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Smarketing: l’allineamento tra marketing e sales nell’era del remoto

  • Smarketing è un processo trasversale e di allineamento tra Sales e Marketing all’interno dell’organizzazione. Ha come base obiettivi comuni ed è focalizzato sulla crescita del fatturato e il miglioramento della customer experience
  • L’allineamento tra sales e marketing prevede l’utilizzo di strumenti condivisi e processi data-driven
  • Il distanziamento sociale sta trasformando il lavoro del commerciale. Aumentano i canali digitali e il supporto del marketing anche nelle fasi finali di acquisto

Silos, disallineamenti, scarsa comunicazione, competizione. Sono elementi che ancora oggi caratterizzano il rapporto tra marketing e sales in molte aziende. Soprattutto in quelle organizzazioni dove prevalgono le gerarchie ai processi e dove il raggiungimento dell’obiettivo è confinato al reparto anziché all’organizzazione.

Questo scenario, di sales e marketing ognuno per la propria strada, già da qualche anno ha dimostrato tutta la sua inefficienza, soprattutto quando parliamo di concetti come customer experience, omnichannel e consumatore consapevole. La necessità di una collaborazione tra le due aree, emerge in particolare oggi che il distanziamento sociale sta modificando radicalmente il contesto di vendita in ottica digitale.

Hubspot definisce l’allineamento tra Sales e Marketing come Smarketing. Nei prossimi paragrafi ci addentreremo su questo tema con le best practice, strategie e  strumenti che facilitano e supportano la collaborazione tra le due aree. Ci concentreremo infine sull’evoluzione digitale delle vendite nei contesti B2B.

Smarketing

Smarketing = Sales + Marketing

Lo Smarketing è un processo di allineamento tra il team sales e marketing intorno a obiettivi comuni all’interno dell’organizzazione, focalizzato sul la crescita del fatturato e il miglioramento della customer experience. Si integra bene con l’approccio inbound marketing, che accompagna in varie fasi un utente che non conosce l’azienda, a diventare lead qualificato e andare verso l’acquisto e il referral.

Lo smarketing è particolarmente efficace per quei prodotti e servizi complessi e con un percorso di acquisto lungo, soprattutto in ambito B2B. Secondo Hubspot l’allineamento tra Sales e Marketing genera un 208% in più sui ricavi dagli sforzi del marketing.

Un esempio di Smarketing

Facciamo un esempio di percorso di acquisto per capire meglio il processo.

Siamo un’azienda Saas, che vende un’applicazione per supportare il project management con approccio agile in ambito B2B. Ho bisogno di far conoscere la mia applicazione e acquisire nuovi contatti. Decido di adottare l’approccio inbound.

Il reparto marketing struttura un sito web con contenuti seo oriented e posiziona il brand sui motori di ricerca per determinate parole chiave come “software project management”.

Inserisce quindi sul sito web dei lead magnet, per esempio una guida per i KPI nel project management, che può essere scaricata lasciando nome, cognome, email. Nel momento in cui l’utente scarica la guida, diventa un lead e inizia un percorso di nurturing, ossia di nutrimento per farlo passare da un lead meno interessato a molto interessato. Il nutrimento può avvenire con contenuti educativi alternati a contenuti commerciali. Nel momento in cui l’utente è qualificato (secondo parametri decisi precedentemente), perché ha interagito con i nostri contenuti e visitato pagine commerciali, passa al commerciale, che allineato dal marketing adotterà una strategia e comunicazione personalizzata.

Il marketing non scompare, ma viene allineato dal commerciale e continua a seguire il lead, fornendo supporto anche durante le fasi di vendita e post-vendita. Marketing e Sales collaborano sugli stessi contatti con metriche condivise e ognuno informa l’altro regolarmente sull’andamento.

Se non ci fosse questo allineamento, l’esperienza utente ne risentirebbe, ma anche l’efficienza. Per esempio se il marketing passasse al commerciale semplicemente la lista dei contatti, quest’ultimo potrebbe non sapere che la persona che sta contattando è molto informata sulla piattaforma, perché ha usufruito di tutti i contenuti di approfondimento pubblicati sul sito. Il commerciale quindi inizierebbe a rispiegare tutto daccapo al lead in modo generico e magari omettendo dei punti sui quali quest’ultimo si era soffermato maggiormente, come la gestione della privacy nel software. D’altra parte il marketing senza allineamento, potrebbe non sapere se il suo lavoro sta funzionando, se il lead è interessato all’offerta, quali punti ha bisogno di approfondire, quali perplessità riscontra, se conosceva l’azienda, ecc.

Il processo dovrebbe quindi essere unico e l’acquisto, diventare un goal comune.

Come allineare Sales e Marketing

Un processo smarketing porta notevoli benefici e aumenta l’efficienza in azienda e il fatturato. Come strutturarlo?

1. Obiettivi chiari e definiti

Sembra banale, ma avere in azienda obiettivi ben delineati e tradotti per l’area Sales e Marketing è l’elemento fondamentale per andare tutti insieme nella stessa direzione.

2. Processi

Anche questo può sembrare scontato, ma in molte organizzazioni i silos ostacolano i processi, chiudendo le collaborazioni all’interno del singolo reparto. Strutturare processi, significa stabilire per ogni fase del customer journey, quali sono le attività di ogni reparto, i contenuti, le metriche di riferimento. I processi sono orizzontali all’organizzazione e non dovrebbero essere contrastati dalle gerarchie.

3. Comunicazione

Nei processi è bene stabilire allineamenti periodici tra le due aree, per discutere e condividere: progressi con dati alla mano;  vittorie ottenute; eventuali cambi di strategie o novità rispetto al prodotto e servizio. Sarebbe bene anche far partecipare il marketing a delle call o incontri con il potenziale cliente, in modo che possa capire il valore di ogni singolo lead generato e comprendere anche meglio qual è il lead di qualità di cui il commerciale ha bisogno. Dall’altra parte sarebbe utile che almeno un rappresentante del team sales partecipasse alle riunioni di marketing, in cui si discutono nuove strategie e contenuti da proporre. Un comportamento di collaborazione e allineamento porta marketing e sales a combattere la stessa battaglia.

4. Dati

I processi data-driven non lasciano spazio alle opinioni personali e aiutano le due aree a sentirsi responsabili nel raggiungimento dell’obiettivo. Le metriche di riferimento è fondamentale stabilirle all’inizio, quando si struttura il processo, e discutere sui dati durante i meeting di allineamento.

5. Strumenti Condivisi

Ci sono strumenti che supportano la condivisione delle informazioni tra le due aree e il monitoraggio dei lead. Parliamo di software come CRM e Marketing Automation, che permettono all’area Sales di capire quali campagne sono state fatte e quali contenuti inviati e usufruiti dal lead, e dall’altra parte il marketing può monitorare le opportunità in corso, le call avvenute, e intervenire se necessario anche nella fase di vendita e post-vendita in accordo con il commerciale.

6. Service Level Agreement

Il Service Level Agreement è un contratto interno tra sales e marketing, che stabilisce quali risultati le due parti concordano di fornire l’una all’altra.  Si deve basare su obiettivi concreti e numerici. Il documento, di cui Hubspot fornisce un template gratuito, include: una overview, obiettivi di entrambe le aree; le caratteristiche di un lead qualificato; il lead scoring; le responsabilità sales e marketing; quali canali verranno utilizzati; quante riunioni effettuate e come verranno dati i feedback e quali report sono previsti.

7. Ricompensa

Se gli obiettivi sono comuni, perché non prevedere una ricompensa sia per sales, che per marketing sulle vittorie ottenute?

L’evoluzione del Sales nell’era della pandemia

Il distanziamento sociale, la riduzione degli spostamenti e il lavoro da remoto, stanno cambiando radicalmente anche l’area Sales. Se negli anni passati, il modello principale rimaneva la visita in presenza, con il commerciale che girava il mondo con la sua valigetta e le strette di mano, oggi l’interazione digitale sta sostituendo quella in presenza. L’allineamento con il marketing e il processo smarketing anche nella parte più bassa del funnel non è quindi più un plus, ma una necessità.

Davvero interessante su questo tema, la survey di McKinsey lanciata lo scorso Aprile per indagare il cambio di comportamenti nei decision-maker B2B. Le interazioni online sono oggi importanti più del doppio rispetto alle interazioni tradizionali. Quasi il 90% delle vendite è passato a un modello di vendita di videoconferenza, telefono, web e, sebbene rimanga un po ‘di scetticismo, più della metà ritiene che ciò sia uguale o più efficace dei modelli di vendita utilizzati prima del COVID-19.

Il dato interessante è che molti di questi cambiamenti digitali diventeranno probabilmente permanenti.

smarketing _ survey McKinsey

Self-service e canali digitali

Un altro dato interessante è l’aumento dei canali self-service rispetto a quelli diretti nel B2B. Nel 2019 vengono preferiti per oltre il 60% in tutte le fasi del processo decisionale di acquisto: ricerca, valutazione, ordine e riordine. Tra i canali self-service oltre il sito web, le app del fornitore, le community online, i social media.

smarketing mckinsey

Sempre secondo una survey McKinsey, i fornitori che creano esperienze digitali notevoli, hanno più del doppio delle possibilità di essere scelti come fornitore primario rispetto a coloro che non lo fanno.

Ad esempio, il 33% dei buyer intervistati ha valutato l’opzione di live chat, durante la fase di ricerca, come uno dei tre requisiti principali per un fornitore best-in-class. La live chat è un’opzione che offre velocità, trasparenza e competenza, che sono gli elementi che i clienti apprezzano di più.

La vendita da remoto

Self-service e interazioni digitali, non si traducono in una scomparsa del commerciale, ma sicuramente fanno riflettere su una sua possibile trasformazione. Il commerciale con la pandemia, ha sostituito gli incontri vis-a-vis con strumenti di videoconferenza, telefono, chat.

survey mckinsey

Pensiamo in questo contesto quanto sia importante parlare di smarketing. L’allineamento tra sales e marketing è determinante in tutte le fasi di acquisto. Per realizzare una presentazione online efficace, inviare email automatizzate di reminder a una videoconferenza, organizzare webinar eventi live, creare occasioni di incontro e fornire esperienze digitali rilevanti, interattive e personalizzate. La collaborazione tra sales e marketing può ridurre la distanza sociale e accompagnare le persone all’acquisto recuperando quel tocco umano, che la presenza fisica del commerciale forniva al cliente.

strumenti di google per giornalisti

Tool di Google per i giornalisti, nasce una nuova suite

  • Da un paio d’anni, la Google News Initiative mette a disposizione dei giornalisti tool gratuiti, partnership e programmi pensati ad hoc per loro.
  • All’interno di questa “iniziativa di collaborazione con il mondo dell’informazione”, in queste ultime settimane è nata una nuova suite di strumenti gratuiti per l’analisi e l’interpretazione dei dati di Google Analytics.

 

Google, si sa, ha posato i propri occhi sulle redazioni giornalistiche già un paio d’anni fa. Da allora, attraverso la Google News Initiative, “iniziativa di collaborazione con il mondo dell’informazione”, continua a proporre ai giornalisti di tutto il mondo tool e occasioni sempre nuove per “crescere nell’era digitale”.

Principalmente, la Google News Initiative è pensata su tre binari. Il primo è quello dedicato ai prodotti, ovvero i tool di Google per i giornalisti. Il secondo è quello delle partnership, strette “con chi si occupa di informazione per affrontare le sfide di settore e di business”. Infine i programmi, “per favorire l’innovazione nel mondo dell’informazione”.

Tra questi ultimi, ad esempio, il Google News Lab, la Google News Initiative Innovation Challenge, il Google News Initiative Cloud Program e il Digital News Innovation Fund. Ma anche occasioni di formazione come la Google News Initiative Fellowship e il centro di formazione online, con più di 40 lezioni dedicate ai prodotti e ai tool di Google per i giornalisti. Ma quali sono gli ultimi rilasciati?

Tool Google per giornalisti

I nuovi data tool di Google per i giornalisti

Negli ultimi due anni, la Google News Initiative ha “lavorato con migliaia di organizzazioni giornalistiche per aiutarle a trasformare i dati in informazioni commerciali concrete. News Consumer Insights e Realtime Content Insights hanno aiutato le aziende editoriali a fidelizzare i lettori e ad aumentare la redditività”.

Nelle ultime settimane, questi due tool pensati da Google per i giornalisti sono stati rilasciati nella loro versione 2.0, e ad essi si è aggiunta anche la News Tagging Guide. È nata così una vera e propria nuova suite di strumenti gratuiti “che aiuteranno le redazioni giornalistiche a semplificare e comprendere meglio i dati, per migliorare la strategia digitale”.

Tool Google per giornalisti

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News Tagging Guide

La News Tagging Guide (NGT) è un tool gratuito che aiuta i giornalisti a sfruttare al massimo il potenziale di Google Analytics, individuando le metriche di engagement che contano per l’audience e la crescita dei ricavi. Semplifica l’implementazione tecnica di Google Analytics attraverso tag pronti per essere copiati e incollati all’interno del proprio sito web e amplifica le raccomandazioni e gli insight ottenuti attraverso gli altri due tool.

strumenti di google per giornalisti

News Consumer Insights 2.0

Il tool News Consumer Insights 2.0 (NCI) identifica le opportunità di ottimizzazione del reader funnel per aumentare la redditività e costruire relazioni più strette con i propri lettori. Dà accesso ad approfondimenti personalizzati e a raccomandazioni attuabili sulla base dei propri dati di Google Analytics.

Tool Google per giornalisti

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Realtime Content Insights 2.0

Nel giornalismo soprattutto digitale, il tempismo, si sa, è tutto. Identificare in tempo reale quali sono gli articoli e i video più visualizzati dai lettori e quali sono gli argomenti in tendenza a livello nazionale è allora essenziale per riuscire a intercettare “in diretta” l’intesse della propria audience. Il tool Realtime Content Insights 2.0 (RCI), pensato per tutte le redazioni che utilizzano Google Analytics, risponde a queste esigenze. E la sua data visualization è semplice, adatta anche a chi coi dati non ha sempre un buon rapporto.

E voi avete già iniziato a utilizzare i tool di Google per i giornalisti? Cosa ne pensate?

fiducia sul luogo di lavoro

Perché un ambiente di lavoro basato sulla fiducia migliora il processo decisionale

  • La fiducia è una necessità e non una “soft skill” secondaria.
  • Il 55% dei CEO ritiene che la mancanza di fiducia sia una minaccia per la crescita della propria organizzazione.

 

Numerose ricerche hanno evidenziato che un solido e proficuo rapporto di fiducia tra direzione e impiegati è fondamentale per creare un ambiente di lavoro performante. Un luogo di lavoro a bassa fiducia può creare un ambiente altamente stressante e poco attrattivo per i lavoratori. Chi si trova in posizioni alte in gerarchia deve, infatti, prediligere comportamenti volti a favorire l’instaurarsi di un clima di fiducia, virtuoso, che si auto-alimenti e si rafforzi con il tempo.

Il tema della fiducia nei luoghi di lavoro è diventato uno degli argomenti più popolari dall’inizio dell’attuale pandemia Covid-19. Secondo il “Trust Barometer” di Edelman, la più importante indagine globale sul tema della fiducia realizzata dall’agenzia di comunicazione Edelman in 28 paesi su di un campione di 34.000 persone, una persona su tre non si fida del suo datore di lavoro. 

In Italia l’indice generale di fiducia è aumentato di 3 punti percentuali rispetto al 2019, l’Italia è seconda in Europa dopo l’Olanda. Il 61% degli italiani, tuttavia, crede che il capitalismo di oggi sia un fattore negativo su scala globale e l’87% teme di perdere il posto di lavoro. La ricerca, ha inoltre evidenziato che la fiducia diminuisce partendo dalle posizioni aziendali più alte a quelle più basse.

In altre parole, i dipendenti si fidano di più dei loro colleghi che degli amministratori delegati e dei dirigenti superiori in grado. Diventa quindi fondamentale costruire la fiducia nelle posizioni apicali e di leadership all’interno dell’azienda.

fiducia a lavoro

Perché oggi è fondamentale creare fiducia sul posto di lavoro

I dipendenti che lavorano in un luogo di lavoro contraddistinto da bassa fiducia non comunicano tra di loro, mantengono comportamenti sleali e si mostrano poco propositivi in relazione alle attività lavorative quotidiane. In un ambiente così ostile è difficile lavorare e ottenere performance ad elevata redditività.

I dipendenti delle organizzazione con bassa fiducia non esprimono al meglio le loro capacità, non mostrano i loro talenti, non danno sfogo alla loro creatività e sono meno propositivi.

L’azienda perde quindi produttività, innovazione e di conseguenza non riesce ad ottenere i corretti vantaggi competitivi che le consentono di contrastare la concorrenza.

fiducia

La fiducia migliora il lavoro di squadra e la collaborazione

La fiducia nei luoghi di lavoro ha un grande impatto sul modo in cui i dipendenti collaborano e lavorano insieme sugli stessi progetti.

In questo periodo di pandemia la maggior parte dei dipendenti continua a lavorare da casa e, non essendo fisicamente presenti in azienda, non sono sottoposti al controllo diretto/fisico del datore di lavoro, non hanno uno scambio “reale” con il loro gruppo di lavoro. Proprio durante questo periodo di “delocalizzazione” i datori di lavoro hanno iniziato a comprendere quanto sia importante creare un ambiente di lavoro basato sulla fiducia.

Il primo passo verso la creazione di luoghi di lavoro affidabili e collaborativi è quello di promuovere una comunicazione aperta e onesta. Una scarsa comunicazione genera inevitabilmente una scarsa collaborazione.

Nella maggior parte dei casi, la scarsa comunicazione dei dipendenti è il motivo primario che comporta una scarsa collaborazione. Secondo una ricerca di Accenture il 55% dei CEO ritiene che la mancanza di fiducia sia una minaccia per la crescita della propria organizzazione.

La fiducia e la condivisione contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi aziendali

Quando i dipendenti si fidano dei loro datori di lavoro, sono molto più propensi a collaborare per raggiungere gli obiettivi aziendali prefissati.

Non arrivare a questo elevato standard organizzativo, soprattutto quando ci si trova in un contesto di delocalizzazione, comporta una perdita di produttività e crea un ambiente di incertezza. Incertezza che è, in questo momento storico, alimentata ulteriormente dalla pandemia attualmente in corso.

Ecco perché le aziende devono fin da subito comunicare ai dipendenti, in modo chiaro, i valori, la missione, la vision aziendali e anche le decisioni prese in momenti di crisi economica.

fiducia sul luogo di lavoro 2

La fiducia migliora l’efficienza, l’impegno e la produttività

Secondo la sopra citata ricerca, il disengagement costa alle società statunitensi circa 450/550 miliardi di dollari l’anno ed è strettamente correlato con il concetto di fiducia sul posto di lavoro.

In effetti, il 96% dei dipendenti engaged si fida della gestione aziendale, mentre solo il 46% dei disengaged ha fiducia nella gestione da parte della proprietà. La ricerca dimostra, inoltre, che i luoghi di lavoro altamente affidabili godono di :

  • Una maggiore produttività dei dipendenti (superiore del 50%);
  • Più energia e determinazione sul lavoro (106% in più);
  • Meno giorni di malattia (13% in meno).

Le aziende con alti livelli di fiducia superano del 186% le aziende con bassi livelli di fiducia.

La fiducia migliora il processo decisionale

Altro punto a favore della creazione di un ambiente di lavoro basato sulla fiducia è il miglioramento del processo decisionale: se i dipendenti si fidano dei loro superiori e i manager si fidano del team si crea una sinergia forte, una maggiore condivisione e quindi un clima di fiducia.

LEGGI ANCHE: Mai come adesso c’è bisogno di persone in grado di cambiare

leadership fiducia

La fiducia riduce lo stress e il burnout sul posto di lavoro

Sempre secondo la ricerca di Edelman un clima di fiducia riduce notevolmente lo stress (meno 74%) e il burnout (meno 40%). Lo stress e il burnout sono due variabili da limitare nelle organizzazioni, poiché  impattano negativamente sulla motivazione e sulla produttività dei dipendenti. Per farlo, le organizzazioni devono creare un clima di lavoro collaborativo, trasparente, basato sulla comunicazione, ossia sulla fiducia.

È importante, quindi, che i dipendenti si sentano liberi di parlare di questioni lavorative, delle loro preoccupazioni e delle loro esigenze, senza che si sentano limitati in questa libertà.

La fiducia aumenta la lealtà e la fidelizzazione dei dipendenti

Un ambiente di lavoro che lascia spazio al burnout dei dipendenti è spesso seguito da un forte turnover degli stessi. I lavoratori che si trovano in queste situazioni hanno una probabilità 2,5 volte maggiore di lasciare il posto di lavoro.

La ricerca ha inoltre evidenziato che il 67% dei lavoratori statunitensi si sente frequentemente colpito da burnout, ciò comporta un aumento della probabilità (63%) che il lavoratore stesso acceda alla malattia, aumentando di fatto l’assenteismo.

listicle seo

La fiducia supera la resistenza al cambiamento

Durante la pandemia da Covid-19 molti datori di lavoro hanno dovuto cambiare radicalmente e velocemente il modello organizzativo e la gestione delle risorse umane, accelerando il processo di trasformazione digitale. Si tratta di un cambio culturale interno alle aziende, che passa attraverso un cambio tecnologico. Spesso le persone sono resistenti al cambiamento e attuano comportamenti volti a rallentare il processo, piuttosto che accelerarlo.

Mai come in questo momento storico difficile, la fiducia diventa l’ingrediente in più per agevolare questa evoluzione. Il consenso e la comunicazione interna delle aziende attivano un processo di trasparenza, che consente alle persone di adattarsi con velocità e nel modo migliore al cambiamento. Tuttavia, sempre secondo la ricerca, solo il 38% dei dipendenti, coinvolti nel processo di trasformazione digitale sul posto di lavoro, afferma di essere stato correttamente informato dal suo datore di lavoro.

LEGGI ANCHE: Coronavirus e Digital Transformation: spinte evolutive per la direzione HR

La fiducia migliora l’innovazione e la creatività

Quando le persone si sentono libere di comunicare, libere di esprimere il proprio pensiero e, soprattutto, quando si fidano dei propri datori di lavoro, sono anche più innovative. La ricerca in questione evidenzia, infatti, che i dipendenti in ambienti dove si è creato un clima fiduciario forte, aumentano del 23% la loro capacità di produrre nuove idee e creare nuove soluzioni. Un vantaggio competitivo elevato per le aziende.

Promuovere una cultura aziendale basata sulla fiducia incoraggia la collaborazione e contribuisce alla creazione di un ambiente di lavoro creativo.

I dipendenti che non percepiscono la fiducia tendono a non essere proattivi, a non prendere iniziative, a non produrre e condividere nuove idee, creando così un ambiente di lavoro che non innova. Se coltivata con cura, mettendo ogni singolo dipendente nella condizione di poter contare su chi gli sta accanto e su chi coordina il team di lavoro, diventa uno dei più importanti e proficui vantaggi competitivi aziendali.

listicle seo

Come scrivere un Listicle e creare una lista perfetta secondo tecniche SEO

Quanti tutorial e quanti consigli su come – fare –  cosa. Sono semplici, intuitivi e facili da creare. Sì, ma come si ottimizzano le liste in ottica SEO?  Come si crea un Listicle? E soprattutto come si fa a non annoiare il pubblico con questo tipo di contenuti?

Ogni anno vengono pubblicate migliaia di liste, la maggior parte delle quali non sono esattamente di alta qualità.

Le persone ormai vedono le liste e pensano subito al “clickbait”. In realtà si tratta di un formato molto flessibile e semplice da scrivere. Partendo da una scaletta chiara basterà creare cinque sottotitoli e una foto, un video o una GIF per ogni voce.

D’altra parte, i Listicle possono anche essere usati come un quadro di riferimento per rendere più facile la comprensione di un argomento complicato.

E infine, è possibile creare un Listicle su qualsiasi argomento, magari anche più articoli sullo stesso tema guardato da angolazioni diverse.

listicle seo

I pregi di un Listicle

Le liste (e i listicle) sono ottimi da leggere perché:

  • Il titolo ti dice cosa aspettarti
  • Sono facili da scorrere per ottenere informazioni importanti
  • Si sa sempre quanto resta ancora da leggere
  • Si può sempre interrompere la lettura e ricordarsi facilmente da dove ripartire
  • Possono scomporre argomenti complessi in più pezzi digeribili facilmente

Infine nei Listicle c’è anche un aspetto psicologico da non dimenticare: avere una lista di controllo o una lista di compiti da considerare porta con sè un senso intrinseco di progresso e di realizzazione, che incoraggia a terminare la lettura.

Dal punto di vista della scrittura, poi, i Listicle

  • Sono facili da pianificare e scrivere
  • Le liste sono ottime per individuare parole chiave fondamentali
  • Si possono creare Listicle più lunghi e più brevi per comprendere tutta la long tail di keyword in ottica SEO
  • Gli aggiornamenti di questi articoli sono più facili da fare
  • I testi sono più facili da pianificare e scrivere rispetto agli articoli tradizionali perché non devono preoccuparsi dell’ordine dei loro punti

Per completare i consigli, ecco due indicazioni pratiche e infallibili che riguardano l’ottimizzazione per i motori di ricerca.

LEGGI ANCHE: Come fare SEO su Amazon (e ottimizzare le schede prodotto)

listicle seo

1. Titoli in H1

Qualsiasi post o articolo sul “come fare” ha sempre un titolo che riassume e semplifica il contenuto del paragrafo successivo. Un po’ come abbiamo fatto qui: saprai perfettamente quello di cui stiamo parlando. I titoli rappresentano una sorta di elenco e questo semplifica molto la lettura.

Quando si è di fronte a un elenco però non sempre è facile ottimizzare alla grande. Ecco perché è importante utilizzare un tag H1 per il titolo del post e tag H2 per ogni passaggio: l’industria SEO discute su quale sia la scelta migliore,  in realtà. Alcuni ne sottolineano l’importanza, altri la negano.

Una cosa è certa: importantissimo è usare sempre un approccio gerarchico. Aiuta sia i lettori che i motori di ricerca a scansionare il contenuto, il che è particolarmente utile specialmente per gli articoli long form.

Così, il contenuto ad elenco pubblicato su Google sarà pertinente e avrà una buona visibilità. Per esempio:

2. Elenco HTML

Per aiutare gli utenti a cercare e favorire la SEO, è importante aiutare il crawler di Google a identificare le aree principali dell’elenco. Per esempio, qualche consiglio a caso:

  • Usa sempre un’intestazione H1 per il titolo del post
  • Utilizza un’intestazione H2 per il titolo dell’elenco
  • Includi parole chiave correlate al titolo del tuo post.
  • Aggiungi alcune righe per descrivere l’elenco sotto il titolo H2
  • Includi le voci dell’elenco utilizzando l’elemento elenco HTML ( UL ).
  • Formatta le singole voci dell’elenco con un tag H3

Ecco lo snippet di Google per una ricerca di corsi di marketing digitale: il post contiene un elenco di corsi di marketing digitale.

In realtà, sul backend il post viene formattato così:

Come si può notare, il titolo dell’elenco è formattato come tag H2 e gli elementi dell’elenco sono racchiusi in <ul> <li> ; i titoli delle singole voci dell’elenco invece sono tag H3. Con questo metodo il crawler riesce a identificare gli elementi dell’elenco sebbene vi siano altri titoli nei tuoi contenuti. Riunendo le voci dell’elenco in un elemento <UL>, semplifica la scansione (e la lettura).

Per riassumere, se il tuo articolo include solo passaggi o elenca elementi, è opportuno optare per il primo suggerimento. Ma, se il post di istruzioni ha altre sezioni, è consigliabile invece utilizzare questa seconda opzione.

just eat arancione

Just Eat cambia icona e diventa arancione

Nuovo look per Just Eat, l’app per ordinare online pranzo e cena a domicilio in Italia, a seguito del merge ufficiale con Takeaway.com, che apre una nuova era nel percorso di crescita e di sviluppo dell’azienda in Italia e nel mondo, dando vita al gruppo Just Eat Takeaway.com, leader globale del mercato dell’online food delivery, nonché primo player assoluto al di fuori della Cina.

Con questa operazione, Just Eat evolve e rinnova l’immagine di brand, per raccontare in modo ancora più chiaro e immediato la filosofia e la missione dell’azienda.

Il nuovo look di Just Eat

Una prima fase ha infatti visto la transizione verso il nuovo logo, in cui è stata inserita l’icona distintiva del gruppo, una casetta contenente forchetta e coltello, sul precedente colore predominante, il rosso. Oggi anche i colori cambiano in favore dell’arancione, cambiamento che comprenderà anche il rinnovo dell’icona dell’app.

just eat

“Si tratta di un colore altamente visibile” spiega Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia “ed è associato a ricerche che dimostrano come le persone associno l’arancione all’amicizia e all’allegria, il che lo rende perfetto per il nostro brand perché rappresenta la gioia che vogliamo consegnare ogni giorno. Il cibo è una vera e propria emozione, ancor più in Italia, che le persone possono vivere a seconda delle diverse situazioni e mood che si vivono ogni giorno e che si incrociano con la varietà che mettiamo a disposizione, dai ristoranti preferiti alla possibilità di gustare sapori per ogni momento, occasione e food mood”.

Il refresh del logo e dei colori si pone come un passo importante nell’evoluzione del brand e di tutti i partner coinvolti, questo perché consentirà miglior visibilità, riconoscibilità.

justeat

L’evoluzione del gruppo in Italia

In Italia proseguirà lo sviluppo del mercato con l’obiettivo di rendere il servizio disponibile sempre a più persone, non solo nelle grandi città, ma anche nei centri più piccoli e supportando i ristoranti grazie al digitale, all’uso dei dati e alla personalizzazione di offerte e attività, sempre con l’obiettivo di contribuire al loro successo in termini di clienti e volumi.

Una nuova fase, che prenderà avvio a partire da settembre, prevederà poi anche una futura migrazione e aggiornamento dell’app in un’unica piattaforma globale caratterizzata proprio dalla nuova icona arancione, nuovi asset per ristoranti e rider e una nuova campagna che racconterà la nuova brand identity.

Oggi la company ha superato i 15.500 ristoranti partner sull’app e una presenza sul territorio in oltre 1.200 comuni, raggiungendo circa il 66% della popolazione e oltre 2 milioni di clienti.

tik tok gamified branded content

TikTok lancia Gamified Branded Effect: ecco come funziona

Oggi più che mai i brand sono alla continua ricerca di nuove modalità per entrare in relazione con un pubblico che passa sempre più tempo in casa. E cresce tra gli inserzionisti l’interesse per la gamification come strumento divertente per coinvolgere in maniera positiva la community. Anche e soprattutto su TikTok.

testate giornalistiche tiktok

Il nuovo Gamified Branded Effect

Con il lancio del nuovo Gamified Branded Effect, nasce l’opportunità di integrare i messaggi di brand in effetti di gamification in grado di aiutare gli utenti a creare in modo ancora più interattivo e divertente, in linea con la creatività delle loro espressioni su tutta la piattaforma.

Questo nuovo effetto offre ai brand un’opportunità nuova per valorizzare il crescente interesse verso il gaming su TikTok, cresciuto di oltre il 200% sulla piattaforma nel corso dell’ultimo anno. Dunque, un modo semplice per creare esperienze TikTok più coinvolgenti.

Gamified Branded Effect è molto simile alla “Lens Web Builder” di Snapchat, che consente ai marchi di creare campagne AR Lens, sulla base di alcuni modelli.

La differenza principale è che Lens Web Builder offre centinaia di oggetti 3D, animazioni ed effetti, con molta più varietà, riducendo la potenziale replica.

Ma gli effetti gamificati di TikTok potrebbero avere un potenziale significativo, soprattutto per i marchi che cercano di raggiungere il pubblico più giovane attraverso l’app.

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TikTok gamified branded effect

Gli highlight

Gamified Branded Effect è il prodotto più recente di TikTok For Business, e invita gli utenti a fare un passo in avanti nelle loro strategie sulla piattaforma grazie a un’esperienza video interattiva e divertente.

Gli utenti possono utilizzare le espressioni del volto, le pose del corpo, o altri movimenti per controllare gli elementi brandizzati e interagire con essi, con un’esperienza sound-on.

Sono disponibili oltre 20 tipi di formati di gamification tra i quali scegliere per personalizzare le proprie campagne, come ad esempio:

  • Far muovere in aria una palla muovendo le sopracciglia
  • Fare una gara di pose con un ritmo accattivante
  • Utilizzare i movimenti della testa per controllare un sottomarino
stories instagram test

Instagram Advertising: tutto quello che devi sapere per creare la tua prima campagna

  • 1,08 miliardi di persone in tutto il mondo utilizza ogni mese Instagram, che ha registrato una crescita impressionante nei mesi di lockdown.
  • Sapere come fare Instagram Advertising e come creare una campagna da zero è fondamentale per qualsiasi azienda, che si tratti di grandi brand o di piccole e medie imprese.

 

Secondo il report aggiornato a luglio 2020 e pubblicato recentemente da We Are Social, effettuato in collaborazione con Hootsuite, oltre la metà della popolazione totale del mondo utilizza i social media – ovvero 3,96 miliardi di persone.

Di questi quasi 4 miliardi di persone, 1,08 miliardi utilizza ogni mese Instagram, una piattaforma che ha registrato una crescita impressionante nelle ultime settimane, grazie anche al lockdown forzato a causa della pandemia di Covid19.

Che cosa vuol dire?

Che il numero di persone che i brand possono raggiungere attraverso la pubblicità su Instagram è davvero impressionante, ed è aumentata di un 11% rispetto al primo trimestre del 2020.

Per questo sapere come creare da zero una campagna su Instagram è fondamentale per qualsiasi azienda, che si tratti di grandi brand o di piccole e medie imprese. 

Grazie a questa semplice guida, vediamo insieme passo dopo passo come sponsorizzare un contenuto su Instagram.

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Instagram Advertising step by step

1. Iniziamo aprendo Facebook AD Manager

Eh sì, proprio AD Manager: dal momento che Instagram è di proprietà di Facebook, possiamo impostare la nostra campagna direttamente nella pagina di gestione degli annunci di Facebook senza dover creare un nuovo account.

Nella home page del tool, clicca sul bottone “Crea annuncio” nell’angolo in alto a destra (nella vecchia interfaccia) e la prima cosa che Facebook ti chiederà è di definire il tuo obiettivo di marketing.

Vuoi aumentare le conversioni sul tuo sito web? Allora sceglierai l’opzione corrispondente, che ti consente di monitorare le conversioni attraverso l’interfaccia pubblicitaria di Facebook utilizzando un pixel JavaScript.

Se il tuo obiettivo invece è aumentare la Brand Awareness, puoi selezionare l’opzione “Visualizzazioni video” se il contenuto che vuoi promuovere è appunto un annuncio video. 

O ancora, se vuoi solo incrementare il traffico verso il tuo sito web (o per qualsiasi campagna pubblicitaria con monitoraggio delle conversioni di terze parti) puoi selezionare “Invia utenti al tuo sito Web”.

Noi per andare avanti abbiamo selezionato “Aumenta le conversioni sul tuo sito Web”, cosí possiamo accedere agli strumenti di monitoraggio delle conversioni di Facebook. Dopo aver selezionato il tuo obiettivo, inserisci il nome della tua campagna e fai clic su “Continua” per definire il target.

2. Quali sono le opzioni di targeting disponibili?

Per prima cosa, bisogna sapere che tutte le opzioni di targeting disponibili per le campagne Facebook sono disponibili anche per Instagram, visto che tutti i dati degli account vengono condivisi tra le due piattaforme.

I dati fondamentali sul target da inserire sono il Paese e la lingua, il genere e una fascia di età specifici. Per la nostra campagna di esempio, abbiamo selezionato uomini e donne, dai 25 ai 60 anni, che vivono negli USA:

Dopo di che, è consigliato affinare il pubblico obiettivo in modo da rivolgersi agli utenti che hanno maggiori probabilità di essere effettivamente interessati alla nostra comunicazione. Per la nostra campagna di esempio, pubblicheremo una promo per un’app di workout e nutrizione.

Nel nostro caso quindi il target è composto da persone interessate alla propria forma fisica, all’alimentazione e alla salute in generale. Utilizzando il targeting per interesse di Facebook, possiamo restringere il nostro targeting per parlare a persone a cui piacciono le pagine e i gruppi relativi al fitness.

Ciò restringe il nostro target da 125 milioni di persone a 64 milioni di utenti: potremmo filtrare ulteriormente il nostro pubblico aggiungendo altri criteri di selezione più specifici, ma è consigliato non restringere il potenziale a meno di 100.000 persone, per evitare di pregiudicare i risultati della campagna.

Se hai già a disposizione un excel completo con dei dati di remarketing sul tuo target (ad esempio una lista di visitatori del tuo sito Web o persone che hanno già acquistato i tuoi prodotti in precedenza) puoi utilizzare la funzione “Pubblico personalizzato” in Facebook Ads Manager per rivolgerti direttamente a questi utenti.

Ricorda però che il pubblico personalizzato funziona meglio quando supera le 5.000 persone: con una la scala ridotta e un’alta frequenza di una campagna Instagram può succedere che il target della tua campagna si stanchi di vedere sempre lo stesso annuncio in feed.

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3. Attenzione alla Reach e alla Frequency per il tuo Instagram Advertising

Proprio per questo, è fondamentale prestare molta attenzione alla portata della tua campagna (il numero di persone che hanno visto i tuoi annunci) e alla frequenza (il numero medio di volte in cui ciascuno dei tuoi annunci è stato mostrato a ciascuna persona).

Può capitare che, se la frequenza media raggiunga un livello che va da 3 a 5, avvenga un calo del coinvolgimento. Se questo accade, è consigliabile cambiare la creatività per coinvolgere nuovamente il tuo pubblico con nuovi contenuti.

4. Impostiamo budget totale e durata della campagna

Il costo degli annunci su Instagram, come accade per quelli su Facebook, dipende dall’opzione di offerta scelta. Puoi scegliere tra costo per clic (CPC), costo per mille impressioni (CPM), costo per azione (CPA) o costo per like, oppure selezionare le offerte automatiche.

Il budget viene impostato giornalmente o per tutta la durata della campagna. Con il budget giornaliero decidi di dedicare il massimo a una giornata e una volta raggiunto il limite, Facebook non erogherà più annunci per il resto della giornata.

Per Instagram, i budget minimi sono calcolati come importo giornaliero e si applicano indipendentemente dall’opzione di budget che hai scelto.

Puoi anche scegliere in quali giorni della settimana e in quale momento della giornata mostrare il tuo annuncio, in base agli insight che già possiedi sull’attività online del tuo pubblico obiettivo.

4. Scegliamo Instagram tra i posizionamenti di campagna

Ovviamente nel nostro caso vogliamo pubblicare il nostro Advertising su Instagram, quindi selezioniamo la piattaforma tra i posizionamenti, togliendo tutti gli altri presenti nella lista.

Possiamo anche selezionare i dispositivi mobile specifici su cui si desideriamo targetizzare la nostra campagna, scelta utile se per esempio dobbiamo promuovere un’applicazione specifica per Android o iOS.

Piccolo trucchetto: se vuoi promuovere un prodotto di fascia alta e quindi raggiungere persone che (in teoria) hanno un reddito alto e hanno acquistato recentemente nuovi prodotti, puoi scegliere come target gli utenti che possiedono gli ultimi smartphone di fascia alta.

5. È il momento di sviluppare la creatività per il tuo Instagram Advertising

Seleziona una tra le seguenti opzioni (per la nostra campagna di esempio, abbiamo scelto una singola immagine):

Se hai una creatività personalizzata per il tuo brand che vuoi utilizzare puoi caricarla nell’Ad Manager di Facebook, in caso contrario puoi scegliere tra diverse migliaia di immagini nella libreria di foto d’archivio di Facebook.

Noi per esempio abbiamo selezionato un’immagine relativa al fitness e all’alimentazione dalla libreria di archivi fotografici.

Ricorda che la creatività che scegli per il tuo annuncio è il fattore più importante nel determinare se la tua campagna avrà successo o meno. Consigliamo di selezionare almeno 5 creatività diverse tra loro per la stessa campagna, in modo da poter effettuare un A/B test sulle diverse immagini e scoprire quale funziona meglio.

Per ultimo, collega il tuo account Instagram all’annuncio, oppure collegalo solo alla pagina Facebook della tua attività: il contenuto verrà comunque mostrato nel feed di Instagram.

Ricordati di aggiungere un bottone di Call To Action al tuo annuncio. La CTA è fondamentale per raggiungere l’obiettivo della tua campagna, quindi assicurati di scegliere quella più rilevante con rispetto alla tua offerta e al tuo target. Visto che la nostra campagna di esempio è per promuovere un’app mobile, selezioniamo “Download” come call to action.

Prima di concludere e pubblicare l’annuncio, Facebook ti mostra un’anteprima di come apparirà su Instagram.

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Cosa fare una volta che l’annuncio è online?

Può succedere che la tua campagna sia impostata in maniera impeccabile e abbia successo fin dal primo giorno, ma questo accade molto raramente. Proprio per questo monitorare quotidianamente il tuo Instagram Advertising è fondamentale per garantire il raggiungimento degli obiettivi.

Analizzare le performance del tuo annuncio ti aiuta a capire dove hai sbagliato o al contrario quali sono gli aspetti che funzionano, in modo da poter ottimizzare la campagna.

Blocco dello scrittore: 30 idee per superare la paura del foglio bianco

  • Che cos’è il blocco dello scrittore? Il terrore di non riuscire a essere all’altezza delle proprie aspettative.
  • Una guida in 30 punti per superare il momento d’incertezza e tornare a scrivere con più entusiasmo di prima.

 

La paura del foglio bianco è quella sensazione di smarrimento provata di fronte alla pagina vuota. Non è soltanto una questione d’ispirazione, ma di aspettative che abbiamo verso noi stessi e le nostre parole. Vogliamo scrivere un’introduzione a effetto, che colpisca subito il lettore, ma non riusciamo a carburare. Non ci vengono in mente nuove idee, ci sentiamo frustrati perché non abbiamo nulla da raccontare. Ogni passo è un brancolare nel vuoto, e non riusciamo a vedere la luce. Come si supera il blocco dello scrittore?

Che cos’è il blocco dello scrittore

Scrivere è sperimentare con le parole, dare forma ai pensieri, concretizzare e rendere reale ciò che si muove dentro di noi. Non è solo estro creativo, ma è soprattutto metodo e disciplina.

La scrittura è un processo mentale stimolante che richiede tempo, allenamento e ha a che fare con l’emotività, l’incertezza e anche la vulnerabilità. Gli scrittori lottano con queste emozioni e spesso ne vengono sopraffatti.

blocco dello scrittore

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Blocco dello scrittore: le cause

Può essere colpa della paura di mettersi in gioco, di mostrare le proprie idee e per essere giudicati e criticati. La paura di essere respinto impedisce a chi vorrebbe scrivere di farlo, bloccandolo per sempre.

Può trattarsi di perfezionismo, voler fare del proprio meglio e non accontentarsi mai del risultato perché si vuole avere tutto perfetto già alla prima stesura. Molte persone usano il perfezionismo come meccanismo di protezione, per tutelarsi da aspre critiche o fallimenti.

Spesso il problema è invece l’eccessiva autocritica che abbiamo nei nostri confronti. Siamo i nostri peggiori critici. Molti scrittori confrontano il proprio lavoro con quello di altri di maggior successo o addirittura con il proprio lavoro precedente, provocando una vera e propria paralisi d’idee.

L’importante è capire le emozioni che ci attraversano per andare avanti e riprendere a scrivere di nuovo, che sia sul nostro blog, un articolo o un libro. Come si supera il blocco dello scrittore? Possiamo provare con questi 30 consigli.

Come superare il blocco dello scrittore

1. Scrivere ogni giorno

La scrittura è disciplina, bisogna scrivere tutti i giorni, esercitarsi. Questo è un consiglio suggerito dalla maggior parte degli scrittori che si impongono una routine quotidiana e ferrea di scrittura. Quando la scrittura diventa un lavoro sarà più difficile bloccarsi.

2. Fare esercizio fisico

E a proposito di allenamento, uno dei modi migliori per superare il blocco dello scrittore è dedicarsi all’esercizio fisico. È stato dimostrato che riduce lo stress, aumenta la produttività e migliora la memoria.

Un regolare esercizio fisico può incrementare la creatività e la risoluzione di problemi, aiutando ad affrontare meglio il processo di scrittura.

3. Fissare un obiettivo

Gli obiettivi sono fondamentali per pianificare una strategia. Un concetto valido non solo in ambito lavorativo, ma nella vita in generale. Se vogliamo superare il blocco dello scrittore dobbiamo porci un traguardo da raggiungere a fine giornata. Scrivere di un certo argomento, o un numero preciso di pagine, o scrivere per un’ora, o due. Stephen King, per esempio, scrive ininterrottamente quattro ore ogni mattina, tutti i giorni. Il primo passo per superare un ostacolo e allenarsi, prendere la rincorsa e saltare.

4. Creare un piano editoriale

Se il lavoro da fare è tanto e solo a pensare a tutto quello che dovete scrivere vi paralizzate, agite d’astuzia, create un piano editoriale dei vostri articoli, o dei capitoli da fare. In questo modo avrete davanti il lavoro che vi aspetta e potrete organizzare il tutto in anticipo.

5. Usare formati diversi

Siete soliti creare interviste per i vostri contenuti? Cambiate formato, provate a raccontare attraverso una storia. Vi piace scrivere solo in prima persona? Provate a spostare il narratore in terza persona. Cambiare formato potrebbe segnare una svolta alla lotta tormentata con il blocco dello scrittore. Fate un tentativo.

6. Partire da un solo argomento centrale

Siamo completamente a corto di idee? Cominciamo dal principio, focalizziamoci su una singola parola, un solo argomento, facciamo ricerca e creiamo associazioni di concetti. Tutto ci apparirà più chiaro e i contenuti si scriveranno da soli.

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7. Ricercare le keyword

Partendo da un’analisi delle parole chiave del nostro ambito, riusciremo a capire cosa e come vogliamo scrivere. Una semplice keyword può aprire tutte le porte del nostro mondo narrativo.

8. Creare un documento con argomenti interessanti

Quando siamo bloccati, non c’è niente di meglio che consultare delle liste di argomenti stimolanti. Cerchiamo di creare un documento con contenuti che ci piacciono e di cui vorremmo parlare e aggiorniamolo di volta in volta. Appena il blocco dello scrittore perviene, attingiamo alla nostra fonte creativa.

9. Affidati a Google Alerts

Google Alerts è un servizio gratuito che, attraverso una mail, ci notifica tutto ciò che riguarda gli argomenti da noi prescelti. Se vogliamo ricevere più notizie possibili su un determinato ambito, basta attivare un avviso su una o più parole, e ne riceveremo le notizie più importanti.

10. Cambiare orari

Se siamo soliti scrivere al mattino ma abbiamo un blocco da parecchio tempo? Allora cambiamo orario. Ascoltiamo il nostro corpo, magari ci sentiamo più tranquilli la sera, proviamo a scrivere dopo cena. Di solito scriviamo nel pomeriggio? Magari di prima mattina, mentre tutti dormono, potremmo provare a scrivere quell’articolo che non riusciamo a preparare da giorni. Sperimentiamo.

11. Sconvolgere la propria routine

Seguire una routine quotidiana è molto utile, ci permette di essere organizzati e produttivi. Ma se c’è qualcosa che blocca il flusso delle nostre idee, vuol dire che dobbiamo, in primis, capire cosa ci frena, e provare a cambiare la nostra routine. A volte si ha bisogno di una piccola rivoluzione.

12. Cambiare location

Scriviamo sul nostro blog in cucina ma qualunque cosa sembra infastidirci? Dal fruscio del ventilatore, al colore giallo paglierino delle pareti, la cucina sembra essere diventata un luogo di tortura. Cambiamo location, proviamo a ricavare uno posticino per uno studio, o usciamo e scriviamo all’aperto, o magari in uno spazio coworking.

13. Trovare un posto tranquillo

Se invece quello che ci inquieta è il continuo brusio dei colleghi o i rumori in casa, creiamo il nostro angolo personale, lontano da decibel indiscreti.

14. Svolgere esercizi di free writing

Un modo per liberare la mente e non sentirsi schiacciati dal proprio revisore interiore, è quello di fare esercizi di free writing, ossia scrittura libera. Si comincia a scrivere in modo fluido, senza dar troppo peso alla sintassi e alle regole grammaticali, ma bisogna lasciar vagare il pensiero.

L’idea è di lasciare libera l’immaginazione. Impostare un timer per 5 minuti e scrivere senza sosta, senza sollevare la penna dalla carta o le dita dalla tastiera. In questo modo non verremo oppressi dall’ansia che tutto sia perfetto.

15. Creare elenchi

Un altro esercizio di libera espressione è quello di fare elenchi, non liste inerenti il lavoro, ma di ogni genere. La lista della spesa, un elenco dei libri letti fino ad ora, la wishlist per il proprio compleanno, insomma qualunque cosa. Fare un elenco è un ottimo modo per mantenere il cervello impegnato mentre ci si prende del tempo lontano dall’attività da svolgere.

16. Non lasciarsi abbattere dal critico interiore

Il giudizio più temuto da chi scrive è quello di sé stesso. Come una lama affilata può recidere dalla radice qualsiasi sogno e desiderio, lasciandoci con l’amaro in bocca e il cuore infranto. Non lasciamogli prendere il sopravvento. Cerchiamo di essere critici e obiettivi, ma mai distruttivi.

17. Scrivere con carta e penna

Se siamo abituati a scrivere con i nostri laptop e tablet, è il momento di metterli da parte e rispolverare penna e fogli. Scrivere a mano è un ottimo modo per scaricare lo stress. Fateci caso, quando siamo al telefono e abbiamo un foglietto e una penna davanti, facciamo piccoli disegni e scriviamo qualche frase, o semplici parole. Inoltre rafforza la memoria, stimolando il cervello e il linguaggio.

18. Mindfulness, ovvero meditare

La meditazione è un ottimo modo per scaricare le energie negative e, se fatta ogni giorno, aiuta a riappacificarsi con sé stessi. Ogni mattina, prima di iniziare a scrivere, concediamoci 10 minuti di meditazione, magari all’aria aperta, e affrontiamo il foglio bianco senza paura.

19. Fare una passeggiata

Camminare tutti i giorni, per qualche chilometro, rilascia endorfine, i famosi ormoni della felicità, che stimolano il pensiero positivo. Se il blocco dello scrittore ci attanaglia, la soluzione è una passeggiata per rimettere in circolo le idee.

20. Svolgere attività diverse dalla scrittura

Quando il blocco dello scrittore insiste e persiste, è meglio fermarsi, respirare e fare qualcos’altro di creativo per ossigenare il cervello. Potremmo preparare un dolce, o fare giardinaggio. Non poniamo limiti al nostro pensiero creativo.

21. Disegnare e colorare

Tra le attività creative da svolgere, non possiamo tralasciare l’arte. Disegnare e colorare, stimola la creatività, riduce l’ansia, allevia lo stress e aumenta la concentrazione. Dopo aver dedicato mezz’ora al disegno, saremo più stimolati e pronti a superare qualsiasi ostacolo.

22. Ascoltare musica classica

Un altro metodo molto utilizzato da chi ha un blocco creativo è quello di ascoltare musica classica. Perché? La musica classica migliora l’umore, riduce lo stress e incrementa il pensiero positivo. Non c’è niente di meglio di un brano di Mozart per rinfrescarsi le idee.

23. Leggere ogni giorno

Se vogliamo scrivere dobbiamo prima di tutto leggere, e tanto. La lettura ha un potente effetto rigenerante e creativo su chiunque, basta solo trovare un posticino rilassante, scegliere un libro e immergersi in mondi sconosciuti. Provare per credere.

24. Restare umani

La vita di chi vuole scrivere non può essere relegata in casa, ma bisogna uscire, partecipare agli eventi, andare al cinema, a vedere mostre, cercare stimoli per accendere le idee. Il blocco dello scrittore si abbatte vivendo la propria umanità.

25. Creare libere associazioni di parole

Ci avete mai fatto caso che spesso ci esprimiamo usando le stesse e solite associazioni di parole? Possiamo creare delle combinazioni di parole nuove, andando oltre i soliti schemi e uscire fuori dal pensiero lineare giocando con idee e connessioni diverse a cui non avevamo mai pensato.

Un modo divertente per farlo e usare i LEGO. Ad ogni costruzione affibbiamo una parola che poi assoceremo ad un’altra, senza seguire un rigore logico. Il risultato potrebbe sorprenderci, stimolando la fantasia.

26. Lasciarsi ispirare da persone creative

Se la vostra autostima desidera solamente sotterrarsi, non lasciateglielo fare, ma leggete e fate ricerca sulle persone che sono per voi fonte d’ispirazione. Scoprirete che tutti loro hanno avuto momenti di difficoltà anche più complessi dei vostri, ma alla fine non hanno mollato e, passo dopo passo, sono riusciti ad ottenere ciò che volevano (o quasi). Perseverate.

27. Cambiare punto di vista

Quando siamo troppo concentrati su di noi, i nostri desideri e le nostre paure, perdiamo di vista tutto ciò che si anima intorno a noi. Cambiare punto di vista, guardare le cose da fuori, ci permetterà di cogliere sfumature a cui non avevamo mai fatto caso, stimolando il libero pensiero.

28. Lavare i piatti

Lo sapevate che lavare i piatti riduce lo stress? A sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’Università della Florida, e aggiungono che aiuta anche la meditazione. Se il blocco dello scrittore continua a tormentarvi, fate una pausa, magari troverete la risposta tra una lucidata e l’altra.

29. Fare una doccia rigenerante

Vi siete mai chiesti perché le idee più brillanti arrivano proprio sotto la doccia? Una doccia al mattino aiuta a rilassarsi, a rigenerare e rinnovare i processi cognitivi e ad affrontare meglio la giornata lavorativa e i blocchi creativi.

30. Evitare le full immersion

Ultimo consiglio, non lavorate troppo. Buttarsi a capofitto in un progetto ed essere ossessionati solo da quello non vi farà vedere il quadro completo della situazione e di conseguenza resterete impantanati in un limbo di incertezza infinito. Dividete il lavoro, aiutatevi con mappe mentali, occupatevi dell’introduzione e poi dei restanti capitoli ma senza angosciarvi se si presentano zone grigie. Capita a tutti. Una piccola pausa, un bel respiro e si ricomincia.

week in social

Week in Social: dalle nuove opzioni di blocco su Messenger agli hashtag per la lotta al razzismo

Anche questa settimana torna immancabile l’appuntamento con le news dal mondo dei social.

Ecco cosa è successo e non può proprio mancare tra i tuoi update!

Universo Facebook

Nuove opzioni di blocco per Touch ID & Face ID su Messenger

Come condiviso negli ultimi giorni dall’esperto di social media Matt Navarra , la piattaforma di Facebook sta cercando di implementare nuove opzioni di blocco Touch ID e Face ID per Messenger sui devices iOS.

Ciò impedirà alle persone di curiosare ulteriormente nelle chat di Fb Messenger. Una volta abilitate queste opzioni, si può scegliere il tempo necessario per sbloccare nuovamente Messenger con Face / Touch ID. Figo, no?

Per coloro che sono troppo “paranoici” sulle persone che potrebbero controllare il proprio smartphone, possono bloccarlo non appena hanno finito di usare il device.

Le nuove opzioni in merito a Messenger risultano in linea con il graduale cambiamento di Facebook verso un miglioramento della sicurezza della messaggistica della piattaforma. Qualcuno dice che inoltre verrà introdotta la crittografia end-to-end come impostazione predefinita per tutti i messaggi .

Tale piano è stato oggetto di un intenso controllo da parte di diverse agenzie governative, che ritengono che il passaggio alla crittografia completa faciliterà una maggiore attività criminale nelle app di Facebook. Già in passato diverse autorità hanno sollevato dubbi sulla crittografia in WhatsApp.

Tuttavia, Facebook è determinato a portare avanti il suo piano. Alcuni si ricorderanno certamente che Messenger ha già una modalità di chat “segreta” opzionale che è completamente crittografata.

Facebook implementa la condivisione dello schermo su Messenger

Continua il periodo di rinnovo e grande cambiamento in casa Facebook: adesso arrivano anche le nuove opzioni di condivisione dello schermo su Messenger sia con Messenger Rooms sia con l’app da mobile, offrendo una nuova esperienza durante le live chat.

Come potete notare nell’immagine sopra, quando siete in una videochiamata su Fb Messenger, avrete la capacità di trascinare verso l’alto il pannello delle funzioni in basso per visualizzare più opzioni per le vostre chiamate. Lì, vedrete una nuova opzione per “Condividi il tuo schermo”. Ciccatelo e inizierete a trasmettere lo schermo del vostro dispositivo a tutte le altre persone nella live chat video.

Come riportato da Messenger :

“La condivisione dello schermo consente alle persone di condividere istantaneamente il proprio schermo con gli amici e la famiglia durante una videochiamata di gruppo con un massimo di otto persone e fino a 16 persone nelle stanze (Messenger Rooms), mentre utilizzano Messenger sui propri dispositivi mobili. La condivisione dello schermo è l’ultima funzionalità che stiamo implementando per avvicinare, tra loro, più persone”.

Facebook ha aggiunto la condivisione dello schermo nel desktop Messenger e nelle app Web già all’inizio dell’anno, come parte del rinnovamento dell’app desktop, soddisfacendo il crescente interesse per le chiamate da Desktop/Pc.

Per gli utenti aziendali, potrebbe anche fornire un nuovo modo per facilitare le procedure del servizio clienti e assicurare una maggiore trasparenza.

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Pubblicati nuovi dati sui post più condivisi sulla sua piattaforma

Comprendere tutto ciò che può generare coinvolgimento su Facebook è la chiave per massimizzare la copertura (organica e non) e la risposta ai vostri contenuti, ma sappiamo che conoscere i reali dati sulle interazioni a volte risulta essere difficile.

Negli ultimi anni, una giornalista del New York Times, tale Kevin Roose, ha cercato di far luce su questo twittando alcune delle inserzioni dei post più popolari su Facebook, in base agli elenchi della rinomata piattaforma di monitoraggio CrowdTangle. E quegli elenchi non hanno esattamente dipinto un’immagine positiva di come Facebook faciliti determinate interazioni.

Facebook, proprio negli ultimi giorni, ha deciso che era tempo di intervenire e chiarire alcuni punti chiave sugli elenchi della giornalista del NY Times e che molti utenti hanno usato proprio questi elenchi per criticare l’impatto negativo e divisivo del Social Network in questione.

Secondo John Hegeman, Head of News Feed di Facebook:

“Alcune cose importanti da considerare su questi elenchi. […] Mentre alcuni post di link ricevono molte interazioni, Mi piace o commenti, il contenuto in questione rivela soltanto una piccola percentuale di ciò che la maggior parte delle persone nota su Facebook.”

Sebbene le informazioni utilizzate da Roose per reperire i suoi elenchi siano accurate, quindi, non tiene conto  dell’intero ambito di visualizzazione delle persone sulla piattaforma, poiché misura solo le interazioni sui post delle pagine dei publisher e non tiene conto nelle condivisioni tra utenti (numerosissime).

Se Facebook vuole massimizzare il coinvolgimento, il contenuto divisivo sembra essere un elemento essenziale in questo contesto, il che significa che, indipendentemente da come la piattaforma possa inquadrarlo, ha motivo di aumentare post e aggiornamenti che seminano divisione.

Il dibattito è un elemento chiave nella matrice di incentivazione di Facebook, al fine di mantenere gli utenti che postano, commentano e ritornano sul sito.

Instagram lancia raccolte fondi personali per fornire assistenza ad aziende colpite dal Covid-19

Instagram sta lanciando una nuova feature che riguarda la possibilità di lanciare raccolte fondi personali per aiutare le persone e le aziende a raccogliere fondi per cause riguardanti il COVID-19.

Come spiegato da Instagram :

“A partire da oggi, stiamo implementando un nuovo modo per raccogliere fondi per una causa personale, per una piccola impresa, un amico o una causa che è importante per Voi. Inizieremo con un piccolo test per creare una raccolta fondi personale negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Irlanda su Android, seguito da iOS. Se vivi in un Paese in cui puoi effettuare una donazione per una raccolta fondi tramite il nostro adesivo di donazione, puoi anche effettuare una donazione a una Raccolta fondi personale su Android a partire da oggi”.

Per creare una raccolta fondi personale dal profilo Instagram basterà:

  • cliccare il tasto “Modifica profilo”
  • “Aggiungi raccolta fondi” e poi “Raccogli denaro”
  • Qui sarà possibile scegliere una foto e selezionare la categoria di raccolta fondi: “soccorso in caso di crisi”, “fede”, “hobby” e persino in merito a causa riguardanti aiuti per “animali domestici e animali in generale.
  • Bisognerà anche inserire le informazioni per Stripe, il noto processore di pagamenti di Facebook per le donazioni
  • Si potrà quindi cliccare “Invia” e la raccolta fondi verrà esaminata da Instagram / Facebook per assicurarsi che soddisfi i criteri di idoneità.

Ogni raccolta fondi dura 30 giorni e può essere estesa più di una volta per altri 30 giorni. Per creare una raccolta fondi è necessario avere almeno 18 anni.

Instagram conferma che “Da gennaio, le persone hanno raccolto oltre $ 100 milioni per raccolte di fondi COVID-19 a livello globale su Instagram e Facebook, mentre negli ultimi 30 giorni, le donazioni su Instagram sono raddoppiate negli Stati Uniti”.

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Instagram pubblica un elenco con i migliori hashtag sull’ingiustizia razziale

Mentre tutte le piattaforme social lavorano per sviluppare politiche e approcci più inclusivi alla luce delle proteste in corso, Instagram ha rilasciato una nuova lista degli hashtag più comunemente usati sui post relativi all’ingiustizia razziale.

L’elenco fornisce un importante punto di riferimento per le persone che desiderano sia interagire che monitorare le discussioni “attive” attorno a questi temi.

Tra le varie misure, Instagram ha lavorato per trovare modi per promuovere meglio la diversità razziale tra i creatori, con la sua iniziativa #ShareBlackStories.

Instagram ha anche rivisto le sue politiche e ha incontrato i leader della comunità per scoprire come può affrontare meglio la disuguaglianza, in tutte le sue forme.

Mondo LinkedIn

LinkedIn fornisce nuovi suggerimenti per eventi virtuali sul social

LinkedIn ha pubblicato una nuova guida su come utilizzare i suoi strumenti di Live ed Eventi di LinkedIn per facilitare eventi virtuali, soddisfacendo la crescente domanda di tali strumenti.

Questa è in realtà la seconda guida agli eventi che LinkedIn ha pubblicato negli ultimi due mesi. A giugno aveva già pubblicato una guida completa di 16 pagine su come utilizzare i nuovi strumenti per massimizzare gli eventi digitali.

Questa nuova guida è più un supplemento alla prima, con un focus maggiore su suggerimenti e case study per aiutare a fornire misure concrete che puoi prendere per ottimizzare le tue funzioni.

Se stai cercando di trasmettere il tuo evento su LinkedIn, entrambe le guide meritano sicuramente una lettura!

Pianeta Twitter

Twitter testa le nuove icone della App e la nuova schermata di avvio per iOS

Secondo MacRumors, Twitter sta testando una nuova serie di icone di app su iOS e una nuova animazione introduttiva quando gli utenti aprono l’app.

La nuova animazione splash aggiunge una nuova sensazione di tipo news all’app, con elementi visivi a clip amplificati all’interno del logo dell’uccellino.

Twitter sta inoltre testando quattro diverse varianti dell’icona della sua app.

MacRumors riferisce che agli utenti del programma beta di Twitter Insiders sono state chieste le loro opinioni sui nuovi progetti, prima di ogni eventuale implementazione.

metodo montessori

Il metodo Montessori: anche Google, Amazon & Co. ne hanno beneficiato

  • Il metodo montessoriano pone le basi per l’uguaglianza (di genere, delle culture) in maniera implicita e favorisce lo sviluppo dell’intelligenza emotiva.
  • Rappresenta ancora oggi un metodo di formazione innovativo di cui hanno beneficiato anche grandi imprenditori come il CEO di Google ed il fondatore di Wikipedia.
  • Alcuni consigli per favorire l’inclusione sin da piccoli.


La pedagogista, medico e scienziata Maria Montessori immaginava una comunità umana non definita in base alla nazionalità. Non trovava coerente che le merci potessero oltrepassare i confini e che le persone non potessero invece muoversi liberamente. Sono passati già più di 100 anni da quando il primo asilo montessoriano, chiamato “la casa del bambino”, aprì le porte ad un nuovo percorso didattico. La pedagogista dell’omonimo metodo ha messo in pratica teorie che ancora oggi sono alla base di varie ricerche. Da questi studi emerge che il metodo montessoriano favorisce l’indipendenza e l’innovazione. Personaggi noti come Larry Page, CEO di Google, Sergey Brin, co-fondatore di Google, Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, Jeff Bezos, CEO di Amazon, Henry Ford sono solo alcuni dei molti imprenditori di successo che da piccoli hanno avuto una formazione montessoriana.

“Credo che buona parte del merito del nostro successo sia dovuto all’educazione che abbiamo ricevuto. Il non dover seguire delle regole rigide o degli schemi, il poter autogestire, il poter mettere in discussione cose che ci venivano date per assodate ci ha permesso di agire un po’ differentemente dagli altri e diventare quello che siamo.” Larry Page


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La diversità allena i più piccoli al futuro

Per agevolare l’inclusività in classe, la pedagogista tolse la regola delle fasce d’età, favorendo anzi la formazione di classi ad annate miste. Una scuola internazionale, un po’ come il viaggiare, prepara gli allievi ad un futuro che sarà sempre più multietnico. I principi fondati sulle teorie montessoriane favoriscono l’apprendimento della lingua italiana e permettono di superare ostacoli in questo processo.

Lo sviluppo dell’intelligenza sociale

Al fine di comprendere eventuali diversità nello sviluppo cognitivo tra classi multietniche e non, la provincia di Trento ha condotto uno studio comparativo tramite osservazioni, interviste e questionari nelle scuole medie della zona. È emerso che gli alunni di classi multietniche sviluppano competenze sociali più avanzate rispetto ad altri contesti.

Il metodo Montessori favorisce infatti l’inclusività, la parità di genere e una educazione priva di stereotipi. Maria Montessori già nei primi anni del 1900, quando ancora il patriarcato era ben più diffuso, riteneva che a livello cognitivo tutti i bambini e le bambine avessero lo stesso potenziale. Le neuroscienze poi le diedero ragione. Il suo metodo infatti pone le basi per l’uguaglianza in maniera naturale e implicita.

I bambini, nel rispetto del prossimo, sono liberi di muoversi e di sperimentare con il materiale a loro disposizione. Tra le varie attività ci sono anche quelle “di vita pratica” – a misura di bambino – come pulire i tavoli, ripiegare calzini e sbattere i tappeti, per trasmettere ai più piccoli il valore che hanno gli spazi e gli oggetti.

casa del bambino

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I consigli per favorire l’inclusione

Sonia Coluccelli, pedagogista e autrice del libro “Il metodo Montessori nei contesti multiculturali”, stila alcuni suggerimenti per favorire un ambiente multietnico positivo, tra i quali:

– Il lavoro in cerchio nella quotidianità scolastica: mostra una comunità di pari, dove non ci sono primi o ultimi.
– Educare i bambini a frequentare luoghi diversi (teatro, cinema ecc.): questo significa abituarli anche ad una vastità di pensieri e culture
– Lavorare sul proprio linguaggio con un occhio critico, riflettendo sulle parole dette in presenza dei bambini.

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La libertà stimola la creatività secondo il metodo Montessori

L’ambiente montessoriano è a misura di bambino, con materiali naturali appositamente ideati. Questi materiali sensoriali, creati per la scrittura e la lettura, promuovono lo sviluppo del senso di autonomia e di indipendenza del bambino. L’adulto e l’educatore, quindi, non si impongono come coloro che detengono il sapere, ma come dei registi che accompagnano i bambini nel loro viaggio alla scoperta della vita.

“Il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire: i bambini stanno lavorando come se io non esistessi” Maria Montessori