Se nel 2015 Google si avvalse di algoritmi e reti neurali per produrre immagini dal forte gusto onirico e psichedelico (Deep Dream) Big G con Imagen, pare, si stia preparando a un decisivo balzo in avanti. Qual era il meccanismo alla base di Deep Dream? 

Deep Dream: tra entropia e connettività funzionale

Il software – sempre a marchio Google – utilizza una rete neurale convoluzionale per trovare e potenziare schemi all’interno di immagini tramite una pareidolia algoritmica.

Detto in termini più semplici: il tool Deep Dream è in grado di creare effetti allucinogeni che assumono le sembianze di un sogno. Il software concepito dal Brain Team di Mountain View – il cui nome originario era ‘Inception’ tratto dall’omonimo film – venne sviluppato per l’ImageNet Large-Scale Visual Recognition Challenge (ILSVRC) nel 2014 e rilasciato a luglio del 2015.

Il tool è stato concepito per riconoscere volti e altri pattern all’interno di immagini e, dopo una serie di reiterazioni, si ottiene una forma di illusione detta pareidolitica che consiste in immagini psichedeliche e surreali. Forte vero?

Ancor di più se consideriamo i risultati di uno studio pubblicato nel 2021 sulla rivista scientifica Entropy volto a dimostrare, con prove neuroscientifiche, la similarità tra l’esperienza visiva di Deep Dream e quella derivante dall’assunzione di sostanze psichedeliche tra cui LSD e psilocibina.

Il segnale elettroencefalografico registrato durante la visione di un video modificato da Deep Dream mostrava un elevato livello di entropia e connettività funzionale tra le aree del cervello. Entrambi sono biomarkers dell’esperienza psichedelica

Midjourney e OpenAI: il ritardo di Google

Anche il gigante statunitense arriva in ritardo. Strano ma vero. Prima dello sviluppo proposto dal team di Google Brain due progetti similari furono già concepiti e dati in pasto al popolo del web. Si tratta di Midjourney e di Dall.E e Dall.E2 a marchio, questi ultimi, OperAI – compagnia statunitense fondata nel 2015 da Elon Musk e Sam Altman. 

Google Imagen a brain riding a rocketship

Imagen sotto i riflettori: quale futuro per le immagini?

Se state googlando alla ricerca di Imagen vi possiamo dire che il vostro momento non è ancora arrivato. Per dar sfogo alla vostra fervida fantasia dovrete attendere ancora qualche settimana. Il Brain Team lascia Imagen ancora in pit stop.

L’algoritmo deve essere addestrato soprattutto per evitare problemi in fase di generazione delle immagini per evitare che si creino rappresentazioni dannose per gli utenti.

a cute corgi lives in a hous made out of sushi Google Imagen

Se da un lato, infatti, le infinite potenzialità di Imagen possono spalancare porte su territori inesplorati, dall’altro potrebbero determinare effetti tellurici afferenti la sfera etica. Quando parliamo di etica le domande che escono dal vaso di Pandora sono molteplici: la creatività artificiale può superare quella umana? Chi valuterà la qualità dei prodotti artistici o pseudo tali? Chi è l’autore delle creazioni? Difficile rispondere.

Nel frattempo una cosa è certa: immagina, puoi.

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giffoni stellantis mobilità elettrica

Al Giffoni si parla di mobilità elettrica e sostenibilità con Stellantis

Lasciare alle future generazioni un mondo più pulito  grazie alla strategia di elettrificazione che faciliterà il passaggio progressivo alla mobilità elettrica. Questo il focus sulla sostenibilità della Impact di Stellantis e-Mobility e Ds Automobiles all’interno della rassegna Giffoni Next Generation di Giffoni Innovation Hub.

stellantis giffoni mobilità elettrica

Gli speaker di Stellantis, Gabriele Catacchio, Head of Global e-Mobility Communication, e Simona Magnarelli Lifestyle, Digital & Premium Brands Pr Manager Ds Automobiles, hanno coinvolto gli under 30 in un vero e proprio viaggio verso la sostenibilità.

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La strategia per la mobilità elettrica è sensibilizzare i più giovani

La partnership con Stellantis e la sua presenza al Giffoni Film Festival confermano l’interesse e l’impegno dell’ecosistema Giffoni sulle tematiche legate alla transizione ambientale e alla sostenibilità.

giffoni stellantis mobilità

Allo stesso tempo riconoscono all’e-Mobility Business Unit del Gruppo Stellantis il ruolo da protagonista in fatto di elettrificazione e di strategie pensate per dare un forte contributo al raggiungimento della Carbon Neutrality nel 2038. Tutto grazie alla promozione della mobilità elettrica tra i giovani che, durante la Impact, non sono stati semplici auditori, ma coprotagonisti di un dibattito incentrato sulle nuove frontiere di una mobilità più sostenibile.

A chiudere il cerchio è DS Automobiles, nota per la capacità di utilizzare le tecnologie più sofisticate e avere, in soli cinque anni, presentato una gamma interamente elettrificata.

Ancora troppo poche le auto elettriche in Italia

La sfida per l’elettrificazione e la mobilità elettrica è in corso: dal 2019, le vendite globali di auto elettriche sono praticamente raddoppiate di anno in anno. Tutto questo anche grazie alla presenza di eco-incentivi che, ora ripristinati in Italia, porteranno a un ulteriore incremento per il 2022.

Ma non è ancora abbastanza.  Basti pensare che in Italia la percentuale di auto elettriche rispetto al totale delle auto vendute non ha superato il 3,6% nel 2022.

Una sfida da vincere, dunque, il cui risultato finale dipenderà dalla capacità di sensibilizzare le nuove generazioni spingendole a ‘sposare’ per prime la mobilità sostenibile come stile di vita.

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8 esempi di brand che raccontano l’inclusività

Negli ultimi tempi stiamo vivendo grandi cambiamenti sociali che ci stanno accompagnando ad evoluzioni della sensibilità umana, dei punti di vista delle minoranze, dell’importanza del bisogno di inclusività.

Le pubblicità riflettono queste necessità, mostrando come i brand si stiano adeguando al concetto di equità. I valori da comunicare per abbracciare un pubblico eterogeneo sono quelli della normalizzazione delle diversità, in ogni genere. Finalmente vediamo dar voce a quella parte di società resa silente per moltissimi anni.

Oggi si parla di marketing inclusivo come di una strategia per diffondere una nuova cultura e una nuova sensibilizzazione. I brand creano relazioni autentiche con un pubblico che non si accontenta più di accettare passivamente semplici messaggi promozionali. È un pubblico protagonista, attento alle proprie esigenze e che, anche grazie ai social, si proclama sovrano delle proprie scelte di acquisto o del discostamento da un marchio.

L’impegno (o la strategia) dei brand è quello di riflettere nelle proprie pubblicità le preferenze, lo stile di vita, la natura di ogni individuo, in cui inclusività ed equità sono il principale filo narrativo dei valori aziendali. L’accettazione delle diversità, o per meglio dire: la giusta normalizzazione delle diversità avviene soprattutto attraverso le pubblicità.

Victoria’s Secret, normali imperfezioni

Cambio di rotta per il brand, criticato aspramente per la scelta di modelle magrissime. Le donne sono perfette in ogni loro singola imperfezione. “Imperfezione” è da leggere come normale. Per la sua collezione Love Cloud, Victoria’s Secret presenta un nuovo “standard di positività”.

 

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Nel 2019, il brand aveva introdotto nelle sue campagne la prima modella transgender, la brasiliana Valentina Sampaio e Sofia Jirau modella con sindrome di Down

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Gucci e Dove, la rivoluzione dei canoni di bellezza

Il brand già nel 2019 aveva scelto per le sue passerelle Armine Harutyunyan, la modella armena che di certo non rispecchia i canoni classici di bellezza.

Sulla scia della famosissima campagna Dove sulla bellezza autentica e diventata un progetto di autostima vero e proprio, Gucci ha voluto rivoluzionare il concetto di esteticamente bello. La bellezza non è infatti qualcosa di immutabile ma evolve in base alla società.

Niente dovrebbe essere irraggiungibile, nessuno dovrebbe sentirsi escluso o giudicato da dei costrutti. E così Gucci continua le sue campagne con modelle diverse dalle classiche, come la queer Silvia Calderoni e Ellie Goldstein affetta da sindrome di Down. La diversità non deve essere un limite.

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La nuova campagna del brand Dove si intitola #ShowUs e continua ad infondere stima e consapevolezza alle donne e persone non binarie, attraverso storie di persone comuni, proprio come noi. Imperfezioni e difetti possono essere il punto di forza della nostra femminilità ed unirci in un concetto di bellezza meno restrittivo, meno stereotipato, più inclusivo.

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Credit: Dove.com

Il punto di vista di Adidas: da Impossible a I’m Possible

Nella sua ultima campagna (che si è aggiudicata anche un Gran Prix ai Cannes Lions 2022) Adidas punta sull’equità di genere e invita le donne ad esprimere la libertà di sentirsi a proprio agio nello sport. Sfidando i limiti culturali imposti da specifiche società, il brand sprona a sconfiggere il disagio di mostrare il proprio corpo.

Non solo attraverso la presentazione di una linea di costumi pensati nel rispetto di religioni più costrittive, ma raccontando le forme di Jessamyn Stanley, la normalità della modella Ellie Goldstein , la libertà della pallavolista trans Tifanny Abreu o della runner Fatima Ibrahimi.

 

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Storie inclusive e “Possibili” di ogni atleta, contro ogni stereotipo, contro ogni limite, contro ogni etichetta di diversità. Niente è impossibile, perché “Io sono possibile”.

LEGGI ANCHE: Giornata Internazionale della Donna 2022: le campagne contro pregiudizi e stereotipi

Calvin Klein inclusività o mossa azzardata?

“Possiamo riprodurci biologicamente o dal cuore… stiamo bene se amiamo e siamo amati”. Così il brand di moda infuoca i social con la sua campagna dedicata alla festa della mamma, in cui mostra la coppia trans Roberto Bete e Erika Fernandes.

Libertà di identità e di scelte: Roberto è in dolce attesa e mostra il suo pancione insieme alle cicatrici sul petto, testimoni del passaggio di genere. Tutto sommato, l’equilibrio biologico non sembra alterato e Calvin Klein ci mostra una nuova forma di famiglia che asseconda le evoluzioni sociali superando i pregiudizi sessuali.

La campagna ha spaccato nettamente il pubblico che da una parte ha aumentato il consenso verso il brand e dall’altra ha manifestato indignazione e promesse di boicottaggio.

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Credits: profilo Instagram CalvinKlein

Le parole non bastano: le azioni inclusive di P&G

Ormai siamo abituati: P&G non ne sbaglia mai una. Le sue campagne sono vincenti, sanno toccare il cuore e arrivano dritte allo scopo.

Questa volta il brand si schiera a favore delle minoranza etniche, esortandoci ad ampliare i nostri punti di vista, andando oltre la superficialità, cambiando le percezioni sociali e gli stereotipi culturali presentati dai diversi media.

In collaborazione con Uninterrupted – brand di abbigliamento per atleti – P&G ha dato vita al progetto Widen The Screen una piattaforma che raccoglie contenuti ed esperienze di creator multiculturali, in particolare della categoria Black sottorappresentata (e spesso mal rappresentata) nel settore cinematografico.

C’è un trucco per tutti

Anche il mondo del makeup è molto attento alle diversità. Molti sono i brand che hanno comunicato la propria svolta verso l’inclusività: da NYX a Fenty a Morphe a Dragun Beauty.

In particolare quest’ultimo brand fondato dalla trans Nikita Dragun, attivista della comunità LGBTQ+ è dedicato ad ogni genere e tipo di pelle, con ingredienti selezionati nel rispetto anche delle diverse scelte ideologiche: dai cosmetici certificati vegani a quelli halal (acconsentiti secondo la legge islamica), certificati.

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credit: profilo Instagram Dragun Beauty

La prima pubblicità inclusiva della storia? Hilltop di Coca-Cola

Le pubblicità riflettono ciò che succede nella società: cambiamenti sociali, evoluzioni tecnologiche, battaglie culturali. Eppure, la “rivoluzione inclusiva” la stiamo vivendo in questi ultimi anni, non avremmo mai immaginato di trovarne delle tracce negli anni ’70.

Ma Coca-Cola ci stupisce ancora una volta. Hilltop è uno spot monumentale, intriso di moltissimi elementi riconducibili ad altrettanti avvenimenti culturali dell’epoca (come la guerra in Vietnam, le rivoluzioni studentesche, il movimento femminista) e messaggi individuali.

Ed in questo caso, la bevanda è quell’elemento che unisce un gruppo di persone eterogeneo, composto da diverse culture. Coca-Cola si rivolge a tutti allo stesso modo, sensibilizza sui problemi del mondo e della società, incoraggia ad un cambiamento positivo intriso di benevolenza.

Più inclusività di così!

Ora, ciò che è lecito chiederci è: i valori che i brand a volte ostentano nelle loro campagne, sono realmente frutto di un’evoluzione e accettazione dei cambiamenti culturali o assecondano strategicamente un punto di vista politicamente corretto per percepire più consensi ed aumentare le vendite? Magari poco importa, ciò che davvero conta è che la società agisca positivamente per combattere le discriminazioni, in nome di una vita equa per tutti.

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ANA - influencer marketing Measurement Guidelines - copertina

Linee guida per una corretta misurazione dell’influencer marketing organico

Queste linee guida sono state create dall’Influencer Marketing Advisory Board dell’ANA in collaborazione con le principali agenzie e le maggiori piattaforme di social media.

Mentre le metriche standardizzate di misurazione degli influencer a pagamento sono disponibili per gli inserzionisti da quasi un decennio, l’influencer marketing organico non ha beneficiato di una standardizzazione simile.

La mancanza di coerenza e trasparenza ha limitato la misurazione del valore dell’influencer marketing organico per i marketer e la sua crescita. Nel 2020, l’Influencer Marketing Advisory Board dell’ANA è stato costituito per affrontare questa sfida e altre questioni relative all’influencer marketing in tutto il settore.

LEGGI ANCHE: Customer engagement: i 4 trend del 2022

Con le seguenti linee guida raccomandate per la misurazione dell’influencer marketing organico, il Comitato intende portare chiarezza e coerenza all’influencer marketing organico a livello di campagna.

ANA - influencer marketing Measurement Guidelines

Un mercato da 25 miliardi

Secondo Statista, l’influencer marketing è un settore globale da 13,8 miliardi di dollari, con una crescita prevista fino a 25 miliardi di dollari entro il 2025. Tuttavia, nonostante la sua diffusione e la sua crescente importanza, in particolare per raggiungere i consumatori più giovani, la misurazione dell’influencer marketing ha rappresentato un ostacolo significativo per gli inserzionisti.

Nel dicembre 2020, l’ANA ha condotto un sondaggio tra i soci sull’influencer marketing. In risposta alla domanda “Quali sono le principali sfide che incontrate con l’influencer marketing?“, la risposta numero uno dei marketer (79% degli intervistati) è stata la misurazione. Le ragioni principali di questa risposta sono due:

  • Mancanza di standardizzazione delle misurazioni tra le piattaforme

Tra le otto piattaforme più utilizzate per l’influencer marketing (Facebook, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter e YouTube), ognuna definisce in modo diverso ciò che costituisce un engagement.

Ad esempio, una piattaforma considera un coinvolgimento la riproduzione automatica di un video nel feed, mentre un’altra conta solo le azioni come i like, i commenti o le condivisioni.

Allo stesso modo, ogni piattaforma calcola il tasso di coinvolgimento in modo diverso e ha un calcolo diverso per quanto riguarda la visualizzazione di un video. Una visualizzazione di un video potrebbe essere conteggiata “non appena il video viene riprodotto” o “dopo 30 secondi di riproduzione continua”.

Per l’influencer marketing organico (non retribuito), non esiste un luogo centrale in cui i marketer possano trovare, accedere e fare riferimento a queste significative differenze di misurazione.

  • Mancanza di coerenza nella misurazione delle campagne da parte delle agenzie

Tra le agenzie che eseguono campagne di influencer marketing, le metriche utilizzate per la rendicontazione ai brand non sono definite e calcolate in modo coerente.

Le agenzie spesso utilizzano algoritmi di misurazione proprietari, il che rende difficile per i brand sapere come si comportano le diverse campagne condotte da agenzie diverse rispetto alle altre. Inoltre, l’uso di algoritmi proprietari rispetto a metriche di misurazione coerenti nasconde quali agenzie stiano realmente realizzando le campagne più performanti.

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Come creare delle metriche condivise per il monitoraggio dell’influencer marketing organico

Per creare queste linee guida per la misurazione dell’influencer marketing organico, l’Influencer Marketing Advisory Board dell’ANA ha collaborato a stretto contatto con le principali agenzie e le maggiori piattaforme di social media.

In primo luogo, il Comitato ha incontrato circa 25 agenzie che eseguono campagne di influencer marketing per conoscere le definizioni delle metriche e i KPI che utilizzano per gli obiettivi di awareness, engagement e conversione.

Il Comitato ha poi sintetizzato tutte le risposte per creare definizioni di metriche standardizzate raccomandate per l’influencer marketing organico autenticato.

Il Comitato ha inoltre tenuto incontri individuali con ciascuna delle principali piattaforme utilizzate per l’influencer marketing (Facebook, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter e YouTube), per capire come definiscono l’engagement, calcolano il tasso di engagement e calcolano le visualizzazioni dei video per i posizionamenti organici degli influencer.

Queste linee guida sono il risultato delle ricerche condotte dal Board e delle ampie conversazioni con i partner delle agenzie e delle piattaforme. Esse riflettono lo stato attuale della misurazione degli influencer organici e sono state concepite per favorire una maggiore coerenza nella misurazione e nel reporting a livello di settore.

Le linee guida continueranno a essere riviste e aggiornate per riflettere i cambiamenti del settore, i suggerimenti dei marketer dopo la loro implementazione e una maggiore trasparenza delle piattaforme e accesso ai dati in futuro.

Come utilizzare le linee guida per la misurazione dell’influencer marketing organico

  • Come punto di partenza per comprendere le differenze tra le piattaforme social nelle definizioni di misurazione e nei calcoli per i posizionamenti organici degli influencer.
  • Comunicando ai punti di contatto della vostra piattaforma le definizioni e i calcoli delle linee guida ed esprimere la necessità di una maggiore trasparenza dei dati, soprattutto per quanto riguarda l’esposizione organica.
  • Condividendo le linee guida con i vostri team di marketing interni. Considerate di includere non solo i leader che eseguono le campagne di influencer, ma anche i team di comunicazione e PR, dati e analisi, social e digital, media e content marketing.
  • Condividendo le linee guida con le agenzie partner e allineatevi sull’uso delle definizioni e dei calcoli delle linee guida per la misurazione e il reporting delle campagne organiche.

Metriche consigliate per l’influencer marketing organico a livello di campagna

Metriche di Awareness

Obiettivo della campagna: Generare visibilità e riconoscibilità del marchio, prodotto, servizio o messaggio da parte dei consumatori.

  • Reach Complessiva: la somma degli utenti unici esposti per post sulla piattaforma in cui è stata attivata la campagna.

Note: La misurazione della portata totale nell’influencer marketing differisce dai media tradizionali in quanto non tiene conto della duplicazione dell’audience/raggiunta tra i post o le piattaforme. Se la portata unica non è disponibile, utilizzare la metrica più vicina alla portata – ad es. ad esempio, le visualizzazioni uniche di un video nel caso di un video.

Esempio: L’influencer A ha un post con cinque milioni di visualizzazioni uniche su Instagram e due milioni di visualizzazioni uniche su YouTube. L’influencer B ha due post su Instagram con due milioni di visualizzazioni uniche ciascuno. La portata unica totale è di 11 milioni.

  • Costo per reach: il costo del programma di influencer diviso per il numero totale di contatti unici.

Esempio: Il costo è di 500.000 dollari. La portata è di 10 milioni. Il costo per reach è di 0,05 dollari.

  • Visualizzazioni video totali: la somma delle visualizzazioni per post sulla piattaforma in cui è stata attivata la campagna.

Le visualizzazioni differiscono dalla portata totale in quanto possono esserci più visualizzazioni per utente. Se le visualizzazioni video sono applicabili, ogni piattaforma definisce e calcola le visualizzazioni video in modo diverso.

Esempio: La visualizzazione di un video su TikTok viene conteggiata dopo l’inizio della riproduzione del video. I replay non sono non sono inclusi nel conteggio.

  • Impression totali: la somma delle impression per post sulla piattaforma in cui è stata attivata la campagna (non è necessario che si tratti di utenti unici).

Note: Le impressioni differiscono dalla portata totale in quanto possono esserci più impression per utente. La somma non tiene conto della duplicazione di pubblico/impressioni all’interno delle piattaforme.

Esempio: L’influencer A ha due post con un milione di impressioni totali (non duplicate) su Instagram. L’influencer B ha quattro post su TikTok con un milione di visualizzazioni video totali ciascuno. Le impressioni totali sono sei milioni.

Metriche di Engagement

Obiettivo della campagna: Fare in modo che il consumatore interagisca direttamente con il messaggio del brand attraverso diverse azioni (comunemente click, mi piace, commenti e condivisioni) come mezzo per indicare l’interesse o l’affinità con il marchio.

  • Costo per engagement (comunemente abbreviato in “CPE”): il costo del programma di influencer diviso per il numero totale di ingaggi.

Note: Se la portata è organica, anche i costi utilizzati per calcolare il CPE devono riflettere solo l’organico e quindi escludere l’amplificazione dei media a pagamento.

Esempio: Il costo è di 10.000 dollari. Gli engagement sono 5.000. Il costo per coinvolgimento è di 2 dollari.

  • Sentiment della campagna: la metodologia varia a seconda dell’inserzionista e dell’agenzia, ma dovrebbe riflettere una valutazione quantitativa del sentiment sui post della campagna attraverso le piattaforme e gli influencer utilizzati.

Note: È assolutamente importante includere una misurazione del sentiment nell’analisi della campagna. Altrimenti, un post o una campagna potrebbero essere considerati “di successo” grazie al forte coinvolgimento, ma l’elevato coinvolgimento potrebbe derivare da reazioni negative.

  • Engagement Rate (comunemente abbreviato in “ER”): le definizioni di quali azioni sui social media costituiscono un coinvolgimento e il calcolo del tasso di coinvolgimento variano notevolmente a seconda della piattaforma.

Per una ripartizione delle definizioni e dei calcoli forniti da ciascuna piattaforma e come raccomandato dall’Influencer Marketing Advisory Board dell’ANA in seguito agli incontri con le principali piattaforme, si rimanda alla griglia sottostante:

misurare influencer marketing - griglia engagement rate 01

misurare influencer marketing - griglia engagement rate

Metriche di conversione

Obiettivo della campagna: far sì che il pubblico compia l’azione desiderata verso un obiettivo predeterminato obiettivo, acquisto o transazione. I KPI dipenderanno fortemente dai dati a disposizione dell’inserzionista.

  • Traffico totale generato: la somma dei visitatori di un sito web generati dalla campagna di influencer.

Note: il dato potrebbe includere, ma non limitarsi a, misurazioni basate sui clic dei link, link affiliati e UTM (Urchin Tracking Module, utilizzato per tracciare il traffico per l’attribuzione).

Questa metrica dovrebbe includere solo il traffico direttamente attribuibile all’attività dell’influencer e potrebbe non essere applicabile o misurabile per tutti gli inserzionisti.

  • Conversioni totali: la somma delle azioni compiute dai consumatori a seguito della campagna.

Note: La definizione di conversione varia a seconda della campagna e dell’inserzionista. Può includere riscatto di codici coupon, clic su link di affiliazione, passaggi di consegne, aggiunte a carrelli, iscrizioni e download di app.

Ogni azione che può essere considerata una conversione deve essere essere calcolata per la valutazione e l’analisi della campagna.

  • Costo per conversione: il costo del programma di influencer diviso per le conversioni totali.

Note: Se le conversioni sono generate organicamente, i costi utilizzati per calcolare il costo per conversione devono riflettere solo l’organico ed escludere qualsiasi amplificazione dei media a pagamento.

Esempio: Il costo è di 500.000 dollari. Le conversioni totali sono 10 milioni. Il costo per conversione è di 0,05 dollari.

  • Vendite totali generate: la somma delle vendite generate che possono essere attribuite direttamente alla campagna influencer.

Può includere le riscossioni dei codici coupon, le vendite effettuate tramite un link di affiliazione e la quantità di acquisti effettuati in-app utilizzando strumenti di acquisto.

Note: Questa metrica dovrebbe includere solo le vendite direttamente attribuibili all’attività organica degli influencer e potrebbe non essere applicabile/misurabile per tutti gli inserzionisti.

  • Ritorno sull’investimento (ROI): il costo del programma di influencer diviso per le vendite totali generate.

Note: Se le vendite sono generate organicamente, i costi utilizzati per calcolare il ROI devono riflettere solo le vendite organiche ed escludere l’amplificazione dei media a pagamento.