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google posticipa il blocco dei cookie

Fermi tutti! Google posticipa il blocco dei cookie di terze parti

Google ha deciso di ritardare un importante cambiamento sulla privacy per il suo browser Chrome, spostando il piano per bloccare i cookie di terze parti fino alla fine del 2023, mentre approfondisce come proteggere gli utenti permettendo agli editori di continuare a monetizzare.

L’anno scorso, il gigante dei motori di ricerca aveva dichiarato che avrebbe impedito al browser più utilizzato al mondo di accettare i cookie di terze parti che aiutano gli inserzionisti, gli editori e i broker di dati a profilare gli utenti per aiutare gli inserzionisti a indirizzare gli annunci verso le persone.

Il cambiamento avrebbe reso impossibile agli inserzionisti mostrare annunci correlati alla cronologia di navigazione dell’utente.

Google ha però rimandato questa rivoluzione, concedendosi più tempo per sviluppare e testare alternative di protezione della privacy, a partire dalla Privacy Sandbox, l’ambiente utilizzato per la sperimentazione delle nuove possibili strade da percorrere.

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Abbiamo bisogno di muoverci a un ritmo responsabile, prevedendo un tempo sufficiente per la discussione sulle soluzioni giuste e consentire agli editori e all’industria pubblicitaria di adeguarsi“, ha detto il direttore di Chrome Engineering Vinay Goel in un blog post. “Vogliamo evitare di mettere in pericolo i modelli di business degli editori sul web“.

La notizia delle intenzioni di Google di eliminare il tracciamento dei cookie di terze parti aveva alzato un polverone nell’industry della pubblicità, con moltissimi player del settore che si sono affannati alla ricerca di soluzioni alternative. Ora il pericolo sembra momentaneamente allontanato.

L’attenzione per i temi legati alla privacy è un tema che ha tenuto banco in molte e diverse sedi, a partire dall’aggiornamento di iOS di Apple, che ora concede alle persone la scelta di essere o meno tracciati dalle app installate sull’iPhone, fino agli organi di controllo nazionali e sovranazionali, che hanno avviato diverse indagini sulla questione.

C’è da dire che quasi tutti i principali rivali di Chrome, tra cui Safari di Apple, Firefox di Mozilla, Edge di Microsoft e Brave Software, adottano misure più aggressive di Google per fermare il tracciamento. Se si vuole rimanere con Chrome, le estensioni del browser come Ghostery, DuckDuckGo, Privacy Badger e uBlock Origin, permettono comunque di bloccare i tracker.

I metodi alternativi al tracciamento

Una parte della motivazione di Google per rimandare il suo piano può dipendere dal fatto che agire troppo velocemente potrebbe incoraggiare le aziende di tracciamento a usare metodi di tracciamento più subdoli dei cookie.

Uno di questi metodi, il fingerprinting, usa i tracker per raccogliere i dettagli della configurazione del browser, come la versione utilizzata, il tempo di utilizzo, e altri dati che consentono un’identificazione accurata nonostante il blocco dei cookie.

Una potenziale soluzione per i siti web è quella di implementare gli sforzi sui cookie di prima parte, per esempio prevedendo la registrazione per la visualizzazione dei contenuti gratuiti. Azione che fornisce un identificatore molto specifico per profilare il comportamento e abbinarlo alle attività online.

I browser infatti non bloccheranno i cookie di prima parte, che sono impostati dall’operatore del sito web o dagli inserzionisti che contribuiscono agli annunci. Per capirci, sono quei cookie che aiutano a ricordare cosa abbiamo messo nel carrello di un eCommerce o ci mantengono loggati per le visite successive.

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Le alternative allo studio di Google

Oltre a eliminare gradualmente i cookie di terze parti, Google sta lavorando su una tecnologia chiamata apprendimento federato di coorti, o FLOC, che abbina gli annunci a grandi gruppi di persone, piuttosto che agli individui. Con esso, il browser monitora la storia di navigazione e raggruppa il singolo a migliaia di altri navigatori con un comportamento simile, in un gruppo.

Gli inserzionisti, notando che una particolare coorte sta visitando un tipo di sito web, possono quindi mostrare annunci ad altri membri di quella coorte su altri siti.

Anche FLOC però si è guadagnata la sua buona dose di critiche. La Electronic Frontier Foundation, un’organizzazione no-profit per i diritti digitali, sostiene che FLOC sia una “idea terribile”.

Mozilla, invece, ha concluso che FLOC permette ai siti di “imparare molto su di te con molto meno sforzo di quanto avrebbero bisogno di impiegare oggi”

I “polli verdi” di Burger King invadono City Life: in arrivo i nuggets vegetali

Piazza Giulio Cesare a Milano è protagonista di un’invasione unica di “Polli Verdi” Burger King®. Chiunque si rechi in quest’area di City Life sarà accolto da 60 polli verdi in vaso della dimensione di 50×50 cm ricreati secondo la tecnica tipicamente italiana dell’arte topiaria, l’antica arte di potare alberi e arbusti per dare loro una forma geometrica, diversa da quella naturalmente assunta dalla pianta, per scopi ornamentali.

L’iniziativa annuncia l’arrivo nel menu di Burger King® dei Nuggets di pollo vegetale, parte della nuova offerta “Plant Based” lanciata lo scorso marzo in ogni ristorante della catena, e grazie a cui Burger King® è riuscito a posizionarsi come primo brand della ristorazione veloce in Italia a scommettere sul pollo a base di proteine vegetali, cogliendo le nuove esigenze dei propri clienti e l’evoluzione delle loro abitudini alimentari.

Una vera e propria invasione di polli verdi, dunque, che arrivano a Milano per cambiare, oltre al menu di Burger King®, anche quello della città.

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Brumbrum chiude un finanziamento con un focus sul noleggio a lungo termine

Brumbrum, il primo e-commerce italiano di auto usate, a km 0 e di noleggio a lungo termine, annuncia di aver completato un’operazione di finanziamento per complessivi 65 milioni di euro. Alantra Credit Portfolio Advisory, in qualità di sole financial advisor per brumbrum S.p.A. e lo studio legale Orrick, Herrington & Sutcliffe, in qualità di legal advisor, hanno strutturato l’operazione. 

Il round di finanziamento è stato condotto tramite la costituzione di un veicolo di cartolarizzazione i cui titoli senior sono stati sottoscritti da fondi di investimento gestiti da Oaktree Capital Management L.P. (“Oaktree”) e da P&G SGR, assistiti da Phinance Partners come financial advisor e dallo studio legale Hogan Lovells come legal advisor, mentre i titoli junior sono stati sottoscritti dalla stessa brumbrum che svolge anche il ruolo di portfolio manager dell’operazione

È la prima cartolarizzazione di questa tipologia realizzata in Italia. Banca Finint, oltre ad aver garantito supporto nella realizzazione dell’operazione, ricopre il ruolo di master servicer, corporate servicer, representative of noteholders e computation agent, mentre Agenzia Italia quello di back-up portfolio manager

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Nonostante la crisi del mercato automotive legata all’impatto della pandemia Covid-19, il modello di distribuzione digitale di brumbrum si dimostra vincente. L’operazione appena conclusa ha come focus principale il noleggio a lungo termine a marchio brumbrum per clienti privati. Si tratta di un’operazione unica nel suo genere in Italia e tra le prime in Europa, resa possibile da una recente modifica normativa (L. 28 giugno 2019, n. 58) volta a creare innovazione attraverso la cartolarizzazione dei proventi derivanti da beni mobili registrati e beni immobili. Essa consentirà quindi a brumbrum di sviluppare un piano di crescita ambizioso sul noleggio a lungo termine per privati, ed allo stesso tempo di rafforzare ed estendere la flessibilità finanziaria a disposizione di brumbrum per la crescita del business dell’Usato.

L’operazione appena conclusa si somma ad un ulteriore rafforzamento della compagine dei Soci con l’ingresso nel capitale di brumbrum del fondo DIP Capital, che affianca i Soci storici guidati da United Ventures e Accel

La recente pandemia ha cambiato radicalmente la mobilità delle persone. I mezzi privati sono percepiti come più sicuri rispetto a quelli pubblici, mentre lo smart working e i ripetuti divieti di spostamento hanno costretto molte persone a lasciare ferma per molto tempo l’auto di proprietà, pur continuando a sopportarne i costi. Rispondendo quindi alle esigenze del periodo, brumbrum ha ideato una nuova offerta commerciale modulabile di noleggio a lungo termine dedicata ai privati. Direttamente dal sito brumbrum.it è possibile noleggiare la vettura, pagando un canone composto da una componente fissa molto conveniente, comprendente assicurazione, assistenza stradale, manutenzione ordinaria e straordinaria, e da una componente variabile legata alla reale percorrenza chilometrica.

È quindi un’offerta a consumo, si paga il mezzo in base all’utilizzo mensile. A salvaguardare la spesa dei propri clienti però interviene il servizio di Canone Protetto, offerto gratuitamente: si tratta di un limite di spesa massima mensile, a seconda della vettura, che consente di tenere i costi sotto controllo, annullando il rischio di rate eccessivamente alte nei mesi di maggiore utilizzo dell’auto. Permette quindi di orientare la spesa mensile in base all’effettivo utilizzo del veicolo. Se si utilizza poco la vettura, si pagano i chilometri percorsi. In caso di percorrenze elevate, interviene il Canone Protetto e la rata non è mai maggiore della cifra prevista da contratto.

Francesco Banfi, fondatore e CEO di brumbrum ha dichiarato:

Siamo particolarmente soddisfatti di avere completato un’operazione così innovativa e ambiziosa in un contesto di mercato così complesso. Brumbrum può proseguire lo sviluppo commerciale della propria offerta affiancando al prodotto Usato anche un prodotto di noleggio a lungo termine per privati, affermandosi come il principale canale online italiano nel settore auto.

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Oggi brumbrum, che impiega complessivamente più di 120 dipendenti e opera attraverso il sito brumbrum.it, è presente sul mercato italiano attraverso la Factory di Reggio Emilia: un impianto di 50.000 mq, suddiviso tra area produttiva, zona di stoccaggio, uffici e spazi commerciali – dove operano i team di logistica e i meccanici impegnati nel processo di selezione e riqualifica delle vetture – e gli uffici di Milano dove lavorano i team tech, marketing, vendita, acquisti e pricing. 

La piattaforma online offre due diverse proposte di mobilità: (i) l’acquisto di usato o auto a km 0 e (ii) il noleggio a lungo termine per privati. Per le auto usate in vendita, brumbrum seleziona e acquista le proprie vetture, le controlla e ripara presso la Factory di Reggio Emilia prima di renderle disponibili sul proprio sito. Ai futuri acquirenti viene offerto un livello di trasparenza, qualità garantita e dettaglio senza pari nel mercato dell’usato, oltre a servizi extra, come il finanziamento online e la consegna in tutta Italia.  

Per quanto riguarda il noleggio a lungo termine, i clienti hanno la possibilità di sottoscrivere un contratto flessibile, personalizzando anticipo e canone mensile, usufruendo di servizi come manutenzione, spese amministrative e assicurazione inclusi nel prezzo.

Come la cultura digitale sta cambiando l’arte in ogni dimensione

Dall’esperienza di Meet ho imparato a stare fuori dagli schemi, cercare di avere la mente libera da pregiudizi, regole, schemi, e applicare un pensiero critico.

Questo è il mood di Maria Grazia Mattei, fondatrice e Presidente del centro nonché inventrice di Meet the Media Guru, ciclo di incontri e confronti internazionali con il gotha della cultura digitale e dell’arte, della filosofia e della comunicazione, del marketing e dell’imprenditoria.

Maria Grazia accoglie Mirko Pallera durante il Ninja Van Tour, mostrandogli i manifesti affissi alle pareti del Meet, che raccontano la storia della cultura digitale in un percorso, compreso di proiezioni, chiamato “Le radici del nuovo” e un’intera sala dedicata al Siggraph, l’iniziativa più importante al mondo dedicata all’evoluzione della cultura digitale dalla computer-grafica alla realtà virtuale. 

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Il luogo di cultura Meet, a Milano è sempre stato un ritrovo dedicato a rassegne e cinema, adesso invece si è rimodernato attraverso la cultura digitale. Le pareti raccontano il percorso “le radici del nuovo” fatta di poster, oggetti, proiezioni sui muri, effetti speciali, web e 3D. Racconta Maria Grazia:

Per questo mio nuovo progetto ho coinvolto 4 artisti: Carlo Stanga, Chiara Luzzana, il gruppo Screen Colors e i Fuse. Abbiamo creato un monitor 12×8 m lineare da girare attorno le opere che danno il benvenuto, la sensazione è una Milano che parla, che si presenta con narrazione più sonora che visiva, con riprese particolari alla continua scoperta di luoghi. Quattro nuove interpretazioni in un modo innovativo di raccontare la città: così nasce Nice to Meet You.

Anche il Meet ha subito una battuta d’arresto con la chiusura forzata dello scorso anno, nonostante molti progetti erano pronti a partire, sempre con lo sguardo dell’arte verso il futuro, con sperimentazioni narrative, artistiche e creative. Una realtà concepita già 7 anni fa, con costanti ricerche e preziose collaborazioni con altri centri Europei, uno spazio che coniuga tutte le dimensioni.

Meet è quello che ci serve, a Milano e nel resto del territorio. Riconcilia la dimensione locale a quella internazionale. Continuiamo a raccontare le storie passate, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, che guardano al futuro, aiutandoci a ragionare. Consiglio a tutti di tenere d’occhio questo processo inarrestabile, approcciarci al nuovo con curiosità, avere apertura mentale e diventare pienamente consapevoli di quello che sta accadendo. Non dobbiamo essere passivi di tecnologia, altrimenti saremmo schiacciati. Se si liberano energie, si scoprono praterie da esplorare.

Un museo, dunque, dove gli artisti espongono, non con un pennello, ma con computer e algoritmi, aiutando a cambiare la percezione delle cose, con nuove forme d’arte. È Il Meet vuole rispecchiare questa storia: guardare n° prospettive, non un punto di vista solo.

Non c’è dubbio, il Meet è un posto davvero Unbreakable, in grado di attraversare ogni periodo storico e ogni cambiamento, di continuare a raccontare il passato e allo stesso tempo farsi specchio del futuro.

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Perché mettere in sicurezza il tuo sito è una priorità (anche se sei una PMI)

Viviamo in un mondo sempre più digitalizzato: quando acquistiamo, quando cerchiamo quello che ci serve, mentre studiamo o lavoriamo, interagiamo sempre più con il web e le sue specificità, senza renderci conto che disseminiamo – come piccoli Hansel e Gretel – briciole fatte di informazioni sensibili.

Interagire online, d’altronde, produce informazioni: e questo continuo lasciare tracce, incontrarsi, scambiarsi dati, attira l’attenzione di chi con il furto di quelle miriadi di frammenti informativi può arricchirsi.

Come? Vendendoli o sfruttandoli per scopi non trasparenti o scorretti: un commercio floridissimo in un mondo che è ormai a trazione digitale.

Dietro questi crimini (perché di questo si tratta) ci sono gli autori di attacchi informatici. Non si tratta solo di hacker o di semplici nerd, ma di professionisti esperti e con grandi competenze, lontani dall’immaginario collettivo che li ritrae come goffi ragazzotti chiusi nel buio della cameretta ad armeggiare con complicatissimi linguaggi di programmazione.

Alcuni, scrivendo codice, possono fare danni ad aziende e privati cittadini: vediamo come.

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La “forma” degli attacchi informatici

Secondo il rapporto Clusit 2021, un documento molto utile per comprendere il fenomeno, gli attacchi informatici hanno registrato un’impennata notevole nel 2020: se raffrontata al 2019, parliamo di un 12% in più.

Ma come sono fatti, letteralmente, questi “attacchi”?

Il più famoso è del tipo conosciuto come “cybercrime”, letteralmente crimine informatico. In parole povere, sono tutte quelle azioni finalizzate a truffare e rubare, come usare le credenziali altrui per accedere ad aree riservate o il furto di identità. Nel 2020 sono stati il 9% in più rispetto al 2019 (e il trend è ovviamente ancora in crescita). 

Ci sono altre forme di attacco informatico: l’Hacktivism, lo spionaggio e le cosiddette cyber warfare, la guerra fra stati di cui tanto si è sentito parlare nei telegiornali.

Vittime dei cybercrime sono molto spesso le aziende, che vengono colpite nelle loro infrastrutture, come reti o siti istituzionali: non è un caso che con l’aumento dell’attività da remoto dovuta alla pandemia, moltissime imprese si siano dotate di protezioni più capillari.

Sempre nel rapporto Clusit si legge come la remotizzazione del lavoro abbia cambiato gli obiettivi dei criminali digitali: si è ridotto di circa il 18% il numero di attacchi informatici rivolti a infrastrutture digitali, ma questo non significa che la situazione sia migliorata.

Se le reti principali erano diventate più difficili da colpire, allora perché non attaccare gli end-point, ossia il singolo device del dipendente?

Proprio così: nell’ultimo anno ad aumentare sono state le azioni che hanno messo nel mirino non tanto le reti dell’azienda, i suoi server, le sue centrali, ma i computer singoli dei dipendenti.

Per capire il fenomeno: si calcola che il numero di infezioni su singoli PC personali sia praticamente raddoppiato nel 2020 rispetto al 2019, dato che da 45.000 infezioni siamo passate a 85.000.

Insomma, nessuno è immune dagli attacchi informatici, a maggior ragione quelle realtà che sul web ci sono arrivate da poco e ancora devono “entrare” nella mentalità di proteggersi.

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Proteggersi, per vendersi meglio

Questa generale presa di coscienza si scontra con la realtà, dato che lo scenario italiano propone una situazione alquanto frammentata: circa un terzo degli esperti di sicurezza informatica in Italia ammette di non avere una strategia contro il crimine informatico, mentre il 43% dei professionisti ritiene di doverne mettere in cantiere una entro i prossimi 18 mesi. Proiezioni che non sono avulse dal mondo delle PMI, che a dispetto di quanto si crede possono essere facilmente oggetto di attacchi di questo genere.

In particolare, non si deve abbassare la guardia se si è aziende (piccole e grandi non importa) che operano con l’ausilio di strumenti che impiegano grandi database per funzionare, o che realizzano campagne di advertising online (raccogliendo così tanti dati di clienti e prospect): una buona protezione delle informazioni non è solo una tutela del segreto industriale a disposizione, ma anche una garanzia di serietà per i propri clienti.

C’è poi un risvolto non secondario, cioè che la sicurezza può diventare una leva promozionale: chi infatti ti garantisce una tutela dei dati ha sicuramente una marcia in più rispetto alla concorrenza. Un aspetto da non sottovalutare. 

Il problema è “come” lavorare per garantirla, la sicurezza. Per farlo bisogna partire dalle infrastrutture che ospitano le properties aziendali, dall’hosting alla tecnologia cloud, le quali devono essere performanti e assicurare qualità.

Capire come queste siano effettivamente efficienti non è complicato: sul mercato infatti è possibile reperire tool in grado di diagnosticare lo stato di salute di dette infrastrutture, evidenziando i punti di debolezza e indicando dove intervenire.

Uno dei più performanti presenti sul mercato è Marxec, un sistema di controllo altamente evoluto che lavora attraverso i principi di intelligenza artificiale.

La tecnologia dell'Intelligenza Artificiale avrà un ruolo sempre più prioritario, e registrerà un incremento del 20%

Sviluppato da Gmg Net, un’azienda tutta italiana operante nel campo della sicurezza digitale e affiliata alla Clusit (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica), Marxec opera grazie a un algoritmo che permette di verificare se un sito, un portale eCommerce, una landing page siano sotto attacco informatico, identificando sin da subito se siano stati installati file dannosi o terze parti potenzialmente pericolose, ed evidenziando quali possano essere gli interventi da mettere in opera per risolvere ogni minaccia.

Marxec è insomma una sorta di guardiano silente che protegge e garantisce di individuare eventuali intromissioni, rintracciando in pochissimo tempo eventuali componenti malevoli che possono compromettere la sicurezza di un’infrastruttura digitale: ciò che serve per combattere nemici invisibili e sempre più agguerriti.

Con la venuta del New Normal, il digitale e l’analogico si intrecceranno sempre più, fondendosi: compito delle aziende sarà mettersi al riparo dai tanti malintenzionati che quotidianamente cercano di danneggiare le attività altrui, proteggendosi con strumenti adeguati. Come Marxec.

facebook social commerce

Social Commerce: Facebook annuncia Shops su WhatsApp e altre novità

Facebook ha annunciato nuovi modi per fare acquisti attraverso le proprie app, insieme a soluzioni per le aziende per personalizzare lo shopping con inserzioni e investimenti in tecnologie che daranno forma alle esperienze di shopping di domani.

L’annuncio delle nuove funzioni è arrivato dal CEO di Facebook in persona, Mark Zuckerberg, durante una Live Audio, e diffuso attraverso un post nella newsroom e in un blog post su Facebook for Business con tutti i relativi dettagli.

Il modo in cui le persone fanno acquisti è cambiato negli ultimi decenni: si è passati dal visitare i centri commerciali al fare acquisti online e, ora, a provare virtualmente gli occhiali da sole dal proprio divano.

Lo shopping fa parte da anni del DNA di Facebook, con brand del mondo retail che utilizzano annunci personalizzati per raggiungere i clienti. Lo scorso anno, quando il COVID-19 ha bloccato le attività economiche locali, Facebook ha accelerato il lancio di Shops per aiutare le imprese a vendere online.

Una tendenza, quella del social commerce, su cui l’azienda di Mark Zuckerberg punta perché crede fortemente che non sia un fenomeno temporaneo: un consumatore su tre, a livello globale, afferma di voler passare meno tempo in negozio anche dopo la fine della pandemia, e quasi tre quarti dichiarano di trarre ispirazione per lo shopping da Facebook, Instagram, Messenger o WhatsApp.

Facebook è quindi intenzionata a continuare a investire in Shops, rinunciando a richiedere commissioni alle aziende fino a giugno 2022.

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shop su whatsapp

Shops disponibile per più persone

Secondo i dati diffusi dall’azienda di Palo Alto, oggi Shops può contare su oltre 300 milioni di visitatori mensili e più di 1,2 milioni di Shops attivi mensilmente, ma l’obiettivo è quello di rendere ancora più semplice per le persone scoprire prodotti e fare acquisti sul social media, attraverso due step già previsti:

  • permettere alle aziende di alcuni Paesi selezionati di mostrare il loro Shop su WhatsApp
  • a partire dagli Stati Uniti, consentire di portare i prodotti di Shops su Marketplace, aiutando i business a raggiungere oltre 1 miliardo di persone che a livello globale che visitano Marketplace ogni mese.

shops su marketplace

Particolare attenzione verrà data anche alla soddisfazione delle persone che acquistano online: ci sarà infatti un’implementazione delle recensioni dei prodotti negli Shops su Instagram e la visualizzazione di foto e video della community. L’idea è quella di aiutare le persone a prendere decisioni più consapevoli su cosa comprare e permettere alle aziende di ricevere feedback sul loro operato.

Personalizzare il percorso d’acquisto con le inserzioni

Anche le soluzioni pubblicitarie per Shops verranno personalizzate, in modo da fornire esperienze pubblicitarie uniche basate sulle preferenze di acquisto delle persone.

Ad esempio, Facebook sta testando la possibilità per le aziende di indirizzare i consumatori dove è più probabile, in base al loro comportamento di acquisto, che comprino qualcosa, come una selezione di prodotti a cui potrebbero essere interessanti in uno Shop o sul sito web di un’azienda.

La scelta sarà possibile grazie a strumenti già a disposizione delle aziende che le aiutano a trovare il pubblico giusto, come il Pubblico personalizzato e inserzioni con tag di prodotto, che consentono ai business di indirizzare le persone al loro Shop direttamente da un annuncio. Nel complesso, questo insieme di soluzioni personalizzate per le inserzioni in Shops può aiutare le aziende a portare i clienti dalla fase di scoperta a quella di acquisto.

Nuove tecnologie per potenziare il futuro dello shopping

Anche le tecnologie come la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale faranno la loro parte in questo cambiamento. Questo nuovo approccio all’acquisto sarà, con grande probabilità, il modo in cui faremo shopping in futuro.

Il gruppo di Facebook sta quindi investendo in tecnologie immersive come la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale, che saranno le fondamenta del modo in cui faremo acquisti online in futuro. Con i nuovi strumenti di scoperta visuale su Instagram, stiamo aiutando i consumatori a trovare nuovi prodotti, e con le esperienze di Realtà Aumentata stiamo aiutando le persone a visualizzare gli articoli prima dell’acquisto.

instagram visual search

Su Instagram, lo shopping inizia con la scoperta visiva. Ogni giorno le persone scorrono attraverso l’app fermandosi quando vedono dei contenuti che le ispirano, un momento che diventa un punto di partenza per il percorso di acquisto.

Quest’anno il social media inizierà a testare una nuova ricerca visuale alimentata dall’Intelligenza Artificiale. La ricerca visuale aiuta le persone a trovare prodotti simili tra loro semplicemente toccando l’immagine di un abito che gli piace. In futuro sarà possibile semplicemente scattare una foto per avviare una ricerca visuale.

instagram visual search

Anche se i negozi stanno riaprendo in molti paesi, due terzi delle persone che fanno acquisti online affermano che vorrebbero provare “virtualmente” i prodotti stando comodamente a casa propria.

Per aiutare i consumatori a valutare meglio la vestibilità di un prodotto prima dell’acquisto, le app di casa Facebook stanno rendendo più facile per i brand creare esperienze di prova con la Realtà Aumentata in Shops attraverso nuove integrazioni API con Modiface e Perfect Corp e stanno anche introducendo nuovi strumenti per aiutare i brand a includere cataloghi di prodotti in Realtà Aumentata nelle inserzioni, per mostrare automaticamente prodotti rilevanti per le persone, in base ai loro interessi.

 

#Tech4Pride: i big del tech sostengono i diritti della comunità LGBTQA+

Mentre l’onda Pride torna a colorare l’estate italiana, eBay, Facebook, Google, Spotify e TikTok scendono in campo, per la prima volta insieme, per sostenere la comunità LGBTQA+ e celebrare la Milano Pride Week con la bandiera #Tech4Pride.

A partire dalle 22:00 di mercoledì 23 giugno e per tutta la settimana del Pride le cinque società, unite a sostegno dei diritti LGBTQA+ e con il Patrocinio del Comune di Milano, illumineranno dei colori dell’arcobaleno lo storico palazzo sede del Comune

Un’illuminazione fisica, ma soprattutto metaforica, che vuole accendere i riflettori sull’importanza di sostenere un luogo sicuro per ragazze e ragazzi respinti dalle loro famiglie dopo aver fatto coming out. L’iniziativa congiunta, infatti, va a sostegno di Casa Arcobaleno,  una Casa per i ragazzi discriminati per il loro orientamento sessuale e identità di genere. Il progetto di Casa Arcobaleno è integrato con il Rainbow desk, ovvero lo sportello di filtro per l’accesso alla Casa, aiuto e orientamento. Il servizio è stato affidato con procedura ad evidenza pubblica e con coprogettazione a Spazio Aperto Servizi e Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, ed è attivo dal 2019. 

pride, diversity management

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Casa Arcobaleno è un luogo che accoglie i giovani discriminati dalle famiglie di origine per il loro orientamento sessuale, l’identità di genere o per il percorso di transizione avviato. E’ un ambiente protetto per tutti coloro che dopo il coming out si ritrovano senza una casa e senza una famiglia. Offre un posto sicuro dove sentirsi accolti per realizzare il proprio progetto di vita, seguendo i propri desideri.

Sono felice che anche quest’anno Palazzo Marino torni a illuminarsi dei colori dell’arcobaleno e che, per la prima volta, lo faccia per quattro sere, dal 23 al 26 giugno. Ringrazio eBay, Facebook, Google, Spotify e TikTok per aver deciso di sponsorizzare questa iniziativa e per supportarci nella promozione delle attività di Casa Arcobaleno. Ancora troppo spesso le cronache ci raccontano di casi di discriminazione sessuale e di genere. Per questo motivo, nella battaglia a sostegno dei diritti LGBTQA+, per Milano è importante poter contare sui nuovi luoghi sociali digitali frequentati soprattutto dai ragazzi: insieme possiamo fare la differenza nella promozione dei diritti e nella diffusione della cultura della condivisione, della solidarietà e della tolleranza.

Ha commentato il Sindaco di Milano Giuseppe Sala.

Milano Pride Week

Il supporto a Casa Arcobaleno va oltre l’illuminazione di Palazzo Marino: ciascuna delle cinque aziende aiuterà infatti Casa Arcobaleno a portare avanti la propria missione, con l’obiettivo di farsi conoscere ancora di più, sensibilizzare il maggior numero di persone e raccogliere fondi a sostegno della struttura.

Oltre a essere il promotore dell’iniziativa Tech for Pride, Google continuerà – sulla scia della collaborazione già avviata nel 2020 – a supportare gli ospiti di Casa Arcobaleno nel percorso di acquisizione di competenze utili per un efficace inserimento nel mondo del lavoro, attraverso un programma di formazione personalizzato e multidisciplinare. 

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Facebook avvierà, invece, un’attività di formazione per aiutare Casa Arcobaleno a far crescere la propria presenza online e a raggiungere il maggior numero di persone sfruttando nuove piattaforme, come Instagram.

eBay metterà a disposizione il marketplace e attiverà la propria community nella campagna “Non tenertelo per te” (#TogetherInvincible): una serie di influencer, tra cui alcuni esponenti della comunità LGBTQA+, metteranno all’asta su eBay.it oggetti il cui ricavato sarà interamente devoluto a favore di Casa Arcobaleno, per sostenere economicamente le iniziative dell’Associazione. Qui il link per partecipare all’asta.

Spotify offrirà spazi di visibilità sulla propria piattaforma, aiutando così Casa Arcobaleno a far conoscere la propria causa a milioni di ascoltatori e a raccogliere nuovi sostenitori intorno ad essa.

L’evento davanti a Palazzo Marino sarà protagonista di una LIVE su TikTok, la popolare app di video sharing, alle ore 21:30 di mercoledì 23 giugno. Protagonisti della LIVE il creator @damn.tee e il team di Casa Arcobaleno, che presenterà il proprio progetto all’interno del ricco palinsesto del #ForYourPride che durante tutto il mese di giugno ha accompagnato la community di TikTok. 

mauro rubin

Migliorare il business con la Realtà Aumentata, ecco come si fa

JoinPad è una delle società di Realtà Aumentata più avanzate nel settore industriale, e nel 2011 ha presentato, per la prima volta al mondo, una soluzione indossabile AR per il campo della manutenzione.

Il CEO dell’azienda, Mauro Rubin, è stato uno degli speaker di N-Conference, il Visionary Business Event di Ninja che ha celebrato le Unbreakable Companies, aziende e persone capaci di sopravvivere alla crisi grazie alla voglia di innovare e guardare oltre le difficoltà.

Al centro dell’evento sono state quelle realtà in grado di reinventarsi, esplorando nuovi modi di stare sul mercato. Ma è stata anche l’occasione di conoscere e imparare da chi è in grado di trasformare gli ostacoli in opportunità e agire fuori dagli schemi per dominare il futuro.

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L’attività principale di JoinPad è la creazione di applicazioni che permettono il riconoscimento dell’ambiente e l’erogazione di informazioni contestuali a quel particolare ambiente, ma la sua è una visione privilegiata su tutto l’ecosistema: l’azienda ha infatti anche una filiale in Cina e la realtà che ha modo di osservare e durante i suoi viaggi di lavoro è ben distante da quella che vediamo tutti i giorni e che ci immaginiamo.

Ad esempio, ci sono aziende dove la Industry 4.0 è ormai il passato ed esistono smart factories dove gli unici esseri umani sono i manutentori, tutto il resto è delegato a robot.

Pensate che fino a 20 anni fa, non esistevano i supermercati in Cina. Oggi, Alibaba è una delle realtà globali che fattura più di un trilione di dollari. Un’intera generazione di figli di agricoltori e pescatori è diventata una popolazione di ingegneri, una middle class che spende e può investire su una tecnologia a basso costo che noi non abbiamo ancora adottato“.

Mauro Rubin - applicazioni di Realtà Aumentata

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Come la Realtà Aumentata entrerà in diversi business

La porta di accesso privilegiata per l’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle nostre aziende è rappresentata dai device tecnologici che ci permettono di interagire con un ambiente circostante distante anche migliaia di chilometri.

Attraverso l’utilizzo di due diversi modelli di smart glasses, Mauro ci ha mostrato una piccola parte delle grandissime potenzialità di questa tecnologia.

Immaginate di essere al lavoro e di dover risolvere una problematica su una catena di montaggio, o magari dover riparare un macchinario“, dice Mauro “e che l’unica persona in grado di farlo sia anni luce lontano da voi. Avete due opzioni: o utilizzare una delle nostre applicazioni, una sorta di assistente virtuale che, attraverso gli smart glasses riconosce la macchina ed è in grado di guidarvi passo passo nella soluzione del problema. L’alternativa, è essere in contatto in tempo reale con il tecnico a distanza che, visualizzando il vostro campo visivo, possa fornirvi tutte le informazioni“.

Ma le frontiere della Realtà Aumentata sono moltissime, basti pensare alle applicazioni di customer care, che possono permettere agli operatori di intervenire in tempo reale sulle problematiche dei consumatori grazie a una tecnologia oggi facilmente erogabile, proprio come gli smart glasses.

Grazie a uno di questi strumenti, JoinPad ha fornito assistenza gratuita a Wuhan durante la prima ondata della pandemia. Perché la forza della Realtà Aumentata sta anche nel rendere l’Intelligenza Artificiale un supporto alle operazioni degli esseri umani, affinché questi possano dedicarsi all’aspetto creativo.

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Pride Month: come i brand stanno avvicinando le community LGBTQ+

Il sostegno simbolico alla comunità LGBTQ+ è ormai diventato onnipresente, in particolare durante il Pride Month.

Le aziende sono ritenute più che mai responsabili delle loro iniziative di diversità e inclusione. Il nuovo imperativo cardine prevede che le imprese coltivino culture in grado di dare più libertà e importanza a coloro che si sono sentiti emarginati o stigmatizzati in passato.

Dal punto di vista del commercio, i consumatori LGBTQ+ sono una delle nicchie meno comprese al mondo, anche se il loro potere d’acquisto totale solo negli Stati Uniti è stimato in 830 miliardi di dollari.

Ma cosa supportano esattamente aziende e marchi? Ancora più importante, cosa succede ai soldi che spendiamo in questi prodotti? Il supporto di un marchio ai problemi LGBTQ+ ha un impatto reale o ha solo un impatto per il marchio? È solo una strategia di marketing o c’è altro?

Microsoft sostiene il Pride 2021 con una campagna globale

Con il claim “Together, we can”, Microsoft lancia una campagna globale per incoraggiare la discussione e la comprensione delle principali tematiche LGBTQIA+, per promuovere attività di supporto e aiutare le persone ad esprimere pienamente se stesse all’interno di una comunità inclusiva.

Focus della campagna il concetto di Intersezionalità, ovvero l’unione (e intersezione) di diverse identità sociali, che vanno oltre l’identità di genere e l’orientamento sessuale e che includono per esempio anche l’etnia, spesso diventata ulteriore oggetto di discriminazione e disuguaglianza.

In Italia, l’azienda partecipa alla nuova edizione del Milano PRIDE, manifestazione dell’orgoglio LGBTQIA+ che quest’anno alternerà eventi in presenza e appuntamenti digitali fino al 26 Giugno.

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Per esprimere il proprio supporto virtuale al Pride Month, Microsoft ha messo a disposizione gratuitamente degli utenti una ricca selezione di contenuti speciali per celebrare l’orgoglio LGBTQIA+ online. Una sfilata virtuale di colori con una raccolta di wallpapers firmati Microsoft, sfondi esclusivi per Microsoft Teams e personalizzazioni a tema Pride per le app di Microsoft 365.

Insieme ai dipendenti, nell’ultimo anno Microsoft ha donato più di 2 milioni di dollari alle organizzazioni che supportano le comunità LGBTQI+. Per dare valore al lancio della campagna e dei prodotti Pride 2021, il colosso del software donerà un totale di 150 mila dollari a diverse organizzazioni, inclusa la Fondazione ACLU, impegnata nella lotta per l’equità e l’uguaglianza.

LEGO progetta un set LGBTQ

Dall’inizio di giugno sono in vendita i set color arcobaleno realizzati da LEGO per il Pride Month. “Everyone Is Awesome” è il nome della speciale edizione lanciata dal marchio scandinavo.

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Il giocattolo è incentrato sugli 11 colori della bandiera del Pride, con mattoncini e figure in colori monocromatici. Un gesto simbolico a sostegno della comunità LGBTQ.
Secondo Matthew Ashton, Vice President of Design di LEGO, l’azienda voleva creare un prodotto che celebrasse la comunità LGBTQ.

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Lo stesso Ashton ha affrontato diverse sfide crescendo da bambino LGBTQ. Ha subito atti di bullismo da parte di altri bambini, ed è stato influenzato da adulti che cercavano di trasformarlo in una persona che non era. “Ero piuttosto effeminato da bambino e mi veniva costantemente detto di fare l’uomo”, dice in un video.

Ashton aveva precedentemente costruito un modello simile a Everyone Is Awesome per decorare la sua scrivania e pensava che il design potesse funzionare bene per questo progetto. Il marchio includeva deliberatamente il nero e il marrone, per riflettere le lotte delle persone LBGTQ, insieme ai colori rosa, bianco e blu della bandiera transgender.

UNO festeggia il Pride Month con un gioco legato all’inclusività

Mattel ha stretto una collaborazione con It Gets Better Project (IGB), un’organizzazione no-profit dedicata a elevare, potenziare e connettere la comunità LGBTQ+ a livello globale.

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Il risultato è UNO Play with Pride: il mazzo da 112 carte che presenta una grafica e un packaging a tema arcobaleno che si aggiunge alla vivace collezione del 50° anniversario del marchio.

Ludovic de Saint Sernin x Jack Taylor Lovatt

L’onda rainbow investe soprattutto il mondo della moda, che lancia capsule collection studiate ad hoc, iniziative speciali e accessori ultra cool da sfoggiare durante tutto l’anno, con un forte rimando a diritti e valori come uguaglianza, diversità, inclusione.

Pride Month: i brand che stanno avvicinando le community LGBTQ+ ai loro storytelling
Ludovic de Saint Sernin e Jack Taylor Lovatt hanno presentato una nuova collaborazione per festeggiare il Pride Month. È una celebrazione dell’amore, del sesso e della libertà. “Abbiamo più che mai bisogno del Pride Month, per sostenere le nostre comunità, nonché per educare e informare una società più ampia sui danni e sui danni dell’omofobia, della lesbofobia, della bifobia e della transfobia” ha dichiarato Jack Taylor Lovatt.

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Una parte delle vendite di queste t-shirt sarà devoluta a un ente di beneficenza selezionato personalmente da Jack stesso che ha la missione di aiutare i giovani a difendere l’uguaglianza LGBTQ+.

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Gli stili Pride di Balenciaga

Balenciaga celebra il Pride Month con una nuova collezione. La maison di moda parigina continua a promuovere la visibilità LGBTQIA+ con una nuova gamma di abbigliamento.

La collezione vede t-shirt e felpe basic disponibili in due stili.

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Il primo presenta lettere in stile college che enunciano “GAY PRIDE BALENCIAGA 2021” mentre l’altro include la parola “GAY” e una bandiera arcobaleno. Il 15% della vendita di questi prodotti andrà al Trevor Project.

La Pride capsule di HUGO BOSS

Per il mese del Pride, BOSS celebra la comunità LGBTQIA+, creando una capsule collection a sostegno di ILGA World (International Lesbian and Gay Association), un’associazione globale che comprende circa 1.700 organizzazioni in oltre 160 paesi e territori che si battono per la parità di diritti per le persone LGBTQIA+.


La nuova collezione presenta i colori della bandiera del Pride e gli slogan su indumenti essential dallo stile unisex, dalle classiche t-shirt alle felpe con cappuccio fino al bodywear.

“Come azienda, vogliamo sostenere le cause che contribuiscono a una società inclusiva, e questo è ciò che sta dietro al messaggio “Love for All”. Tutti noi possiamo fare la differenza” ha dichiarato Ingo Wilts, Chief Brand Officer di HUGO BOSS AG.

Pride in my Calvins

Calvin Klein affronta la ricorrenza del Pride con una nuova campagna #proudinmycalvins.

Il racconto si arricchisce con un parterre di talent e celebrity a livello internazionale: gli artisti Arca e Honey Dijon, il poeta e attivista Kai Isaiah Jamal, il cantante e producer King Princess, l’attore di Élite Omar Ayuso, l’artista, modella e musa Raisa Flowers e infine l’artista brasiliano queer Samuel de Saboia.

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La campagna è l’occasione per Calvin Klein di consolidare la sua collaborazione, attiva già da un paio d’anni, con il progetto Trevor, l’organizzazione più grande al mondo per la prevenzione dei suicidi tra i giovani della comunità LGBTQIA+.

Come HUGO BOSS anche Calvin Klein supporta l’ILGA come voce globale per la difesa dei diritti dei membri della comunità LGBTQIA+ che subiscono discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale, del genere, dell’identità e delle preferenze sessuali.

Givenchy Parfums lancia un progetto senza precedenti

Per lasciare un segno tangibile durante il Pride Month, Givenchy Parfums dà il proprio supporto alla causa LGBTQIA+ lanciando un nuovo progetto. La Maison ha deciso di collaborare con il gallerista londinese e attivista LGBTQIA+ Amar Singh e gli artisti di Rewind Collective per creare un’opera d’arte digitale che sarà venduta per beneficienza.

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Il ricavato sarà devoluto a Le MAG Jeunes organisation, l’associazione nazionale fondata nel 1985 a Parigi come Movimento per l’affermazione di giovani gay, lesbiche, bisessuali e transgender.

 

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Un post condiviso da Givenchy Beauty (@givenchybeauty)

Un’iniziativa che riflette molto bene l’approccio della Maison, legato a una creatività disruptive e a continue innovazioni, unite a valori di rispetto e inclusione. Con questa campagna il brand esplora il nuovo mondo dei Non Fungible Tokens, opere digitali codificate che assicurano unicità e autenticità. Givenchy sarà quindi la prima Maison Beauty a lanciare un NFT e a mettere questa innovazione al servizio di una causa sociale.

Absolut Rainbow limited edition

Inclusività, diversità di identità e di opinione, fiducia nel cambiamento sono i valori che ispirano Absolut. Da decenni il marchio è attivo nella difesa della libertà d’espressione ed è a favore di un confronto costruttivo tra le persone.

Per il mese del Pride il brand ha lanciato la limited edition Absolut Rainbow per celebrare i suoi 40 anni di supporto alla comunità LGBTQ+.

“Il concetto del mixing people, da sempre presente nel DNA del brand, riconosce nella diversità degli individui un valore aggiunto e conferma ancora oggi l’impegno dell’azienda nell’affermare che a prescindere dal sesso, dalla religione e dal colore della pelle, siamo tutti liberi e uguali, ma con caratteristiche uniche, differenti che ci rendono chi siamo” ha dichiarato Elena Pedrazzi Brand Manager Pernod Ricard, la multinazionale francese proprietaria del marchio.

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Disney e la Rainbow collection

Se ami Disney e vuoi saperne di più sul suo sostegno alla comunità LGBTQ+, dovresti dare un’occhiata alla collezione Rainbow Disney. Un assortimento di vivaci maschere per il viso, magliette, peluche e altri gadget per tutta la famiglia.

Il marchio si è anche impegnato a supportare una varietà di organizzazioni LGBTQ nazionali e internazionali, tra cui ARELAS, un’associazione spagnola che offre risorse ai giovani trans, così come Nijiiro Diversity, altra organizzazione senza scopo di lucro in Giappone focalizzata sulla riduzione della discriminazione LGBTQ sul posto di lavoro.

Happy Socks lancia #AlwaysWalkWithPride

Gli stili color arcobaleno delle calze Happy Socks sono stati riprogettati per il Pride Month.

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Il marchio si è unito a InterPride per questa collezione, l’organizzazione riceverà il 10% dei profitti da ogni paio di calze venduta.

Dr. Martens: orgogliosi allora, orgogliosi ora, orgogliosi sempre

Tra gli altri brand schierati troviamo Dr. Martens che con i suoi stivali marcia a favore dei diritti LGBTQ+ da molti anni. Un vero e proprio simbolo di ribellione che continua a trarre forza dalle persone.


“Finché avranno bisogno del nostro sostegno – finché ogni singola persona non si sentirà rispettata, al sicuro e vista – continueremo a gridare e a marciare con loro. E continuando a sostenerli in ogni modo possibile” si legge sul sito ufficiale.

L’azienda sostiene varie associazioni di beneficenza LGBTQIA+ in tutta Europa. Quest’anno le donazioni andranno ad akt (Albert Kennedy Trust), un ente di beneficenza per i senzatetto LGBTQIA+, Le Refuge Foundation, un ente di beneficenza per i giovani LGBTQIA+, e Jugend Geden Aids, un ente che affronta lo stigma dell’educazione sessuale.

Reebok celebra tutte le tipologie d’amore

Altra campagna importante nel mondo footwear è quella di Reebok “Fierceness Isn’t Born. It’s Made”.

Un omaggio alla cultura della sala da ballo. Nel video Archie Burnett, Javier Madrid, Aisha Murray, ed Elizabeth Rivera nell’iconica ballroom House of Ninja indossano la nuova collezione “All Types of Love”, realizzata dalla community LGBT+ dei dipendenti Reebok Colorful Soles.

Per l’occasione il brand farà una donazione a favore del Sylvia Rivera Law Project, l’organizzazione che promuove la libertà di esprimere il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere, indipendentemente dalla condizione sociale o dall’etnia di appartenenza e senza essere oggetto di molestie, discriminazioni o atti di violenza.

L’Oréal Italia e la commissione Unesco premiano sei giovani ricercatrici scientifiche

L’Oréal Italia ha annunciato oggi le sei vincitrici dell’edizione italiana del Premio L’Oréal-UNESCO “Per le Donne e la Scienza” alla presenza della Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. 

Anche in questa edizione, sono state assegnate sei borse di studio del valore di 20.000 euro ciascuna ad altrettante ricercatrici under 35, sulla base dell’eccellenza riconosciuta ai loro progetti nei campi delle scienze della vita e della materia. Il bando di questa edizione ha raccolto 320 candidature da tutta Italia

Le sei ricercatrici premiate e i loro progetti di ricerca

La giuria, composta da un panel di illustri professori universitari ed esperti scientifici italiani e  presieduta dalla Professoressa Lucia Votano, Dirigente di Ricerca emerita dell’Istituto Nazionale di  Fisica Nucleare, dopo un’attenta valutazione ha selezionato le sei ricercatrici più meritevoli per i loro progetti nel campo delle STEM.  

Livia Archibugi 

Progetto – Tumore del pancreas: a caccia di meccanismi molecolari che predicano la risposta alla chemioterapia 

Istituto ospitante: ospedale San Raffaele (Milano), Centro di Ricerca Clinica e Traslazionale sul Pancreas, Unità di Endoscopia Biliopancreatica ed Ecoendoscopia 

Elisa Pellegrini  

Progetto – Moria dei canneti e cambiamento climatico: dov’è il collegamento?

Istituto ospitante: dipartimento Agro-Alimentare, Ambientale e Animale dell’Università di Udine: Laboratorio di Biochimica del suolo 

Letizia De Chiara 

Progetto – Cellule poliploidi renali: un nuovo strumento per la prevenzione della malattia renale cronica 

Istituto Ospitante: Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche-Università degli Studi di Firenze 

Ornella Juliana Piccinni  

Progetto – Via con l’onda: rilevamento di oggetti estremi come resti di eventi di onde gravitazionali  nei dati degli interferometri LIGO-Virgo-KAGRA 

Istituto Ospitante: Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) 

Natalia Bruno 

Progetto – AQTRESS – Atomic Quantum Technologies for Reliable Engineering of Solid State devices  Tecnologie quantistiche atomiche per la progettazione di dispositivi a stato solido

Istituto Ospitante: Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-INO) con sede al Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non lineare (LENS) e Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli studi di Firenze. 

Lorena Baranda Pellejero 

Progetto – Sintesi di molecole funzionali mediata da biomarcatori clinicamente rilevanti attraverso  l’uso di sistemi basati su DNA sintetico 

Istituto Ospitante: Università di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologie, Laboratorio di  Biosensori e Nanomacchine 

L’Oréal e UNESCO si impegnano da 23 anni con il progetto “For Women in Science”, il primo premio internazionale dedicato alle donne che operano nel settore scientifico. Dal 1998 a oggi sono state sostenute nel loro percorso di carriera ben 3.600 ricercatrici in 117 Paesi. Cinque di queste scienziate, dopo aver vinto il premio L’Oréal-UNESCO, sono state insignite del premio Nobel: tra loro Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, vincitrici del Nobel per la Chimica nel 2020.  

Francois-Xavier Fenart, Presidente e Amministratore delegato di L’Oréal Italia, commenta: 

Quest’anno abbiamo tutti avuto una chiara consapevolezza di quanto sia necessaria la ricerca  scientifica. È la scienza infatti che ci ha fornito la risposta per affrontare una pandemia globale che  aveva congelato le nostre vite. È per questo che quest’anno siamo particolarmente orgogliosi di  premiare queste sei giovani ricercatrici, perché possano portare avanti i loro progetti di ricerca in  Italia e perché diventino dei role model, degli esempi da seguire e da emulare, per le loro colleghe  e per tutte le giovani donne e ragazze.

Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, dichiara:

Katalin Karikó, conosciuta anche come KK, è la biochimica e ricercatrice ungherese che ha dedicato la sua carriera alla messa a punto dell’innovativa terapia genica basata sull’mRNA,  impiegata per il primo vaccino anti COVID-19. È un’ambasciatrice d’eccezione del nostro motto “Il mondo ha bisogno della scienza e la scienza ha bisogno delle donne” oltre che un esempio brillante, per le giovani ricercatrici premiate oggi e nelle precedenti edizioni, e per tutte le donne, di quanto  sia importante il loro contributo per il nostro futuro. 

L’evento di premiazione e l’open talk tenutosi oggi per condividere e approfondire dati, esperienze e proposte sull’uguaglianza di genere nella ricerca scientifica ha ospitato gli interventi di François Xavier Fenart, Presidente e AD di L’Oréal Italia, di Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la  Famiglia, di Maria Cristina Messa, Ministra dell’Università e della Ricerca, che ha inviato un video  messaggio, di Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale per l’UNESCO, della  Professoressa Lucia Votano, di Francesca Santoro, Head of the Tissue Electronics Lab IIT, di Linda  Raimondo, studentessa di Fisica all’Università di Torino e divulgatrice scientifica in TV e sui social e di Enrico Bucci, Adjunct Professor, Sbarro Institute-Temple University Department of Biology,  Philadelphia. L’evento è stato moderato dalla giornalista RAI Alma Grandin.

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Lo scenario

Secondo l’ufficio statistico dell’UNESCO, complessivamente le donne rappresentano ancora una  minoranza nell’ambito della ricerca scientifica, costituendo circa un terzo dei ricercatori a livello  mondiale. Se poi andiamo a guardare i riconoscimenti scientifici al talento femminile, il soffitto di  cristallo appare ancora piuttosto spesso. Tra il 1901 e il 2020, ad esempio, meno del 4% dei premi  Nobel – solo 23 – è stato assegnato a donne, considerando solo quelli per la Fisica, la Chimica, la  Fisiologia o la Medicina.  

Sono diversi i fattori che ostacolano una donna nell’intraprendere una carriera in ambito scientifico,  dall’autostima e valutazione di sé stessi, ai gusti personali, alla conoscenza e consapevolezza delle  opzioni disponibili a livello accademico. 

A questi fattori si vanno ad aggiungere gli stereotipi di genere con una continua rappresentazione di innovatori al maschile. Senza tralasciare che il contributo delle donne nella scienza non riguarda solo il progresso scientifico e sociale, ma anche quello economico: secondo i dati dell’European Institute for Gender Equality (EIGE), colmare la disuguaglianza di genere in ambito STEM in Europa entro il 2050 determinerebbe un incremento del Pil pro capite tra il 2,2% e il 3,3%.