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come arrivare ai gamers attraverso i social media

Come raggiungere i gamers attraverso i Social Media

  • L’86% degli utenti Internet gioca su qualsiasi tipo di dispositivo e questa cifra non è cambiata quasi mai dal 2015;
  • il gaming online è ora il mezzo dominante, con il 22% dei giocatori che ha acquistato un gioco tramite servizio digitale nell’ultimo mese;
  • il 35% dei followers degli eSport segue un giocatore specifico o una squadra di eSport sui Social Media.

L’industria del gaming online si è consolidata nell’ultimo anno e mezzo, principalmente come conseguenza della pandemia di Covid-19, e secondo le previsioni di mercato dovrebbe superare i 200 miliardi di dollari di entrate nel 2023.

In generale si analizza il gaming online dal punto di vista del mercato, dei Brand e dei giochi disponibili, ma si rivolge poca attenzione ai profili dei singoli giocatori. 

Per riuscire ad intercettare questo target sui Social Media è necessaria una visione a 360 gradi della vita dei giocatori sia online che offline, per capire in profondità cosa caratterizza il giocatore moderno.

Prima di tutto, bisogna sapere che il target “gamers” comprende un ecosistema di diversi sottogruppi e identità. Ci sono persone che giocano per motivi differenti e su dispositivi diversi, oppure che consumano contenuti di gioco – per esempio guardando le dirette su Twitch. Infine ci sono gli eSport, che appartengono a un mondo differente.

LEGGI ANCHE: eSport Marketing: 5 cose da sapere prima di iniziare

Cerchiamo quindi di capire chi sono e cosa cercano i gamers in questo articolo basato sul report “The Gaming Playbook” pubblicato da Global Web Index, che raccoglie i dati tratti dalla ricerca effettuata su 19.488 giocatori di età compresa tra 16 e 64 anni, condotta in 15 mercati (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Filippine, Spagna, Tailandia, Regno Unito e Stati Uniti).

Da questa ricerca possiamo estrarre 5 insight principali che aiutano a sviluppare una strategia Social efficace per raggiungere i gamers online.

#1 Il target gamers è più vasto di quello che si possa immaginare

Anche se può sembrare che la pandemia di Covid-19 abbia creato una legione di nuovi giocatori, il mondo dei gamers è sempre stato più grande di quello che i Brand si immaginavano.

Il pubblico dei videogiochi infatti è sempre stato consistente – anche se è rimasto sommerso per anni. I dati mostrano che l’86% degli utenti Internet gioca su qualsiasi tipo di dispositivo e questa cifra non è cambiata quasi mai dal 2015. 

Quello che è successo realmente è che il lockdown e la mancanza di altri modi di passare il tempo hanno evidenziato quante sono effettivamente le persone che giocano online.

In particolare, è interessante vedere quanto sia centrale l’aspetto sociale per i giocatori nel 2021 – dato il distanziamento forzato nella vita reale. La maggior parte dei gamers tra i 16 e i 24 anni gioca per socializzare con gli amici (35%) al contrario della fascia 25-34 anni che gioca per il gusto della sfida (30%).

Un dato collegato è anche quello relativo ai tipi di giochi preferiti dagli utenti. Risulta infatti che dal 2018 quelli di simulazione (+24%) abbiano registrato la crescita maggiore, seguiti da rompicapo e strategia (+15%).

Questi tre tipi di giochi diversi hanno alcune caratteristiche in comune, che possiamo identificare con i termini immersione, competizione e cognizione.

Quando parliamo di immersione ci riferiamo modalità di gioco dove i partecipanti simulano la vita in un mondo virtuale persistente, come se fosse un luogo realmente abitato – due tra gli esempi più famosi sono Fortnite e Animal Crossing.

La competizione si riferisce ovviamente a generi basati sul multiplayer competitivo, in particolare il battle royale. Risulta infatti molto difficile ignorare l’impatto che ha avuto – per esempio – Fortnite, che ha permesso a centinaia, se non migliaia di persone, di giocare insieme contemporaneamente.

Per ultimo parliamo di cognizione, un termine che si collega maggiormente ai giochi caratterizzati da meccanismi di risoluzione dei problemi e di ricompense, che offrono un’esperienza completa e complessa che va più in là di una semplice giocata occasionale.

Ovviamente ci sono ancora molti giocatori occasionali, ma possiamo vedere come i giocatori stiano cercando esperienze più stimolanti mentalmente, probabilmente causate dalla necessità di riempire il tempo libero durante il lockdown dovuto alla pandemia.

#2 I gamers possiedono in media due o più console diverse

Se in passato era probabile che un gamer avesse solo una console – per esempio la PlayStation o l’Xbox – negli ultimi anni l’adozione di più console da parte di un singolo giocatore sta diventando sempre più comune, in quanto i consumatori non vogliono essere limitati nei confronti dell’offerta. 

Inoltre, è interessante osservare come i gamers con figli hanno il 24% di probabilità in più di possedere 2 o più console, dimostrando come diversi marchi hanno potere di acquisto su differenti target nella stessa famiglia. 

Per esempio, nonostante Playstation sia il leader in questo segmento, vediamo come il dispositivo Nintendo Switch si è impadronito dello slot della “seconda console” in un anno da record.

Ma anche se le vendite di videogiochi fisici giocano ancora un ruolo importante, c’è stato un calo del 13% tra i giocatori di console tra il primo e il quarto trimestre del 2020 – il che significa che il gaming online è ora il mezzo dominante, con il 22% dei giocatori che ha acquistato un gioco tramite servizio digitale nell’ultimo mese.

Quindi è importante menzionare i servizi di abbonamento che permettono il multiplayer online e offrono ai giocatori news, giochi gratuiti o sconti esclusivi, che attraggono principalmente giocatori frequenti con maggiore capacità di spesa.

Infine, esistono anche servizi di cloud gaming – come ad esempio Xbox Game Pass o PSNow – che forniscono accesso a librerie di giochi meno recenti e aggiornate.

#3 Il videogioco è solo la punta dell’iceberg: quello che conta sono gli acquisti in-app e i componenti aggiuntivi

Le microtransazioni, i DLC (DownLoadable Content) e i componenti aggiuntivi sono diventati importanti fonti di guadagno negli ultimi anni, fino a superare il videogioco stesso.

Molti giochi free-to-play infatti – come Fortnite e League of Legends – hanno guadagnato soldi a palate con gli acquisti in-app di nuovi costumi per i personaggi o upgrade di livello. Activision-Blizzard ha guadagnato $1,2 miliardi di entrate tra luglio e settembre 2020 provenienti esclusivamente da microtransazioni in-game.

La maggior parte dei giocatori nei mercati analizzati afferma di spendere una media di $10 al mese in acquisti in-game. Coloro che spendono di più (arrivando a spendere anche $50 al mese) risultano essere millennial uomini con un reddito alto.

Dall’altro lato le giocatrici donna acquistano più micro-transazioni rispetto ad altri componenti aggiuntivi, probabilmente a causa del loro interesse per i marchi che offrono prodotti personalizzati. 

Se guardiamo invece all’età dei gamers, vediamo come le generazioni più giovani (GenZ) siano molto più propense ad acquistare DLC e abbonamenti stagionali rispetto ai Millennials.

Parlando di console, i giocatori di Xbox e Nintendo Switch hanno maggiori probabilità di acquistare componenti aggiuntivi rispetto ai giocatori di PlayStation. 

Possiamo quindi dedurre che capire chi acquista cosa e perché è fondamentale per riuscire a raggiungere il target corretto in modo diretto.

#4 I Social Media sono la fonte di informazione principale dei gamers

Come succede per qualsiasi altro consumatore, anche ai gamers piace condividere e discutere delle loro esperienze tra loro, soprattutto attraverso i propri canali social. 

Ed è per questo che i giocatori con una presenza attiva sui Social Media possono rivelarsi importanti leve di comunicazione per un Brand. Esiste infatti un vasto ecosistema di comunità online di gamers occasionali o professionali che scambiano pareri e recensioni sui social, ed è fondamentale riuscire ad intercettarli.

In queste comunità si osservano principalmente tre tipi di gamers:

  • Passivi: giocatori le cui opinioni sono ricavate da esperienze di conoscenti stretti o create a partire da contenuti condivisi dai Brand, oppure dalle recensioni degli Streamers online, ma che raramente vengono condivise online con altri utenti;
  • Critici: giocatori che hanno blog tematici, scrivono recensioni online, partecipano alle comunità online o pubblicano spesso sui Social Media. Un pubblico che può risultare influente per plasmare le opinioni degli altri consumatori;
  • Streamer: giocatori che trasmettono in streaming le loro giocate o caricando video su piattaforme di condivisione video; sono paragonabili ai critici, ma in genere più informati ed esperti sul tema.

Vale la pena notare come gli amici – online o offline – rimangono fortemente influenti sulle decisioni e il comportamento dei gamers. Sapere che qualcosa viene consigliato da un amico, che probabilmente ha gli stessi interessi e gusti in tema di videogiochi – sarà sempre importante. 

Inoltre, se da un lato i siti di intrattenimento e le riviste di giochi non vengano particolarmente consultati dal pubblico passivo, vediamo come influiscano notevolmente sugli streamer, plasmando le loro opinioni e di conseguenza i contenuti che probabilmente arriveranno indirettamente al pubblico passivo tramite i Social Media.

#5 Gli eSport catalizzano gli investimenti pubblicitari dei grandi Brand

Nel corso degli anni, gli eSport – ovvero i giochi competitivi professionali – hanno seguito una evoluzione a sé stante, fino a consolidarsi come una delle forme di gaming più famose, ma soprattutto redditizie per i Brand. 

Si prevede infatti che i ricavi pubblicitari provenienti solo dagli eSport sfioreranno i $1,8 miliardi entro il 2023 e gli spettatori totali raggiungeranno i 646 milioni entro lo stesso anno. Inoltre, visto che la pandemia ha ridotto gli eventi sportivi dal vivo, anche gli eSport hanno contribuito a colmare il vuoto sociale e di intrattenimento lasciato alle spalle.

Con rispetto al pubblico generale dei gamers, i giocatori di eSport si differenziano sotto diversi aspetti, in particolare per quanto riguarda il loro atteggiamento nei confronti delle sponsorizzazioni.

In generale, possiamo vedere come Generazione Z e Millennials siano le fasce di età maggiormente interessate agli eSport. Ma anche tra i giocatori più anziani della Generazione X troviamo un 38% di seguaci degli eSport.

Per quanto riguarda il sesso, anche se per anni gli eSport sono stati percepiti come uno spazio dominato dagli uomini, osserviamo un 42% di donne giocatrici rispetto alla controparte maschile maschili al 58%.

Emerge inoltre che oltre la metà dei gamers amano i giochi con forti personaggi femminili e il 35% segue un giocatore specifico o una squadra di eSport sui Social Media. Questo dato suggerisce che una strategia efficace per i Brand potrebbe essere quella di utilizzare squadre e giocatori di eSport come Influencer nelle loro campagne. 

Infine, questo gruppo di giocatori è fortemente concentrato sulla comunità ed è disposto a spendere in prodotti premium, mostrando una maggiore ricettività nei confronti degli annunci.

La ricerca mostra come i follower degli eSport apprezzano molto lo status sociale, il coinvolgimento e l’esclusività, infatti hanno il 33% di probabilità in più rispetto al giocatore medio di volere che i brand gestiscano community e forum tematici.

Sono anche molto più propensi a promuovere il loro Brand preferito quando migliora il loro stato online oppure se hanno accesso a contenuti o servizi esclusivi grazie ad esso.

Per concludere, parafrasando le parole di Nina Mackie – Direttore Global Agency Partnerships di Admix – possiamo affermare che oggigiorno il targeting dei gamers è cruciale per gli inserzionisti.

Il settore del gaming online pesa per 2,5 miliardi dollari dei 2,7 miliardi del mercato globale dei videogiochi e incorpora quasi tutti i dati demografici immaginabili. Per i Brand che cercano di incorporare la pubblicità in-play nei loro piani di marketing, è indispensabile una strategia basata sugli insight per raggiungere il pubblico obiettivo.

investimenti in TV

Il dilemma del marketer: come puntare sul digitale senza togliere budget alla TV lineare

In questi tempi in rapida evoluzione, una delle domande più importanti che i professionisti e le professioniste del marketing devono porsi è “quali dei cambiamenti a cui stiamo assistendo saranno permanenti?”.

Trovare una risposta a questa domanda è assolutamente indispensabile, mentre cerchiamo il modo giusto per crescere in questo nuovo mondo.

Durante la pandemia, abbiamo visto i comportamenti dei consumatori diventare più dinamici e imprevedibili che mai. Oggi, dopo un anno di convivenza con il COVID-19, possiamo individuare chiaramente tre tendenze emergenti dei consumi che le aziende devono tenere presenti per prepararsi alle sfide future:

  1. La pandemia ha accelerato i cambiamenti dei comportamenti che erano già in atto.
  2. I consumatori hanno sempre più bisogno di aiuto quando devono fare una scelta complessa.
  3. Le persone desiderano un mondo digitale aperto e accessibile, il che richiede annunci pertinenti che rispettino la loro privacy.

Queste tendenze hanno tutta l’aria di essere destinate a rimanere. Ecco cosa possono fare le aziende per adattarsi:

Adattamenti aziendali al Marketing post pandemia –  Fonte Google

LEGGI ANCHE: Come le Connected TV stanno cambiando il settore della pubblicità televisiva

Cosa sta accadendo nel panorama televisivo?

Gli inserzionisti si stanno affrettando ad adattare la propria strategia di marketing ai cambiamenti che si stanno verificando nel panorama televisivo.

Tra i vari mezzi pubblicitari disponibili , la televisione fa ancora parte del panorama del marketing. I sondaggi dicono che il 62% delle persone negli Stati Uniti guarda ancora la TV e si abbona ai servizi satellitari.

Allo stesso tempo, i servizi di streaming hanno preso il comando. Le piattaforme di social media stanno pianificando le loro trasmissioni per soddisfare un pubblico in rapida crescita.

La domanda nella mente di ogni marketer è: adesso che succede?

Di fronte al cambiamento del panorama dei consumatori , gli inserzionisti non sono tanto sicuri di come fare per passare dalla TV al digitale.

La pandemia di COVID 19 ha esacerbato ulteriormente questo dilemma, visto che molti di noi hanno lavorato da casa e consumiamo ancora più servizi digitali di prima.

Doug Stephens del blog Retail Prophet ha parlato di qualcosa di simile nel suo podcast. Ha detto che il COVID 19 è “come un wormhole nello spazio che tutti noi stiamo attraversando”. Secondo Doug, la pandemia sta spingendo l’umanità a entrare o ad adottare l’era digitale, lasciandosi alle spalle tutti i resti della rivoluzione industriale del passato.

Era molto chiaro per le aziende che dovevano adattare la loro strategia di marketing televisivo a questa nuova realtà digitale.

Cosa ne pensano ora i consumatori

Durante la pandemia, l’esigenza di lavorare da casa ha fatto capire a persone e aziende che è possibile mantenere la produttività e la cultura del lavoro anche lavorando a distanza. Ha creato anche nuove tendenze nel modo in cui vivono i consumatori e nel loro comportamento di acquisto.

Ad esempio, alcune persone stanno pensando di spostarsi in periferia per godere di una migliore qualità della vita. Non devono più preoccuparsi di degli spostamenti e dei lunghi tragitti per andare al lavoro perché possono lavorare da remoto.

La nuova prospettiva influenzerà i modelli di vendita al dettaglio e le strategie di marketing; per esempio, i consumatori più giovani si concentrano sulle esperienze invece che sull’acquisto di beni tangibili.

Questo tipo di comportamento si è acuito in modo considerevole durante la pandemia: le persone hanno risposto molto emotivamente alla situazione, adottando nuove tecnologie a un ritmo rapidissimo. Pensiamo infatti a tutti i sistemi di pagamento online o di consegna a domicilio, per prima quella di generi alimentari, che ci hanno permesso di minimizzare il contatto in svariate occasioni.

I cambiamenti digitali nella strategia di marketing digitale

Ora, anche i marketer stanno cercando di trovare un equilibrio tra investimenti nel digitale e sulla TV lineare.

Sono consapevoli che gli approcci strategici da adottare devono essere ogni volta unici. E che ci sono diverse cose che devono considerare quando impostano una strategia.

Ad esempio, la TV lineare è ancora un canale di copertura del marketing praticabile in quanto ha un buon numero di spettatori. Tuttavia, sta diminuendo molto lentamente man mano che gli spettatori scoprono e iniziano a utilizzare i servizi di streaming online.

Quindi, possiamo stare certi che i marketer non abbandoneranno la pubblicità in TV (almeno per il momento) ma, invece, amplieranno la loro portata considerando canali digitali diversi nella loro strategia di marketing .

Chi è il nuovo pubblico di destinazione?

La nuova tendenza mostra che le aziende stanno ora migrando la loro tradizionale spesa pubblicitaria dalla TV al digitale.

La migrazione della strategia di marketing digitale è una corsa rischiosa e accidentata. Ad alcune aziende manca persino l’abilità necessaria per familiarizzare con i cambiamenti nelle tendenze di visualizzazione e le conseguenti esigenze pubblicitarie. Questo ha creato una nuova domanda di personale dotato di vaste conoscenze tecniche e digitali, che sappiano modificare una strategia di marketing televisivo

La risposta per rendere più facile questa transizione sta nell’avere abbastanza mercati che hanno questo know-how digitale. Senza i dati di ricerca appropriati, non ci sarà un percorso chiaramente definito da seguire.

Combinare strategie di marketing Blend

Per la maggior parte delle aziende che hanno sempre investito il loro budget sulla TV tradizionale, è complicato determinare come suddividere la spesa pubblicitaria totale.

La risposta corretta, e l’approccio che sembra funzionare meglio, è investire su entrambi. Questo perché il tuo marchio è più visibile quando combini più canali per raggiungere il pubblico di destinazione.

Un recente studio della Advertising Research Foundation ha mostrato che avvicinarsi alla propria strategia di marketing utilizzando questo duplice approccio può aumentare il ROI del 35% .

Proprio per questo, va tenuto presente che l’attenzione dei consumatori oggi si divide tra dispositivi digitali e TV. Si può raggiungere il target demografico tramite TV. Ma possono anche essere raggiunti tramite gli altri dispositivi che guardano.

Una strategia di marketing mista

Due terzi delle persone di età compresa tra 18 e 54 anni utilizzano un altro dispositivo durante gli spot televisivi

La capacità di attenzione del consumatore medio è suddivisa su più schermi, soprattutto nell’era della pandemia. In effetti, gli annunci online sono ancora più orientati all’azione. Possono distrarre i consumatori dagli annunci standard visti in TV.

Conclusioni

Si tratta di un motivo in più per passare a una strategia di marketing digitale mista.

Ma stabilire il giusto mix di media tradizionali e digitali viene prima di tutto. Ciò crea opportunità di crescita incrementale e si adatta a molti dati demografici. L’idea non è di distogliere l’attenzione dei consumatori dalla TV verso i canali digitali. L’obiettivo è di pubblicizzare e misurare la reazione dei consumatori che stanno già guardando quegli schermi.

 

Come l’Instant Mobile Messaging sta cambiando la comunicazione B2B

Quando si pensa al mondo del business e ai modelli di comunicazione ad esso collegati si ragiona spesso su forme di relazione formali e pompose, che si regolano su protocolli rigidi e ingessati.

Niente, almeno apparentemente, farebbe pensare che in realtà qualcosa sta cambiando… e molto in fretta.

Alla formalità delle email e le lungaggini delle videocall si è affiancata infatti una modalità forse sottovalutata ma perfettamente in linea con i trend più attuali: quello della messaggistica istantanea. 

Proprio così: anche nel B2B sembra che l’inviare e ricevere dei messaggi (SMS o Whatsapp, poco importa), tutto ciò che rientra nel mondo dell’Instant Mobile Messaging, stia prendendo piede. 

Considerato come nel nostro paese (ma non solo) il device più diffuso sia lo smartphone (35 milioni di utenti attivi) non era forse difficile prevederlo: diverso il discorso sulle numeriche che la messaggistica può generare. Si calcola infatti che le imprese italiane abbiano inviato nel solo 2020 ben 5 miliardi e 300 milioni di messaggi istantanei, con un tasso di apertura del 93,3%: avete capito bene, amici lettori, ben 93,3%. Mica male, no?

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Instant Mobile Messaging: migliorare le strategie d’ingaggio

È evidente che con questi KPI l’attenzione delle aziende verso questo canale sia aumentata. A confermarlo è una ricerca realizzata da Esendex, leader in Europa per le soluzioni di messaggistica istantanea per il business, in collaborazione con PWC su un campione di 4.300 aziende in Europa, UK e Asia (area del Pacifico). La ricerca è stata pubblicata in occasione dello sbarco in Italia di Esendex, la piattaforma per le aziende che permette di lavorare con SMS, soluzioni di rich messaging come Whatsapp Business, chatbot e landing page: tutte quelle soluzioni, insomma, ottimizzate per creare conversazioni e realizzare transazioni via mobile.

Molte delle declinazioni che questo approccio può consentire sono ben raccontate sul blog di Esendex, anche se è interessante soffermarsi su alcune evidenze presenti nella ricerca per circoscrivere un fenomeno sempre più rilevante.

I dati che emergono dal report infatti sono molto interessanti: ben il 47% dei soggetti intervistati hanno dichiarato di adottare servizi di Instant mobile messaging nelle proprie strategie (52% in Italia), con una prevalenza fra quelle aziende con più di 250 dipendenti rispetto alle PMI (la proporzione è 62% vs 45%). 

In che logica però si inserisce lo strumento della messaggistica instantanea?

La parola chiave che guida è di quelle che viene spesso citata ma mai veramente esplorata fino in fondo: multicanalità.

Capire come distribuire i touchpoint di marca è da sempre una sfida, a maggior ragione se diventa necessario metrificare i risultati raggiungendo dei KPI predefiniti per capire l’efficacia di un’azione.

Nel caso specifico la messaggistica istantanea garantisce come abbiamo visto dei volumi interessanti, in grado di giustificare lo sforzo di sviluppare delle azioni efficaci.

Proprio in capire “quanto” effettivamente sia questa efficacia basta guardare la ricerca proposta da Esendex e PWC, concentrandosi sugli impieghi che si fa di SMS e simili: privilegiando l’interazione one-to-one come forma d’interazione, vediamo come i messaggi diretti coprano l’intero parco dei processi aziendali, dall’invio di avvisi e comunicazioni di emergenza (utilizzati dal 21% degli intervistati), le notifiche e i promemoria per i clienti (19%), la gestione di processi aziendali (19%) e le campagne di marketing (19%).

Un focus a parte merita l’SMS, che è uno strumento ormai “vecchiotto” per età ma giovanissimo per risultati: il 25% degli intervistati lo indica come strumento molto efficace e il 22% lo preferisce per la capacità di personalizzare. D’altronde, è uno strumento essenzialmente noto a tutti, che supera le barriere tecnologiche e di piattaforma e che tutti possono ricevere, è altamente customizzabile con call to action semplici e immediate: cosa c’è di meglio?

Un evento per scoprirne di più

Della crescita della messaggistica mobile ci ha parlato il report confezionato dal Gruppo Commify, ma le occasioni di condivisione non finiscono. 

Lo sbarco della suite Esendex in Italia, infatti, è anche l’occasione per portare anche nel  nostro paese un appuntamento imperdibile: Esendex LIVE!, il format gratuito organizzato sul tema della Digital Transform-Action che nella sua prima edizione italiana si propone di indagare uno degli aspetti più vicini al mondo dell’Instant Mobile Messaging, “The Human Side of Technology”.

All’evento interverranno speaker di altissimo livello come Rudy Bandiera, Andrea Barchiesi, Cinzia Bertoli, Angela Sebastianelli, Linda Serra e Dario Cardile, distribuendosi su tre diversi palchi dedicati a verticali diverse: “Digital Room”, “Technology Room” e “Human Room”. 

Per partecipare ci si può registrare gratuitamente qui, maggiori informazioni si possono trovare anche sui canali Facebook e LinkedIn di Esendex.

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roblox cos'è

Cos’è Roblox, come funziona e perché vale così tanto

  • 100 milioni di utenti attivi, 2 milioni di creators e 50B $ di capitalizzazione in borsa;
  • non un semplice gioco online, ma una raccolta di oltre 5o milioni di giochi diversi;
  • guadagni non solo per l’azienda, ma anche per chi contribuisce con lo sviluppo.

Roblox potrebbe non essere famoso come Fortnite o Minecraft, ma ha recentemente annunciato di avere più di 100 milioni di giocatori mensili attivi.

Un progetto forse sottovalutato all’inizio, che però è esploso diventando un vero e proprio fenomeno nel settore del gaming.

Cos’e Roblox?

Cos'è Roblox e perché vale così tanto 2

it.finance.yahoo.com

Iniziamo con il dire che Roblox non è una novità, o almeno non come la conosciamo oggi. L’azienda (Roblox Corporation) è nata nel 2006 e da allora è cresciuta in maniera costante.

Parlare di videogame sarebbe decisamente riduttivo dato che non si tratta di un singolo gioco, ma piuttosto di una raccolta con oltre 50 milioni di giochi, tutti creati dalla sua community di giocatori, rivoluzionario non credete?

Per capire più facilmente cosa è diventato Roblox, faremo un semplice paragone,  quello con YouTube.
Un’enorme libreria di “contenuti generati dagli utenti”, ma in questo caso i contenuti sono giochi piuttosto che video.

Gli utenti scaricano l’applicazione Roblox per computer (MacWindows), console di gioco, smartphone (AndroidiOS) o tablet e la utilizzano per sfogliare e riprodurre il catalogo di giochi.

Perché è così popolare?

Il fenomeno di Roblox è davvero molto particolare, soprattutto pensando al fatto che la maggior parte degli utenti che entra nella community è stato invitato a giocare da un amico.

Quindi, un successo decisamente organico. Aspetto fondamentale sono le funzionalità social, inclusa la possibilità di invitare ed aggiungere amici e chattare con loro durante il gioco.

Inoltre, secondo Craig Donato, chief business officer di Roblox, una delle ragioni della popolarità di Roblox è la sua enfasi sul “gioco non strutturato”.

Il gioco non strutturato non è altro che un’attività ludica in cui i bambini si impegnano in giochi che non hanno prettamente obiettivi di apprendimento specifici.

In un’epoca e soprattutto in un periodo storico in cui molti bambini sono più limitati nelle loro attività nel mondo fisico rispetto alle generazioni precedenti, è diventata naturale la ricerca di un’alternativa.

Quando tornavo a casa da scuola, salivo in bicicletta, uscivo nei boschi, giocavo a baseball. Ma oggi viviamo in un mondo in cui è difficile per i bambini uscire e giocare in modo non strutturato con i loro amici “, dice Craig. “La maggior parte delle esperienze sulla nostra piattaforma non riguardano solo l’obiettivo da portare a termine e quindi da vincere. È un’esperienza che fai con altre persone: un’esperienza condivisa.

Facile dedurre come la pandemia abbia dato un’importante spinta a Roblox, portando sempre più persone a trascorrere molto tempo online. Avere a disposizione una piattaforma in cui ognuno ha il suo avatar e ciascuno può giocare interagendo con altre persone, ha rappresentato una valida alternativa al distanziamento sociale.

Una buona fetta del successo di Roblox, però, è sicuramente dovuto a youtuber e streamer.

Per le nuove generazioni questi tipi di figure, non sono più dei semplici “influencer“, ma sono diventati dei veri e propri moderni opinion leader. Non è quindi difficile da capire quanto il loro ruolo abbia un’importanza enorme nella diffusione di un gioco al di là della promozione tradizionale.

Molti eventi si sono spostati negli ambienti virtuali di Roblox: incontri, appuntamenti, feste di compleanno e di ogni altro tipo. Anche per questo Roblox si presta perfettamente allo streaming  diventando, per questo settore, una vera miniera d’oro.

Come si crea un gioco su Roblox?

Chiunque può creare un gioco (o “esperienza”) scaricando il software Roblox Studio. Il software si basa su di un linguaggio di programmazione molto semplice, chiamato “Lua”. La diffusione dello sviluppo è stato reso possibile anche grazie alle numerose guide e ai forum di supporto.

L’azienda afferma di avere più di 2 milioni di “creators”, quindi circa il 2% dei suoi giocatori. I giochi più popolari possono ospitare fino ad un massimo di 100.000 persone contemporaneamente.

Molti utenti si limitano a creare giochi semplici o a dare vita a stanze virtuali in cui possono interagire con gli amici. Altri costruiscono giochi più complessi e iniziano persino a monetizzare grazie agli acquisti in-game.

Gli acquisti sono della tipologia che non  danno vantaggi competitivi; gli utenti infatti possono acquistare abiti e armi o altri oggetti, che possono usare per rendere i loro personaggi più belli ed originali.

Questi acquisti avvengono utilizzando la valuta virtuale di Roblox: Robux che possono essere scambiati per denaro reale.

I Robux, ovviamente, possono essere guadagnati muovendosi nel sistema, ma possono essere anche acquistati. Ad esempio, 400 Robux costano circa 5€. L’azienda premia gli sviluppatori condividendo il 30% delle entrate dagli acquisti virtuali.

Per capire la portata del fenomeno creators in Roblox, basti pensare che più di 1.250 sviluppatori hanno guadagnato almeno 10.000 dollari l’anno scorso attraverso le vendite virtuali nei loro giochi. I guadagni totali degli sviluppatori ammontano a più di 329 milioni di dollari solo quest’anno.

Quello che una volta era un hobby oggi è diventato un lavoro per molti dei nostri utenti, ed ora sta diventando sempre più la base per lo sviluppo di grandi progetti incredibilmente creativi che stanno emergendo sulla nostra piattaforma“, ha dichiarato il CEO David Baszucki, che ha fondato Roblox nel 2004.

LEGGI ANCHE: I trend che segneranno l’industria del gaming nel 2021

Dopo aver conquistato i bambini, diventa un successo a Wall Street

Le azioni della società quotate sotto il simbolo RBLX alla Borsa di New York, hanno chiuso la giornata di debutto in rialzo del 54% arrivando a 69,50 dollari di valore, partendo da un prezzo di riferimento di 45 dollari.

La quotazione diretta quindi, ha dato alla piattaforma una valutazione di circa 40 miliardi di dollari con una quotazione di mercato è pari a 51,43 miliardi di dollari.

Scegliendo di andare in borsa con una quotazione diretta, come hanno fatto aziende come Spotify, Slack e Palantir, Roblox non ha emesso nuove azioni in borsa e quindi non ha raccolto capitale.

L’azienda, fondata nel 2004, deve ancora registrare un profitto, a causa dei continui investimenti per l’infrastruttura tecnologica, la protezione dei dati e il pagamento dei creatori di giochi.

Roblox Corporation ha dichiarato di aver assunto quasi 400 nuovi dipendenti nel 2020, crescendo fino a 979 persone, e di aver acquistato una startup di intelligenza artificiale proprietaria di una tecnologia che potrà aiutare gli avatar e le ambientazioni ad avere un aspetto più realistico.

Negli ultimi mesi, grazie anche all’entrata in borsa, Roblox è diventata nota anche a chi non fa parte del suo pubblico abituale ed è facile prevedere una sua ulteriore crescita.

Cos'è Roblox e perché vale così tanto

blog.roblox.com

Chi gioca a Roblox?

Quando ci si iscrive a Roblox, viene richiesto all’utente di creare un nome utente che possibilmente non dovrà essere il proprio vero nome. Viene richiesta la data di nascita, il sesso ed una password. L’iscrizione crea sulla piattaforma un’area utente simile ad un account di un social network.

Sul profilo infatti, è possibile visualizzare i giochi a cui si è giocato, è possibile postare sul feed ed è anche possibile mostrare chi sono i propri amici, chi si segue e da chi si viene seguiti. Viene mostrato inoltre di quali gruppi si fa parte e i distintivi (traguardi) conquistati durante il gioco.

Roblox ha circa 100 milioni di utenti attivi e la maggior parte di essi sono under 18, divisi quasi perfettamente tra ragazzi e ragazze. La cosa davvero interessante che emerge dai vari dati raccolti in proposito è l’impatto che Roblox ha sui più piccoli rispetto a tutte le altre piattaforme.

Infatti, il 24% dei bambini intervistati dai 10 ai 12 anni usano Roblox, più che TikTok (13%) e Snapchat (20%).

Roblox è sicuro per i minori?

Gli amministratori di Roblox sono molto attenti alla tranquillità dei propri utenti. Proprio per questo vengono effettuate continue verifiche su tutti i giochi sviluppati, in modo da assicurarsi che non ci siano contenuti sessualmente espliciti o troppo violenti oppure offensivi.

Per i genitori, invece, è possibile monitorare l’account da remoto, controllando le interazioni con gli altri giocatori, gli acquisti in-game ed il contenuto dei giochi a cui i propri figli partecipano.
Inoltre, è possibile, in caso di evenienza, segnalare eventuali giocatori sospettati di violazioni di termini e condizioni.

Una cosa però è certa: come per tutte le piattaforme online che prevedono una parte “social”, anche per Roblox, sarebbe meglio che i minori non fossero lasciati completamente soli.

LEGGI ANCHE: L’App social IRL potrebbe presto valere 1 miliardo di dollari

Quali sono i giochi più popolari su Roblox?

Dato il numero enorme di utenti che giocano a Roblox esistono diverse tipologie di gioco creati ad-hoc per soddisfare un’ampia gamma di giocatori dai gusti più disparati.

I titoli più popolari sono sicuramente Tower of Hell, Meepcity e Piggy. Ma tra i più apprezzati c’è sicuramente Adopt Me, considerato da alcuni come il gioco più popolare di Roblox. Il gioco conta infatti circa 18,8 miliardi di visite e una media di quasi 500.000 giocatori attivi.

Si tratta di un gioco per “famiglie” in cui gli utenti devono far crescere una serie di animali domestici. Non solo, i giocatori possono anche decorare le loro case in stile The Sims e persino giocare online con gli amici. Ogni server può ospitare fino a 48 giocatori e la configurazione di un nuovo server privato è completamente gratuita.

Quale sarà il suo futuro?

Roblox oggi è disponibile in oltre 180 paesi e in 11 lingue diverse ma cresce molto velocemente.

Combinando social network e gaming, la piattaforma ha avuto un impatto notevole sui più giovani. Ciononostante ci vorrà del tempo affinché Roblox diventi un vero e proprio colosso, anche a causa di due grossi ostacoli.

Il primo relativo all’età media degli utilizzatori e il secondo inerente il periodo che stiamo vivendo.

Nel primo caso, infatti, bisognerà vedere se non ci saranno problemi, nel momento in cui la piattaforma verrà colonizzata da utenti più adulti.
Questo, infatti, potrebbe comportare problemi nella sicurezza ma potrebbe anche snaturare la spensieratezza tipica di una piattaforma dedicata a giovani utilizzatori.

Il secondo ostacolo potrebbe essere quello da affrontare nel breve periodo. Con la fine delle restrizioni, infatti, il mondo ritornerà alla vita sociale e Roblox potrebbe perdere quell’appeal legato proprio alla socialità che ne ha decretato il successo

digital tool strumenti digitali

Storydoc, Icons8 e Daily Gratitude Journal: i digital tool della settimana

Lo sappiamo bene: ci sono giornate stressanti, in cui tutto sembra andare storto. Questo capita tanto nella sfera personale della vita, quanto in quella professionale.

A fare la differenza, può essere un approccio positivo. Una buona abitudine è ringraziare ogni giorno per quello che abbiamo: ci permette più facilmente di renderci conto che, ogni problema è tuttavia superabile e possiamo riprendere a vivere con serenità la nostra vita.

Certo, qualche piccolo aiuto in ufficio non guasta: oggi vi presentiamo alcuni strumenti per migliorare l’aspetto grafico delle presentazioni e dei fogli di calcolo, ma anche strumenti per non dimenticare nessun appuntamento importante.

In più, un diario per annotare quotidianamente perché dovremmo essere felici ogni giorno.

LEGGI ANCHE: Jove, Google Cemetery e: i digital tool della settimana

Quel tocco in più

free icons digital tool

Vuoi migliorare le tue presentazioni, ravvivare i tuoi fogli o coinvolgere i lettori dei tuoi documenti di Google? Le icone sono sempre la risposta giusta! Con Icons8 puoi aggiungere centinaia di immagini in stili differenti ai tuoi file, per renderli riconoscibili e accattivanti.

Un coach per le conference-call

poised digital tool

Non ti senti abbastanza sicuro durante le riunioni in diretta? Anche questa abilità va allenata e puoi farlo con Poised, un “personal trainer” di comunicazione digitale che fornisce un feedback in tempo reale durante le riunioni online. Il tool funziona con Zoom, Slack, Microsoft Teams e Google Meet.

Lascia il segno

storydoc

Per dare un tocco in più alle tue presentazioni e trasformare diapositive statiche di vendita e marketing in bellissimi slideshow interattivi, puoi provare Storydoc. Aumenterai il coinvolgimento dei clienti e i tassi di conversione, senza aver bisogno di sviluppare nuove competenze di design o coding.

Ricorrenze virtuali

koya digital tool

Sei sei super organizzato ma ti capita spesso di dimenticare compleanni o anniversari che vorresti celebrare, KOYA è il tool che fa per te. Puoi programmare messaggi personali che includano ricordi, url e addirittura regali digitali. Per fare sempre bella figura anche online.

Felici a partire da quello che si ha

daily gratitude journal

Essere grati e ringraziare l’universo può avere incredibili benefici per la salute fisica e mentale.

Aumenta la felicità, aiuta a dormire meglio e allevia la depressione. Ci sono molti modi per praticare allenarsi a provare gratitudine ogni giorno, ma il diario quotidiano è uno dei modi più semplici ed efficaci. Per questo scopo, esiste Daily Gratitude Journal.

Come la Digital Health sta cambiando il mondo della salute

Nono appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

Tema della puntata: Digital health ecosystem, ne abbiamo parlato con Roberto Ascione, Ceo & Founder di Healthware Group, company di digital health che da quasi 25 anni offre alle grandi aziende dei settori life sciences e insurance un insieme unico di servizi e competenze in consulenza strategica, comunicazione, tecnologia e innovazione per guidare la trasformazione digitale della salute.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Le applicazioni della Digital Health: min 1,20
  • Come migliorare la gestione della salute: min 16,55
  • I benefici dell’adozione dei sistemi digitali: min 26,40
  • Le principali applicazioni della telemedicina: min 31,20
  • I dati della trasformazione digitale: min 34,05
  • Come sta cambiando il mondo della salute: min 36,00
  • Il prossimo futuro della Digital Health: min 40,00

connected tv

Come le Connected TV stanno cambiando il settore della pubblicità televisiva

Così come il cambiamento dei gusti e delle abitudini dei consumatori è da sempre il punto di partenza del marketing, intento a monitorare e anticipare le innovazioni della società, allo stesso modo il terremoto che sta per avvenire nell’ambito della pubblicità televisiva non può certo passare inosservato agli occhi dei marketer.

La diffusione della televisione ha rappresentato uno step importante nella nostra cultura, è entrata a far parte dell’ambiente domestico, e come sottolineato dal sociologo Joshua Meyrowitz, ha svolto il compito di far entrare la società esterna all’interno delle case, diventando un grande potenziale da sfruttare per la pubblicità.

Dal 1941, anno del primo spot televisivo, l’industria pubblicitaria della tv è stata inarrestabile e in continua crescita, fino ad ora, momento nel quale lotta per mantenere il proprio posto privilegiato accanto ai media digitali.

connected tv CTV

La diffusione delle Connected TV

La televisione rimane a tutt’oggi il device più utilizzato, seppur con delle sostanziali differenze di fruizione da parte del pubblico, che mostra necessità e gusti diversi rispetto al passato.

Accanto al termine di tv generalista si sente ora sempre più parlare delle connected tv.

Quali sono le differenze?

  • La tv lineare, la cosiddetta televisione tradizionale, permette allo spettatore di guardare un programma nel momento in cui viene trasmesso, o di registrarlo per visualizzarlo in un secondo momento;
  • la connected tv (CTV), è un dispositivo che consente alla tv di connettersi ad Internet per visualizzare contenuti video in streaming. Il dispositivo può essere interno, come nel caso delle Smart Tv (già predisposte per la distribuzione di contenuti video streaming), o esterno, ad esempio le console di gioco come Xbox, Playstation, o dispositivi come Apple Tv, Roku).
    La CTV non è dunque una sostituzione del precedente media, ma un’evoluzione dello stesso, a sottolineare la continua validità del concetto di “Remediation” coniato da Jay David Bolter e Richard Grusin, nato da una definizione di Marshall McLuhan, il contenuto di un medium è sempre un altro medium.
    I media interagiscono continuamente tra loro, per cui un media non viene soppiantato da una nuova tecnologia ma si adatta a nuovi formati, proprio come accade nel passaggio dai media analogici a digitali;
  • l’over the top (OTT) è invece il meccanismo di distribuzione dei contenuti video tramite i meccanismi di CTV. I contenuti vengono distribuiti online in modalità streaming gratuiti grazie alla pubblicità, come nel caso di Youtube, o in modalità video on demand (VOD), tramite abbonamento, come nel caso delle piattaforme Netflix, Amazon Prime, e così via.

streaming media players

A partire dallo scorso anno, ed in particolare in questi primi mesi del 2021, stiamo assistendo ad un boom dello sviluppo dei dispositivi CTV e dei meccanismi OTT, complice anche la pandemia, che ci ha costretti a restare in casa e ad occupare anche quella parte di tempo libero che generalmente avremmo trascorso all’aperto.

Si tende a privilegiare la scelta del contenuto, rispetto ad una fruizione passiva.

Se la tv tradizionale è vista come un’abitudine, la CTV è definibile come una scelta, effettuata con consapevolezza dal consumatore, che esige per questo un contenuto originale, di qualità, che consenta un’esperienza personalizzata e non più lineare.

Siamo più lontani dalla “Teoria del proiettile magico” degli anni ’40, che considera la comunicazione del media come un processo diretto di stimolo-risposta, in grado di colpire la massa passiva, che reagirà nella stessa maniera. Oggi sappiamo che il pubblico è tutt’altro che inerme, e gli studi di marketing sono concentrati proprio sull’analisi delle differenze del target.

adoption of connected tv devices

Secondo la ricerca di Parks Associates, nel dicembre 2020 il 56% delle famiglie statunitensi possedeva una smart Tv, e il 43% un lettore multimediale, in aumento rispettivamente del 50% e 39% rispetto al terzo trimestre dell’anno precedente.

La pubblicità del futuro sarà sulle CTV

Storicamente, la televisione detiene la quota dominante della spesa pubblicitaria, iniziata nel 1940 con le concessioni di licenze della Federal Communication in Usa alle varie stazioni televisive, dando il via a quello che è poi diventato il colosso dell’industria pubblicitaria.

Con le nuove tecnologie digitali lo scenario va però modificandosi: oggi il pubblico consuma una più ampia alternativa di contenuti, cosa che gli operatori del marketing non possono ignorare. Sulla base dei dati Oracle ID Graph in USA, ogni consumatore utilizza fino a 6 diversi device, anche per una questione lavorativa, accentuata ancora una volta dalla situazione pandemica.

La ricerca pubblicata da SpotX a Luglio 2020 evidenzia che nel Regno Unito e in Italia il 60% degli spettatori guarda tv connessa almeno una volta al mese, e in Spagna il 56% dichiara di guardarla regolarmente.

La stessa ricerca sottolinea inoltre che in Italia 86% degli spettatori ha un’età compresa tra 18-24 anni, ma il trend sembra in crescita anche tra i soggetti di maggiore età, considerando l’accelerazione massiccia dei media digitali causato nell’ultimo anno dal lockdown dovuto al Covid-19, che ci ha reso tutti un po’ più connessi.

Diminuisce dunque il numero di consumatori che fruiscono della pubblicità tradizionale, secondo un sondaggio IAB Europe Attitudes to digital video advertising, le tv connesse sono la chiave per la pubblicità del futuro.

I sistemi CTV e i meccanismi OTT stanno portando ad un minor numero di sottoscrizioni degli abbonamenti via cavo, definito come il fenomeno “cord-cutting”, entro il 2023 si prevede un aumento degli abbonati OTT da 133 milioni del 2019 fino a 159 milioni.

La pubblicità televisiva rimane sempre un ottimo mercato, ma bisogna lavorare per innovarla: utilizzando i dati del pubblico connesso è possibile indirizzare i messaggi pubblicitari solo agli interessati. Il mercato tv della pubblicità tradizionale si restringe per lasciare spazio a quella del digitale, un mercato ancora giovane e da esplorare.

Con le CTV, gli advertiser hanno la possibilità di rivolgersi in modo personale e più coinvolgente nei confronti dei telespettatori, di adattare il messaggio pubblicitario al pubblico e sfruttare quindi la possibilità di ottenere un maggior ritorno sulla spesa pubblicitaria stessa.

Se l’advertisement della tv tradizionale si riferisce alla massa perché non prevede un lavoro a monte di profilazione del target, la pubblicità delle tv connesse parte proprio dalla capacità di analizzare e comprendere il target, grazie ai dati ottenuti dalla rete.

Se partiamo dal presupposto che il pubblico connesso è più attivo rispetto alla massa tradizionale, dobbiamo presupporre che sarà anche più attento ai messaggi pubblicitari: di solito si guardano i contenuti OTT in modo più attento, senza distrazioni, come invece spesso accade con i contenuti della tv generalista, soprattutto nei momenti in cui viene trasmesso l’annuncio pubblicitario.

I brand individuano ora la possibilità di interagire con il pubblico al momento giusto.

La pubblicità sulle CTV viene indicata come il futuro della pubblicità televisiva, la naturale evoluzione di quella tradizionale, in quanto risulta essere mainstream, fruibile da un pubblico più ampio, anche in considerazione del fatto che può migliorare l’aspetto social dell’utente, consentendo la nascita di conversazioni online sulle stesse.

Favorisce il coinvolgimento con il brand ma anche tra gli utenti stessi, e sappiamo bene che il passaparola online positivo è la migliore arma che un’azienda possa avere dalla sua parte.

linear tv

Come cogliere questa opportunità

Ad avvantaggiarsi di questo trend in crescita saranno senza dubbio, oltre i fornitori di intrattenimento (Netflix è diventato un colosso che sta conquistando il panorama tv), anche i produttori di hardware.

Secondo i dati degli analisti di IHS Markit, negli ultimi tre anni l’acquisto di dispositivi connessi e degli adattatori per supporti digitali ha avuto una costante crescita. La chiave del successo, probabilmente, è la collaborazione, anche a livello europeo, tra produttori hardware ed emittenti, al fine di condividere costi, tecnologie, e dati del target, realizzando in tal modo una maggiore trasparenza.

Come realizzare una campagna pubblicitaria vincente sulle CTV

Per alcuni aspetti le tv connesse appaiono simili alle televisioni tradizionali, per tale motivo la costruzione di una campagna può rispettare, almeno in partenza, alcuni punti salienti, ai quali si aggiungono elementi particolari, tenendo presente che la CTV advertising è pensata essenzialmente per lo schermo televisivo:

  • Determinare l’obiettivo di marketing è il primo fondamentale passo. Per farlo è opportuno seguire dei criteri che ci aiutino a visualizzarlo con chiarezza: ogni obiettivo deve indicare espressamente ciò che ci si aspetta di ottenere; deve essere misurabile per permettere di valutare la campagna stessa; deve essere rilevante, cioè correlato direttamente alla funzione principale dell’azienda; e deve rispettare un limite di tempo per il suo raggiungimento.
  • Determinare il target di riferimento è elemento prioritario di ogni attività di marketing, individuare il giusto segmento di mercato permette di incrementare le vendite in modo sostanzioso. Nello specifico, la connessione Internet permette di raggiungere un audience curated di massa, estremamente dettagliato. Altrettanto fondamentale è mantenere un attento monitoraggio del comportamento online/offline del pubblico di riferimento.
  • Raccontare una storia avvincente, trovare la propria voce e continuare con lo stesso tono lungo l’intero periodo della campagna, perché la coerenza è la caratteristica necessaria per costruire la fiducia nel cliente. Il posizionamento del brand va mantenuto nel tempo, possono innovarsi le tattiche a breve termine ma non le strategie di lungo termine, come spiegano Al Ries e Jack Trout, coniatori dell’idea stessa del positioning.
  • Scoprire come coinvolgere il pubblico, in quanto molti stanno abbandonando la tv lineare proprio perché alla ricerca di un maggiore coinvolgimento. A tal fine è necessario creare video di alta qualità, espressi in una varietà linguistica tale da permettere una visione globale.
  • Misurare come il pubblico reagisce e interagisce con gli elementi della campagna, tramite le metriche. Se non si conosce l’esatto rendimento della campagna non si è in grado di apportare miglioramenti e sviluppi per il futuro. Potrebbe risultare utile, ad esempio, ottimizzare il canale, o la piattaforma, o migliorare la creatività, o ancora modificare il pubblico stesso.
    Tra le principali metriche standard di misurazione troviamo il numero di clic per annuncio e il numero di conversazioni generate; quelle avanzate riguardano l’analisi del traffico non valido (generato da bot), la visibilità (se l’annuncio viene visualizzato e per quanto tempo), e l’analisi del ROI (return of investiment) sulle vendite.

Per creare una buona campagna pubblicitaria occorre farsi due domande puntuali:

  • Quali dispositivo copre la tua misurazione?
  • Riesci ad individuare esattamente il traffico umano e il traffico non valido?
    Non ha senso misurare l’impatto di un annuncio su un bot, è necessario assicurarsi che raggiunga persone reali. Solo a quel punto sarà utile misurare la quantità di persone che ha guardato l’annuncio e il totale del numero di ore della visualizzazione

Il ruolo degli advertiser

Nella vasta giungla di possibilità offerte dalla pubblicità connessa, il marketer dovrà prestare particolare attenzione al termine della sicurezza, relativa al proprio brand e al consumatore.

In primis, sarà necessario monitorare che il proprio brand pubblicizzato non compaia associato ad altri contenuti definiti indesiderati che potrebbero influenzare negativamente gli utenti e di conseguenza ledere l’immagine del marchio stesso.

In secondo luogo, occorrerà prestare particolare premura nella difesa della privacy dei consumatori. Per molti utenti della grande rete, infatti, l’idea che i propri comportamenti online vengano studiati dalle aziende è ancora fonte di reale preoccupazione.

Sebbene un ricerca di Magnite abbia dimostrato che il 77% degli spettatori di CTV advertisement ha poi intrapreso materialmente un’azione tangibile successivamente alla fruizione del messaggio pubblicitario, bisogna tenere presente che l’utilizzo delle tv connesse, anche se in crescita, avviene comunque senza abbandonare definitivamente la tv tradizionale, quindi è opportuno che gli advertiser continuino a prestare attenzione ad entrambi i settori.

A tavola e con gli amici, così gli italiani seguiranno UEFA EURO 2020

All’avvio ufficiale di EURO 2020, Just Eat, app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia e nel mondo, e parte di Just Eat Takeaway.com, leader mondiale nel mercato della consegna di cibo a domicilio, ha condotto un’indagine* svelando una serie di previsioni sul cibo che accompagnerà le partite di quest’anno. Un italiano su due si è detto in trepidante attesa per l’inizio delle competizioni e l’84% ha dichiarato come il cibo sia un elemento fondamentale, con la pizza in testa per seguire il torneo da casa con amici.

Italiani e calcio: la nuova normalità agli UEFA EURO 2020

Il torneo di quattro settimane, che prende il via oggi, vede il 43% degli italiani pronti a guardare tutte le competizioni di EURO 2020, una percentuale che cresce se si guarda alla fascia maschile (53%). Dopo un anno di ritardo, gli EURO 2020 rappresentano un momento emozionante per i fan del calcio in tutto il continente e in Italia. Infatti, oltre il 47% degli italiani ha dichiarato di seguire il calcio in modo frequente e il 39% riferisce che le restrizioni non hanno influenzato le abitudini, ma di aver guardato la stessa quantità di partite. Questo vale soprattutto per i più giovani, con le fasce 18-24 anni (20,5%) e 25-34 (18%) che dichiarano di averne guardate di più. Il 26,5% degli intervistati ha invece ammesso di averne guardate addirittura il doppio.

Ma dove si godranno le partite gli italiani? Quasi il 90% ha dichiarato che le seguirà comodamente da casa, ma non manca chi sta programmando di recarsi a casa di amici e parenti (26%) o al bar (21%) per aumentare lo spirito di squadra e socialità. Inoltre, il 51% prevede di passare le sere dei match con gli amici, percentuale che cresce se si guarda alle fasce più giovani (73%), mentre il 46% ha dichiarato che vedrà le partite con il partner, tendenza che vale soprattutto per le donne (55%). 

Tra gli aspetti più importanti per gli italiani in relazione al calcio e alla visione delle partite spicca l’atmosfera generale (18,5%). Per il 20% degli intervistati, celebrare per le strade insieme a connazionali e altri tifosi rappresenta una delle esperienze che più mancheranno rispetto agli eventi sportivi vissuti gli anni precedenti la pandemia. E se il 34% non organizzerà nulla per compensare questa mancanza, il 19% dichiara che si connetterà online con altre persone per condividere in tempo reale impressioni ed emozioni, percentuale che cresce se si guarda alle donne (22,5%) e alle fasce 18-24 e 25-34 anni (24%). Altri piani per godersi al meglio le partite degli EURO 2020, includono per il 35% invitare degli amici a casa, mentre il 31% guarderà più partite del solito e il 25% ordinerà cibo a domicilio.

Calcio-cibo: connubio perfetto

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L’indagine condotta da Just Eat ha infatti evidenziato come il cibo giochi un ruolo centrale nell’esperienza di visione del torneo. Nonostante i tifosi italiani non abbiano una specifica tradizione per quanto riguarda gli snack (93%), l’84% dichiara che il cibo è un elemento imprescindibile durante la visione di una partita di calcio, da gustare principalmente prima del calcio d’inizio (30%) o durante il primo tempo (29,5%). La scelta ricade principalmente su snack veloci (26%), seguiti da qualcosa di casalingo preparato in anticipo (20%) o di ordinato grazie al food delivery (15%).

Gli appassionati di calcio italiani si affidano al cibo a domicilio soprattutto perché questo permette loro di rilassarsi e focalizzarsi sulla partita (33%), evitando di dover lasciare casa (30%) e quindi perdere momenti salienti della partita (23%). Quando si guarda una partita, il 32% conferma come la cosa più importante sia il gusto del cibo scelto, seguito dalla necessità di goderselo prendendosi il proprio tempo (21%), dalla qualità (19%) e dalla possibilità di condividerlo (17%). 

Mentre l’Italia si prepara ai match con Turchia, Svizzera e Galles, la ricerca di Just Eat ha svelato che gli italiani sono particolarmente patriottici quando si parla di cibo. L’89% dei tifosi italiani non ha nessun dubbio nell’affermare che la propria cucina sia la migliore, con la pizza in cima al podio delle scelte sia in caso di vittoria (40,5%) sia di sconfitta come comfort food (27%). La pizza rappresenta il piatto ideale da ordinare per il 67%, percentuale che sale tra le donne (71%), seguita dalle patatine fritte (32%), amate soprattutto dai più giovani (42,5%), e da un bell’hamburger (24%), che risulta essere il preferito dagli uomini (28%). I cibi contenenti carne sono inoltre i preferiti dal 73% degli intervistati quando si guarda una partita. Riguardo invece le bevande, per il 67% la birra rappresenta il perfetto accompagnamento, seguita dall’acqua (36%), dalle bibite (26%) e da un bicchiere di vino (16%).  

Rivelando i risultati del report, Tiziana Bernabè, Senior Marketing Lead Just Eat Italia, ha dichiarato:

Mentre l’eccitazione continua a crescere per gli EURO 2020 di quest’anno, è bello vedere quante persone siano appassionate come noi quando si tratta di cibo e calcio. Quello che ci hanno riferito i nostri consumatori in tutta Europa è che riunirsi per guardare le squadre competere, gustandosi del cibo delizioso a casa, è davvero un abbinamento perfetto. Siamo orgogliosi di sponsorizzare EURO 2020 e non vediamo l’ora di vedere cosa succederà nelle prossime settimane.

L’Italia aprirà il torneo questo venerdì e si potranno guardare le partite comodamente da casa mentre l’Italia compete in questi match: venerdì 11 Giugno con Turchia vs Italia (ore 21:00, Roma),  mercoledì 16 Giugno con Italia vs Svizzera (ore 21.00, Roma) e domenica 20 Giugno con Italia vs Galles (ore 18:00, Roma).

Il potere di un’immagine: contenuti reali e originali per essere ricordati

Un’immagine vale più di mille parole”. Una frase che abbiamo sentito dire così tante volte che sembra aver perso il suo reale significato. 

Chi lavora nel mondo della creatività sa benissimo cosa significa questa espressione: le immagini sono strumenti d’espressione così evocativi da essere essenziali in ogni forma di comunicazione. Le immagini però bisogna sceglierle con cura, altrimenti il messaggio non avrà l’effetto desiderato.

Ci affidiamo con leggerezza a strumenti che troviamo in rete, come le immagini Stock, senza rifletterci troppo. In fondo sono lì, a disposizione di tutti e per tutti, perché non approfittarne? Proprio perché possono essere utilizzate da tutti non sono contenuti personalizzati ma stereotipati e di conseguenza, messaggio e immagine non saranno coerenti.

Immagini autentiche per una comunicazione efficace

Quante volte vi è capitato, curiosando in rete, di non leggere un articolo e di passare oltre perché vi eravate già imbattuti nell’immagine di quel contenuto? A volte ci sembra di leggere sempre le stesse cose perché ricordiamo più le immagini che le parole.

E infatti succede che un’immagine diventa più famosa degli stessi brand e prodotti che pubblicizza.

Chi non ha mai visto in rete pubblicità di aziende e servizi promossi dalla fascinosa ragazza asiatica dai lunghi capelli setosi e il sorriso rassicurante? Ormai è diventata una vera e propria icona del web, e magari anche noi abbiamo utilizzato una delle sue immagini in stock per qualche nostro post senza farci caso.

Un problema che potrebbe penalizzare qualunque agenzia, anche la vostra. Immaginate di dover pianificare una campagna per il lancio di un nuovo prodotto. Oltre a un testo chiaro e conciso, vi serviranno delle foto professionali che andranno ad accompagnare le parole in modo tale da rappresentare a 360° sia il servizio offerto che il vostro brand. 

Volete davvero affidarvi a immagini già viste in giro e che non raccontano nulla della vostra identità?

Un errore che può sembrarci banale e insignificante ma che in realtà non ci consente di veicolare in modo personalizzato ciò che avevamo intenzione di comunicare. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che magari non solo noi, ma anche i nostri competitor potrebbero usufruire della stessa foto in Stock su cui abbiamo fatto affidamento, confondendo ulteriormente chi ci ascolta e legge.

Se le immagini sono davvero così potenti, perché dovremmo accontentarci delle trite e ritrite foto Stock per rappresentare il nostro brand?

C’è bisogno di una comunicazione visiva personalizzata per farsi riconoscere subito. Creare una forte visual identity è fondamentale e le immagini devono essere fatte apposta per noi.

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Immagine personalizzata per contenuti unici

Abbiamo bisogno d’immagini e video su misura, che siano evocative e che accompagnino le parole per essere comprese e ricordate. Non dobbiamo solo stupire i clienti con foto accattivanti, ma dobbiamo essere veri per avvicinare le persone al nostro marchio.

Un brand per non essere dimenticato e distinguersi rispetto agli altri deve avere un’identità riconoscibile. In un mondo pullulante d’immagini, l’uso di foto originali e coerenti è diventato sempre più indispensabile per emergere.

Insomma, come deve essere un’immagine per catturare l’attenzione di chi la guarda?

  • Attraente e bilanciata, l’occhio vuole sempre la sua parte;
  • Coerente nell’insieme per essere capita;
  • Incisiva, così intensa da emozionare ed essere indimenticabile.

Set-Up: il servizio da conoscere per avere immagini originali

Se anche voi siete convinti che le immagini di repertorio non bastino e volete affidarvi a un servizio mirato e ad hoc, allora dovete dare un’occhiata a Set-Up.

Stiamo parlando della prima realtà in Italia di produzione contenuti social, sia foto che video, pensata e dedicata alle esigenze di art director, creativi e professionisti della  comunicazione che sono alla ricerca di una valida alternativa ai materiali Stock. Set-Up mette a disposizione un team di professionisti pronti a realizzare le vostre idee e i vostri progetti grazie a contenuti di qualità realizzati in tempi brevi ma a un prezzo accessibile.

Il bisogno di essere autentici per essere compresi

Un servizio personalizzato può davvero cambiare la nostra strategia di comunicazione. Contenuti con immagini e parole pensate appositamente per il nostro brand aiutano a descrivere e mostrare chi siamo e di cosa ci occupiamo in modo originale ed efficace.

Se la fiducia è alla base di ogni rapporto, lo stesso discorso vale tra aziende e clienti. Ecco perché ricorrere a immagini che ci riguardano e che parlino di noi e per noi, e non pescate da un catalogo sul web, ci aiuta a distinguerci in un mercato sempre più affollato.

Basta impazzire dietro immagini Stock che non possono parlare per noi. Lasciamo spazio a quelle reali. Facciamo largo alla vera essenza del nostro brand!

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Come Orto Barbieri ha rivoluzionato il suo business grazie alla tecnologia

Il viaggio alla scoperta di nuove storie da raccontare e delle realtà Unbreakable continua: tra le aziende che hanno rivoluzionato il loro business, c’è anche “L’orto di Barbieri”, situata nel cuore della provincia di Bologna, tappa dell’Unbreakable Tour di Mirko Pallera con il Ninja Van.

Ad accogliere Mirko ed Esther Intile sono stai Gianni Barbieri, sua moglie Angela e suo figlio Alex, che a Granarolo dell’Emilia hanno rivoluzionato e restituito linfa vitale all’attività di famiglia, in crisi per la pandemia, attraverso la tecnologia e l’eCommerce.

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LEGGI ANCHE: Come si può superare la crisi del settore eventi secondo Alfredo Accatino

L’azienda familiare ha una lunga storia: è stata fondata nel 1956 da Giorgio Barbieri. Nel corso degli anni, è passata alle generazioni successive e proprio i figli di Giorgio sono stati la vera leva del cambiamento.

Alex si è occupato dell’eCommerce e di quello che è stata la tecnologia e digitalizzazione.

Tecnologia: dalla tradizione all’innovazione

Era necessario evolvere l’approccio alla comunicazione e al cliente stesso, racconta Alex:

Abbiamo attivato dei piccoli test per gestire il processo. È stata necessaria la creazione di un profilo instagram a cui abbiamo collegato numero whatsapp, i primi ordini li abbiamo gestiti così: mandavo il listino, prendevo gli ordini, creavo e consegnavo a domicilio, con consegna inizialmente a Milano e Bologna. Mano mano ci siamo fidelizzati, la domanda è aumentata e quindi avevo bisogno di supporto per gestire i flussi di richieste. Ho iniziato con l’eCommerce, le settimane son passate tra consegne e ordini, e grazie al dialogo costante con i clienti abbiamo imparato come superare i limiti che stavamo riscontrando, ci siamo immersi in una nuova realtà.

Durante il primo lockdown hanno separato l’azienda agricola dal punto vendita, garantendo che i prodotti rimanessero il più naturali possibile.

Hanno anche superato il record di lavorazione con più di 20 ore di attività, sostenendo le persone anziane in difficoltà con l’ausilio della protezione civile.

Ci avete salvato!“: queste tra le parole più gratificanti delle persone che accoglievano i prodotti a casa de L’Orto di Barbieri, rivolte alla famiglia Barbieri, spiega Gianni:

Il contatto con le persone è stata una salvezza in quel periodo di chiusura. Ricevevamo sempre una bella accoglienza, avvertivamo l’entusiasmo con il quale ci aspettavano. Grazie ad Alex, ci siamo aperti al mondo digitale, con la piattaforma di eCommerce, senza lui, non saremmo stati in grado di gestire la produzione. Questo progetto ci ha ridato l’identità.

Il nuovo packaging del prodotto

Creata la piattaforma per l’eCommerce, non rimaneva che capire dove posizionare il prodotto in consegna.

L’idea era quella di eliminare l’utilizzo della plastica, prima con cassette di legno e poi con sacchetti di carta.

Nelle consegne su Bologna e zone limitrofe funzionava, ma il prodotto tendeva ad asciugarsi a causa delle ore trascorse nel furgone verso mete più lontane.

Per Milano e dintorni, bisognava trovare una soluzione, individuata grazie ai box di cartone, che riuscivano a conservare l’umidità del prodotto garantendone la qualità.

Abbiamo strutturato nuovi meccanismi che consentono al cliente di trovare il prodotto intatto all’interno. Rispetto alla vendita diretta in azienda dove ci siamo noi che spieghiamo bene le cose, quando la spesa la ricevi a domicilio noi non ci siamo, quindi deve essere tutto perfetto, altrimenti sarà l’azienda poi a pagarne le conseguenze.

Il modello di business è risultato vincente: prodotti biologici a kilometri zero, senza intermediazione, con maggiore guadagno a chi li produce. Tutto possibile anche all’infrastruttura digitale, che ha permesso di raccogliere con facilità richieste e ordini.

Da una trentina di ordini iniziali, l’Orto di Barbieri è passato velocemente a numeri molto più grandi, cosa che gli ha permesso di investire su una logistica ancora più efficiente, puntando sulla tecnologia.

Puntare sulla tecnologia: 3 consigli pronti all’uso

Quale lezione possiamo apprendere da questa bella storia, raccontata direttamente da un’azienda Unbreakable?

Il primo passo è partire da comprendere e saper comunicare chi sei, cosa vuoicosa contraddistingue la tua azienda dalle altre, quali sono i valori dell’azienda.

Il secondo consiglio è iniziare a mettere le mani in pasta, informarsi e studiare la tecnologia delle piattaforme.

Infine, farlo subito, non aspettare di avere la soluzione perfetta: capire subito cosa funziona, e cambiare cosa non funziona.

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