Facebook ha comprato Giphy per 400 milioni di dollari, un’acquisizione che suscita non poche polemiche e fa suonare l’allarme dell’Antitrust.
L’attuale potenziale pubblicitario della piattaforma non sembra giustificare un così alto investimento da parte di Zuckerberg, il cui interesse parrebbe rivolgersi in un’altra direzione.
Il 15 maggio Facebook ha annunciato in un comunicato ufficiale di voler acquisire Giphy, tra le piattaforme più popolari del momento per la pubblicazione e la condivisione di GIF.
L’azienda ha dichiarato che Giphy verrà integrato nel “team Instagram”, che già da diverso tempo utilizzava la piattaforma come archivio a cui gli utenti accedono per condividere le immagini animate nelle IG Story.
Il gigante del web ha specificato che per gli utenti non ci saranno cambiamenti, la community creativa potrà continuare a produrre contenuti di qualità e utilizzare la piattaforma anche fuori da Instagram, così come continueranno a farlo tutti gli altri siti che utilizzano le API di Giphy.
Giphy manterrà il suo logo e la sua identità e, “continuerà a gestire la sua biblioteca (inclusa la sua raccolta di contenuti globali) e non vediamo l’ora di investire ulteriormente nella sua tecnologia e nei rapporti con i contenuti e i partner API”.
Ciò che Facebook non ha dichiarato è stato il costo di quest’acquisizione, che secondo quanto dichiarato da Axios si aggirerebbe intorno ai 400 milioni di dollari.
GIF e sticker, un trend in crescita durante il lockdown
GIF animate e stickers offrono alle persone modi sempre più creativi di comunicare, nonché il mezzo più immediato per dare una risposta emotiva. Il loro utilizzo è a dir poco esploso negli ultimi anni, diventando una delle forme d’espressione nelle conversazioni digitali.
Tra le piattaforme dedicate alla ricerca e condivisione di GIF, Giphy è sicuramente la più utilizzata del momento, con più di10 miliardi di contenuticondivisi ogni giorno, dati che, durante il periodo di lockdown, hanno visto una crescita esponenziale.
L’utilizzo della piattaforma ha registrato una crescita del 19% nel mese di aprile rispetto al mese precedente, che a sua volta aveva avuto un incremento del 65%.
Ma non è tutto: attraverso le ricerche effettuate dagli utenti è stato possibile anche costruire un quadro di come sono cambiate le routine delle persone durante la quarantena ed evidenziare i maggiori interessi.
Per riportarne alcuni esempi: le ricerche per “Film” e TV” nell’archivio Giphy sono aumentate rispettivamente del 643% e del 999%, la parola “gaming” è salita del 928% e gli hobby in generale del 225%.
Da poco tempo Giphy aveva iniziato ad inserire funzionalità per gli inserzionisti per la creazione di GIF sponsorizzate, ma l’attuale potenziale pubblicitario della piattaforma non sembrerebbe in grado di giustificare un così alto investimento da parte di Facebook.
Qual è il motivo dell’acquisizione?
Secondo quanto dichiarato da Michael Ostrovsky, docente di economia a Stanford, “ci vorrà del vero ingegno per Facebook e Instagram per far funzionare le GIF come prodotto pubblicitario”.
L’interesse di Zuckerberg parrebbe quindi rivolgersi in un’altra direzione. Il 50% del traffico di Giphy proviene già dalle app di Facebook, ma ora l’azienda avrà accesso ai dati di ricerca sulla piattaforma anche da tutte le altre app che utilizzano Giphy, tra cui iMessage, Snapchat, Telegram, Tinder, Slack e TikTok.
Sempre secondo Ostrovsky, le statistiche esistenti di Giphy sull’utilizzo delle GIF non forniranno a Facebook molto di più di quanto già non sappia in termini di targeting dei dati pubblicitari. Allo stesso tempo, però, Facebook potrebbe imparare molto su trend in crescita e topic caldi dal modo in cui le persone selezionano le GIF sulle varie piattaforme.
Inoltre, i dati Giphy, potrebbero essere in grado di rivelare la crescente popolarità di una nuova app che mostra una rapida espansione della sua base di utenti. D’altronde, si sa, Facebook è sempre molto attratto da tutto ciò che attira l’attenzione del web, e così come per le abitudini consumo e di navigazione degli utenti.
L’allarme antitrust
Quest’ultima mossa di Facebook parrebbe non andare molto a genio ad un gruppo di senatori americani appartenenti ad entrambi gli schieramenti, che si sarebbero già mobilitati per l’applicazione delle norme antitrust nei confronti del colosso social.
Il repubblicano Josh Hawley ha dichiarato a The Verge che la società di Zuckerberg “vuole Giphy in modo che possa raccogliere ancora più dati su di noi. Facebook non dovrebbe acquisire alcuna società mentre è sotto inchiesta antitrust per i suoi acquisti passati”.
È già stata annunciata da parte di un gruppo di senatori democratici l’intenzione di presentare un disegno di legge“Pandemic Anti-Monopoly Act”, che imporrebbe una moratoria sulle grandi fusioni fino a quando la Federal Trade Commission avrà accertato che le piccole e medie imprese e i lavoratori non sono più in gravi difficoltà finanziarie.
La senatrice democratica Elizabeth Warren, portavoce dell’iniziativa, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
L’acquisizione di Facebook è l’ennesimo esempio di azienda gigante che usa la pandemia per consolidare ulteriormente il potere – questa volta è una società con una storia di violazioni della privacy che ottiene un maggiore controllo sulle comunicazioni online.
Ma la richiesta dei democratici è già stata respinta dai repubblicani che in un appello alla Corte di Giustizia hanno chiesto di rifiutare qualsiasi modifica all’applicazione dell’antitrust fino a che l’emergenza Coronavirus sarà in atto.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/Depositphotos_194128582_s-2019-min.jpg6671000Federica D'Arpahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFederica D'Arpa2020-07-02 11:09:002020-07-02 11:12:25Non solo GIF: perché Giphy era così importante per Facebook
Si può tranquillamente dire che le Instagram Stories sono oggi uno dei migliori prodotti di Facebook.
A partire dallo scorso anno, circa la metà degli utenti di Instagram – ovvero 500 milioni di persone – ha interagito quotidianamente con questi contenuti. Si tratta di quasi il doppio dell’intera base di utenti attivi giornalieri di tutta Snapchat, che per prima ha reso popolare il formato effimero.
Ora, sembra che Instagram stia testando un modo per espandere l’esperienza delle Stories, rendendola più centrale nell’applicazione.
La società sta testando una nuova funzionalità che permetterà agli utenti di Instagram di vedere più Storie in una sola volta, sia sulla schermata iniziale che in una nuova esperienza dedicata.
Nel test, gli utenti vedranno inizialmente due righe di Stories invece di una nella parte superiore dello schermo quando apriranno per la prima volta l’app Instagram. Un pulsante apparirà anche sotto quest’area estesa di Storie che permette di cliccare su “Vedi tutte le Storie”.
In questo modo si aprirà una nuova schermata in cui è possibile visualizzare e scorrere tutte le Storie disponibili in un’esperienza a tutto schermo.
La funzione è stata individuata per la prima volta dal social media manager californiano Julian Gamboa alla fine della scorsa settimana, che ha condiviso uno screenshot della nuova interfaccia su Twitter.
Non è una sorpresa che Facebook cerchi di sviluppare nuove idee che gli consentirebbero di spingere un numero maggiore di utenti ad utilizzare e interagire con le Stories, dato l’enorme appeal del prodotto, la sua crescita e la crescente importanza per gli inserzionisti.
Nel terzo trimestre del 2019, Facebook ha definito le Stories una delle sue aree di maggiore crescita, notando che allora 3 milioni dei suoi 7 milioni di inserzionisti totali facevano pubblicità su Facebook, Instagram e Messenger Stories messi insieme. Nel quarto trimestre, il numero di inserzionisti che utilizzano Story Ads è cresciuto fino a 4 milioni.
Per soddisfare le esigenze degli inserzionisti, lo scorso anno Facebook ha introdotto anche nuovi modelli personalizzabili in cui le aziende possono caricare le loro foto e video, quindi scegliere tra diversi layout, colori e opzioni di testo per rendere più coinvolgenti le Stories.
Il numero totale di impression pubblicitarie nei servizi di Facebook è cresciuto del 39%, secondo quanto emerge dai dati del primo trimestre 2020. E l’azienda ha attribuito il salto anche alle Stories.
Tuttavia, Facebook ha spesso affermato che gli annunci di Stories monetizzano a tassi più bassi rispetto al News Feed – qualcosa che l’azienda ritiene che cambierà a lungo termine con la migrazione di un maggior numero di inserzionisti verso i contenuti volatili.
Se Instagram decidesse di lanciare pubblicamente la nuova schermata dedicata alle Storie, potrebbe catturare più utenti giornalieri e quindi, a sua volta, più inserzionisti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/stories-instagram-test.jpg588913Daria D'Acquistohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaria D'Acquisto2020-07-02 08:36:542020-07-02 13:46:54Tutte le Stories in un'unica pagina: è l'ultimo test di Instagram
Hai finalmente messo su il tuo sito, hai chiuso tutte le pratiche burocratiche e sei pronto a cominciare con il tuo business online. E ora? Come lanciare il tuo prodotto o il tuo servizio? E da che parte dovrebbero arrivare i clienti?
Bene, è qui che entra in gioco il Digital Marketing, un fattore che sarà sempre parte del tuo business e che ha moltissimi elementi da conoscere, organizzare e pianificare per ottenere i risultati sperato.
Anche quando invii una email con la firma della tua azienda stai facendo marketing, o quando qualcuno scrive una recensione online sui tuoi prodotti, anche quello è marketing.
Ed è fondamentale per il successo della tua azienda.
Se sei corso a digitare su Google: “Come fare Digital Marketing per il mio business online“, probabilmente ora sarai un po’ confuso e avrai pensato già di rinunciare all’impresa. Ma non scoraggiarti, e inizia con ordine.
Innanzitutto, devi conoscere quali sono i canali di marketing che puoi utilizzare per il tuo business online. Solo una volta che avrai queste coordinate, potrai scegliere quale strategia adottare e attraverso quali canali raggiungere i tuoi clienti.
Ecco quindi alcuni dei canali di marketing più efficaci per un business online.
Se la gente non conosce il tuo prodotto o la tua attività, come può prendere in considerazione di acquistare da te?
Se offri un prodotto o un servizio digitale che risolve un problema per molte persone, devi far sapere a quelle persone che ci sei. Devi generare consapevolezza della tua attività e del tuo marchio (brand awareness).
Devi poi educare le persone, spiegare esattamente ciò che offri, perché è di valore (o più prezioso di altre opzioni simili o concorrenti) e come migliorerà la loro vita. Ecco perché il marketing è fondamentale e devi usarlo per il tuo business online.
A chi dovresti rivolgerti con la tua strategia di Digital Marketing?
Vendi un prodotto destinato ad altre aziende (B2B – Business to business)? Oppure vendi un prodotto destinato a un utente finale (B2C – Business to consumer)?
Il tuo prodotto è destinato a madri, padri, figli o nonni? Il tuo servizio di consulenza è adatto a ragazzi giovani, bambini, o adulti?
Queste sono solo alcune delle domande che dovresti porti per iniziare a conoscere il tuo pubblico potenziale. Il che è fondamentale per decidere quali canali di marketing dovresti usare.
Qualsiasi dato esistente sui tuoi attuali clienti ti aiuterà a definire chi sono. Non hai dati? Mettiti in contatto con il tuo pubblico esistente per saperne di più: ad esempio, puoi condurre un breve sondaggio via email con diverse domande che ti aiuteranno a scoprire chi è il tuo pubblico.
Parla con i tuoi clienti, impara a conoscerli e approfondisci quali sono i loro obiettivi e le loro difficoltà. Potresti anche scoprire quali sono i canali di marketing che i tuoi clienti utilizzano abitualmente, e raggiungerli con i tuoi messaggi proprio lì dove si trovano già.
Una volta che avrai capito meglio chi sta già utilizzando il tuo prodotto, sarai in grado di delineare un cliente ideale, o una serie di potenziali clienti (buyer personas).
Alcuni canali ti permettono di rivolgerti proprio a loro, quindi a un pubblico specifico, in modo da poter utilizzare più efficacemente il Digital Marketing.
Aspetta… cosa sono i canali di marketing?
I “canali” di marketing sono chiamati anche “medium” dalle agenzie pubblicitariee media. In sostanza, è il mezzo utilizzato per distribuire un messaggio a un pubblico specifico.
Quasi tutti i canali e i media possono essere suddivisi in tre gruppi: paid(a pagamento), owned (proprietario) ed earned (guadagnato).
I canali a pagamento (paid) sono servizi e collocamenti che sono stati letteralmente pagati. Sei tu a controllare i contenuti che vanno negli spazi a pagamento, ma non sei proprietario dello spazio.
I canali di proprietà (owned) sono direttamente controllati da te. Qui hai quindi il controllo di ciò che va dove e di come il tuo business è rappresentato in quello spazio. Sei proprietari dello spazio (o in alcuni casi di un account).
I media guadagnati (earned) sono gratuiti, ma non sono controllati da te. Sono a discrezione di altri. E si può dire che questa è l’esposizione più preziosa che si possa ottenere.
Vediamo alcuni dei canali di marketing più efficaci per i business online in ciascuna di queste categorie.
Il Search Engine Marketing (SEM) è la pubblicità a pagamento attraverso i motori di ricerca. Gli annunci che promuovono il tuo business online appariranno quando determinate parole chiave o frasi vengono cercate dagli utenti dei motori di ricerca. Pagherai per questo tipo di pubblicità sulla base di quante volte quel risultato viene visualizzato (impression) o cliccato.
Il SEM è eccellente per aumentare la consapevolezza (awareness). Gli annunci a pagamento sui motori di ricerca incoraggiano i click e possono portare ad una maggiore esposizione. Questo potrebbe includere link da altri siti, condivisione sui social media, e così via; tutti questi elementi contribuiscono poi ad aumentare il ranking organico di ricerca e quindi a migliorare il posizionamento del sito tra i risultati di ricerca organici (non a pagamento).
Non c’è un minimo di spesa da investire in SEM, e puoi mettere in pausa la tua pubblicità in qualsiasi momento, se ad esempio ti accorgi che non stai raggiungendo i risultati sperati o vuoi modificare qualcosa.
Display e retargeting / remarketing
Il Display è la pubblicità sul web come meglio la conosciamo: in pratica è quella che si presenta sotto forma di banner e annunci visuali sui siti web. Più nello specifico il retargeting è un canale a pagamento che aiuta a convertire i cosiddetti “window-shopper” in clienti. Rintraccia e si rivolge a persone che hanno già visitato il tuo sito web. Il Retargeting mostra a queste persone un annuncio pubblicitario per il tuo prodotto o la tua attività. Queste persone sono probabilmente già interessate al tuo prodotto, in quanto hanno già visitato il sito.
Un display pubblicitario è di solito un’immagine, che può avere elementi grafici e testo. Ci sono varie dimensioni e formati.
I servizi di retargeting attingono alle grandi reti pubblicitarie con un gran numero di siti web che vendono spazi pubblicitari sui loro siti. Questi siti web vengono poi suddivisi in categorie per facilitare il targeting. Il Google Display Network, ad esempio, ha una delle più grandi reti di visualizzazione al mondo.
Owned
Email marketing
L’Email Marketing è uno dei canali di marketing proprietari più popolari. Inserendo un modulo di iscrizione sul tuo sito, e collegandolo ad un servizio di email marketing, puoi raccogliere gli indirizzi email dei potenziali clienti e creare una mailing list di persone interessate.
La posta elettronica è ancora oggi uno dei metodi di comunicazione più utilizzati. Quasi tutti gli utenti di posta elettronica controllano la loro posta ogni giorno In questo caso hai il pieno controllo del contenuto che è incluso nell’email, e del pubblico a cui viene inviato: il modo migliore per usarlo è infatti inviare messaggi personalizzati a gruppi specifici di persone, in determinati momenti della giornata.
In generale l’email marketing è più personale di altri canali, è conveniente e le persone della mailing list sono convalidate – cioè hanno fornito il loro indirizzo email spontaneamente in modo che possiate comunicare direttamente con loro.
Piattaforme di Social Media
I Social Media sono un altro canale owned che permette di creare connessioni con le persone. Apre l’opportunità di avere discussioni con follower o clienti in tempo reale o quasi, e alcune persone preferiscono interagire con le aziende sui social media per un’esperienza più personale.
È possibile comunicare rapidamente con le persone che ti seguono in massa o direttamente ai singoli inviando loro un messaggio diretto (direct message). Ed è gratuito creare un account e iniziare a pubblicare.
La maggior parte dei canali delle piattaforme di social media ha anche ottimi dati di audience, che puoi utilizzare per conoscere meglio gli interessi e i comportamenti delle persone che seguono la tua azienda. La maggior parte dei canali di social media offre, inoltre, opportunità di pubblicità a pagamento per estendere ulteriormente il tuo raggio d’azione a un pubblico estremamente mirato.
Il tuo sito web
L’unico canale su cui hai il completo controllo è il tuo sito web. E avere le giuste informazioni sul tuo sito web determinerà se un visitatore rimane o se se ne va. Quante volte hai aperto il sito web di un’azienda solo per chiuderlo quasi istantaneamente, perché non era rilevante per quello che cercavi, oppure non era abbastanza attraente per rimanere?
Ecco, il tuo sito web è un po’ la tua casa su internet. Il volto principale della tua attività. È anche il luogo in cui trasformare i visitatori in clienti.
Il sito web dovrebbe fornire informazioni importanti su ciò che fai o vendi. Dovrebbe descrivere in dettaglio il valore che offri e i problemi che i tuoi prodotti risolvono (i vantaggi).
Sul sito web è inoltre possibile piantare le basi per l’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO). Assicurati di utilizzare parole chiave e frasi nei contenuti (pagine di prodotti, articoli di blog, video, ecc.) che i tuoi clienti ideali cercherebbero su un motore di ricerca. Questo migliorerà il tuo posizionamento nella ricerca organica.
Il Content Marketing è uno dei modi più efficaci per comunicare con le persone attraverso il sito. La pubblicazione di articoli preziosi, utili e pertinenti aprirà altre strade per comunicare con i clienti. I contenuti che crei e le pagine dei tuoi prodotti appariranno infatti nei risultati di ricerca. Quando pubblichi regolarmente i contenuti, instaurerai un rapporto di fiducia con i tuoi clienti.
Infine sul sito web cerca di offrire anche i dettagli per il tuo servizio clienti: la Customer Care è un canale di marketing a sé stante, un punto di contatto essenziale per i clienti, che può aiutare a creare o interrompere la relazione con i clienti.
Inoltre, questo canale permette spesso di attivarne un altro earned: il WOM (word of mouth), ossia il passaparola.
Earned
Riunire una community intorno al tuo brand, alla tua azienda, al tuo business online o al tuo prodotto è una vera vittoria sul web. Le persone che credono e si fidano completamente di ciò che fai o vendi dovrebbero essere il tuo obiettivo finale.
Queste persone infatti comunicheranno i loro sentimenti positivi sul brand anche ad altri, innescando una potente amplificazione dei tuoi messaggi promozionali online.
Passaparola (WOM)
Si tratta di un canale di marketing non comprato ma naturale, e capace di passare dall’online all’offline.
Il passaparola è la forma di marketing più affidabile, da un utente o cliente a un altro. Con il word of mouth, il tuo marchio o prodotto diventa la prima cosa che viene in mente a qualcuno, di solito a causa dell’esperienza positiva (o negativa) che ha avuto con esso.
Attenzione però, perché il WOM positivo è tanto influente sulla decisione di acquisto di un nuovo potenziale cliente quanto quello negativo e su questo canale non avrai pressoché nessun controllo.
Articoli e recensioni su altri siti
Gli articoli positivi e non sollecitati scritti da altre persone e pubblicati sui loro siti web si riflettono positivamente sul tuo business online. Le recensioni positive hanno un impatto su come le persone si sentono nei confronti della tua azienda quando sono ancora in fase di valutazione.
Sia che questi articoli e recensioni vivano sui social media, sia che siano pubblicati su siti di terze parti, sono una risorsa guadagnata incredibilmente potente che può influenzare la decisione di un cliente di scegliere la tua azienda rispetto a quella di un concorrente.
Testimonianze e prove sociali
Quando un cliente è al settimo cielo per il tuo prodotto, servizio, azienda o tutto quanto sopra, sarà più che felice di fornire una testimonianza. I testimonial entusiasti dovrebbero avere un posto d’onore sul sito web, mettili in homepage.
Non è un atteggiamento arrogante se è vero!
Come scegliere i canali di marketing giusti per te
Il Digital Marketing è una maratona, non uno sprint. Si tratta sempre di programmare strategie che richiedono periodi più o meno lunghi per dare risultati e pianificazioni complessive che prevedono spesso l’utilizzo di più canali tra quelli che abbiamo elencato, combinati tra loro.
Anche se sono moltissimi i fattori che possono influenzare la scelta dei canali di marketing da usare per un business online, questi tre elementi sono eccellenti per restringere le opzioni:
Obiettivi aziendali – quali sono le principali priorità da raggiungere? Consapevolezza del marchio? Educazione dei clienti? Traffico sul sito? Vendite?
Budget – quanto puoi spendere per le tue attività di marketing? Questo fattore deve essere valutato in anticipo per poter destinare poi i budget adeguati a ciascun canale, investire troppo poco, o al contrario puntare troppo su un canale, può rivelarsi alla fine uno spreco di risorse.
Talenti e risorse disponibili – quale personale sarà dedicato a queste attività? Quali risorse tecnologiche saranno richieste? Quali risorse creative?
Per capire cosa funziona davvero per te, infine, dovrai provare, testare e tracciare. Una cosa rende davvero speciale il Digital Marketing: la possibilità di misurare in qualsiasi momento i risultati che si stanno ottenendo, per capire cosa sta funzionando e cosa si può migliorare, in modo da determinare il tuo personale mix, quello in grado di darti i frutti i migliori.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/canali-di-marketing-digitale.jpg531749Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-07-01 15:03:242020-07-01 22:02:22Effective Marketing: quali sono i canali giusti per il tuo business online
In questo momento di ripartenza ciò che è essenziale è non fermarsi e continuare a comunicare i valori e le iniziative della propria azienda.
Utilizza i social media e il blog aziendale per mettere al corrente la tua community di tutti i cambiamenti che hai dovuto affrontare nella tua azienda.
Onestà, sincerità, chiarezza e umanizzazione sono valori fondamentali per costruire una community attiva e coinvolta.
Se si dovesse descrivere questo momento economico e sociale con due parole, quelle giuste sarebbero di sicuro: incertezza e ripartenza. Il mondo sembra essersi fermato e, a tratti, si fa fatica a capire come rimetterlo in modo.
Dal punto di vista professionale, ciò che è essenziale in questa fase è non fermarsi, continuare a comunicare i valori e le iniziative della propria azienda e, magari, reinventarsi. Almeno per i primi tempi.
In questo periodo, affidarsi – ancor di più – ai canali social, ai blog e ai professionisti per rilanciare o mantenere viva la comunicazione della tua impresa è davvero fondamentale. Per questo motivo, è utile tenere a mente alcuni consigli per la ripartenza.
Gli ultimi mesi hanno messo a dura prova moltissime attività commerciali ed altrettanti professionisti: nella tua comunicazione non negarlo, non far finta di niente e comunica che qualcosa è cambiato.Racconta al tuo pubblico e ai tuoi clienti in che modo hai modificato la tua attività o il modo di relazionarti ad essi.
Utilizza i social media per mettere al corrente la tua community di tutti i cambiamenti che hai dovuto affrontare o raccontali in un articolo sul tuo blog aziendale. Ricorda, però: cerca sempre di mantenere un tono “leggero”, non essere drammatico e cerca di infondere positività.
…ma non spaventare il tuo pubblico
La situazione per molti è davvero complicata. La rabbia di aver perso molto economicamente e umanamente potrebbe pervaderti e trasparire nella tua comunicazione. Eppure, questo non è il modo giusto di interfacciarti al tuo pubblico sui social e tramite blog. Se hai un ristorante, ad esempio, ciò che ti auguri è che le persone tornino a passare dei momenti felici da te. Cerca di comunicare la possibilità che tutto ritorni come prima, o quasi.
Anche se è difficile, siamo in fase di ripartenza. E – più o meno – siamo tutti sulla stessa barca. Punta sul senso di comunità che lega imprenditori e professionisti, clienti e dipendenti. Sii gentile con il tuo pubblico. E, se puoi, renditi utile per gli altri.
Hai bisogno di nuove risorse e nuovi strumenti a cui affidarti. In questi mesi, video call e dirette social sono diventate fondamentali per rimanere in contatto con il proprio pubblico. Le consulenze in azienda si sono trasformate in consulenze online, i seminari in webinar e i corsi di formazione in video lezioni.
La tecnologia nasce per abbattere le distanze, ma molto spesso la utilizziamo nel modo sbagliato. Questo è il tempo di cogliere le sue reali potenzialità e sfruttarle al massimo, nel migliore dei modi.
Condividi con il tuo pubblico le tue competenze, le tue risorse, mettici la faccia e dialoga con loro attraverso i tuoi canali social.
Ripensa i tuoi servizi in modo che siano funzionali alla situazione: in questi mesi, se sei in grado di farlo, potresti mettere a disposizione delle prove gratuite dei tuoi prodotti, delle offerte pensate per i tuoi clienti o fornire dei servizi aggiuntivi per aiutare persone e clienti in crisi.
Una strategia di comunicazione interna per ripartire
Prima di rivolgerti al tuo pubblico, potrebbe essere una buona idea quella di progettare una nuova strategia di comunicazione interna. Se all’esterno è cambiato e sta cambiando qualcosa, prima di tutto quel qualcosa si è modificato all’interno della tua azienda. Comunica ai tuoi dipendenti cosa è diverso dal passato, solo in questo modo riuscirai a comunicare la situazione in maniera ottimale anche al tuo pubblico.
In che modo procedere? Organizzare riunioni con i tuoi dipendenti è un modo per informarli della situazione e parlare con loro “faccia a faccia”, rispondendo alle loro domande o ponendo soluzioni ai loro problemi. Individuare le criticità che la situazione di emergenza ha fatto sorgere all’interno della tua azienda è un ottimo punto di partenza. Purtroppo, nel peggiore dei casi sarai costretto a dover dare delle cattive notizie al tuo team: cerca di essere sincero e di prevedere un margine di ripresa.
Umanizza il tuo brand in ottica di ripartenza
Questo è un consiglio utile in ogni caso. Umanizzare un brand può rivelarsi davvero una scelta intelligente per abbattere quelle distanze che, in molti casi, si creano tra azienda e clienti. Soprattutto adesso, non devi mostrarti invincibile. Anche perché rischieresti di risultare agli occhi del tuo pubblico tutt’altro che onesto e sincero e questo è sempre un male per la tua impresa.
Onestà, sincerità, chiarezza e umanizzazione sono valori fondamentali per costruire una community attiva e coinvolta.
Navigare in un mare di incertezza può essere davvero una situazione difficile da affrontare, anche per le aziende più solide. Eppure mantenendo un contatto diretto con clienti e dipendenti, cercando di essere più onesto possibile con loro ed essendo aperto al cambiamento e alla riorganizzazione riuscirai sicuramente a farcela!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/social-media-ripartenza.jpg576813Martina Masullohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMartina Masullo2020-07-01 11:54:382020-07-01 16:03:42Blog e social media ti aiutano a comunicare la ripartenza
Il Content Marketing nel B2B aiuta le aziende ad attrarre, educare e costruire una relazione con l’utente lungo tutto il percorso d’acquisto;
Nella maggior parte delle aziende non c’è una persona dedicata full-time al Content Marketing, il 50% esternalizza la creazione del contenuto;
Casi Studio e Webinar, due tipologie di Contenuto usate nel B2B per catturare l’attenzione dell’utente e aumentare la reputazione e l’affidabilità dell’azienda.
I processi di acquisto nel mercato B2B sono molte volte più lunghi e costosi che nel B2C. Pensiamo per esempio a un software, a un macchinario per la produzione in azienda, a una consulenza specialistica.
Oltre il tempo maggiore dal contatto iniziale all’acquisto, nel B2B si affrontano anche complessità nel far capire cosa si propone, le caratteristiche del prodotto e del servizio a più stakeholder, non solo tecnici e utilizzatori finali, ma anche ad altri attori che entrano nel processo decisionale, come per esempio manager non tecnici, ufficio acquisti, ecc.
Questa complessità si sposa nel marketing con l’approccio inbound, che vede nel contenuto informativo ed educativo un elemento centrale della strategia, per educare l’utente al prodotto e servizio e poi accompagnarlo e rassicurarlo durante tutto il customer journey, fino alla retention e il referral.
Il content marketing nel B2B è quindi una strategia cardine, con il sito web luogo ideale di contenuto, seguito da social, email, ma anche conferenze e incontri dal vivo.
Nei prossimi paragrafi esploreremo il contesto e le dinamiche del content marketing nel B2B, quali strategie di contenuto vengono maggiormente utilizzate, quante persone sono dedicate ai contenuti, quali riscontri portano.
Successivamente ci focalizzeremo su due tipi di contenuto molto utilizzati nel B2B: i casi studio e i webinar.
Inbound Marketing
Un breve recap sull’inbound Marketing. Si tratta di una metodologia, approccio, filosofia, codificata da Hubspot, azienda B2B di software, per attrarre potenziali clienti e successivamente farli diventare promotori spontanei della nostra attività. Non è obbligatorio utilizzare l’inbound marketing, ma soprattutto nel caso di acquisti complessi come nel B2B, aiuta ad accompagnare l’utente nel percorso di acquisto e promozione.
Il cuore dell’inbound marketing sono i contenuti e le esperienze su misura con l’utente al centro, grazie all’utilizzo di strumenti di marketing automation e analisi approfondite. Segue una logica di attrazione, con l’utente che trova il brand, grazie proprio a un contenuto di valore, che risponde a eventuali problemi che potrebbe incontrare. Il contrario è l’outbound marketing che approccia all’attenzione dell’utente con l’interruzione, come nel caso dei banner pubblicitari.
Un esempio pratico di inbound marketing. Un’azienda ha difficoltà a organizzare, proteggere, aggiornare la propria documentazione cartacea, dall’altra parte c’è un software che permette di digitalizzare e gestire la documentazione. L’utente cerca su Google “consigli per organizzare la documentazione” trova un’infografica dell’azienda software con i “10 consigli per…” (lead magnet) e lascia la mail per scaricare il contenuto. L’utente è contento di aver trovato una risposta e allo stesso tempo è entrato in contatto con il brand, che sa ora che quell’utente ha un problema da risolvere e che il software potrebbe fare al caso suo. Una volta ottenuto il lead, viene nutrito sempre con il contenuto, lungo tutto il funnel, anzi utilizzando l’approccio di Hubspot, viene nutrito nel percorso del modello flywheel.
Si crea quindi con il tempo una relazione che porta alla conoscenza e fiducia, fino alla chiusura con l’acquisto del prodotto e servizio. Se e quando ciò accade, la relazione continua anche nel post-vendita con il cliente che viene aiutato a raggiungere il successo e diventa un promotore spontaneo dell’attività.
I numeri del Content Marketing nel B2B
Una ricerca del Content Marketing Institute, ha indagato lo stato e i trend del Content Marketing nel B2B con un survey che ha coinvolto oltre 650 marketers.
I top 3 obiettiviraggiunti dagli intervistati con il content marketing nel 2019 sono stati: creare brand awareness (86%); educare l’audience (79%); costruire credibilità/ fiducia (75%). Obiettivi top-of the funnel insomma, dall’altra parte tra gli obiettivi meno raggiunti: costruire audience abbonate/ iscritte (45%); generare vendite/ ricavi (53%), costruire fedeltà con i clienti acquisiti (63%). Dati comunque alti e in crescita rispetto l’anno precedente.
Un altro dato interessante è l’allocazione delle risorse e la struttura del team dedicato al contenuto in azienda. Nelle aziende più grandi c’è sia un team centralizzato che team individuali che si occupano di content marketing per l’organizzazione (36%). Nelle aziende medie (52%) e piccole (70%) prevale un team di poche persone o con solo una persona. Per almeno 1/3 degli intervistati non c’è una figura dedicata full-time al content marketing. Il 50% di aziende B2B esternalizza una parte del lavoro diContent Marketing, in particolare l’attività di creazione contenuti.
Solo due terzi (66%) dei programmi di content marketing dà priorità alle esigenze informative del proprio pubblico rispetto al messaggio commerciale/promozionale della propria organizzazione. Sarebbe bene in questo caso arginare le richieste dei commerciali che spingono in questa direzione promozionale, soprattutto quando i lead acquisiti non hanno ancora compreso bene o acquisito fiducia con un percorso di contenuti adeguato.
I canali preferiti per la distribuzione dei contenuti nel Marketing B2B. Social media (91%), Sito web e Blog (89%), Email (87%), Eventi, Conferenze (63%), Guest post (48%), Relazioni con media e influencer (34%). Per quanto riguarda le campagne a pagamento sui contenuti, l’84% ne usufruisce, soprattutto con social media adv (72%), sponsorship per esempio di workshop (66%), Search Engine Marketing (61%).
I casi studio nel B2B
I casi studio nel content marketing B2B aiutano a costruire credibilità e fiducia verso il brand. Nel B2B gli acquisti spesso sono complessi, lunghi e hanno un notevole impatto economico. La riprova sociale, con recensioni, casi studio, pagina clienti, aiuta ad aumentare la fiducia verso il brand e diminuire le barriere di ingresso per un nuovo potenziale cliente.
Inoltre i casi studio consentono di costruire uno storytelling intorno al brand. Pensate alla struttura classica del caso studio, il cliente aveva questo problema, con il nostro aiuto è riuscito a risolverlo e a raggiungere il successo. I casi studio con la loro struttura narrativa possono raccontare non solo come lavora il brand, ma anche i suoi valori e come li applica concretamente. Possono aiutare inoltre a far immedesimare il prospect nella storia, attraverso la condivisione di problemi comuni. Per questo ogni caso studio che si rispetti presenta nella struttura un problema e una soluzione.
I casi studio possono essere rappresentati nelle forme più diverse, dal testo sul blog, al video racconto, al podcast con l’intervista, ad un evento live e anche in momenti diversi del Customer Journey, sia sul sito web come primo contatto sia anche offline nelle presentazioni del commerciale al potenziale customer.
Stabilisci l’obiettivo che vuoi raggiungere prima di iniziare e affronta diversi aspetti e soluzioni che il tuo prodotto o servizio aiutano a risolvere. Per esempio aderenza alle normative, aumento della produttività, aumento della qualità, ecc.
Prova diversi canali e mezzi. Lo stesso caso studio può essere un video per il tuo sito web, un’infografica per Pinterest, un post per i social.
La scelta del cliente. Un’azienda cliente conosciuta sicuramente porta maggiore autorevolezza al tuo brand, inoltre un’azienda che ha raggiunto risultati notevoli con il tuo prodotto, con cui sei maggiormente a contatto e ben istruita sul tuo prodotto.
Autorizzazioni e approvazioni. Sia prima della creazione del caso studio che alla fine della realizzazione è importante avere sia l’autorizzazione, sia l’approvazione dell’azienda cliente. Molte aziende hanno infatti policy che non permettono di pubblicare i loro loghi o nomi da parte dei fornitori. Inoltre il consiglio è coinvolgere pienamente il cliente fin da subito, dichiarando il tuo obiettivo e incentivandolo a partecipare, sia con vantaggi a livello di reputation che magari con benefit.
L’esempio di Facebook e Mercedes
Un esempio interessante di Caso Studio è quello di Facebook e Mercedes nella sezione Success Story di Facebook for Business. Il Caso studio è semplice da leggere e utilizza testo, icone, immagini, video e numeri. Parte con l’immagine di copertina e subito una frase con l’obiettivo raggiunto da Mercedes “Attrarre più lead con Facebook Custom Audience e Lookalike audience”. Interessanti anche i numeri messi in risalto per dimostrare il successo raggiunto. Screen e video che raccontano come hanno lavorato insieme le due aziende. I risultati raggiunti e infine i commenti da parte del cliente che racconta l’esperienza e la soddisfazione.
I Webinar
Prima della pandemia, qualcuno si chiedeva se nel 2020 il Webinar fosse ormai in fase di declino. In questi mesi la situazione è totalmente cambiata e la formazione in aula si è spostata completamente sul digitale, con il webinar strumento principale insieme alle dirette social per entrare in relazione con gli utenti.
Nel Content Marketing B2B, il Webinar è uno dei migliori mezzi per generare lead di qualità per i commerciali, soprattutto se si scelgono argomenti specifici che rispondono all’offerta di valore dell’azienda e al bisogno del potenziale cliente. Il Webinar inoltre può essere utilizzato in diversi punti del customer journey, sia in fase di awareness, che di lead nurturing, così come di retention e per il referral.
Altre caratteristiche positive del Webinar sono l’alto contenuto educativo e informativo che si può trasmettere sul proprio prodotto e servizio, la possibilità di entrare direttamente in contatto con i potenziali clienti, soprattutto in fase di live e il fatto di poter mostrare la propria esperienza e autorità in un determinato campo.
Alcuni tips per i webinar
Argomento. Scegli un tema specifico su cui hai molta esperienza e puoi trasmettere reale valore all’utente. Il tema dovrebbe inoltre rispondere alle domande che solitamente vengono poste dal possibile cliente. Per questo è importante allinearsi con il team commerciale per scegliere l’argomento da trattare. Può essere interessante anche organizzare webinar in partnership con altre aziende con cui collabori.
Strumento. Nel momento in cui decidi di organizzare un webinar, scegli il tool più adatto considerando il numero di partecipanti, la possibilità di registrazione, ma anche l’interazione che lo strumento consente tra speaker e utente.
Giorno e orario, tempo. Molto importante tenere in considerazione, è la possibilità di partecipazione dell’audience al Webinar. Puoi per esempio basarti sui dati di Analytics per capire il momento migliore di affluenza sul sito in caso di utenti sconosciuti, o se il webinar è indirizzato a lead iscritti o clienti, puoi inviare un sondaggio chiedendo il giorno e orario di preferenza. Secondo ON24 il giorno e orario migliore è giovedì 10-11. Il consiglio è di mettere a disposizione la registrazione, per chi non potesse partecipare, soprattutto nel caso del B2B dove l’84% guarda il video successivamente.
Promozione. Sempre facendo riferimento alle statistiche di GoToWebinar, molte registrazioni avvengono il giorno stesso dell’evento, comunque la promozione dovrebbe svolgersi almeno una settimana prima. Un consiglio è di prevedere anche email di reminder e anche di inserire l’evento nel calendario del partecipante.
Partecipazione. Non creare webinar con presentazioni piene di testo e uno speaker che non coinvolge l’audience, potresti rischiare una perdita immediata di attenzione. Per esempio una pratica interessante potrebbe essere quella di chiedere ai partecipanti prima dell’evento di porre domande a cui lo speaker risponderà in diretta e di farli intervenire in diretta creando confronti costruttivi.
Rimani in contatto. Dopo il webinar, rimani in contatto con la tua audience, invia il materiale, la registrazione, ma richiedi anche un feedback e/o un sondaggio per futuri webinar.
Insight. Una volta finito il webinar è importante allinearsi con le vendite e condividere il comportamento dei partecipanti, per stabilire azioni mirate verso il prospect e proseguire nell’accompagnamento alla vendita.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/02/webinar.jpg12381883Silvia Di Gennarohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSilvia Di Gennaro2020-06-30 12:13:422020-07-02 08:52:07Il ruolo del Content Marketing nel B2B tra numeri, esempi e casi di studio
Riprendono i viaggi in sicurezza, ma nulla sarà come prima. I consumatori, in questo periodo, sono ancora riluttanti a volare.
Un’attenta analisi, rivela che la maggior parte dei viaggiatori cambierà i propri comportamenti e anche gli operatori del settore Travel devono adeguarsi.
Il 13 maggio 2020, la Commissione europea ha pubblicato una guida per la ripresa dei viaggi in sicurezza. Ora che la filiera del Travel, compatibilmente con le norme vigenti, ha ricominciato la programmazione e la vendita di viaggi, è il momento di guardare ai primi dati del settore, per ipotizzare le sorti delle vacanze estive 2020.
Secondo Nicky Kelvin, Content Director di The Points Guy UK:
Il mondo che vediamo non sarà più lo stesso di prima che entrassimo nel lockdown. Da come prenotiamo, a dove e perché viaggiamo, dalla nostra scelta dei posti sull’aereo, a quali rischi finanziari e di sicurezza siamo disposti ad assumere… sicuramente da questa crisi mondiale emergeranno viaggiatori diversi rispetto a prima dell’inizio della pandemia.
Secondo un’indagine del Confturismo Confcommercio, in collaborazione con Swg, gli italiani che oggi pensano di fare le valigie tra giugno e agosto è passata dal 19% di aprile al 48%, ma siamo ancora molto lontani dal 70% dello stesso periodo dell’anno scorso. L’UNWTO ha avvertito che gli arrivi di turisti in tutto il mondo potrebbero scendere fino al 30%.
Interessante l’indagine condotta da Ipsos, per capire il “mood” degli italiani di fronte alla pandemia: alla domanda “Se si dovesse sbloccare la possibilità, lei pensa di fare una vacanza di almeno una settimana lontano da casa questa estate?” il campione esaminato ha risposto SI al 39%, NO al 38% (nella metà dei casi per paura, mentre un terzo per mancanza di soldi); e FORSE al 23%.
Attualmente, a livello mondiale, oltre la metà dei consumatori ha ritardato la prenotazione di una vacanza. In Francia, ad esempio, i ritardi negli acquisti delle vacanze sono passati dal 28% a metà marzo al 48% a metà aprile. Questo numero sale al 60% tra i consumatori in Cina e Singapore.
1. Le vacanze sono ancora un acquisto prioritario, nonostante l’epidemia
Secondo il Global Web Index Custom Research, un’indagine effettuata a fine aprile su 15.274 utenti in Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Irlanda, Italia, Giappone, Nuova Zelanda, Filippine, Sud Africa, Singapore, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, compresi tra i 16 ed i 64 anni.
I consumatori danno ancora la priorità alla prenotazione di una vacanza (23%) rispetto ad altri acquisti come l’acquisto di vestiti (17%), di un nuovo smartphone (13%), elettrodomestici (12%), dispositivi elettronici (11%) e automobili (9%). La prenotazione di una vacanza è la massima priorità per quasi tutti i mercati intervistati, a parte l’India e il Sudafrica, dove prevale l’acquisto di vestiti. Inoltre è stato notato che, più il consumatore è anziano, più è probabile che abbia la priorità di prenotare una vacanza (con boomers che segnano il 29%, contro la Gen Z che registra un 18%). I giovani privilegiano l’acquisto di abbigliamento (25%) e smartphone (20%).
2. I consumatori sono riluttanti a volare
Le compagnie aeree sono destinate a subire il colpo maggiore: mentre il 23% dei consumatori dà la priorità all’acquisto di una vacanza dopo l’epidemia, solo l’8% afferma lo stesso della prenotazione di un volo. Questo è principalmente dovuto a problemi di sicurezza perché è quasi impossibile mantenere la distanza interpersonale all’interno degli aeroporti e del mezzo.
John-Holland Kaye, l’amministratore delegato dell’aeroporto Heathrow di Londra, ha avvertito che il distanziamento sociale negli aeroporti potrebbe richiedere code di imbarco lunghe un chilometro: ciò si traduce in un aumento della domanda di vacanze nazionali, come confermato da un’indagine di Astoi Confindustria viaggi. Restano provvisori, ma pur sempre significativi, i dati dell’outgoing, per il quale le mete ad oggi più richieste sono la Grecia, l’Egitto e la Spagna. Per chi vuole andare all’estero, infatti, è necessario valutare le politiche di protezione dal virus adottate nei vari Paesi e le restrizioni ai turisti adottate.
3. La maggior parte delle persone cambia i propri comportamenti in viaggio
Solo il 18% dei consumatori afferma di non avere intenzione di apportare modifiche ai propri comportamenti durante le vacanze. Il paese più incline a cambiare i suoi comportamenti riguardo al mondo travel, invece, è la Cina. Il 65% degli utenti cinesi, normalmente si recavano in vacanza all’estero almeno una volta ogni 6 mesi, mentre ora prediligono vacanze nazionali (42%), che richiedono meno di 3h di volo (25%) anziché ai viaggi internazionali. Wuhan è in cima alle liste dei desideri, i viaggiatori, infatti, affermano di voler contribuire allo sviluppo economico nella regione a seguito della pandemia.
In generale, i consumatori sono alla ricerca di luoghi non troppo affollati, viste le misure di distanziamento sociale da rispettare, luoghi “immersi nella natura” o “all’aperto” dove potersi rilassare. Solo il 49% prediligerà vacanze al mare, aumentando le preferenze per la montagna (scelta dal 23% contro il 18% dell’anno precedente). Il 17% degli intervistati sceglierà una città d’arte, ma solo il 15% visiterà musei, monumenti e mostre, contro il 37% dello scorso anno.
In Italia, se da una parte sono crollate del 60% le richieste di informazioni per gli specialty travel (turismo enogastronomico, ecoturismo, viaggi avventura) e per il settore del bus o del car rental, sono esplose le ricerche di case in affitto con piscina in Sicilia, Liguria e Toscana. Un altro “best seller” annunciato sono le case con giardino in Veneto, Campania e Lazio (dato elaborato dall’agenzia di performance marketing ByTek in collaborazione con Parchi Permanenti Italiani).
Inoltre, si prediligeranno vacanze brevi (in particolare il 33% degli indiani opta per viaggi di soli 3 giorni). Secondo la ricerca, molte persone punteranno anche alle vacanze più economiche, viste le difficoltà finanziarie affrontate in questo periodo (in particolare il 27% popolazione delle Filippine).
4. La sicurezza rimane una priorità per i consumatori nel settore Travel
Le vacanze sono ancora in primo piano per molti consumatori, ma la sicurezza è diventata una questione prioritaria ed è qualcosa che le compagnie aeree, gli aeroporti e il settore dei viaggi in generale dovranno considerare attentamente. Solo il 28% dei consumatori afferma che la riapertura dei confini li farà sentire abbastanza sicuri da poter viaggiare di nuovo. Il 66% dei rispondenti, invece, ritiene che tornerà a viaggiare soltanto quando si sentirà totalmente tranquillo di poterlo fare. Alla domanda su “cosa darebbe loro la fiducia necessaria per viaggiare di nuovo”, il 60% della Gen X e il 65% dei Baby Boomers risponde la “sicurezza personale”. La percentuale minore (17% dei Baby Boomers) afferma “la sicurezza finanziaria”.
I viaggiatori, in questa fase, vanno suddivisi in quattro categorie: gli “esploratori”, che sono alla ricerca del prossimo viaggio e saranno i primi a ripartire; i “sognatori”, che anche se non sono alla ricerca di viaggi ora, lo erano prima della crisi e adesso vanno identificati, per iniziare a ispirarli; gli “esperienziali”, che non sono alla ricerca di viaggi, ma sono attivi nella ricerca di nuove esperienze travel e i “bookers”, categoria che identifica chi è pronto a prenotare e si sente sicuro a partire una volta tolte le restrizioni. Secondo Monica Mailander Macaluso, presidente di Mailander “bisognerà concentrarsi sui consumatori, ascoltarli, intercettarli e ispirarli, così da favorire la ripresa del settore”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/travel.jpg579836Monica Brignolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMonica Brignoli2020-06-30 11:08:402020-07-01 22:03:484 fattori che i brand dovrebbero considerare per la ripartenza nel settore Travel
Lui è Luca Scarcella, classe ’89, giornalista investigativo con un innato interesse per politica, temi sociali, Medio Oriente, e impatto dell’innovazione sulla società.
Dopo essere stato a lungo contributor per Ninja, ha collaborato con grandi quotidiani italiani e da qualche mese anche con americani, come il The Wall Street Journal.
A febbraio 2020 vince una fellowship in giornalismo alla UCLA e contemporaneamente inizia a lavorare su “Childfood”, un libro di cucina per bambini (età indicativa 5-13), che conterrà 23 ricette offerte da altrettanti top chef internazionali, seguite da 23 storie che racconteranno il viaggio nei secoli delle materie prime più usate in cucina.
Nel suo percorso professionale e umano di crescita, Luca ci racconta: “Mi piace fare una distinzione tra obiettivi e sogni. Gli obiettivi sono tali perché dipendono solo dalle mie capacità, e dalla mia visione. I sogni sono quelli in cui serve anche un’altra persona 🙂
Pertanto, il mio più grande obiettivo è quello di dare voce, spazio e aiuto alle comunità più vulnerabili nel mondo, attraverso il giornalismo e progetti come “Childfood”. Il mio sogno è invece quello di creare una famiglia dove ci sia amore”.
Scoprendo Childfood
Childfood – Recipes for young Coolinary Explorers, dicevamo, è un libro di cucina per bambini e per finanziarlo Luca, appassionato di digitale e di innovazione, non poteva non pensare alla piattaforma di raccolta fondi più usata a livello internazionale: Kickstarter.
La campagna è stata lanciata il 16 giugno, e dopo appena 30 minuti il progetto è stato inserito nella home page di Kickstarter come “Project we love”, riconoscimento che spetta ai prodotti più innovativi e di alta qualità.
Childfood vuole essere uno strumento di divertimento ed educazione, e una possibilità concreta per i bambini di creare ricordi con i propri genitori, fratelli e sorelle più grandi, o affidatari, che possano aiutarli nel preparare i piatti (e non mandare a fuoco la cucina!). Oltre a ricette, storie e illustrazioni, ci saranno anche disegni da completare e colorare, e pagine in cui i bambini potranno reinventare le ricette.
“Ma Childfood sarà anche un progetto che supporterà due grandi cause benefiche. Grazie alla partnership con Charity:Water, no-profit leader mondiale in progetti di purificazione dell’acqua per le comunità in difficoltà, ogni 5 libri venduti, verrà portata acqua pulita a un bambino in più. Secondo l’Unicef, ogni giorno nel mondo più di 700 bambini sotto i 5 anni muoiono a causa della bassa qualità dell’acqua, molte più vittime di quelle causate da guerre e malattie”.
La seconda importante collaborazione è quella con Share The Meal, progetto del World Food Programme: all’interno del libro sarà possibile trovare un QR code da scannerizzare col proprio dispositivo mobile, che permetterà a tutti di unirsi al Coolinary Explorers team, e donare 40 centesimi di euro per sfamare per un giorno intero un bimbo in difficoltà.
Tra i 23 grandi chef coinvolti troviamo l’italiano Massimo Bottura, l’indiano Gaggan Anand, il russo Vladimir Mukhin, la francese Dominique Crenn, l’argentino Francis Mallmann, il peruviano Virgilio Martinez, conosciuti dal grande pubblico anche grazie alla serie Netflix di successo, Chef’s Table.
Tra gli artisti coinvolti, spiccano i nomi di Pascal Campion, illustratore per Dreamworks, Disney, Warner Bros. e molti altri grandi network, e Nikkolas Smith, il cui ritratto di George Floyd ha fatto il giro del mondo, ripreso tra gli altri anche da Michelle Obama. Tra gli italiani, Giacomo Bevilacqua e Giulia Rosa.
Come contribuire alla campagna su Kickstarter
Ancora fino al 16 luglio, il libro è acquistabile solo su Kickstarter, al prezzo di $35 (spedizione in tutto il mondo inclusa), ed è disponibile in 4 lingue: italiano, inglese, spagnolo e portoghese.
Per chi avesse difficoltà nell’utilizzare la piattaforma, c’è anche un video tutorial in italiano.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/childfood-3.jpg461664Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-06-29 17:16:302020-06-30 11:55:40Childfood- Ricette per giovani esploratori Coolinary: il progetto su Kickstarter
Smart working significa lavoro agile, e nasce con l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro.
Le piattaforme a cui ci siamo affidati per le nostre video call private e di lavoro, per le nostre video dirette promozionali sono davvero tantissime e tutte offrono grandi possibilità.
Ci siamo (quasi) abituati a vedere le nostre e le altrui facce all’interno di piccoli quadrati digitali spalmati sullo schermo del nostro computer. Abbiamo (quasi) imparato che le nuove tecnologie possono essere una risorsa preziosissima per fare rete, metterci in contatto con gli altri e darci speranza. Ci è sembrato di poterne cogliere (quasi) tutte le potenzialità e ci siamo ingegnati per imparare ad utilizzare ciò che ci era ancora sconosciuto.
Gli ultimi mesi hanno messo a dura prova la nostra necessità di vicinanza sociale, quella che ci vedeva durante la settimana a partecipare ad incontri e presentazioni, seduti in ufficio e il sabato sera in giro per la città, eppure ci ha insegnato molto. Ad esempio, che lo smart working non è solo lavorare seduti sulla sedia del proprio studio a casa, ma può significare molto di più. Oppure che un video chiamata non è solo un modo “originale” per sentire qualcuno prima di vedersi al bar.
Smart working, video conferenza, video call e chi più ne ha più ne metta sono parole (e concetti) che, in questi ultimi mesi, sono diventati centrali e fondamentali nelle vite di ognuno di noi. Ci si è dovuti adattare ad un isolamento sociale che ha fatto crescere in noi la spinta ad utilizzare piattaforme e app che aspettavano solo di essere notate.
Tutto questo ha portato alla luce una serie di comportamenti e tendenze sociali che non possono essere ignorate.
Immergersi completamente nel proprio lavoro perché fatto da casa non è proprio ciò che s’intende quando si parla di smart working. Eppure, per molti – almeno all’inizio – è stato così.
In Italia, esistono ancora poche realtà lavorative che hanno adottato lo smart working ed è per questo che quando ci siamo trovati a doverlo praticare per forza ci siamo sentiti un po’ confusi.
“Smart working” significa, letteralmente, “lavoro agile” e nasce con l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro. In che modo? Eliminando il tempo di arrivo e ritorno dalla propria sede di lavoro e ripensandolo come spazio da dedicare alla famiglia e a se stessi, permettendo alle persone di sentirsi a proprio agio in un ambiente familiare come la propria casa e, in questo modo, aumentando la produttività e il benessere del lavoratore.
Intendere lo smart working come un’immersione totale nel proprio lavoro e non tenere più presente orari e spazi di identificazione personale e familiare è stato uno sbaglio. Questo bisogna tenerlo a mente e cercare metodi di regolarizzazione di questo prezioso modo di lavorare.
In questi mesi di quarantena, siamo stati abituati a vederci immersi in un contesto ambientale – sempre lo stesso – che è diventato parte di noi: la nostra casa, le nostre pareti, le nostre librerie sono entrate a far parte dell’immaginario di ognuno dei nostri contatti perché essi quando avevano a che fare con noi, dovevano avere a che fare, per forza di cose, anche con i “nostri oggetti”.
E questo ci ha resi quasi un tutt’uno con le nostre stanze, tanto che esse hanno acquisito un nuovo significato sociale. Sono diventate – dal punto di vista sociologico – dei segni definitori della nostra immagine. Un’immagine non più libera di potersi adattare ai vari contesti sociali, ma radicata ad uno spazio che ha rappresentato il nostro spazio vitale per molto tempo.
E così, anche se solo momentaneamente, abbiamo iniziato a pensare alle persone della nostra vita inserite in contesti casalinghi ormai imprescindibili per la nostra mente.
Ha preso vita, così, la narrazione del nostro personale contesto domestico. Rimane da chiedersi quanto questo influirà sulle nostre percezioni future? Quando siamo ormai radicato al nostro universo casalingo?
L’importanza dell’essenziale
Ogni giorno, milioni di persone si sono collegate al proprio smartphone per mettersi in contatto con amici e parenti. Le video chiamate hanno preso il posto di caffè e aperitivi al bar, di feste e visite ai parenti, di passeggiate e uscite di gruppo. Una delle conseguenze è stata la conica convergenza dell’essenziale: le chiacchierate sono state private di saluti e frasi di circostanza, di attese e di ritardi agli appuntamenti, di vuoti e delle argomentazioni più banali e superflue. L’essenziale ha preso il sopravvento ed ha acquisito importanza.
Da Zoom a Microsoft Teams: tutte le app per le video call
Le piattaforme a cui ci siamo affidati per le nostre video call private e di lavoro, per le nostre video dirette promozionali sono davvero tantissime e tutte offrono grandi possibilità. Eccone alcune:
Zoom, regina indiscussa della quarantena
Una delle più utilizzate durante questi mesi di lockdown è stata l’app Zoom. Compleanni a distanza, lezioni di ginnastica e video chiamate di gruppo: Zoom riesce a connettere 100 persone e riesce ad affiancarle tutte nella stessa schermata. L’unico limite è che la versione gratuita preveda solo 40 minuti di chiamata.
Skype, quella di sempre
C’era prima della quarantena ed è rimasta lì, a combattersi il suo ruolo con Zoom, senza mai abbandonare il campo. Skype è l’app per eccellenza per fare video chiamate e colloqui online. Permette di connettere fino a 50 persone. Il suo limite è che all’aumentare dei connessi la qualità ne risente un po’.
Facebook Rooms
Quando Facebook ha lanciato Rooms, tutti ci siamo ritrovati nella “stanza” di qualcuno e ci siamo chiesti e ora che si fa?
Intuitiva, facile e di qualità la video chiamata di gruppo su Facebook può essere avviata tramite pochissimi click, la qualità è buona e consente di connettere fino a 50 persone.
Houseparty
Moderna, giovane, fresca. Houseparty è la nuova arrivata tra le app per video chiamate. Pensata per gli amici, connette fino ad 8 persone ala volta e include dei giochini da poter fare in compagnia.
L’app usata per le lezioni universitarie e per la formazione. Bisogna scaricarla, creare una “classe virtuale” e invitare le persone tramite mail. Si tratta dell’app ideale per tenere delle lezioni online private: consente di condividere lo schermo (per mostrare eventuali slides), l’alzata di mano di chi ascolta, la condivisione di file e la funzione chat privata.
E tu, quale app hai utilizzato per connetterti con le persone della tua vita durante il lockdown?
E ora, continuerai ad utilizzarle?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/smart-working-e-video-call.jpg564854Martina Masullohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMartina Masullo2020-06-29 16:42:512020-07-01 22:03:23Smart working e video call: quanto è cambiata la nostra quotidianità?
Nonostante sia stato annullato il Festival di Cannes Lions 2020, attraverso un programma live sono state premiate le migliori performance creative degli ultimi 10 anni.
Il festival ha saputo così trasformare una calamità in una grande occasione per rivivere le migliori creatività del decennio.
Quest’anno non ci siamo di certo meravigliati davanti la notizia della cancellazione dei Cannes Lions 2020. L’evento, saltato a causa del Covid, ha però trovato un escamotage creativo, ideando il primo Report sulla creatività del decennio.
Una classifica dei successi creativi degli ultimi 10 anni i cui vincitori sono stati annunciati durante il programma Lions Live. Sono stati premiati brand ed agenzie i cui lavori si sono aggiudicati la maggioranza dei prestigiosi Leoni nel corso delle precedenti edizioni dei Cannes Lions.
Le classifiche rappresentano le migliori performance creative del mondo negli ultimi dieci anni, celebrando quelle che hanno offerto un livello immancabile di lavoro creativo a livello mondiale.
Agenzie del decennio
L’agenzia del decennio è AlmapBBDO San Paolo, che con i suoi 142 trofei si è aggiudicata il primo posto, rispecchiando la più alta performance creativa a livello mondiale.
La ricordiamo nel 2018 per i suoi numerosi premi vinti con il cortometraggio “Endless Possibility” elaborato per Getty Images.
E per il Gran Prix aggiudicato nel 2010 con la campagna affissione per il magazine Billboard, in cui i ritratti dei più famosi cantanti sono composti da pixel contenenti immagini di altre diverse celebrità.
Al secondo posto troviamo Wieden + Kennedy Portland che negli anni ha guadagnato 157 lion-riconoscimenti tra cui 6 Gran Prix.
L’agenzia la ricordiamo per il pluripremiato film per il brand Nike “Dream crazy” lo scorso anno, e per il brand Old Spice nel 2010 con il film “The Man Your Man Could Smell Like”
BBDO New York si aggiudica il terzo posto.
Tra i diversi premi vinti negli ultimi anni, ricordiamo il Gran Prix nel 2018 con il film “The Talk” per il brand P&G
Nelle giornate del festival della pubblicità, condotto e seguito online, sono stati inoltre assegnati diversi premi in queste categorie:
Rete del decennio
BBDO Worldwide la più premiata, seguita da Ogilvy e da DDB Worldwide.
Holding del decennio
Le agenzie del gruppo WPP sono quelle che hanno vinto più premi negli ultimi 10 anni, al secondo posto troviamo Omnicom e al terzo il gruppo Interpublic (McCann, Lowe e FCB le sue agenzie più conosciute).
Palma d’oro del decennio
Il premio, dedicato alla categoria Produzione, è stato assegnato a MJZ USA, Smuggler USA e a O Positive Films USA.
Brand Marketer
Tra i brand che si sono distinti negli ultimi dieci anni e che hanno guadagnato numerosi lion, troviamo che il più premiato è P&G, seguito da Nike e da Volkswagen.
Alcune tematiche trattate durante i Cannes Lions Live 2020
Le giornate dei Cannes Lions 2020 hanno visto la partecipazione di numerosi speaker, organizzati in talk riguardanti diverse tematiche creative.
Ciascun rapporto ha presentato ricerche originali correlate a case history e commenti di esperti e leader di brand globali. Delle otto tematiche, ne abbiamo scelto due tra quelle più seguite.
La creatività come disciplina aziendale
“La creatività è il motore della crescita aziendale”, queste le parole del Chief Marketing Officer di Pinterest Andréa Mallard. Un impegno a lungo termine, una disciplina e non un dipartimento all’interno delle aziende. Un motore che deve ridisegnare i modelli di business, di cultura e mentalità.
La creatività ha dimostrato il suo importante ruolo nella crescita economica di una azienda, anche grazie al supporto tecnologico, dei data e anche delle opinioni dei clienti.
Come affermato da Jean Lin, CEO globale Isobar: “Per favorire la crescita e rimanere pertinenti, le aziende devono reinventarsi dall’interno e dall’esterno. La creatività è fondamentale per questo processo perché l’originalità delle idee strategiche può far avanzare le aziende e spingerle verso il futuro. La trasformazione con creatività creerà valore e impatto esponenziali per aziende e marchi.”
Un esempio concreto che ha registrato ritorni in termini di vendite e di affezione alla marca è dato dalla pubblicità del marchio Tide, trasmessa durante il Superbowl 2018.
La creatività ha saputo creare una differenziazione dagli altri marchi, pur includendoli nella sua idea.
Responsabilità del marchio e attivismo
In che modo i brand possono coinvolgere autenticamente i consumatori ad azioni mirate? Il settore della creatività ha iniziato a fare passi avanti verso l’uguaglianza di genere, razza, la disabilità e verso un più ampio progetto di inclusività.
Alcuni grandi brand affrontano attraverso e grazie alla creatività i problemi globali come anche l’inquinamento, il controllo delle armi e la fame. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a lavori creativi che hanno stimolato il cambiamento nelle coscienze e nella mentalità dell’utente.
“I marchi sono come gli Dei oggi– ha affermato Bruno Bertelli, Global Chief Creative Officer Publicis – Le persone credono nei marchi, le persone hanno un legame emotivo con i marchi. Laddove politici e governi falliscono, i marchi forniscono prodotti su cui le persone amano e fanno affidamento. Ma da ciò deriva la responsabilità di essere trasparenti, agire in modo responsabile e agire in modo coerente. Le tue pubbliche relazioni, le tue storie, le tue promozioni devono riguardare il marchio”.
Generation Lockdown, che si è aggiudicato un Gran Prix l’anno scorso, è uno degli esempi della tematica “responsabilità” affrontata. La modalità di come affrontare un attacco armato è spiegato alla società attraverso gli occhi di una ragazzina, molto più consapevole di un adulto.
Uno dei diversi ruoli di responsabilità dei brand è quello di smontare gli stereotipi sui generi. In particolare quello verso la donna, da sempre spersonalizzata e svalorizzata nella sua autodeterminazione, soprattutto nel mondo del lavoro.
Il Gran Prix vinto nel 2019 da “The Last Ever Issue” è il premio per il cambiamento, per una rieducazione di genere, di contestazione della realtà sessista e della rivoluzione delle storie delle donne, delle loro qualità e non del loro corpo.
Terminati i Cannes Lions 2020, tutti in digitale, portiamo a casa esperienze e discussioni su come la pubblicità, la creatività ed i brand siano al centro delle nostre vite.
La creatività influenza i nostri comportamenti rivestendo un grande ruolo di responsabilità nei confronti della società, e che nei prossimi anni sarà sempre più di primaria importanza.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/cannes-lions-2020-ninja-marketing.jpg7681024Urania Frattarolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngUrania Frattaroli2020-06-29 12:29:252020-06-29 12:29:25Cannes Lions 2020: le premiazioni dei migliori creativi dell'ultimo decennio
Cosa sono le mappe mentali? Uno strumento intelligente e creativo per raggiungere i propri obiettivi.
Quali sono i progetti che possono essere semplificati tramite l’utilizzo delle mappe mentali.
Dopo un periodo di stasi come quello che abbiamo vissuto, riprendere i progetti sospesi sembra la cosa più difficile da fare. Cala la notte, e come ogni sera, ci rigiriamo nel letto in preda a un vortice di pensieri. Riusciremo davvero a raggiungere tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati a inizio anno? Certo è che questi mesi non ci hanno aiutato per niente, e nell’aria si respira ancora un certo timore, più che altro paura di ripartire, con il dubbio che una possibile, nuova paralisi sia dietro l’angolo. Perché, in fondo, chi poteva prevedere tutto ciò?
Ma stare fermi ad aspettare che il prossimo ostacolo piombi improvvisamente sul nostro cammino non ci aiuterà, e quando ci dicono che è tutta questione di punti di vista, lo è davvero.
Forse non siamo ancora realmente pronti a camminare, ma è passo dopo passo che si costruiscono le cose, dopo una caduta ci si rialza, dopo il temporale arriva l’arcobaleno, e dopo una pausa si ricomincia a vivere, anche se adesso abbiamo più l’impressione di sopravvivere.Una lunga ripresa ci aspetta, ma come possiamo raggiungere i nostri obiettivi e avviare nuovi progetti?
La maggior parte dei progetti inizia con lo stabilire un obiettivo, che sia creare un nuovo sito web, scrivere un libro o pianificare una vacanza. Gli obiettivi non sono difficili da definire, ma il bello viene quando non riusciamo a capire come raggiungerli.
Un’idea per semplificare i processi necessari per arrivare al nostro scopo è quella di utilizzare le mappe mentali. Per quale motivo?
Facilitano la suddivisione dei passaggi da fare riducendoli in attività realizzabili. Accendono la creatività, aiutano a generare e a catturare idee e ci consentono di valutare più opzioni in modo da poter prendere le decisioni migliori.
Sono uno strumento prezioso per la pianificazione di un progetto. Promuovono un libero flusso d’idee, un po’ come avviene durante un brainstorming. Si parte da un concetto centrale, che riguarda l’obiettivo da raggiungere e mano mano si creano delle associazioni di concetti che, a primo impatto, sembrano totalmente scollegati con il nostro piano finale. Si lascia vagare la mente dove vuole e lungo la strada, si raccolgono nuove intuizioni in un diagramma: quello schema è la mappa mentale, una rappresentazione grafica del nostro libero pensiero.
Le mappe mentali hanno una struttura gerarchica e associativa. Gerarchica perché si serve di rami per collegare ciascuno elemento all’altro. Associativa perché opera tramite associazioni di concetti. Furono inventate per caso, come accade quasi sempre per le cose più geniali, dallo psicologo cognitivista Tony Buzan.
Come funzionano le mappe mentali
La creazione di una mappa mentale in sostanza è piuttosto semplice. Si comincia con un cerchio in cui inserire l’argomento centrale, e da lì partono tutte le associazioni delle più svariate idee che ci vengono in mente. Includeremo argomenti secondari, i rami e tutte le connessioni di cui abbiamo bisogno. Possiamo rappresentarla su un foglio con penne e pastelli di diversi colori, su una lavagna o tramite degli appositi software disponibili, sia gratuiti che a pagamento.
Questi programmi ci consentono di trascinare e rilasciare bolle e sezioni su diverse aree della mappa o su altri argomenti, facilitando il collegamento dei diversi concetti in qualsiasi momento. Ci permettono di allegare file e collegarci a diverse fonti. Inoltre possiamo invitare anche altre persone a parteciparne alla creazione e a collaborare con noi. Possiamo commentare il progetto e comunicare con tutti i partecipanti tramite chat.
Ovviamente, una volta terminato, possiamo condividere il tutto esportandolo come immagine, PDF o presentazione.
Credits: Zapier
Quali progetti realizzare con le mappe mentali
Quasi tutti i progetti, sia personali che professionali, beneficiano della mappatura mentale nelle loro fasi iniziali, soprattutto quando si ha un obiettivo ma non un piano per raggiungerlo, o quando dobbiamo collaborare e raccogliere idee da tante persone.
Lavorare in team
Se dobbiamo portar avanti un progetto con il nostro team, la stesura di una mappa mentale potrà esserci davvero utile. Partiamo da un’idea centrale ossia il nostro obiettivo, un problema, l’argomento o il nome del progetto e collochiamolo al centro della mappa.
Confrontiamoci con il nostro gruppo di lavoro, chiedendo ai nostri collaboratori le loro impressioni. Annotiamo tutto ciò che viene detto, è un momento di ricerca, di raccolta, in seguito ci sarà la fase di revisione. Scriviamo e colleghiamo tutto, tramite dei rami, al concetto principale.
In corso d’opera le cose possono cambiare, possono accadere eventi, importanti revisioni di cui tener conto. Siamo flessibili. Dopo aver terminato la sessione di mappatura mentale, ci sono diversi modi per valutare e utilizzare le idee raccolte, anche attraverso discussioni con commenti, allegati e link di riferimento. Infine possiamo pubblicare la nostra mappa mentale come immagine o presentazione per condividerla e mostrarla a tutti, sia al team che ai clienti.
Ma quali sono effettivamente i progetti che possiamo semplificare attraverso una mappa mentale? Diamo un’occhiata da vicino.
1. Definizione dei requisiti del progetto
Perfetto per designer UX, analisti e team di sviluppo
Definito l’obiettivo, che sia sviluppare un’app o perfezionare la user experience per ridurre i tassi di abbandono di un sito, con le mappe mentali cercheremo di capire come raggiungerlo.
Ogni componente del team ha delle soluzioni e attraverso la mappa le metteremo insieme dando a tutti una voce nella direzione del progetto.
Questo brainstorming visivo, ci consentirà di avere davanti elementi che magari non avremmo mai preso in considerazione, sollevando dubbi e domande sin dall’inizio, permettendo di focalizzare e risolvere piccoli ostacoli prima che possano diventar insormontabili.
2. Creazione di una tabella di marcia del prodotto
Perfetto per i product manager.
La mappa è uno strumento molto utile anche per creare una roadmapping, una tabella di marcia, per prodotti di alto livello. I responsabili di prodotto possono essere incaricati della creazione di tabelle di marcia dei prodotti, ma non solo loro.
Le parti interessate, i rappresentanti del servizio clienti, i rappresentanti di vendita e i clienti hanno anche un prezioso contributo su quale direzione dovrebbe prendere un prodotto in futuro.
La mappa mentale collaborativa consente di raccogliere input da più gruppi e di considerare tutto quando si crea una nuova tabella di marcia, rendendo a tutti chiara la strategia da adottare.
3. Sviluppo e perfezionamento di una strategia di marketing
Perfetto per responsabili del content marketing e altri team di marketing
Un’altra funzione essenziale delle mappe è quella di aiutare i team di marketing a valutare meglio le strategie e le tattiche da scegliere in un progetto.
La creazione di una mappa mentale che considera tutte le opzioni rende meno complessa la messa a punto di una strategia, e avere a portata di mano tutte le idee insieme rende più facile selezionare la migliore.
La mappatura mentale consente di raccogliere le idee di tutti per le principali strategie, i canali da indirizzare e le tattiche specifiche da provare.
Inoltre è utile per raccogliere più idee e creare anche una procedura di fallback da considerare in seguito se una delle linee d’azione selezionata fallisce. Questo ci aiuterà a muoverci meglio con le procedure da adottare.
4. Definire gli obiettivi e le priorità del team
Perfetto per i manager
Possiamo usufruire della mappa per elaborare specifici obiettivi individuali e dipartimentali. Lavorare insieme per rivedere gli obiettivi organizzativi o suggerire quelli che desideriamo definire come team.
Organizzare la mappa pensando a come raggiungere il nostro scopo finale in modo SMART, e tenendo presente l’opinione di tutti.
5. Definizione di flussi di lavoro e processi
Perfetto per i project manager.
In una piccola organizzazione, i processi sono più semplici: uno scrittore scrive il contenuto e un editore lo rivede e lo pubblica, un CEO lavora direttamente con uno sviluppatore per aggiungere una nuova funzionalità al sito. Ma nelle grandi organizzazioni, i processi sono più complessi.
Prima di cominciare, bisogna documentare i processi complessi e i flussi di lavoro, indicare ai responsabili quali passi adottare, in quale ordine e chi coinvolgere in diverse fasi per assicurarsi che nessuno venga escluso.
Riunire manager e leader di tutta l’organizzazione per una sessione di mappatura mentale per sollecitare input su chi deve essere coinvolto e in quale fase introdurre una specifica risorsa.
Dopo aver raccolto tutto, possiamo organizzare la mappa mentale in un diagramma di flusso ben dettagliato.
6. Gestione di nuovi software
Perfetto per IT support.
L’onboarding relativo a nuovi software non è un processo semplice. Non si tratta solo di installare software e migrare i dati da qualsiasi sistema esistente, ma bisogna anche formare gli utenti su come utilizzarlo, incoraggiarne l’adozione e fornire supporto a chi si approccia a sistemi che non conosce.
In questo caso la mappatura mentale è un modo semplice per identificare i problemi che potremmo incontrare.
Riunire tutti per discutere delle loro maggiori preoccupazioni, consentirà di prevedere e trovare soluzioni ad ogni eventuale impedimento nel riuscire a usufruire dei nuovi sistemi.
7. Pianificare un evento
Perfetto per organizzatori di eventi ed esperti di marketing
Poche cose sono complesse come cercare di pianificare un evento, che si tratti di una conferenza di settore o di una festa per piccoli uffici.
Una mappa ci darà l’opportunità di focalizzare contemporaneamente i compiti da svolgere e le persone necessarie, creando ordine e affidando ad ognuno il proprio incarico.
8. Creazione di un calendario editoriale
Perfetto per scrittori e content editor
Alzi la mano chi ha elaborato qualcosa di sensato fissando svogliatamente uno schermo vuoto. Leggere appunti che altre persone hanno trascritto, stimola il nostro cervello ad essere più produttivo.
Riunirsi e scambiare opinioni con il nostro team per mettere insieme un calendario editoriale è un modo eccellente per generare idee. Interfacciandosi insieme, riusciremo a sviluppare associazioni e a generare idee che non avremmo mai immaginato stando da soli.
9. Catturare idee per progetti personali
Le mappe mentali sono efficaci non solo per progetti lavorativi, ma sono decisive anche per progetti personali. Un trasferimento in un’altra città, la pianificazione di un matrimonio, un nuovo lavoro, ogni sogno, ogni progetto può essere rappresentato con una mappa mentale.
Prendiamoci 15 minuti per pensare in modo mirato ai nostri buoni propositi e trascriviamo tutto ciò che ci balena in mente. Possiamo condividere il nostro schema con chi ci conosce bene, e farci aiutare nel definire il tutto.
Una volta completato, osserviamolo con attenzione, revisioniamolo, eliminiamo il superfluo o aggiungiamo qualche dettaglio. Utilizziamo la mappa mentale per elaborare un piano dettagliato del nostro “disegno”, comprese le scadenze.
Come utilizzare un software per la creazione di mappe mentali
Uno dei software più utilizzati è MindMeister, uno strumento che permette la creazione di mappe mentali online che consente di acquisire, sviluppare e condividere idee graficamente.
Il brainstorming con mappe mentali online è risultato ancora più efficace delle tradizionali sessioni di persona. In effetti, l’uso di mappe mentali online può aumentare l’output creativo di circa il 50%. Dopo aver raccolto le idee, bisogna revisionarne il contenuto. In che modo?
Rimuovere gli argomenti con idee inapplicabili;
Spostarli e posizionarli nel posto giusto per creare una struttura adeguata dello schema;
Aggiungere spiegazioni e dettagli alle idee sotto forma di note, collegamenti, immagini e file;
Conferire maggior enfasi agli argomenti scegliendo stili e icone appropriati.
Importante è avviare anche un’analisi di costi e benefici che ci aiuterà a decidere se è davvero una buona idea intraprendere il progetto pianificato. Per eseguire un’analisi costi benefici in una mappa mentale:
Aprire una mappa mentale vuota;
Creare un ramo per gli obiettivi del progetto;
Creare un ramo per le risorse stimate necessarie per eseguire il progetto;
Crea un terzo ramo per i benefici previsti.
Successivamente calcolare il valore attuale netto del progetto e usare il risultato per decidere se andare avanti o meno.
Inoltre possiamo riutilizzare questa mappa mentale come tabella di marcia del progetto semplificandola e condividendola con il team e le parti interessate. Una tabella di marcia è un ottimo strumento per rivedere rapidamente gli obiettivi e assicurarsi di essere ancora nei tempi previsti. Ovviamente, possiamo aggiornarla per tutta la durata del progetto se le nostre priorità cambiano o bisogna perfezionare le stime precedenti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/mappe-mentali.jpg545853Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-06-29 11:38:302020-07-01 22:02:58Come usare le mappe mentali per avviare nuovi progetti
Vuoi fare Carriera nel Digital Business?
+100.000 professionisti e 500 grandi aziende hanno incrementato i loro Affari grazie a Ninja.
Non aspettare, entra subito e gratis nella Ninja Tribe per avere Daily Brief, Free Masterclass e l’accesso alla community di professionisti.