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La rinascita dell’audio: intervista a Damiano Crognali, autore di Podcast

Riprende il ciclo Webinar PRO: approfondimenti ed insight con i veri guru del digital, interviste esclusive e dedicate ai PRO member.

Ospite di questa giornata con Mirko Pallera, founder di Ninja, è stato Damiano Crognali, giornalista, videomaker, autore di Podcast e autore del libro “Podcast: il nuovo rinascimento dell’audio”.

In più, 10 consigli per sfruttare al meglio la piattaforma solo audio del momento: Clubhouse.

Buona visione!

Retail Transformation: esclusività in un mondo di Atomi e Bit

I grandi cambiamenti sostanziali che il mondo del retail sta affrontando oggi sono racchiusi in tre concetti: accessibilità, distribuzione e connettività.

La rivoluzione di questi concetti, partita e sviluppata da figure iconiche che vanno da Steve Jobs a Mark Zuckerberg passando per Jeff Bezos, ha comportato che il consumatore oggi può avere, almeno dal punto di vista strutturale, quello che vuole, dove vuole e al prezzo che vuole.

Se hai voglia di mangiare sushi per cena, vai online e in pochi passaggi lo ricevi a casa. L’altro lato della medaglia, però, è che se davvero puoi ottenere ciò che vuoi, quando e come vuoi, viene a mancare il concetto di esclusività. Le aziende hanno risposto in due modi: alcune hanno reagito con meccanismi promozionali, del tipo “vieni in negozio oggi perché per te c’è un’offerta esclusiva, domani lo stesso prodotto costerà di più“.

Il secondo modo di reagire, che oggi è quello che va per la maggiore, è quello dell’allocazione e dell’accessibilità al prodotto attraverso le collaborazioni. Sulla base di queste collaborazioni faccio salire la domanda a livelli altissimi attraverso meccanismi pubblicitari, poi però nel mercato immetto un quantitativo di prodotti nettamente inferiore rispetto alla domanda.

A questo punto, il mio ritorno dell’investimento non si avrà sul singolo prodotto ma su tutto il life cycle di prodotto: creo la domanda sul prodotto della collaborazione, per esempio una scarpa, e con lo stesso prodotto faccio un take down, un’altra colorazione meno premium che posso vendere a tutti.

i consumatori sono cambiati

Il concetto di esclusività è quindi destinato a espandersi nella distribuzione organizzata: in principio, il problema era trovare il prodotto e sviluppare la catena di negozio di prossimità. Oggi, il problema è che i prodotti sono sempre accessibili e manca l’esclusività, grazie a internet, grazie al grande sviluppo del retail e del franchising. Domani, l’esigenza di esclusività tornerà e si comincerà a segmentare l’accesso ai negozi, magari attraverso sistemi di prenotazione, sia il trattamento del singolo cliente, che non sarà più generico ma invece one-to-one, da tutti i punti di vista.

Il rapporto con il cliente sarà totalmente personalizzato, dal punto di vista del consiglio di prodotto ma anche dell’approccio con il singolo cliente, che sarà molto più amicale. Per semplificare, questo nuovo rapporto sarà molto più simile a quello che avevano i nostri nonni con il commerciante di quartiere rispetto a quello che noi oggi abbiamo con una qualunque catena franchising. Questo perché l’uomo ha un’esigenza recondita, ontologica, di vivere rapporti di esclusività. Vogliamo sentirci unici, non uguali a tutti gli altri e questo rapporto di esclusività lo viviamo attraverso lo status, o attraverso un prodotto speciale o attraverso una relazione speciale.

La distinzione tra digitale e fisico non ci appartiene più

consumer's journey

Oggi non ha più senso operare distinzioni tra negozio fisico ed eCommerce. Qualche esempio ci aiuta a chiarire il concetto con semplicità. Se prenotiamo un prodotto online e poi andiamo a ritirarlo in un negozio fisico, si tratta di una vendita fisica o digitale? Se entriamo in un negozio fisico e paghiamo con carta di credito, quindi facendo una transazione digitale, siamo di fronte a una vendita fisica o digitale? O ancora, se in un negozio fisico non troviamo la nostra taglia e il negoziante la ordina permettendoci di trovarla il giorno dopo nello stesso negozio fisico, abbiamo acquistato in modo digitale o fisico?

La realtà è che non esiste più una netta divisione tra mondo fisico e mondo digitale: se proprio vogliamo creare una dicotomia, possiamo parlare di “mondo degli atomi” e “mondo di bit”. Oggi viviamo in un contesto e questo è assolutamente naturale: cerchiamo prodotti online mentre siamo all’interno di negozi fisici, scattiamo foto e le pubblichiamo su Instagram mentre giriamo nel centro commerciale o tra gli store del nostro quartiere.

La differenziazione tra fisico e digitale è un approccio “yuppie” anni ’80 che oggi non ci appartiene più. Per questo non si può attribuire alle tecnologie “la colpa” di mettere in difficoltà i negozi fisici: l’esperienza fisica, semplicemente, assume un ruolo diverso all’interno della shopper journey dei consumatori.

Come gli eCommerce possono mantenere alti i tassi di crescita

tecnology doubls profitability

Le strategie che gli eCommerce possono adottare per mantenere i tassi di crescita ricalcano, sostanzialmente, quelle messe in atto da qualunque attività commerciale. Queste sono:

  • Migliore gestione dello stock
  • Miglioramento della frequenza di visita del consumatore
  • Aumento del traffico dei consumatori all’interno del punto vendita
  • Aumento del traffico di persone interessate all’interno dello store (il classico conversion rate)

Infatti, i quattro KPI fondamentali per ogni punto vendita sono:

  1. Traffico all’interno degli store
  2. Conversion rate (quanto di quel traffico è disponibile a convertirsi in vendita)
  3. Disponibilità di prodotto
  4. Scontrino medio

Anche gli eCommerce, dato per assodato che non ci sono differenze rispetto alle realtà fisiche, salvo la nomenclatura e il sistema infrastrutturale, dovranno lavorare su questi quattro KPI. In che modo?

Fulfillment

Perfezionare l’immagazzinamento. Tutti gli stock, tutti i magazzini di tutte le catene vendita fisiche devono essere integrate con il desktop dell’eCommerce. Se una persona cerca un prodotto online, lo shipping può avvenire dal magazzino dell’eCommerce o dallo store fisico dietro casa.

Esperienza d’acquisto

Migliorare l’esperienza d’acquisto è essenziale, attraverso nuovi processi cognitivi sul trattamento del cliente. Attualmente, la vendita su eCommerce è molto più simile a quella che si può avere su una larga superficie di Zara più che quella che si può avere dal nostro barbiere di fiducia, dove c’è una vendita consiglio sostenuta. Servizio al cliente, vicinanza al cliente e supporto al cliente sono assenti e sarà sempre più necessario potenziare questi aspetti.

Nuovi (e migliori) servizi

Introdurre nuovi servizi e migliorare quelli esistenti è una strategia ottimale per aumentare lo scontrino medio e alzare i margini di profitto. Parliamo di servizi orientati all’esclusività, quindi customizzazioni, approccio one-to-one, oppure servizi orientati sulla possibilità di ricevere il prodotto nel modo migliore possibile o più velocemente, per esempio sistemi di subscription, o di velocizzazione tipo Amazon Prime, o ancora sistemi di qualità dell’assicurazione in caso di mancata consegna del prodotto.

Per semplificare, le tre parole chiave per mantenere alto i tassi di crescita di un eCommerce sono: prodotti esclusivi, maggiore disponibilità di prodotto e servizi eccellenti di assistenza al cliente.

world nutella day

World Nutella Day, come un brand può arrivare al cuore delle persone

Gli italiani sono conosciuti nel mondo per molti motivi. Sono tante le bellezze storiche e archeologiche che gli altri Paesi ci invidiano e molta dell’ammirazione che persone vicine e lontane provano per l’Italia arriva grazie alle nostre specialità alimentari.

Sono pochi, però, quei prodotti in grado di diventare brand planetari, tanto amati (e consumati) e tanto famosi da raggiungere, per notorietà e apprezzamento, icone mitologiche come la pizza e la pasta.

È raro, ma succede, proprio come è capitato a Nutella, uno dei marchi italiani più conosciuti e apprezzati. Un Love Brand riconosciuto che oggi può contare su una giornata mondiale creata dai suoi stessi consumatori, oltre a 100 milioni di famiglie che la consumano, in tutto il mondo.

Per cercare di capire un successo così grande, abbiamo fatto qualche domanda a Matteo Conti, Head of Marketing nutella Europe.

Matteo Conti - CMO di Ferrero

Matteo Conti – Head of Marketing nutella Europe

LEGGI ANCHE: Come la percezione che abbiamo dei brand condiziona le nostre scelte d’acquisto

Come si crea un Love Brand amato come Nutella?

Questa è la domanda del secolo: bisognerebbe chiederlo al papà di Nutella, il signor Ferrero. Quindi a Pietro Ferrero e poi al figlio Michele, che ha trasformato il prodotto in un brand.

Partiamo dal fatto che Nutella nasce come Giandujot e poi diventa SuperCrema. Prima di tutti i competitor, il signor Michele Ferrero comprese l’importanza del naming giusto per l’esportazione del prodotto negli altri Paesi: SuperCrema presentava degli ovvi limiti di overpromising e il nome “nut-ella” rispose alla necessità di questo cambiamento creando un brand name unico e comprensibile soprattutto in termini fonetici, identitari e visivi a livello planetario.

Naming e identità visiva, cioè il nome Nutella e la scelta del vasetto, hanno grandemente contribuito al suo successo. Parliamo quindi di una vera e propria Marketing Strategy già nel 1964: il nome Nutella venne infatti testato sia in Italia che all’estero prima del lancio sui mercati.

nutella giandujot

Source: nutella.it

Il secondo punto che può aiutarci a comprendere questo successo è il fatto di essere sempre stato un prodotto oggettivamente semplice, un prodotto per tutti,  partire dal dopoguerra. La prima Nutella infatti era solida, era una merenda più accessibile per i bambini in un momento in cui il cacao era introvabile.

Da lì, questa origine si è confermata nel tempo: la sua ricetta è estremamente semplice e questo determina un costo e un prezzo al consumo e accessibile in quasi tutte le geografie, sebbene le materie prime che la compongono, come cacao e nocciole, siano spesso soggette a fluttuazione dei costi. È un prodotto poco soggetto alla stagionalità: a differenza di altri prodotti al cioccolato, Nutella soffre meno questo fenomeno nel periodo estivo e riesce ad avere una diffusione anche nelle latitudini più calde.

Il terzo fattore di successo planetario è sicuramente la comunicazione gli investimenti di marketing, che, fin dal 1964, hanno accompagnato Nutella con una storia di comunicazione tipicamente pubblicitaria. Nata in Italia ma poi perseguita molto bene in tutti i Paesi, ha permesso la penetrazione a livello mondiale e l’esplosione dell’awareness del brand: oggi, più di 100 milioni di famiglie nel mondo acquistano Nutella.

Dal tuo punto di vista, il successo del brand dipende anche dal rapporto dell’azienda con i suoi dipendenti?

Assolutamente sì. Nutella, ma tutta Ferrero si distingue per il senso di appartenenza unico delle sue persone, è un valore inestimabile. L’amore e l’autenticità che Nutella ha attorno a sé, il tributo e il sostegno da parte dei suoi dipendenti che sono i primi fan del brand, costituiscono certamente una componente fondamentale della ricetta del successo.

Che mondo sarebbe senza Nutella? Cosa sarebbe Ferrero senza questo prodotto?

Difficile dirlo, ma certamente Nutella ha avuto un ruolo determinante nell’espansione dell’azienda a livello geografico.

I Nutella Biscuits sono diventati in breve oggetto di culto. C’era una strategia ben precisa o è stato semplicemente amore a prima vista?

nutella biscuits

Source: nutella.it

È la domanda che tutti hanno posto, qualcuno anche con tono polemico. In verità, non c’è stata alcuna strategia di scarsità: noi conoscevamo la capacità produttiva dello stabilimento e quello che abbiamo messo sul mercato è quello che riuscivamo effettivamente a produrre e distribuire. Grazie alla forza del brand, la domanda di prodotto ha superato ogni previsione. Avevamo previsto di avere successo, ma certamente le modalità e i tempi hanno sorpreso anche noi.

Nel 2008 come spuntino al G8, su un francobollo nel 2014 e ora Nutella sarà anche su una moneta. Quali sono i prossimi ambiziosi traguardi da raggiungere?

Nutella è una marca delle persone prima che dell’azienda. Dal punto di vista del radicamento culturale nei singoli territori, noi non pianifichiamo elementi di portata istituzionale e sociale come questi o come il World Nutella Day. Sono infatti delle opportunità e delle occasioni che si vengono a creare quasi naturalmente.

La moneta è l’ultima degli attestati di stima che rendono Nutella strepitosa e unica nel suo paese d’origine e uno stimolo per noi a renderla tale ovunque.

Il World Nutella day è una occasione importante, soprattutto per i fan: è davvero sentito dalle persone che hanno deciso spontaneamente di dare vita a questo evento, nato negli Statu Uniti grazie alla blogger italo-americana Sara Rosso.

world nutella day

Source: nutella.it

Lo sviluppo organico è stato straordinario e, dal 2015 a oggi, abbiamo sostituito Sara nell’organizzazione e pianificazione dell’evento ma continuiamo a ispirarci a lei. Apriamo i nostri canali ricordando il World Nutella Day e dando alle persone la possibilità di celebrare il loro legame e il loro amore per il prodotto nelle modalità che preferiscono.

Questa attitudine all’apertura ha generato un interesse spontaneo da parte di influencer e altri brand, che hanno iniziato ad augurare un “buon World Nutella Day” sui nostri social e sui loro canali, diventando una sorta di movimento social autogenerato, in qualche modo in grado di portare in modo spontaneo un po’ di positività, per altro davvero necessaria di questi tempi.

Senza la necessità di una pubblicità tabellare, si mette in moto un sistema di autentica passione positiva che corrisponde proprio alla mission del brand: portare un po’ di positività in più alla vita di tutti i giorni.

Non solo digitale: il futuro dei pagamenti è nel proximity payment

Oramai ci abbiamo fatto l’abitudine: pagare senza denaro (cashless) e magari senza toccare nessun dispositivo (contactless) è diventata la quotidianità durante il periodo dell’emergenza. Ma ci ha anche aiutato a scoprire la comodità del proximity payment, ovvero dei pagamenti di prossimità.

Sicuri, comodi e veloci, rendono ancora più evidente che tutto può essere racchiuso in pochi essenziali strumenti: una carta o uno smartphone.

Ma andiamo con ordine e scopriamo cosa si intende per proximity payment e quali sono i trend che stanno guidando oggi il settore dei pagamenti.

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proximity payment

Che cos’è il Proximity Payment e come sta crescendo

I pagamenti oggi sono sempre più smart e uno dei comparti che ha registrato negli ultimi anni il miglior tasso di crescita è quello del proximity payment, ovvero la modalità con cui in negozio smartphone e carte sostituiscono i contanti.

Con il termine proximity payment, infatti, si intendono i pagamenti elettronici di prossimità, cioè quelli che richiedono una vicinanza fisica tra l’acquirente e il venditore del prodotto/servizio che si intende acquistare. Per avvenire, la transazione sfrutta il sistema contactless: il pagamento avviene attraverso la connessione a corto raggio del dispositivo mobile, quindi attraverso la tecnologia NFC (Near Field Communication). Ad esempio, basta avvicinare il telefono al POS senza toccare nulla per portare a termine la transazione.

Ma c’è di più, perché la prossimità va intesa non solo in senso digitale, ma anche fisico. In un settore come quello dei pagamenti, che si rivolge potenzialmente a persone diversissime tra loro, per età, competenze digitali e più semplicemente abitudini, anche la capillarità della rete fisica ha un peso. Mooney, ad esempio, grazie all’unione di SisalPay e Banca 5 (Gruppo Intesa Sanpaolo) permette di prelevare contanti, pagare bollettini, tasse e servizi PagoPA, fare ricariche, acquistare biglietti dei mezzi pubblici ecc., in oltre 45.000 punti vendita – bar, tabaccherie ed edicole – in modo perfettamente integrato con le più moderne piattaforme digitali.

Grazie all’offerta Mooney è possibile effettuare sia operazioni in contanti che attraverso i canali digitali ed elettronici di pagamento, integrando e rafforzando l’offerta commerciale di tabacchi, bar ed edicole abilitate con un ventaglio si servizi e soluzioni adatti praticamente a tutti i target (o quasi).

proximity payment

Il mercato del Proximity Payment

Secondo l’Osservatorio Mobile Payment & Commerce, negli ultimi anni in Italia i pagamenti proximity sono aumentati del 650%, per un totale di oltre 15,6 milioni di transazioni in negozio effettuate via smartphone nel 2018.

Un recente white paper pubblicato da eMarketer ha dettagliato più nello specifico una preziosa visione del mercato dei pagamenti di prossimità in continua crescita. Secondo la ricerca, i consumatori di tutto il mondo stanno rapidamente adottando l’uso regolare del proximity. Tra gli altri dati, si stima che nel 2021, il 17,2% della popolazione globale sarà utente di pagamenti di prossimità mobile, con un valore compreso tra i 5 e i 10 miliardi di euro. Se verranno rispettate le attese, cioè, il proximity payment supererà di gran lunga il valore delle transazioni eCommerce e peer-to-peer.

Con un po’ di ritardo rispetto agli altri Paesi, anche l’Italia ha iniziato a seguire questo trend ed è aumentato sia il numero degli utenti che utilizza il proximity payment, sia quello degli esercenti che hanno compreso l’importanza di offrire ai consumatori opzioni di pagamento più semplici e comode, sia che avvengano attraverso canali fisici (nei punti vendita), sia che siano digitali o elettroniche (con smartphone o carta di credito), in un’ottica sempre più phygital.

Una carta che strizza l’occhio all’intrattenimento

Mooney ha reso i servizi di pagamento davvero di prossimità, vicini, a portata di mano, offrendo un’esperienza “onlife” al tempo stesso fisica e digitale anche grazie alla sua carta prepagata Visa per tutte le tue esigenze: contactless, con IBAN italiano, e che permette di gestire tutto tramite app. E l’attivazione è gratuita!

La carta Mooney si può usare per qualsiasi tipo di spesa, in tutti i negozi in modalità contactless e online grazie al servizio Visa Secure. Sempre online è anche possibile inviare bonifici, controllare il saldo, monitorare tutti i movimenti, ricaricare il telefono e pagare i bollettini dallo smartphone, risparmiando sulle commissioni.
Infine, per ricaricare la carta è sufficiente andare in uno dei tanti punti vendita abilitati o effettuare un bonifico.

Ma Mooney non si rivolge solo a chi vuole trovare soluzioni di pagamento comode, veloci e sicure: anche la rete degli esercizi convenzionati, infatti, ha accesso a servizi di supporto al business, investimenti diretti, formazione qualificata e un modello comunicativo bidirezionale e all’avanguardia, fondamentale per la digitalizzazione dell’impresa.

E non è tutto. Mooney parla davvero la nostra lingua e per questo ha anche lanciato un divertente Quiz Talk Show condotto da Rossella Brescia che prevede la partecipazione di 56 persone tra cui 4 manager Mooney, 2 influencer (Rudy Bandiera e Francesco Facchinetti) e 50 tra gli esercenti e i clienti che già si avvalgono del servizio. Insomma, il divertimento (e il pagamento) è assicurato.

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Come utilizzare Instagram Shopping: la guida completa

Dati alla mano, Instagram conta più di un miliardo di utenti attivi al mese ed è sempre di più in crescita: hai mai pensato che il social dei cuoricini potrebbe già essere uno dei tuoi migliori alleati per promuovere il tuo eCommerce? Ti spieghiamo qualcosa in più, caro Ninja.

Cos’è Instagram Shopping

Un insieme di veri e propri “negozi su Instagram”, un’opzione molto interessante  per chi ha un eCommerce e vuole vendere direttamente dalla piattaforma social. È un modo per interagire ma anche fare acquisti: immagina un grande shop, ma all’interno di Instagram, in grado di creare un’esperienza di acquisto più interattiva.

Come funziona lo shopping su Instagram

Instagram Shopping è molto più semplice di quanto tu possa immaginare. Ciò che devi proporti di fare è rendere i contenuti più allettanti, in modo che le persone trascorrano più tempo sull’app, controllando i negozi che amano e scoprendo nuovi marchi, quindi anche il tuo.

Pronto a iniziare? Per trovare i negozi che desideri esplorare o da cui acquistare, vai nell’app e clicca sulla piccola icona dello shopping simile a una borsa della spesa.

Da lì, vedrai negozi dei brand che già segui, oltre ad alcuni che sono consigliati in base alle tue interazioni su Instagram. Puoi anche cliccare su “Scelte degli editori” per scorrere le diverse categorie  (come le guide ai regali), e per esplorare le raccolte e altri consigli; se invece clicci su “Esplora gli shop”, vedrai inoltre un elenco di brand che già segui e che sono presenti tra gli i negozi.

Dopo aver cliccato su un negozio, vedrai i prodotti e le collezioni che hanno a disposizione e potrai saperne di più o scegliere di acquistare, proprio come faresti su un eCommerce.

LEGGI ANCHE: Come la percezione che abbiamo dei brand condiziona le nostre scelte d’acquisto

Come configurare un negozio Instagram

Per creare un negozio su Instagram per il tuo brand, devi avere un  account Instagram Business e devi essere idoneo a crearlo: secondo Instagram, devi operare in un mercato supportato  (a seconda della tua posizione) e avere un sito di eCommerce da cui vendere i prodotti. Ricorda sempre che Instagram Shopping è un’estensione del tuo negozio di eCommerce, non necessariamente un sostituto.

Dopo di ciò, dovrai connettere il tuo account Facebook (e più avanti ti spieghiamo perché!); segui i passaggi che Instagram suggerisce per configurare il tuo account, caricare le immagini dei prodotti e “attivare gli acquisti”.

Ecco alcuni suggerimenti da tenere a mente mentre esegui questi passaggi tecnici:

  • Usa immagini di alta qualità per i tuoi prodotti e le tue collezioni: pensa al tuo negozio Instagram come a una sorta di catalogo interattivo. Sii selettivo riguardo alle immagini che stai utilizzando per i tuoi prodotti. Assicurati che si distinguano e mostrino molti dettagli.
  • Inserisci tutte le informazioni sui prodotti: immagina sempre di comporre un catalogo, perciò dovrai inserire tutte le informazioni su ciascun prodotto, inclusi prezzi, colori, dimensioni, gusti, tipi, ecc. spedizione e altri dettagli.
  • Preparati a taggare: dopo aver configurato il tuo negozio, l’ultimo passaggio consigliato da Instagram è iniziare a taggare. Quando carichi un’immagine, seleziona “Tagga prodotti” e digita il nome del prodotto che desideri taggare in quel post. Potrai farlo anche su Instagram Stories.

Vantaggi di avere un negozio Instagram

Torniamo ai numeri. Secondo Instagram, il 60% delle persone intervistate ha dichiarato di scoprire nuovi prodotti grazie all’app in questione.

Facebook afferma invece che il 70% delle persone indicate come appassionati di shopping si rivolgono a Instagram per fare acquisti e il 36% di tutti gli utenti di Instagram considera lo shopping un appassionante hobby. Un buon inizio, non è vero?

Ecco alcuni altri vantaggi per investire su Instagram Shopping:

  • È gratuito: ci sono solo le commissioni sulle vendite effettive.
  • È un altro negozio online: un ulteriore punto di contatto con i tuoi clienti.
  • È un catalogo mobile: Instagram ha progettato queste funzionalità in modo semplice e pratico, per mettere a disposizione tutte le info in un colpo solo.
  • È un modo per costruire il tuo seguito: non solo hai la possibilità di vendere quindi di guadagnare, ma anche di far crescere la tua community.

Instagram Shopping vs. Facebook Shops

Seppure siano piattaforme diverse, sono entrambe sotto l’ombrello di Facebook.

Ricorda che Facebook possiede Instagram il che significa che Facebook alimenta Instagram Shopping: per questo motivo, per configurare il tuo negozio Instagram, dovrai collegarti al tuo account Facebook il cui pagamento sarà elaborato tramite Facebook Pay.

Sappiamo cosa ti stai chiedendo in questo momento: occorre aprire sia un negozio Instagram sia un negozio Facebook? Considerando che hai necessariamente bisogno di Facebook per avviare Instagram Shopping, potrebbe valere la pena avere prodotti su entrambe le piattaforme; è infatti possibile utilizzare gli stessi prodotti e le stesse collezioni. Inoltre, la tua target audience potrebbe trascorrere più tempo su Instagram che su Facebook, quindi vale la pena investire su entrambi.

LEGGI ANCHE: 5 tips per creare Reels epici su Instagram

Facebook Pay, al tuo servizio

Come si fa a comprare e vendere effettivamente con Instagram Shopping?

L’opzione più semplice è quella dell’acquisto diretto dal tuo sito di eCommerce. Gli acquirenti verranno quindi indirizzati al tuo sito web, in un browser all’interno dell’app Instagram, anziché elaborare l’acquisto tramite la piattaforma Instagram.

Tuttavia, se desideri “bloccare” gli acquirenti in questo passaggio, puoi impostare le opzioni di pagamento per consentire la transazione tramite Instagram. Quando configuri il tuo negozio, dovrai perciò collegarti a Facebook Pay. Quando una persona acquista dai negozi su Instagram, dovrà inviare le informazioni sulla carta di credito, carta di debito o PayPal per utilizzare Facebook Pay  e finalizzare la transazione.

Come promuovere il tuo negozio Instagram

Una volta che lo shop è attivo, non ti resta che iniziare a promuoverlo.

  • Punta sulle collezioni: Instagram consiglia di  puntare su stagioni, vacanze o momenti pop per creare collezioni che si colleghino e attirino gli acquirenti.
  • Semplifica gli acquisti: quando crei post e storie, assicurati di scegliere l’opzione “Tagga prodotto” per collegarti direttamente ai prodotti del tuo negozio. Inoltre, Facebook consiglia di  aggiungere call to action nei sottotitoli per ricordare agli acquirenti cosa fare. Un altro tip è aggiornare la tua biografia con le informazioni sugli acquisti.
  • Investi in pubblicità: vuoi raggiungere ancora più persone con il tuo negozio Instagram? Potresti considerare di lanciare un annuncio su Instagram  con tag cliccabili che attirano le persone nel tuo negozio.

Alternative allo shopping su Instagram

Mettiamo le cose in chiaro: Instagram Shopping non è universale e potrebbe non rappresentare la piattaforma giusta per il tuo brand. I motivi potrebbero essere vari:

  • Non ho l’età. È vero che Instagram è molto popolare, ma non tutti sono presenti sul social. Se il mercato di riferimento del tuo brand non è particolarmente social o non ha “l’età giusta” allora puoi evitare Instagram Shopping.
  • No catalogo, no party. Instagram Shopping funziona bene con le collezioni, consentendo ai brand di lanciare o promuovere gruppi di prodotti. Se vendi solo un articolo, potrebbe non valere la pena dedicare il tuo tempo ad aprire un canale shop. Tuttavia, anche un prodotto, se fotografato e promosso bene, potrebbe essere popolare lì.
  • L’anima non conta. I prodotti o servizi digitali non sono vendibili con l’app, è sempre necessario vendere un prodotto fisico.

Ricordati che il web è bello perché è vario: puoi sempre scegliere un’alternativa a Instagram Shopping. Gli esempi possono includere:

  • Like2Buy : Con Like2Buy, puoi creare soluzioni acquistabili, oltre a creare altri inviti all’azione, come la richiesta di indirizzi e-mail di potenziali clienti.
  • Yotpo : oltre a diversi strumenti di marketing per l’e-commerce, Yotpo offre uno strumento di integrazione di Instagram.
  • FourSixty : pubblicizzando un’estetica incentrata sul design, FourSixty fornisce strumenti di marketing per Instagram, comprese le gallerie acquistabili e la pianificazione.
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Mobile first indexing: cosa cambia con l’aggiornamento di Google

  • A marzo sarà effettivo il rilascio del nuovo aggiornamento mobile first annunciato da Google
  • Se prima la versione mobile di un sito era solo primaria, ora sarà l’unica considerata dal crawler
  • Tutti i contenuti ottimizzati solo per desktop non appariranno in SERP

 

Il numero di persone che possiede uno smartphone o più di uno ha superato nettamente il numero di persone che possiede un PC. Non solo la maggior parte delle ricerche viene effettuata da mobile, ma il dato più interessante è che il 77% delle ricerche effettuate da mobile avviene tramite una rete domestica o aziendale, dunque luoghi in cui è quasi certo che vi sia la possibilità di connettersi da desktop.

Attualmente nel mondo del web tutto sembra suggerire per il futuro una svolta dal mobile first al mobile-only. Per chi si occupa di SEO è fondamentale capire precisamente tutto ciò che questa transizione comporta ed essere coscienti che qualsiasi contenuto online sarà fruito prevalentemente (o esclusivamente?) da iPhone o smartphone.

Verso il mobile-only

La transizione di Google verso il mobile-first è iniziata già da alcuni anni, precisamente dal 2015, anno in cui i dai relativi al traffico mobile su Google ha superato per la prima volta quello da desktop. L’anno seguente, Google ha annunciato in via ufficiale la sua intenzione di rendere primaria l’indicizzazione mobile.

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Se dal 2018 la versione desktop è passata in secondo piano agli occhi del crawler, a partire da marzo 2021 verrà ignorata del tutto e il nuovo aggiornamento di Google sancirà il passaggio all’indicizzazione 100% mobile.

Tutti i contenuti (immagini, video, pdf, ecc.) che sono presenti solo nella versione desktop e non in quella mobile,  non costituiranno fattore di ranking per il motore di ricerca, sparendo quindi dalla SERP.

LEGGI ANCHE: La banca mobile-first, che vive unicamente nello smartphone

Come SEO Specialist, è bene prepararsi per tempo e fare in modo che questo aggiornamento non vada in qualche modo a penalizzare le pagine del tuo sito.

Costruire un sito mobile-friendly: cosa vuol dire?

Affinché i contenuti siano restituiti dal motore di ricerca in risposta alle query mobile è necessario che il sito sia ottimizzato per la user experience da dispositivi mobile. Quali sono le caratteristiche imprescindibili per un sito mobile friendly?

  • Veloce. Il tempo di caricamento di una pagina non deve superare i 3 secondi
  • Funzionale. Tutti i contenuti della pagina devono poter essere visualizzati e fruiti correttamente
  • Finger-friendly. Tutti i punti di contatto, siano link, pulsanti, form da compilare, devono essere “a prova di dito” ed essere posizionati nello spazio della pagina nell’ottica di un’interazione da un schermo touchscreen di piccole dimensioni
  • Libero da redirect ed errori. Le richieste URL devono restituire codici di stato 200, che notificano l’avvenuta ricezione e accettazione della richiesta da parte del server.

Per implementare la versione mobile di un sito, sono tre le strade consentite da Google, riconducibili a due approcci differenti, la prima che prevede l’utilizzo delle stesse URL per la versione mobile e quella desktop, il secondo che invece associa le due versioni a URL diversi.

  1. Responsive Web Design. Le pagine web conservano lo stesso URL per la versione mobile e quella desktop e il server restituisce sempre lo stesso HTML: l’output è lo stesso per tutti i dispositivi.
  2. Dynamic Serving o adapting design. Anche in questo caso gli URL rimangono invariati, ma il server risponde con output differenti, restituendo HTML e CSS diversi a seconda del dispositivo da cui avviene la richiesta.
  3. URL separate. A URL diverse corrispondono output diversi, con due versioni del sito distinte e ottimizzate per entrambi i dispositivi.

Il vantaggio principale di mantenere le stesse URL è che il sito mobile ha la possibilità di ereditare in modo più efficace le caratteristiche SEO della versione desktop.

Benché l’implementazione di una versione mobile distinta può risultare efficace per i tempi di caricamento della pagina, l’ottimizzazione dei contenuti e la user experience in generale, il primo dei 3 approcci è considerato il più sostenibile in termini di budget, sviluppo e manutenzione.

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Cosa c’è da sapere per prepararsi entro marzo 2021

A questo punto la domanda è: tutto questo come influenzerà l’indicizzazione di un sito web? Per rispondere in maniera esaustiva a questa domanda è bene enumerare alcuni punti chiave, importanti per comprendere in cosa si tradurrà in termini di risultati di ricerca.

1. L’indicizzazione mobile first non può essere disattivata

Una volta che il tuo sito viene spostato all’indicizzazione mobile-first non puoi tornare indietro. L’attivazione non viene effettuata manualmente, ma in modo automatico e irreversibile. Di conseguenza, dovrai assicurarti per tempo che il tuo sito sia correttamente indicizzato per i dispositivi mobile.

La buona notizia è che la maggior parte dei siti non richiederà modifiche significative, in particolar modo se si tratta di un sito responsive o dynamic serving, come confermato dagli sviluppatori di Google:

If you have a responsive site or a dynamic serving site where the primary content and markup is equivalent across mobile and desktop, you shouldn’t have to change anything.

Controllare se il tuo sito è già stato spostato su mobile-first è un modo molto semplice, mediante lo strumento di controllo degli URL della Search Console di Google (URL inspection).

priorità alla navigazione da mobile

2. L’indice di Google è uno e uno solo 

Si tratta di uno dei malintesi più frequenti, ovvero quello di credere che Google detenga due indici, riservati rispettivamente a desktop e mobile. In realtà, l’indice di Google è uno solo e quando si parla di “indicizzazione mobile-first” ci si riferisce alla scansione del Googlebot che considera la versione mobile come primaria, non all’indice di Google per i contenuti mobile.

Se le versioni del tuo sito per desktop e mobile sono equivalenti, il passaggio all’indicizzazione mobile-first non avrà nessun impatto sul posizionamento; al contrario se sono presenti due versioni distinte, gli utenti visualizzeranno in SERP soltanto gli URL mobile.

3. L’indicizzazione mobile first del sito può essere testata

Sempre all’interno della Search Console di Google puoi avere la possibilità di verificare che il tuo sito e sia indicizzato correttamente per i dispositivi mobile, servendoti del Mobile-friendly tool test.

aggiornamento di google

Mediante questo strumento puoi individuare facilmente eventuali problemi di usabilità mobile, come errori o risorse bloccate, che potrebbero ostacolare la comprensione della pagina da parte del motore di ricerca.

Mobile-first-indexing

È bene ricordare che usabilità mobile e indicizzazione mobile sono due cose ben diverse, ma se l’esperienza di navigazione è scadente, questo comporterà delle ripercussioni anche sulla capacità di posizionamento della pagina.

Allo stesso tempo, come ci ricorda John Mueller, Webmaster Trends Analyst di Google: “Un sito può essere o non essere indicizzabile dal punto di vista mobile, ma contenere comunque tutti i contenuti necessari per l’indicizzazione mobile-first.

L’esempio riportato per rendere meglio questo concetto è quello di un file PDF, la cui lettura e navigazione da dispositivi mobili può risultare molto ostica, ma di cui il testo può comunque essere perfettamente indicizzato per i dispositivi mobili.

4. Stessa esperienza di navigazione su mobile e desktop

Uno dei problemi più comuni deriva dal fatto che molto spesso, per offrire una user experience ottimale, sviluppatori e designer tendono a nascondere numerosi elementi presenti nella versione desktop, quando il sito viene visualizzato su dispositivi mobile.

Ma, dal momento che la versione mobile è primaria agli occhi del motore di ricerca, è importante restituire la stessa esperienza di navigazione su desktop e mobile e mantenere una coerenza tra le due versioni.

È necessario studiare le modalità di visualizzazione di determinati elementi, come immagini e video, piuttosto che rimuoverli, come raccomandano gli stessi sviluppatori di Google nella guida dedicata alle best practice per l’indicizzazione mobile:

Sebbene i progettisti potrebbero essere tentati di migliorare l’usabilità mobile rimuovendo i contenuti, ciò può comportare perdite di traffico.

La nostra raccomandazione è di dedicare del tempo alla formazione di tutte le parti interessate coinvolte in un sito e giustificare il motivo per cui è importante lavorare sulla visualizzazione dei contenuti in modo intuitivo per gli utenti mobili, piuttosto che nasconderli o rimuoverli.

Indicizzazione da mobile

5.  Assicurati che il tuo sito carichi velocemente sui dispositivi mobile

Quando si parla di indicizzazione mobile first, la velocità è sempre un vantaggio competitivo.

Per essere più precisi, non è la velocità del sito a costituire un fattore di ranking, ma sono piuttosto i tempi di caricamento troppo lunghi a giocare a sfavore dell’indicizzazione, costituendo un motivo di declassamento.

Assicurati di indicizzare correttamente per gli utenti oltre che per i motori di ricerca: pagine con tempi di caricamento troppo lunghi farebbero di certo aumentare la frequenza di rimbalzo, e di conseguenza sul traffico e sul tasso di conversione.

LEGGI ANCHE: La regola dei 15 secondi: ecco perché gli utenti lasciano il tuo sito

6. Gestire versioni desktop e mobile distinte

Quest’ultimo punto può interessarti se per il tuo sito sono state implementate due versioni separate per desktop e mobile, con URL differenti.

Normalmente, Google sconsiglia questa modalità, in quanto più onerosa in termini di sviluppo e manutenzione, ma se hai scelto questo approccio, ecco una serie di passaggi da seguire per assicurarti che il tuo sito non abbia problemi:

  • Implementa correttamente gli elementi rel = canonical e rel = alternate tra le versioni per dispositivi mobili e desktop del tuo sito
  • Verifica il set-up del file robots.txt per entrambe le versioni affinché non impedisca la scansione di contenuti chiave e, in generale, che non ostacoli il crawler
  • Configura e verifica entrambe le versioni del tuo sito nella Search Console per consentire l’accesso a tutti i tuoi dati, avvisi e messaggi
  • Assicurati che per ogni paginA desktop ce ne sia una corrispondente per dispositivi mobili. Se alcune pagine vengono escluse dalla versione mobile, non saranno incluse nell’indice di Google.
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Come la percezione che abbiamo dei brand condiziona le nostre scelte d’acquisto

  • Le nostre scelte di acquisto non dipendono pienamente dalla funzionalità del prodotto, ci aspettiamo dai brand una maggiore conoscenza delle nostre storie, dei nostri vissuti e delle nostre emozioni
  • L’influenza dei brand non segue un percorso verticale, con una comunicazione unilaterale ma avviene attraverso uno scambio di emozioni ed empatia
  • I prodotti dunque passano in secondo piano rispetto ai valori e alle emozioni attraverso cui ci immedesimiamo

Siamo abituati a pensare che le decisioni che portano a compiere l’acquisto di un prodotto siano il frutto di scelte razionali. E se invece a scegliere fossero le emozioni?

Il processo decisionale non segue un percorso lineare, non è totalmente il risultato di ricerche e analisi di mercato fondate sulla funzionalità del prodotto e sulla semplice necessità personale. O almeno, non è più così.

Il marketing è da sempre concentrato sullo studio dei consumatori, sui loro desideri e sulla percezione che questi hanno nei confronti dei brand. Negli ultimi anni la guerra dei marchi per differenziarsi dalla moltitudine è diventata spietata con i nuovi canali di comunicazione. Il problema fondamentale rimane quello di catturare l’attenzione, farsi ricordare, diventare un modello e infine entrare nelle nostre case. Costruire e mantenere la propria awareness è il compito più difficile per i brand.

La rivoluzione dei consumatori

Noi consumatori, del resto, siamo diventatati più furbi e più pretenziosi rispetto alle nostre esigenze. Non ci accontentiamo più dei messaggi unidirezionali, abbiamo spodestato il brand dal suo trono e lo abbiamo voluto mettere al nostro pari. Tempestati per anni da loghi, messaggi e immagini abbiamo ormai affinato le nostre preferenze e i nostri valori, imponendo le nostre personalità.

Ovviamente, in questa evoluzione le aziende hanno dovuto rivalutare le loro certezze, i loro studi ed anche le loro teorie economiche.

Le ricerche di mercato di tipo quantitativo trovano ormai uno spazio molto ristretto per intuire i comportamenti di acquisto. A muovere le preferenze sono le scelte personali legate al legame emotivo con il brand attraverso la condivisione dei valori, della sua storia e alla manifestazione che l’azienda ha rispetto ai cambiamenti sociali e alle evoluzioni culturali.

Basti pensare a Gucci con le sue modelle lontane dagli stereotipi di bellezza, a Dove con le sue testimonial rispecchianti la vera società fatta di donne normalmente “imperfette”. Come anche Nike: ricordiamo i manichini plus size o i diversi spot contro gli stereotipi o a favore dell’inclusività.

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Scelte razionali di cuore

Nel 1975 la Pepsi Company decise di avviare una ricerca di mercato per provare a spodestare la Coca-Cola dal primato dei soft drink. L’esperimento prevedeva l’offerta di due bicchieri anonimi di bevande (uno contenente Pepsi e l’altro Coca-Cola) a qualsiasi cliente dei supermercati di tutto il mondo, chiedendo quale bevanda fosse migliore. La raccolta dei dati fece ipoteticamente ben sperare in vendite superiori per Pepsi. Ma non andò così. Perché?

Nel 2003 il direttore dello Human Neuroimaging Lab di Houston riprese lo studio ma cambiando la modalità di raccolta dati. Decise di utilizzare su diverse persone l’fMRI (Risonanza Magnetica Funzionale) macchinario in grado di guardare all’interno del cervello umano, illuminandosi esattamente dove si verifica l’attività cerebrale in risposta ad uno stimolo. Durante la prima somministrazione di bevande anonime, il dottor Montague confermò le preferenze per Pepsi. Ma alla seconda somministrazione, dichiarando prima i nomi dei brand, il 75% delle preferenze andò invece a Coca-Cola. L’attività cerebrale “accesa” indicava la predominanza del pensiero emozionale.

L’esperimento di neuromarketing ha osservato come, sebbene il gusto più gradevole a livello inconscio fosse quello della Pepsi, le emozioni suscitate da Coca-Cola prevalevano sulla preferenza.

Da qui, le tecniche delle neuroscienze (come l’fMRI) sono state ampiamente usate nel marketing e nella comunicazione per osservare la percezione di un prodotto o l’efficacia di una campagna pubblicitaria.

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 Le emozioni scavalcano il prodotto

L’esperimento Pepsi-Coca-Cola ha dimostrato come la percezione di un brand possa influenzare inesorabilmente le nostre preferenze.

Un marchio che ci coinvolge emotivamente attraverso i suoi aspetti, che siano i colori, i ricordi suscitati, la musica, l’immedesimazione, sarà quella spinta invisibile, anzi irrazionale, che ci farà allungare la mano verso quel determinato prodotto. Ce lo ricordano ad esempio Harley-Davidson o P&G.

La leva è sì quella delle emozioni, ma da ricercare anche (e soprattutto) nella sfera sociale ed individuale. E questo, le aziende e il marketing lo hanno ben capito, trasformando la loro comunicazione verticale in una alla pari, vicino ai pensieri, a ciò che provano gli individui. D

a qualche anno assistiamo ad un cambiamento di ruolo dei brand, volto a supportare le persone nell’espressione della propria identità, composta da un lato dall’appartenenza ad una comunità o ad uno stile di vita, dall’altro da una sfera prettamente personale in cui affermare la propria individualità. Dal canto loro anche i brand definiscono la loro identity manifestando i loro valori per acquisire fiducia e fidelizzazione di uno specifico pubblico che si riconosce in essi.

Acquistare un brand oggi significa acquistare la storia, i valori e tutti gli elementi dello stesso. Una sorta di amicizia tra marca e individuo in cui ritrovarsi a vicenda, affidare le insicurezze per sentirsi meno vulnerabili. Si capisce che la relazione è di tipo emotivo, in cui la funzionalità del prodotto passa in secondo piano rispetto alla condivisione, rispetto alla persona.

Scegliamo noi stessi

Vendere un prodotto significa dunque vendere storie, emozioni condivise come paura, gioia, solidarietà, empatia. Ad esempio gli spot natalizi di grandi brand come John Lewis, CocaCola o Erste Group puntano su una narrazione totalmente emotiva volta sulla nostalgia, sugli affetti familiari, sui ricordi, sull’amicizia. Emozioni che la maggior parte di noi condivide e sente proprie (anche per il particolare momento dell’anno) immedesimandosi nello storytelling.

Il prodotto non è il protagonista, il messaggio emotivo si sviluppa insieme al racconto in cui si rivela alla fine con la realizzazione di un desiderio o di un bisogno grazie al prodotto. IKEA, ad esempio, fa emergere i sentimenti di nostalgia attraverso i ricordi. Momenti felici vissuti su una poltrona e che continueranno ad esistere dopo generazioni (grazie anche alla resistenza della poltrona).

Un ulteriore esempio sono stati gli spot durante la prima ondata di Covid-19. Tutto il mondo era coinvolto, le strade deserte, il silenzio delle città interrotto dalle sirene delle ambulanze. Le nostre emozioni erano negative, di paura, di solitudine. I brand si sono immedesimati con le nostre emozioni restituendoci spot che raccontavano di infermieri, corrieri, operai, persone sole in casa senza compagnia: raccontavano del vissuto delle persone. Ci hanno incoraggiato, hanno fatto sentire la loro presenza, hanno manifestato empatia.

LEGGI ANCHE: Qualcosa unisce le pubblicità post Covid dei brand (e le rende tutte un po’ simili)

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Un amico che ha empatia verso ciò che proviamo, che viviamo, verso ciò che vogliamo essere nel contesto della società. Ecco l’aggancio emotivo che ci fa avere interesse per un brand, identificarci con esso e ricordarlo nel futuro. Ricordarlo positivamente e riconoscerlo  porterà anche a preferirlo e molto probabilmente ad acquistarlo.

La comprensione delle preferenze di acquisto del consumatore deve essere dunque basata sulla conoscenza delle emozioni umane che influenzano il processo decisionale. Ancora una volta, al centro del messaggio, del prodotto, del brand e dell’acquisto finale ci sono le persone che attraverso le loro storie, le loro aspirazioni, i loro desideri, scelgono di acquistare emozioni: le loro.

Buddybank partner dei PG Nationals spring, Summer split 2021

Buddybank, la banca per smartphone di UniCredit, affiancata da PG Esports (il più importante organizzatore di tornei dedicati al gaming competitivo), inizia il 2021 con una collaborazione innovativa che riguarda i primi due split dei PG Nationals 2021, il più amato e seguito torneo di League of Legends d’Italia.

Buddybank, ha deciso un anno fa di puntare con successo sulla forza comunicativa del settore degli Esports, iniziando le sue prime collaborazioni con i PG National e la Milano Games Week. Ad inizio 2021 buddybank, con una nuova veste grafica e sempre al fianco di PG Esports, ha rinnovato la sua collaborazione nel settore degli electronic sports con una ulteriore partnership ambiziosa ed innovativa.

Commenta l’Head of GroupM ESP, Luca Pravadelli:

“Siamo lieti della proficua e duratura collaborazione creatasi con buddybank. Nel 2020 abbiamo iniziato assieme questo percorso e adesso torniamo in campo in maniera ancora più solida e forte. In quanto unit specializzata nello sport marketing, negli ultimi anni abbiamo studiato e monitorato la crescita e le opportunità offerte del mondo Esports. Con l’arrivo della pandemia, si è resa ancora più evidente la volontà da parte dei clienti di GroupM (o del gruppo WPP) di instaurare nuove partnership in questo settore, e buddybank ne è la dimostrazione”.

streaming esports

Il team MediaCom, partner da anni di buddybank, si è attivato in completa sinergia con la unit dedicata ai progetti di branded entertainment MediaCom MBA per disegnare e ideare un progetto di esports. L’attività si è svolta avvalendosi della consulenza di GroupM ESP (Entertainment & Sports Partnerships), business unit di GroupM dedicata allo Sport Marketing. GroupM ESP ha supportato buddybank nella negoziazione della partnership e ne gestirà lo sviluppo attraverso la costruzione congiunta di un’efficace strategia di comunicazione.

“Siamo davvero felici di poter continuare a sostenere il mondo degli Esports, anche perché rappresenta in pieno una buona parte della nostra clientela smart e giovane. Non ci sentiamo solo partner, in buddybank siamo diventati dei veri fan degli Esports e non vediamo l’ora di vedere chi vincerà i PG Nationals”.

Afferma Massimo Bondanza, Head of Marketing & Products di buddybank.

Meno contanti più carte prepagate: soluzioni smart per piccoli e grandi acquisti

Siamo in fila al supermercato, ormai diventata una delle attività più mondane da quasi un anno a questa parte. Arrivati alla casa e dopo aver sistemato con abilità la spesa nelle buste, complice anni e anni passati su Tetris, ci accingiamo a pagare. Panico. Abbiamo lasciato i contanti a casa, sul tavolo. Riusciamo a rievocare col pensiero il momento esatto in cui chiudiamo la porta alle nostre spalle mentre le povere banconote vengono abbandonate al loro destino. E noi al nostro. Quante volte siamo incappati in una situazione del genere?

Il mondo degli acquisti sta cambiando, compriamo quasi tutto sul web, e usiamo sempre meno i contanti. Sono molte le iniziative finalizzate per agevolare l’uso delle carte prepagate, e lo stesso Stato ha creato dei programmi proprio per incentivare le transazioni elettroniche e scoraggiare l’utilizzo di monete e banconote.

Meno contanti più carte prepagate

Sempre più persone si affidano alla praticità delle carte prepagate a discapito dei contanti. Avere dei soldi con sé a volte diventa un peso, abbiamo paura di perdere monete in giro, o lasciare le banconote nelle tasche di giacche e cappotti. C’è chi, sbadatamente, dimentica i contati perfino sul cruscotto dell’auto, creando situazioni potenzialmente spiacevoli per sé e per la povera automobile.

Le carte prepagate evitano questi inconvenienti, sono comode, pratiche e sono sempre più collegate ad App e servizi appositi. Anche se dovessimo smarrirle, abbiamo diversi modi per gestire le nostre finanze senza perdere un centesimo.

Sono facili da gestire, non ingombrano e possiamo utilizzarle ovunque, ricaricandole con un semplice gesto. Ci permettono di acquistare davvero qualsiasi prodotto e in tutta sicurezza.

I vantaggi delle carte prepagate

L’esperienza d’acquisto incentrata solo ed esclusivamente sul prodotto non ci basta più, sono tanti gli elementi a cui stiamo prestando sempre più la nostra attenzione.

Comprare in modo sicuro non ha più un solo significato. Nell’era del COVID-19, abbiamo limitato i contatti e anche per quanto riguarda l’acquisto abbiamo la necessità di utilizzare sempre meno i contanti per evitare inutili scambi. In questo caso, le carte prepagate sono un’ottima soluzione grazie alla funzione contactless, ossia il pagamento senza contatto.

La comodità è un altro aspetto che non possiamo sottovalutare nelle nostre esperienze d’acquisto. Una carta prepagata ci consente di effettuare qualsiasi tipo di spesa, dalla più piccola, come pagare un cappuccino al bar prima di recarsi a lavoro, a quelle più impegnative. Per esempio, possiamo gestire tramite app i nostri bollettini risparmiando sulle commissioni, inviare bonifici e controllare le nostre finanze in pochi e semplici gesti, anche da casa. Per non parlare della comodità di poter ricaricare la carta nei punti vendita abilitati.

Le carte prepagate, inoltre, sono davvero convenienti perché hanno un canone annuo irrisorio e di conseguenza sono adatte anche per i più giovani e per chi ha un reddito non fisso e non possiede un conto in banca.

Una società senza contanti grazie a nuovi strumenti smart

Una delle ultime novità che rientra in questi nuovi metodi per fare acquisti e gestire le proprie finanze è la carta Mooney, una carta prepagata Visa con IBAN italiano.

Possiamo attivare la carta in uno dei tanti punti vendita specializzati: tabacchi, bar ed edicole abilitate in tutta Italia. L’attivazione è velocissima, occorrono solo 5 minuti, inoltre è gratuita,  il suo canone annuo è di soli 8€, ed è subito utilizzabile. È ad oggi la carta più vantaggiosa e comoda attivabile sul canale di prossimità.

Scaricando la app Mooney, si potrà inoltre tenere sempre a portata di mano il controllo delle proprie spese.

Grazie ai canali digitali e alla presenza fisica anche nei comuni più piccoli, garantisce l’accesso a un’ampia gamma di servizi di pagamento e transazioni. Questi canali digitali ed elettronici di pagamento integrano e rafforzano l’offerta commerciale tramite un ventaglio di servizi e soluzioni adatti a chiunque.  

Un modello insomma che risponde alle esigenze di tutti, senza lasciare indietro nessuno:

  • Coloro che preferiscono affidarsi al loro barista/tabaccaio/edicolante di fiducia che li accompagni nello svolgimento delle operazioni;
  • Chi ha voglia di andare oltre questi servizi, preferendo l’utilizzo di una App o di un portale online.

In conclusione…

Utilizzando le carte prepagate i benefici sono davvero tanti, in particolar modo:

  • Convenienza;
  • Comodità;
  • Sicurezza.

Acquisti facili, veloci, e sicuri in tutti i negozi in modalità contactless e anche online. Inoltre possiamo inviare bonifici, controllare il saldo, monitorare tutti i movimenti, ricaricare il telefono e pagare i bollettini dallo smartphone risparmiando sulle commissioni.

Fare a meno dei contanti non è una rinuncia, ma una semplice carta prepagata può essere un vero e proprio vantaggio in una società che non si ferma e cambia giorno dopo giorno.

reel ig

5 tips per creare Reels epici su Instagram

  • Il 5 agosto 2020 Instagram ha rilasciato Reels
  • Lanciato per diventare la risposta di Instagram a TikTok, offre agli utenti uno spazio creativo per creare e condividere brevi video
  • Su IG Reels è possibile registrare e modificare video di 15 secondi inserendo testo, audio, effetti speciali e adesivi

Gli Instagram Reels sono stati lanciati per la prima volta in Brasile nel 2019 e nel resto del mondo il 5 agosto 2020. “Ci auguriamo che Reels offra alle aziende nuovi modi per entrare in contatto con la loro community su Instagram”, scrivevano sul blog del social.

Cosa sono i Reels di Instagram e le differenze con TikTok

Reels è una funzione che permette di registrare e modificare video brevi inserendo testi, audio, effetti speciali e adesivi. Rappresenta la risposta che Facebook e Instagram hanno provato a dare a TikTok, affermandosi come suo competitor nel mercato dei video brevi.

Instagram e TikTok sono molto simili per alcuni aspetti. Entrambi offrono una serie di strumenti creativi per registrare e modificare multi-clip di 15 secondi permettendo un’elevata personalizzazione di testi, audio, effetti speciali e adesivi.

LEGGI ANCHE: Come TikTok e le Stories di Instagram stanno facendo crescere il valore degli Influencer

Per marketer, brand e creator rappresentano entrambi dei canali e contenuti da sfruttare per intercettare la Generazione Z.

Reel è (forse) più semplice di TikTok. Per chi ha già dimestichezza con gli applicativi di Instagram, l’utilizzo di Reel è più immediato. Infatti l’elevata personalizzazione di TikTok rischia di depistare il neofita che tenta di registrare un video per la prima volta. Un’altra differenza sta nell’utilizzo della musica in quanto alcuni account Instagram non possono inserirla mentre TikTok ha una vasta scelta di basi famose. Tanto che oggi TikTok è diventato uno strumento essenziale per il marketing e la promozione della musica.

instagram reels

Come ovviare al problema? Alcuni marketer consigliano di registrare il video su altre piattaforme di editing prima di caricarlo su Reel, così da poter inserire la musica preferita.

I passi da compiere per realizzare Reels Epici

Il successo di TikTok, che ha spinto Facebook a prendere provvedimenti e lanciare Reels, sta nel fatto che i marchi e i creator hanno mostrato il loro volto umano allontanando un po’ l’alone di mistero e perfezione che gira attorno alle celebrità. Quello che le persone si aspettano di trovare sui social sono contenuti interessanti, coinvolgenti, autentici e divertenti. Ecco spiegato il successo di TikTok che vale la pena replicare su Instagram seguendo alcuni step.

instagram reels

  1. Crea una strategia di comunicazione integrata. Ricorda che Reel è uno strumento e non un fine.
  2. Registra video divertenti. Sii creativo. Crea un format che ti renda riconoscibile.
  3. Testa più tipologie di contenuto. Mostra prodotti, crea contenuti informativi, riutilizza video di TikTok.
  4. Misura i risultati. Studia le statistiche e le perferomance dei tuoi reels.
  5. Metti in pratica ciò che hai imparato negli step precedenti. Migliora il tuo lavoro.

LEGGI ANCHE: Le novità di Instagram che non avresti dovuto perdere nell’ultimo anno

Reels Epici, 5 tipologie di contenuto

Se sei un marketer o un creator a questo punto ti starai chiedendo come puoi integrare i reels nella strategia digitale per migliorare il tuo business e quello dei tuoi clienti.

Ecco 5 tipologie di contenuto che puoi realizzare per sfruttare la piattaforma a tuo favore.

  1. Riutilizza i video di TikTok

    TikTok permette un’elevata personalizzazione dei video e se hai postato il contenuto su TikTok puoi condividerlo e riproporlo alla tua audience su Instagram. Avrai il vantaggio di proporre un nuovo tipo di contenuto ai tuoi follower di Instagram che non sono ancora su TikTok e potrai testare il contenuto proponendolo su due diversi canali.

  2. Condividi contenuti educativi

    Questo è un ottimo modo per iniziare a popolare il canale Reels. Ci sono tanti argomenti che possono essere condivisi con i follower: ricette, tips, consigli. Basta che il fil rouge sia offrire un’esperienza di apprendimento facile, veloce e divertente.

  3. Mostra e spiega i prodotti

    Reels è un prodotto che Instagram sta spingendo molto negli ultimi mesi. Il fatto che i video pubblicati su Reel siano visibili nella sezione Esplora, può dare al brand e all’influencer una bella impennata di visibilità. Si stima che il pubblico potenzialmente raggiungibile sia del 20%-30% in più rispetto a quello raggiunto da post e da stories. É un trend da non sottovalutare e sfruttare a proprio vantaggio per mostrare nuovi prodotti. Ricordati di usare nel video hashtag, testo e didascalie per aiutare l’algoritmo a capire qual è il tipo di argomento trattato nel video. Se hai prodotto un video in collaborazione con un creator, ricorda di fare il tag al suo profilo.

  4. Mostra i dietro le quinte

    Questa tipologia di video è studiata per creare una relazione intima con i follower. Mostrando il dietro le quinte del tuo lavoro aiuterai i follower a capire chi sei. Puoi provare a condividere brevi video su come scegli i materiali per il tuo prodotto oppure mostrare il processo di creazione del prodotto stesso. Può essere una buona idea pubblicare mini video sulla vita in team, raccontare la storia del marchio e tutto ciò che può avvicinare il lavoro del brand o del creator al suo pubblico potenziale.

  5. Annuncia sconti e saldi

    Per coinvolgere maggiormente gli utenti, gli Instagram Reels possono essere sfruttati per annunciare saldi e sconti esclusivi. La stessa cosa può essere lanciata anche dagli influencer che lavorano per il marchio. Alcuni brand stanno già testando questa tipologia di promo ottenendo un buon engagement da parte degli utenti. É fondamentale rimanere il più naturali possibili e non trasformare il video in una pubblicità vera e propria. Bisogna ricordare sempre che l’utente che guarda i Reels lo fa per distrarsi, intrattenersi e divertirsi.